Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 17 maggio 2019

Il Professor John Rist spiega perché ha firmato la lettera aperta che denuncia l'eresia del papa

Nella nostra traduzione dal National Catholic Register pubblichiamo l'intervista di  Edward Pentin al famoso studioso cattolico John Rist sulle ragioni che lo hanno spinto a firmare la controversa Lettera Aperta ai vescovi e ribatte ad alcune delle critiche contro di essa.

Al 10 maggio, la lettera aperta che accusa Papa Francesco di eresia ed esorta i vescovi di tutto il mondo ad indagare in merito è stata firmata da 86 persone, tra le quali si annoverano eminenti teologi ed altri studiosi.
Uno dei personaggi più illustri tra i primi 19 firmatari della missiva è il Professor John Rist, uno stimato studioso di patristica britannico noto per i suoi contributi alla storia della metafisica e dell'etica.
Autore di studi specialistici su Platone, Aristotele e Sant'Agostino di Ippona, Rist ha detenuto la cattedra di filosofia del Padre Kurt Pritzl presso la Catholic University of America ed è un membro a vita della Clare Hall presso l'Università di Cambridge, in Inghilterra.
È stato anche uno dei collaboratori alla stesura di Remaining in the Truth of Christ [Permanere nella verità di Cristo, edito in Italia da Cantagalli. – N.d.T.], un libro che difende l'insegnamento della Chiesa sul divorzio e le seconde nozze pubblicato alla vigilia del Sinodo sulla famiglia del 2014 [qui]. Il Cardinale Gerhard Müller, all'epoca prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano, è stato un altro dei collaboratori alla stesura di questa antologia di saggi.
In questa intervista via email al corrispondente romano del National Catholic Register Edward Pentin, il Professor Rist ribatte a una serie di critiche sollevate dalla lettera aperta, compresa quella secondo cui essa sarebbe “estremista” e “intemperante” ed esagererebbe la portata del problema.
Come tutta risposta, afferma di aver associato il suo nome all'iniziativa principalmente perché ritiene che le dichiarazioni – da lui considerate ambigue – di Papa Francesco hanno l'obiettivo di cercare di cambiare la dottrina della Chiesa “in modo surrettizio”.
Egli afferma che l'intento della lettera è quello di prevenire “l'ulteriore diffusione massiccia di confusione tra i cattolici” e di “denunciare il doppio gioco del papa”: egli ritiene che il Papa stia tentando deliberatamente di “sottrarsi alle accuse di eresia”.

Professor Rist, quali sono le ragioni che L'hanno indotta a firmare la lettera aperta?

Il motivo principale per cui l'ho firmata è l'essere arrivato alla conclusione che i tentativi di indurre il papa a “chiarire” le sue ambiguità e correggere i suoi apparenti errori sono stati così numerosi e vani che l'unica alternativa utile rimasta era una “denuncia” esplicita. È Papa Francesco che se l'è cercata con la sua totale e irragionevole ostinazione nel rifiutarsi di rispondere ai vari appelli, in particolare ai dubia.

Fino a che punto la lettera ha raggiunto il suo obiettivo?

Non credo che l'abbia raggiunto, e nemmeno pensavo che potesse farlo – almeno a breve termine – perché il papa può sempre trincerarsi dietro al silenzio e perché nell'episcopato (e tra molti altri, compresi alcuni commentatori cattolici tradizionalisti) vige una mentalità servile che si guarda bene dal criticare un papa. L'atteggiamento di queste persone somiglia troppo alla riduzione degli insegnamenti sacri, immutabili e dogmatici della Chiesa alle esternazioni di un papa: è la teoria del Padre [Thomas] Rosica sull'attuale papato!

Perché si è deciso di consegnare ora la lettera, cosa ne ha provocato la pubblicazione, e a quante persone si è chiesto di firmarla?

Non sono stato io il promotore dell'iniziativa, pertanto non posso rispondere alle Sue domande. Ma so che vi è stato un dibattito molto esteso sui contenuti. Sono stato coinvolto relativamente tardi e sono stato disposto a firmare perché ho ritenuto che l'approccio generale fosse quello indispensabile in questo momento. Dubito che si possa redigere un documento tale che tutti siano d'accordo con la totalità delle sue formulazioni. Voglio dire, a meno che non sia così blando da non servire a nulla.

Cosa risponde alle varie critiche alla lettera: per esempio, che costituirebbe un approccio “estremista” e “intemperante” che “esagera” la portata del problema – come alcuni sostengono – e che ciò renderebbe più difficile poter esprimere ulteriori critiche a questo pontificato?

Qualsiasi siano le intenzioni di quanti parlano di intemperanza e cose di questo genere, l'unico risultato delle loro critiche è quello di distogliere l'attenzione dalla questione principale: il fatto che il papa stia deliberatamente usando l'ambiguità per cambiare la dottrina e che l'atteggiamento da lui adottato sulle cariche conferite indichi che egli non nutre simpatie (per usare un eufemismo) nei confronti degli insegnamenti cattolici tradizionali su una vasta gamma di temi. Piagnucolare per l'“estremismo” o roba di questo genere è un atteggiamento paragonabile al suonare la cetra mentre Roma brucia; il che fa vedere come persino molti tradizionalisti non vogliano percepire la gravità di una situazione in cui il papa sembra star trasformando la Chiesa in una ONG con una superficiale verniciatura spirituale.

Un'altra accusa mossa alla lettera sostiene che i firmatari non abbiano l'autorità di accusare il papa di eresia, che solo i vescovi possano chiedergli di rispondere a una tale accusa e che sarebbe stato meglio se la lettera avesse esortato i vescovi a investigare le presunte eresie invece di accusare di eresia il papa. Cosa risponde a questo punto di vista?

Ma esortare i vescovi è proprio quello che fa la lettera! I firmatari non hanno l'autorità di condannare il papa per eresia, ma hanno l'autorità di “procedere” all'accusa, e noi abbiamo ritenuto fosse nostro dovere farlo. La lettera è innanzitutto e principalmente un'ingiunzione ai vescovi ad agire invece di ignorare i fatti e girare i pollici.

Cosa ne pensa della critica secondo cui non sarebbe ancora possibile accusare Papa Francesco di un'eresia formale specifica, mentre sarebbe invece possibile accusarlo di ambiguità e confusione deliberate, o di “deriva” verso l'eresia, e che far questo sarebbe stato più efficace?

Veda la mia risposta anteriore. Non sono un canonista, né un giudice. Sono una persona che crede di poter riconoscere un'eresia intenzionale nelle parole del papa [e] nel modo in cui le azioni confermano le parole.

Altri hanno affermato che sarebbe stato meglio omettere aspetti che secondo loro non sarebbero strettamente sospetti di eresia, come per esempio le discutibili nomine episcopali, la protezione di vescovi che hanno coperto o commesso abusi, e l'uso da parte del papa di quello che alcuni hanno ritenuto essere un “bastone satanico”. Cosa risponde alle critiche che sostengono che questi punti siano estranei all'accusa di eresia?

La lista di “misfatti” è enorme. Uno o due possono essere ignorati, ma così tanti? Non vedo come una persona che, per esempio, definisce un'attivista abortista come Emma Bonino un “grande personaggio dimenticato” possa credere nella verità dell'insegnamento cattolico (risalendo alla Didaché) su temi così importanti che implicano la morte di milioni di persone abortite.

Cosa risponde alla  critica  di Jimmy Akin secondo cui nessuno dei firmatari sarebbe un esperto di ecclesiologia e la lettera non riuscirebbe a dimostrare che Papa Francesco mette in dubbio e nega costantemente dei dogmi?

Qualcuno mi ha fatto presente che Santa Caterina da Siena ha solo un dottorato “onorario” della Chiesa e che, per quanto ne sappiamo, nessuno degli apostoli avesse un titolo universitario!

Alcune delle critiche presenti nella lettera – comprese quelle di sincretismo, di indifferenza e delle nomine discutibili – sono in certa misura già state sollevate anche nei confronti di Giovanni Paolo II. Vi sono paralleli qui? Bisognerebbe sottoporre ad un esame più approfondito  il suo retaggio in questo senso?

Si tratta ormai di una mera questione storica. Il talento teatrale di Giovanni Paolo e la sua relativa indifferenza nei confronti della riforma della Curia non hanno aiutato. Il primo ha incoraggiato la pratica nefasta – che oggi vediamo elevata all'ennesima potenza – di far credere che ci si debba rivolgere al papa, come se fosse un oracolo, per cercare una risposta a qualsiasi dubbio: i media se ne sono approfittati (e se ne approfittano), spesso pregiudicando la Chiesa.

La preoccupa che accusare il papa di eresia – specialmente se l'accusa verrà ignorata – possa indurre alcune persone ad abbracciare il sedevacantismo e provocare la disunione?

Purtroppo, qualcuno potrebbe rifugiarsi nel sedevacantismo. Ciò sarebbe triste ma non può essere utilizzato come scusa per l'inazione. L'elezione di Francesco sembra presentare davvero elementi non canonici (riconoscibili nelle attività della “mafia di San Gallo”), ma anche altre elezioni del passato sono state sospette. Non c'è alcuna giustificazione per il sedevacantismo.

Quale periodo della storia della Chiesa Le ricordano maggiormente i problemi del nostro tempo?

A prima vista sembrerebbero esserci particolari analogie tra la situazione presente e la ribellione di Lutero. In entrambi i casi è stata enfatizzata in modo eccessivo una versione tendenziosa dell'insegnamento tradizionale. Lutero parlava in modo fuorviante della sola fides (la salvezza ottenuta esclusivamente mediante la fede) invece che della tradizionale fides caritate formata (la fede forgiata dalla Grazia), mentre i teologi tedeschi e romani attuali sembrano appellarsi alla sola misericordia (la salvezza ottenuta solo grazie alla misericordia) senza nessun riguardo nei confronti dell'esortazione di Gesù alla conversione. Ma nel nostro caso attuale, ignorare deliberatamente gli insegnamenti di Gesù, scritti nel Vangelo, sui “risposati” quando il primo coniuge è ancora vivo implica o che Gesù non abbia veramente detto quanto è riportato dai Vangeli o che i Suoi insegnamenti siano scaduti. Questa seconda ipotesi sarebbe in armonia con un'interpretazione hegeliana della verità; ma uno scenario del genere implica la negazione della Sua autorità di Maestro e quindi della Sua divinità, il che ci riconduce al parallelo più evidente alla situazione presente: il conflitto ariano del IV secolo.

Nella misura in cui implica o suggerisce una minore autorità di Cristo, la teologia contemporanea germano-romana è ariana, non però nel senso di un “subordinazionismo” diretto, poiché ora la subordinazione non scaturisce dalla riflessione teologica dogmatica, ma indirettamente, dalla teologia morale. Inoltre, mentre Lutero è stato espulso prontamente dalla Chiesa, il nostro caso – come quello degli ariani – è una disputa interna: vescovo contro vescovo, vescovo contro papa (come Liberio, che lo è stato per un periodo in epoca ariana). Come ha osservato il [Cardinale John Henry] Newman, il mondo si svegliò e scoprì di essere ariano. Quando decideremo di svegliarci?

Alcuni hanno fatto osservare che la lettera è stata pubblicata in quella che è non solo la festività tradizionale di Santa Caterina da Siena, nota per le sue critiche a un papa, ma anche quella (posposta per via della Pasqua) di San Giorgio, l'onomastico del papa. Considera la lettera un atto di carità fraterna piuttosto che un attacco ostile nei confronti del papa, come molti hanno sostenuto? In tal caso, pensa che la lettera avrebbe dovuto renderlo più chiaro per evitare tante critiche ostili?

Alcuni la vedranno come un atto di “carità fraterna”, altri come un attacco al papa. La mia unica premura è quella di agire, dopo che altre persone non sono riuscite a ottenere risposte dal papa, per cercare di prevenire la diffusione di ulteriore confusione massiccia tra i cattolici. Il compito di un papa è quello di incoraggiare l'unità, non di diventare il leader di una fazione.

Quali altre preoccupazioni l'hanno spinta a firmare la lettera?

Mia principale premura è mettere a nudo il doppio gioco che ha consentito al papa attuale di schivare le accuse di eresia. Esprimere osservazioni ambigue e/o contraddittorie su temi importanti deve essere visto in definitiva come un tentativo pianificato di cambiare la dottrina in modo surrettizio. Se queste ambiguità/contraddizioni fossero state occasionali, avrebbero potuto essere attribuite – in conformità col principio canonico della benignità – a “semplici” pasticci. Un'ambiguità così prolungata e di tale entità richiede di trarre una conclusione più triste: che è in atto un piano di ottenere surrettiziamente quanto non è possibile ottenere tramite decreti apertamente ed inequivocabilmente non cattolici.

Concludo con una citazione del più grande dei Dottori della Chiesa:
“Tendiamo a evadere colpevolmente le nostre responsabilità quando dovremmo istruire e ammonire [chi fa del male], a volte anche con censure e rimproveri aspri, o perché si tratta di un compito ostico, o perché temiamo di offendere, o perché temiamo di suscitare la loro inimicizia, sì da indurli a ostacolarci o a danneggiarci in ambito mondano, tanto impedendoci di ottenere quanto desideriamo ardentemente, quanto sottraendoci proprio ciò che abbiamo paura di perdere”. —Sant'Agostino di Ippona, La città di Dio, 1.9
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

17 commenti:

irina ha detto...

Queste domande sono ormai snervanti, capisco che tanti ancora non sappiano ma, ormai se non sanno è perché non vogliono sapere.
Nelle risposte si sente una forza trattenuta di chi, solo per amor della sperata diffusione del vero, si sta sottoponendo, per amor di Dio,Uno e Trino e della Sua Chiesa, a rispondere educatamente all'ovvio, al palese, al notorio, al chiaramente manifesto anche ai sassi.
Grazie al Professor John Rist, per aver formulato educatamente, ampiamente e con grande chiarezza ciò che la plebs romana esprimerebbe con pochissime parole fulminanti.

Anonimo ha detto...

Da leggere , rileggere ed incorniciare.

fabrizio giudici ha detto...

OT Grazie a MiL per aver rilanciato l'appello alla preghiera.

Carmelo G. ha detto...

“... Esprimere osservazioni ambigue e/o contraddittorie su temi importanti deve essere visto in definitiva come un tentativo pianificato di cambiare la dottrina in modo surrettizio...”
È vero. Più che un “tentativo”, per Bergoglio è la “prassi” cambiare la dottrina in modo surrettizio. Basta ricordare la battuta di Bergoglio riportata da mons. Forte:
“Se PARLIAMO ESPLICITAMENTE di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io.”
Prassi che è in netto contrasto con il monito di Nostro Signore: “... il vostro parlare sia sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.”

Anonimo ha detto...

La prassi al posto della pastorale, la pastorale al posto del dogma, il nuovo dogma- di fatto prassi al posto del Vangelo, l'antivangelo è il risultato attuale,ma è dal concilio che si fa così. Paolo VI nega approvazione ma dà imprimatur a catechismo olandese, Ratzinger parla di antisillabo ed approva il concilio, ecc.. Sottolineo alcune frasi bellissime:la lettera è un'ingiunzione ai vescovi ad agire, l'elezione di Francesco sembra presentare davvero elementi non canonici, il tentativo pianificato di cambiare la dottrina , il Papa dovrebbe incoraggiare l'unità, ….infatti la Chiesa è UNA perché IMMUTATA nel TEMPO e nello SPAZIO, nella sostanza, senza antivangeli ed antisillabi, non possibili.

mic ha detto...

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/ratzinger-la-via-del-dialogo

Presentato il libro “Ebrei e Cristiani”. Benedetto e gli ebrei I frutti del dialogo

Anche di questo c'è molto da dire.
Attenzione all'ultimo documento della Santa Sede. Ne parlo anche qui:

http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/p/modifica-della-dottrina-della.html

Anonimo ha detto...

"Il tradizionalista non è ciò che sembra: è misteriosa e inalienabile intimità con ciò che non ha più; è riparo per i legami tra cielo e terra ai tempi dell'oblio decretato dalle voglie mondane penetrate nel Tempio; è la sua stessa povertà, la sua stessa solitudine che si fanno luogo della carne e dell'anima dove è possibile incontrare grandezza o miseria, salvezza o perdizione. Lo scoglio su cui può salvarsi o fare naufragio è l'evangelico vivere nel mondo senza essere del mondo. La tentazione di ritirarsi altrove salvando una purezza terrena che non esiste è una sirena tremenda e vince con troppa facilità. O si è contemporanei del proprio tempo pur combattendolo o si diventa guardiani di un museo in cui il passato cessa di vivere e di essere Tradizione poiché gli si sottrae il cuore. Egli è custode di doni inestimabili e non può sottrarsi alla scelta impostagli dal tempo in cui vive: se ha carità dividerà con i fratelli il seme che ha saputo salvare. Se non ne ha lo conserverà per se stesso, finendo per modellare quel tesoro a propria immagine e somiglianza e renderlo sterile. Il tradizionalista si perde quando sottrae la trasmissione della fede all'esercizio della carità, consegnandola in ostaggio al proprio orgoglio. Il limpido scudo con cui il tradizionalista può assicurarsi un luogo tra questi fratelli è lucente di dottrina e liturgia, ma ha da ardere di carità."
Alessandro Gnocchi.

Anonimo ha detto...

El juego que hace Jorge Mario Bergoglio de esquivar la acusación de herejía y aparentar un catolicismo ambiguo y mantenerse como Papa es la misma táctica del Modernismo. Táctica ya denunciada por San Pio X en la Pascendi. Es la suma de todas las herejías y pretende cambiar la Iglesia desde dentro. Esto es una traición y si no se despiertan tantos Católicos tradicionales refugiados en un falso amor al Papa, será trágico.
En cuanto a los Papas anteriores desde Juan XXIII hasta Benedicto XVI hay que aplicar el principio canónico de la "benignidad" como acertadamente hace el profesor Rist. Ellos ni pretendían cambiar la Iglesia ni tenían mala intención. Se equivocaron de buena fe, igual que los Papas Honorio, Juan XXII o Sixto V en la revisión de la Vulgata. Son errores ocasionales.
En cambio Bergoglio y sus secuaces pretenden cambiar la Iglesia desde dentro con una astucia diabólica.

Anonimo ha detto...

Faccio seguito al commento in spagnolo delle 15,15:
Da Giovanni XXIII a Benedetto XVI c'era ancora la percezione della Chiesa prima del Vaticano II o quanto meno qualcosa di quella formazione, nonostante elementi eterogenei. Per questo tali pontefici pur volendo dei cambiamenti si sentivano frenati e lo stesso Paolo VI era soprannominato "retentenna". Bergoglio, al contrario, è totalmente postconciliare e quel poco che ricorda del periodo preconciliare lo considera con molta antipatia al punto che allo stile veramente sacerdotale lui sostituisce lo stile da "taverna" con il quale parla, insegna e, perfino, cammina.
Per questo ha una perseveranza nei cambiamenti (o stravolgimenti) per niente frenata. Il fatto è che chi lo spinge ad agire così sa benissimo di poter cogliere due piccioni con una sola fava: da un lato trasforma la Chiesa in antichiesa, dall'altro fa fuggire i pochi veramente fedeli in maniera che poi la stessa antichiesa chiuderà i battenti e gli anticlericali che ora lo applaudono poi esulteranno.

Anonimo ha detto...

Quel poco che ricorda....

non scherziamo è del '36 quindi non può non ricordare, casomai lui vuole fare una chiesa a sua immagine e somiglianza, stile trasandato argie cafonal, quello che mi fa specie è come sia stato appoggiato in ogni modo dalle alte sfere tuttora viventi tanto da far scomparire tutti i dossier riguardanti il suo comportamento tutt'altro che consono, e far perdere tutte le tracce del rapporto Kolvenbach, quindi piantiamola colla storia della meraviglia dall'altra parte del mondo, lui come dicono i suoi compatrioti 'Para devenir y ser papa habria matado su madre'

Anonimo ha detto...

Una bella dall'Argentina : un comitato capeggiato da un cura de calle amigo del pampero che pare il cugino del Che, ha inviato in Vaticano documentazione per la beatificazione di Evita Peron......non so se ridere o piangere, news su eponymousflower.com.

Anonimo ha detto...


Il tentativo di salvataggio dei papi "conciliari" prima di Bergoglio,
cominciando con Giovanni XXIII, non regge

Il principio della "benignitas" qui è male applicato. Avevano ancora la visione della Chiesa preconciliare? Certamente, per ragioni anagrafiche ce l'avevano. Ma hanno fatto di tutto per distruggerla, con il Concilio e le sue riforme, da loro sostenute ed imposte.
Senza la complicità di Roncalli e Montini mai il Concilio avrebbe preso la piega che ha preso nè si sarebbe giunti alla sciagurata riforma liturgica montiniana. (Ci si è giunti sviluppando i presupposti contenuti nel Concilio, nella Sacr. Concilium) Sembra che ancora oggi non ci si voglia render conto della gravità di quella riforma, del nefas perpetrato da Montini, personaggio ambiguo e tortuoso, che tra l'altro iniziò anche la riforma disastrosa della Curia (quella voluta da tutti i teologi modernisti suoi amimci e che ammirava), vale a dire riducendo a niente il potere del Sant'Uffizio e facendo della Segreteria di Stato (un organo politico-diplomatico) il perno del sistema.
Di GPII e di Benedetto XVI basterà ricordare l'impegno ecumenico indefesso, il bacio del Corano, la sostanziale adesione all'errore della "salvezza garantita a tutti", che si riscontra soprattutto in GPII, per il quale il Concilio era opera diretta della Spirito Santo, soprattutto nelle sue due grandi novità: libertà religiosa ed ecumenismo!
Nella sua prima Enciclica (Spe Salvi) BXVI fece l'elogio di de Lubac, della sua nozione (incomprensibile ed erratissima) della salvezza collettiva, perchè quella individuale sempre predicata sulla base delle Sacre Fonti sarebbe troppo egoistica!
Il presente e regnante è solo la ciliegina sulla torta, per così dire, la torta avveleneta che dal Concilio in poi la Gerarchia sta servendo ai fedeli, i quali, a quanto sembra, ancora a gran maggioranza spalancano la bocca e beatamente la inghiottono.
A quattro palmenti.
PP

Anonimo ha detto...

O.T.: a proposito della storia della professoressa palermitana: anch'io sono contrario alla misura disciplinare della sospensione...difatti dovevano proprio licenziarla e basta. Ma si sa, in questo marcio paese la libertà di pensiero é a senso unico ed i cattivi maestri hanno sempre attecchito.

Anonimo ha detto...

L'insegnante palermitana, che Salvini si augura torni presto a scuola ha fatto questo? No, quindi è stata una pessima docente.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/i-veri-professori-insegnano-non-manipolano-1696904.html

Concordo , c'e' una confusione di ruoli pazzesca , i Pastori fanno politica , i politici amministreranno i sacramenti ? Gli insegnanti fanno politica e gli allievi insegneranno ?

Anonimo ha detto...

L'OBBEDIENZA A CUI È TENUTO IL PAPA
Papa Benedetto pronunciò esattamente quattordici anni fa, in occasione del suo insediamento al Laterano:
“La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo”.

Inoltre, J. H. Newman:
"Se il vicario di Cristo parlasse contro la coscienza, nell'autentico significato del termine, commetterebbe un suicidio; toglierebbe la base su cui poggiano i suoi piedi. Sua autentica missione è proclamare la legge morale; proteggere e rafforzare quella 《Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo》".

Per capire cosa significa coscienza retta basta leggere il Catechismo:
1785 Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati dalla testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall'insegnamento certo della Chiesa.

Anonimo ha detto...

Ha ragione PP 18,55, non facciamo più i buonisti chè ormai è caduta la foglia di fico che nascondeva i guai del concilio, che tutti i sedenti in cattedra post conciliari, iniziando da colui che lo indisse e pure colui che lo applicò distruggendo liturgia e sacramenti, sono collusi, e le prove ci sono. Anonimo 10,38 non basta fare una bella citazione per divenire cattolici ortodossi e la bella citazione attribuita a Benedetto XVI non è sua ma del Magistero pre-concilio. Alla Chiesa di piazza della Repubblica a Roma, di Maria Regina degli Angeli, sui lati dell'entrata campeggiano da un lato lo stemma papale di Bergoglio e dall'altra quello di Benedetto, ovvero il doppio papato attuale eretico di per sé, ed entrando si vede la statua moderna del trionfo di Lucifero vittorioso su una piccola piramide, con dedica dello scultore all'angelo della luce: qualcuno obietta in merito? Se uno scempio del genere, orribile e blasfemo posto ad accogliere chi entra nella chiesa ridotta a museo con la sua meridiana con i segni zodiacali, fosse stato compiuto nel 1955 oppure ancora negli anni '60- io penso che sarebbe stato fatto a pezzi immediatamente, invece oggi si trova tutto bello grazie ai papi conciliari collusi con il protestantesimo e con la gnosi, che ci hanno fatto svegliare "tutti protestanti senza sapere di esserlo" (ed oggi "tutti gnostici-satanisti") come un giorno si svegliarono tutti ariani.

Anonimo ha detto...

Anonimo 10,38 a me risulta che quella citazione del vero Magistero, del concilio di Trento se ben ricordo, Benedetto XVI nella prassi l'abbia tradita e persino negli scritti, e non solo, ha pure cambiato il Magistero su parecchi punti: l'ultima "prassi" che nessuno può dire di non conoscere, è stata il doppio pietro.