Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 18 luglio 2015

Don Elia. Il medico e la medicina

È un’esperienza comune: quando una persona cara è colpita da grave malattia, si cerca il migliore specialista e ci si affida alla sua scienza e perizia. Anch’egli è un essere umano, ma in casi come questo la sua figura appare soffusa di un’aura quasi sacrale e ci si mette totalmente nelle sue mani. È naturale, d’altronde, dare fiducia a chi possiede le conoscenze e i mezzi per ottenere la guarigione; è perfino logico, purché si tenga conto dei suoi limiti di uomo fallibile e non se ne faccia una specie di divinità: qualsiasi capacità umana conserva pur sempre un carattere limitato e provvisorio, data la sua natura derivata e la necessità di progredire continuamente.

Nella vita spirituale – cioè per quanto riguarda la salute della nostra anima – queste dinamiche sono di solito molto meno evidenti e, di conseguenza, ancor meno impellenti. Non solo, quindi, ci esponiamo sconsideratamente agli “agenti patogeni”, ma siamo pure estremamente inerti e indolenti nel diagnosticare i nostri mali e nel cercare aiuto per porvi rimedio. È pur vero che non è affatto facile, nel nostro tempo, trovare un buon medico dell’anima che possa realmente aiutarci, anziché peggiorare la situazione; è capitato a molti di noi di allontanarsi dal confessionale con il fermo proposito di non tener conto di quanto detto dal confessore perché contrario alla sana dottrina. Ma non bisogna per questo smettere di domandare a Dio una valida guida spirituale.

Uno scopo precipuo della parrocchia virtuale [vedi qui - qui - qui] è appunto quello di mettere i fedeli a contatto con sacerdoti affidabili. Un vero padre nello Spirito è un ministro che non mette se stesso al centro dell’attenzione e non crea perciò dipendenze psicologiche o affettive, ma, riconoscendosi semplice strumento della grazia, orienta la persona che gli chiede consiglio verso l’Unico in grado di darle ciò di cui ha bisogno la sua anima, le insegna come ascoltarlo e riceverne le cure, si fa canale della Sua terapia. Quel Medico, infatti, è al tempo stesso la medicina e compendia in sé la guarigione. Non c’è nient’altro da cercare o da scoprire all’infuori di Lui; al tempo stesso, non si finisce mai di conoscerlo né di attingere alle profondità della Sua sapienza: «È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (Sal 36 [35], 10).

Cominciamo dunque con il contemplarlo nel santo Vangelo, bevendo avidamente le Sue parole vivificanti, osservandone con religioso stupore le azioni salvifiche, ponendoci al Suo séguito fra i discepoli e le donne pie. Chiediamo loro di raccontarci in qual modo Lo hanno conosciuto, che cosa hanno provato in quel primo incontro, come da quel momento è cambiata la loro esistenza, che cosa hanno fatto per ricambiare l’intervento del Suo amore, così inaspettato e al di là di qualsiasi attesa. Nella Comunione dei Santi ce li troveremo tutti intorno ed essi scambieranno con noi, come un bene comune, i doni della grazia da loro ricevuti: Andrea, Pietro, Giovanni, Matteo, la Maddalena, i discepoli di Emmaus… Quanti compagni, a partire da loro, possono insegnarci ad entrare nella Sua amicizia e a penetrarne le insondabili ricchezze! Ognuno di noi può scegliere l’amico che sente più affine per lanciarsi in questa meravigliosa avventura.

Al di sopra di chiunque altri, ecco venirci incontro Colei che Gli ha fornito carne e sangue, dando così, all’eterna Sapienza, la possibilità di intrattenersi con i figli dell’uomo come uno di loro e di offrirsi in sacrificio per la loro redenzione; a noi, quella di vederla con i nostri occhi, udirla con le nostre orecchie, toccarla con le nostre mani. Chi potrà mai sondare l’abisso di quel Cuore immacolato che l’ha accolta in sé prima ancora del grembo? Chi potrà meglio iniziarci all’amore di quella medesima Sapienza divina che in Lei si è incarnata e fatta come noi? Ma dobbiamo dapprima lasciarci iniziare al mistero di questa Donna singolare che concepì il Verbo del Padre e non se ne lasciò sfuggire nemmeno una parola, già pronunciata nella Scrittura o da pronunciare a viva voce: dobbiamo conoscere Lei, che è un tutt’uno con il Figlio, per poter veramente conoscere Lui come desidera esser conosciuto.

Chi ancora non lo possiede, acquisti dunque il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria. San Luigi Maria Grignion de Montfort, nostro patrono, è uno dei Suoi migliori conoscitori e araldi, come già san Bernardo di Chiaravalle nei suoi sermoni mariani e, subito dopo, sant’Alfonso Maria de’ Liguori nelle Glorie di Maria. Gli Orientali, dal canto loro, non si lasciano certo battere nel rendere onore alla Panaghía: chi ha confidenza con il loro linguaggio può procurarsi le splendide omelie mariane del bizantino Nicola Cabásilas. Fra i moderni, per chi legge il francese, spicca padre Louis Bouyer con il suo Le trône de la Sagesse, vigorosa sintesi speculativa composta da un luterano convertitosi alla fede cattolica (poi profondamente deluso dal “rinnovamento” conciliare). Ma non attingete a fonti inquinate che declassano la santissima Vergine a ragazzetta comune: pur essendo, quanto alla natura umana, una donna come tutte le altre, ella è, quanto all’elezione divina, l’immacolata Madre di Dio.

Chi meglio di Lei potrebbe accostarci al Medico celeste, da Lei stessa partorito nella natura umana, e disporci a riceverne le cure? In nessun’altra terapia la collaborazione del paziente è tanto necessaria quanto in quella dello spirito; da questo punto di vista, nessuno può meglio formarci di Colei che, nella Sua stessa persona, è paradigma perfetto e insuperabile di tale cooperazione. Ci siamo consacrati al Suo Cuore immacolato: oltre a rinnovare spesso tale atto, soprattutto nelle feste mariane, prendiamo allora l’abitudine di offrire ogni mattina la nostra giornata al Padre per le Sue mani purissime, uniti a Cristo e mossi dallo Spirito: perché Gli sia gradita, ella saprà purificare e perfezionare la nostra oblazione per unirla al Sacrificio del Calvario – cui, prima fra tutti, si è associata in modo strettissimo – nel suo rinnovarsi sull’altare. È evidente che questa offerta ci impegna a portare pazientemente la croce come strumento di autodonazione e a fare in modo che ogni gesto e parola, nel corso del giorno e della notte, siano accetti a Dio.

È pur vero che, quanto più si affina la percezione dell’infinita santità di Lui, tanto più si scava la consapevolezza della propria radicale indegnità e incapacità: potremmo mai fare qualcosa che sia degno del tre volte Santo? Anche in questa presa di coscienza, tuttavia, può celarsi una terribile insidia; più si ascende nella vita mistica, infatti, più diventa sottile l’alternativa – quasi si camminasse lungo una cresta – tra l’essere rapiti dalle braccia paterne e il precipitare in un crepaccio senza fondo. Non alludo al rozzo fraintendimento protestante che, per salvaguardare l’assoluto primato divino, nega ogni spazio alla partecipazione dell’uomo alla propria salvezza, riducendo così la grazia a puro nome e sottraendole, in linea di principio, qualsiasi appiglio nella natura. Mi riferisco a quel tipo di visione che immagina Dio così irraggiungibile da rendere irrilevante qualsiasi iniziativa umana che non sia negazione di sé e dissoluzione dell’io; è quell’atteggiamento della mente che va sotto il nome di gnosi, la più diffusa e pericolosa trappola della cultura contemporanea, anche in campo teologico.

L’abisso invalicabile che certo esiste tra il Creatore e la creatura, per giunta peccatrice, è stato varcato da Dio stesso nella Persona del Verbo incarnato. Una volta compiutosi il mistero della nostra Redenzione, la grazia del Battesimo ci abilita a vivere in perpetuo stato di oblazione perché si sviluppi in noi la vita del Figlio e possiamo partecipare a quell’eterna circolazione d’amore che costituisce la Trinità santissima. Questa esistenza oblativa – specie in circostanze penose e in situazioni indesiderate che non possiamo evitare – si articola però in deliberati e ripetuti atti di offerta che compiamo per mezzo di Colei che personifica la Chiesa-Sposa. Ecco dunque la terapia spirituale che, a poco a poco, ci guarisce dall’innata tendenza egocentrica e accaparratrice della natura decaduta e ci rivolge dolcemente al Padre, dilatando sempre più il nostro cuore alle misure del Suo amore senza misura. È sottinteso che, in questo processo, la grazia di Cristo è all’inizio, al centro e alla fine; senza di essa non potremmo nemmeno pensarlo.

Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale (Rm 12, 1).

9 commenti:

mic ha detto...

Grazie don Elia,
salutare medicina che aiuta a radicarci sempre più nell'unico Medico!
Sto leggendo (e meditando) in questi giorni e lo passerò allo scanner appena posso, per condividerlo, un meraviglioso testo di padre Manelli sulla Consacrazione a Maria, con accenti importanti sulla Vergine Corredentrice oltre che Mediatrice di tutte le grazie....

Antonio C. ha detto...

Purtroppo molti cristiani oggi non riescono a guardare in cielo ma solo in terra.....

tralcio ha detto...

Caro don Elia, grazie.

In effetti bisogna avere alcune coordinate precise:

-l'uomo creatura NON è creatore ed essendo peccatore non si salva da solo, senza Redentore.

-non sarà mai il nostro protagonismo, pur lastricato di buone intenzioni, a servire più dell'umiltà di stare al nostro posto

-non è la mentalità del mondo quella che lo vince, dato che Chi vince il mondo ha scelto la croce

-la preghiera è sorgente di umiltà, tanto quanto il protagonismo è fonte di superbia

-la tutta pura, l'umile ancella del Signore, è via d'umiltà e schiaccia il capo alla tentazione e al tentatore

-c'è molta realtà invisibile, spirituale, oltre a ciò che è visibile agli occhi: là si annida anche lo spirito diabolico, assai abile a confondere chi non si fa umile, capace persino di tentare l'umanità del Verbo incarnato

-lo spirito e l'anima non sono sinonimi: l'anima è psiche, è il tramite con il mondo, mentre lo spirito è altro: l'uomo spirituale si distingue da quello psichico ed è lì, dove si rinasce dall'alto che la preghiera porta il cuore, là dove possiamo vivere l'essere uniti a Cristo, che vuole unirci a lui, sollevandoci dalle misure mondane e dagli inganni in cui eccelle lo spirito del male, agendo sulla mente.

Così, l’abisso invalicabile che certo esiste tra il Creatore e la creatura, per giunta peccatrice, è stato varcato da Dio stesso nella Persona del Verbo incarnato. Una volta compiutosi il mistero della nostra Redenzione, la grazia del Battesimo ci abilita a vivere in perpetuo stato di oblazione perché si sviluppi in noi la vita del Figlio e possiamo partecipare a quell’eterna circolazione d’amore che costituisce la Trinità santissima.

Ecco dunque la terapia spirituale che, a poco a poco, ci guarisce dall’innata tendenza egocentrica e accaparratrice della natura decaduta e ci rivolge dolcemente al Padre, dilatando sempre più il nostro cuore alle misure del Suo amore senza misura. È sottinteso che, in questo processo, la grazia di Cristo è all’inizio, al centro e alla fine; senza di essa non potremmo nemmeno pensarlo.

Gesù-Farmaco non è una "misericordina" qualsiasi, neanche fosse un beta-bloccante per i tachicardici, una benzodiazepina per gli ansiosi... Agisce non solo sul corpo-carne-soma-sarx o solo sulla psiche-mente-anima... arriva allo spirito, là dove solo nell'uomo (che non è solo un animale pensante o più pensante degli altri, con più sentimenti degli altri) è pensata la somiglianza originale con Dio, prima del peccato originale, oltre i nostri tanti peccati se faremo la fatica di ammetterli e pentircene, detestandoli.

Grazie di cuore!

Franco ha detto...

Le citazioni fatte da don Elia dimostrano che alla sua elevata spiritualità, al suo porsi alto e tradizionale nel senso migliore hanno contribuito letture molto importanti. Non che la cultura nel senso di informazione sia superiore al cuore, nel senso di intuizione amorosa della Presenza che che affascina e commuove; però "pro statu isto", in relazione alla situazione terrestre in cui siamo immersi, abbiamo la necessità e il dovere di informarci e prepararci in relazione al livello culturale che abbiamo raggiunto. Questo anche per metterci in grado di "rendere ragione della nostra fede" ( Lettera di Pietro ). Pur sapendo di ripetermi, torno a denunciare un fatto per me molto grave: il prevalere del metodo "esperienziale" risalente ad alcune decine di anni fa rivela una sorta di scoraggiamento del clero rispetto alla possibilità di proporre ai giovani un discorso religioso che sia anche razionale, per quanto può esserlo nel rispetto della zona riservata al Mistero. A me, inserito in un movimento giovanile ecclesiale ( la GS, futura CL di don Giussani ) a ridosso del '68 non fu mai detto di leggere i libri indispensabili a un cattolico che bene o male ha studiato, come le ineludibili "Confessioni" di sant'Agostino e i "Pensieri" di Pascal; non vite di santi; non testi di storia della Chiesa; non testi di approccio alla teologia, alla filosofia cristiana, all'apologetica; non discorsi serrati
sulle prove dell'esistenza di Dio e sull'attendibilità storica dei Vangeli e della Bibbia in generale; non confronti con le altre religioni. Questo "gioco al ribasso", dovuto in realtà anche alla esiguità numerica di sacerdoti capaci di fare da "cappellani colti degli studenti" nel senso di "direzione spirituale + apologetica e risolvimento degli inevitabili dubbi"si è rivelato un terribile boomerang, a partire dal '68, in cui i "movimenti" si sono pressochè squagliati, come quello di don Giussani, oppure si sono "buttati a sinistra" come temo gli Scout. La religione ha finito per apparire come una cosa per pie vecchiette, per anziani depressi, per giovani "sfigati". Temo che anche l'attuale francescolatria finirà per ridursi a una manifestazione massmediatica di tipo (inter)nazionalpopolare come le telenovelas. A dimostrazione l'atroce rivistella "Il mio papa", reperibile in ogni edicola accanto a "Diva", "Gente" ( un tempo bellissima rivista con firme importantissime e ora roba da spiaggia e negozio di parrucchiera) e quant'altro di ampiamente fotografico su Belen. Valeria Marini e le altre ben fornite di lato A e lato B. Recentissimamente la redazione della rivistucola, che offre perfino articoli sulle facce che fa Bergoglio in relazione ai climi stagionali, in cambio di un'elemosina-mancia di 10.000 euro "per la carità del papa" è stata pure gratificata da una "apostolica benedizione".
Quello che conta veramente per i borghesi che dirigono l'opinione pubblica e condizionano la politica è il gran gioco dei movimenti finanziari internazionali, come dimostrano le prime pagine dei quotidiani; quanto alla religione, il suo ruolo, con licenza parlando, è quello dell'insalata di contorno rispetto alla bistecca, per cui a loro sta benissimo un papa che si comporti in modo bizzarro e pittoresco: roba per la plebe.
Spendo le ultime battute dell'intervento per mettere in rilievo i grandissimi meriti di Louis Bouyer, grandissimo esperto di teologia spirituale, di cui ho lettoe ammirato "Il Figlio Eterno",secondo volume di una trilogia dedicata alle Persone della Trinità, in cui dimostrava di padroneggiare tanto la Patristica, la Scolastica, la teologia moderna, quanto l'esegesi dell'800 e del '900 con le sue spinte dissolventi, punta di lancia delle istanze moderniste. Insomma, quanto di meglio, direi al livello del grandissimo Brunero Gherardini.

T. ha detto...

Litanie dell’umiltà

O Gesù! mite ed umile di cuore! Esauditemi.
Dal desiderio di essere stimato - Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere amato - Liberatemi, Gesù,
Dal desiderio di essere decantato - Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere onorato - Liberatemi Gesù.
Dal desiderio di essere lodato - Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere preferito agli altri - Liberatemi, Gesù.
Dal desiderio di essere consultato - Liberatemi, Gesù,
Dal desiderio di essere approvato - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere umiliato - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere disprezzato - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di soffrire ripulse - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere calunniato - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere dimenticato - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere preso in ridicolo - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere ingiuriato - Liberatemi, Gesù.
Dal timore di essere sospettato - Liberatemi Gesù.
Che gli altri siano amati più di me - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri siano stimati più di me - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano crescere nell'opinione del mondo e che io possa diminuire - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere impiegati ed io messo in disparte - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere lodati ed io, non curato - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere preferiti a me in ogni cosa - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che gli altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso - Gesù datemi la grazia di desiderarlo!
Servo di Dio card. R. Merry del Val

Anonimo ha detto...

Queste litanie sono edificanti e consolanti sopratutto per chi si trova in quel tipo di prova .
Sono un concentrato di antimondanita`,rispecchiando il carisma di san Francesco di Paola.

Alba ha detto...

Il giorno 26 Luglio festeggeremo i genitori terreni della piccola Maria , figlia di Dio Padre , Madre di Dio Figlio , Sposa dello Spirito Santo . Prepariamoci a ringraziare S.Anna e S.Gioacchino con questa bella novena :
http://www.preghiereperlafamiglia.it/novena-ai-santi-gioacchino-e-anna.htm#1

Anonimo ha detto...


Alla S.ma Vergine nelle preghiere quotidiane chiediamo in primo luogo di poter essere come Lei nei confronti di Dio: "ecce ancella Domini, fiat mihi secundum verbum tuum": sono la serva del Signore. E quindi: spirito di obbedienza e di umilta'. "Sia fatta la tua volonta'". E Nostro Signore non disse forse che il nostro compito e' quello di "osservare i [suoi] comandamenti" (servare mandata)? E che quando l'abbiamo fatto, non abbiamo fatto altro che il nostro dovere nei confronti del vero Dio? la S.ma Vergina e' anche Colei che schiaccera'il capo al serpente: all'aspide dell'errore e dell'ipocrisia. E' la "sede della Sapienza" e quindi la "nemica di tutte le eresie". L'invochiamo dunque ogni giorno anche a protezione per la battaglia dottrinale in corso contro l'errore che sta devastando la Vigna del Signore e che cerchera' di assestare un colpo decisivo al Sinodo di Ottobre sulla famiglia.
"Sotto il vostro patrocinio, ed invocato il mistero della vostra Imm. Concezione, o Madre dolcissima, io intendo proseguire i miei studi e lavori letterari, coi quali protesto di avere in mira questo principal fine, di lavorare per propagare, per quanto meglio potro', l'onore di Dio ed il vostro culto. Vi prego dunque, Madre amorosissima, sede della Sapienza, di favorire benignamente i miei lavori. Io poi, come di dovere, piamente e di buon cuore prometto, che quanto di buono mi succedera', tutto lo reputero' ricevuto dalla vostra intercessione presso Dio. Amen". A. R.

Alba ha detto...

Grazie Santa Madre !
Oggi pomeriggio ore 16:30 Rosario di ringraziamento alla Santa Famiglia di Nazareth .


Domani ringrazieremo NS e la Santa Vergine con il Rosario di S.Brigida di Svezia .
Ricapitolando :
10 Ave Maria - 1 Pater e 1 Credo : per 6 volte
e infine 1 Pater e 3 Ave Maria