Da Qōš a Qashîsh: Il legno secco della forza e della vecchiaia
(Traiettorie linguistiche e teologiche da Edom all’apocalittica e alla Cabala)
La radice ebraica קש (qash) indica ciò che è secco, fragile, inaridito: paglia, stoppie, ramoscelli (cfr. Es 5,12). Da questa base semantica derivano due sviluppi apparentemente divergenti, ma in realtà correlati. Da un lato, Qōš (קושׁ), la divinità nazionale di Edom, plausibilmente collegata a qeshet (קֶשֶׁת, “arco”) o alla nozione di legno stagionato trasformato in arma (Römer 2017, 56–60). Dall’altro, qashîsh (קָשִׁישׁ), “anziano”, che descrive la condizione umana della vecchiaia: colui che è stato “seccato” o “stagionato” dal tempo, come in qĕsîshay (“i miei anziani”, Gb 29,8).
Qōš: il legno secco come arma divina
Qōš, attestato in nomi teoforici come Barqōš (Esd 2,53; Ne 7,55), sembra incarnare l’“Arco”. Un arco è precisamente legno stagionato, secco: tagliato, curvato e trasformato in strumento di forza. Qash fornisce dunque la metafora materiale di un dio della guerra e del vigore desertico. Studiosi come John Day (Yahweh and the Gods and Goddesses of Canaan, 2000) hanno sostenuto che il culto edomita di Qōš fosse strettamente parallelo al primo yahwismo israelita. Entrambe le tradizioni collocano il loro dio nel deserto meridionale (Teman, Paran; Dt 33,2; Ab 3,3) e lo descrivono come guerriero divino: “Il tuo arco è messo a nudo” (qashtekha ‘erot ta‘or, Ab 3,9). In questa immagine arcaica, YHWH è difficilmente distinguibile da Qōš.
Qashîsh: il legno secco come vecchiaia umana
Dalla stessa radice, la traiettoria semantica si sposta dall’arma all’antropologia. Qashîsh designa l’anziano, la persona in età avanzata, il cui corpo è come stoppia secca: piegato, fragile, eppure venerabile. In Gb 29,8, “gli anziani (qĕsîshim) si alzavano e rimanevano in piedi” in segno di rispetto. Qui l’immagine della “secchezza” non evoca più la potenza ma la dignità della vecchiaia. La radice dunque si biforca: nella teologia edomita denota vigore, nella tradizione sapienziale israelita denota venerabilità.
Trasfigurazione apocalittica
La visione apocalittica di Daniele 7 fonde questi poli in una figura nuova. Dio è raffigurato come l’“Antico di giorni” (‘Attîq Yōmîn), assiso su troni di fuoco, con i capelli “come lana pura” (Dn 7,9). Qui l’arco scompare; la forza divina non si esprime più con le armi, ma con la maestà stessa della vecchiaia. Ciò che in qashîsh era fragilità umana e in Qōš aggressione divina viene trasfigurato in simbolo di sovranità eterna. Frank Cross (Canaanite Myth and Hebrew Epic, 1973) ha notato la continuità tra le immagini del dio della tempesta e le teofanie apocalittiche del trono, mentre Römer (2017) sottolinea la trasformazione delle tradizioni desertiche meridionali in monoteismo trascendente.
Rielaborazione cabalistica
La Cabala sviluppa ulteriormente questa immagine. Atiq Yomin (aramaico per “Antico di giorni”) diventa l’aspetto nascosto di Dio, mentre Arikh Anpin (“Volto lungo”) rappresenta il volto macroprosopico divino: un immenso anziano dalla barba bianca, che lo Zohar descrive come canali da cui fluiscono misericordia e giudizio. Qui i capelli bianchi non sono più segno di decadenza ma di sovrabbondanza. Il legno secco dell’arco diventa la luce che scorre attraverso i peli della barba: la stessa materia metaforica, ora interamente spiritualizzata.
Conclusione
Dalla radice qash scaturiscono due figure divergenti:
- Qōš, l’Arco — legno secco piegato in forza, dio di Edom;
- Qashîsh, l’Anziano — carne secca piegata dal tempo, figura umana della vecchiaia.
La tradizione biblica stessa traccia un movimento tra questi poli: YHWH come arciere divino (Ab 3,9; Sal 7,13), YHWH che sospende l’arco come arcobaleno (Gen 9,13), YHWH come l’Antico dai capelli bianchi (Dn 7,9). La Cabala radicalizza l’ultimo stadio: Dio come anziano eterno, la barba come emanazione di misericordia cosmica.
Così, la traiettoria da Qōš a qashîsh non è solo linguistica ma teologica. La stessa radice che designa l’arco del dio edomita genera anche l’anziano della sapienza israelita. Nell’immaginazione apocalittica e mistica i due poli si riconciliano: Dio è insieme l’arco giovanile del deserto e l’anziano dai capelli bianchi, la forza del legno secco piegato in potenza e l’eternità del legno secco piegato dal tempo.
Antonio MarcantonioRicercatore in studi biblici e tradizioni giudeo-cristiane
______________________
Riferimenti:
Römer, Thomas. L’invenzione di Dio. Harvard, 2017.
Day, John. Yahweh and the Gods and Goddesses of Canaan. Sheffield, 2000.
Cross, Frank Moore. Canaanite Myth and Hebrew Epic. Harvard, 1973.
1 commento:
Molto interessante e confortevole se si è nella volontà di Dio...
Posta un commento