La Chiesa a Trieste sdogana il «democratismo», base del cattolicesimo secolarizzato
Speciale 50a Settimana sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio 2024).
Pur sottovoce, a pochi giorni dall’inizio della Settimana sociale, si comincia a dire che il potere politico non discende dall’alto (da Dio), ma proviene dal basso (dal popolo), trasformando così di fatto la scelta democratica in «democratismo». Invitato alla trasmissione “Piazze della democrazia” [qui], Roberto Louvin, docente universitario di diritto comparato, afferma che la democrazia è quell’«idea di rovesciamento anche del potere, non solo dall’alto verso il basso, ma esercitato in maniera costruttiva dal basso verso l’alto».
Eccoci dunque all’approdo. Si vuole sdoganare a Trieste il pensiero di Le Sillon (1894-1910), ovvero di quel movimento francese che voleva realizzare l’unione tra il cattolicesimo e gli ideali repubblicani e socialisti. Le Sillon proponeva la democrazia, non tanto come forma di governo, ma come orizzonte illuminista, in cui il potere del sovrano dev’essere delegato dal popolo. Questo concetto è conosciuto nella scienza politica come «democratismo silloniano».
Gli errori del democratismo furono rilevati e condannati da san Pio X nella Lettera Notre charge apostolique (Il nostro mandato apostolico, 1910). Il Pontefice, citando anche l’Enciclica Diuturnum Illud di Leone XIII, affermò la dottrina cattolica secondo cui non è la democrazia, in quanto forma politica, a fare problema, ma l’idea errata che «quanti esercitano il potere nella società, non lo esercitano come di loro propria autorità, ma come un’autorità a essi delegata dal popolo».
Al contrario, scrive Pio X, l’autorità è concessa ai sovrani da Dio, cioè dall’alto e non dal basso. Il fatto, cioè, che il popolo elegga i propri rappresentanti ha fatto sorgere – non solo in area liberale, ma anche cattolica – la convinzione errata che il potere discenda da Dio sul popolo e dal popolo risalga poi al sovrano, così da ignorare che «è cosa anormale che il mandato salga, perché è per sua natura discendente».
Le Sillon non è certo morto nel 1910. Dalle sue ceneri è risorto il cattolicesimo democratico, che ha fatto del democratismo il suo orizzonte, fino ad oggi. Si tratta di una concezione secolarizzata della democrazia che, secondo Pio X, è fondata sullo spirito del mondo.
A parte la questione del potere, nel democratismo sono presenti altri errori. Il Pontefice avverte che, guardando verso il basso, si finisce per «occuparsi soltanto degli interessi dell’ordine temporale». Al secolarismo mondano, segue a ruota l’insofferenza per la dottrina. Il cattolico democratico (e silloniano) pretende la triplice «emancipazione»: politica, economica e intellettuale. Si vorrebbe, cioè, democratizzare ogni ordine: politico, economico e morale. Il tutto nel nome di due concetti resi totalitari dalle filosofie moderne: la libertà e l’eguaglianza.
C’è quindi, nel democratismo, un fondato pericolo di deriva totalitaria, in cui la democrazia è vista come l’unica forma possibile di governo, mentre Leone XIII afferma ben altro – che cioè i popoli devono darsi «il governo che meglio risponde al loro carattere o alle istituzioni e ai costumi che hanno ricevuto dai loro antenati» (Diuturnum Illud).
A san Pio X, nella Lettera, premeva mettere in chiaro che «vi è errore e pericolo nell’asservire per principio il cattolicesimo a una forma di governo». La Settimana sociale che si sta preparando a Trieste ha proprio questo assunto: la democrazia è l’approdo naturale della Dottrina sociale della Chiesa.
Non lo è affatto, ma anzi l’errore e il pericolo «sono molto più grandi quando si fa la sintesi della religione con un genere di democrazia le cui dottrine sono erronee». I democratisti parteggiano di fatto «per una forma politica speciale», la quale «compromettendo la Chiesa, divide i cattolici […] e disperde, in pura perdita, le forze vive di una parte della nazione»
Silvio Brachetta - Fonte(Foto:Marc_Sangnier_wikipedia, Par Agence Rol — Cette image provient de la bibliothèque en ligne Gallica)
Sulla Settima sociale di Trieste vedi anche:
Silvio Brachetta, Trieste: la democrazia totalitaria ordina la conversione ecologica.
Silvio Brachetta, Astrazioni e luoghi comuni come sfondo alla Settimana sociale di Trieste.
Silvio Brachetta, A Trieste il cardinale Zuppi scambia le esigenze della verità con le “dogane ideologiche”.
Silvio Brachetta, Il vento del compromesso col mondo soffia sulla Settimana sociale di Trieste.
2 commenti:
Ma Trieste non era la reggia della Dottrina sociale?
m.a.
Anche se ora risiedo nell'Isontino, ho abitato a Trieste fino al 1996, anche se certe posizioni di Mons. Bellomi (meno di Mons. Ravignani) potevano dirsi "aperturiste", tanto "reggia della dottrina sociale" non l'ho vista.
Infatti nelle due catechesi (prima Comunione e Cresima, ma soprattutto alla seconda) mi è stato spiegato che il Cattolicesimo ha sempre indicato la società umana come gerarchica, tanto che, almeno 48 anni fa, ancora sostenevano una certa superiorità della forma monarchica, per capirci Dio-Papa-Sovrano-Popolo, spesso con altri gradi fra il Papa e i sovrani e fra i sovrani e il popolo.
Di più non ho presente, non sono catechista e a Diritto Canonico ed Ecclesiastico questi aspetti non sono stati trattati. Purtroppo ho dovuto interropere gli studi, per cui non so se ci fosse qualche altro corso in cui si trattava meglio la cosa, non a Filosofia del Diritto. Più probabile a qualcosa di Scienze Politiche, forse a Dottrina dello Stato, che non ho frequentato (molti la mutuavano al posto di Economia Politica, ma io, che di diplomi ho Maturità Magistrale e anche Ragioneria, non l'avevo fatto).
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