Oggi è il secondo giorno della Novena di Natale [vedi]. In questo 2021, in una temperie oscura ma piena di grazie, la percorreremo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger. La meditazione della prima Antifona è preceduta da un'ampia preziosa introduzione, che appartiene alla riscoperta dei nostri tesori nel cuore della Chiesa.
17 Dicembre - Inizio delle grandi Antifone
La Chiesa apre oggi la serie settenaria dei giorni che precedono la Vigilia di Natale, e che sono celebrati nella Liturgia con il nome di Ferie maggiori. L'Ufficio ordinario dell'Avvento assume maggiore solennità; le Antifone dei Salmi, alle Laudi e alle Ore del giorno, sono proprie del tempo e hanno un rapporto diretto con la grande Venuta. Tutti i giorni, ai Vespri, si canta una grande Antifona che è un grido verso il Messia e nella quale gli si dà ogni giorno qualcuno dei titoli che gli sono attribuiti nella Scrittura.
Il numero di queste Antifone, che sono dette volgarmente antifone O dell'Avvento, perché cominciano tutte con questa esclamazione è di sette nella Chiesa romana, una per ciascuna delle sette Ferie maggiori, e si rivolgono tutte a Gesù Cristo. Altre Chiese, nel medioevo, ne aggiunsero ancora due: una alla Santissima Vergine, O Virgo Virginum! e una all'Angelo Gabriele, O Gabriel! Oppure a san Tommaso, la cui festa cade nel corso delle Ferie maggiori. Quest'ultima comincia così: O Thomas Didime! [1]. Vi furono anche delle Chiese che portarono fino a dodici il numero delle grandi Antifone, aggiungendone alle nove di cui abbiamo parlato altre tre, e cioè: una a Cristo, O Rex pacifice! una seconda alla Santissima Vergine, O mundi Domina! e infine un'ultima a mo' d'apostrofe a Gerusalemme, O Hierusalem!
Il momento scelto per far ascoltare questo sublime appello alla carità del Figlio di Dio è l'ora dei Vespri, perché è alla sera del mondo, vergente mundi vespere, che è venuto il Messia. Si cantano al Magnificat, per denotare che il Salvatore che aspettiamo ci verrà da Maria. Si cantano due volte, prima e dopo il Cantico, come nelle feste Doppie, in segno della maggiore solennità; ed era anche antica usanza di parecchie Chiese cantarle tre volte, cioè prima del Cantico stesso, prima del Gloria Patri e dopo il Sicut erat. Infine, queste meravigliose Antifone che contengono tutto il midollo della Liturgia dell'Avvento, sono adorne d'un canto armonioso e pieno di gravità, e le diverse Chiese hanno conservato l'usanza di accompagnarle con una pompa tutta speciale, le cui manifestazioni sempre espressive variano secondo i luoghi. Entriamo nello Spirito della Chiesa e riceviamole per unirci, con tutta l'effusione del nostro cuore, alla stessa santa Chiesa, allorché fa sentire al suo Sposo questi ultimi e teneri inviti ai quali egli infine si arrende.
____________________Il numero di queste Antifone, che sono dette volgarmente antifone O dell'Avvento, perché cominciano tutte con questa esclamazione è di sette nella Chiesa romana, una per ciascuna delle sette Ferie maggiori, e si rivolgono tutte a Gesù Cristo. Altre Chiese, nel medioevo, ne aggiunsero ancora due: una alla Santissima Vergine, O Virgo Virginum! e una all'Angelo Gabriele, O Gabriel! Oppure a san Tommaso, la cui festa cade nel corso delle Ferie maggiori. Quest'ultima comincia così: O Thomas Didime! [1]. Vi furono anche delle Chiese che portarono fino a dodici il numero delle grandi Antifone, aggiungendone alle nove di cui abbiamo parlato altre tre, e cioè: una a Cristo, O Rex pacifice! una seconda alla Santissima Vergine, O mundi Domina! e infine un'ultima a mo' d'apostrofe a Gerusalemme, O Hierusalem!
Il momento scelto per far ascoltare questo sublime appello alla carità del Figlio di Dio è l'ora dei Vespri, perché è alla sera del mondo, vergente mundi vespere, che è venuto il Messia. Si cantano al Magnificat, per denotare che il Salvatore che aspettiamo ci verrà da Maria. Si cantano due volte, prima e dopo il Cantico, come nelle feste Doppie, in segno della maggiore solennità; ed era anche antica usanza di parecchie Chiese cantarle tre volte, cioè prima del Cantico stesso, prima del Gloria Patri e dopo il Sicut erat. Infine, queste meravigliose Antifone che contengono tutto il midollo della Liturgia dell'Avvento, sono adorne d'un canto armonioso e pieno di gravità, e le diverse Chiese hanno conservato l'usanza di accompagnarle con una pompa tutta speciale, le cui manifestazioni sempre espressive variano secondo i luoghi. Entriamo nello Spirito della Chiesa e riceviamole per unirci, con tutta l'effusione del nostro cuore, alla stessa santa Chiesa, allorché fa sentire al suo Sposo questi ultimi e teneri inviti ai quali egli infine si arrende.
[1] Quest'antifona è più moderna; ma a partire dal XIII secolo sostituì quasi universalmente quella: O Gabriel!
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 308-309)
* * *
«Chi dice “O…” sta contemplando con il cuore colmo di stupore. Questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero. Attraverso le classiche immagini della Bibbia essi enumerano una serie di titoli del Verbo incarnato. Ognuno di essi è una finestra aperta sul mondo» (Mariano Magrassi).
Assai sorprendente poi è l’acrostico che si ottiene quando le prime lettere (dopo la «O») delle sette antifone vengono lette in ordine inverso, dal basso verso l’alto:
Assai sorprendente poi è l’acrostico che si ottiene quando le prime lettere (dopo la «O») delle sette antifone vengono lette in ordine inverso, dal basso verso l’alto:
Emmanuel Rex Oriens |
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Clavis Radix Adonai Sapientia |
le iniziali delle parole producono la frase latina «ERO CRAS» (trad. «Sarò lì domani»), espressione assai appropriata per i giorni che precedono il Natale.
Questa disposizione dei testi è da alcuni attribuita ad una precisa operazione liturgica dei monaci benedettini dell’abbazia di Fleury, nella quale l’uso di queste antifone ebbe grande importanza. Tuttavia, non vi sono prove certe che ciò sia frutto di una intenzionale scelta compositivo-liturgica e non piuttosto una fortunata coincidenza, ben colta dalla sensibilità medioevale molto attenta ad acronimi, giochi di parole e simbolismi numerici.
L’invocazione contiene già l’esaudimento della preghiera; la nostalgia dei beni perduti diviene gioia del possesso; il desiderio di incontrare il Dio salvatore si fa contemplazione della sua vicinanza: il “vieni” che dopo la contemplazione introduce l’invocazione porta su di sé tutto il peso della speranza cristiana.
L’invocazione contiene già l’esaudimento della preghiera; la nostalgia dei beni perduti diviene gioia del possesso; il desiderio di incontrare il Dio salvatore si fa contemplazione della sua vicinanza: il “vieni” che dopo la contemplazione introduce l’invocazione porta su di sé tutto il peso della speranza cristiana.
I Antifona
O Sapiéntia, quæ ex ore Altíssimi prodiísti, attíngens a fine usque ad finem, fórtiter suavitérque dispónens ómnia: veni ad docéndum nos viam prudéntiæ | O Sapienza, che sei uscita dalla bocca dell’Altissimo, che attingi l’uno e l’altro estremo, e disponi di tutte le cose con forza e dolcezza: vieni ad insegnarci le vie della prudenza. |
O Sapienza increata che presto ti renderai visibile al mondo, come si vede bene in questo momento che tu disponi tutte le cose! Ecco che, con il tuo divino permesso, è stato emanato un editto dell'imperatore Augusto per fare il censimento dell'universo. Ognuno dei cittadini dell'Impero deve farsi registrare nella sua città d'origine. Il principe crede nel suo orgoglio di aver mosso a suo vantaggio tutto il genere umano. Gli uomini si agitano a milioni sul globo, e attraversano in ogni senso l'immenso mondo romano; pensano di obbedire a un uomo, e obbediscono invece a Dio. Tutto quel grande movimento non ha che uno scopo: di condurre cioè a Betlemme un uomo e una donna che hanno la loro umile dimora in Nazareth di Galilea, perché quella donna sconosciuta dagli uomini e amata dal cielo, giunta al termine del nono mese dalla concezione del suo figliuolo, dia alla luce a Betlemme il figlio di cui il Profeta ha detto: "La sua origine è fin dai giorni dell'eternità; o Betlemme, tu non sei affatto la più piccola fra le mille città di Giuda, poiché da te appunto egli uscirà". O sapienza divina, quanto sei forte, per giungere così ai tuoi fini in un modo insuperabile per quanto nascosto agli uomini! Quanto sei dolce, per non fare tuttavia alcuna violenza alla loro libertà! Ma quanto sei anche paterna nella tua premura per i nostri bisogni! Tu scegli Betlemme per nascervi, perché Betlemme significa la Casa del Pane. Ci mostri con ciò che tu vuoi essere il nostro Pane, il nostro nutrimento, il nostro alimento di vita. Nutriti d'un Dio, d'ora in poi non morremo più. O Sapienza del Padre, Pane vivo disceso dal cielo vieni presto in noi, affinché ci accostiamo a te, e siamo illuminati dal tuo splendore; e dacci quella prudenza che conduce alla salvezza.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)
11 commenti:
In questa tragica farsa in cui boccheggiamo, assistendo a eventi veramente avversi, vite spezzate, giovani imprigionati, padri di famiglia sulla strada, i migliori insegnanti, militari, medici, tagliati fuori dalla vita lavorativa di questo paese, quello che più mi schiaccia è la sorridente propaganda televisiva. Quello che mi sconvolge sono i professionisti dell'informazione.
Giornalisti, ma come fanno le vostre voci all'unisono da due anni a non spezzarsi nemmeno per un istante di fronte al tracollo generale del vostro stesso popolo? Come fate a resistere per così lungo tempo nell'impostura? Nessun cedimento? Nessuna esitazione, per anni e anni, nel reggere il gioco di chi stringe il cappio? Ogni sera, ogni sera, ogni sera. Palle su palle su palle.
Ci sarà una spiegazione per questa trincea univoca e monotona che continuate a reggere senza smottamenti. Non può essere solo mammona. O i ricatti, o le lercie trame del sistema.
E' che siete troppi e non mi spiego sta compattezza. E per così lungo tempo. E dopo aver visto e saputo.
Non ci arriverò mai.
Annalisa Peracchio
Anche (e non solo) per questo abbiamo particolarmente bisogno della Sapienza e di tutte le Sue grazie!
Quia veniet et non tardabit!
Sbaglierò forse, ma ho l'impressione che oggi come oggi il cattolico "medio" compreso quello (auto)definito "radizionalista" sia assai più incline ad occuparsi (spesso polemicamente e persistentemente) delle questioni mondane /- per quanto possano anche essere stringenti e attuali - e sempre meno di quelle che si possono definire alla San Paolo "le cose di Lassù". Proprio l'Apostolo delle genti ci invita invece ad occuparcene trascurando maggiormente quelle di quaggiù e non credo che intendesse sollecitare l'assoluto
disinteresse verso la vita terrena con tutti i suoi inevitabili affari quotidiani, bensì che esortasse uno sguardo più intenso e prolungato a cui che non tramonta e dà senso a tutto quello che anche su questa terra siamo chiamati ad affrontare È lo Spirito cinfatti he vivifica, la carne da sola non può niente non serve a niente dice il Signore.
"...Tutto quel grande movimento non ha che uno scopo:..."
Lo Scopo della Sapienza che asseconda uno e tanti scopi umani per proteggerne uno solo, trova nelle parole di Bernanos, nessuno nasce e muore per sé solo, una sottolineatura dello stesso concetto. Questa è una realtà che dovrebbe essere indicata ai giovani per invogliarli a guardare con attenzione il quotidiano nei suoi aspetti più umili che rendono ogni giornata unica ed ogni gesto di autentico amore un inserirsi nel grande moto della Sapienza divina che solo Lei può condurre allo Scopo a cui tende.
Il censimento imposto dall'imperatore determina l'evento della nascita storica del Salvatore a Betlemme.
Le pastoie di questa temperie oscura non potranno impedire il rinnovarsi della nascita del Salvatore nella nostra storia, così come nella Storia di ogni tempo, nei modi e nei luoghi secondo il Suo Cuore.
SECONDO GIORNO DELLE TEMPORA D'INVERNO --- "Tre cose rientrano nelle pratiche religiose: la preghiera, il digiuno e l'elemosina.
Infatti, con la preghiera si cerca di rendere propizio Dio;
con il digiuno si estingue la concupiscenza della carne;
con le elemosine si redimono i peccati;
e simultaneamente in tutto ciò viene rinnovata in noi l'immagine di Dio, se siamo sempre pronti alla sua lode, se siamo solleciti di purificarci incessantemente, se ci dedichiamo senza esitazioni a sostentare il prossimo. Questa triplice pratica ha in sé gli effetti di tutte le virtù. E’ essa che fa giungere all’ immagine e somiglianza di Dio e rende inseparabili dallo Spirito santo. Con le preghiere resta integra la fede, con i digiuni la vita si conserva innocente, con le elemosine diventa benigna la mente.
(S. Leone Magno)
Novena di Natale, l'Omelia di Mons. Guido Marini di venerdì 17 dicembre 2021
RadioPNR InBlu Tortona
https://www.youtube.com/watch?v=sxt60trhdnE
A causa del limitato numero di caratteri di YouTube è possibile trovare la trascrizione integrale dell'Omelia all'indirizzo https://www.radiopnr.it/notizia?t=1&i...
Rifiutate la menzogna e dite la verità a tutti gli amici
chi fa il male è cieco proprio perché crede di vedere ... non lo vedi?
GRANDE ... SOTTOMISSIONE
TRASFUSIONE CULTURALE
SOSTITUZIONE SOCIALE CIVILE CULTURALE SPIRITUALE
OMOLOGAZIONE TECNOCRATICA
SOTTOUMANESIMO SOCIO-ECONOMICO
RISTRUTTURAZIONE ANTROPOLOGICA
DOMINIO
rdv
Una parola di solidarietà, o almeno di comprensione, per tutti quelli che senza colpa perdono il lavoro (medici, insegnanti, poliziotti), per non cedere al ricatto di un governo infame.
Questo è ciò che uno si aspetterebbe da sacerdoti cattolici.
https://www.affaritaliani.it/coffe/video/tg-vero-giornale/obbligo-vaccino-sciopero-della-fame-di-un-insegnante--il-tg-vero-giornale-771838.html
24° GIORNO DI SCIOPERO DELLA FAME per vivere senza menzogna - rosario del vecchio
17 dicembre 2021 13:07
Il censimento in sé non è la sola causa, mille altre concause visibili ed invisibili concorrono, solo 'una man dal Cielo' le può coordinare nel rispetto della libertà di ognuno.
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