Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 16 settembre 2025

Charlie Kirk: il martire della verità nell’epoca della secolarizzazione

In questo articolo c'è tutto ciò che penso e avrei voluto dire io.
Charlie Kirk: il martire della verità nell’epoca della secolarizzazione
Set 13, 2025

La storia contemporanea non conosce più, se non raramente, la figura del martire cristiano in senso stretto. Eppure essa continua a produrre figure che, pagando con la vita la fedeltà a un principio, richiamano a una dimensione superiore dell’esistenza. La morte violenta di Charlie Kirk, assassinato a soli trentun anni durante un evento pubblico, deve essere letta in questa luce: non come un fatto di cronaca isolato, ma come un segno che interpella la coscienza dell’Occidente.

Il martirio come testimonianza
Charlie Kirk era un attivista, un comunicatore, un organizzatore politico. Ma la sua opera si radicava in un’intuizione essenziale: senza un riferimento a Dio, alla verità oggettiva e alla legge naturale, la libertà diventa illusione e la democrazia si degrada in puro arbitrio. In questo senso, egli non apparteneva semplicemente al registro della polemica politica, ma si collocava su un piano più alto: quello della battaglia per i fondamenti stessi della civiltà occidentale.

La sua insistenza sui valori della famiglia, della religione, della comunità non va interpretata come un riflesso regressivo o un ostinato legame con il passato, bensì come un gesto profetico: la coscienza che senza quei pilastri ogni costruzione sociale è destinata a sbriciolarsi sotto il peso del nichilismo. In un mondo in cui la tecnica ha sostituito la metafisica, e il consumo ha rimpiazzato il senso del sacro, Kirk ricordava, con forza e semplicità, che non vi è futuro autentico senza radici.

La sua uccisione rende visibile, con crudezza, la contraddizione più profonda del nostro tempo. La società che si proclama “tollerante” e “pluralista” non tollera affatto chi osa richiamare a un bene non negoziabile, a un ordine superiore che non può essere rimodellato dalle mode o dai poteri di turno. È il paradosso che ho più volte sottolineato: il relativismo, quando diventa egemonia culturale, non produce libertà, ma nuove forme di dogmatismo; non genera convivenza pacifica, ma prepara il terreno a una violenza che si abbatte su chi resiste come segno di contraddizione.

In questo senso, la morte di Kirk non è solo la fine tragica di una vita giovane, ma la manifestazione di un conflitto epocale: da una parte, l’uomo che difende l’ordine naturale e la trascendenza; dall’altra, la società secolarizzata che, nel nome della libertà assoluta, arriva a sopprimere persino la voce di chi annuncia la verità.

La violenza come esito della secolarizzazione
L’assassinio di Kirk va compreso non come episodio accidentale, ma come epifenomeno di una crisi più profonda. La modernità ha progressivamente eroso ogni fondamento trascendente, riducendo la vita collettiva a mera contrattazione tra interessi o a gioco di forze contrapposte. Laddove viene negata l’idea di una verità superiore, non resta che il potere come unico criterio regolativo delle relazioni umane. E il potere, disgiunto dal bene, si traduce inevitabilmente in violenza.

La vicenda di Kirk lo dimostra con chiarezza: un giovane uomo viene tolto di mezzo non perché abbia commesso un crimine, ma perché ha osato proclamare l’esistenza di un bene non negoziabile, di una legge che non è opera dell’uomo, ma che lo precede e lo giudica. Questo fatto svela l’inganno del mito secolarista: ci si illude che, eliminando Dio e l’ordine naturale, si conquisti una libertà più ampia, mentre in realtà si prepara soltanto il terreno a nuove oppressioni, più subdole perché ammantate del linguaggio dei diritti e della democrazia.

La morte di Kirk squarcia il velo di tali illusioni. Rivela che il relativismo, una volta divenuto sistema, non è neutrale né pacifico, ma necessita di reprimere le voci dissonanti per mantenersi in piedi. In tal modo, la promessa di un mondo più libero si rovescia nel suo contrario: in una società in cui la libertà è ridotta ad arbitrio individuale e non si radica nella verità, essa diventa fragile, vulnerabile, esposta al sopruso dei più forti.

Il suo assassinio, quindi, non appartiene soltanto alla cronaca nera, ma alla diagnosi di una crisi antropologica e spirituale. È il sintomo di una civiltà che, avendo smarrito il fondamento trascendente, non può più garantire neppure la convivenza pacifica. In questo senso, il sacrificio di Kirk appare come segnale e monito: senza Dio, la libertà muore; senza la verità, la democrazia si corrompe in tirannide mascherata.

La memoria cristiana della sua morte
La fede cristiana insegna che nessuna morte è vana se offerta nella verità. Non esiste sacrificio inutile quando è illuminato dalla luce di Dio, perché ogni vita spezzata in nome del bene diventa misteriosamente partecipe della Croce di Cristo. In questo senso, Charlie Kirk, pur non essendo un martire in senso ecclesiale stretto, può essere compreso come martire della verità: la sua vita e la sua morte testimoniano che esiste ancora chi è disposto a sacrificarsi per affermare l’oggettività del bene e il primato della trascendenza.

Questa definizione non vuole indebita canonizzazione, ma sottolineare il valore simbolico della sua vicenda. In un’epoca che proclama la “fine delle ideologie” e che riduce la fede a fatto privato, l’esistenza di un uomo disposto a morire per difendere principi non negoziabili ricorda che la verità ha ancora forza attrattiva e che la coscienza morale non può essere spenta dalla secolarizzazione.

Per la coscienza cristiana, il sangue versato non è mai fine a sé stesso, ma diventa seme. Sanguis martyrum, semen christianorum: il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani. Questa antica massima di Tertulliano esprime una legge spirituale che attraversa i secoli: laddove il male crede di vincere spegnendo una voce, in realtà non fa che moltiplicarne l’eco. La morte di Kirk non deve dunque essere percepita come un annientamento, ma come un principio generativo, un evento che apre la possibilità di un risveglio morale e culturale.

Ecco perché la memoria di Kirk non deve ridursi a un semplice culto della personalità, né cadere nella retorica sterile dell’eroe politico. Il suo sangue deve diventare monito e sprone: monito contro le derive di una società che sopprime chi annuncia la verità, e sprone a rinnovare l’impegno per una civiltà fondata sulla verità e sulla giustizia. Solo così la sua testimonianza non sarà sepolta dalla cronaca, ma vivrà come luce capace di orientare il futuro.

Conclusione
In un’epoca che celebra l’effimero, la figura di Charlie Kirk appare come scandalo e contraddizione. La sua morte violenta ne ha fatto un simbolo: non tanto di una parte politica, quanto di un destino spirituale che investe l’intero Occidente. Egli ricorda che senza Dio non vi è né libertà né pace, ma soltanto arbitrio e conflitto. È questo il cuore del paradosso che Augusto Del Noce aveva colto con straordinaria lucidità: la modernità, pretendendo di emanciparsi dal sacro, non ha prodotto un mondo più giusto e umano, ma ha preparato la via a nuove forme di nichilismo.

Del Noce insisteva sul fatto che il secolarismo, lungi dall’essere semplice neutralità, si traduce in un ateismo pratico che corrompe la politica e la cultura, riducendole a strumenti di potere. In questa prospettiva, la vicenda di Kirk non è un fatto isolato, ma un segno dei tempi: la testimonianza di chi si oppone all’egemonia relativista diventa insopportabile proprio perché smaschera il vuoto di senso su cui essa si regge. Per Del Noce, tale dinamica era inevitabile: una civiltà che rifiuta la trascendenza non può tollerare chi la richiama, e finisce per perseguitarlo.

Ma la sua memoria non deve essere custodita con rancore, come se la violenza potesse avere l’ultima parola. Al contrario, la sua morte può diventare occasione di speranza: perché la verità non muore con i suoi testimoni, ma trova sempre nuova forza nella coscienza di coloro che sanno riconoscerla. È proprio qui che il pensiero delnociano offre una chiave interpretativa decisiva: l’“eterogenesi dei fini”. Ciò che voleva essere distruzione — la soppressione di una voce scomoda — si trasforma in rilancio della verità, in seme che alimenta nuova resistenza spirituale.

In tal modo, la morte di Kirk si iscrive nella logica cristiana del sacrificio fecondo e, al tempo stesso, conferma l’analisi filosofica di Del Noce: la storia è luogo di conflitto tra nichilismo e trascendenza, ma proprio in questo conflitto la verità si rigenera, assumendo volto concreto nei suoi testimoni.
Daniele Onori - Fonte

28 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella verità!
Per carità…non meritava una pallottola, ma da lì a dargli del martire ce ne corre.

Anonimo ha detto...

Articolo magistrale

Anonimo ha detto...

Belle parole, ma quanto scritto si lascia estendere, non solo a posizioni cristiane (non cattoliche), ma anche ad altre religioni non cristiane.
Roberto

Anonimo ha detto...

Si è saputo dai giornali che l'omicida è gay, convivente con un gay-transgender. Sicuramente odiava Kirk perché aveva una bella moglie, dei bei bambini, una vita familiare normale e piena.
Invece l'omicida si era condannato all'inferno della vita "gaia". Che non produce felicità in chi la pratica (e come potrebbe) ma solo risentimento da autodisprezzo che si trasferisce sugli altri, sui "normali", sulla società tutta. Risentimento che tracima nell'odio vero e proprio e infine nel desiderio di distruggere e di uccidere.
Il presente nichilismo ha creato una figura un tempo del tutto impensabile, quella del gay e della transgender assassini, araldi di una rivoluzione sessuale e comunistica, decisa ad annientare i fondamenti stessi dell'umana civiltà.

Anonimo ha detto...

Questo Kirk insegnava e predicava l'orgoglio di essere cristiani e la bellezza di essere cristiani. Testimoniava il Christian Pride, per dirla con un'espressione inventata dagli altri. Lo hanno odiato per questo, proprio perchè, al netto della violenza fisica verbale e del sarcasmo, Kirk usava i "loro" mezzi per testimoniare valori contrari e opponenti ai "loro". In più dentro le università, facendo capire ai ragazzi normali che non erano soli, abbandonati nella loro singola solitudine, ma potevano appartenenre ad un gruppo mobilitato. Lo hanno odiato fin dall'inizio quanti avevano immaginato e mobilitato i G. Pride. Appena hanno potuto hanno eliminato la minaccia, cioè l'alternativa.
Questo aveva una base di giovane, in allargamento, si sarebbe preso i loro voti tra dieci anni, divenendo un Kennedy con una super base, quindi fortissimo politicamente. Un'altra ragione per eliminarlo.

Chi ha vissuto in Italia negli anni 70, sa cosa facevano i comunisti e come lo facevano. Le stesse cose fatte dalle organizzazioni sorosiane per imporre nuove relazioni che sostituissero quelle familiari, e via dicendo. Ci sono riusciti: noi viviamo in un 68 permanente. Kirk stava facendo un lavoro uguale e contrario, depurato dalla violenza.

Ce n'era abbastanza per fargli avere quel destino.

Anonimo ha detto...

Martire indica sia il testimone della Fede, sia colui che si è immolato o è stato immolato per la Patria o per un ideale, sia colui che sopporta dolori sofferenze ingiustizie. Noi abbiamo avuto anche patrioti i 9 Martiri di Belfiore impiccati dagli austriaci nel 1852/53, anche Aldo Moro è stato un martire , Enrico Mattei è stato un martire, Giacomo Matteotti è stato un martire, Giovanni Gentile è stato un martire e tanti altri ancora sono stati martirizzati. Occorrerebbe fare una enciclopedia dei nostri martiri, di tutti destra sinistra centro monarchici repubblicani cattolici sacerdoti seminaristi soldati imprenditori, mi torna in mente Olivetti morto in treno per un malore...del quale mai si seppe quale fosse stato. Anche dei nostri misteri bisognerebbe fare una enciclopedia dopo che siano stati svelati... Tutto insabbiato.

Anonimo ha detto...

Bello vedere gente nel Regno Unito mobilitarsi. [Facebook non permette la foto dei britannici patriottici - incredibile. ]

" L'enorme folla radunata a Londra sabato scorso, sventolando Union Jacks e St. George's Crosses, aveva un chiaro messaggio per l'establishment: gli inglesi sono stufi...

L'immigrazione è stata la sottocorrente che ha attraversato tutto questo. "Rivogliamo il nostro Paese", hanno chiesto i manifestanti. Questo può significare cose diverse per persone diverse. Ma, senza controversie, significa porre fine alla migrazione di massa incontrollata.

Per i media tradizionali, una delle cose più impegnative con cui affrontare il rally Unite the Kingdom è che i suoi partecipanti erano così ordinari. Questa non è stata una marcia composta principalmente da hooligans o neonazisti in cerca di guai. Quei tipi saranno sempre presenti, certo, ma la marcia dello scorso fine settimana è stata molto di più. Le persone avevano viaggiato da tutto il paese - persone di tutte le razze, religioni ed età (comprese le famiglie). I manifestanti erano persone normali e rispettose della legge. Come ha dichiarato il leader della riforma britannica Nigel Farage in una conferenza stampa oggi, la marcia è stata "un collettivo con due dita verso un'establishment britannica da cui [gli elettori] si sentono completamente traditi in tutti i modi. ”

C'è stato un dibattito su quante persone hanno realmente partecipato alla manifestazione. Le stime ufficiali della polizia collocano la folla tra 110.000 e 150.000. Gli organizzatori sostengono che erano più come tre milioni. A prescindere dal vero numero, ciò che non si può negare è quanto sia stata significativa questa protesta. Come altri hanno sottolineato, dieci anni fa, un rally come questo sarebbe stato salutato come un grande successo se fosse riuscito ad attrarre solo poche migliaia di persone. A confronto, le folle gonfie che abbiamo visto sabato sono il segno di qualcosa di veramente importante.

Allo stesso modo, anche solo pochi anni fa, parlare criticamente di migrazione di massa rimaneva il dominio dei cosiddetti estremisti di estrema destra. Era un tabù completo. Oggi, l'immigrazione è una delle principali preoccupazioni per gli elettori britannici, e la stragrande maggioranza delle persone, inclusi elettori laburisti e liberaldemocratici, sostiene i deportati dei migranti che commettono crimini nel Regno Unito. "

https://europeanconservative.com/articles/commentary/the-silent-majority-will-be-silent-no-longer/

Anonimo ha detto...

Condivido: un ottimo articolo. E, a beneficio, del solito, acido primo commento qui sopra di un anonimo che presidia il sito per provocare, sì, possiamo affermare che Charlie Kirk che, tra l'altro, stava per convertirsi al cattolicesimo ispirato dalla moglie, è indubitabilmente un martire cristiano.
Tra l'altro, è da rilevare che l'assassino è una sorta di summa di tutte le malvagità possibili: traditore della sua famiglia, conservatrice, cultore dell'antifascismo e cantore di "Bella Ciao", inno frequentato da assassini e loro sostenitori, invertito e convivente con un travestito (evitiamo l'espressione "in transizione", è terminologia del nemico). Sì, il Male è presente nel mondo e agisce.
Silente

Anonimo ha detto...

DRONI CHIAVI IN MANO - MAZZUCCO live - Puntata 344 (13-09-2025)
Border Nights
https://www.youtube.com/watch?v=HeiYyRWS-lw

Anonimo ha detto...

Ecco perché, si dimentica tutto e si ripetono gli stessi errori, perché non si vuole ricordare. Perché non si vuol ricordare? Perché bisognerebbe ricordare anche i propri errori e quelli proprio non si vogliono rivedere, riconsiderare. Così è successo anche col covid, molti medici medici hanno constatato che molti non vogliono più neanche parlare del covid. Per quanto si possa capire una spontanea ritrosia, però se ognuno non esamina anche se stesso inevitabilmente ci si destina a trovarsi ancora davanti a situazioni simili. Noi ci siamo legati al dito tanti drammi sociali, politici, che ancora non abbiamo superato e non abbiamo superato perché ognuno di noi non ha fatto il suo esame di coscienza, illudendosi da solo che il passato è passato e non torna più. Errore. Se l'errore non viene giustamente compreso e, per quello che riguarda la singola persona, riparato ritorna. La Confessione anche a questo serve, a diventare consapevoli dei nostri errori /peccati/mancanze/ omissioni. Senza farsi venire scrupoli, angosce. Serenamente.Il vero ecumenismo sta nella Confessione più puliti siamo meno sporchiamo il mondo. C.Kirk era uno che si voleva mantenere pulito ma, i fetidi lo volevano come loro. Così l'hanno ammazzato e...prima Kirk lo conoscevano in qualche migliaia di americani e ora ne parla il mondo intero e... tutti parlano di Gesù... ampiamente sorvolato fino a ieri l'altro!!!!!!!

Scrive Kwasniewski ha detto...

Un amico mi ha inviato questa notizia straordinaria.

"Prima dell'assassinio di Charlie, la sua organizzazione Turning Point U.S. aveva circa 850 capitoli nei college e nelle università di tutto il paese, che era già enorme, e aveva trasformato i giovani sotto i 30 anni al conservatorismo che ha aiutato Trump a vincere le elezioni. Negli ultimi due giorni hanno ricevuto richieste per 32.000 nuovi capitoli da scuole di tutto il Paese, comprese le scuole superiori. Due giorni dopo la sua morte Erika Kirk ha detto che i responsabili della morte di Charlie non hanno idea di cosa hanno appena scatenato. Le sue parole erano profetiche. "

Ora sembra che il numero sia oltre 37.000. (!!!)

https://www.foxnews.com/politics/this-turning-point-tpusa-says-campus-chapter-requests-surge-over-37000-after-kirks-assassination

Anonimo ha detto...

A Caprino Bergamasco il sacerdote benedice con rituale valdese una coppia gay e celebrare l'unione civile: «So che è contrario alla morale, ma dobbiamo evolverci. Però non tirate in ballo il vescovo che non ne sapeva niente». La surreale intervista a don Roberto Falconi mostra come previsto che, dopo Fiducia Supplicans, le benedizioni "omo" sono in caduta libera.
https://lanuovabq.it/it/benedizioni-gay-fiducia-supplicans-porta-i-preti-in-caduta-libera
Mah, tutta colpa di "fiduciasupplicans"?
Ai miei tempi si insegnava : "Dio ti vede"!
Anche se non vuoi farlo sapere al Vescovo.

Anonimo ha detto...

Sarò malfidato, lo so, ma a me pare strano che un disagiato mentale, l’ennesimo, sia l’unico colpevole di un omicidio dalla chiara matrice politica. Un solo colpo alla giugulare da ben 200 metri è opera di un professionista, e questi stanno solo nell’ambiente militare.
Antonio Rossix

Anonimo ha detto...

A proposito di quanto scrive acutamente Antonio Rossi, mi sono chiesto anch'io come abbia fatto questo giovinastro ad essere così bravo con il fucile. Dove ha imparato a sparare?

Anonimo ha detto...

Anche Mazzucco ha sottolineato che l'omicida solitario ha fatto ormai il suo tempo!

Anonimo ha detto...

Sulla rete tra i corti si vedono quei due o tre dietro la sedia dove era seduto C.Kirk con i loro movimenti studiati, uno controllava l'orologio. Cercate, così vedete anche voi. La voce fuori campo poi cerca di spiegare i suoi sospetti a posteriori.

Anonimo ha detto...

Concordo.
Kirk e la sua organizzazione avevano potenti legami con gli israeliani e le loro fondazioni, che finanziavano le sue campagne di cristiano evangelico conservatore, in cambio dell'appoggio a Israele e alle sue politiche. Recentemente, insieme ad una conversione al cattolicesimo in divenire, Kirk aveva cambiato opinione su Gaza, ed era stato invitato in Israele addirittura da Netanyahu con promesse di ulteriori finanziamenti milionari (non c'era andato), poi convocato dai suoi finanziatori ebraici americani ad una riunione dove era stato pesantemente minacciato. Dunque c'è ben altro oltre a quel ragazzotto dalla faccia non propriamente sveglia, imbevuto di ideologia woke, che l'avrebbe ucciso centrandolo alla carotide da 200 metri circa di distanza, usando un fucile antidiluviano.

Martire sì, Kirk, e per le sue idee, ma non facciamone un santino: fece campagne giuste ma con i soldi provenienti dagli agganci sbagliati. Poi quando ha cambiato opinione, i suoi "ex-padroni" gliela hanno fatta pagare.

https://www.sott.net/article/501778-Charlie-Kirk-Refused-Netanyahu-Funding-Offer-Was-Frightened-By-Pro-Israel-Forces-Before-Death-Friend-Reveals

https://www.sott.net/article/501843-Billionaire-Bill-Ackman-Convened-Stormy-Israel-Intervention-With-Charlie-Kirk-Sources-Say

https://vtforeignpolicy.com/2025/09/charlie-kirk-threatened-during-hamptons-intervention-by-big-jew-bill-ackman-weeks-before-his-death/

https://www.lacrunadellago.net/lomicidio-di-charlie-kirk-la-guerra-di-israele-allamerica-e-al-mondo-intero/

Anonimo ha detto...

https://www.marcotosatti.com/2025/09/16/charlie-kirk-su-epstein-mossad-israele-ucraina-medias-press-info/

Anonimo ha detto...

https://www.marcotosatti.com/2025/09/15/charlie-kirk-da-chi-e-perche-e-stato-eliminato-pro-memoria-the-gray-zone-max-blumenthal/

Anonimo ha detto...

Bastava dire che era una pessima persona, che non aveva nulla di cristiano.
Senza scomodare gli israeliani.

Anonimo ha detto...

L'assassino avrebbe usato il fucile del nonno. Dalle ultime notizie, si apprende che il killer, sin da bambino, aveva un'ottima mira e non sbagliava un colpo, per così dire. Credo che nello Utah ci siano molti cacciatori. Avere un'ottima mira è dote innata. Se l'omicida effettivamente ce l'aveva, questo spiegherebbe il centro al primo colpo. Non è specificato se sul fucile del nonno ci fosse il cannocchiale. Forse non c'era. Ma un tiratore infallibile non ne ha bisogno per colpire un bersaglio non in movimento (seduto) posto a circa 200 metri in linea d'aria.

Anonimo ha detto...

C.Kirk era seduto, sotto una tenda, davanti a lui vi erano persone in piedi. La vedo dura centrare il collo dal tetto. A occhio?!

Anonimo ha detto...

In merito ai commenti anonimi del 18/9 mattutino, tutti orientati a dipingere Kirk come un personaggio al soldo degli israeliani, e fatto fuori, secondo loro, da questi quando il personaggio non ha più risposto ai loro "comandi", osservo q.s.:
1) Kirk aveva grandi doti che ha messo a frutto per nobili scopi
2) che i mezzi a suo sostegno provenissero da una certa area non toglie nulla alla bontà delle sue iniziative pro-vita e cristianamente fondate (anzi, occorrerebbe eventualmente da chiedersi perché i fondi non provenissero soprattutto da ambienti della cristianità)
3) il presunto omicida con le sue scritte e i suoi deliri rientra in un'area ben definita, che non ha nulla da spartire con la destra repubblicana
4) l'omicidio di Kirk ha fatto venire fuori, con le parole e gli scritti sui social, tutto il livore, l'odio, la violenza insita nell'ambiente della sinistra radical americana ed europea, e questo nulla può cancellarlo, neanche le dietrologie di certi settori che amano rovistare nel fango.
¥¥¥

Anonimo ha detto...

E anche la Francia è di nuovo in rivolta. Il destino sarà lo stesso dei gilet gialli, degli anti-covid di Trieste, degli agricoltori italiani e di coloro che li hanno seguiti nei mesi successivi di quel 2023.

Ovvero, lo spegnimento graduale (magari aiutato da qualche concessione che non cambierà nulla della sostanza - soprattutto strutturale - delle cose).

Le masse vanno guidate da èlite potenti, preparate e colte contrastanti e interessate alla discontinuità rispetto al sistema vigente.

Se le troviamo o riusciamo a crearle questo sistema di falliti, di precari, di disoccupati, di meticci e di distruttori di nazioni schiatta in un nanosecondo, ne sono convinto. Fa troppo schifo per sopravvivere.

Però dobbiamo crearla. Non è un'opzione, ma una necessità ineludibile.

Anonimo ha detto...

Chi persegue la vera "discontinuità".
Il governo Meloni sta combattendo una battaglia durissima contro il potere giudiziario per introdurre una più che necessaria riforma della Giustizia. Alla Camera è appena passata la terza votazione in favore della riforma, in mezzo alla bagarre scatenata dalla sinistra più estrema. Manca l'ultimo passaggio al Senato, poi la separazione delle carriere sarà definitiva, sino al referendum abrogativo della riforma che si terrà nel 2026, al quale o non bisogna andare o bisogna andare per votare a favore della riforma. Trattandosi di riforma di portata costituzionale, occorrevano due terzi dei voti, che non sono stati raggiunti, nonostante l'ampiezza del voto di maggioranza. Il referendum è quindi legittimo.
Nell'Italia attuale "riformare" in senso civile la Giustizia, nelle mani del potere rosso e woke, è impresa ardua e pericolosa (le minacce dei violenti al governo non fanno che aumentare), impresa che indubbiamente segna una forte "discontinuità" con il passato. E non si tratta solo di separazione delle carriere, che porrà fine allo scandalo degli stessi giudici che, anche nello stesso processo, passano dall'istruzione della causa al collegio giudicante della stessa. Verrà anche enormemente limitata la "custodia cautelare" ossia la carcerazione preventiva, che in Italia coinvolge un migliaio di innocenti all'anno. E cambieranno altre cose.
Ma su questo blog non ho mai visto nessuno fare l'elogio di questa doverosa e difficile battaglia del governo di CD, con la quale dimostra di perseguire una politica dedicata al bene comune dell'Italia. Forse si tratta anche di ignoranza, nel senso che i termini giuridici delle questioni (peraltro non difficilissimi) non vengono compresi.
Invece di pensare alla "discontinuità" da persegugirsi con improbabili "insorgenze", cerchiamo di appoggiare il presente governo, stimolandolo anche a migliorarsi nei punti dove il suo progrramma appare debole.
ar

Anonimo ha detto...

Inseminazione di complotti...
Silver Nervuti
https://gloria.tv/post/gjHxW4DzbpD21URPF94uDDkRE

Anonimo ha detto...

Concordo. La riforma della giustizia è un tassello importante e bisognerà fare attenzione, prima del referendum, alla sovraesposizione mediatica di tesi che tendono a fare passare questa riforma come repressiva della giustizia.
¥¥¥

Anonimo ha detto...

Hanno cercato di zittire una voce, ma milioni di persone si sono alzati al suo posto.