Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 15 novembre 2016

Intervista esclusiva: il Cardinal Burke spiega l’appello alla chiarezza rivolto al papa

Nella nostra traduzione, riprendiamo l'intervista con la quale il Cardinale Raymond Leo Burke illustra a Catholic Action [qui] il recente documento inviato al Papa due mesi fa da quattro cardinali, rimasto privo di risposta e reso pubblico [qui] al fine di lanciare e approfondire la riflessione sui problemi sollevati, che riguardano l'intero edificio della morale cattolica. Esso consiste in realtà in una serie di documenti, come specifica il titolo. Il Cardinale spiega le ragioni del documento e, in particolare, perché esso è composto da varie parti e cosa queste significano. Inoltre ripercorre un completo excursus delle varie tappe e tentativi di chiarimenti che l'hanno preceduto. Chi vuole approfondire troverà via via nei vari passaggi del testo tutti i link + una nota in ordine alle iniziative, ai documenti e ai libri citati dal Cardinale.

14 novembre 2016 - Il Cardinal Raymond Burke ha concesso questa intervista al presidente di Catholic Action per chiarire ulteriormente le intenzioni dei quattro cardinali e del documento pubblicato col titolo: “In cerca di chiarezza: un appello a sciogliere i nodi dell’Amoris Laetitia”. ...

Eminenza, grazie per il tempo che ci dedica per questa intervista su quel che Lei ha pubblicato oggi. La sostanza del documento che Lei e gli altri cardinali avete reso pubblico viene definita “Dubia”. Ci può spiegare, per favore, cosa significa Dubia e cosa implica la presentazione dei Dubia?

Cardinal Burke: È un piacere per me dibattere con voi di questi temi importanti. Il titolo del documento è: “Fare chiarezza: un appello per sciogliere i nodi dell’Amoris Laetitia” [qui]. Autori sono quattro cardinali: il Cardinal Walter Brandmüller, il Cardinal Carlo Caffarra, il Cardinal Joachim Meisner ed io. Io e i miei colleghi cardinali stiamo rendendo pubblico un appello che abbiamo fatto al Santo Padre, Papa Francesco, a proposito della sua recente esortazione apostolica, l’Amoris Laetitia. Alcune parti del documento contengono ambiguità e affermazioni che rappresentano nodi che non possono essere facilmente sciolti e che stanno generando una grande confusione. Condividendo la devozione del papa a Nostra Signora, che scioglie i Nodi, gli chiediamo di chiarire queste affermazioni ambigue e – con l’aiuto di Dio – di sciogliere alcune delle dichiarazioni spinose del documento, per il bene delle anime.

Dubia è il plurale della parola latina dubium, che significa 'domanda' o 'dubbio'. Nella Chiesa, quando sorge una questione importante sulla fede o sulla sua pratica, è costume che i vescovi o i sacerdoti o gli stessi fedeli articolino formalmente la domanda o il dubbio e lo presentino al Romano Pontefice e al suo ufficio, che ha il compito di risolverlo. La formulazione di un singolo dubbio o domanda viene definita semplicemente dubium. Se si articolano varie domande o dubbi, li si definisce dubia. L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia ha sollevato una serie di questioni e di dubbi nelle menti dei vescovi, dei sacerdoti e dei fedeli, molti dei quali sono stati già presentati al Santo Padre e discussi pubblicamente. In questo caso, quattro cardinali hanno presentato formalmente al Santo Padre cinque domande o dubbi fondamentali sulla fede e sulla morale che si basano sull’Amoris Laetitia.

Molte persone all’interno della Chiesa dibattono ora sul significato del termine “pastorale”. Ci può dire qualcosa sul documento che avete pubblicato oggi e in che cosa consiste la sua natura pastorale?

Dire la verità con carità è chiaro e pastorale. Da un punto di vista pastorale non è mai opportuno permettere che ci sia dubbio o confusione su temi importanti; in questo caso su questioni che hanno a che vedere con la salvezza delle anime. Noi quattro cardinali, come vescovi impegnati nella cura pastorale della Chiesa universale e come cardinali che hanno la responsabilità particolare di assistere il Santo Padre nell’opera di insegnamento della fede e della promozione della sua prassi nella Chiesa universale, abbiamo ritenuto fosse nostra responsabilità rendere pubbliche queste questioni per il bene delle anime.

Questo documento redatto da più autori consiste in realtà in una serie di documenti, come specifica il titolo. Le dispiacerebbe spiegarci perché vi sono varie parti e cosa significano?

Il nucleo di quanto pubblichiamo oggi è una lettera che noi quattro cardinali abbiamo mandato inizialmente a Papa Francesco insieme ai dubia – ossia insieme a una serie di serie domande formali – sull’Amoris Letitia. Il processo di inoltro di domande formali è una pratica venerabile e affermata nella Chiesa. Quando esse vertono su una materia grave che riguarda un gran numero di fedeli, la Chiesa risponde a queste domande con un “sì” o un “no”, a volte aggiungendo spiegazioni. Abbiamo mandato una copia della lettera e dei dubia al Cardinal Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, investito di particolare competenza su queste questioni.

Per definire lo sfondo della lettera e delle nostre domande sull’Amoris Laetitia pubblichiamo anche una breve prefazione e una nota esplicativa che chiarisce il contesto della lettera e dei dubia o domande, insieme a un commento a ognuna delle domande.

Lei afferma quindi che pubblicate una lettera che avete mandato al Papa in privato. Si tratta di un fatto straordinario. Questo modo di procedere non è censurabile da un punto di vista cristiano? Nostro Signore ha affermato nel Vangelo secondo Matteo (18, 15) che se abbiamo un problema con un fratello, dovremmo parlare con lui in privato, faccia a faccia, non pubblicamente.

Nello stesso brano della Sacra Scrittura a cui Lei si riferisce, Nostro Signore ha anche affermato che, dopo che ci si è confrontati con un fratello, prima individualmente e poi insieme ad altri, senza aver risolto il problema, allora, per il bene della Chiesa, la questione deve essere presentata a tutta la Chiesa. Ed è esattamente quel che stiamo facendo.

Vi sono state molte altre espressioni di preoccupazione a proposito dell’Amoris Laetitia, nessuna delle quali ha ricevuto una risposta da parte del papa o dei suoi rappresentanti. Pertanto, per cercare di fare chiarezza su questi temi, io e altri tre cardinali abbiamo utilizzato la prassi formale che consiste nel presentare le domande fondamentali direttamente al Santo Padre e al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non è stata data alcuna risposta nemmeno a queste domante. Pertanto, rendendo pubbliche le nostre domande o dubia, siamo fedeli al mandato di Cristo che ci comanda di parlare con una persona prima in privato, poi con piccolo gruppo di fratelli e infine affidando la questione alla Chiesa come totalità.

Come Lei afferma, l’Amoris Laetitia è stata oggetto di molteplici discussioni e critiche. Per esempio, è molto nota la dichiarazione in cui Lei afferma di ritenere che non si tratti di un documento magisteriale. Ci può spiegare come si pongono in relazione le vostre domande attuali al Santo Padre con le altre analisi dell’esortazione apostolica?

Per comprendere la presente pubblicazione, bisogna tenere a mente cosa ci ha condotto ad essa.

Subito dopo la sua elezione, nel suo primo messaggio dopo l’Angelus domenicale [qui - commenti qui - qui - qui], Papa Francesco ha elogiato l’interpretazione del concetto di misericordia – che è un tema fondamentale dell’Amoris Laetitia – del Cardinal Walter Kasper. Appena qualche mese dopo, il Vaticano ha annunciato un Sinodo straordinario sul Matrimonio e sulla Famiglia per il mese di ottobre del 2014.

In preparazione al Sinodo, io e altri quattro cardinali, un arcivescovo e tre teologi abbiamo pubblicato un libro: Rimanere nella Verità di Cristo [qui - qui -  qui]. Come membro del Sinodo, ho fatto notare che la relazione provvisoria mancava di basi solide sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa. Più tardi, mi sono trovato d’accordo con altri cardinali sul sospetto che lo stesso svolgimento del Sinodo e la relazione finale siano stati manipolati [ne abbiamo parlato qui].

Prima del Sinodo del 2015, a cui non sono stato invitato, undici cardinali hanno redatto un libro sul matrimonio e sulla famiglia [nota 1]. Anche se non ho collaborato alla sua stesura, l’ho letto con vivo interesse. Sempre prima del Sinodo ordinario sulla Famiglia del 2015, più di 790.000 cattolici hanno firmato un “Appello filiale” a Papa Francesco manifestando la loro preoccupazione per il futuro della famiglia e chiedendogli di pronunciare “parole chiarificatrici” per dissipare “la confusione dilagante” sull’insegnamento della Chiesa. Io sono stato uno dei firmatari. Durante la sessione del Sinodo del 2015, tredici cardinali partecipanti hanno firmato una lettera al papa esprimendo la loro preoccupazione a proposito della manipolazione dello svolgimento del Sinodo [qui].

Nell’aprile 2016, Papa Francesco ha pubblicato l’Amoris Laetitia come frutto delle sessioni del 2014 e del 2015 del Sinodo dei vescovi. Nell’estate 2016. quarantacinque studiosi, tra cui alcuni prelati, hanno scritto al Santo Padre e al Collegio dei Cardinali chiedendo al Papa di ripudiare una lista di proposizioni erronee che si possono dedurre da alcuni passi dell’Amoris Laetitia [qui]. Non hanno ricevuto alcuna risposta.

Il 29 agosto 2016 mi sono unito a vari vescovi, sacerdoti e fedeli laici per firmare una Dichiarazione di Fedeltà all’Insegnamento della Chiesa sul Matrimonio e alla sua Disciplina Immutabile [qui]. Nemmeno questa ha ricevuto una risposta pubblica.

La mia opinione è che l’Amoris Laetitia non sia Magistero perché contiene serie ambiguità che confondono i fedeli e li possono indurre all’errore e al peccato grave. Un documento che presenti questi difetti non può far parte dell’insegnamento perenne della Chiesa. Stando così le cose, la Chiesa ha assolutamente bisogno che si faccia chiarezza su quanto Papa Francesco sta insegnando e promuovendo.

Alcuni cattolici potrebbero temere che questa vostra pubblicazione costituisca un atto di ribellione.

Io ed altri tre cardinali ci stiamo impegnando a rimanere fedeli al Santo Padre rimanendo sopra ogni cosa fedeli a Cristo. Rendendo pubblico il nostro appello alla chiarezza dottrinale e di pratica pastorale, abbiamo la speranza che il dibattito possa coinvolgere tutti i cattolici, specialmente i nostri colleghi vescovi. Ogni persona battezzata dovrebbe preoccuparsi della dottrina e della pratica morale a proposito della Santa Eucaristia e del Santo Matrimonio e di come si possano distinguere azioni buone e azioni cattive. Queste questioni coinvolgono noi tutti.

Ben lungi dall’essere un atto di ribellione contro il papa, la nostra azione è profondamente fedele a tutto ciò che il papa rappresenta ed è obbligato a difendere con l’autorità conferitagli dal suo officio. Papa Francesco ha esortato numerose volte a parlare con franchezza all’interno della Chiesa e ha chiesto apertura e responsabilità ai membri della gerarchia. Noi siamo franchi ed abbiamo il massimo rispetto per l’officio del Santo Padre, e stiamo esercitando – guidati dalla luce delle nostre coscienze – quell’apertura e quella responsabilità che la Chiesa ha il diritto di aspettarsi da parte nostra.

Si tratta del mio dovere come cardinale della Chiesa cattolica. Non sono stato ordinato cardinale per ricevere un titolo onorifico, bensì, Papa Benedetto XVI mi ha eletto cardinale per assistere lui e i suoi successori nel governo della Chiesa e nell’insegnamento della fede. Tutti i cardinali hanno il dovere di operare a fianco del papa per il bene delle anime, e ciò è esattamente quel che sto facendo sollevando questioni di grave importanza sulla fede e sulla morale. Non adempirei al mio dovere di cardinale – cioè di consigliere del papa – se rimanessi in silenzio su questioni così serie.

Vorrei, se mi è consentito, seguire questa linea di pensiero. Non è ben chiaro quanto la vostra pubblicazione sia docile nei confronti del desiderio del papa di una maggiore sensibilità pastorale e creatività all’interno della chiesa. Il papa non ha forse espresso la sua posizione in una lettera ai vescovi argentini? Altri cardinali hanno affermato che la giusta interpretazione dell’Amoris Laetitia è che essa permette alle coppie divorziate e risposate di ricevere la comunione in determinate circostanze [qui]. Alla luce di ciò, ci si può chiedere se il vostro documento non crei ancora più confusione.

Innanzitutto, una chiarificazione. Il problema non sono le coppie divorziate e risposate che ricevono la Santa Comunione, bensì le coppie sessualmente attive ma non validamente risposate che ricevono la Santa Comunione. Quando una coppia ottiene il divorzio civile e una dichiarazione canonica che sancisce il fatto che non sia mai stata validamente sposata, essa è libera di sposarsi all’interno della Chiesa e di ricevere la Santa Comunione, se si trova nella giusta disposizione. La proposta di Kasper è quella di permettere a una persona di ricevere la Santa Comunione quando ha pronunciato validamente i voti matrimoniali ma non vive più con il suo sposo o la sua sposa bensì con un’altra persona con cui ha rapporti sessuali. In realtà, questa proposta apre le porte al peccato consentendo a chiunque di ricevere la Santa Comunione senza pentirsi dei suoi peccati.

Vorrei anche sottolineare il fatto che solo la prima delle nostre domande al Santo Padre si riferisce al Santo Matrimonio e alla Santa Eucaristia. La seconda, la terza e la quarta domanda riguardano temi fondamentali della vita morale: se esistano o no atti intrinsecamente cattivi, se una persona che commette abitualmente peccati gravi si trovi in stato di “peccato mortale” e se un peccato mortale possa mai essere considerato una buona scelta a seconda delle circostanze o delle intenzioni.

È vero che il Santo Padre ha scritto una lettera ai vescovi argentini e che alcuni cardinali hanno proposto l’interpretazione dell’Amoris Laetitia che Lei ha menzionato. Tuttavia, lo stesso Santo Padre non ha chiarito alcuni dei temi spinosi. Il fatto che un cattolico, fosse egli persino il papa, affermi che una persona può ricevere la Santa Comunione senza pentirsi del suo peccato mortale, o che vivere in stato matrimoniale con una persona che non è il proprio sposo o la propria sposa non sia un peccato mortale, o che non esista un atto che sia sempre e comunque cattivo e che possa condurre una persona alla perdizione, è contrario alla fede. Mi unisco quindi ai miei fratelli cardinali nell’appello per un chiarimento inequivocabile da parte di Papa Francesco in persona. La sua voce, la voce del Successore di Pietro, può dissolvere ogni dubbio sulla questione.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
_____________________________________________
Nota di Chiesa e post-concilio
1. In vista del Sinodo ordinario un gruppo di cardinali ha lavorato ad un nuovo testo dal titolo:. “Matrimonio e famiglia”, con un sottotitolo che manifesta le «prospettive pastorali di 11 cardinali».
I loro nomi: Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna; Baselios Cleemis, Arcivescovo maggiore della Chiesa cattolica siro-malankarese e Presidente della Conferenza episcopale dell’India; Paul Josef Cordes, Presidente emerito del Consiglio pontificio «Cor Unum»; Dominik Duka, O.P., Arcivescovo di Praga, Primate di Boemia; Willem Jacobus Eijk,  Arcivescovo di Utrecht; Joachim Meisner, Arcivescovo emerito di Colonia; John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja (Nigeria); Antonio Maria Rouco Varela, Arcivescovo emerito di Madrid; Camillo Ruini, Vicario generale emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma; Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti; Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas, Santiago de Venezuela.
Curatore del volume è il professore tedesco Winfried Aymans, esperto di diritto canonico presso  la Ludwig-Maximilians-Universität a Monaco. Intervenendo sull'Osservatore Romano, Aymans aveva scritto che «in un tempo in cui il diritto civile tende sempre più ad abbandonare il contratto matrimoniale alla mercé di un arbitrio che va aumentando sotto ogni riguardo, tanto più chiaro dovrà essere l’annuncio della Chiesa». 

23 commenti:

Japhet ha detto...

"Sodalitium Franciscanum", un covo di spie a cattivo servizio del papa

...
Però almeno, sugli stessi "dubbi" sollevati dai quattro cardinali, tutti concernenti le ambiguità di "Amoris laetitia", cercherà di portare un po' di "chiarezza" il Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, con un "Vademecum per una nuova pastorale familiare" che sarà in libreria, edito da Cantagalli, nel gennaio del 2017, ma che già tra pochi giorni comincerà a circolare tra i vescovi, a cura dei suoi autori José Granados, Stephan Kampowski e Juan-José Pérez-Soba, tutti e tre professori di spicco dell'istituto.
...
Ma con Francesco l'intesa si è rotta, e non per colpa dell'istituto. Incredibilmente, nessuno dei suoi docenti è stato invitato alla prima sessione del sinodo sulla famiglia e solo a uno, al vicepreside José Granados, è stato dato un posticino marginale nella seconda sessione. Evidentemente perché la linea dell'istituto era ed è ritenuta incompatibile con la direzione di marcia del papa, infine espressa nell'esortazione apostolica postsinodale "Amoris laetitia".

A conferma di ciò, a metà agosto di quest'anno Francesco ha sostituito in blocco la dirigenza dell'istituto. Ha nominato come nuovo gran cancelliere monsignor Vincenzo Paglia – lo stesso che messo alla testa della Pontificia accademia per la vita ha già iniziato il repulisti dei membri sgraditi – e come nuovo preside PierAngelo Sequeri, teologo ferratissimo in molti campi tranne però che nel matrimonio e nella famiglia.
...

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/11/15/sodalitium-franciscanum-un-covo-di-spie-a-cattivo-servizio-del-papa/

tralcio ha detto...

Che mondo strano...

Il kgb in Vaticano, la mafia a San Gallo, un papa a festeggiar Lutero in Svezia dove una vescova è sposata con una pastora e hanno anche un figlio... In Russia c'è fede in Cristo.
Qua e là tracce di resistenza a chi preferisce le "rinnovabili" alle "eterne"...

Anonimo ha detto...

"l kgb in Vaticano, la mafia a San Gallo, un papa a festeggiar Lutero in Svezia dove una vescova è sposata con una pastora e hanno anche un figlio... In Russia c'è fede in Cristo. "

Sembra una barzelletta. Cinque anni fa, se fosse stata la trama di un film anti-cattolico, sarebbe stato preso in giro perché eccessivamente caricato, ben oltre l'assurdo. E invece...

E un sacco di cattolici assistono intontiti senza saper che dire.

--
Fabrizio Giudici

Anonimo ha detto...

"Si tratta del mio dovere come cardinale della Chiesa cattolica. Non sono stato ordinato cardinale per ricevere un titolo onorifico, bensì, Papa Benedetto XVI mi ha eletto cardinale per assistere lui e i suoi successori nel governo della Chiesa e nell’insegnamento della fede. Tutti i cardinali hanno il dovere di operare a fianco del papa per il bene delle anime, e ciò è esattamente quel che sto facendo sollevando questioni di grave importanza sulla fede e sulla morale. Non adempirei al mio dovere di cardinale – cioè di consigliere del papa – se rimanessi in silenzio su questioni così serie."

Epiphanio ha detto...

"Noi siamo franchi ed abbiamo il massimo rispetto per l’officio del Santo Padre, e stiamo esercitando – guidati dalla luce delle nostre coscienze – quell’apertura e quella responsabilità che la Chiesa ha il diritto di aspettarsi da parte nostra."
Non mi sembra che il card. Burke abbia voluto dire che i Dubia siano il risultato della luce della coscienza, perché a quel punto non si è fatto niente di nuovo e sarebbero rimasti nello stesso campo soggettivo del Papa e dei suoi teologi. Forse il card. Burke ha voluto dire in realtà che i Dubia dei cardinali sono esposti al Papa seguendo il giudizio di un coscienza illuminata dalla Fede.

Anonimo ha detto...

Fare chiarezza?
Chi può dire che non siano più che chiare le intenzioni del Pontefice regnante riguardo alla Chiesa di NSGC?

Japhet ha detto...

Esemplare:

"Nello stesso brano della Sacra Scrittura a cui Lei si riferisce, Nostro Signore ha anche affermato che, dopo che ci si è confrontati con un fratello, prima individualmente e poi insieme ad altri, senza aver risolto il problema, allora, per il bene della Chiesa, la questione deve essere presentata a tutta la Chiesa. Ed è esattamente quel che stiamo facendo.

Vi sono state molte altre espressioni di preoccupazione a proposito dell’Amoris Laetitia, nessuna delle quali ha ricevuto una risposta da parte del papa o dei suoi rappresentanti. Pertanto, per cercare di fare chiarezza su questi temi, io e altri tre cardinali abbiamo utilizzato la prassi formale che consiste nel presentare le domande fondamentali direttamente al Santo Padre e al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non è stata data alcuna risposta nemmeno a queste domante. Pertanto, rendendo pubbliche le nostre domande o dubia, siamo fedeli al mandato di Cristo che ci comanda di parlare con una persona prima in privato, poi con piccolo gruppo di fratelli e infine affidando la questione alla Chiesa come totalità."

tralcio ha detto...

Posto che ci sono ancora quelli che si sforzano di essere coerenti con il vangelo (e senza adattarlo alle mode), se i quattro cardinali sono arrivati a praticare la correzione fraterna in "modalità tre" (dicendolo all'assemblea, sia pure sotto la delicata forma dei dubia) c'è da ritenere che le prime due modalità siano state già tentate inutilmente... Soprattutto c'è da ritenere che si sia già giudicato che "il fratello ha commesso una colpa". Forse il problema è che chi ha addomesticato il vangelo, ha anche abolito la colpa. In tal caso manca l'argomento di cui discutere: restano solo gli strali a chi è chiuso, vecchio, stantio, rigido, duro e altri misericordiosi complimenti, distribuiti con generosità da chi non giudica mai...

Leonardo Bruni d'Arezzo ha detto...

Ultimissime dalla chiesa: è rimasta in piedi soltanto la facciata e c'è il serio rischio che tra un po' crolli anche quella. No, non mi riferisco a Norcia...

Anonimo ha detto...

In questa intervista a Pentin dice un paio di altre cose:

http://www.ncregister.com/daily-news/cardinal-burke-on-amoris-laetitia-dubia-tremendous-division-warrants-action


What happens if the Holy Father does not respond to your act of justice and charity and fails to give the clarification of the Church’s teaching that you hope to achieve?

Then we would have to address that situation. There is, in the Tradition of the Church, the practice of correction of the Roman Pontiff. It is something that is clearly quite rare. But if there is no response to these questions, then I would say that it would be a question of taking a formal act of correction of a serious error.

[...]

If the Pope were to teach grave error or heresy, which lawful authority can declare this and what would be the consequences?

It is the duty in such cases, and historically it has happened, of cardinals and bishops to make clear that the Pope is teaching error and to ask him to correct it.


--
Fabrizio Giudici

Veni, Sancte Spíritus, et emítte cǽlitus lucis tuæ rádium. ha detto...

Responsabilita' .
Al di sopra di tutto ci deve essere soltanto Dio .
Ti dileggeranno , ti ammazzeranno ?
E vabbe' prima o poi bisogna restituire l'anima a Colui che l'ha data in prestito .
Grazie a tutti coloro che tra tante luci aiutano a riconoscere la luce di Cristo .
Una preghiera per coloro che sono rimasti indietro .

Questa è la funzione in persona Christi del sacerdote: rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti. Per il sacerdote vale quanto Cristo ha detto di se stesso: “La mia dottrina non è mia” (Gv, 7, 16); Cristo, cioè, non propone se stesso, ma, da Figlio, è la voce, la parola del Padre. Anche il sacerdote deve sempre dire e agire così: “la mia dottrina non è mia, non propago le mie idee o quanto mi piace, ma sono bocca e cuore di Cristo e rendo presente questa unica e comune dottrina, che ha creato la Chiesa universale e che crea vita eterna”.
(Papa Benedetto XVI - dall'Udienza Generale del 14 aprile 2010)

Non vedo l'ora.. ha detto...

SANTA VERONICA GIULIANI, IN UN FILM-DOCUMENTARIO LA VITA DI «UN GIGANTE DI SANTITÀ»
http://www.tempi.it/veronica-giuliani-film-documentario-gigante-di-santita#.WCwhsaLhB7N

irina ha detto...

@ Fare chiarezza...

Il polverone certamente non favorisce la chiarezza, la comprensione di tutti, ma favorisce chi, sotto il polverone, liberamente agisce, secondo strategia studiata precedentemente; infatti qualsiasi reazione coesa di chi, nel polverone, non vede, non capisce, è confuso, è neutralizzata proprio dal polverone stesso, posto in essere, in quanto parte essenziale della strategia studiata.

Anonimo ha detto...


@ Epiphanio e la luce della coscienza.

Giusta osservazione. La guida della coscienza invocata qui si riferisce sempre alla coscienza che, guidata dalla fede, riconosce e giudica sulla base del dogma della fede non alla coscienza che eserciti una sua supposta attivita' "creativa" nei confronti del dogma o deposito della fede, alla maniera del "libero esame" dei protestanti eretici. Ognuno di noi, in quanto cattolico, non cerca sempre di obbedire ai comandamenti divini alla luce della sua coscienza e quindi con l'intenzione consapevole di usare in modo retto oltre al sentimento anche l'intelletto che Dio ci ha dato, per servirlo nel migliore dei modi? Nel caso dei Cardinali costretti ad intervenire per difendere il Deposito della Fede di fatto c o n t r o le gravi ambiguita' contenute addirittura in un documento ufficiale del Papa, l'invocazione alla loro coscienza e' doppiamente necessaria, trattandosi di un fatto indubbiamente straordinario. Essi ci garantiscono che esso e' dovuto non a pressioni esterne o a spirito di ribellione ma solo a una decisione presa da loro liberamente ossia in tutta coscienza per adempiere al loro dovere di cardinali, assistenti del Papa e difensori della fede. PP

mic ha detto...

Siamo nella fase che la questione "è affidata alla Chiesa nella sua totalità". È stato avviato un "processo".
Il papa che ama innescare "processi" più che la dottrina come reagirà?
In ogni caso la cosa non finisce qui. Viene da lontano, ma questo è solo l'inizio.

Anonimo ha detto...

Antonio Socci pagina ufficiale

L' "AVVENIRE" DELLA CENSURA
.
Il giornale (poco letto) l'Avvenire (di proprietà della Cei) oggi pubblica in prima un editoriale - risibile - dove discetta di giornalismo...
DOMANDA SEMPLI SEMPLICE: E SE - INVECE DI IMPANCARSI A MAESTRI, SENZA AVERNE ALCUN TITOLO - COMINCIASSERO UMILMENTE A DARE LE NOTIZIE E A NON CENSURARLE?
PER ESEMPIO: DOV'E' OGGI SU AVVENIRE LA NOTIZIA, ECCEZIONALE, DEL DOCUMENTO DEI CARDINALI RIVOLTI A PAPA BERGOGLIO?
POTETE CERCARE QUANTO VOLETE, MA SUL GIORNALE DELLA CEI NON LA TROVERETE... CHI DOBBIAMO RINGRAZIARE PER QUESTO MIRABILE SERVIZIO ALLA VERITA'? TARQUINIO? GALANTINO?
IN COMPENSO "AVVENIRE" DI OGGI RITIENE DI FARCI SAPERE CHE IN VATICANO E' ENTRATA IN FUNZIONE UN'AREA ECOLOGICA PER FARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA.....
NOTIZIA DI INTERESSE VITALE, FONDAMENTALE PER TUTTI I CATTOLICI...
AL TEMPO DI BERGOGLIO L'INTERESSE CLERICALE E' PER LA MONNEZZA: IL PAPA ARGENTINO CI HA FATTO PURE UN'ENCICLICA....

Annarè ha detto...

Il problema è che ci troviamo davanti ad un Papa che dice eresie e fa cose non cattoliche, poi ci troviamo difronte a vescovi e cardinali che tentano di dire qualcosa, perchè si è esagerato molto in questi 3 anni, ma a ben guardarci neppure questi vescovi e cardinali sono disposti a fare una cosa logica, cioè riprendere in mano il deposito della Chiesa e professarlo fino al martirio, rifiutando ogni traccia di modernismo (perchè in ogni traccia viene perseguito il male),ovvero iniziare da ciò che abbiamo di più caro il Santo Sacrificio della Messa, perchè è qui che troviamo il perno portante, quando viene meno questo crolla tutto. Allora va bene parlare e chiedere spiegazioni al Papa, ma questo deve poggiare sul rifiuto categorico di una messa protestante che ha distrutto la Fede nei più e tronare al Sacrificio dell'altare. Finche non faranno questo il parlare e il domandare saranno vani. Lo so che ormai anche i più convinti hanno assimilato qualcosa dall'errore del modernismo, almeno un po' di spirito buonista, ma rivediamo l'orrore che avevano S.Pio V e S.Pio X verso l'eresia e la minima avvisaglia di errore, chiediamoci perchè non tolleravano nemmeno l'ombra dell'errore e chiediamoci dunque cosa avrebbero fatto loro se fosse imposta come liturgia ordinaria una roba dal sentore protestante che difficilmente onora Dio e fa bene alle anime (i frutti sono chiari). Domandiamocelo e facciamo la cosa giusta, inutile continuare a raccontarcela, che bisogna obbedire, obbedire all'eresia? Se ha dovuto farlo mons Lefebvre (che non era certo un ribelle preso dll'orgoglio) e la sua Fraternità, credo che siamo tutti chiamati ad atti di fedeltà chiari, anche se sofferti.

irina ha detto...

"Dire la verità con carità è chiaro e pastorale. Da un punto di vista pastorale non è mai opportuno permettere che ci sia dubbio o confusione su temi importanti; in questo caso su questioni che hanno a che vedere con la salvezza delle anime."

Quindi è chiaro e pastorale dire la verità con carità; la pastorale è la verità detta con carità in modo chiaro. Comincio ad avere una visione chiara di questa famosa e fumosa pastorale uscita da tante bocche a vanvera.
Da un punto di vista pastorale, il dubbio e la confusione su temi importanti non è MAI opportuno permetterli. Quindi pastorale non è un lasciar correre, intanto poi le cose si aggiustano; NO, dubbio e confusione, in particolare su ciò che riguarda la salvezza delle anime, NON s'ha da permettere.

A questo punto mi son detta: allora oltre la tattica,la tecnica,la strategia del polverone, concomitante, ne esisteva e ne esiste un'altra:la tattica dell'abitudine. Se nella pastorale ti accorgi che la verità non è detta nè con chiarezza nè per niente e non intervieni,lasci che abitudini erronee diventino costume diffuso, in pratica è come se dicessi alle anime che ti sono state affidate:' Mah,andate all'inferno!'.
Non solo quando si parla dello spirito, non autentico, del CVII diffuso, a piena voce, dalla stampa e tu Chiesa non sei intervenuta a dire:"Signori, avete capito male. Non è così, è cosà!", allora tu Chiesa sei venuta meno al tuo compito di dire la verità con carità in modo chiaro, cioè tu sei venuta meno alla pastorale di cui molti tuoi uomini vanno cianciando a vuoto. E con dolo.

Anonimo ha detto...

Sta comparendo dappertutto l'altra intervista al Cardinale Burke in inglese di Edward Pentin:

http://www.ncregister.com/daily-news/cardinal-burke-on-amoris-laetitia-dubia-tremendous-division-warrants-action

mic ha detto...

Ne ho appena pubblicato la traduzione della parte conclusiva che contiene, in termini misurati ed essenziali, ma netti ed espliciti, risposte 'forti' alle domande ineludibili che ci facciamo da tempo.

Ringrazio Fabrizio Giudici che l'aveva prontamente segnalata!

Anonimo ha detto...

O alto e glorioso Dio,
illumina el core mio.
Dame fede diricta,
speranza certa,
carità perfecta,
humiltà profonda,
senno e cognoscemento
che io servi
li toi comandamenti.
Amen.
San Francesco

Anonimo ha detto...

Nell’anno del 1050esimo anniversario della cristianizzazione della Polonia, il popolo si propone di riconoscere il Suo regno e di assoggettarsi alle Sue leggi, affidando e consacrando a Lui, Gesù, il loro Paese – dice il testo dell’ Atto solenne di accoglimento di Gesù Cristo come Re e Sovrano, che, nell’indifferenza generale dei grandi media, verrà proclamato sabato 19 novembre 2016 a Cracovia e il giorno dopo in tutte le chiese della Polonia. L’Atto di accoglimento di Gesù, Christus Rex, continuando la tradizione di consacrazione dell’umanità al Sacro Cuore di Gesù da parte di Leone XIII e quella della consacrazione a Cristo Re di Pio XI è la risposta che viene soprattutto dalle autorità politiche vicine al premier e non solo, alle richieste dettate dalla pietà popolare dei numerosissimi movimenti religiosi per l’intronizzazione di Gesù, Re della Polonia. In quest’epoca buia, dominata dal laicismo, dopo la consacrazione del Perù ai Cuori Immacolati di Gesù e Maria effettuata il 21 Ottobre dal suo nuovo Presidente, sempre d’origine polacca, Pedro Pablo Kuczynski, si tratta di un atto molto significativo nella direzione della Regalità Sociale di Cristo, sepolta col Concilio Vaticano II, che dona speranza ai cattolici di tutto il mondo. (Ci giungeranno le foto dell’evento da alcuni amici polacchi)

Anonimo ha detto...

COSCIENZE ADDORMENTATE
di Francesca Pannutti.
Si è insistito, nella pastorale, sul fatto che il cristiano non si può fermare alla dottrina, ma deve tendere all’incontro con la Persona di Cristo. Non si ama infatti con amore intimo e totale una cosa, bensì una persona.
Ora, la dottrina, in realtà, non è altro che la stessa parola di Cristo, interpretata correttamente dalla Chiesa e da essa esposta in modo sistematico e chiaro ai fedeli, perché venga attuata nella loro vita. E ciò con l’assistenza dello Spirito santo, effuso dal Cristo sulla Sua Sposa.....

http://www.fidesetratio.it/articolo-25-ottobre-2016.html