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giovedì 11 settembre 2025

Il demonio in cattedra: la Costituzione anfibologica e il trionfo del potere sull'ordine delle cose

Il rovesciamento culturale di oggi: chi denuncia il male rischia di essere accusato di atteggiamento discriminatorio. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Il demonio in cattedra: la Costituzione anfibologica
e il trionfo del potere sull'ordine delle cose


La vicenda che ha visto protagonista un docente di storia e filosofia in un liceo di Palermo, sospeso dall’insegnamento e privato della retribuzione per avere richiamato una studentessa che indossava un crocifisso capovolto e dichiaratasi "satanista", non è un mero fatto di cronaca scolastica, ma un caso paradigmatico della torsione a cui viene sottoposto il diritto costituzionale positivo che ha rinnegato l'ordine oggettivo delle cose, piegandosi a criteri contingenti e fluidi.

Il Tribunale Ordinario di Palermo-sezione lavoro, nel respingere il ricorso del docente e nel confermare la sanzione, ha fondato la propria decisione su tre capisaldi: 1) la violazione della dignità della studentessa; 2) la lesione della sua libertà religiosa; 3) la contrarietà del comportamento ai principi di laicità della scuola pubblica.

Ognuno di questi elementi, se analizzato alla luce anche della sola Costituzione positiva, rivela gravi aporie. In primo luogo, la dignità, evocata implicitamente dall’art. 2 Cost. quale principio inviolabile della persona, non può essere ridotta a sentimento soggettivo di offesa o turbamento. Se la dignità si trasforma in pura percezione individuale, essa perde la sua funzione di limite e fondamento del diritto per diventare arbitrio. Il docente non ha umiliato la studentessa in quanto persona: ha denunciato il significato oggettivo di un simbolo, il crocifisso rovesciato, che, nella tradizione occidentale, è legato a pratiche sataniste e, dunque, ad un paradigma anti-cristiano.

Equiparare questa denuncia a discriminazione significa confondere l’offesa alla persona con la critica a un simbolo e ai valori che esso evoca. In questo scarto semantico si annida un vero e proprio capovolgimento del senso costituzionale della dignità.

In secondo luogo, la libertà religiosa, garantita dall’art. 19 Cost., non si configura come pretesa a non essere mai criticati per le proprie scelte, né come diritto assoluto all’immunità da giudizi contrari. La libertà di manifestare il proprio credo comporta, per intrinseca logica, la possibilità che esso sia discusso e contestato nello spazio pubblico.

In questo caso, la studentessa ha proclamato pubblicamente la propria appartenenza al satanismo; non si può, allora, invocare la tutela della riservatezza ex art. 2 e art. 8 CEDU, come se l’identità religiosa fosse rimasta nella sfera privata. La scelta, infatti, di rendere pubblico un orientamento religioso lo espone legittimamente al confronto critico. Negare questa possibilità significa rovesciare la libertà religiosa in una forma di intangibilità dogmatica, contraria al principio di pluralismo che la stessa giurisprudenza costituzionale ha sempre riconosciuto come essenza della "giacobina" laicità repubblicana.

In terzo ed ultimo luogo, il richiamo al principio di laicità, elaborato dalla Corte costituzionale come "principio supremo" (sent. n. 203/1989), è qui radicalmente travisato. La laicità non equivale a neutralizzazione del religioso, né tantomeno a silenziamento di chi richiami il valore di un simbolo o metta in guardia da pratiche che hanno un impatto sociale. La laicità, intesa come imparzialità dello Stato nei confronti delle diverse confessioni, si traduce nel garantire lo spazio del confronto, non nell’espungere dal discorso pubblico ogni giudizio critico.

Presentare la censura del male come violazione della laicità significa utilizzare il principio come strumento ideologico di sterilizzazione del dissenso, piegando la scuola pubblica a un paradigma di neutralità apparente che è, in realtà, opzione culturale sostanziale. Il cuore della vicenda sta proprio in questo rovesciamento: l’insegnante, che in forza dell’art. 33 Cost. gode di libertà di insegnamento e del dovere di educare criticamente, è stato colpito proprio nell’esercizio di quella libertà, in nome di una concezione deformata della dignità, della libertà religiosa e della laicità.

Chi ha denunciato il pericolo insito in pratiche legate al satanismo è stato sanzionato in modo assurdo e vergognoso dall'amministrazione scolastica come discriminatore. Chi ha posto un argine morale è stato trattato come violatore di diritti.

Si manifesta così, in controluce, il "dramma" del costituzionalismo: esso, rinunciando a riconoscere la Costituzione naturale (Aristotele, De Maistre, Castellano) in quanto radica il Testo findamentale nel potere che lo pone (sia esso la sovranità popolare, sià esso la sovranità della Nazione), si pone come via per assicurare il vitalismo sociale con tutti i suoi contraddittori contenuti.

La Costituzione, in questo modo, favorisce l'indifferentismo, rivelandosi un testo anfibio, interpretabile in modo contraddittorio, capace di giustificare tanto la libertà di insegnamento quanto la sua compressione, tanto il pluralismo quanto la censura, a seconda dell’egemonia culturale dominante. È la plasticità dei principi, non più radicati in un fondamento stabile, che consente di trasformare la denuncia del male in discriminazione e la critica in intolleranza.

Non sorprende, dunque, che in un contesto di costituzionalismo modulare si giunga a un esito simile: quando la Costituzione non è più radicata nell’essere ma nel potere, il diritto non custodisce la verità, ma nega chi la richiama. È questo il volto amaro di un ordinamento che, smarrito il legame con l’ordine naturale, diventa specchio delle forze che lo dominano.
Daniele Trabucco

1 commento:

Anonimo ha detto...

Presumo che la famiglia della giovane se non seguace dei satanisti sarà simpatizzante, quindi si scelga una scuola satanista così si troverà tra i suoi simili. No? Perché mettere la minore in contraddizione con la cultura italiana che è cattolica? Nella scuola italiana esiste anche l'insegnamento della religione cattolica che non si sposa nè per dritto, nè per rovescio con il satanismo. E pur essendo un insegnamento non obbligatorio gli insegnanti di religione hanno sempre testimoniato che a seguire questa materia sono le menti migliori delle classi. È bene però che la studentessa in questione cresca nella cultura satanista prossima all'ambiente dove è nata, cresciuta e vive. Per evitarle dissonanze pedagogiche.