Nota preliminare per chi, respingendo in toto il Concilio, pone l'accento sui frutti amari...
I frutti del Vaticano II meriterebbero un discorso a parte. In sintesi si può dire che bisogna anzitutto isolare le innovazioni dottrinali non accettabili, che (eccetto la collegialità) si trovano in testi privi di autorità dogmatica, come quelli sull'ecumenismo, sulla libertà di coscienza e sulle religioni non cristiane. Poi occorre segnalare i passi ambigui o discutibili, che rappresentano delle falle o degli spiragli per giustificare la successiva sovversione che del Concilio si è fatta scudo. Infine si può apprezzare il beneficio consistente non tanto in un progresso dottrinale, quanto in un modo nuovo di presentare la Chiesa e la sua fede, il quale ha consentito, in chi era ben disposto e ancorato alla dottrina tradizionale, un'adesione più profonda e personale al deposito trasmesso dalla Tradizione.
E' vero che, storicamente, una minoranza prese surrettiziamente il controllo delle procedure e delle commissioni per introdurre nei testi i germi della dissoluzione, ma non poté imporre completamente la sua visione distorta, tanto è vero che i documenti citano continuamente la Scrittura, i Padri e il Magistero precedente. Un approccio equilibrato al Vaticano II richiede certo una buona preparazione teologica, che non tutti hanno; per questo raccomando la lettura critica che ne fanno padre Lanzetta, monsignor Gherardini e (dal punto di vista storico) il professor De Mattei.
Fiant dies eius pauci, et episcopatum eius accipiat alter
(Sal 108, 8).
Pregare con queste parole ispirate dallo Spirito Santo: se non altro possiamo fare questo. Quando si ha di fronte un muro di gomma, a che serve protestare o argomentare? Quando dall’altra parte si evita sistematicamente di entrare nel merito delle questioni e ci si sottrae regolarmente al confronto dirottando il discorso su psicologismi stantii miranti a squalificare l’obiettore, tacciato di rigido, fariseo, insensibile e ottuso…? Quando l’interlocutore ha una mentalità idealistica e gnostica che pensa la realtà in termini di processo intrinseco alla storia, indipendente dal volere e dall’agire degli individui, consacrandolo con l’etichetta di Spirito Santo…? Quando tale individuo giustifica le sue aberrazioni come naturale maturazione di un concilio per molti aspetti controverso, le cui “aperture” avrebbero innescato un motus divenuto proprio con lui – vedi caso – in fine velocior…? Quando costui utilizza machiavellicamente tutto (comprese le opposizioni) a proprio vantaggio, perché per lui l’unica cosa che conta è raggiungere l’obiettivo, non importa con quali mezzi…?
Il 9 aprile scorso avevamo previsto che l’Amoris laetitia in ogni caso si sarebbe imposta: in bene o in male, se ne sarebbe comunque parlato – ed era quello che si voleva, perché il semplice fatto che si discutesse di certe cose, fino allora inammissibili, le avrebbe rese a poco a poco accettabili, poi normali e infine obbligatorie. Provi ora un prete a negare l’assoluzione a un divorziato risposato civilmente… il più zelante e solerte a crocifiggerlo potrebbe essere proprio il suo vescovo. La situazione si è capovolta: è il peccatore che ha ragione. Anche i pochi presuli coraggiosi sono severamente rintuzzati da confratelli più “misericordiosi” che sono scesi dalla montagna per condividere i tormenti della gente di pianura (ma non si sognano nemmeno di scendere dai loro piedistalli, su cui si saranno magari arrampicati con grandi discorsi su fede e ragione, prima che il cambio della guardia facesse loro voltar pagina buttandosi su poveri e perdono). È in atto una vera e propria gara a chi è più bergogliano di Bergoglio: semplicemente grottesco…
Tutto il nostro sostegno, per quello che può contare, va naturalmente ai quattro cardinali che hanno espresso e reso pubblici i loro dubia sulle sconcertanti affermazioni del Capitolo VIII della citata esortazione al peccato, che cancellano con un tratto di penna la dottrina cattolica sul matrimonio definita da Vangelo, Tradizione e Magistero. Unica, nobile perorazione contro l’inqualificabile gogna mediatica che si è immediatamente scatenata contro di loro, la parola limpida, documentata, incontrovertibile di monsignor Athanasius Schneider, solitario quanto impavido paladino della verità di Cristo. L’indiretta risposta dell’interpellato ai cardinali – se di risposta si può parlare – si appella al flusso della vita (?): ciarpame esistenzialoide, una zavorra intellettuale e morale di cui credevamo di esserci definitivamente sbarazzati, con il tramonto di quell’epoca di delirio che ha accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di chi scrive; e invece eccolo riapparire intatto in tutta la sua irragionevolezza, riesumato dagli archivi di ambienti culturali talmente avanzati che sono rimasti fermi a quarant’anni fa, senza nemmeno accorgersi dei due pontificati precedenti. Ma in che lingua volete parlare con quel folle? Qualche malcapitato potrà tutt’al più beccarsi un’esplosione d’ira di quelle che, secondo fonti interne, si verificano un giorno sì e l’altro pure. Si è anche parlato di un eventuale atto formale di correzione del Sommo Pontefice: del tutto legittimo nel caso presente, ma stavolta ci vorrebbe qualche prelato in più, che non fosse ormai fuori gioco o senza più nulla da perdere. Stiamo a vedere che succede; se qualcuno ha ancora del fegato, batta un colpo.
Nonostante le apparenze, siamo alle prese con un’astuzia mefistofelica che sta imponendo uno spirituale sistema totalitario, tale da non ammettere la minima eccezione. Pensate alla decisione unilaterale, di cui si vocifera da mesi, di erigere una prelatura personale per la Fraternità San Pio X: che sia un modo per metterne i membri davanti ad un aut… aut in cui saranno costretti a scegliere tra due opzioni entrambe letali? «Io ti offro senza condizioni una soluzione che nessun papa ti ha mai proposto prima, dimostrando così al mondo una generosità inaudita. Ma, se accetti, da quel momento in poi mi dovrai obbedire sottomettendoti alla disciplina vigente, da cui finora eri di fatto esonerato; se invece rifiuti, ciò si potrebbe considerare un atto formale di rottura della comunione ecclesiastica e ti scomunicheresti da solo, attirandoti biasimo e condanna universali. In ogni caso sarebbe la fine della Fraternità, se non immediata, almeno prossima; io però passerò alla storia per aver voluto risolvere la questione con un gesto di liberalità senza precedenti». Chi avrà deciso di entrare nella nuova struttura, rischierà di essere gradualmente assimilato o rinchiuso in una riserva; chi avrà deciso di restarne fuori, se finora c’era un dubbio, a quel punto risulterà scismatico a tutti gli effetti. In parole povere, l’offerta potrebbe rivelarsi uno scacco matto: non si potrà non scegliere, ma comunque si sarà scelto, sarà una catastrofe.
Questo destino, d’altronde, è segnato se uno intraprende una strada senza sbocco e non vuol sentir ragioni. Non si può vivere nella Chiesa come se l’ultimo concilio non ci fosse stato. Dato che non ha carattere infallibile, ma si presenta con l’inedita qualifica di pastorale, è ben consentito criticarne le affermazioni problematiche, ma non ci si può comportare come non fosse avvenuto, salvo per demolirne i testi anche in ciò che è accettabile. Il Magistero posteriore al 1958, poi, non è un semplice pretesto per la caccia all’errore, quasi fosse un gioco enigmistico su cui testare la propria intelligenza e sfoggiare la propria dottrina; esso richiede certo circospetta vigilanza – e questo è senz’altro paradossale – ma non lo si può rigettare a prescindere. Senza questa esclusione assoluta, l’accordo si sarebbe forse potuto raggiungere molto prima; ma ciò presuppone qualche concessione da ambo le parti. Se una delle due è convinta di detenere infallibilmente la verità perché ripropone la dottrina cattolica in una forma immodificabile, un accordo è impossibile; in effetti non c’è stato, finché il gioco era ancora aperto. Ora probabilmente non c’è più tempo: è arrivato qualcuno che, a quanto pare, sta tendendo una trappola a cui non si può sfuggire.
Applicando una griglia concettuale rigida a testi che cercano di stabilire un ponte con la cultura e la mentalità contemporanee, si trovano contraddizioni con il Magistero precedente anche dove non ce ne sono. Non si finirà mai di deplorare il lavoro surrettizio e mistificatorio di chi ha iniettato nei documenti del Vaticano II i germi del conciliarismo, della religione cosmica e del culto dell’uomo, che hanno disintegrato la fede in milioni di cattolici; ma bisognava pur trovare un modo per attenuare la crescente distanza con la società odierna, pur senza rinunciare, ovviamente, alla propria identità e alla propria dottrina, ma cercando una maniera adeguata per poter continuare a trasmetterle in un contesto in rapido e profondo cambiamento. Questo lo sostiene uno che, in occasione della beatificazione di Pio IX, dichiarò dal pulpito e ripeté più tardi, davanti a un gesuita che lo detestava, che il Sillabo era stato profetico nel denunciare le tendenze culturali che ci hanno portato alla deriva attuale; non si può tuttavia dimenticare che chi va alla deriva e non se ne rende conto ha bisogno di essere persuaso in termini che gli siano comprensibili.
Abbiamo un immenso debito di gratitudine verso chi, con la sua strenua resistenza, ha permesso alla liturgia tradizionale di sopravvivere, così che anche noi potessimo riscoprirla e riabbracciarla per il bene delle nostre anime e per la nostra salvezza eterna. Questo semplice e sincero riconoscimento valga a dissipare qualsiasi dubbio circa un mutato orientamento o un cedimento al modernismo da parte di chi scrive: è solo l’amore della verità e la sollecitudine per il bene della Chiesa a farlo parlare, anche a costo di sollevare vespai. Chiediamo al Cuore immacolato di Maria di mantenerci insieme sulla rotta giusta, nonché di inviarci al più presto una guida universale all’altezza del compito. Ella ricompensi il merito di quanti hanno conservato per tutti noi il bene inestimabile della Messa antica, sicuro veicolo della fede che salva, suscitando in loro un salutare progresso spirituale e preservandoli dalle trappole. L’unica via d’uscita che ci è dato di intravedere è quella indicata dalla Sacra Scrittura: «Siano pochi i suoi giorni e il suo incarico lo prenda un altro».
46 commenti:
Scacco matto solo se si fanno i conti senza il Soprannaturale...
Spero che sia su questa visione così onesta e su questa esperienza dottrinaria così sofferta, maturata con lo studio e la preghiera,che chiarisce un percorso sia pure personale,che si possa aprire un dibattito serio e corretto scevro da estremizzazioni. Il mio ringraziamento personale a don Elia per la pazienza, la sapienza e lo sforzo col quale ci invita al ragionamento ed alla santificazione attraverso la scoperta e/o la riscoperta della liturgia di sempre. Buon Avvento a tutti nei cuori di Gesù e di Maria.
Il Card Leo Burke ha incontrato il veggente di Anguera (Brasile), il quale stà ricevendo messaggi dalla Madonna che ci informa di Bergoglio quale impostore. Non è un caso che questo eccellente Cardinale abbia fatto questo straordinario incontro.
Noi siamo qui, non per vincere il nemico ma, per cercare di creare una mentalità che naturalmente renda vane, insignificanti, goffe, ripetitive, obsolete le armi del nemico. E alla mentalità partecipano tutti: chi scrive l'articolo, chi lo legge, chi lo commenta qui o con un suo amico o su un altro blog, chi ne coglie una parola, chi una sola frase, chi l'intera argomentazione. Nella certezza che, il nostro essere, il nostro impegno nascosto, ignoto al mondo, come la preghiera delle e dei claustrali,è la cooperazione che la Santa Trinità si aspetta da noi: la cerca e la sostiene.Alla fine di J.M.B. non mi interessa più di tanto, anzi per nulla; quello che mi interessa è fare le pulci nelle teste e nei cuori infestati. E questa è una buona palestra per imparare a spulciare il prossimo, secondo misericordia e con misericordia, anzi con amore appassionato.
P.S. J.M.B. è esempio vivente di una mentalità:un orecchiante; questa è stata anche la condizione di molti di noi, mia sicuro. Ora che stiamo guarendo, ci diamo da fare per creare una mentalità che sia Via, Vita e Verità. E chi vuole possa risanarsi.
@irina
Perchè non siamo qui per vincere il nemico? che affermazione è? è quantomeno strana perchè invece è nostro dovere, nel limite delle nostre possibilità, di vincere il nemico. Il nemico non deve avere più "cittadinanza" nel "luogo" in cui si trova ora. Da lì deve sparire.
La prima lettura di oggi fornisce una possibile chiave interpretativa della "partita a scacchi".
Di monti è piena la terra, ma uno solo è il monte del Signore.
Molti possono salire qua e là salvo, giunti in cima, accorgersi d'aver sbagliato strada.
Se Dio dà un appuntamento in cima a una montagna, a che giova andare altrove?
All'inferno, lo dice anche Papa Francesco, ci va solo chi sceglie di andarci... Verissimo!
Dio non ci manda nessuno. Però se siamo noi a non andare dove ci aveva chiamato, non è una scelta?
Se siamo noi a seguire chi ci guida sulla montagna di un altro dio, con chi ce la prendiamo?
Il monte del Signore è il monte della legge. Scritta sulla pietra, perché sia indelebile.
Sciocco chi amasse la legge, ma per nulla sciocco Chi ama chi l'ha data!
Sciocco chi amasse la montagna, ma per nulla sciocco chi ama Chi ha dato appuntamento su una!
I comandamenti sono l'attrezzatura per permettersi certe escursioni: zaino, scarponi, piccozza, ricambi, energetici, borraccia, corde, cappello, guanti, occhiali da sole...
I sacramenti sono i segni che lungo il sentiero punteggiano di familiarità ciò che potrebbe essere ostile e pericoloso: rifugi, cartelli, sorgenti, ponticelli, vie attrezzate, pile di sassi, bolli rossi...
Il vangelo è come la mappa e il telefonino, per essere in contatto con la salvezza...
Ecco perchè i comandamenti, incisi nella pietra, indelebili, ci proteggono lungo la salita (servono a noi...) all'unico monte al quale siamo chiamati da Dio, differente da tutti gli altri... Se strapperemo la mappa, se usciremo dal sentiero, se faremo a meno di questo o quel comandamento, se snobberemo i segni e gli aiuti lungo il cammino, finiremo o su un altro monte o nei dirupi di quello giusto.
E quando improvvisamente saremo colti dalla tempesta o dall'oscurità, se non ci saremo fatti amici gli angeli attraverso l'umiltà del buon montanaro, sarà un inferno che avremo scelto noi.
La notizia di Anonimo delle 10:13 è confermata?
Anonimo 11:01
Irina, quando dice non siamo qui per vincere il nemico, mi pare ovvio che si riferisca alla compagine che ci si oppone e intenda che non ci interessa imporci sul piano materiale o dialettico ma esplorare comprendere smascherare riaffermare...
Il "nemico" spirituale è altra cosa. Quello dobbiamo e possiamo vincerlo nel Signore.
L'incontro con Pedro Regis del Card Burke
https://linformatoreweb.wordpress.com/2016/11/25/burke-incontra-il-veggente-di-anguera-cui-prodest/
ho trovato anche questo, solito caos della rete.
http://www.madonnadianguera.it/news/2016/11/23/comunicazione-ufficiale-le-apparizioni-di-anguera-e-papa-francesco-importante/
Che il card.Burke abbia incontrato il veggente dovrebbe cmq essere vero.
"E' vero che, storicamente, una minoranza prese surrettiziamente il controllo delle procedure e delle commissioni per introdurre nei testi i germi della dissoluzione, ma non poté imporre completamente la sua visione distorta, tanto è vero che i documenti citano continuamente la Scrittura, i Padri e il Magistero precedente".
Caro Don Elia,
Pilato ha detto a nostro Signore che aveva il potere di liberarlo e Nostro Signore gli ha risposto che non avvrebbe questo potere se dall'Alto non gli fosse concesso. Lo stesso accade con le procedure e le comissione, questa minoranza non avvrebbe questo potere se dall'alto non gli avesse ricevuta. Quindi, ha maggiore colpa chi ha dato potere a questa minoranza che la propria minoranza che gli ha esercitato. Qui possiamo parlare chiaramente dei partecipanti di questa minoranza: erano tutti membri della Nouvelle Théologie (qui nel blog esiste un testo dal Prof. Paolo Pasqualucci di commento all'articolo dal Padre Garrigou che denuncia la NT dove questo è chiaro) che prima hanno partecipato del Concilio come periti e dopo quase tutti sono stati creati cardinali. Se vede che i peccatori avevano ragioni già nel tempo del Concilio. Così non se tratta di un capovolgimento ma si di uno approfondimento.
Il problema più evidente nel post-Concilio non è l'ecumenismo, la libertà religiosa e la colegialità episcopale ma che il magistero se rifiuta ad essere la regola prossima della fede. Per questo davanti ai problemi del Concilio questo nuovo magistero ci dice per interpretalo alla luce della tradizione. Il problema è che non esiste una tradizione dove l'intera Chiesa interprete un Concilio ecumenico, non esiste una tradizione dove non esista un magistero quale organo della tradizione che l'interprete. Questa tradizione non se trova nella Chiesa Cattolica ma si nel protestantesimo e nella nouvelle theologie che fanno delle regole remote la regola prossima della fede. Karl Rahner ha detto che "il Denzinger non è fonti di rivelazione", però, è fonti delle definizioni della Chiesa. Quindi, quale il valore delle definizione del magistero della Chiesa per questa teologia che rifiuta il magistero in linea di principio?
Niente contro te D. Elia. Il problema è che nessuno (o pocchi) prendono in considerazione il problema della Nouvelle Théologie al parlare della continuità tra Concilio e Tradizione. Anche se si elimina la nouvelle théologie della questione il Papa Francesco è uno che non ha ricevuto la formazione tradizionale. Quindi, se il non avere la formazione tradizionale può rendere nulla la consacrazione nel NOM, come dicono gli cardinali Ottaviani e Bacci nel Breve esame critico, che cosa se può dire di un vescovo e uno Papa dell'esercizio del magistero?
Colegialità episcopale, ecumenismo e libertà religiosa sono dei problemi grave ma non tanto grave quanto il problema del cambiamento dal modus operandi dal magistero. Ciò che vediamo con l'AL é appena la ripetizione di quanto ha accaduto nel Concilio. Se Giovanni XXIII ha favori i membri della nouvelle théologie, Francesco ha favorito Kasper e quelli che seguono la sua teologia. Come nel Concilio una minoranza è stata scelta per il Papa per ha preso il controllo delle procedure e le comissioni anche nell'ultimo sinodo è staso così. È una questione di principio che se non è risolta sempre accadrà nuovamente.
Un caro saluto dal Brasile
@ Anonimo 11:01
@ mic 13:25
Scusate il ritardo.
Nei fatti noi possiamo fare molto poco; possiamo continuare a fare quello che stiamo facendo qui, suppongo anche nel nostro ambiente, e farlo sempre meglio.
Queste nostre azioni apparentemente insignificanti,sono il contributo al cambio di mentalità che ognuno di noi sta cercando di innescare, nutrire e diffondere.Ognuno di noi è importantissimo, come cinghia di trasmissione di una mentalità sana, diversa dalla decadente e malata che respiriamo ogni giorno.Il continuo lavorare su i nostri pensieri, parole ed opere: con la preghiera, con la volontà di essere ogni giorno migliori seguaci di NSGC nei nostri pensieri, nelle nostre azioni sempre più virtuose, tutto ciò crea una mentalità più pulita, più sana, più vivibile. Sono certa che a questo ci chiama nostro Signore se lascia la situazione assurda di J.M.B. e compagni, è come se NSGC ci mostrasse il grado di inquinamento delle anime al quale siamo arrivati.Noi dobbiamo disinquinare la mentalità, togliere e mettere le persone ci penserà Lui.
Condivido anche questo articolo di don Elia, sebbene con una una precisazione.
Sono convintissimo anche io che equilibrio e ragione sono necessarie per vedere la verità e non cadere nell'errore da ecessione irrigidimento.
Sul CVII abbiamo discusso parecchio, ma penso che cogliere l'unico lato positivo messo in evidenza nell'articolo ci serva a vedere meglio.
Non condivido, invece, l'inutilità delle esternazioni contro il "muro di gomma" di Bergoglio & C..
È vero che non torneranno mai sulle loro posizioni nemmeno se venisse Gesù in persona e che più insisti e più loro si irrigidiscono, forti delle cariche di potere che hanno.
Ed è anche vero che noi fedeli siamo esclusi da questioni ecclesiastiche, che non ci competono direttamente perché non siamo parte del clero, che la Chiesa è di Cristo, che la preghiera è arma potente e che non dobbiamo diventare come i nostri nemici, comettendo per reazione errori opposti e perdendo la lucidità.
Sono convintissimo di questo.
È anche vero, pero', che e' importante manifestare COMUNQUE il rifiuto di seguire Bergoglio & C. nelle loro eresie e nella direzione che stanno imponendo alla Chiesa di Cristo.
Devono saperlo, anche se non si ravvedono e ci perseguiteranno.
Sono importantissimi i 4 cardinali ed è importantissimo uno spazio come questo, probabilmente visitato anche dagli iscarioti del Vaticano
È importante continuare a manifestare la fedeltà al magistero perenne e la contrarietà al 'bergoglianesimo luterano', sebbene senza polemiche sterili e senza pretese di convincerli.
Se ne fregano e vanno avanti, "dormo lo stesso" dice il vescovo di Roma con la strafottenza del bullo di quartiere, ma sa e deve sapere che alcuni non lo seguono e trovano eretiche le sue posizioni.
Dice don Elia:
"Ma in che lingua volete parlare con quel folle? Qualche malcapitato potrà tutt’al più beccarsi un’esplosione d’ira di quelle che, secondo fonti interne, si verificano un giorno sì e l’altro pure. Si è anche parlato di un eventuale atto formale di correzione del Sommo Pontefice: del tutto legittimo nel caso presente, ma stavolta ci vorrebbe qualche prelato in più, che non fosse ormai fuori gioco o senza più nulla da perdere. Stiamo a vedere che succede; se qualcuno ha ancora del fegato, batta un colpo".
"...Si è anche parlato di un eventuale atto formale di correzione del Sommo Pontefice: del tutto legittimo nel caso presente, ma stavolta ci vorrebbe qualche prelato in più, che non fosse ormai fuori gioco o senza più nulla da perdere. Stiamo a vedere che succede; se qualcuno ha ancora del fegato, batta un colpo".
Tutto vero, ma con una precisazione.
Anche se non ci fosse un prelato in più, se le lotte non porteranno risultati concreti, se purghera' gli oppositori come i suoi cari comunisti che stima tanto ("non c'è contraddizione" dixit), non importa: deve sapere comunque che ci siamo e cosa pensiamo.
E poi un atto formale di correzione del papa sarebbe comunque molto grave e passerebbe alla storia. Un segno lo lascerebbe.
E anche se i prelati sono fuori gioco e contano poco, non importa: nei sistemi totalitari chi si oppone viene subito messo in fuori gioco e perde tutto
Però diventa un seme che produce frutti spirituali.
Prego per un'opposizione cristiana.
I cristiani durante le persecuzioni lottavano non rinnegando la loro fede.
Rispettosi, pacifici, pronti al perdono, capaci di porgere l'altra guancia, ma che manifestavano la loro fede anche a costo del martirio.
Ci avviamo a questo, lo dicono anche le profezie.
Intanto scriverò ai 4 cardinali per manifestare loro la mia stima.
Anche loro devono sapere che non sono soli. E'importante.
ma sa e deve sapere che alcuni non lo seguono e trovano eretiche le sue posizioni.
Ma devono saperlo anche coloro che si lascerebbero trascinare se non ci fosse nessuno a riaffermare la verità.
C'è molto da approfondire anche sulle riflessioni di Irina.
Credo che dobbiamo guardare in faccia la realtà per fare o confermare le scelte fondamentali.
Perfettamente d'accordo con te, Luigi: grazie delle tue precisazioni.
A volte una certa foga retorica mi spinge a sottolineare una costatazione in modo un po' unilaterale, ma non penso certo che sia tutto inutile. Anche se Bergoglio & C. ci ignorano e non cambiano linea, devono sapere che non tutti sono d'accordo; questo è proprio ciò che si teme di più in un sistema totalitario, che per reggersi deve eliminare qualsiasi dissenso. Inoltre la difesa della verità, come osserva giustamente Mic, è pure necessaria a tante anime che si lascerebbero confondere, se non udissero alcuna voce contraria. Siamo qui per questo e dobbiamo continuare a parlare, finché ce lo lasceranno fare. E poi, non ultimo, Dio e l'Immacolata si servono di chi si offre loro come strumento in modi che ignoriamo e in vista di risultati che nemmeno immaginiamo.
# Ma quali sarebbero le parti valide del Vaticano II? Si possono fare degli esempi concreti? La teoria e la pratica non collimano.
Si enuncia un principio che appare indubbiamente valido, in teoria: non si puo' tornare come nulla fosse al "preconcilio", bisogna riconoscere tutto quello di accettabile che c'e' nel Vaticano II. Questo, in soldoni (riassumo alla buona). Secondo me, ci troviamo di fronte al classico caso nel quale cio' che e' giusto in teoria rischia di essere di assai difficile attuazione in pratica. E non per cattiva volonta' degli uomini ma per la natura stessa della cosa. Data appunto la natura spinosa e difficile dell'argomento, se inquadrato dal punto di vista pratico, mi sforzero' allora di fare io un esempio concreto.
Prendiamo la costituzione SAcrosanctum Concilium sulla sacra liturgia. Andrebbe conservata in blocco? No di certo. In diversi suoi articoli appare l'incitamento ad adattare la liturgia alle esigenze del mondo moderno, a ridurla in una forma piu' semplice adatta alla mentalita' moderna e in tempi rapidissimi (art. 4, 21, 24 [un ritornello martellante: "per promuovere la riforma, il progresso, l'adattamento della sacra liturgia, e' necessario etc.], 24 "I libri liturgici siano riveduti quanto prima....", 34,50,79,90...). Inoltre, e per esigenze di spazio non cito altri articoli per esteso: sembra svalutare la pieta' privata e i pii esercizi (art. 13), mantiene il latino ma introducendo numerose eccezioni, concede, cosa gravissima, il principio dell'introduzione di innovazioni (creativita') sotto il controllo della S. Sede e per un adattamento all'indole e alle tradizioni dei popoli (art. 22, 23, 37-40), introduce la nozione ambigua di "mistero pasquale", parla del celebrante come di un "presidente dell'assemblea (art. 33) e sembra anche alludere ad una concelebrazione dei fedeli (art. 48). E potrei continuare. Conclusione: se si tolgono le parti dubbie o contrarie alla tradizione (creativita', aggiornamento, semplificazione dei riti, acculturazione) cosa resta di questa costituzione? Niente o quasi, a mio modesto avviso.
C'e' poi il problema della Messa NO che deriva proprio dalla costituzione sulla riforma liturgica, dal suo spirito e dalla impostazione da essa suggerita. Assieme stanno e assieme cadono. Se la Chiesa, per grazia di Dio, ritornasse finalmente all'unica vera Messa cattolica, quella VO, la costituzione Sacr. Conc. sparirebbe da sola. Quest'esempio, ho apportato, per far vedere che il problema del compromesso tra passato e presente e' di difficile attuazione pratica. Per non dire, impossibile. Bisogna scegliere: hic Rhodus hic saltus. PP
Il mio commento all'articolo di don Elia è qui:
http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/11/ipsa-conteret-lo-scacco-matto-satana.html
Lo "scacco matto" è solo un'ipotesi. Il senso è che il rifiuto dell'accordo, dopo una concessione incondizionata, potrebbe apparire come un'autoscomunica ed essere sfruttato come tale. D'altra parte il tritacarne in cui stanno facendo passare gli istituti di orientamento tradizionale già riconosciuti non fa sperare in bene, perché è in totale contraddizione con l'apertura alla FSSPX. Per non risultare impopolare Bergoglio sa servirsi molto bene dei suoi collaboratori di Curia per fare il lavoro sporco.
In ogni caso, se siamo veramente arrivati ad una fase escatologica o apocalittica, è chiaro che le questioni da me sollevate perdono mordente; ciò che intendo sottolineare, comunque, è che la fedeltà alla Tradizione e l'impari lotta che abbiamo davanti esigono una relazione autentica e profonda con Cristo, alla quale non basta la chiarezza intellettuale o il perfezionismo formale.
Mi rendo conto che il principio da me indicato, riguardo al CVII, sia di attuazione estremamente difficile, ma di fatto la stragrande maggioranza della Chiesa è stata profondamente influenzata dalla lettera e dallo "spirito" del Concilio e non la si può abbandonare al suo destino. Per rispondere all'esempio citato, la SC, pur essendo piena di "crepe" inserite apposta per forzare gli eventi in una determinata direzione, ha comunque il merito di aver inquadrato la liturgia nell'opera di salvezza e di aver stimolato una partecipazione più vitale e consapevole ad essa, liberandola da una visione a volte troppo giuridica - se non naturalistica - di culto da rendere alla divinità con un'insufficiente influsso sull'esistenza dei credenti. Non sono poi del tutto sicuro che la riforma liturgica derivi automaticamente dalla SC.
Le responsabilità dei Papi del CVII, infine, sono innegabili: hanno approvato o lasciato fare. Il Magistero, di conseguenza, ha perso parte della sua forza propria di regola prossima della fede, ma non tutta; altrimenti non si spiega perché i teologi, da Rahner in poi, si siano affannati tanto a cercare di relativizzarlo o di neutralizzarlo.
# Replica di PP
1. La liturgia anteconcilio "non era inquadrata nell'opera della salvezza"? Possiamo dire che risulti questo, p.e. leggendo la Mystici Corporis di Pio XII? In che senso "non era inquadrata"?
2. "Stimolato una partecipazione piu' vitale": a giudicare dal lamento continuo sulle "chiese vuote" e sull'atteggiamento asettico che si nota spesso nelle funzioni NO, non mi sembra lo si possa dire. Per non menzionare le degenerazioni cui il rito NO, grazie al principio di creativita' e acculturamento, si e' prestato.
3. Forse e' colpa mia, ma non comprendo che cosa significhi "visione a volte troppo giuridica se non naturalistica di culto da rendere alla divinita'". Siccome frequento esclusivamente la Messa VO, la cosa mi interessa da vicino. Rendo, senza rendermene conto, un culto "troppo giuridico se non naturalistico"? Non credo che Don Elia voglia riferirsi in questo modo alla Messa VO come tale. Allora, in che senso, questo "giuridicismo" e "naturalismo"?
4. I principi fondamentali alla base della Messa NO li ritroviamo nella Sacrosanctum Concilium: un rito riformato, revisionato, che sia piu' comprensibile, piu' semplice, che consenta innovazioni (approvate dall'alto, in teoria), che sia adatto alla culture locali, alla "indole dei popoli" (tutte caratteristiche sempre escluse dal magistero della Chiesa per la liturgia). La SC mantiene il latino, e' vero, ma concede gia' numerose eccezioni per l'uso del volgare. Il cancro della "creativita'", che affligge la liturgia cattolica attuale, viene dalla SC (vedi gli articoli sopra citati), dal Concilio, non e' una creatura del Postconcilio c o n t r o il Concilio. Questa e' una leggenda, nella quale mostrano di credere anche tanti "tradizionalisti". La Messa NO va oltre la SC per cio' che riguarda il latino ma porta all'estremo lo spirito e le indicazioni della SC, non se li inventa.
5. Non ho mai detto che i Papi postconciliari hanno perso tutta la forza di magistero. Se l'avessi detto, sarei sedevacantista. Ho aderito alle censure che alcuni valenti e coraggiosi teologi hanno apposto alla Amoris Laetitia, proprio sul presupposto che esista ancora, nonostante tutto, un magistero pontificio, in grado di operare un ripensamento e un ravvedimento, a Dio piacendo. E proprio a questo fine occorrerebbe un'azione il piu' corale possibile. PP
Reverendo don Elia,
concordo con Lei, anche per la parte in cui accenna alla gara a chi trova più errori negli atti del magistero postconciliare. A dirla tutta, vi è chi indulge anche a disamine degli atti precedenti a Roncalli, contestando la riforma della Settimana Santa (peraltro a ragione, se la si guarda sub specie modernismi per così dire. Ma è evidente che non si può cadere nell'errore degli avversari, semplicemente capovolgendolo: una sorta di libero esame applicato agli atti ed alle norme papali, scegliendo quelle che più aggradano per questo o quel motivo. Per inciso, avevo io stesso formulato osservazioni analoghe in un mio articolo sul mio blog, nel Febbraio del 2014 (http://opportuneimportune.blogspot.it/2014/02/iniziative-liturgiche-discutibili-e.html).
Vi è poi un'altra osservazione che vorrei aggiungere, e che sono certo Ella condividerà, considerando che entrambi abbiamo una comune esperienza pastorale (una volta la chiamavamo cura d'anime) pluridecennale. Ed è questa: quel che di buono e di condivisibile vi è nel Concilio - e che nessuno dotato di buonafede e di equanimità può negare - si è rivelato ahimè un mero pretesto per render accettabili gli errori che i novatori volevano insinuare in un atto magisteriale di tale rilievo. Certo, nel Concilio ci sono testi edificanti ed alcuni che toccano aspetti della modernità che sino ad allora non erano ancora stati affrontati (e che forse bastava un'enciclica per esaurirli ampiamente). Ma come in una pozione avvelenata vi è sempre un liquido dolce e gradevole che nasconde l'amaro sapore del veleno, senza per questo render meno velenosa l'intera pozione; così negli atti conciliari, nella sua liturgia e del magistero papale postconciliare le cose buone che vi si incontrano non rendono meno venefici gli errori e le deviazioni. Accettare il Concilio sine glossa è impossibile, ma è quantomeno arduo - specialmente in una situazione di ignoranza generalizzata del Clero e del fedeli - discernere quanto va accettato e quanto va respinto. Ecco perché io mi sento più vicino alla Fraternità San Pio X, che ha il gran merito di aver colto questo veleno, preferendo rifiutarlo prudentemente, almeno finché non vi sia un Papa degno di tal nome che, con l'autorità datagli da Cristo, definisca una volta per tutte le proposizioni da condannare, i riti da abolire, i documenti da proscrivere.
Quanto alla cosiddetta riforma liturgica, va ricordato - ma forse Ella è troppo giovane per averlo vissuto di persona - il movimento liturgico che si sviluppo sin dall'epoca di dom Guéranger, e poi con l'apostolato liturgico, che ebbe vasto seguito ben prima del Concilio. Ancora una volta, però, quel che di buono si legge nella Sacrosanctum Concilium è caduto in Lete - come volevano gli stessi estensori del documento - mentre se ne è diffuso lo spirito, che ha portato a quell'orrore che è la liturgia riformata. Una liturgia - come sappiamo - che tutti i Papi da Paolo VI in poi hanno indicato come frutto del Concilio, imponendola a forza e cancellando il venerando rito cattolico romano. Fingere che il Concilio consista in ciò che rimane un mero souvenir degli anni Sessanta non aiuta ad individuare dove si annida la causa prima del male presente. Ecco perché mi sconcerta leggere certi encomiabili interventi di Porporati e Presuli di buona volontà, in cui essi non riescono a non infilare - a mo' di captatio benevolentiae - qualche citazione del Concilio.
Volentieri leggerò la Sua risposta, che mi onora e per la quale sin d'ora La ringrazio.
Baronio +
almeno finché non vi sia un Papa degno di tal nome che, con l'autorità datagli da Cristo, definisca una volta per tutte le proposizioni da condannare, i riti da abolire, i documenti da proscrivere.
Come giustamente osserva mons. Gherardini nella 'supplica' rivolta a Papa Benedetto XVI a conclusione del suo libro "Concilio Ecumenico Vaticano II UN DISCORSO DA FARE", caduta nella più totale indifferenza nonostante fosse stata ripresa e fatta propria da numerosi studiosi; tant'è che ne è seguito il libro: "Concilio Vaticano II. Il discorso mancato" Lindau, 2011
"... un esame di tale e tanta portata trascende di gran lunga le possibilità operative d'una singola persona, non solo perché un medesimo argomento esige trattazioni su piani diversi - storico, patristico, giuridico, filosofico, liturgico, teologico, esegetico, sociologico, scientifico - ma anche perché ogni documento conciliare tocca decine e decine d'argomenti che solo i rispettivi specialisti son in grado di signoreggiare.
A ciò ripensando, da tempo era nata in me l’idea - che oso ora sottoporre alla Santità Vostra - d'una grandiosa e possibilmente definitiva mess’a punto sull'ultimo Concilio in ognuno dei suoi aspetti e contenuti. ...
Ella potrebbe disporre che o qualche suo dicastero, o l'insieme delle Pontificie Università dell'Urbe, o un organismo unitario e di vastissima rappresentatività, assicurandosi la collaborazione di tutti i più prestigiosi, sicuri e riconosciuti specialisti in ognuno dei settori in cui s'articola il Vaticano II, organizzi una serie di congressi d'altissima qualità a Roma o altrove; o una serie di pubblicazioni su ognuno dei documenti conciliari e sulle singole tematiche di essi.
Si potrà in tal modo sapere se, in che senso e fin a che punto il Vaticano II, e soprattutto il postconcilio, possan interpretarsi nella linea d'un'indiscutibile continuità sia pur evolutiva, o se invece le sian estranei se non anche d'ostacolo.
Domani pubblicherò l'intero testo perché il suo contenuto non è affatto superato e ci offre un ventaglio di spunti interessanti.
Il mio commento ulteriore alla risposta di don Elia è qui:
http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/11/lo-spirito-e-la-lettera-del-concilio.html
“…si può apprezzare il beneficio consistente non tanto in un progresso dottrinale, quanto in un modo nuovo di presentare la Chiesa e la sua fede..”
Ho serie difficoltà ad apprezzare questi benefici, dato che questo “modo nuovo di presentare la Chiesa e la sua fede” è riuscito a tenermi fuori dalla Chiesa per moltissimi anni, nonostante la mia ricerca del Signore, e che solo grazie al vecchio stantio, fissista medioevale ecc. ecc. modo di proporre, spiegare, far vivere, anche sacramentalmente, la fede di sempre mi si è schiuso il cielo.
E siccome quello che è successo a me è successo anche a tanti (seminari chiusi, conventi e chiese in svendita sono i frutti della nuova pentecoste del CVII ) me lo spiega per favore qual è questo magnifico e molto fruttifero nuovo modo di parlare al mondo che avrebbe evangelizzato e salvato le anime come la vecchia e superata (santissima) Chiesa non sapeva più fare ?
Lei ammette che c’è stato un “lavoro surrettizio e mistificatorio di chi ha iniettato nei documenti del Vaticano II i germi del conciliarismo, della religione cosmica e del culto dell’uomo, che hanno disintegrato la fede in milioni di cattolici”, come può allora concludere che “bisognava pur trovare un modo per attenuare la crescente distanza con la società odierna” ? Il problema non è, genericamente, colmare la distanza tra Chiesa e mondo, in qualunque senso avvenga, ma è avvicinare gli uomini a Dio, tramite la Chiesa, e non invece la “chiesa “al mondo.
Lei chiama scacco matto quello architettato ai danni della FSSPX (ed è vero nelle intenzioni di chi da sempre, BVI compreso, cerca di attirarla dentro una magnifica gabbia d’oro, messa tridentina sì, per sti nostalgici elitari, ma bocca chiusa sul CVII e accettazione della nuova tradizione vivente) . Perché il mondo non capirebbe se rifiutasse tale atto di magnanimità. Ma secondo lei, in questo momento la FSSPX non è già il peggio del peggio del peggio del peggio ? Non è già, in compagnia di altri fanatici fondamentalisti cattolici, il nemico numero uno della chiesanuova dell’ammooreedellospitito santochesoffiadovevuole? Mons. Lefebvre non è stato e resta ancora scomunicato ? E soprattutto non ricorda che S.Atanasio fu ripetutamente scomunicato ? E più ancora, non ricorda che Gesù Cristo fu messo in croce tra gli sputi e lo scherno della gente ? E allora ? Lei chiama scacco matto quello che le moltitudini, indirizzate dai nuovi sacerdoti del tempio pensano ? Scacco matto le persecuzioni ferocissime ora più di allora che si subiscono nel nome santissimo di Lui ? La scacchiera, don Elia, non é su questa terra. E non è l’onore tributato da questo mondo che dà lo scacco.
Anna
"Le responsabilità dei Papi del CVII, infine, sono innegabili: hanno approvato o lasciato fare. Il Magistero, di conseguenza, ha perso parte della sua forza propria di regola prossima della fede, ma non tutta; altrimenti non si spiega perché i teologi, da Rahner in poi, si siano affannati tanto a cercare di relativizzarlo o di neutralizzarlo".
Caro D. Elia,
Il grave problema che vedo è che le nuove dottrine della colegialità, dell’ecumenismo e della libertà religiosa non vengono dal magistero ma dei teologi*. Così se vede che il punto di partenza del problema è veramente quello di non avere considerato le decisioni e definizioni del magistero pre-conciliare come regola prossima della fede e dare questo status alle risposte data per i teologi. In certo senso più che il lavoro di Rahner, e degli altri teologi, questo ha relativizzato e anche neutralizzato il magistero come regola prossima della fede. Inoltre a questo davanti ai problemi del Concilio molti hanno questo al magistero una soluzione. L’unica risposta è stata quella di “interpretare il Concilio alla luce della tradizione”. Questo nella pratica è fare della regola remota la regola prossima della fede, è dare libertà ai teologi per dare soluzioni ai problemi, è la “Teologia delle fonti” facendo “magistero”.
Oggi con Papa Francesco quello che vediamo è solo la ripetizione della storia, perchè infatti dal pontificato di Pio XII per il pontificato di Giovanni XXIII esiste rottura. Ad esempio, Pio XII nella Summi Pontificatus, la sua prima enciclica (il programa del suo governo), ha scritto:
“All'inizio del cammino, che conduce all'indigenza spirituale e morale dei tempi presenti, stanno i nefasti sforzi di non pochi per detronizzare Cristo, il distacco dalla legge della verità, che egli annunziò, dalla legge dell'amore, che è il soffio vitale del suo regno. Il riconoscimento dei diritti regali di Cristo e il ritorno dei singoli e della società alla legge della sua verità e del suo amore sono la sola via di salvezza”. Summi Pontificatus, Papa Pio XII
Già Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio, in quello famoso brano del cambiamento della relazione della Chiesa con gli errori, dice:
“...perché tutte [dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare] quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi, riponendo troppa fiducia nel progressi della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità della vita. Essi sono sempre più consapevoli che la dignità della persona umana e la sua naturale perfezione è questione di grande importanza e difficilissima da realizzare”.
Sembra che Papa Giovanni XXIII non ha vissuto sotto il pontificato di Pio XII. In 20 anni come è possibile un tale cambiamento nel vertice della Chiesa? Come spiegare questo?
Sul discorso di apertura del Concilio, nemmeno lui aveva finito e gli uomini che sembravano spontaneamente riprovare... hanno fatto un “Concilio dei mass media” e un’ermeneutica della rottura. Sono cose inespiegabile. I nefasti sforzi di non pochi per detronizzare Cristo Nostro Signore se faceva all’interno della Chiesa attraverso un Concilio. Qui ricordo che Mons. Lefebvre ha fatto molto bene in scrivere “Lo hanno detronizzato”.
Per finire, dopo il Concilio i membri delle Nouvelle Théologie hanno salito alle posizioni importanti nella Chiesa. I teologi che facevano parte della rivista Communio hanno diventato vescovi, cardinali e Papi e hanno datto le catedre dell’università ai teologi della Concilium. Quindi, come spiegare che i rappresentanti della così detta ermeneutica della riforma nella continuità hanno dato alle rappresentanti dell’ermeneutica della rottura catedre nell’università cattoliche?
Un caro saluto dal Brasile
*Per dare maggiore evidenza al problema: in quanto Papa Pio XII insegnava nella Humani Generis che il magistero doveva essere il punto di partenza per ogni teologo cattolico gli teologi della Nouvelle Théologie già ricercavano delle nuove risposte per i probleme che fuorono stati trattati nel Concilio dove sono stati accettati per il magistero (la maggioranza dei nuovi teologi hanno partecipato nel Concilio come periti).
Trovate in giro:
a)"Che differenza passa tra il Vaticano II e l'Islam?
- Nessuna. Entrambi, ciò che dicono di buono, non è nuovo e ciò che dicono di nuovo, non è buono";
b) Il Concilio [Vat. II, ovvio] è bello, perché è vario/.
Ci trovi dentro tutto/
e pure il suo contrario!
DA INCORNICIARE
"Lo ripeterò sino all'ultimo: non sta a noi definire ex cathedra cosa del Concilio è ortodosso e cosa non lo è: questo spetta solo ad un Papa degno di tal nome. Ma nel frattempo, l'insegnamento costante della Chiesa, la ragione che Dio ci ha donato e la realtà sconcertante che abbiamo sotto gli occhi ci impongono - per prudenza e per timor di Dio - di astenerci dall'abbeverarci ad una fonte inquinata. E dal metterne in guardia anche il nostro prossimo, senza mescolare quell'acqua resa torbida ed impura - per conformismo, per acquiescenza al potere o per timore di essere emarginati - alle più sante verità che ci troviamo a difendere nel momento presente."
TRATTO DA
http://opportuneimportune.blogspot.ch/2016/11/lo-spirito-e-la-lettera-del-concilio.html?m=1
"Stenderò la mano su di te, purificherò nel crogiuolo le tue scorie, eliminerò da te tutto il piombo. Renderò i tuoi giudici come una volta, i tuoi consiglieri come al principio. Dopo, sarai chiamata città della giustizia, città fedele" (Is 1, 25-26).
Questo passo scritturistico, desunto dal Mattutino di oggi, mi offre una risposta che non intende esprimere un'opinione personale, ma indicare una prospettiva soprannaturale. La situazione è talmente grave e complessa che solo un intervento divino può ristabilire la Chiesa, cosa che non ci esime certo dall'operare attivamente per predisporci ad esso con il maggior numero di persone possibile, ma ci vieta di trovare da noi soluzioni umane unilaterali e semplificatrici, che nascondono oltretutto pericoli spirituali non trascurabili.
La Chiesa è l'unico Corpo di Cristo da cui non ci si può isolare, pena lo slittare impercettibilmente su posizioni inaccettabili proprio nell'intento di salvaguardare la sana dottrina. Ci si può legittimamente domandare se non siano i novatori ad essersi separati dal Corpo mistico per peccati contro la fede, ma la maggior parte del clero e dei cattolici praticanti sono soggettivamente in buona fede e non si può porli davanti all'alternativa tra l'andare in malora e il fare uno sforzo impossibile per ritornare a una liturgia che ignorano completamente. Questa svolta, per grazia divina, è stata possibile ad alcuni, fra i quali siamo anche noi, ma non si può chiedere a tutti. Il veleno iniettato nei testi conciliari è stato ormai bevuto e metabolizzato dalla maggioranza dei cattolici. Cercare di distillarne il buono (che è stato effettivamente sfruttato per propinare il veleno) è certamente un'operazione difficile e rischiosa, ma a mio avviso necessaria per poter raggiungere quelle anime (la stragrande maggioranza) che altrimenti rimarrebbero escluse.
(Continua)
E' vero che, al CVII, si è dato molto peso ai periti a discapito del Magistero perenne e che i teologi della "nouvelle théologie" hanno poi fatto folgoranti carriere; di conseguenza, nella percezione comune, le opinioni dei teologi si sono sostituite al Magistero come regola prossima della fede, almeno in molti di quelli che hanno fatto studi teologici o in coloro che da essi sono stati influenzati. Tuttavia, visto che si è prodotto uno iato tra il pre- e il postconcilio, non dobbiamo approfondirlo ulteriormente, bensì sforzarci di conoscere sia l'uno che l'altro ambito per mostrarne la continuità là dove c'è, non per formalismo o conformismo, ma per trasmettere la verità in un linguaggio che sia comprensibile all'uomo di oggi (il quale deve sì convertirsi, ma non subire un lavaggio del cervello). La forma del dogma è certamente inseparabile dal suo contenuto, ma non possiamo dimenticare che esso è pur sempre un tentativo imperfetto di definire la verità rivelata, il cui oggetto è trascendente e richiede pertanto un'assimilazione progressiva sotto la guida dello Spirito Santo. Lo sviluppo del dogma e del culto deve ovviamente avere, secondo l'insegnamento di san Vincenzo di Lerino, un carattere organico, cioè tale da non trasformare una cosa in un'altra.
Se è vero che dopo il Concilio molti si sono allontanati disgustati dalla Chiesa, è anche vero che tanti, viceversa, si sono sentiti attirati dal nuovo clima che vi si respirava e vi hanno fatto un'esperienza fondamentalmente sana, anche se non perfetta. Relativismo, questo? No, ma riconoscimento dell'opera della grazia, che non si rinchiude in confini troppo stretti. Molti fedeli oggi ascoltano con religiosa attenzione le letture della Messa e, se adeguatamente istruiti, si associano interiormente al Sacrificio con l'offerta della propria vita.
Per PP
Questa e la precedente sono risposte cumulative. L'accenno alla perdita di vigore del Magistero rispondeva a Gederson. Il pericolo di giuridicismo e naturalismo si riferisce al modo di concepirla, non alla Messa VO in sé. Non posso credere che la maggioranza dei Padri conciliari, nel firmare la SC, pensasse allo scempio che, appellandosi ad essa, si è fatto dopo. La "Mediator Dei" di Pio XII (penso intendesse citare quella) ha per certi versi preparato la visione generale della SC, che inserisce - forse "inquadra" è termine meno felice - la liturgia nella complessiva opera salvifica come insieme di atti mediante i quali Cristo, mediante la Chiesa, realizza oggi la salvezza per quelli che credono in Lui.
Per Anna
E' chiaro che è Dio a controllare il gioco. La metafora dello "scacco" intendeva semplicemente evidenziare il rischio di essere posti davanti all'alternativa tra una progressiva assimilazione e un rifiuto che potrebbe valere di fatto come una rottura formale. Non è il consenso del mondo o dei vescovi che ci preoccupa; lo stesso vescovo di Albano (giusto per fare un esempio fra i più eclatanti) ha completamente cambiato registro con la Fraternità, da quando il capo parla di riconciliazione...
Al resto ho più o meno direttamente risposto sopra. Le assicuro che non è assolutamente mia intenzione turbare Lei né quanti hanno trovato rifugio presso la FSSPX, ma solo mettere in guardia da alcuni rischi, senza dimenticare quella stragrande maggioranza di fedeli che non sono in grado di fare una scelta del genere, a meno che non sia la suprema autorità della Chiesa a ristabilire il culto e la dottrina (cosa che, con occhi umani, presenta per ora enormi difficoltà, ma non ci impedisce certo di pregare perché si realizzi mediante uno straordinario intervento divino).
Le vie del signore sono infinite e soprattutto non possiamo conoscerle finchè non ci si presentano davanti chiaramente. Di certo siamo in mano al buon Dio e questo conforta sempre, pertanto ciò che può apparire uno scacco matto fatto da un Papa che appare semplice,ma è in realtà molto astuto, in mano a Dio può essere scompigliato e portato al bene. Questo è ciò che mi auguro. Sta di fatto che ciò che era inaccettabile ieri, rimane inacettabile pure oggi, pertanto ci sarà sempre da dover segliere e non si potrà obbedire a ciò a cui non è permesso obbedire, pertanto la parte dei guastatori e dei ribelli, finchè ci sarà sul soglio di Pietro un Papa modernista, si dovrà continuare a farla, dentro, fuori, sopra e sotto. Non perchè uno vuole fare il duro e puro, ma perchè non ci è permesso nè offendere Dio, nè ingannare le anime. Io spero solo in una cosa: semai il buon Dio volesse tenerci ancora in questo stato di necessità, volesse ancora farci espiare un po' di purgatorio su questa terra, ciò che spero è che ci dia sempre la forza di non volerci accomodare per la grande stanchezza, ma di continuare a servirlo come Lui vuole anche se dovessimo continuare a fare la parte dei rigidi bigotti sgrana rosari (si può cercare anche altri termini dispregiativi dal lungo elenco fatto da Papa Francesco in questi 3 lunghissimi anni). Vorrei chiedere solo una cosa al buon Elia che continuo a stimare e che forse ho frainteso nei post precedenti: qual'è la posizione alternativa che può salvare capra e cavoli, cioè la posizione equilibrata da tenere, per fare la cosa giusta, che non offenda Dio, sia buona per le anime e sia in comunione con l'autorità? Perchè veramente mi sforzo, ma non riesco a vederla questa comunione con una gerarchia modernista. Ovvero non comprendo se per essere buoni cattolici si deppa accettare anche un solo iota di cambiamento in senso modernista, ad esempio la messa nuova( di cui parlarono con allarme anche i cardinali Ottaviani e Bacci). Io veramente vedo in alternativa alla posizione della FSSPX, solo posizioni che in qualcosa hanno ceduto, ma non in qualcosa di poco importante, proprio su ciò che regge il mondo, la S.Messa. La domanda da porsi rimane sempre la stessa: la messa nuova onora Dio nel modo a Lui dovuto? E' certamente buona per le anime? Tutto si gioca sulla risposta che si da a queste domande. Se si crede che tale messa non onora, nel modo consono e dovuto, Dio ed è intrinsecamente cattiva anche per le anime, perchè lo spirito con la quale si è concepita non era cattolico,e i cambiamenti introdotti possono far perdere la Fede, non si può dirla.Se si pensa invece che la nuova messa onori in modo dovuto Dio, meglio di quella di sempre e non sia minimamente nociva alle anme (basta dirla bene e siamo a posto), allora la si potrà dire senza scrupoli di coscienza, facendo felici modernisti e protestanti. Può una cosa che contiene anche solo un piccolissimo errore essere presa come buona? O anche un solo errore all'interno di una dottrina la rende tutta erronea? Una sola , minuscola goccia di cianuro in uno splendido dolce, farà bene? Finendo, tutto è nelle mani del buon Dio, ognuno di noi cerca di fare ciò che può per rimanere fedele a Lui, in questa nebbia fitta dove ci è difficile persino capire cosa Dio ci chiede, non possiamo che affidarci alla Madonna e al Sacro Cuore di Gesù, come bambini deboli ed incapaci. Che Dio salvi la regi..ops..la FSSPX! E naturalmente,in primis,la Chiesa!!!!!
(Annarita spostata qui per non interrompere la sequenza di don Elia)
Quoto Annarita al 100%
qual'è la posizione alternativa che può salvare capra e cavoli, cioè la posizione equilibrata da tenere, per fare la cosa giusta, che non offenda Dio, sia buona per le anime e sia in comunione con l'autorità?
Ma ancora non l'avete capito che non si è in comunione con un'autorità che ci porta fuori strada?
Il fatto di non andarsene sbattendo la porta ( o di rientrare senza condizioni, ammesso che lo si proponga) significa solo rimanere al proprio posto, non di essere in comunione a tutti i costi!!!!
O anche un solo errore all'interno di una dottrina la rende tutta erronea?
Si è detto, ridetto e stradetto che il Concilio Vaticano II non è un blocco unico, ma l'insieme di documenti di diverso valore ai fini dell'assentimento de fide.
Non è detto lo si debba per forza ingoiare con tutti gli errori, già identificati...
Vi rimando agli ultimi testi proposti questa mattina.
No, ma riconoscimento dell'opera della grazia, che non si rinchiude in confini troppo stretti. Molti fedeli oggi ascoltano con religiosa attenzione le letture della Messa e, se adeguatamente istruiti, si associano interiormente al Sacrificio con l'offerta della propria vita.
Questo è ciò che accade anche a tutti noi quando siamo costretti ad assistere ad una Messa NO. E tuttavia non dobbiamo ignorare che, nel tempo, come abbiamo potuto vedere, gli effetti non mancano e, c'è il rischio già visibile proprio in molti effetti, che accada come nell'anglicanesimo.
Il problema qui, don Elia, è quello espresso da Michael Davies in "Cambiare il rito per cambiare la fede" :
«In una opera in difesa della bolla di Papa Leone XIII “Apostolicae curae”, che dichiarava invalide le ordinazioni anglicane, i vescovi cattolici inglesi mettono giustamente l'accento sulle omissioni del Prayer Book riguardo alla santa cena. L'abbiamo ripetutamente ricordato: nel nuovo rito anglicano della messa, quello del Prayer book del 1549, non troveremo affermate delle eresie, ma omesse verità di fede essenziali. Le omissioni, il “taciuto”, in liturgia è sempre grave, perché rinunciare ad affermare con completezza e chiarezza tutte le verità di fede implicate, può portare a un vuoto di dottrina nei sacerdoti e nei fedeli che nel futuro apre il campo all'eresia: in parole semplici oggi sei cattolico con una messa eccessivamente semplificata, domani senza saperlo ti ritrovi protestante perché la forma della tua preghiera non ha nutrito più la tua fede. Ecco cosa dicono i vescovi cattolici inglesi: “Per dire le cose brevemente, se si compara il primo Prayer Book di Edoardo VI con il messale (cattolico), vi si scoprono sedici omissioni, il cui scopo era evidentemente quello di eliminare l’idea di sacrificio” (Il Cardinale arcivescovo e i Vescovi della provincia di Westminster, A Vindication of the Bull Apostolicae Curae, Londra 1898, p. 154)».
Questo ovviamente significa che, pur col necessario realismo, bisogna esser molto attenti e determinati nel non perdere di vista l'obiettivo che è il 'ripareggiamento' della verità e il ripristino del culto autentico, superando lo iato generazionale che purtroppo si è creato.
Ma il nostro impegno può solo contribuire. L'incisività viene dall'Alto con una Autorità che corrisponda nel senso indicato dalla sanior pars dei nosrti pastori e non svicoli...
"E' vero che, al CVII, si è dato molto peso ai periti a discapito del Magistero perenne e che i teologi della "nouvelle théologie" hanno poi fatto folgoranti carriere; di conseguenza, nella percezione comune, le opinioni dei teologi si sono sostituite al Magistero come regola prossima della fede, almeno in molti di quelli che hanno fatto studi teologici o in coloro che da essi sono stati influenzati".
Caro D. Elia,
È un problema il fatto che i teologi della "nouvelle théologie" hanno arrivato al magistero. È difficile pensare che loro avevano di fare un magistero infalibile, regola prossima della fede. Semplicemente perchè gli hanno combatutto e non gli hanno datto assenso.
È importante parlare sul questo, perchè la rottura maggiore sta esattamente nel modo di fare magistero, non nelle decisioni e definizioni che contradicono il magistero pre-conciliare. Questi definizioni sono l'effeto di questo cambiamento dal magistero. Cambiamento che se è instalato all'interno della Chiesa. In questo senso basta ricordare la Comissione teologica internazionale per il dialogo con i luterani. Le loro produzioni non hanno nessuno valore magisteriale ma poco a poco vanno sostituendo le decisioni e definizioni del Concilio di Trento. Oggi in materia di relazioni con i luterani, all'interno della Chiesa, i lavori di questa comissioni hanno un valore di regola prossima della fede.
Finisco con una domanda:
Per i nuovi teologi la regola prossima della fede sono le regole remota ma non se può dire che questa è regola è stata anche il mistero?
Un caro saluto dal Brasile
Per Annarita
Non si tratta di salvare capra e cavoli, ma di cercare una via equilibrata che sia accessibile al maggior numero possibile di anime. Non si possono mettere i fedeli davanti all'alternativa: o la Messa tradizionale o niente. Cinquant'anni di cambiamenti non si cancellano con la bacchetta magica: ci vuole quindi un'infinita pazienza per prendere ciascuno lì dove si trova e condurlo verso il meglio; di colpo non ce la farebbe.
E' vero che - come ricordava Mic con l'opportuna citazione di Davies - le omissioni presenti nel nuovo rito della Messa, a lungo andare, possono intaccare la fede fino a dissolverla, specie a causa dello stile celebrativo più diffuso; ma a chi non è in grado di fare subito il salto non si può offrire altro che la nuova Messa celebrata con la "mens" e lo stile dell'antica (e già questo, per molti, è un trauma). Non si può accusare indistintamente tutta la gerarchia cattolica di essere modernista e di celebrare in modo da far perdere la fede alla gente.
Per Gederson
Chiedo scusa, ma non ho capito la domanda.
Don Elia ha sicuramente piu esperienza di me, essendo un sacerdote. Da laica quel che ho sperimentato, è che moltissimi di quelli che hanno conosciuto si la Chiesa preCVII, ma sono sostanzialmente cresciuti con quella post CVII (diciamo i 70-50 enni), dalla suddetta "Chiesa" se ne sono andati. Oh, vanno magari a Messa a Natale, fanno battezzare i figli o i nipoti, li accompagnano all'oratorio, e vogliono funerali religiosi per i genitori, ma nient'altro.
Del resto le statistiche sono eloquenti: i Cattolici diminuiscono ogni anno, in quantità e qualità. Cosi come i religiosi.
Ora non sarà "post CVII, ergo proprer CVII", ma qualche riflessione la si dovrebbe pur fare.
Se i frutti sono cosi marci, possibile che l'albero (il CVII) sia integro ?
E' chiaro che chi lo ha avvelenato, non lo curerà mai, ma chi non ne è responsabile, e si rende conto, possibile che debba rimanerci comunque attaccato ?
Se i frutti sono cosi marci, possibile che l'albero (il CVII) sia integro ?
Chi dice o ha mai detto che l'albero è integro? La nostra "resistenza" non riguarda proprio una situazione da risanare?
E' chiaro che chi lo ha avvelenato, non lo curerà mai, ma chi non ne è responsabile, e si rende conto, possibile che debba rimanerci comunque attaccato ?
Non è questione di rimanere attaccati al concilio per il concilio. Saremmo come quelli che lo considerano un evento, uno blocco unico e insostituibile. Esiste una soluzione rappresentata nell'ultimo articolo. Questa osservazione arriva dopo e nonostante quelle affermazioni. A che serve non tenerne alcun conto?
Non ha bisogno di chiedere scusa D. Elia. Io che chieso scusa: ho scritto il commento alla fine del mio pranzo, un po veloce e questo ha diventato la questione confusa. Quello che volevo sottolineare nella questione è che La Nouvelle Théologie ha messo l'accento sul mistero e oggi tutti (o quasi tutti) è diventato davvero un mistero. Questo accento sul mistero è qualcosa di fondamentale nella Nouvelle Théologie, quindi, questo non colpisce in alcuno modo l'insegnamento dell'autorità che è stata formata da questa teologia?
Per appronfodire un po la questione cito alcune parole dell'alora cardinale Ratzinger nel libro "Principles of Catholic Theology":
Pg 390:
"Questo vuol dire che il Concilio in se debba essere confutato? Certamente no. Vuol dire solo che la vera accettazione del Concilio non è in realtà mai veramente cominciata. Quello che ha rovinato la Chiesa dopo il Concilio non è stato il Concilio stesso, ma il rifiuto di accettarlo ... l'obiettivo quindi è quello di scoprire il vero concilio e di approfondirne le sue vere intenzioni — alla luce dell'esperienza corrente, non di sopprimerlo" .
Pg 391:
"Il fatto è che come disse Hans Urs von Balthasar già nel 1952 … essa [la Chiesa] deve abbandonare molte delle cose che le hanno fin qui dato sicurezza e che ha considerato come date per scontato. Essa deve abbattere gli antichi bastioni ed affidarsi solamente allo scudo della fede".
Il libro del cardinale è stato scritto negli anni 80 e quello che dice in questi due brani fa pensare in molti cose.
La cosa più evidente nel punto di partenza del cardinale nel primo brano è prima la conttradizione e in secondo luogo il Concilio come um mistero. La Chiesa non può accettare un Concilio Ecumenico che deve ancora scoprire (e in quelli tempi non alla luce della tradizione, ma della "esperienza corrente"). Se dice che qualcosa c'e bene o male dopo essere scoperta in quanto la cosa è nascosta nessuno può dire che c'e bene o male. È un modo di parlare sul magistero senza precedenti nella storia della Chiesa.
Nel secondo brano è chiaro la posizione anti-magisteriale. Urs Von Balhasar ha scritto "Abbatere i bastioni" in risposta alla Humani Generis di Pio XII. Stupisce il cardinale Ratzinger parlando come Von Balthasar allo stesso tempo che parla di continuità. La condizione sine qua non per lui parlare di continuità era quella di parlare chiaramente quale erano "gli antichi bastioni", se sono stati abbatuti, come può avere continuità? Che cosa significa "abbandonare molte delle cose che le hanno fin qui dato sicurezza e che ha considerato come date per scontato"? Quale sono queste cose? Il magistero come regola prossima? Quale bastioni che avevano prima del Concilio e non esistono più? E che cosa significa "affidarsi solamente allo scudo della fede"?
Le cose è più grave da quanto pensiamo. Come se può vedere, l'allora cardinale Ratzinger sa molto bene che cosa è stata fatta con e nel Concilio...
Un caro saluto dal Brasile
A che serve non tenerne alcun conto?
A risparmiarsi molti scrupoli di coscienza. A poter dire :"aMICI, FORSE all'altro mondo avremo tutti grandi sorprese, ma forse voi ne avrete di più grosse delle mie".
@ Sulle apparizioni di Anguera e il card. Burke
Il Cardinale è libero di ricevere privatamente chi vuole.
Una rapida occhiata ai messaggi di Anguera non mi ha per niente convinto. Come in altri casi di pretese rivelazioni (di cui oggi c'è una vera inflazione), essi dicono cose che chiunque potrebbe dire. Le cosiddette profezie sono o estremamente generiche (e quindi facilmente applicabili ad avvenimenti successivi) o, al contrario, troppo particolareggiate, come a voler dare una prova apparentemente incontrovertibile. Al diavolo non è affatto difficile fare previsioni sensate sul futuro in base alle conoscenze di cui dispone (così come lo facciamo noi a partire da conoscenze ben più limitate); non sorprende affatto, poi, che possa eventualmente predire con grande precisione prodigi che intende compiere lui stesso.
Da ultimo, la preoccupata rettifica su Bergoglio (come per rassicurare i lettori che le "profezie" negative sul papato non riguarderebbero lui) suona abbastanza sospetta...
http://www.madonnadianguera.it/news/2016/11/23/comunicazione-ufficiale-le-apparizioni-di-anguera-e-papa-francesco-importante/
Per Gederson
Il cardinal Ratzinger, sul Concilio, intendeva dire - come ha più volte ribadito da papa - che bisogna ritornare ai testi per uscire dalle deviazioni causate dal cosiddetto "spirito" del Concilio. Questo non risolve del tutto il problema, dato che i testi stessi sono disseminati di espressioni a vari livelli problematiche.
La citazione di von Balthasar è effettivamente inquietante, anche perché - come giustamente Lei osserva - non è specificato quali siano le cose da abbandonare e i bastioni da abbattere. Anche se ho fede che la grazia di stato abbia portato Benedetto XVI ad un'ulteriore maturazione, quelle idee hanno di fatto avuto un effetto sovversivo. Rimango però convinto che sia necessaria una visione equilibrata che accolga quanto di buono c'è nel Magistero postconciliare (sebbene sia indebolito nel suo stesso modo di porsi) in attesa che il Signore ci mandi Pastori capaci di ristabilire pienamente l'ordine che per essenza connota la Chiesa.
"Non si possono mettere i fedeli davanti all'alternativa: o la Messa tradizionale o niente."
Caro don Elia,
non fu questa sollecitudine pastorale la medesima che allora si verificò verso le anime dei fedeli delle "chiese sorelle" protestanti?
Allora allo scopo si inventò un rito accomodante e ambivalente;
Oggi Lei vorrebbe continuare a fare altrettanto?
Una simile concezione probabilmente innescherebbe una nuova fase che condurrebbe ad una situazione di Messa ibrida che si vorrebbe intermedia ma che poi invece potrebbe disgraziatamente fissarsi per un tempo incalcolabile.
Piuttosto che cercare compromessi seppur con intento di ragionevolezza, meglio spendere le energie per portare le anime ad un reditus verso la cattolicità di sempre.
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