Imboscata di Israele per Leone XIV
L’operazione di falsificazione del presidente di Israele Herzog, per fiancheggiare il criminale Netanyahu, è stata da manuale.
Vediamo come è andata. Herzog sa che per Bergoglio quello che si sta compiendo è un “genocidio”. Sostanzialmente identica la posizione del patriarca Pizzaballa, che pure è, dottrinalmente ed ecclesialmente parlando, uomo diversissimo dal pontefice defunto (un conservatore a tutto tondo, per intenderci). Medesimo il sentire di Padre Patton, custode della Terra Santa e di tutti i cristiani che vi abitano. Questa compattezza del mondo cattolico e cristiano è pericolosa per la narrativa di Israele, che vuole presentare lo scontro in atto, non per quello che è (lotta per un territorio), ma come una sorta di guerra religiosa tra i buoni sionisti (per lo più atei, ma questo di solito non si sa) e i cattivi islamici.
Bisogna incastrare il papa, basta poco: un incontro, una foto insieme da far girare in tutto il mondo. Così si potrà separare la posizione di Leone da quella di Pizzaballa, secondo una retorica già in atto.
Herzog chiede l’incontro al papa, che forse lo concede, come si può immaginare, controvoglia: non può dire di no, ma quello che doveva dire su Gaza lo ha già detto molte volte. Che ci sia spazio per il dialogo?
Nessuno. Herzog detta subito, prima dell’incontro, la linea ai giornali di tutto il mondo: è il papa che gli ha chiesto l’incontro, per parlare degli ostaggi e dell’antisemitismo nel mondo. Detta così è mettere il carro davanti ai buoi. E’ come dire: parleremo di quanto noi israeliani siamo, ancora una volta, le vittime. Dopo l’incontro, Herzog detta ancora la linea: "Ringrazio il pontefice per l'accoglienza calorosa. Israele vuole la pace e sta facendo il possibile per restituire tutti gli ostaggi tenuti nella crudele prigionia da Hamas".
A questo punto il papa e il Vaticano reagiscono, smentendo tutto: a chiedere l’incontro è stato il Herzog, non il papa! E già questo non è poco. Inoltre non si è parlato solo degli ostaggi, ma, così recita il comunicato ufficiale, “è stata affrontata la situazione politica e sociale del Medio Oriente, dove persistono numerosi conflitti, con particolare attenzione alla tragica situazione a Gaza. Si è auspicata una pronta ripresa dei negoziati affinché, con disponibilità e decisioni coraggiose, nonché con il sostegno della comunità internazionale, si possa ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, raggiungere con urgenza un cessate-il-fuoco permanente, facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, come pure le legittime aspirazioni dei due popoli. Si è parlato di come garantire un futuro al popolo palestinese e della pace e stabilità della Regione, ribadendo da parte della Santa Sede la soluzione dei due Stati, come unica via d’uscita dalla guerra in corso. Non è mancato un riferimento a quanto accade in Cisgiordania e all’importante questione della Città di Gerusalemme”.
Dunque Leone non ha affatto parlato dell’antisemitismo nel mondo, dal momento che la critica al governo israeliano non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo; ha messo a tema anzitutto la situazione di Gaza, poi, oltre ovviamente agli ostaggi (le cui famiglie, va ricordato, spingono per una soluzione negoziale e avversano la guerra di Netanyahu), ha toccato almeno altri 5 punti dolenti per Israele: 1) la ripresa dei neogoziati che Netanyahu continua a rifiutare, nonostante le pressioni di buona parte della sua opinione pubblica e di molti militari; 2)l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari (la Santa Sede ha fatto capire più volte di non credere alla narrazione secondo cui la morte per fame dei gazawi è responsabilità di altri, o, addirittura, un falso); 3) “il futuro del popolo palestinese” e i due stati; 4) la questione della Cisgiordania, sotto attacco nonostante non vi sia Hamas, e con attacchi violenti anche ai cristiani; 5) la questione di Gerusalemme, che per la santa Sede, dai tempi di pio XII, dovrebbe essere a statuto internazionale e non possesso degli israeliani.
Quanto infine alla “calorosa accoglienza” dichiarata da Herzog e rilanciata da giornali come il Foglio, adusi alla falsificazione, bastino le immagini delle foto ufficiali: Leone tiene sempre un volto scuro e una distanza di sicurezza. Non apprezza affatto né le menzogne né l’imboscata. Davanti alle telecamere, di solito si sorride: Leone non lo ha fatto neppure una volta.
Francesco Agnoli
3 commenti:
La statuetta alle spalle dei fotografati è quella di Martin Lutero?
Questi fanno sempre gli intelligentoni scaltri. Anche basta!
Come non sono certo filo-israeliano, ho una vera e propria fobia verso l'Islam e il modo in cui viene vissuto. Non so proprio se convenga essere davvero filo-palestinesi: vorrebbe dire essere filo-islamici, con la situazione attuale.
Purtroppo gli stati crociati non possiamo restaurarli...
Deliberatamente uso da qui un tono un po' umoristico. ma dovrei dire davvero a quel professore che aveva immaginato un "conclave fantasma per dare un successore a Benedetto XVI" di immaginarsi piuttosto un Principato di Antiochia al posto della Siria, una Contea di Tripoli al posto del Libano (dove almeno cattolici ci sono davvero e qualcosa contano davvero) e un Regno di Gerusalemme rimasti fino ad oggi: forse non sarebbero ancora monarchie ma degli stati cattolici in quell'area forse la renderebbero meno instabile.
No, io tempo di scrivere ucronie non ce l'ho.
Converrebbe all'Ufficio stampa vaticana immediatamente diramare la
notizia delle richieste di incontro?
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