Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 1 luglio 2015

Mons. Fellay risponde ad alcune domande sulla Fraternità sacerdotale e lo stato attuale dei suoi rapporti con Roma.

Riprendiamo dal Sito della Fraternità San Pio X in U.S.A. by Rorate Caeli.

In occasione della benedizione delle campane per la cappella della scuola di St-Michel de La Martinerie a Chateauroux, il Vescovo Bernard Fellay ha fornito a Présent un aggiornamento (pubblicato sabato 27 giugno) sulla situazione della Fraternità San Pio X, di cui è il Superiore Generale.
Présent: In un'intervista con Fideliter nel 2001, lei ha citato il «movimento di profonda simpatia di giovani sacerdoti per la Fraternità». Questo movimento è cresciuto, in particolare con il motu proprio del 2007?

Fellay: Senza dubbio! Il motu proprio ha dato nuovo slancio a questo movimento. Ed è importante persistere sull'interesse di Benedetto XVI per la liturgia in generale. Egli ha veramente voluto mettere l'intera liturgia tradizionale, non solo la Messa, a disposizione dei sacerdoti e dei fedeli; se ciò non è accaduto è perché c'era troppa opposizione. Ma i giovani sacerdoti si identificano con questa liturgia, proprio perché è senza tempo. La Chiesa vive in eterno.

La liturgia opera oltremisura, ed è per questo che è sempre giovane. Essa è vicina a Dio, è al di fuori del tempo. Quindi non è una sorpresa che il carattere impresso dal Battesimo faccia risuonare questa armonia anche nelle anime che non hanno mai conosciuto la liturgia. E il modo in cui i giovani sacerdoti reagiscono quando scoprono questa liturgia è toccante: si ha l'impressione che un tesoro sia stato loro nascosto.

La Fraternità è stata ufficialmente riconosciuta come cattolica da parte dello Stato di Argentina, con l'aiuto del cardinale Bergoglio, che nel frattempo è diventato Papa Francesco. Questo fatto ha un'importanza puramente amministrativa o è più rivelatore?

Prima di tutto, c'è un effetto giuridico e amministrativo, senza implicazioni per quanto riguarda le relazioni generali della Fraternità che, per dirla semplicemente, riguardano la Chiesa ufficiale. Ma gli effetti secondari non sono facili da valutare correttamente. Non vi è dubbio che Papa Francesco, allora cardinale Bergoglio, aveva promesso di aiutare la Compagnia ad ottenere il riconoscimento da parte dello Stato argentino della nostra Fraternità come cattolica e che ha mantenuto la sua promessa. Quindi non abbiamo altra scelta che pensare che ci consideri cattolici.

Sulla stessa linea, lei è stato nominato giudice di primo grado da parte del Vaticano per il procedimento nei confronti di un sacerdote della Fraternità. Ciò può essere visto come un segno di buona volontà?

Non c'è niente di nuovo; è così da oltre dieci anni. È davvero un segno di buona volontà e di buon senso. È qualcosa che si può osservare nella Chiesa romana in tutta la sua storia: il suo realismo, la sua capacità di andare oltre i problemi canonici e giuridici al fine di trovare soluzioni a problemi molto reali.

Nella sua Lettera agli amici e benefattori, lei ha citato «messaggi contraddittori» provenienti da Roma. Cosa intende con questo?

Stavo pensando al modo in cui è stato trattato, o meglio maltrattato, un ordine che si stava avvicinando alla Tradizione: i Francescani dell'Immacolata. E ai diversi modi in cui veniamo trattati dalle diverse autorità romane: la Congregazione dei Religiosi, per esempio, ci considera ancora scismatici (nel 2011, hanno scomunicato un prete che si è unito nostra Fraternità); ma non è il caso di altre congregazioni, o dello stesso papa, come abbiamo appena detto.

«Pessimisti», «chiusi agli altri», «pensano che solo i fedeli della Fraternità saranno salvati»: a volte vi si riferiscono queste espressioni. Come risponde? In cosa consiste per lei lo spirito missionario?

Io non mi riconosco in queste battute. La fermezza nella dottrina è effettivamente necessaria, alla fede non appartiene la negoziazione. La Fede è, tutta integralmente, data da Dio, e non abbiamo il diritto di scegliere tra le verità rivelate. Oggi, è malvisto ricordare questi requisiti, com'è più o meno sempre accaduto. L'espressione «la lotta per la fede» fa parte della storia della Chiesa. Il missionario deve far sentire pubblicamente la voce della fede, e allo stesso tempo cercare di rafforzare coloro che già la hanno. Non si può parlare solo ai fedeli della Fraternità. La lampada illumina il mondo, la luce della fede brilla con calore. La fede deve essere sostenuta dalla carità: è così che vedo il missionario.

Qualche settimana fa, i seminari della Fraternità sono stati visitati dal cardinale Brandmüller e dal vescovo Schneider. Queste visite sono un collegamento pubblico con la «Chiesa ufficiale». Non è di vitale importanza?

Il legame con la Chiesa è di vitale importanza. Le manifestazioni di questa connessione possono variare. Le date e i luoghi per queste visite sono state lasciate a me; il Vaticano ha scelto i nomi. Io ho scelto i seminari perché mi sembrava fossero le realtà più eloquenti e rappresentative per i vescovi.

Quali sono state le prime reazioni di questi vescovi?

Erano molto soddisfatti. «Voi siete persone normali», ci hanno detto... il che dimostra la reputazione che abbiamo! Si sono congratulati sulla qualità dei nostri seminaristi. Non vi è dubbio che la loro conclusione dopo questo primo contatto più stretto è che siamo un'opera della Chiesa.

È stato in contatto con tutti i vescovi che vi sostengono con discrezione?

Certo! Quando vediamo che oggi i sacerdoti si avvicinano a noi ed entrano in contatto con noi, possiamo facilmente concludere che lo stesso è vero a livello più alto...

Nell'intervista del 2001 abbiamo già detto, ha dichiarato: «Se c'è qualche possibilità che i nostri contatti con Roma possano riportare un po' di più la Tradizione nella Chiesa, penso che dovremmo cogliere l'opportunità». È ancora la sua posizione?

Rimane la nostra posizione, anche se non possiamo dire che è facile, soprattutto a causa dei dissensi aperti all'interno del Vaticano stesso. Queste relazioni sono delicate, ma il nostro punto di vista rimane valido come è confermato dai fatti. È un lavoro discreto, che si compie in mezzo a una forte opposizione. Alcuni lavorano in una direzione, altri nella direzione opposta.

È importante il ruolo della Fraternità nella Chiesa come elemento di equilibrio?

Questo ruolo non è una novità. Lefebvre ha iniziato, ed è questo che stiamo continuando. È facile riconoscerlo nell'irritazione dei modernisti rispetto ai passi compiuti da Benedetto XVI.

Dove si trova la Fraternità oggi? Quali sono i suoi punti di forza e i suoi punti deboli? Quale futuro prevede per essa?

Vedo un futuro di pace. Si tratta di un lavoro che è stato affidato al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria; tutto quello che dobbiamo fare è rimanere fedeli alla loro volontà. Questa Chiesa è la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che rimane suo capo e non permetterà che sia distrutta.

Debolezze della Fraternità? Il rischio di separazione è grave. Guardate la caricatura della Tradizione che si definisce «resistenza", per esempio: è uno spirito non cattolico e quasi settario. Non vogliamo aver nulla a che fare con essa; è un movimento che è ritratto in se stesso, con persone che pensano di essere gli unici uomini buoni e giusti sulla terra: il che non è cattolico. È un obiettivo, ma vi è connesso un pericolo. La maggior parte della Fraternità è sana e non cadrà in queste illusioni. Questo ci incoraggia a fare affidamento sui mezzi soprannaturali. Dio ci mostrerà ciò che vuole da noi; Egli parlerà attraverso le circostanze.

I punti di forza? La fedeltà viva che porta i suoi frutti e mostra al mondo di oggi che la vita cattolica, anche con tutte le sue esigenze, è possibile. Ma - altro punto debole - siamo uomini del nostro tempo, e sarebbe un sogno far finta che siamo immunizzati contro l'influenza del mondo moderno. Per essere più precisi, dobbiamo evitare la caricatura di desiderare una Chiesa senza rughe o macchie quaggiù: non è questo che il buon Dio ci ha promesso su questa terra. E non è quello che la «Santa Chiesa» intende; vuol dire che essa è capace di santificare con i mezzi dati da Nostro Signore: i sacramenti, la fede, la disciplina, la vita religiosa, la vita di preghiera.

Cosa ne pensa del suggerimento del Cardinale Sarah di introdurre l'offertorio tradizionale nella nuova Messa?

Non è una nuova idea; gira a Roma da dieci anni. Sono contento che sia stata ripresa. Alcuni criticano l'idea, dicendo che è un modo di mescolare il profano con il sacro. Al contrario, nella prospettiva di riportare salute alla Chiesa, penso che sarebbe un grande passo in avanti, perché l'offertorio è una sintesi dei principi cattolici della Messa, del sacrificio espiatorio offerto alla Santissima Trinità, offerto dal sacerdote a Dio in riparazione dei peccati, e accompagnato dai fedeli. E che potrebbe gradualmente riportare i fedeli alla Messa tradizionale che hanno perso.

Come vuole concludere, Eccellenza?

A mio parere, siamo alla vigilia di importanti eventi che non possiamo ancora definire molto bene. Vorrei chiedere preghiere e terminare con uno sguardo verso Dio, che ci permette di mantenere sempre la speranza.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

21 commenti:

Chiedo l'intervento dei vecchi di Una Voce ha detto...

Il suggerimento del Cardinale Sarah di introdurre l'offertorio tradizionale nella nuova Messa, se non ricordo male, è uno dei tentativi (falliti) di "tridentinizzare" il N.O. Qualche cosa fu fatto, qua e la, negli anni '70 e '80. Poi, l'indulto del 1984, che ha esplicitamente vietato tali approcci "misti", ha messo fine, ufficialmente, a ciò.

Anonimo ha detto...

I sacerdoti cattolici non sono considerati tali dal Vaticano.

I preti usurpatori apostati, ambientalisti, egalitaristi, filo-comunisti purtroppo tante volte same-sex oriented e comunque invertiti friendly SI'.

Perchè c'è tutta questa tolleranza nei confronti di questo clero per nulla cattolico? e tanto odio feroce per questi stupendi sacerdoti veri combattenti della Chiesa militante?

Non sono mai stato in un centro lefebvriano nè ad una S. Messe da loro celebrata ma mi sembra che oramai la verità appaia chiarissima!

Anonimo ha detto...

prima o poi la Chiesa dovrà affrontare la questione dello scandaloso allontanamento del Novus Ordo dal rito giunto in uso fino agli anni Sessanta del secolo scorso. Prima o poi. Prima o poi. Certo, bisogna che i tempi maturino e ancora non lo sono per nulla. Per il momento si prosegue imperterriti nelle demolizioni. Ora tocca ai certosini. E anche i riti cattolici orientali non possono certo star tranquilli.......
p.s. si dovrà pure metter mano alle riforme della settimana santa degli anni Cinquanta de medesimo secolo scorso, per eliminare quanto di inventato vi fu introdotto.

mic ha detto...

Per chi chiede l'intervento dei "vecchi di una voce", rimando all'articolo che sto preparando insieme alla pubblicazione dell'Editoriale di Luglio di Radicati nella Fede.

Catholicus ha detto...

Caro Anonimo 12:20, vorrei rispondere alla tua domanda (retorica?) sul perché c'è tolleranza per i preti gay, comunisti, ecologisti, ambientalisti, ecc. ed un odio feroce contro i preti veterocattolici. Mi sembra semplice: è perché con il CV II si è aperto al comunismo, all'ecumenismo apostata e suicida, al protestantesimo, persino all'omosessualità nella Chiesa (da alcune fonti ho letto che con Paolo VI entrarono in Vaticano storme di omosessuali, che un glorioso seminario, a Roma, è diventato un postribolo, con seminaristi in veste di "fidanzatine", ecc.). Roncalli e Montini erano entrambi comunisti, filoortodosso il primo, filoprotestante il secondo, filoebrei entrambi. Poi hanno creato due generazioni di preti protestanti di fatto. Domenica scorsa, a messa, dopo il "versato per voi e PER TUTTI" al posto di "PER MOLTI" il celebrante si è ingamberato: stava dicendo "celebrando il MISTERO" arrivato a il MI.. si è subito ripreso dicendo IL MEMORIALE (cioè la cena protestante?). Che dir? siamo in una Chiesa falsamente cattolica e realmente protestante, comunista, ecumenista (cioè apostata) e massonica. Si salvi chi può !

marius ha detto...

"DOMANDA Cosa ne pensa del suggerimento del Cardinale Sarah di introdurre l'offertorio tradizionale nella nuova Messa?
RISPOSTA Non è una nuova idea; gira a Roma da dieci anni. Sono contento che sia stata ripresa. Alcuni criticano l'idea, dicendo che è un modo di mescolare il profano con il sacro. Al contrario, nella prospettiva di riportare salute alla Chiesa, penso che sarebbe un grande passo in avanti, perché l'offertorio è una sintesi dei principi cattolici della Messa, del sacrificio espiatorio offerto alla Santissima Trinità, offerto dal sacerdote a Dio in riparazione dei peccati, e accompagnato dai fedeli. E che potrebbe gradualmente riportare i fedeli alla Messa tradizionale che hanno perso."

Mi sorprende l'ottimismo di Mons Fellay su questa riforma della riforma. L'obiettivo finale per lui rimane comunque quello di "riportare i fedeli alla Messa tradizionale che hanno perso.", ma io ho miei dubbi che una volta integrati nel NO gli elementi da sempre deficitari vi sia poi ancora la volontà e la molla energetica sufficienti per tornare alla Messa di sempre. In ogni caso non si farebbe altro che contribuire a perpetuare un rito perennemente spurio accanto a quello autentico originale, naturalmente visto sempre come secondario. A meno che col tempo si invertano le parti nelle definizioni di ordinario e straordinario... forse tra qualche secolo... Dio solo lo sa.

Anonimo ha detto...

Interessante, sul IV Convegno Summorum del 13-14 giugno scorso

https://m.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=mw6corx7eic

viandante ha detto...

L'idea che la Messa tridentina vada considerata come il fine da raggiungere è cosa abbastanza condivisa in ambito "tradizionalista". I motivi sono molti, ma il principale sta nel fatto che esprime assai esplicitamente buona parte delle verità della fede cattolica ed in particolare il valore sacrificale della Messa stessa. Il Novus Ordo invece accenna solamente a queste verità o le esprime con ambiguità tale che anche dei protestanti confermarono che una simile liturgia non creava più alcun ostacolo per loro.

Uno dei principali ostacoli era proprio rappresentato dall'offertorio.

Ora la questione quale è? È quella di fare in modo che al più presto le ambiguità spariscano e in questo senso la reintroduzione dell'offertorio potrebbe essere molto utile. Il valore espiatorio della Messa, che l'offertorio tridentino afferma esplicitamente, è essenziale alla validità stessa della Messa. Ora non voglio sostenere che tutte le Messe NO celebrate negli ultimi anni siano invalide, comunque penso sia ragionevole sostenere che ve ne siano anche di invalide. Quante non lo so, ma ce ne sono sicuramente, e la sottolineatura che si intenderebbe reintrodurre con l'offertorio potrebbe portare ad una maggior consapevolezza del valore sacrificale della Messa, togliendo ogni dubbio sulla sua validità e aiutando i fedeli a riscoprire la vera dottrina cattolica al riguardo.

Ma come verrebbe applicato questo suggerimento? Alla stessa stregua dell'invito di papa G.P. II a voler reintrodurre la preghiera all'arcangelo Michele alla fine della Messa? O sarebbe semplicemente una delle tante possibilità offerte ai sacerdoti per la celebrazione? In tal caso sarebbe un aggiungere confusione a quella che c'è già. O sarebbe una decisione chiara e vincolante come non se ne vedono più da dopo il concilio?

Certamente la cosa più importante è che non si tocchi la Messa VO! Quella è l'originale, e non va rovinata. Con le Messe del NO, nell'ottica della salus animarum, potrebbe certamente essere un passo molto utile, ma il card. Sarah e tutta la gerarchia dovranno rendersi conto che la Messa deve essere qualcosa di organico e che quindi anche tutto il resto andrà adeguato. A livello liturgico, dottrinale, teologico e pastorale. Ma coi tempi che corrono e col sinodo in vista tutto ciò sembra impossibile. Confidiamo comunque nella divina Provvidenza.

mic ha detto...

Mons. Fellay: "L'espressione «la lotta per la fede» fa parte della storia della Chiesa. Il missionario deve far sentire pubblicamente la voce della fede, e allo stesso tempo cercare di rafforzare coloro che già la hanno. Non si può parlare solo ai fedeli della Fraternità. La lampada illumina il mondo, la luce della fede brilla con calore. La fede deve essere sostenuta dalla carità: è così che vedo il missionario."

Questo ci dice che bisogna testimoniare ad extra e non chiudersi nelle proprie torri eburnee e nemmeno lasciarsi ghettizzare come accade, ad esempio, a quasi tutte le realtà Summorum Pontificum...
Io considero il Summorum un miracolo della Provvidenza, ma diffido di chi se ne appropria in un'ottica alla fine conciliarista perché fondata sui silenzi in merito alle radici delle distorsioni post-conciliari. È questo un altro dei nodi da sciogliere con l'aiuto del Signore. È di questo che occorrerà continuare anche a parlare con gli attuali pastori più illuminati, che glissano o sembrano ignorare punti controversi del concilio... Mentre il papa regnante sta procedendo a tutta birra (con qualche frenata ogni tanto che lascia spiazzati) nel portare avanti, in fine velocior la rivoluzione copernicana che è stata innescata in maniera soft, ma oggi sufficientemente decriptata da chi ha occhi per vedere...È questo che riprenderemo ad approfondire con l'articolo di domani..

Marco P. ha detto...

Non capisco.
Si ipotizza, da quanto leggo e non da parte di pincopalla ma del Cardinale preposto a tali questioni, di introdurre l'offertorio tradizionale nel NO.
Questo significa che quello nuovo, che riprende una preghiere ebraica di ringraziamento, non è reputato conforme a quanto deve essere (quindi il suo uso non sarebbe prudente).

Si disse anche, qualche anno fa e non da parte di pincopalla ma da parte del Pontefice, che il modo corretto di ricevere la S. Comunione era sulla lingua direttamente da parte del Sacerdote, cosa che regolarmente avviene nella S. Messa Apostolica, in quella nuova invece c'è l'indulto per ricevere il Corpo di Gesù sulle mani.

Si disse anche, qualche anno fa e non da parte di poncopalla ma da parte del Pontefice, che la formula consacratoria corretta è il "pro multis" e non il "per tutti" e la prima è quella che il Sacerdote usa nella S. Messa Apstolica, in quella nuova invece (in Italia ed altri paesi, alla faccia della cattolicità) c'è la seconda.

Si scrisse anche, qualche anno fa e non sui giornali ma nei documenti di un Concilio Ecumenico, che nella liturgia occorre privilegiare l'uso del latino, salvo alcune parti - le lezioni ad es. - che possono essere ripetute nella lingua del volgo, e questo è ciò che accade nella S. Messa Apostolica, in quella nuova invece si usa il vernacolo o qualche dialetto ad libitum.

Se allora la S. Messa Apostolica, come riconosciuto implicitamente da chi dice, disse e scrisse quanto sopra ha già in sé tutto quanto di buono e giusto è necessario avere per rendere un culto appropriato al Signore e, per contro, se quella nuova ne è pesantemente deficitaria, per la medesimo implicita ammissione, per quale motivo si vuole a tutti i costi mantenerla, magari innestandovi elementi presi dal buon albero per trasformarla in un ircocervo con il rischio di avvelenare questi buoni elementi quando impropriamente utilizzati, svuotandoli e rendendoli contenitori vuoti ?

Se sulla base della evoluzione della comprensione del Dogma si giunge alla conclusione, dopo lunga preghiera, discernimento e penitenza che siano maturi i tempi per modifiche alla S. Messa Apostolica, che si operi su quella, secondo quanto sedimentato dopo il processo sopra descritto che lascia agire la Grazia e questo sarà, come sempre avvenuto, nel segno della continuità, tale per cui i cambiamenti non sembreranno tali ma semplicemente saranno delle porte che si sono aperte, perché il Signore lo ha voluto e ha deciso che i tempi erano maturi, per consentire ai fedeli di poterLo adorare ancor meglio e per permetter loro di poter penetrare un poco di più nel suo insondabile ed infinito Mistero, tutto per la Sua Gloria e la salvezza delle anime.


Paolo Pasqualucci ha detto...

@ La proposta di mons. Fellay

1. Mons. Fellay parla da vero pastore, che si preoccupa della salvezza delle anime, prima di tutto.
2. Reintrodurre l'Offertorio rientra in questa ottica.
3. Puo' sembrare un'involuzione "sincretistica" della Messa NO. Ma non e' cosi'. Si tratterebbe invece di un ritorno al vero significato della Messa, che e' quello sacrificale, mon eliminato ma oscurato nel NO. Pensiamo ai vantaggi di questa riforma:
- sparirebbe la "preghiera rabbinica" che ha sostituito assai poco degnamente il Salmo 42 sul quale era modellato l'Offertorio. Si ritornerebe al giusto collegamento con il Vecchio Testamento eliminando quello improprio imposto dalla corrente giudaizzante odierna.
- si metterebbe subito al centro della Messa il suo significato autentico, quello propiaziatorio ed espiatorio della Croce.
- introducendo questa riforma in modo obbligatorio (questa e' una condizione essenziale) e cioe' senza concedere variazione alcuna da parte del celebrante, si comincerebbe a colpire lo sperimentalismo infame che ha praticamente distrutto la Liturgia della Santa Chiesa.

viandante ha detto...

Convengo con quanto detto da Pasqualucci, ma un punto mi dà da pensare: è compatibile con il NO, con il cosidetto spirito del concilio e con il modernismo che in fin dei conti vi soggiace, l'introduzione di una riforma obbligatoria meno permissiva di quelle vigenti? Come la mettiamo con l'abusata medicina della misericordia di stampo CV II (da non confondersi con la vera Misericordia), che io personalmente getterei dalla finestra perché tra l'altro anche la data é scaduta?

Forse che anche altri a Roma iniziano a pensare queste cose a voce non alta, ma udibile?

marius ha detto...

BXVI lo avrebbero impalato vivo.
Come mai il card Sarah la passa così liscia?
Non si ode neppure un bisbiglio.
Gatta ci cova?

mic ha detto...

BXVI, a proposito dell'offertorio, non la pensava come il cardinal Sarah...
Il fatto che non si odano bisbigli è sorprendente anche secondo me. Che io sappia e ricordi, a dire le stesse cose circa l'offertorio sono stati mons. Schneider e don Hauke. Forse anche altri la penseranno nello stesso modo, ma non l'hanno dichiarato.
In ogni caso la gerarchia "che conta" è proiettata in direzione contraria, sulla scia del papa attuale...

marius ha detto...

@ Mic
Più che all'offertorio in particolare pensavo alla riforma della riforma che in un certo senso viene da lui rievocata, di cui l'offertorio poteva essere un elemento (tra i tanti)

mic ha detto...

È vero che l'offertorio è un elemento tra i tanti. Quanto a BXVI e alla sua Riforma della riforma presto tramontata (a detta del card Canizares mai smentito) ho avuto l'impressione che essa riguardasse più il look che la sostanza, anche se la comunione in ginocchio e alla bocca e il crocifisso al centro ripristinano un minimo di rispetto e sacralità.

Silente ha detto...

Io considero il Summorum un miracolo della Provvidenza, ma diffido di chi se ne appropria in un'ottica alla fine conciliarista perché fondata sui silenzi in merito alle radici delle distorsioni post-conciliari.
Sono particolarmente d'accordo con questa affermazione di Mic. La difesa della S. Messa di sempre ha un senso, una ragione e un significato nell'ambito di una forte richiesta di restaurazione della Dottrina di sempre. Tutta e incondizionatamente. La Liturgia è il culmine della Dottrina, è Dottrina presente, agita nel e come Sacrificio vero e attuale.
Difendere la Liturgia è atto certamente meritorio, ma se lo si compie nell'ambito di una sostanziale adesione alle ambiguità conciliari, ignorando e separando il tema liturgico da quello della Dottrina e della Tradizione, i pericoli sono ben intuibili.

marius ha detto...

@ prof Pasqualucci
su
"2. Reintrodurre l'Offertorio rientra in questa ottica.
3. Puo' sembrare un'involuzione "sincretistica" della Messa NO. Ma non e' cosi'. Si tratterebbe invece di un ritorno al vero significato della Messa, che e' quello sacrificale, mon eliminato ma oscurato nel NO. Pensiamo ai vantaggi di questa riforma:
- sparirebbe la "preghiera rabbinica" che ha sostituito assai poco degnamente il Salmo 42 sul quale era modellato l'Offertorio. Si ritornerebe al giusto collegamento con il Vecchio Testamento eliminando quello improprio imposto dalla corrente giudaizzante odierna.
- si metterebbe subito al centro della Messa il suo significato autentico, quello propiaziatorio ed espiatorio della Croce.
- introducendo questa riforma in modo obbligatorio (questa e' una condizione essenziale) e cioe' senza concedere variazione alcuna da parte del celebrante, si comincerebbe a colpire lo sperimentalismo infame che ha praticamente distrutto la Liturgia della Santa Chiesa."

Mons. Fellay ha citato genericamente il card. Sarah.
Andiamo a vedere cosa questi esattamente scrisse nel suo recente articolo sull'OR
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351068
Cito:
"In tal senso, è necessario che quanti celebrano secondo l’"usus antiquior" lo facciano senza spirito di opposizione, e dunque nello spirito della "Sacrosanctum concilium". Allo stesso modo, sarebbe sbagliato considerare la forma straordinaria del rito romano come derivante da un’altra teologia che non sia la liturgia riformata. Sarebbe anche auspicabile che s’inserisse come allegato di una prossima edizione del messale il rito della penitenza e l’offertorio dell’"usus antiquior" al fine di sottolineare che le due forme liturgiche s’illuminano a vicenda, in continuità e senza opposizione."

Da questo scritto dell'autore Sarah non si direbbe che ci sia l'intenzione di far SPARIRE la preghiera rabbinica, ma di mantenerla accanto alla forma antica che sarebbe da introdurre come allegato all'esistente.
Il vero obiettivo è la pace liturgica nella convivenza pacifica delle due forme che sarebbero in perfetta continuità e non in opposizione.

A me non sembra che sia così rallegrante, e non vedo così chiaramente una buona prospettiva per la salvezza delle anime, vista l'ulteriore confusione che si ingenererebbe.

mic ha detto...

Caro Marius,
hai centrato il problema. Molti di quelli che non possiamo far altro che chiamare "conservatori del concilio", non riescono a metterne in discussione neppure uno iota. In questo caso, al pari di Ratzinger con la trovata delle "due forme", mi pare che il passaggio da te citato dimostri come Sarah, che sembrerebbe più vicino alla tradizione degli attuali gerarchi, non riconosca la diversa teologia ed ecclesiologia dei due Riti: quello Antiquior, proveniente da uno sviluppo organico a partire da Cristo Signore e dall'età apostolica, e il Novus, fabbricato a tavolino con tagli arbitrari ed altrettanto arbitrari cambiamenti che si sono rivelati "insano archeologismo" col pretesto di un impossibile ritorno alle origini che sconfessa i tesori di fede sedimentati organicamente in due millenni.
Forse davvero l'unico modo è tenere il fronte difendendo tenacemente il Rito Romano Antiquior, continuando contemporaneamente ad annunciarlo e farlo conoscere perché lo iato generazionale tenda a ridursi e ad essere colmato, Deo adiuvante. Con un comportamento meno drastico nei confronti delle persone. E dunque senza giudicare chi fa già tanta fatica a rimanere fedele nonostante tutto, che potrebbe prendere la nostra estrema convinzione per irrigidimento e che invece va fatto accostare con carità alla stupenda realtà che noi amiamo e viviamo, perché possa conoscerne e gustarne le sublimi infinite insondabili ricchezze.

Anonimo ha detto...

come parlo' Carradori anni fa, questa faccenda della reintroduzione dell'Offertorio antico nel NO, era una battaglia "di retroguardia" di Una Voce, in tempi nei quali si reputava impossibile il ritorno della Messa ANTICA.

Paolo Pasqualucci ha detto...

@ Errore nel mio intervento precedente. Sempre no al biritualismo.

Scrivendo spesso a memoria a volte ci si sbaglia. Nel mio intervento precedente il riferimento al Salmo 42 e' fuori posto (mi sono accorto). Esso concerne l'Introito, non l'Offertorio. Chiedo venia. E tuttavia, l'imprecisione esprimeva un mio desiderio di sempre: quello di veder riammesso nella Messa l'Introito, basato appunto su quel Salmo, orasostituito da una o due scarne frasette generiche, sulla "pace e la grazia di Dio nostro Padre e del Signore nostro GC etc.". Vogliamo mettere con il Salmo 42, che indirizza immediatamente sacerdoti e fedeli verso Dio, al suo altare, all'altare del Sacrificio, a Dio nostra unica forza, speranza, protezione...Con quei due versetti cosi' belli messi all'inizio: "Introibo ad altare Dei - Ad Deum qui laetificat iuventutem meam./ Mi accostero' all'altare di Dio - Al Dio che allieta la mia giovinezza...."

Certo, se si aggiungessero alla Messa NO l'Introibo e l'Offertorio, eliminando pero' del tutto cio' che vi si trova attualmente, questo potrebbe essere un bene perche' reintrodurrebbe il significato sacrificale e propiziatorio della Messa, oscurato nel NO. Temo pero' anch'io, come altri in questo blog, che l'applicazione di questa eventuale riforma si tradurrebbe molto probabilmente in un pasticcio sincretistico. Appoggiare la riforma proposta dal card. Sarah non significa comunque difendere il biritualismo, realta' liturgica del tutto inaccettabile e contraddittoria, bensi' dichiararsi a favore di un passo che potrebbe un domani favorire l'estinzione della Messa di Paolo VI (costruita a tavolino con i protestanti eretici) ed il ritorno all'unica vera Messa cattolica, l'OV.