Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 29 novembre 2016

Battaglia in Vaticano sulla dottrina? Certo, ma anche sui quattrini.

Sta cambiando il vento, come effetto dei contraccolpi dell'esito delle recenti elezioni americane e del movimento trasversale direzione anti-mondialista e quanto vi si ricollega? Interessante l'articolo ripreso di seguito.

Battaglia in Vaticano sulla dottrina? Certo, ma anche sui quattrini. Bergoglio predica la povertà? Certo, ma, secondo i bene informati, chiusi i microfoni e spente le telecamere, i maneggioni della finanza hanno campo libero. Nello Ior? Neanche per sogno. 

La «banca del Papa» oggi non nasconde nulla, se non altro perché nei nove mesi che intercorsero fra la defenestrazione di Ettore Gotti Tedeschi e l’arrivo del suo successore, il tedesco Ernst von Freyberg, una quantità considerevole di fondi fu girata su banche estere, in maggior parte connesse con Goldman&Sachs e Jp Morgan. 

Tutto questo è ormai preistoria. L’Istituto per le opere di religione oggi è ligio alle norme internazionali di trasparenza e tracciatura del denaro che entra e che esce. È tutto a posto, quindi? 

Un religioso – che non vuole far sapere né il rango né altri dettagli di sé – a febbraio ci offrì una previsione: «Vincerà Donald Trump, ma non lo scriva. È controproducente togliere loro le illusioni; meglio che si confondano ulteriormente. Può scrivere invece che l’Fbi entrerà in gioco». A febbraio scrissi effettivamente sul mio blog del ruolo che avrebbe avuto l’Fbi contro Hillary Clinton. 
«Se avesse vinto Clinton non le avrei riferito quanto sto per dirle. La vittoria di Trump scombina le posizioni». 

Il «pretino» – firma i suoi messaggi con questo ironico appellativo, ma la scorza è durissima – mi dà appuntamento con precauzioni da smaliziato 007. In borghese, l’aspetto non lascia sospettare chi sia davvero.  
Dall’8 novembre, dice, la Curia vaticana è in subbuglio. Erano certi che la Clinton trionfasse. Sicuri a tal punto che spinsero Bergoglio a entrare in campagna elettorale. «Trump non è cristiano», rispose Bergoglio a una domanda preparata ad arte. La dichiarazione fece il giro del mondo. I sondaggi di Trump precipitarono. Avrebbe sicuramente vinto la Clinton, come dubitarne?  
Il Pontefice oggi è furioso con chi lo ha mal consigliato e tuttavia s’illude di recuperare peso negoziale con Trump, aizzandogli contro l’opinione pubblica, sulla quale, ne è proprio convinto, presume di avere un controllo a tutta prova. È un illuso, ma deve guadagnare tempo mentre le elezioni presidenziali lo lasciano scoperto, perché «la finanza vaticana ha avuto un ruolo al servizio di Hillary Clinton e delle sue guerre e questo Trump lo sa», sostiene il pretino, che stigmatizza la Clinton con parole durissime.  

Com’è possibile? Per comprendere che cosa accade bisogna fare un passo indietro. 
Prima del conclave, monsignor Carlo Maria Viganò, nunzio apostolico a Washington, entrò in contatto coi cardinali elettori del Nordamerica e del Sudamerica. Spiegò loro che cos’era successo col precedente segretario di Stato, Tarcisio Bertone; illustrò gli scandali amministrativi; sottolineò la necessità di trasparenza sia delle gestioni ordinarie sia dello Ior. Taluni sostengono che proprio da allora la stella di Bergoglio abbia cominciato a brillare. Insomma, i cardinali americani giunsero al conclave come un solo uomo. 
Su Bergoglio poi confluirono anche le preferenze dei tedeschi. Il resto è storia. Oggi i rapporti fra Bergoglio e l’episcopato statunitense sono tesi, ma questa è un’altra storia.  

Nei mesi successivi al conclave la finanza vaticana è stata sottratta progressivamente al controllo dei prelati italiani. Normale, vien fatto di pensare: Bergoglio è americano sia pure argentino e i suoi grandi elettori, come abbiamo visto, non furono italiani. D’altronde i due celebri libri di Gianluigi Nuzzi e di Emiliano Fittipaldi, centrati sulla corruzione che dilagherebbe fra i prelati italiani della Curia, sono stati puntualissimi ad accompagnare la riforma della finanza vaticana. Giusto dunque che Bergoglio si sia rivolto ad altri.  

Questo spiegherebbe l’insediamento del cardinale tedesco Reinhard Marx al vertice del Consiglio per l’economia, con il compito di «sorvegliare la gestione economica e vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie dei dicasteri della Curia romana, delle istituzioni collegate con la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano».  
In tale prospettiva, altrettanto comprensibile appare l’investitura del cardinale australiano George Pell, a guidare la Segreteria dell’economia, alle dirette dipendenze di Bergoglio. Scelte eccellenti, comunque la si pensi sui due porporati.  

Tale altissimo livello di qualità non sembra tuttavia rispettato con l’irruzione dei prelati provenienti da Malta nei rimanenti gangli della finanza vaticana. La «banda dei maltesi», com’è simpaticamente definita Oltretevere, fa capo al marchese Joseph Zahra, una vera celebrità nell’isola del Mediterraneo, così come a Messina e nel New Jersey. Maltese è pure monsignor Alfred Xuereb, spina nel fianco di Pell, nella Segreteria per l’economia, nonché membro della segreteria particolare di Bergoglio.  

Potere solo ai maltesi? Ma no, anche al Lussemburgo la sua fettina. Bergoglio nominò presidente dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede, il lussemburghese René Brülhart. Un laico sbucato dal freddo con solidissime amicizie nel New Jersey e, nientemeno, nel Liechtenstein, nonché nella solita Messina. Era dicembre 2011. Brülhart cambiò la legge antiriciclaggio voluta dall’onestissimo cardinale Attilio Nicora, già presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) e fino al 2014 presidente dell’Autorità di informazione finanziaria. Inoltre Brülhart pose l’Aif sotto il controllo della segreteria di Stato: come mettere la Banca d’Italia sotto Matteo Renzi. E il paragone è più calzante di quanto si possa supporre. 

Molti si chiedono perché Bergoglio, predicatore incessante della povertà, abbia defenestrato l’integerrimo e cattolicissimo Ernst von Freyberg, dalla professionalità smagliante, per poi affidare alla «banda dei maltesi» l’economia del Vaticano. È un dato di fatto sconcertante e senza giustificazioni. 

Non basta che il cardinale Pell, un mastino, alquanto prevenuto verso chiunque non sia anglosassone, sia la bestia nera dei maltesi. Anzi, questo genera ulteriore confusione: poiché i maltesi sono stati designati tutti direttamente da Bergoglio, circola la bufala d’una contrapposizione fra l’australiano e l’argentino. Bergoglio cerca di barcamenarsi con un improbabile «divide et impera»? 

Il «pretino» aggiunge: «I maltesi non sono stati scelti da Bergoglio ma impostigli da Washington. Le metodologie sono state le medesime con le quali infiltrarono gli agenti che hanno complottato contro il Papa emerito». Bergoglio genuflesso all’imperatore, quindi. 

Qualcuno potrebbe osservare che dopotutto Pell e Marx sono il rimedio di Bergoglio alla penetrazione clintoniana in Vaticano. Se così fosse, qual è il ruolo di Bertone, l’ex segretario di Stato? È apparentemente solo, dopo che persino monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della segreteria di Stato, lo ha scaricato. Proprio Bertone aveva insediato Becciu a maggio 2011.  

Secondo i canoni pauperisti di Francesco, Bertone dovrebbe quindi essere in esilio da un pezzo: ha un patrimonio personale miliardario, vive in un attico lussuoso e vasto oltre ogni immaginazione, rammodernato con una controversa raccolta di fondi. 

Il vessillifero della povertà, Bergoglio, oramai celebre per la facilità con la quale esilia i cardinali sgraditi, mantiene non di meno l’imbarazzante presenza di Bertone all’interno delle Mura leonine. Non ne è imbarazzato affatto, evidentemente. Anzi, tutti gli uomini di punta di Bertone, dentro e fuori del Vaticano, sono rimasti al loro posto. Al contrario chi gli si contrappone, come monsignor Carlo Maria Viganò, cade in disgrazia.  
Infine, attraverso Bertone passano relazioni strategiche con le autorità politiche italiane. L’allora segretario di Stato e le istituzioni controllate dai suoi uomini sostennero Mario Monti alle elezioni. Oggi essi sono impegnati alacremente per il Sì al referendum, negli ospedali, nelle cliniche, negli ospizi, ovunque siano irradiati. Inutile nasconderselo, Bertone è nel pieno dei suoi poteri e Bergoglio non può non saperlo, anzi lo gradisce. 

Il «pretino» è categorico: «Bergoglio, Bertone e i cardinali tedeschi condividono un segreto finanziario di enorme portata. Quale? Penserà Trump a metterli a posto. D’altronde egli sa bene che costoro hanno finanziato la campagna elettorale della Clinton». 
Questa Chiesa dei poveri appoggia i personaggi fino a ieri assidui nello Ior, oggi sgomitanti nelle stanze di un altro organismo finanziario, apparentemente residuale, l’Apsa. Anzi, lo scontro, tanto silenzioso quanto acerrimo, fra Pell e la banda dei maltesi fa perno proprio sull’Apsa. Perché?  
L’Apsa, non tutti lo sanno, ha un patrimonio liquido immenso, fondatosi con il contributo che lo Stato italiano versò al Vaticano, con i Patti Lateranensi, quale indennizzo per gli espropri fatti dopo l’Unità d’Italia.  

Le grandi istituzioni bancarie, in testa Goldman Sachs e Jp Morgan, disertano oggi lo Ior e preferiscono Apsa, presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, guarda caso fedelissimo di Bertone. 
Il segretario di Calcagno, monsignor Mauro Rivella, apre le porte dell’Apsa ai nuovi rampanti della finanza internazionale, come Oscar D’Intino. Che cosa accade? 

Il «pretino» sorride: «L’Apsa non amministra solo i palazzotti affittati al notabilato romano. L’Apsa ha cumulato sul patrimonio iniziale derivato dai risarcimenti degli espropri, trust, lasciti, enormi ricchezze, tesori distribuiti in tutto il mondo: centinaia e centinaia di miliardi. Ha una liquidità immensa. L’Apsa riceve ed emette liquidità senza bilanci, senza rendere conto ad altri se non a chi ne assume il controllo. La sala trading dell’Apsa è di gran lunga più vasta di quella Ior. Occorre tuttavia osservare che se Bertone è in questo sistema significa che egli è portatore di un interesse finanziario ulteriore e differente da quello dell’Apsa e dei tedeschi». 

È una povera Chiesa più che una chiesa dei poveri. Cerchiamo di capirne di più. L’Apsa era composta di due sezioni una ordinaria e l’altra straordinaria. Quest’ultima per statuto «amministra i beni mobili propri e quelli ad essa affidati da altri enti della Santa Sede», in altre parole montagne di denaro contante, gran parte del quale è depositato a Francoforte in una miriade di depositi: «Centinaia e centinaia di miliardi, ancora più incontrollabili dopo la riforma voluta da Bergoglio, il quale ha unificato le due sezioni e i rispettivi patrimoni», assicura il «pretino», «miliardi incontrollabili, molti dei quali erano diretti verso il più politically correct dei paradisi fiscali, Cuba. Con l’arrivo di Trump il piano scricchiola e i vessilliferi della povertà sono molto preoccupati». 

L’Apsa potrebbe ricordare i fasti dello Ior ai tempi dell’americano Paul Marcinkus? 
«Solo le diocesi tedesche hanno una ricchezza paragonabile a quella dell’Apsa e altrettanto pericolosa. Cifre incontrollate di centinaia di miliardi sono un pericolo per l’umanità. Il pericolo è ancora più complesso, perché i tedeschi operano al di fuori del sistema bancario vaticano, attraverso la Pax Bank, la cui unica filiale italiana è a due passi dal Vaticano, ma ben lontana dal suo controllo». 

Dicono che i tedeschi aiutino molto le missioni in Africa. 
«È vero», conferma Pretino, «anzi è stato più vero in passato. Da qualche tempo i biglietti per trasmigrare dall’Africa in Italia sono lowcost. Qualcuno ha deciso di svuotare le Chiese africane di energie vitali. La prospettiva di un papa africano, ricorrente ai tempi di San Giovanni Paolo II, oggi è labile. Lasciamo in pace il povero Paul Marcinkus, morto in vera e vissuta povertà. Lo Ior di Marcinkus era criticabile, certo, ma lavorava solo per fini istituzionali. Marcinkus non ha mai genuflesso la Chiesa a gente dello stampo dei clintoniani e di Goldman Sachs, né ai loro servi mitrati. Marcinkus è morto davvero povero e non nascondeva centinaia di miliardi. Quella Chiesa non predicava la povertà a chiacchiere, ma la combatteva coi fatti. Ecco perché per costoro Trump è un terremoto più aspro di quello che ha devastato il Centro Italia»
Piero Laporta
Pubblicato 25 Novembre 2016 con altro titolo su La Verità, diretto da M. Belpietro

18 commenti:

Rr ha detto...

E Tutti sanno di chi è JP Morgan...

Magno di Borbone ha detto...

Articolo di Blondet:

http://www.maurizioblondet.it/francesco-prodotto-sintetico-fiction/

La Verità si sta rivelando un ottimo quotidiano.

Ne approfitto per fare una considerazione: nel 2016 stanno cadendo tanti "veli" e tanti "servi del maligno" quest'anno saranno giudicati dal Giusto Giudice.

Il trionfo del Sacro Cuore Immacolato di Maria si avvicina.

Sia lodato Gesù Cristo.

Rr ha detto...

Una fiction hollywoodiana...
Circa un secolo fa fu pubblicato un "copione". Allora lo si credette genuino, un vero programma, un'agenda, un protocollo di lavoro.
Ppoi si affermo' che era un falso. Pero', leggendolo oggi, e sia pure col senno di poi, sembra un copione molto ben scritto, e molto più veritiero di tanti documentari.

Anonimo ha detto...

Che vi fosse stato un complotto ai danni del Papa BXVI era evidentissimo ed infatti ecco l'ennesima conferma: "Il «pretino» aggiunge: «I maltesi non sono stati scelti da Bergoglio ma impostigli da Washington. Le metodologie sono state le medesime con le quali infiltrarono gli agenti che hanno complottato contro il Papa emerito». Bergoglio genuflesso all’imperatore, quindi. Il complotto lo si può dimostrare sia pre- che post-conclave: nel pre- con la presenza della "mafia di San Gallo" e nel Post con le assurde "devianze" dottrinali che Bergoglio stà imponendo ed è proprio queste ultime che ne danno il "sigillo complottista" perchè non ci sarebbe stato altro modo ai "lupi travestiti da agnello" di introdurre tali eresie.

Anonimo ha detto...

Mi spiace che sia venuta fuori, ed era ora, questa squallida storia, anche se io l'ho sempre detto che era un complotto fin dal 2010, ma mi hanno infamato, adesso non posso neppure dire che sono contento di avere avuto ragione, una lotta di potere economico, spostamento di capitali e allontanamento dell'impedimento principale,il Papa, altro che primavera......sì quella di Praga. Un pensiero(accio) e se Ratzinger si fosse dimesso apposta per far sì che il marcio venisse a galla? C'è una frase sibillina nell'ultimo libro, sul vdr 'Non so quanto durerà' poi la riaggiusta dicendo che stringere mani, incontrare tante persone, attività intensa, ma si capiva tra le righe che c'era dell'altro. Comunque, assieme ai leaks secretati dall'FBI di Clinton, fa un certo effetto sentire sempre i cari nomi dei soliti noti . Alla prossima, The windswept house sta per arrivare al grande pubblico.
P.S.Le parole di Hummes erano una minaccia e infatti...Lupus et Agnus.

tralcio ha detto...

Certe cose non succedono "per caso"...
Ci vogliono molto potere, molti soldi e molti ricatti.
Servono gli avidi e/o i ricattabili.
Purtroppo vicino alla Santa Sede negli ultimi tempi ce n'è una miniera.
Trovato il filone, in regia si passa alla scelta degli attori principali.
Nel casting si scelgono i personaggi che sappiano interpretare bene il copione.
Non solo perché recitano bene, ma soprattutto in quanto credono davvero nel ruolo loro assegnato.
Infine serve battage mediatico, per magnificare il tutto agli occhi della gggggente.
Ecco dunque il profluvio di ammoore, ggioia, misericordia, accoglienza e altre glicemie.
Chiaramente è tutto a un livello terra-terra; più che umano si direbbe diabolico.
Astenersi per decenza chi attribuisse allo Spirito Santo questo tornante della storia.

Alessandro Mirabelli ha detto...

Squallore unico.Peggio di una tragedia rinascimentale. L'articolo conferma che Bertone rimane il peggior segretario d stato dai tempi di S. Carlo Borromeo.

Anonimo ha detto...

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-jp-morgan-chiede-renzi-esegue-cosi-nasce-la-riforma-18194.htm

Anonimo ha detto...


Una fonte anonima, non controllabile, va sempre presa con molta cautela, anche se in cio' che dice (che avrebbe detto) sembrano esserci delle verita'. A. P.

Cerchiamo di conoscerlo : ha detto...

Il 2012 ha visto anche la nomina del nuovo decano della rota romana nella persona di monsignor Pio Vito Pinto. Nomina sorprendente per vari motivi, tra cui il fatto che lo stesso Pinto – come si evince dai documenti resi pubblici dall'ex maggiordomo del papa – sembra aver giocato un ruolo non indifferente nell'alimentare quelle accuse (infondate) di omosessualità che fecero esplodere nel 2009 il caso di Dino Boffo.
Pinto, che è stato poi nominato anche presidente della corte d’appello dello Stato della Città del Vaticano, si è fatto recentemente notare per lo spropositato elogio da lui tributato al cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, nella prolusione pronunciata in sua presenza l'8 novembre, per l'inaugurazione dell'anno accademico 2012-2013 dello studio rotale.
In quella prolusione Pinto, nell'esaltare la peculiarità dei rari segretari di Stato non diplomatici di carriera e appartenenti a congregazioni religiose, ha assimilato a Bertone la figura di un suo predecessore dell'Ottocento, il barnabita Luigi Lambruschini, segretario di Stato con Gregorio XVI.
Dimenticando che in un'intervista del 2006 a "Trenta Giorni", al solo udire il nome di questo suo predecessore, Bertone aveva reagito esclamando:
"Per carità, non paragonatemi al cardinale Lambruschini, che sarà stato un sant'uomo, ma era pure, politicamente, un reazionario a tutto tondo!".
"L'Osservatore Romano" del 9 novembre 2012 con a pagina 7 la prolusione di monsignor Pio Vito Pinto in elogio del cardinale Tarcisio Bertone .
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350387
*

berni/exodus ha detto...

Prima o poi i giornalisti conosceranno tutta la verità e questa verrà a galla e nessuno potrà fermarla.
Il mondo finalmente conoscerà una situazione per la quale si era fatto annacquare il cervello.
Quello che conta che più di qualcuno capirà la vera Chiesa quale è.

Anonimo ha detto...

Spiegare il valore dei simboli a don Antonio Rizzolo

Madre Teresa, potresti apparire in sogno al neodirettore di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo? Non ho il piacere di conoscere personalmente questo prete veronese ma ho il dispiacere di sapere come si veste: in rete ho scoperto che è un nemico dell’abito ecclesiastico, in Sala stampa vaticana si presenta in giacca e camicia azzurra, ai convegni di Slow Food (sta cercando di convertire Carlo Petrini?) va in giacca e camicia bianca, e nella foto ufficiale esibisce un maglione blu. Glielo dici tu, Madre Teresa, che al mondo c’è bisogno di simboli, come spiegasti a frère Roger per convincerlo a indossare sempre la veste bianca consona alla sua vocazione monastica? Se non basta potresti mandargli in sogno il beato Rolando Rivi, il seminarista quattordicenne ucciso dai comunisti nel 1945, proprio in odio alla tonaca. “Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù”, diceva ai genitori che lo esortavano a mimetizzarsi. Chissà che lui non riesca a far cambiare outfit al perfettamente mimetizzato, perfettamente invisibile, dal punto di vista cristiano, don Rizzolo.
(Camillo Langone)
http://www.ilfoglio.it/preghiera/2016/11/29/news/antonio-rizzolo-famiglia-cristiana-simboli-religiosi-107668/

Sdogana anche la droga? ha detto...

Vaticano, il convegno anti-proibizionista con l'ok di Papa Francesco

Il Vaticano di Papa Francesco si avvia verso una svolta antiproibizionista. Durante un convegno promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze, sul tema Narcotici: problemi e soluzioni di questa piaga mondiale per la prima volta si è parlato dei tossicodipendenti intesi come "vittime" e non come peccatori e di "legalizzazione delle droghe leggere".
Il Papa, riporta il Tempo, ha detto "ciò che i governi dovrebbero fare è individuare come controllare i circuiti e le forme di corruzione e riciclaggio di denaro". Nello stesso documento ufficiale che introduce il convegno si parla letteralmente di "trovare un consenso per le strategie più efficaci per governare l'uso delle sostanze e le dipendenze". Si è parlato ufficialmente di "legalizzazione delle droghe leggere" e la protagonista è stata l'autorità giudiziaria del Portogallo che ne ha messo in luce i risultati assai positivi.
Insomma, considerate le ultime uscite di Bergoglio su aborto, gay, divorzio e tenuto conto del fatto che in Sud America sono in molti, anche tra i gesuiti, a premere verso la legalizzazione (non solo della cannabis ma anche della cocaina), il Papa potrebbe presto annunciare la svolta antiproibizionista sull'uso delle droghe.

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12031316/papa-francesco-e-la-droga--svolta-antiproibizionista-.html

Japhet ha detto...

Pannella e Bonino hanno fatto scuola!

Anonimo ha detto...

"Di tutte le idolatrie che ci affliggono, l’adorazione del mondo è senza dubbio la più clamorosa. Oggi uno può impunemente parlare male della Sposa di Cristo senza avere il minimo fastidio ecclesiale; ma se azzarda a scrivere due righe contro il “mondo”, deve aspettarsi almeno qualche tiratina di orecchie anche da parte dei recensori più benevoli e pii.

Questa “cosmolatria” fa tanto più spicco in quanto stride con tutta la consuetudine linguistica dell’ascetica tradizionale: la “fuga dal mondo”, la “rinuncia al mondo”, il “disprezzo del mondo” dai primordi del cristianesimo fino a pochi anni fa sono, stati temi classici della riflessione e della predicazione; ebbene, di essi nelle comunità cristiane di oggi non si trova più traccia. Al loro posto si propone l’ “inserimento nel mondo” e perfino il “servizio del mondo”. "
Card. Biffi

Anonimo ha detto...

Tanto per stare in tema, ecco cosa si dice di mons. Pinto che se l'è presa con i 4 cardinali...
http://infovaticana.com/2016/11/29/eclesiastico-mason-amenaza-los-cuatro-cardenales/
Sarà non sarà, ma se si guarda la foto c'è proprio da spaventarsi!

Rr ha detto...

Lupus,
non eri il solo a pensarla cosi. Anche a me spiace un po' dire che avevo ragione. E pensare che qualcuno ha ironizzato alcuni giorni fa, sul blog, quando ho scritto di due "golpe"in Italia.
Le Vispe Terese non muoiono mai. Ed anche quelli che non san fare 2+2=4 (che fa sempre 4, checche' se ne dica).

Bertone, Bergoglio, Bonino...tutti piemontesi. Non c'è che dire, sempre al servizio del bene del Paese...

Anonimo ha detto...

" Giovagnoli insegna storia all'Università Cattolica di Milano ed è rappresentante di prim'ordine della Comunità di Sant'Egidio, cioè di quella presunta "diplomazia parallela" che da decenni fa il controcanto – né richiesto né gradito – ai diplomatici vaticani in vari teatri del mondo. E la Cina è appunto uno di questi teatri."

Egidio , a mio parere , un altro spirito del concilio .

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/12/01/cina-due-vescovi-impresentabili-per-farne-uno-nuovosu-avvenire-di-oggi-agostino-giovagnoli-ha-salutato-con-molto-ottimismo-le-due-ordinazioni-episcopali-fatte-in-cina-a-fine-novembre-piu-una-te/