Gli Stati Uniti come nazione indispensabile, è parte della religione civile americana, come la guerra è parte della sua missione redentrice. L'evidente parallelismo con Israele. Un articolo di Alistair Crooke sul Ron Paul Institute ha il merito di porre un parallelo tra il messianismo che pervade Israele – anche nella sua componente laica – con quello americano, che non è solo appannaggio della fazione trumpiana, come spesso indicato in via semplicistica.
I quattro pilastri del messianismo americano
e il Novus ordo seculorum
L’America, culmine della Storia
La guerra apocalittica
I quattro pilastri della religione civile americana
Novus ordo seculorum
Inutile dilungarsi sul messianismo israeliano – sul quale oltre a Crooke è istruttivo quanto scriveva Yoav Rinon su Haaretz – di interesse invece il saggio richiamato da Crooke, uno scritto di Michael Vlahos dal titolo “Il demone della narrativa sacra americana“.
L’America, culmine della Storia
Saggio impegnativo, che ha come sottotitolo “L’America è una religione consumata dall’apocalisse sempre ricorrente e la guerra è il suo rituale di purificazione”.
Fin dalla sua nascita, scrive Vlahos “i Fondatori – i nostri ‘creatori’ – avevano immaginato qualcosa che fosse più di una nazione. Avevano, infatti, abbozzato l’arco narrativo di un percorso divinamente eroico, ponendo gli Stati Uniti come culmine (futuro) della Storia”.
“Questa è la narrazione sacra dell’America. Fin dalla sua fondazione, gli Stati Uniti hanno perseguito, con ardente fervore religioso, una chiamata più alta a redimere l’umanità, punire i malvagi e inaugurare un millennio aureo sulla terra”.
“Mentre Francia, Gran Bretagna, Germania e Russia vagavano per il mondo alla ricerca di nuove colonie e conquiste, l’America è rimasta fermamente fedele alla sua visione unica della missione divina come ‘Nuovo Israele di Dio‘. Mentre le narrazioni mitiche di altre grandi potenze erano crudelmente egocentriche, le scritture americane le impongono – anche oggi – di ‘Servire l’uomo‘”.
“Pertanto, tra tutte le rivoluzioni scatenate dalla Modernità, gli Stati Uniti si dichiarano – nei loro stessi statuti – dei pionieri, e i pionieri dell’umanità. L’America è la nazione eccezionale, la [nazione] singolare, la pura di cuore, colei che battezza e la redentrice di tutti i popoli disprezzati e calpestati: ‘l’ ultima, migliore speranza della terra’” qui.
“Questo è il catechismo della Religione Civile Americana. Agli occhi del mondo tutto ciò può sembrare un rituale di vanità egoistica, eppure la religione civile è l’articolo di fede nazionale degli americani. È la Sacra Scrittura, che prende forma attraverso ciò che gli americani considerano Storia”.
Quindi, Valhos spiega come per tanti versi tale religione sia simile all’islam, tanto che “al posto del Corano, l’America ha la sua Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione” e come l’islam ha la sua sacra jihad che comporta un “universalismo non meno implacabile” della guerra santa islamista.
E aggiunge: “Non solo l’inno nazionale americano non è un semplice inno, ma le sue parole sacre – Libertà e Democrazia – sono cantate in modalità rituale dal suo popolo [e soprattutto dai suoi leader ndr] proprio come accade per ?In sh?? All?h per i popoli dell’islam”.
La guerra apocalittica
“[…] La nostra scrittura sacra definisce l’identità americana come un grande arco narrativo donato da Dio, da realizzare attraverso una serie ricorrente di storie epifaniche in continua ascesa: un ciclo storico di lotte estatiche che plasmano il mitico passaggio dell’America verso il divenire e culminano in un’apocalisse – ‘rivelazione’ o ‘disvelamento’ (apokálupsis in greco antico). Attraverso questi cicli apocalittici, il significato nascosto dell’arco narrativo sacro americano viene rivelato solo nella realizzazione della democrazia universale. Come l’Islam, anche la religione americana culmina in un’apocalisse”.
“In quanto tale, l’arco narrativo americano può essere realizzato solo attraverso la battaglia. Ogni momento di ‘picco della vita’ nella narrativa sacra americana è stato realizzato attraverso il sacrificio collettivo e il potere trascendentale che deriva dalla vittoria in battaglia. Dal momento della sua fondazione a oggi, la guerra è stata l’incudine dell’America e il sangue la sua divina forgia”.
“[…] Ogni grande guerra americana è considerata un punto significativo del progressivo percorso verso un Graal millenario […] La narrativa sacra americana è così divorante e potente che, in oltre 250 anni, non si è verificata alcuna significativa rottura storica nell’inflessibile spinta americana verso la Jihad”.
“[…] L’apocalisse che porta all’umanità il Millennio promesso deve necessariamente riflettere l’anelito apocalittico presente nello stesso Vangelo americano: se caduti nella corruzione, dobbiamo essere purificati e resi nuovamente degni di agire come Redentori del mondo. Una scrittura sacra corrotta non può trovare espiazione per i propri peccati. Piuttosto, un Nuovo Testamento inossidabile deve sostituire un Antico Testamento corrotto”.
“La rinascita richiede quindi il passaggio attraverso il fuoco purificatore della guerra. In effetti, l’ossessione per il potenziale purificatore e consacrante delle prove – e dei terrori – insiti nella guerra è il demone che si nasconde nel labirinto della nostra narrazione sacra […]”.
I quattro pilastri della religione civile americana
“La religione civile americana è guidata da quattro fondamenti e dalle prassi conseguenti: 1) l’anelito missionario, 2) il messianismo , 3) il manicheismo e 4) il millenarismo”.
“In primo luogo, si vuole che gli Stati Uniti abbiano una missione conferita da Dio, come ci ricorda Elwood Blues. L’America è incaricata da Dio (o dalla Provvidenza ) e quindi porta con sé la Sua autorità, il popolo americano è un servo divino. Con la fondazione dell’America, questa voce divina […] diventa immanente nei Fondatori dell’America e nei suoi ‘eletti’” [o le élite ndr].
“Il secondo motore della teologia americana è il suo idealismo messianico, che affonda le sue radici in una visione escatologica dell’esistenza. Si ritiene che l’America sia stata scelta – come ‘nazione eccezionale’ – per risollevare gli oppressi e soccorrere i diseredati. L’America è la Nazione Redentrice per eccellenza. La ‘salvezza’ del mondo dipende dall’America e essa deve assumersi la responsabilità di rovesciare e punire i malvagi, di cercare e abbattere il Male stesso […] L’America rappresenta la Luce, in lotta contro l’eterno ‘Lato Oscuro‘: questo è il terzo pilastro nonché il il fondamento del Manicheismo americano”.
“Infine, come una città che risplende su una collina, l’America rappresenta la nazione scelta da Dio: il suo popolo ha il sacro incarico di mantenere la promessa post-millenarista di realizzare il Regno dei Cieli sulla Terra. L’America guiderà così l’Umanità attraverso un mitico passaggio che porta ai benedetti ‘altipiani vasti e soleggiati’. Questi quattro schemi mentali sono inestricabili dal nostro stesso essere americani e costituiscono il focus cruciale della nostra visione del mondo anche oggi”.
Novus ordo seculorum
Esagerato? Niente affatto. Anzitutto, per la caratura dell’autore del saggio, infatti Valhos ha insegnato guerra e strategia alla Johns Hopkins University e al Naval War College degli Stati Uniti ed è stato direttore del Centro studi esteri del Dipartimento di Stato.
Inoltre, per stare all’attualità, Crooke riporta, a mo’ di esempio, un discorso di Biden a West Point del 25 maggio 2024:: “Grazie alle forze armate statunitensi, stiamo facendo ciò che solo l’America può fare in quanto nazione indispensabile […] l’unica superpotenza mondiale e la principale democrazia nel mondo: gli Stati Uniti si oppongono ai tiranni” in tutto il mondo: stanno ‘proteggendo la libertà e la democrazia’” (segue ovvio accenno a Putin).
Anche l’ossessione sull’ordine mondiale è parte di tale religione, con il sigillo degli Stati Uniti che recita “Novus ordo saeculorum”, che fa il paio con l’atra scritta “e pluribus unum”, che in principio evocava il processo di unificazione interno ma ha assunto una proiezione imperiale; mentre, in altra parte, il sigillo recita anche Annuit Coeptis, ovvero Dio favorisce le nostre imprese.
Tutto il succitato sotteso e la proiezione conseguente spiegano molto più di altre motivazioni le politiche americane, altrimenti non comprensibili. Spiega, tra le altre cose, anche l’attuale disfida con le altre potenze globali. Non è solo una competizione per il potere e gli interessi conseguenti, che certo stanno, ma anche, e soprattutto, una guerra di religione. E le guerre di religione hanno il vizio di scadere nell’esistenziale, con rischi conseguenti (vedi terza guerra mondiale). - Fonte
6 commenti:
Se il movimento LGBT non fosse ciò che è, cioè l’avanguardia vociante dello sradicamento planetario, potremmo affermare che ieri ha reciso le sue radici.
Infatti la componente omo-genderista ebraica del movimento LGBT (il gruppo Keshet Italia) si è autoesclusa dai Pride di Roma, Torino e Bergamo, per timore di ritorsioni da parte della sua componente antisemita, oggi maggioritaria. Afferma di avere paura.
La componente originariamente prevalente del movimento omo-genderista, tanto negli Usa (centro del sodomismo ideologico) quanto in Italia, cioè quella giudaica, si è quindi autobandita per timore dell'omo-genderismo antisemita.
Sodoma è divisa in due.
Il FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario),fondato nel 1971, primo movimento sodomitico organizzato in Italia, dal quale discendono tutto gli altri attuali gruppi, aveva al suo interno una forte componente semitica (basti leggere i cognomi del suo organigramma iniziale) a cominciare dal famigerato Mario Mieli, rampollo della ricca borghesia ebraica trapiantata a Milano, morto suicida nel 1983. Mieli fu teorico anche della coprofilia e della coprofagia, nonché dell’”amore per i bambini”.
Ovviamente stiamo parlando di un ebraismo non religioso e rabbinico, bensì completamente secolarizzato.
L’amico e poi rivale di Mieli, Angelo Pezzana, torinese, fondatore del FUORI e suo primo presidente, vicino al Partito Radicale, non è ebreo, ma è da sempre uno scalmanato sostenitore dello Stato di Israele.
Karl Marx sosteneva che la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia e la seconda come farsa. E infatti sono interessanti le convergente tra comunismo sovietico, che fu immane e grandiosa tragedia, e il movimento omoerotista, che in quanto grottesco nella sua essenza é pura farsa, ma farsa sovversiva su scala planetaria.
Anche nel primo comunismo sovietico, dietro a Lenin, la componente ebraica atea e secolarizzata era maggioritaria (Trotzky, Sverdlov, Kamenev, Zinoviev, Rykov, ecc). Poi arrivò Stalin e la soggiogò, eliminandone i capi. Se non chiaramente antisemita come Hitler, Stalin fu sempre molto diffidente (pur con qualche oscillazione) della componente ebraica del movimento comunista internazionale.
La Sodoma italica, quindi, è ora una città divisa in se stessa. E in fondo non potrebbe essere diversamente. Tutto ciò che è male si basa sull’Ego, sommo elemento di divisione. Può trovare unione solo nell’odio verso ciò che è bene.
La questione interessante è ora la seguente: la grande plutocrazia anglo-semitica (i Soros, i Gates, i Fink, i Bloomberg, i Blankfein, i Singer, ecc. )che da molti anni finanzia a suon di miliardi e sostiene mediaticamente - con sistematico lavaggio del cervello delle plebi subalterne, dalla scuola alle università - il movimento LGBT, continuerà a farlo? Perché senza questo sostegno economico e mediatico il movimento si affloscerebbe in poco tempo, come un pallone sgonfiato.
Magari facendo pressioni, magari con qualche mal di pancia, magari scuotendo la testa, credo che i protagonisti del capitalismo globale continueranno a sostenere gli LGBT anche in Italia. Come dimostra la presenza al Pride di Roma di Emma Bonino, loro italica somma garante sui temi (anti)etici.
Il regno del denaro, l’impero di Mammona, odia tutto ciò che è vero, bello, buono, nobile. Persino tutto ciò che è appena decente. Odia lo spirito. Odia la stessa natura umana. Odia ogni limite, ogni nomos, ogni legge, è anti-nomico nella sua essenza. Odia quindi tutte le religioni, che hanno tutte un nomos, a cominciare ovviamente da quella vera. A cominciare da quella di Cristo.
Non rinuncerà quindi sostenere i “diritti” da baccanale della sua grottesca avanguardia.
Martino Mora
E' oramai questo l'orizzonte culturale delle colonie americane?
https://lanuovabq.it/it/al-pride-il-nemico-e-il-cattolico-il-pd-sale-sul-carro-della-violenza-lgbt
Ci e' stato dato di vivere nel tempo piu' greve della storia.
Grevita' dell'arte, della cultura, della musica, dell'architettura , del linguaggio, degli spettacoli... della natura trascurata, insozzata,non piu' curata in quanto anch'essa dono di Dio...
Consideriamo ora la nostra situazione attuale. Tutto si è ribellato a Dio, compresa una parte significativa della gerarchia della Chiesa. Sull’orlo della disperazione, ci rendiamo conto che non possiamo fare quasi nulla: siamo impotenti.
https://www.aldomariavalli.it/2024/06/17/perche-gesu-dorme-sulla-barca-in-mezzo-al-mare-in-tempesta-quelle-risposte-che-riguardano-proprio-noi/
Da leggere:
"I BRITANNICI CREANO ISRAELE
Per essere chiaro, inizierò parlandovi del Regno Unito. Avrete forse visto l’incoronazione di re Carlo III. Nel mezzo della cerimonia il principe di Galles si è liberato dei sontuosi abiti e si è vestito con un telo di lino. I paggi l’hanno nascosto con un paravento affinché il pubblico non venisse abbagliato. Quando il paravento è stato rimosso il principe era diventato re. Gli sono stati consegnati i simboli del suo potere: lo scettro e il globo. Cosa è accaduto nei brevi istanti in cui il principe è stato sottratto alla vista del pubblico? Dio si è manifestato al principe di Galles, come a Mosè davanti al roveto ardente [1]. Probabilmente questa spiegazione vi sembrerà assurda e vi chiederete come possano i sudditi credere a una storia che non sta né in cielo né in terra. In realtà, a partire da Giacomo VI, nel XVI secolo, i sovrani britannici si dichiarano re di Israele [2]. Fu contro la concezione del diritto divino che Oliver Cromwell rovesciò Carlo e proclamò il Commonwealth. Tuttavia, il Lord Protettore era altrettanto illuminato: professava la necessità di radunare tutti gi ebrei in Palestina per costruirvi il tempio di Salomone [3]. Le successive dinastie tennero vivo questo mito. Vi aggiunsero vari riti e altri ne imposero ai propri sudditi, come la circoncisione ebraica, che nel XIX secolo veniva praticata automaticamente nei reparti maternità su tutti i neonati maschi del Regno Unito al momento della nascita.
Due anni prima della Dichiarazione di Balfour (del 1917), che annunciò la creazione di un nucleo nazionale ebraico in Palestina, un diplomatico ebreo e futuro ministro degli Esteri, Lord Herbert Samuel, redasse un memorandum sul Futuro della Palestina (1915) in cui sosteneva la necessità di uno Stato ebraico che mettesse l’intera diaspora al servizio dell’impero. Poco dopo specificò che questo nuovo Stato non avrebbe mai dovuto essere in grado di garantire la propria sicurezza, ma dovesse essere eternamente dipendente dalla Corona britannica..."
La versione del 7 ottobre contraddetta dalla Storia
di Thierry Meyssan - https://www.voltairenet.org/article220832.html
Mi sono chiesto come possa reagire un esponente dell’Islam politico e della società palestinese di fronte alle immagini di attivisti omosessuali che sventolano la bandiera del suo popolo. La scelta è ricaduta su Mohammad Hannoun, architetto-imam trapiantato a Genova e fondatore della onlus “Abspp” (Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, ndr). A causa delle sue relazioni con alcuni leader di Hamas, Hannoun è stato accusato dall’intelligence israeliana di essere un finanziatore occulto dell’organizzazione terroristica: ombre che il diretto interessato ha sempre respinto parlando di campagna “calunniosa” da parte di Tel Aviv. “Allora, signor Hannoun: cosa ha provato nel vedere i simboli della Palestina sui carri del Gay Pride?”, chiedo al telefono. Dopo un silenzio di qualche secondo l’architetto mi dice che è un giorno di festa e che sta incontrando la sua comunità, per cui non può intrattenersi al cellulare con me. Insisto per ottenere una sua dichiarazione, che alla fine arriva e che qui viene riportata integralmente: “La solidarietà verso il popolo palestinese non è un’esclusiva di una categoria sociale. Tutti i cittadini possono esprimere la loro solidarietà per i legittimi diritti del popolo palestinese, anche il Pride. Per cui non vedo alcuna cosa strana se anche quella categoria manifesta o alza la bandiera palestinese. È una cosa legittima e da rispettare”.
Ma se l’attivismo gay pro-Palestina è ben visto da Hannoun, non si può certo dire che l’attivismo gay IN Palestina sia altrettanto accettato. Un report del 2023 pubblicato sul sito di Amnesty International disegna un quadro allarmante sulle condizioni degli omosessuali nei territori palestinesi. Rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso continuano a essere vietati a Gaza “sulla base di un’ordinanza del mandato britannico del 1936” che prevede la reclusione fino a 10 anni per chiunque abbia “conoscenza carnale” di qualcuno “contro la legge di natura”. Inoltre – scrive sempre Amnesty – dopo che l’Agenzia delle Nazioni Unite Unrwa ha pubblicato delle linee guida per il personale riguardo al trattamento equo di tutti i sessi e delle persone Lgbt, le autorità di Hamas hanno condannato queste direttive, accusandole di promuovere “la devianza e il decadimento morale”. Piccole nozioni che il popolo arcobaleno – sempre pronto a censurare le improvvide uscite del generale Vannacci, neoeletto eurodeputato – forse dovrebbe tenere bene a mente in vista del prossimo Gay Pride.
Cit. Carlo Terzo
VUCIC: "TRA TRE-QUATTRO MESI CATASTROFE NUCLEARE:"
Ieri il settimale svizzero Weltwoche ha pubblicato un’intervista sconvolgente al presidente della Repubblica serba, Aleksandar Vucic. Ne cito qualche passaggio significativo.
“A mio avviso, le cose stanno peggiorando di giorno in giorno… Per questo ci stiamo avvicinando a una vera catastrofe. Quanto siamo vicini? Credo che non siamo molto lontani. Non più di tre o quattro mesi. E c’è il rischio che accada prima di allora… Chi è disposto a perdere un milione, due milioni, cinque milioni, dieci o quindici milioni di persone? Chiedetevelo… Per dirla con le parole del famoso storico Alan J. P. Taylor: il treno ha lasciato la stazione e nessuno può fermarlo. Stiamo assistendo all’oscuro punto finale di tutto ciò che accadrà in Ucraina se le grandi potenze non faranno nulla. In un breve periodo di tempo sì, sono abbastanza sicuro che assisteremo a una vera catastrofe”.
Le parole di Vucic, presidente del più importante Stato balcanico, evidentemente persona bene informata, mi fanno tremare le vene e i polsi. Spero tanto che abbia deciso volutamente di esagerare, per dare una scossa verso la pace, perché l’idea di una catastrofe nucleare tra pochi mesi vuol dire totale distruzione dell'Europa. Mi si accappona veramente la pelle.
Ebbene, di fronte a notizia come questa, a cose di questa gravità dette da un capo di Stato europeo, nessuno dei giornali mainstream e nessuno dei principali tg nazionali ha ripreso l’intervista di Vucic, nemmeno di sfuggita e nemmeno per confutarla. Evidentemente non è piaciuta ai nostri padroni (assoluti) d'Olreoceano.
Abbiamo una stampa (sia di destra che di sinistra) meno libera di quella della Corea del Nord. Essa adopera sempre la menzogna sistematica, anche soltanto per omissione.
Tu chiamala, se vuoi "libera stampa". Una delle più grandi menzogne della plutodemocrazia liberale.
Martino Mora
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