Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis continua il nostro excursus sul tempo: precedenti qui - qui - qui - qui. Sembra cogliere nel segno con la distinzione tra il Medioevo senza tempo e il Rinascimento "secolare". Ad esempio: una delle cose più interessanti del canto gregoriano è che non annota il ritmo. La scuola di Notre Dame (intorno al 1200) fu la prima a introdurre la notazione ritmica nella musica occidentale. In altre parole, questi compositori fecero uno sforzo deliberato per quantificare il tempo. Probabilmente non è una coincidenza che quasi subito dopo sia sorto il Rinascimento. In effetti, senza notazione, il ritmo si afferma in modo naturale e in questo caso il canto gregoriano porta meravigliosamente e profondamente fuori dal tempo perché diventa preghiera. E, tornando al fuori del tempo monastico, è evidente che lasciarsi il tempo alle spalle può avere un forte impatto anche sul cuore dell'uomo contemporaneo... A me viene in mente la parabola di Marta e Maria e, per chi è nel 'mondo', il giusto equilibrio tra i due atteggiamenti.
Un giorno, un anno, una vita...
Dentro il Medioevo e fuori dal tempo
Consideriamo la seguente miniatura tratta da un manoscritto italiano del XIV secolo: (immagine a lato)
Le persone raffigurate qui sono i Maccabei, un gruppo di insorti ebrei che ottennero il controllo della Giudea in un periodo in cui era governata da stranieri. Nel Medioevo, i Maccabei erano visti come precursori simbolici dei Crociati, che combatterono anche loro per ottenere il controllo della Giudea, che era diventata un luogo sacro anche per i cristiani. Il problema è che i Maccabei, nonostante fossero guerrieri mediorientali vissuti nel II secolo a.C., assomigliano molto ai cavalieri europei del XIV secolo d.C.
E poi abbiamo questo, dipinto circa cento anni dopo:
L'artista ci mostra Alessandro Magno che combatte contro Dario III. Ciò accadde nel IV secolo a.C. Ancora una volta, la battaglia sembra stranamente medievale.
Già che parliamo di Alessandro Magno, diamo un'occhiata al suo maestro, Aristotele:
È seduto su un trono medievale e indossa abiti medievali, e i libri sugli scaffali assomigliano molto più a codici medievali che a pergamene elleniche.
Proviamo con una figura storica femminile, per vedere se riusciamo a trovare una rappresentazione un po' più realistica:
Niente da fare. Quella deliziosa regina medievale è in realtà la regina Ecuba, moglie del re Priamo, l'uomo che governò Troia durante la guerra di Troia.
Diamo un'occhiata a un altro esempio, il mio preferito finora:
La scena in questione è la dedicazione del Tempio costruito dal re Salomone, intorno al 950 a.C. Il sommo sacerdote ebreo è un vescovo cristiano, i suoi assistenti ebrei sono chierici cristiani tonsurati e il Tempio ebraico è una chiesa romanica.
Sarebbe facile sminuire il modo in cui gli artisti medievali traspongono tutte le persone e gli eventi del passato nella cultura della loro epoca. Potremmo liquidarlo come ignoranza, o presunzione, o persino appropriazione culturale, e forse questi aspetti hanno avuto un ruolo. Ma io propongo che ci sia qualcosa di molto più significativo in atto qui. Ciò che vediamo realmente in queste immagini è la “perpetuazione” della storia umana. In altre parole, ciò che vediamo è l'assenza di tempo.
Nelle ultime due settimane abbiamo discusso di tempo poetico, tempo lineare, tempo ciclico e tempo medievale, che combina tutti e tre. Il fenomeno che stiamo studiando oggi è ancora medievale, ma non possiamo chiamarlo tempo medievale, perché il punto focale, nella cultura medievale, è che il tempo aveva una strana tendenza a dissolversi in qualcosa che richiamava l'eternità. L'argomento di oggi è il non-tempo.
La celebre studiosa di letteratura Phyllis Rackin ha fatto una dichiarazione notevole in uno dei suoi libri:
[Una] grande innovazione nella storiografia rinascimentale inglese, introdotta anch'essa dall'Italia, fu la consapevolezza dell'anacronismo... Questa nuova concezione della temporalità fu implicata... nel passaggio da una visione incentrata sulla realtà senza tempo di Dio alla coscienza umanistica che attribuiva nuova importanza alla vita materiale transitoria di questo mondo... L'esperienza rinascimentale della secolarizzazione fu, letteralmente, un movimento nel tempo.(1)
Se la società si stava muovendo nel tempo mentre si sviluppava la cultura rinascimentale, dobbiamo concludere che la cultura dell'epoca precedente, cioè del Medioevo, era in qualche modo fuori dal tempo. Ed è esattamente ciò di cui la dott.ssa Rackin continua a discutere, fornendo esempi simili alle illustrazioni di cui sopra.
Menziona come gli arazzi medievali raffigurassero varie fasi dello stesso evento, “collassando così il tempo nello spazio”, e come i cronisti e i traduttori medievali scrivessero del passato come se “tutta la storia fosse storia presente”: Alessandro Magno, come abbiamo visto sopra, in forma visiva, era un cavaliere; Virgilio era un “chierico”, cioè uno studioso medievale; le seguaci del dio greco Dioniso erano le “sacerdotesse di Bacco”; e così via.
Sottolinea inoltre che i dipinti medievali abbinavano personaggi biblici a mecenati medievali, come se vivessero nella stessa epoca. Questa pratica continuò nel Rinascimento, ma gli artisti rinascimentali iniziarono a usare la luce in un modo che riduceva il senso di atemporalità. L'illuminazione senza tempo nello stile medievale contribuisce al profondo senso di pace che le persone provano, forse in modo un po' inaspettato, quando guardano le opere d'arte del calendario che includo in The Medieval Year; ad esempio:
Ne troviamo anche esempi meravigliosi in opere che ho incontrato di recente in un articolo di Hilary White. L'artista era Pinturicchio, un italiano incluso nel novero del "Rinascimento" ma il cui stile risplende della saggezza artistica del Medioevo. Hilary spiega che
l'uso della luce nei dipinti di Pinturicchio riflette una comprensione più antica e simbolica dell'illuminazione, che coincide col concetto bizantino di un mondo sacro immerso nella luce divina, dove le ombre hanno meno importanza. L'approccio di Pinturicchio alla luce riguarda meno il gioco di luci e ombre e più la creazione di un senso di chiarezza, purezza e radiosità spirituale.
Di nuovo, potremmo attribuire questo a mera ignoranza o incapacità o indifferenza, ma perché? Molti scrittori e artisti medievali erano uomini di prodigiosa intelligenza e abilità che si preoccupavano profondamente degli eventi dell'Antico Testamento, della cultura dell'antica Roma, dei grandi santi dei secoli precedenti, delle bellezze della natura e della forma umana, della storia del loro popolo e di qualsiasi altra cosa che il passato e il mondo materiale possano insegnare all'umanità su come vivere una buona vita e morire una morte felice.
Rackin offre una spiegazione migliore e più sfumata. Le comunità medievali tendevano a vedere il mondo attraverso la lente eterna e immutabile dell'amore divino: il "mutevole spettacolo della vita umana terrena" appariva in qualche modo illusorio, perché era "visto da una prospettiva che trascende il tempo". La questione non è più quella del tempo ciclico contro il tempo lineare. La questione è il tempo stesso e quanto contasse realmente in una cultura che cercava il Dio eterno nei cieli, e sentiva il Suo potere eterno sulla terra, e Lo accoglieva nelle proprie case, e scriveva di Lui nei propri libri, e Lo adorava nei propri villaggi, e Lo contemplava, ora veramente, fisicamente, pienamente presente, nella forma esteriore del pane di grano, che divenne Carne divina ma iniziò come frutto dei propri campi e opera delle proprie mani.
Questa discussione sul tempo ha avuto inizio in un monastero medievale, ed è lì che finirà.
Coloro che entravano in un monastero nel Medioevo erano tenuti a relinquere saeculum. Parliamo ancora in questo modo quando qualcuno risponde a una vocazione monastica, ma l'espressione che sento nei contesti inglesi è "abbandonare il mondo". Il significato primario di saeculum è temporale, non spaziale: originariamente si riferiva a una vita, una generazione, un'"età" dell'uomo o del mondo, piuttosto che al mondo stesso. Il significato di relinquere saeculum nella cultura medievale era, almeno in parte, qualcosa di più misterioso e profondo del lasciarsi il mondo alle spalle: monaci e monache lasciavano il tempo stesso alle spalle. L'infinita serie di preghiere cantate lentamente, il ritmo dolce e costante delle fatiche e dei rituali quotidiani, la distinzione sfocata tra notte e giorno, la rinuncia al corpo con i suoi piaceri fugaci e le ondate di desiderio, la ricerca del silenzio invece della parola, l'immersione meditativa nelle realtà spirituali e celesti, la serena accettazione dell'invecchiamento e della morte: queste cose hanno conferito una qualità profondamente senza tempo alla vita monastica.
E forse la cosa più notevole è che questa atemporalità è essa stessa quasi senza tempo, finché le autentiche tradizioni del monachesimo occidentale vengono rispettate e praticate. Perché era ancora presente nel ventesimo secolo, quando l'Europa medievale era un lontano ricordo, e quando uno scrittore britannico laico di nome Patrick Leigh Fermor visitò tre dei più venerabili monasteri medievali della Francia e visse per un po' tra i monaci. Così facendo scoprì, forse contro la sua volontà, il potere spirituale della pace monastica e il mistero duraturo del tempo monastico:
Ho scoperto che i giorni, e presto le settimane, passavano quasi inosservati. La velocità di questo lasso di tempo è un fenomeno che ogni monaco nota: sei mesi, un anno, quindici anni, una vita, sono presto finiti; e... l'unico rammarico che ho sentito è stato chesi erano attardati così a lungo nel mondo prima di arrivare all'Abbazia.Robert Keim, 15 ottobre 2023
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1 Phyllis Rackin, Fasi della storia: le cronache inglesi di Shakespeare. Cornell University Press (1990), pp. 8–9.
9 commenti:
L'arte e il patto con Satanas . Di Gianni Toffali
https://gloria.tv/post/2YpjJbyhDfth3XNskHmJiyPph
Ricordo un'esperienza di molti anni fa, quando ero solita dedicare ogni tanto una giornata alla meditazione, seguendo anche la Liturgia delle ore, presso i monaci dell'Abbazia delle Tre Fontane. Ebbene, quel senso di pace profonda persisteva per giorni e, quando mi svegliavo, di notte, avevo nelle orecchie la salmodia dei canti gegoriani e mi riaddormentavo nella pace e nella gratitudine...
Non penso ci sia bisogno di altre parole....
E, sono convinta che le tracce di quell'esperienza mi aiutino anche oggi nei momenti di difficoltà, materiali o spirituali che siano...
Le parole dei salmi sono lì, messe sulla mia bocca.
Quando corrispondono al desiderio del cuore e quando risuonano estranee e lontane, come un' illusione delusa.
Ripeterle, anche nell'aridità e nella freddezza, dure come pietre che non consolano,
è immergersi nell'oceano di preghiera che ha attraversato i millenni, per venire a lambire la breve sponda di questo oggi.
Così che non andranno perdute.
Non la risonanza del cuore importa, piuttosto questo Tuo stare, ostinato e fedele, alla soglia.
Festa di santa Margherita Maria Alacoque, Vergine (1647 – 1690). Monaca dell’Ordine della Visitazione a Paray-le-Monial, Nostro Signore le apparve per diffondere la devozione al Sacro Cuore.
Leggere sempre il presente con gli occhi di Pentecoste
Ricordo di aver letto tempo fa che Raffaella Carrà (che non seguo da anni, addirittura dall’epoca in cui faceva Maga Maghella…) abbia cantato una canzone in cui diceva “Satana vieni a prendermi::.” (quanta esibizione di satanismo negli ultimi Festival di Sanremo, in proposito!); in quel commento si diceva, poi, che quando lei è arrivata in punto di morte abbia avuto paura di essere “presa in carico”, diciamo così, dal diavolo. Personalmente, spero tanto che quella paura le sia servita per implorare il perdono di NSGC, almeno in foro interno, dal profondo della sua coscienza; in tal caso, sicuramente Nostro Signore avrà dato prova della Sua infinita misericordia, sottraendola alle grinfie del Maligno, lo spero di tutto cuore, perché la Raffa, come la chiamavano, è stata sempre molto simpatica e cordiale durante tutta la sua lunga carriera.
Chiudo ricordando la conversione dell’Innominato, nei Promessi Sposi, quando lui dice al cardinal Federigo Borromeo “ma il Signore, cosa mai potrà fare con uno come me?”, al che il cardinale gli risponde così “darà prova della Sua infinita misericordia” : la morale di questo famosissimo passo ? mai darla vinta al Nemico, per quanto l’anima sia oppressa da un cumulo di peccati, di colpe inconfessate : sempre fare affidamento sulla Misericordia di Nostro Signore, meglio se tramite l’intercessione della Sua (e, per grazia Sua, anche nostra) SS.ma Madre, la Beata Vergine Maria. “Ad Jesum per Mariam” era il motto di San Luigi Grignon de Monfort, mai così attuale come in questi tempi di fitte tenebre spirituali, che avvolgono anche la Santa Chiesa Cattolica
Io un po' dissento da strane interpretazioni sul fatto che le miniature medievali raffigurassero con aspetti di allora anche eventi anteriori. Quello avevano a disposizione, le conoscenze erano molto più limitate e volevano probabilmente farsi anche capire da quante più persone del loro tempo.
Un po' come, in certi eventi operistici, hanno ambientato la Norma e il Boris Godunov ai tempi della seconda guerra mondiale e pure una Tetralogia wagneriana in cui i protagonisti avevano abiti di oggi, i luoghi avevano aspetto attuale e Sigfrido uccideva Fafner... con un fucile da caccia.
Quid est ergo tempus? Si nemo ex me quaerat, scio; si quaerenti explicare velim, nescio
(S. Agostino, Confessiones, XI)
Cos'è, dunque, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.
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