Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 16 aprile 2020

Fine della globalizzazione economica e (forse) di quella teologica

Diversi commenti in questi giorni mettono in evidenza la fine della globalizzazione causata dagli effetti del COVID-19, esploso improvvisamente così da trovare impreparati molti. Ciò che è sotto gli occhi di tutti è il limite che il virus ha posto a una società senza limiti e particolarmente alla globalizzazione economica, cioè a quel modo sempre più libertario di puntare al libero mercato più che a un mercato rispettoso delle giuste ed eque condizioni di mercato; un mercato che mira a far crescere la domanda in modo esponenziale e consumistico, prima che favorire la qualità (morale) dell’offerta. Si è generato con il tempo un conflitto del mercato con lo Stato, ma ancor prima dello Stato con una visione naturale dell’uomo e della famiglia come centro vitale della società. Se lo Stato si separa dalla famiglia non riconoscendo più il principio di sussidiarietà e se addirittura la famiglia viene equiparata ad altri modelli di libera convivenza, è ovvio che il mercato si separa dallo Stato e lo metta in qualche modo sotto accusa. Proprio questa globalizzazione ora è saltata: sia l’economia che lo Stato sono in crisi nel far fronte all’emergenza pandemica.

I mercati sono caduti a picco. L’Unione Europea ha dato prova della sua inefficienza difronte al dramma dell’emergenza sanitaria. Eppure la tecnologia (una tecnica applicata) che muove l’economia e che è la vera anima del processo globalizzante resta salda. Anzi sarà l’unica a dettare nuovamente le leggi della ripresa economica dopo che il virus sarà stato sconfitto e si sarà forse tornati alla normalità, se ovviamente si continuerà a pensare in modo globalista, assoggettando l’economia (e ogni aspetto della vita umana) alla tecnica e facendo di quest’ultima il vero coefficiente della libertà assoluta. Si può in fondo dominare la tecnica? A giudizio di alcuni no, perché ci si troverebbe di fronte a una sorta di divinità. Si tratta invero di attribuirle il suo scopo. C’è un passaggio dell’Enciclica sociale Caritas in veritate che fa per il nostro caso:
«Lo sviluppo tecnologico può indurre l’idea dell’autosufficienza della tecnica stessa quando l’uomo, interrogandosi solo sul come, non considera i tanti perché dai quali è spinto ad agire. È per questo che la tecnica assume un volto ambiguo. Nata dalla creatività umana quale strumento della libertà della persona, essa può essere intesa come elemento di libertà assoluta, quella libertà che vuole prescindere dai limiti che le cose portano in sé. Il processo di globalizzazione potrebbe sostituire le ideologie con la tecnica, divenuta essa stessa un potere ideologico, che esporrebbe l’umanità al rischio di trovarsi rinchiusa dentro un a priori dal quale non potrebbe uscire per incontrare l’essere e la verità. In tal caso, noi tutti conosceremmo, valuteremmo e decideremmo le situazioni della nostra vita dall’interno di un orizzonte culturale tecnocratico, a cui apparterremmo strutturalmente, senza mai poter trovare un senso che non sia da noi prodotto» (n. 70).
Questo è un elemento su cui riflettere attentamente. Vogliamo dipendere ancora dalla tecnica o invece desideriamo ripartire da un centro vitale che è la verità della persona umana, senza dover unicamente rispondere alla domanda circa la funzionalità delle cose? Se l’uomo è una semplice cosa che risponde al com’è e non al cos’è, le cose, tutte le altre cose, diventano persone con diritti e (sempre meno) doveri. Bisogna rispettare la gerarchia del creato: la natura, l’uomo e Dio. La natura è per l’uomo e l’uomo per Dio. Quando si ignora questa gerarchia, o si assolutizza la natura o si assolutizza l’uomo. Cioè, o si fa della natura una divinità in sé, presto però sostituita dalla tecnica che appunto palesa il potere della natura, o si fa dell’uomo un essere divino con un potere tecnocratico enorme, capace di controllare le cose fino a stabilirne la loro verità. O si assoggetta la natura all’uomo, manipolabile perfino oltre se stessa (si pensi alla teoria del gender) o l’uomo alla natura, come accade con l’ideologia ecologista, ultimamente abbracciata anche nella Chiesa. In entrambi i casi manca Dio.Si fa presto a criticare il Cristianesimo (come nell’analisi del filosofo Umberto Galimberti, discepolo di Emanuele Severino) per aver addomesticato la creazione ponendo l’uomo al di sopra di tutte le cose create e quindi mettendo nelle sue mani il potere della tecnica per il domino su tutto. L’uomo, in realtà, è “custode del creato” in quanto figlio di Dio, in quanto cioè chiamato a ricondurre tutte le cose al loro fine ultimo: Dio e la vita eterna in Lui. È dall’esclusione di Dio quale Creatore e Signore delle cose che nasce il domino della tecnica sulla creazione e della subordinazione della vita sociale al mercato globalista.

La pandemia causata dal Coronavirus ci dice che non è la tecnica che controlla la natura e la vita dell’uomo (sia nell’accezione di natura subordinata all’uomo sia di uomo subordinato alla natura), ma che ci sono dei fattori, oltre la natura e prima di ogni tecnica, che possono determinare anche fatalmente la vita dell’uomo. Quest’ultima non è un ammasso di materia inerte da controllare, ma soprattutto una dimensione spirituale che sfugge al controllo, il regno della libertà e della verità. Il virus infatti èa nalogo a ciò che è di natura spirituale: non si vede, ha un’origine ancora ignota, eppure determina ciò che è fondamentale, la vita stessa. La tecnica in questo caso viene dopo, rincorre il virus cercando di distruggerlo. Prima c’è la vita e poi le cose della vita.

Ma c’è un’altra globalizzazione a cui vorrei accennare in questo mio intervento, quella di tipo religioso che esporta il sincretismo e livella ogni differenza, fino al punto di rendere inutile il discorso sulla religione vera. Sembra che anche in ambito cattolico negli ultimi anni si stia favorendo questo tipo di globalizzazione religiosa che ha la sua radice ultima in una “globalizzazione teologica”. La libertà religiosa diventa un pretesto per giustificare la fede e la credenza di ognuno all’interno della società, in cui, mentre si livellano le differenze (a cui però resistono il fondamentalismo e il nichilismo), si porrebbe gli uni accanto agli altri in modo irreversibile. Così facendo si porrebbe il fondamento ultimo per una società più umana – in realtà più globalizzata – che può aspirare finalmente a risolvere il problema del conflitto religioso per inverarsi in ciò che è al di sopra della religione: l’unità e la fraternità dei popoli. Neanche E. Schillebeeckx con il suo concetto di «Chiesa come sacramento del dialogo» avrebbe aspirato a tanto. Non si può strumentalizzare la libertà religiosa e questa non può essere rinuncia alla vera libertà nell’adorazione di Dio, dell’unico vero Dio. La religione non è un ostacolo alla libertà ma il suo fondamento. È un caso che il Coronavirus, fortemente antiglobalista, faccia saltare con molta probabilità il prossimo meeting mondiale di maggio, organizzato da Papa Francesco per «ricostruire il patto educativo globale»? Un naturale prosieguo del Documento di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019 sulla «fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune» [vedi].

Questa visione religiosa che supera la religione e mette da parte l’evangelizzazione (come il mercato supera in qualche modo la stessa economia) ha un suo centro in una visione globalizzante della teologia e dei principi che animano la fede. Da un po’ a questa parte la visione teologica cattolica, abbracciata da molti che hanno posizione di comando, ha provato prima a superare i confini tra Rivelazione divina e pensiero speculativo e poi tra dottrina e pastorale. Si tratta di un vero sconfinamento dell’uomo e del suo pensiero soggettivo nella struttura dogmatica della Chiesa, giustificato con un approccio definito “pastorale”. Si noti però un uso della pastorale che assomiglia molto a quello della tecnica, vero motore della globalizzazione economica e difatti suo fine, pur rimanendo dimessa e muovendo gli ingranaggi da dietro le quinte. Con un approccio più pastorale, si è consentito di riscrivere le norme del processo canonico di nullità matrimoniale, di dare la comunione ai divorziati risposati, di trasformare la Chiesa in una piazza del dialogo con ripetuti sinodi che assomigliavano più a un Parlamento che a un’assise ecclesiale ed ecclesiologica. L’elenco potrebbe continuare. Il rischio è che la Chiesa si metta al traino della società globalizzata e più che evangelizzare la globalizzazione, traendone vantaggi notevoli per diffondere il Vangelo, ne acquisisca le regole tecniche che però non salvano. Basta poi un virus, il veleno di un solo peccato, per manifestarne la debolezza.

La società non sarà più la stessa dopo il Coronavirus. Con molta probabilità ci sarà una svolta ancora più sovranista in Europa. Cosa accadrà alla Chiesa però non è di facile previsione. Si tratta in fondo di abbandonare una visione ideologica, giustificata con tanto di fede e di teologia, che i fautori della società libera e uguale avevano escogitato nel lontano 1968. La stura però si ebbe nel 1989, quando dalle macerie del Comunismo si ergeva vittorioso il Marxismo divenendo globalista, esportando nei luoghi dove era fallito non più slogan come “lavoratori di tutto il mondo unitevi”, ma “diritti per tutti” e a tutti i costi. Così l’utopia comunista si realizzava sul piano individuale e non più collettivo e trovava il suo campo fertile nelle società dei consumi e dei desideri. Il dialogo con questo neo-capitalismo individualista ci ha trovati finora impreparati, quando non ci ha addirittura sedotto. Lo sarà anche nel dopo-Coronavirus? Molto dipenderà da una lettura sapiente e umile di questo momento. (Padre Serafino Lanzetta)

60 commenti:

Anonimo ha detto...

Se ne faccia una ragione l'OMS: dovrà pagarsi i suoi accrocchi con Xi Jinping e le sue campagne pro aborto senza i soldi degli americani.

https://lanuovabq.it/it/per-loms-laborto-e-essenziale-anche-in-tempo-di-covid

Elle ha detto...

Se questo non e' odio profondo e coltivato , rabbia crescente , furore verso la vita donata da Colui che E' VITA come chiamarla ?

Anonimo ha detto...

Indegna gogna a Formia: una troupe di Striscia umilia un prete che distribuisce la Comunione a Pasqua a pochi fedeli. Lui, terrorizzato, si difende a La Nuova Bussola Quotidiana: «Erano autorizzati». Per punirlo la questura gli formalizza una multa con una violazione inventata e indotta dal servizio tv: «La Comunione è assimilata ai prodotti alimentari, mascherina e guanti per distribuirla», spiega il sindaco. Follia, nessuna legge lo prescrive, l'Ostia non è la focaccia del panificio. Il vescovo lo scarica e gli rimprovera il numero eccessivo dei fedeli. Sulle Messe, una Cei sempre più sottomessa a Cesare tratta per il ripristino.

Mary House ha detto...

Per gli amici italiani: giovedì prossimo, 16 aprile, alle 17:00 (in Italia), P. Serafino farà una diretta Youtube con una catechesi seguita dalle risposte alla vostre domande (inviate durante la diretta nella live chat). Il titolo dell'incontro sarà: "Il cristiano dinanzi alla presente pandemia".
Il canale Youtube a cui connettersi è il seguente: www.youtube.com/c/pSerafinoMLanzetta.

Vi aspettiamo, iniziate a prepare le vostre domande...

Anonimo ha detto...

Riepiloghiamo. Cosa stiamo leggendo in questi giorni? Che la "società civile" europea si straccia le vesti perché sono a rischio:
1) Gli aborti;
2) La produzione di preservativi;
3) Lo scaricabarile dei piccoli a asili e tate;
4) Il turismo, compreso quello a fini sconci (Thailandia, Kenya, Cuba, Santo Domingo, nudismo a Formentera,in Croazia e Corsica e compagnia cantante);
5) Mercati di animali vivi "da affezione", cioè cani e gatti, brutalmente torturati e uccisi prima di essere mangiati da chi è più bestia di loro;
6) Produzione di spettacoli a luci rosse;
7) Vendita e produzione di abbigliamento degli "stilisti" con la loro moda androgina, indecente e costosissima;
8) Lavaggio del cervello agli studenti con assemblee di Istituto, progetti sul gender, ANPI; UNICEF e quant'altro.
Mi dispiace solo, ovviamente, per i negozianti e i piccoli imprenditori che smerciano cose ONESTE e per i Sacramenti e i riti sacri.
Per il resto...che dire? La ramazza dello Spirito Santo ha fatto pulizia in un "Amen", è il caso di dirlo.

Anonimo ha detto...

All'ombra dell'ansia, del lavoro indefesso, della ricerca senza tregua, delle morti,del dolore straziante, della riflessione di molti sul senso della vita, i figli del diavolo hanno continuato a tramare a tutti i livelli contro l'uomo, contro la natura, contro Dio. Questo DEVE essere tenuto bene a mente e NON DEVE essere dimenticato MAI PIU'. A chi, durante questa tragedia mondiale ha remato contro i popoli, contro i morti, contro la Fede, contro la Speranza, contro la Carità, approfittando dello smarrimento delle moltitudini, e non esemplifico per il grande schifo che provo solo ad accennarvi, a costoro non spetta che lo sputo in faccia come segno tangibile del disprezzo che suscitano ed hanno suscitato con il loro pensare, parlare, agire ed omettere. Costoro si trovano in ogni ambiente ecclesiale, statale nazionale, internazionale e sovranazionale; nel mentre i debosciati, loro protetti, hanno continuato e continuano con la pornografia, con l'aborto, con l'eutanasia, con lo spaccio, con il furto legalizzato in borsa, con l'occupazione indotta, con il raggiro, con il tradimento; infatti per loro mal comune gaudio maximo. Guai a loro!

Il modus operandi e' sempre lo stesso , come diceva P.Amorth il diavolo e' noioso . ha detto...

CORONAVIRUS: chi ne approfitta? Il parere del Dr. Michael Jones [ITA]
Matteo D'Amico
https://www.youtube.com/watch?v=8w7rbyDytsQ

Quella che sembra la fine del mondo per come lo conosciamo è in realtà l'alba del mondo come Dio lo vuole. Il Logos sta sorgendo. I
malvagi oligarchi che hanno orchestrato il crollo economico che il coronavirus sta mascherando convenientemente sono stati ricompensati con i soldi che cercavano così avidamente, ma sono destinati ad uscire, prima o poi, di scena lasciando solo i rottami alle spalle. Ma il cammino del Logos nella storia umana non può essere contrastato dai disegni dei malvagi. Il momento della sua apparente morte in qualsiasi epoca è in realtà il momento della sua eventuale rinascita.

Il Logos è sempre in crescita, non contano le apparenze in un particolare momento storico. La storia è una spirale ascendente di razionalità. Dio tollera il male e l'errore per ottenere una maggiore comprensione del bene e del vero. Con ogni ciclo storico, la distinzione tra il Logos e il suo opposto diventa più evidente. Poiché la distinzione tra Logos e anti-Logos ai nostri giorni non è mai stata più evidente, la sua vittoria non è mai stata più certa.

Il Dr. E. Michael Jones è un autore, docente ed editore cattolico di fama mondiale e editore della rivista Culture Wars.

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=11b9MKOYXUs

#Colao #Vodafone #Conte
VITTORIO COLAO, OVVERO IL CAVALLO DI TROIA NELLO SCACCHIERE POLITICO DEL 5G - Francesco Amodeo

mic ha detto...

Sull'esorcismo promosso da mons Viganò Aldo maria Valli, qui
https://www.aldomariavalli.it/2020/04/16/chiarimenti-dallassociazione-internazionale-esorcisti/

fornisce chiarimenti che avevamo già dato nell'essenziale qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/04/perdono-esorcismo-consacrazione-al.html

"Anche se non si tratta del grande esorcismo affidato solo ai sacerdoti autorizzati dal vescovo, l'appello è rivolto ai consacrati (prelati vescovi e sacerdoti). I laici abbiano la prudenza di non pronunciarlo (di regola occorrerebbe eventualmente l'assenso del proprio padre spirituale)."

Normalmente le preghiere di esorcismo sono riservate ai vescovi. In questo caso però, non trattandosi del "grande esorcismo", i sacerdoti penso avessero pieno titolo a procedere secondo l'invito di mons. Viganò.

tralcio ha detto...

Fine della globalizzazione attuale forse... Ma per quale causa dovrebbe accadere?
Perché si è esaurita la spinta ideologica che la sostiene o perché si va facendo concreta la resistenza di chi ha capito il grado di psicopaticità della finanza prometeica?
Il virus ha colto impreparati molti, non tutti. C'è chi sul suo surf sta cavalcando l'onda.

La “società senza limiti” è abitata da chi si (deve) adegua(re) alla proposta, mentre chi sta imponendo la proposta quei limiti può metterli o toglierli. La globalizzazione economica all'attuale stadio è l’esito di un’ideologia: l’economia può essere unipolare o multipolare, può puntare sul lavoro, sul risparmio, sul commercio, sulla finanza e in ogni ambito si può essere approssimativi, sani o drogati, con diritti e doveri per tutti o solo doveri per alcuni e diritti per altri. Un conto è farlo fair e un conto farlo free; e c’è chi intenderebbe farla ... franca.

Lo Stato e la politica (la democrazia) a che cosa servono? Servono ancora? E l’uomo?
Parliamone, perché c’è qualcuno che sta spingendosi oltre. E spingendo non è detto che rinunci, dato che può non rinunciarvi, a qualche mezzuccio discutibile. L’ideologia è il regno dell’irrealtà. Sganciate dalla realtà, la fascinazione e l’orgoglio sono capaci di tutto, specie disponendo della tecnologia. La crisi del Covid sta dimostrando che la tecnica non controlla la natura o che con questa scusa la tecnica arriverà a controllare persino le cose più intime dell’uomo, come la vita di fede?

Va smascherandosi un’unica cabina di regia che il vangelo identifica come le tenebre che non accolgono la vera luce: oggi questo oscuro ispiratore pare essere entrato in molti convinti di poter ricreare il mondo a loro immagine. Agendo nell’ombra, come da copione, questi strani fratelli Lumiere puntano all’Oscar. Il loro problema è che sono tanto più forti quanto meno si vedono. Quando scoperti sono ancora forti, ma l’autorità comincia a prendere dei contorni autoritari.

Oggi è il compleanno di chi ha spiegato il termine “dittatura del relativismo”. Chapeau.

Sarebbe facile opinare che un potere così autoritario (e tanto più autoritario quanto meno riesce a farsi passare per desiderato/votato dalle sue stesse vittime) verrebbe subito smascherato come tale, nell’esecrazione dei più. Invece no: la regia ha previsto anche di educare tutti ad essere pacifici, accoglienti, ambientalisti e democratici… Finiremo con il denunciarci a vicenda, se non siamo sufficientemente politicamente corretti secondo i mantra che ci ipnotizzano.

Anche la Chiesa, dal proporre dogmi è passata a proporre sinodi, come una delle tante piazze del dialogo. Tutto è tecnica, svuotato di sostanza. Il rischio di una Chiesa al traino dell’ideologia che guida dall’ombra la società globalizzata è molto alto.
Padre Lanzetta vede all’orizzonte una svolta sovranista. Attenzione che chi attualmente ha in animo di pianificare comportamenti e legalità (e delinquente chi non si adegua) sa di poter modificare l’orizzonte che vediamo, riducendolo a un vasto trompe l’oeil. Per guardare oltre l’inganno non basterà l’ennesimo snodo del modello di società globale.

Hoseph House ha detto...

Ave Maria

Per grazia, possiamo davvero cambiare il passato e il futuro.

Come? Attraverso il pentimento. Attraverso il vero pentimento, possiamo davvero cancellare i nostri peccati. Possiamo rimuovere la loro macchia dalla storia e ricominciare come una nuova creazione. Questo è il miracolo della misericordia di Cristo. Quando riconosciamo la nostra colpa davanti a Dio, Egli la rimuove per sempre. Egli cancella i nostri peccati dal registro dell'eternità.

Dobbiamo andare a confessarci prima ancora di implorare Dio di chiedergli di fermare questa pandemia. Come nella Sacra Scrittura di Ninive, dobbiamo prima chiedere scusa, poi chi sa, forse Dio rivelerà la Sua Divina Misericordia in questo momento storico.

Pentitevi e pregate con noi per 54 giorni con la Madonna di Pompei.....

Maggiori dettagli più avanti. Potete pregare con noi, I Frati tutti e 4 i Rosari ogni giorno per 54 giorni, LIVESTREAMED a partire dalle 10.00am fino alle 11.45am mentre adoriamo Nostro Signore nel Santissimo Sacramento a San Giuseppe a Portsmouth.

Fr Philomeno James

pinco ha detto...

per fortuna c'è la Provvidenza, chè, se dovessimo affidarci a chi "paventa" ciò che, invece, è già successo ........

mic ha detto...

Ho scritto su Fb:
"Nella Fase 2 non mi pare prevista l'apertura al pubblico delle Sante Messe. Perché? Dovremmo pretenderla!"

E mi segnalano:

(ANSA) - ROMA, 16 APR - Messe con volontari che garantiscano le distanze, funerali, battesimi e matrimoni con la presenza dei familiari stretti, qualche incontro di comunità facendo uso dei dispositivi di protezione. La Cei ha pronto "un pacchetto di proposte" che verrà illustrato questa settimana al governo. "Con tutta l'attenzione richiesta dall'emergenza dobbiamo tornare ad 'abitare' la Chiesa, il Paese ne ha un profondo bisogno, c'è una domanda enorme e rispondere significa dare un contributo alla coesione sociale", dice all'ANSA il sottosegretario Cei don Ivan Maffeis.    

mic ha detto...

c'è una domanda enorme e rispondere significa dare un contributo alla coesione sociale",...

Una motivazione per le "dure cervici" - senza peraltro accennare al vero significato della Messa, alla violazione del diritto dei fedeli e del concordato - o convinzione dei vescovi?

Anonimo ha detto...

Striscia la notizia terrorizza un prete in chiesa durante la messa?E i fedeli perché non hanno terrorizzato questi cialtroni? E perché non far intervenire direttamente Berlusconi ?Sembra che contro la Chiesa Cattolica tutti possano fare tutto.Nella Bibbia spesso si invoca la difesa degli orfani e delle vedove ,considerando al punto cui siamo arrivati quelli siamo noi.

mic ha detto...

Padre Lanzetta vede all’orizzonte una svolta sovranista. Attenzione che chi attualmente ha in animo di pianificare comportamenti e legalità (e delinquente chi non si adegua) sa di poter modificare l’orizzonte che vediamo, riducendolo a un vasto trompe l’oeil. Per guardare oltre l’inganno non basterà l’ennesimo snodo del modello di società globale.

Concordo! Come sul resto...
A me non preoccupa l'orizzonte sovranista, mi preoccupano piuttosto coloro che vorrebbero silenziarci o proporci soluzioni ideologiche tacciandoci da "sovranisti", dando per scontata l'eccezione deteriore del sovranismo.
Sono certa che quella di padre Lanzetta è una visione equilibrata perché autenticamente cristiana. Tant'è che mi pare chiaro che quando si riferisce all'accentuazione del sovranismo in Europa è evidente che pensa all'egoismo e all'assenza di solidarietà mostrata soprattutto dagli stati nordici. 
Mai abbassare la guardia...

Anonimo ha detto...

L'aperturismo di Avvenire nei confronti di un pensatore laico, agnostico ed eretico per quanto riguarda il nuovo umanesimo, la negazione della storia governata dalla Provvidenza divina e la concezione della coscienza, semina confusione e disorientamento tra i cattolici. Avrei accettato questa intervista in un giornale laico, ma non la accetto nel giornale della CEI. Avvenire, il giornale dei vescovi, è ancora cattolico?

https://www.avvenire.it/agora/pagine/per-luomo-tempo-di-ritrovare-se-stesso

Anonimo ha detto...

Attenzione! Sul Corriere di oggi serpeggia la notizia più esplosiva: abolizione del Giorno del Signore!!! Con la scusa di dovere riorganizzare la Fase 2, la settimana lavorativa si articolerà per tutti su 7 giorni e non più su 5. VERGOGNA!!! Dio non ci sta già punendo abbastanza? Abbiamo il virus, il terremoto, cosa dobbiamo ancora aspettare? La domenica debbono funzionare solo ospedali e CHIESE! L'abolizione del Giorno del Signore é l'apice del progetto malefico, portato avanti da chi ci vuole male, a noi e soprattutto alle nostre anime.

Anonimo ha detto...

Sarebbe opportuno, e questo vale anche per p. Lanzetta,usare termini appropriati. L'egoismo dei paesi nordici,aggiungendo ad essi la Francia, si chiama nazionalismo non sovranismo, altrimenti cadiamo anche noi nella trappola. Il sovranismo è un diritto, per altro riconosciuto anche a livello internazionale, e non può avere accezioni negative.

Anonimo ha detto...

Lo sapevate che la pandemia non è mai stata dichiarata da OMS, ma solo il rischio pandemico, e quindi questa clausura è illegale ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che un decreto del presidente del consiglio dei ministri non può MAI avere valore di legge ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che il virus non provoca la polmonite interstiziale che stanno curando, ma trombosi polmonare e quindi gli intubati sono stati, di fatto, uccisi ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che l'autocertificazione siete invitati a farla, ma nessuno ve lo può ordinare ?
No. Ora lo sapete.
Sapevate che se la fate e dichiarate il vostro stato medico questo è specificatamente nullo e vietato dalla legge ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che tutte le volte che leggete "denunciato qui, denunciato la" sono cazzate. Un decreto legge non può MAI avere risvolti penali ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che nei primi tre mesi di quest'anno in Italia sono morte meno persone che nel corrispondente periodo del 2019. Indipendentemente dalle cause ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che nessun paese al mondo sta subendo una clausura economicamente devastante come il nostro ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che se si sente male un vostro caro, anziano, ve lo sottraggono e dopo averlo sottoposto a cure non scelte né accettate, lo fanno morire da solo e probabilmente ve lo ridanno incenerito, dentro un barattolo e ciò è ASSOLUTAMENTE illegale ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapete che il governo invece di decidere lui tramite ministri e funzionari ha chiamato una squadra di tecnici ELETTA DA NESSUNO, facenti parte il grande mondo della grande finanza, che decideranno cosa noi potremo fare, dove andare quanto allontanarci da casa.... in flagrante violazione di ogni legge e della Costituzione Italiana ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che i membri di questa squadra accettano di farne parte solo se potranno agire in segreto e se avranno l'immunità totale dalle richieste di risarcimento dei danni che potrebbero causare ?
No. Ora lo sapete.

Lo sapevate che ad accettare di esser tratti da schiavi si diventa schiavi ?

No.
Ora lo sapete.

La libertà è una scelta.
Francesco Neri

Anonimo ha detto...

Concordo anch’io del tutto con tralcio 12:32
In certi momenti, quando è in gioco la fede, per essere equilibrati si rischia di scivolare nell’equilibrismo; in altre parole, quando, come ora, è il momento di ammonire, bisogna prendere esempio dal Maestro (guai a voi…, avete per padre il diavolo…, non prego per il mondo…). come suonano sanificanti le Sue parole!
OS

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=HT2SKl2HSq4

Nino Galloni spiegazione accurata dei veri motivi della crisi Italiana

Silente ha detto...

Il regime salutista-comunista ci ha messo in detenzione domiciliare. Se ci affacciamo alla finestra, ci sparano. Bene, allora prendiamoci una piccolissima rivincita e facciamo del bene al nostro spirito: incrementiamo le buone letture, quelle che il regime non approverebbe e che fa di tutto per silenziare. Ogni buon libro è un proiettile contro questo malvagio regime. Le librerie dovrebbero riaprire e comunque i libri si possono ordinare via internet.
Permettetemi allora qualche segnalazione libraria. Iniziamo con un gran bel saggio, utilissimo per evitare l’inganno delle élite mondialiste e liberal: Eugenio Capozzi, Politicamente corretto, Marsilio editore. E’ un disvelamento dell’origine dei menzogneri diktat della politically correctness, delle malvagità e delle menzogne antirazziste, “antisessiste”, femministe, omosessualiste. Un libro completo, preciso e attuale. Utilissimo per capire e per non soggiacere alle bugie dei “padroni del caos”.
Poi, tutti noi conosciamo la coraggiosissima medico e scrittrice Silvana De Mari, in prima linea nella difesa del diritto naturale, della realtà creata che prevede solo due sessi, maschio e femmina (il resto è perversione, vizio o malattia, non natura), alfiere della lotta alla miserabile ideologia omosessualista, genderista e pedofila (tutto è collegato). Questo il titolo del suo libro: Non facciamoci imbavagliare. La mia battaglia contro l’omologazione della dittatura gay, Fede e Cultura. Documentatissimo, anche da un punto di vista scientifico. Silvana De Mari è stata oggetto di furibondi attacchi, anche giudiziari, da parte delle lobby sodomitiche. I diritti editoriali di questo libro saranno devoluti alla sua difesa legale. Acquistatelo, leggetelo, diffondetelo.
Non credete alla bufala ignobile del "riscaldamento globale" e, soprattutto, della sua indimostrata "causa antropica", cioè dell'uomo? questi libri fanno per voi: Laurent Larcher, Il volto oscuro dell'ecologia, Edizioni Lindau e poi Thomas Pedretti, Con la scusa del clima, Edizioni Passaggio al bosco. Sono due testi completi e organici, polemici contro i fanatici dell'ecologia, contro i distruttori che odiano il Creato, che vogliono gli aborti obbligatori, l'estinzione dell'umanità, seguaci spesso di una occulta ideologia gnostica e satanica. Ma al contempo sono due testi - con punti di vista differenti ma convergenti - documentatissimi e aggiornati anche da un punto di vista scientifico. Se leggerete questi due libri, gli imbonitori ecologisti non potranno più venire a raccontarvi menzogne. Avrete più argomenti per rispondere. E soprattutto capirete meglio i motivi e gli interessi che muovono i fili della menzogna ambientalista.
Infine, un bel romanzo autobiografico, scritto da un ex corrispondente di guerra che ora dirige una ONG (ce ne sono anche di oneste e dedite al bene, non al favoreggiamento dell’immigrazione) che supporta e aiuta la lotta del popolo Karen, una popolazione minoritaria, e cattolica, che lotta contro il corrotto regime buddista birmano, alleato dei mercanti di droga. Un romanzo vero, coinvolgente, che “ti prende”. Si legge d’un fiato, anche perché portatore di valori sani, in antitesi ai miserabili disvalori, politici e sociali, di cui è intrisa gran parte della letteratura contemporanea. Eccolo: Franco Nerozzi, Nascosti tra le foglie, Altaforte Edizioni.
Buona lettura.
Silente

Anonimo ha detto...

Benedetto XVI anni fa ha chiesto un governo mondiale:

Il Vaticano: «Liberismo causa della crisi, serve un governo mondiale»
https://www.corriere.it/economia/11_ottobre_24/vaticano-documento-crisi-liberismo_ddda6984-fe28-11e0-bb8b-fd7e32debc75.shtml

Anonimo ha detto...

Pare che il sovranismo (negli articoli e nei commenti) continui ad essere un leggerissimo guscio vuoto messo a copertura di ragioni vere ma senza lucidità di analisi e senza progetto politico.
Rispondere alle classiche domande del buon investigatore gioverebbe:

1. CHI?  ( chi vuole il nuovo ordine mondiale e chi, invece, lo contrasta veramente?)
2. DOVE? ( dove si trovano i centri di comando del meccanismo e dove si trovano, se esistono, quelli di contrasto?)
3. COME? ( si è sviluppata e si sviluppa l’azione di progressiva di cancellazione di spazi di libertà e come si può contrastare?)
3. QUANDO? ( da quanto tempo è cominciato tutto questo e noi quando ce ne siamo accorti?)
Senza principio di realtà non si diventa attori della storia ( né di quella grande né di quella piccola che nella grande converge).

Tag: XI JINPING, CLINTON, TRUMP, ZUCKERBERG, BERGOGLIO, BILL GATES,TIM COOK, AMAZON, ALIBABA, ISLAM, PERON....
Cordiali saluti.
Paolo Montagnese

Anonimo ha detto...

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/xi-jinping-ha-volutamente-nascosto-virus-ndash-rsquo-articolo-bomba-233506.htm

Anonimo ha detto...

La dimenticanza per eccellenza, la dimenticanza delle dimenticanze - nella società e nella Chiesa - è lo "status naturae lapsae", lo stato di natura decaduta dell'uomo. Essa accompagna e precede persino la dimenticanza dell'Eterno.
Solo ritrovando quell'idea, senza la quale è impossibile la Redenzione, saremo in grado di invertire la corsa verso il Nulla. La nostra civiltà potrà risorgere soltanto riscoprendo quella verità dimenticata.
Pascal sosteneva che senza quella verità - così difficile da accettare e comprendere - non si capisce l'uomo. Oggi potremmo aggiungere che senza di essa non solo non si capisce l'uomo, ma non si salverà la civiltà.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

P. Serafino Lanzetta ha appena detto in diretta sul suo canale youtube, rispondendo ad una persona che lo ha interpellato sull'argomento, che Bergoglio è Papa non essendoci una prova contraria e che quando eventualmente un Papa sbaglia l importante è che non sia in caso di un pronunciamento ex cathedra. Insomma tutto regolare e a posto.

Anonimo ha detto...

Il biricchino e bricconcello delle 16:55 semina zizzania a vanvera.
Benedetto XVI ha scritto un'enciclica e non un articolo del Corriere della Sera.
Quindi il titolo dell'enciclica non è il titolo del Corriere.
In particolare mi leggerei bene il punto 67, dove si parla di "famiglia di nazioni", quindi pensando a una famiglia e a delle nazioni, non a un mondo unipolare in cui la famiglia è causa dei virus. In una famiglia retta dalla veritas a comandare non è la finanza e nemmeno la tecnologia: comanda la caritas, nel rispetto delle singole persone che non smettono di avere diritto alle cure passati i settant'anni. E nemmeno a mandare a rotoli la famiglia, perchè "non me la sento più". Men che meno ad abortire figli. Il governo necessario è appunto quello dell'economia, per evitare che diventi mercatismo e finanza selvaggia (e soprattutto, ma allora -2009- non era ancora sufficientemente chiaro, che diventi lo strumento di psicopatici post-umani in grado di imporre il politicamente corretto...).
Ecco: se qualcuno legge nelle caratteristiche di seguito descritte gli stessi intenti di Gates, Soros e compagnia cantante, l'unica spiegazione -evitando l'insulto- è l'insipienza.
I flussi migratori adesso sono sponsorizzati e imposti a danno della vittima predestinata e costituiscono arma di ricatto o mezzo per spostare capitali e condizionare Governi. Ci è finita dentro in pieno persino la Chiesa, divenuta un grammofono dal disco rotto.

Di fronte all'inarrestabile crescita dell'interdipendenza mondiale, è fortemente sentita, anche in presenza di una recessione altrettanto mondiale, l'urgenza della riforma sia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che dell'architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni. Sentita è pure l'urgenza di trovare forme innovative per attuare il principio di responsabilità di proteggere [146] e per attribuire anche alle Nazioni più povere una voce efficace nelle decisioni comuni. Ciò appare necessario proprio in vista di un ordinamento politico, giuridico ed economico che incrementi ed orienti la collaborazione internazionale verso lo sviluppo solidale di tutti i popoli. Per il governo dell'economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell'ambiente e per regolamentare i flussi migratori, urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale, quale è stata già tratteggiata dal mio Predecessore, il Beato Giovanni XXIII. Una simile Autorità dovrà essere regolata dal diritto, attenersi in modo coerente ai principi di sussidiarietà e di solidarietà, essere ordinata alla realizzazione del bene comune [147], impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità nella verità. Tale Autorità inoltre dovrà essere da tutti riconosciuta, godere di potere effettivo per garantire a ciascuno la sicurezza, l'osservanza della giustizia, il rispetto dei diritti [148]. Ovviamente, essa deve godere della facoltà di far rispettare dalle parti le proprie decisioni, come pure le misure coordinate adottate nei vari fori internazionali. In mancanza di ciò, infatti, il diritto internazionale, nonostante i grandi progressi compiuti nei vari campi, rischierebbe di essere condizionato dagli equilibri di potere tra i più forti. Lo sviluppo integrale dei popoli e la collaborazione internazionale esigono che venga istituito un grado superiore di ordinamento internazionale di tipo sussidiario per il governo della globalizzazione [149] e che si dia finalmente attuazione ad un ordine sociale conforme all'ordine morale e a quel raccordo tra sfera morale e sociale, tra politica e sfera economica e civile che è già prospettato nello Statuto delle Nazioni Unite.

fabrizio giudici ha detto...

OT Segnalo che oggi anche a Genova si è verificato un "alone 22°":

https://www.primocanale.it/notizie/un-alone-attorno-al-sole-tra-ufo-virus-e-la-fine-del-mondo-218378.html

Non so se la foto è odierna o d'archivio. Personalmente non l'ho visto perché da casa mia il sole diventa visibile solo a partire dal primo pomeriggio.

Anonimo ha detto...

Non solo a Genova. Tutto il centro-nord

https://www.meteolive.it/news/Natura-e-meteo/15/stupefacente-alone-solare-al-centro-nord-italia-le-foto/85276/

fabrizio giudici ha detto...

Padre Lanzetta ha detto letteralmente "Insomma tutto regolare e a posto."? O, come credo, è una conclusione impropria del commentatore?

Anonimo ha detto...

Buone notizie:
Il segretario della CEI poco fa ..18.50 del 16 aprile 2020 ..a TV 2000 ha informato che, come si è condiviso il lockdown della quarantena COVID19, dopo il 4 maggio, anche le S.Messe, con le giuste precauzioni e organizzazione, potranno ripartire con il concorso del popolo !!..
Sosteniamolo. Con petizioni !m.l.

Anonimo ha detto...

COME AL SOLITO DON GIUSEPPE HA RAGIONE....

La soppressione del culto pubblico è certamente un dolore, ma dobbiamo metterci anche nei panni del buon Dio. Possiamo dire che tutte le messe con abusi, lavanda dei piedi ai bambolotti e quant’altro abbiamo visto su FB o altrove, rendono un culto gradito a Dio? Ho visto preti e vescovi andare in bici in chiesa o prendere in giro il rito della Messa; ho visto preti celebrare in modo frettoloso e sciatto; cene e banchetti nei luoghi di culto. Ma tutto questo è gradito a Dio? Siamo sicuri che questa vacanza non sia voluta dall’Alto? E se così fosse, visto che è permesso, non sarebbe meglio tornare ad un culto che dia veramente lode a Dio e non alla frustrazione umana?
(Mario Proietti)

Anonimo ha detto...

(ANSA) - ROMA, 16 APR - "Chi va a Bruxelles senza il voto del Parlamento è fuori legge: poi se si vota a favore del Mes è la democrazia. E' fondamentale avere il voto prima e non dopo il negoziato in Ue". Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini in una conferenza stampa su Facebook. "Mi aspetto che qualcuno ai piani alti faccia rispettare la legge, legge Moavero del 2012, chiaro, secondo cui prima del Consiglio europeo il premier deve raccogliere l'indirizzo del Parlamento. Non chiamo Mattarella altrimenti sarei uno stalker...".    

Anonimo ha detto...

@ Anonimo
16 aprile 2020 18:21

Queste grandi visioni di popoli e Autorità politica mondiale correlati secondo sussidiarietà e morale affascinano. Ma nel piccolo, chi e su quali basi insegnerà ai popoli, che rimangono anche nell'era della famiglia delle nazioni formati da singole persone, chi dunque insegnerà ai popoli della famiglia delle nazioni morale e sussidiarietà? E su cosa e/o su chi /Chi(?) verranno fondate questa morale e questa sussidiarietà? E l'Autorità politica mondiale su quale diritto si formerà, sarà formata? Le grandi linee sono formate da segmenti ed i segmenti da punti, chi si occuperà e come dei punti? Saranno i punti destinati, come ora, a diventare di sospensione...sull'abisso?

Anonimo ha detto...

In una visuale cristiana, posto che il proselitismo può essere una sciocchezza ma la missione è rivolta a tutti, la Chiesa raggiunge concretamente ogni popolo e nazione. La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Ogni corpo è uno. Quando si ammala una parte, l'intero corpo ne soffre. E la cura di un organo, un arto o un osso coinvolge l'intero corpo. Quando ci lamentiamo di una parte, sappiamo che dovremo curarci interi per guarire. E intanto il cuore resta cuore, il piede resta piede etc. Il Medico Divino cura il corpo intero. E il divino farmaco, l'Eucaristia, è proprio il simbolo della comunione necessaria, senza che il fegato abbia a confliggere con il rene. In questo senso Gesù disse che non è affar nostro separare il grano dalla zizzania. Compito nostro è lasciarci curare e vivere in modo sano. Amando. Allora le grandi linee, i segmenti e i punti mostreranno un disegno armonico e non scarabocchi.

Anonimo ha detto...

Anonimo 18:21

Raccomando a te di seguire l’insegnamento del libro L’Imitazione di Cristo che ci insegna “Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto”.

Nessuno ha detto che l’articolo del Corriere della Sera è l’enciclica di Benedetto XVI, ma l’articolo parla della stessa enciclica e sull’articolo lui non ha detto una sola parola. Il tuo ragionamento è un non sense, perchè il fatto di qualcuno scrivere un’articolo su un’enciclica, non annulla il fatto del Papa avere scritto l’enciclica. Un tempo fa se diceva che “non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”, oggi possiamo dire che “non c’e peggiore cieco di chi non sa leggere”. Questo è il tuo caso anonimo.

Un Papa deve difendere il regno di Cristo, per dopo diffendere un’autorità che governi con la verità, la giustizia e la carità. Senza Cristo, è impossibile un governo avere queste virtù. È come diceva Pio XI: Pax Christi in regno Christi. La difesa di Benedetto XVI se basa sulla Gaudium Et Spes, l’unità del genero umano, senza Cristo, e la “giusta autonomia delle realtà terrestre”. L’enciclica Caritas in Verità c’e parte che sono ottime, ma questa parte dell’autorità mondiale è cattiva. Solo per fare un esempio: la carità è una virtù cristiana, è l’amore del prossimo per amore a Dio, è una virtù impossibile senza la grazia. Chi non conosce a Dio, chi non è cristiano, può avere appena un’amore naturale per l’uomo. Se non se prende in considerazione il vero significato della carità è inuttile parlare di verità! La cosa è più profonda da quello che tu hai guardato: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!

Anonimo ha detto...

Un addendum:

Il Papa è la autorità cattolica, dal Concilio Vaticano II ad oggi, possiamo dire che la Chiesa ha seguito la verità, la giustizia e la carità?

Anonimo ha detto...

Chiudere Notre Dame al culto e farne un museo, visto che i turisti sono più numerosi dei fedeli. È quanto propone Pastoureau, sedicente cattolico, su La Croix. Quasi cent'anni fa Pavel Floreenskij, interpellato dall'amministrazione sovietica indecisa se farne un museo, suggeriva di riservare il monastero di San Sergio ai soli monaci per preservarne il valore culturale. L'amministrazione sovietica. Giusto per schiarirsi le idee sul degrado tanto della cultura cattolica odierna quanto di quella libertina di sempre.
https://www.la-croix.com/Debats/Forum-et-debats/Michel-Pastoureau-Il-faudrait-deconsacrer-Notre-Dame-transformer-musee-2020-04-15-1201089514

Pietro (NON del Cammino) ha detto...

Il covid 19 è funzionale, o gestito in modo funzionale, al nuovo ordine mondiale liberista.
Grillo parlava di “decrescita felice”: oggi vediamo che la decrescita di Grillo era un INGANNO, perché in un sistema liberista, che è statalista come quello marxista perché lo stato è ad uso di privati, gestisce la decrescita coi presupposti dei vari Soros, Bill Gate e lobby modernista vaticana.
Perfino il “reddito universale”, che garantirebbe una sopravvivenza dignitosa ai poveri e che perciò sarebbe giustissimo, con le premesse liberiste diventa solo un reddito di sopravvivenza, perché per la dignità non ci sarebbe posto.
Di fatto la decrescita dovuta alle misure sanitarie sta creando enormi differenze tra i ricchi e no. Non parlo tanto di differenze economiche, quanto di differenze di “peso contrattuale”, perché anche laddove i ricchi perdono un po’ di denaro, non perdono certo in potere, anzi lo acquistano, perché i nuovi poveri lo perdono.
Misure a tempo indeterminato come il distanziamento sociale, accentuate dalla mascherina e magari perfino dai guanti (le uniche parti scoperte delle persone che vestirebbero così tutte come le donne in Arabia), il divieto di incontrarsi e soprattutto di riunirsi come popolo Cristiano intorno all’Altarare e al Sacrificio, spersonalizzerebbe tutti, annienterebbe i popoli e, si augurano i principi di questo mondo di tenebre, spazzerebbe via la fede in Cristo. Ma, direbbe san Paolo, Cristo è risorto!
Perché molti liberisti sono ex sessantottini? Perché sta tornando di moda il Marxismo, ma in veste romantica, donchisciottesca e idealista, che millanta un mondo migliore senza Cristo?
Un Marxismo non più in camicua rossa, ma col saio francescano (ma senza le stimmate francescane)? Un Marxismo francescano illuminato da un sole dell’avvenire stile quello che illumina i campi delle colture naturali del Mulino Bianco?
La risposta è chiara, anche la “nuova economia” e la “nuova Europa” tanto auspicate devono essere funzionali ai signori di questo mondo che non riconoscono il Signore dell’universo.
Per cui, come la “decrescita felice” di Grillo si sta dimostrando infelice, così anche l’economia clerico marxista di Papa Francesco e Casarini produrrà solo infelicità.
Ma il Papa non è contro la cultura dello scarto? Lo è, ma nel nuovo ordine mondiale in stile clerical marxista, ovvero liberista, anche gli scarti possono essere riciclabili e perciò venire usati fino allo stremo, in una sorta di accanimento terapeutico.
La prova? E’ che non si parla più di pedofilia nella Chiesa. Sarà forse perché riguarda in gran parte proprio gli ecclesiastici modernisti?
Fatto sta che ai principi dominantori di questo mondo Papa Francesco e Casarini (che non voglio giudicare, chi sono io per giudicare?) stanno simpatici.
Come Fantozzi stava simpatico al Mega Direttore Galattico, che non lo ha licenziato, ma lo ha rieducato e riconvertito.

Da Fb ha detto...

La superbia dell'uomo moderno nascosta dietro una finta umiltà

Noi buoni, noi umili.

La Chiesa degli ultimi anni, non c'è dubbio, è la più buona e umile di sempre.
Pensateci bene: abbiamo chiesto perdono per i peccati del passato, le crociate, l'inquisizione. Ora ditemi, chi ha mai fatto una cosa simile? Chiedere perdono per i peccati degli altri. Neanche Gesù, che era Gesù, domandò perdono per quelli dei profeti che l'hanno preceduto. Noi sì.
Poi abbiamo smesso di convertire la gente per rispettare la loro libertà di opinione e la libertà religiosa. Pensate ora a tutti quei poveretti convertiti con le minacce dell'inferno dai santi del passato, che adesso magari saranno pure in paradiso, ma sicuramente un po' stizziti per non aver potuto dire la loro.
Abbiamo dialogato, collaborato, cenato con i nemici della Chiesa, alla faccia di tutti quei pesantoni che difendevano la dottrina, e magari morivano pure martiri, perché purtroppo figli di una mentalità ottusa (non era colpa loro eh! Per carità!).
Noi siamo molto più umili, e più buoni non c'è dubbio.
Dite di no?
Ma non avete visto in TV i papi mettersi i cappelli più strani, incontrare gli stregoni, i comunisti, i protestanti, i massoni, e abbracciare tutti?
Non è forse una sapienza nuova, mai esistita prima?
Non siete d'accordo?
Anch'io per una cosa rimasi un po' deluso a dire il vero: nel vedere spesso in questi anni gli indios spalmare sulla fronte dei papi un segno fatto con materiale animale.
Io che credevo al dialogo interreligioso, mi domandavo il senso di tali gesti profetici, quale profondità mistica fosse contenuta in tale unguento, ma poi sono venuto a sapere che era semplice materiale estratto devotamente da una voluminosa cacata di vacca.
Sacra però.

Anonimo ha detto...

Già...sincretismo religioso...irenismo all'ennesima potenza conditi da sacrilegi in ogni versione possibile immaginabile e inimmaginabile.. dimostrati piu e piu volte anche dai vertici in questi poveri disgraziati ultimi 60 anni... ma guai anche solo a pronunciare la parolina che fa sbiancare e indignare tutti i fautori ecclesiali del "volemose bene", del "non è successo nulla" e cioè ERESIA.

E poi, magari però da improvvisati irreprensibili custodi della VERA fede, alcuni stanno qua ad attaccarsi al fatto che uno se non fa pronunciamenti ex cathedra in fondo può pure andare avanti a fare il suo "lavoro".

"Cioè fino a un certo punto vi seguo cari amanti e seguaci della Tradizione - sembrano dirci questi "custodi" - ma se provate a olttepassare quel punto vi lascio da soli con le vostre perplessità, indignazioni, rivendicazioni, prese troppo forti di posizione.."

Perché poi, alla fin fine, i conclavi - badate bene e tenete a mente! - son stati tutti regolarissimi e svolti in modo impeccabile eh...perciò che andiamo cercando noialtri tradizionalisti sempre li a far le pulci a tutto il concilio vat II e al postconcilio??

Tutto a posto, tutto bene, tutto secondo le "regole".

mic ha detto...

Non è tutto a posto e sono anni che lo constatiamo, lo soffriamo e lo denunciamo; ma quale autorità possiamo accampare per deporre un papa?

Anonimo ha detto...

Maria carissima, sai molto meglio di me che un tempo non troppo lontano certi supposti papi (seppur eletti con impeccabili conclavi) sarebbero durati sul soglio meno di un gatto sulla tangenziale. Anche se, per assurdo, neanche allora si fosse levata una voce forte e chiara senza ambiguità e senza tentennamenti tra vescovi cardinali e affini.
Semplicemente sarebbero decaduti, de facto, direi, da soli. E oggi non vale più quel criterio?

Noi certo possiamo anche dirci che da semplici fedeli non siamo nelle condizioni di far nulla per deporre concretamente un pontefice (ma qualcuno dei cosiddetti nuovi "integerrimi custodi della fede" vestiti di saio o talare INVECE si che lo potrebbero gridare forte, almeno quello, che tali "papi" in effetti non lo sono..magari anche a prezzo di esili e ulteriori ostracismi pesanti da subire) però Maria a mio avviso resta intatto ciò che ho scritto, evidenziato finora: non sono papi coloro che si sono allontanati così tanto dalla bimillenaria immarcescibile Dottrina. Su questo mi auguro cgevslmrno tu possa essere d'accordo. Non ti mancano né la perizia, né il coraggio per ammetterlo. Poi per carità si può fare una ammissione anche solo interiore (e per alcuni sarebbe già molto).

Anonimo ha detto...


I discorsi dei Papi, da Giovanni XXIII in poi, su una Autorità Mondiale per il governo del genere umano, che tenga conto soprattutto (ovviamente) delle esigenze dei poveri, di una giusrta economia, etc, è solo acqua fresca, utopia della peggior specie, rifacimento in chiave pretesca ossia dilettantesca e sbiadita, delle utopie cariche di spirito rivoluzionario del Settecento, che auspicavano l'unione del genere umano o la formazione di una "società cosmopolitica", per dirla con Emanuele Kant, all'insegna del progresso della ragione.
Erano e sono discorsi di Papi dalla fede debole o senza fede, che, come il presente, si considerano "pastori della Chiesa universale" ossia del genere umano, non capi della Chiesa cattolica, con precisi doveri e obblighi verso i fedeli e verso Nostro Signore.
R

fabrizio giudici ha detto...

Perché poi, alla fin fine, i conclavi - badate bene e tenete a mente! - son stati tutti regolarissimi e svolti in modo impeccabile eh...perciò che andiamo cercando noialtri tradizionalisti sempre li a far le pulci a tutto il concilio vat II e al postconcilio??


Regolarissimi e impeccabile sono due cose diverse. I conclavi possono anche non essere stati impeccabile, ma un'elezione papale o è valida o non lo è. Non ho capito il senso di questa osservazione. Se si sta dicendo che anche in passato qualche papa - intendo dire quelli che sono stati consegnati alla storia - in realtà papa non era, mi pare difficile da accettare.

Anonimo ha detto...


Far le pulci al Vaticano II e al postconcilio è un dovere

Il postconcilio è ben diverso dal Concilio: è un'epoca, caratterizzata da un certo atteggiamento mentale, quello della Chiesa visibile riformata dal Concilio. Fargli le
pulci, ossia criticarlo, è perfettamente lecito, visti i disastri in corso d'opera che caratterizzano il postconcilio. Se poi si preferisce rifugiarsi nel conformismo dominante, che rifuta a priori ogni vera critica e continua a vedere in GP II e Benedetto XVI due validi difensori della tradizione e magari non vede nulla di eretico nelle esternazioni e nelle "politiche" del presente e regnante, allora è praticamente inutile stare qui a far commenti.
Le critiche alle irregolarità emerse durante il VAticano II non possono ovviamente pretendere di invalidare quel Concilio. Hanno però un significato morale e anche teologico, perché le irregolarità hanno inciso sulla dottrina, facendo passare l' ondata neomodernista, abbattutasi sulle Commissioni conciliari con la complicità iniziale di Giovanni XXIII. Non si è trattato di mere questioni di procedura ma di un piano andato ad effetto grazie all'appoggio di Roncalli per buttare a mare il lavoro delle Commisioni preparatorie, conforme quasi tutto alla dottrina di sempre, manipolando le votazioni mediante le Conferenze Episcopali in modo che emergesse una maggioranza "progressista", quella che avrebbe poi rifatto ex novo gli schemi dei documenti conciliari, introducendovi appunto i punti di vista, gli errori, della "nuova teologia", censurata già da Pio XII.
L'intero Concilio si è svolto in un clima di costante confusione e caos, lo si vede già dal libaro del Padre Wiltgen. Le Commissioni, incaricate di preparare gli schemi e accogliere le osservazioni dell' Assemblea, erano in pratica un porto di mare, vi si infilavano di continuo "teologi" di ogni risma progressista per informarsi, presentar opinioni, curiosare...La confusione continuò poi in modo impressionante nella Commissione incaricata di approvare la riforma liturgica, diretta da Bugnini, che riferiva direttamente a Paolo VI.
Caos organizzativo, ambiguità dottrinali gravi, nozioni confuse, tutti segni tipici dell'azione del Demonio, quando gli è concesso di devastare la Vigna del Signore.
PP

Gederson Falcometa ha detto...

"Far le pulci al Vaticano II e al postconcilio è un dovere"

Caro PP,

Ottimo commento. In questa settimana me ho ricordato della tua pubblicazione “La voce "modernismo" di C. Fabro - seguíta da un saggio di P. Pasqualucci sull'ermeneutica di Schleiermacher”. Il testo del P. Cornelio Fabro ci presenta la genesi storica del modernismo. In questa vediamo che la Chiesa ha combattuto il modernismo dal’inizio fino ad arrivare al pontificato di San Pio X che calpestò la testa del serpente. La lotta dal’inizio fino alla Pascendi è durata 70 anni. Se lo confrontiamo con ciò che è stato fatto dalla fine del Concilio fino ad oggi, vediamo un cambiamento radicale. Alcuni potrebbero dire che è solo un cambiamento pastorale, ma la pastorale è l’applicazione di una nuova mentalità di governo, dottrina, disciplina e principalmente di libertà.

L’unica cosa che abbiamo in termini di analise dei problemi del Concilio è la fragile diagnose delle due ermeneutiche. Questa diagnose non è stata presentata in un'enciclica, in un bolla, in un motu propio, ecc., ma in un semplice omelia di Natale (2005) da Benedetto XVI. Una diagnosi, senza la presentazione della medicina. Ha finito per essere solo un riconoscimento dell'esistenza di un'ermeneutica della rottura (senza essere mai stata formalmente condannata anche nessuno dei suoi membri è stato condannato). Quindi, mentre il magistero non ha fatto ulteriori passi contro quell'ermeneutica che chiama della rottura e i suoi rappresentanti, si può dire che non solo ha riconosciuto la sua esistenza, ma gli ha anche dato il diritto di rimanere all'interno della Chiesa.

Se prendiamo questa diagnosi e applichiamo, ad esempio, alla discussione e la redazione dello schema preparatorio sulle fonti della rivelazione, a Dei Verbum, vedremo chiaramente che non c'è nessuna continuità e vedremo che il problema inizia esattamente negli schemi preparatori. In questo senso, finisco lasciando la parola di Ratzinger sullo schema che trattava delle fonti della rivelazione, vedi:

Gederson Falcometa ha detto...

“Il dibattito sulla liturgia fu tranquillo e procedette senza vere tensioni. Vi fu, invece, uno scontro drammatico quando venne presentato per la discussione il documento sulle “fonti della rivelazione”. 
Per “fonti della rivelazione” si intendevano la Scrittura e la tradizione; il rapporto tra loro e con il magistero aveva trovato una solida trattazione nelle forme della scolastica post-tridentina, sul modello dei manuali allora in uso. 
Nel frattempo però, il metodo storico-critico dell’esegesi biblica aveva trovato un suo posto stabile anche all’interno della teologia cattolica. Di per sé questo metodo, per sua stessa natura, non tollera alcuna delimitazione a opera di un magistero autoritativo: esso non può, cioè, riconoscere alcuna istanza diversa da quella dell’argomento storico. Di conseguenza anche il concetto di tradizione era divenuto problematico, dato che, partendo dal metodo storico, non si riesce a comprendere una tradizione orale, che procede accanto alla Scrittura e risale fino agli Apostoli, che possa rappresentare una fonte di conoscenza storica accanto alla Bibbia: proprio questo aveva già reso tanto difficile e insolubile la disputa sul dogma dell’assunzione corporea di Maria in cielo. Con questo testo era quindi in discussione tutto il problema dell’esegesi biblica moderna, ma soprattutto la questione di come storia e spirito possano rapportarsi e comporsi nella struttura della fede.
Determinante per la forma concreta che assunse questo dibattito si rivelò una presunta scoperta storica che il teologo di Tubinga, J.R. Geiselmann, riteneva di aver fatto negli anni cinquanta. Negli atti del concilio di Trento egli aveva scoperto che, nell’elaborazione del decreto sulla tradizione, in un primo tempo era stata proposta una formula secondo cui la rivelazione sarebbe “in parte nella Scrittura, in parte nella tradizione”. Nel testo finale. Però l”in parte-in parte” fu evitato e sostituito da “e”.

Scrittura e tradizione ci trasmettono insieme la rivelazione. Geiselmann ne traduceva che Trento aveva voluto insegnare che non esiste alcuna divisione dei contenuti della fede tra Scrittura e tradizione , ma che, piuttosto, ambedue –Scrittura e tradizione – contengono, ciascuna per conto proprio, il tutto, siano cioè in se stesse complete. Ora, però, in quel momento non interessava la presunta o reale completezza della tradizione; quel che interessava era l’affermazione che secondo la dottrina di Trento la Scrittura conteneva l’intero deposito della fede. Si parlava della “completezza materiale” della Bibbia nelle questioni di fede.

Gederson Falcometa ha detto...

Questa formula, che ora girava dappertutto e che era considerata la nuova, grande scoperta, si svincolò ben presto dal suo punto di partenza, che era l’interpretazione del decreto tridentino.
L’inevitabile conseguenza fu che si cominciò a ritenere che la Chiesa non potesse insegnare nulla che non fosse espressamente rintracciabile nella Sacra Scrittura, dato che quest’ultima contiene appunto in modo completo tutto ciò che riguarda la fede. E dato che interpretazione della Scrittura ed esegesi storico-critica venivano identificate, ciò significava che la Chiesa non poteva insegnare nulla che non reggesse alla prova del metodo storico-critico. Con ciò era ampiamente messo in ombra il principio luterano della “sola Scriptum”, che era poi ciò di cui si sera trattato a Trento. Infatti, questa nuova tendenza significativa che nella Chiesa l’esegesi doveva diventare l’ultima istanza, ma, dato che per la stessa natura della ragione umana e della ricerca storica non può sussistere la piena unanimità tra gli esegeti di testi tanto difficili (poiché in gioco ci sono sempre delle opzioni pregiudiziali, siano esse consce o inconsce), la conseguenza era che la fede doveva ritrarsi nell’indeterminatezza e nella continua mutabilità di ipotesi storiche o apparentemente tali:
alla fine “credere” significava qualcosa come “ritenere”, aver un’opinione soggetta a continue revisioni. Naturalmente il Concilio dovette opporsi a teorie così formulate, ma nell’opinione pubblica ecclesiale la parola d’ordine della “completezza materiale”, con tutte le sue conseguenze, era ben più forte del testo finale del Concilio. 
Il dramma dell’epoca postconciliare è stato ampiamente determinato da questa parola d’ordine e dalle sue conseguenze logiche. Personalmente avevo già avuto modo di conoscere le tesi di Geiselmann nell’aprile del !956 , durante il già citato convegno dogmatico di Konigstein, in cui il professore di Tubinga presentò per la prima volta la sua presunta scoperta (che, peraltro, egli non estendeva fino alle conseguenze fin qui descritte, che si sono sviluppate in questi termini solo nella “propaganda conciliare”).
All’inizio ne fui affascinato, ma molto presto mi balzò agli occhi che il grande tema del rapporto tra Scrittura e tradizione non poteva essere risolto in maniera così semplice. In seguito ho io stesso minuziosamente studiato gli atti di Trento e ho potuto constatare che la variante redazionale, che Geiselmann considerava di importanza centrale, non era stata che un insignificante aspetto secondario nel dibattito tra i Padri conciliari, che si spinse molto più a fondo per illuminare la questione fondamentale di come la rivelazione possa tradursi in parola umana e, quindi, in parola scritta. In questo fui aiutato dalle mie conoscenze acquisite con i miei studi sul concetto di rivelazione di Bonaventura. Trovai che l’orientamento di fondo dei Padri di Trento nel modo di pensare la rivelazione nella sostanza era rimasto lo stesso del tardo medioevo. Proprio a partire da queste acquisizioni, che ora non posso certo sviluppare oltre, le mie obiezioni nei confronti dello schema conciliare che ci era stato sottoposto erano di tutt’altra natura rispetto alle tesi sostenute da Geiselmann e alla loro grossolana volgarizzazione nell’eccitato clima conciliare. Tuttavia vorrei almeno accennare al suo aspetto essenziale: la rivelazione, cioè il volgersi di Dio verso l’uomo, il Suo venirgli incontro è sempre più grande di quanto può essere espresso in parole umane, più grande anche delle parole della Scrittura. 

Gederson Falcometa ha detto...

Come si è già visto a proposito dei miei lavori su Bonaventura, nel medioevo e a Trento sarebbe stato impossibile definire la Scrittura semplicemente come “la rivelazione”, come oggi invece avviene nel linguaggio corrente. La Scrittura è la testimonianza essenziale della rivelazione, ma la rivelazione è qualcosa di vivo, di più grande – perché sia tale essa deve giungere a destinazione e deve essere percepita, altrimenti essa non è divenuta “rivelazione”. La rivelazione non è una meteora precipitata sulla terra, che giace da qualche parte come una massa rocciosa da cui si possono prelevare dei campioni di minerale, portarli in laboratorio e analizzarli. La rivelazione ha degli strumenti, ma non è separabile dal Dio vivo, e interpella sempre la persona viva a cui essa giunge.

Il suo scopo è sempre quello di raccogliere gli uomini , di unirli tra loro – per questo essa implica la Chiesa. Ma se si da questa sporgenza della rivelazione rispetto alla Scrittura, allora l’ultima parola su di essa non può venire dall’analisi dei campioni minerali – il metodo storico-critico - , ma di essa fa parte l’organismo vitale della fede di tutti i secoli.
Proprio questa sporgenza della rivelazione sulla Scrittura, che non può a sua volta essere espressa in un codice di formule, è quel che noi chiamiamo “tradizione”. Nel clima generale del 1962, che si era impadronito delle tesi di Geiselmann nella forma sopra descritta, mi fu impossibile far comprendere questa mia prospettiva, che avevo acquisito dallo studio delle fonti e rispetto alla quale, del resto, già nel 1956, non ero stato capito. La mia posizione venne semplicemente annoverata nell’opposizione generale allo schema ufficiale e valutata come un’altra voce in direzione di Geiselmann.

Per desiderio del cardinale Frings, misi allora per iscritto un piccolo schema, in cui cercavo di esprimere la mia prospettiva; alla sua presenza, potei quindi leggere quel testo a un gran numero di influenti cardinali, che lo trovarono interessante, ma sul momento non vollero, né potevano esprimere alcun giudizio in proposito. 

Ora, quel piccolo saggio era stato scritto in gran fretta e non poteva nemmeno lontanamente competere per solidità e precisione con lo schema ufficiale, che aveva avuto origine in un lungo processo di elaborazione ed era passato attraverso molte revisioni di studiosi competenti. Era chiaro che il testo doveva essere ulteriormente elaborato e approfondito.
Un simile lavoro richiedeva l’intervento anche di altre persone. Fu dunque stabilito che io redigessi insieme con Karl Rahner, una seconda redazione, più approfondita.

Questo secondo testo, che va ascritto molto più a Rahner che a me, fu poi fatto circolare tra i Padri e suscitò in parte delle aspre reazioni. Lavorando insieme con lui, mi resi conto che Rahner e io, benché ci trovassimo d’accordo su molti punti e in molte aspirazioni, dal punto di vista teologico vivevamo su due pianeti diversi. Anch’egli, come me, era impegnato a favore di una riforma liturgica, di una nuova collocazione dell’esegesi nella Chiesa e nella teologia e di molte altre cose, ma le sue motivazioni erano parecchio diverse dalle mie. La sua teologia – malgrado le letture patristiche dei suoi primi anni – era totalmente caratterizzata dalla tradizione della scolastica suareziana e dalla sua nuova versione alla luce dell’idealismo tedesco e di Heidegger. Era una teologia speculativa e filosofica in cui, alla fin fine, la Scrittura e i Padri non avevano una parte tanto importante, in cui, soprattutto la dimensione storica era di scarsa importanza.

Io, al contrario, proprio per la mia formazione, ero stato segnato soprattutto dalla Scrittura e dai Padri, da un pensiero essenzialmente storico: in quei giorni ebbi la chiara percezione di quale fosse la differenza tra la scuola di Monaco, da cui io ero passato, e quella di Rahner, anche se dovette passare ancora qualche tempo prima che la distanza che separava le nostre strade fosse pienamente visibile all’esterno. 

Gederson Falcometa ha detto...

Ora era chiaro che lo schema di Rahner non poteva essere accolto, ma anche il testo ufficiale andò incontro alla bocciatura con un’esigua differenza di voti. Si dovette quindi procedere al rifacimento del testo. Dopo complesse discussioni, solo nell’ultima fase dei lavori conciliari si potè arrivare all’approvazione della Costituzione sulla parola di Dio, uno dei testi di spicco del Concilio, che peraltro non è stato ancora recepito appieno.

All’inizio si impose in pratica solo quello che era passato come la presunta novità nel modo di pensare questi argomenti da parte dei Padri. Il compito di comunicare le reali affermazioni del Concilio alla coscienza ecclesiale e di plasmarla a partire da queste ultime è ancora da realizzare”.


da Joseph Ratzinger "La mia vita: ricordi, 1927-1977", Edizioni San Paolo, 1997.

Anonimo ha detto...

Gran parte dei paesi d'Oltralpe già al loro arrivo formarono l'Alleanza Europea (Germania, Francia, Austria, Olanda, Belgio, Svizzera), che diede battaglia a tutto il lavoro preparatorio della Curia Romana; nel tempo confluirono in questa Alleanza anche altri prelati liberal provenienti da vari paesi. Inoltre fin dall'inizio l'Alleanza Europea fu determinante per la spartizione delle commissioni tra i suoi uomini. Così nacque il CVII. Questo è un dato di fatto riportatoci sia da R.M.Wiltgen sia da R.De Mattei.
Se uno avesse voluto e/o potuto trarre gli auspici dall'inizio del CVII, quella che si presentava come un'euforica rivolta studentesca contro insegnati e rettore in realtà fu l'ennesimo tradimento di NSGC, che avrebbe portato alla banalizzazione della fede, con clero e fedeli sempre più mondani e sempre meno cattolici.

Anonimo ha detto...

Quelli che... lotteremo contro la castah...
Stanno governando con i loro “nemici” storici e ci fanno la morale
Per l'emergenza COVID-19 hanno assunto più di 300 persone con la scusa delle task-force
Ergo...o sono stupidi o sono Incompetenti e delle due l'una non esclude l'altra

Anonimo ha detto...

Più passa il tempo più capisco, più mi è chiaro, che ispiratore del CVII fu lo spirito luciferino. Fatte, riconosciute le pur presenti eccezioni, lo Spirito luciferino oggi si rivela nella verbosità accomondante ed incantatoria dei documenti; verbosità in realtà volta soltanto a coprire le mine furbescamente disseminate nel senso doppio di ogni periodo, di ogni frase e spesso di una sola parola. Il CVII è' stato un grande inganno che ha innescato il collasso quasi totale della chiesa, con ciò lasciando il mondo quasi senza sale e senza lievito. Il CVII è stato la scintilla che ha dato fuoco alla semplice onestà dei popoli, custodita nei secoli, che oggi è lasciata ardere nella complessa e disonesta manipolazione mondana; manipolazione sostenuta proprio dalla chiesa vatican/ secondista. I grandi teologi del CVII sono stati troppo spesso autori e megafono della falsa e bugiarda teologia con la quale coprivano i loro vizi risultato della loro stravolta fede che aveva sostituito Dio con l'io , lo spirito con il corpo, il fratello con l'essere umano/animale domestico con cui trastullarsi intellettualmente e fisicamente.

Anonimo ha detto...


Caro Gederson,
Grazie della stima. Concordo. Il libro autobiografico di Ratzinger l'ho letto tanti anni fa, ormai.
Dal lungo passo citato, mi sembra di poter dire, di primo acchito, che la tesi interpretativa di Geiselmann non è affatto chiara. Fu demolita da mons. Spadafora. Che vuol dire che Scrittura e Tradizione sono in se stesse complete? Consideriamo per esempio le apparizioni del Risorto. È sempre stata verità tramandata oralmente che NS sia apparso alla B.ma Vergine, sua Madre. Però la Scrittura non ne parla. Qui allora la Tradizione non integra la SCrittura? La tradizione si è formata oralmente (fides de auditu), la SCrittura è venuta dopo, anche se assai presto, a ridosso dei fatti. La tradizione formatasi subito sull'origine dei Vangeli, ci dice che Marco, segretario di Pietro a Roma, mise per iscritto le memorie, i ricordi di Pietro, sollecitato Pietro a questo proposito dai fedeli romani, che dovevano essere in parte ebrei e in parte pagani, anche delle classi alte.

Ma prescindendo da quest'aspetto. Ciò che mi colpisce ancora una volta negativamente nell'eloquio di Ratzinger - sarebbe disonesto il tacerlo - è l' assenza della vera dimensione soprannaturale da tutto il suo discorso. Cosa dice della Rivelazione? Che "il suo scopo è riunire gli uomini, di unirli tra loro, per questo implica la Chiesa". Ma "unirli" nella Chiesa, per che cosa? Perché non dice che li unisce nella Chiesa per salvarsi dall'eterna dannazione e condurli alla vita eterna? SCrive poi che "la Rivelazione interpella sempre la persona viva cui essa giunge". La "interpella" in che senso? Non lo spiega. Non dice che ci "interpella" ognuno di noi in quanto peccatori bisognosi di pentimento, conversione a Cristo, mutamento radicale della nostra vita secondo i comandi del Cristo. Sempre l'assenza della dimensione cristiana in senso proprio, che è sovrannaturale.

In realtà, in quello che dice, si nota a mio avviso un concetto "aperto" di tradizione, come espressione di una Rivelazione "viva", che parla direttamente a ognuno di noi, senza che si indichi però il contenuto preciso di questo "parlare", contenuto ben delineato da quanto la Chiesa ha sempre creduto e cioè che la Rivelazione si è conclusa con la morte dell'ultimo Apostolo, ossia con l'Insegnamento degli Apostoli, poi mantenuto dalla Chiesa. Onde il parlare a noi della Rivelazione, lo è di un corpo di dottrine garantite dall'autorità della Chiesa docente, basate sullo scritto e sulla tradizione non scritta. Il nesso Rivelazione-Tradizione nel discorso di Ratzinger resta nel vago, a mio avviso, sembra quasi "pietistico" ma risente dell'esistenzialismo ovvero del soggettivismo del pensiero contemporaneo.

Ratzinger ci ha tenuto a distanziarsi dagli estremismi di Rahner. E sarà stato più "moderato" di lui. Ma non dimentichiamo che, anche da Papa, non ha mai nascosto la sua ammirazione per de Lubac, Teilhard de Chardin, Buber...De Lubac propugnava l'idea della salvezza collettiva, che sembra comparire nella prima enciclica di Benedetto XVI.
PP

Gederson Falcometa ha detto...

Caro PP,

Per me è sempre un piacere leggere i vostri testi e interventi. Attraverso questi sempre impariamo un po in più. Il Signore ti benedica.

In ciò che dice rispetto al testo di Ratzinger, se lo leggiamo avendo la falsa soluzione dell’ermeneutiche come punto di partenza, quella di Geiselmann sarebbe quella della rottura e quella di Ratzinger sarebbe quella della riforma nella continuità. Vedremo che nessuna delle due posizioni mantiene l'insegnamento del Tridentino.

Per essere in continuità con il tridentino sarebbe necessario prendere le sue decisione come punto di partenza. Però, da quanto se può capire dal testo di Ratzinger, la discussione se svolge sul ciò che è stato fatto prima della definizione del Tridentino. Così il Tridentino che definisce il rapporto tra Scrittura e Tradizione per condannare la Sola Scriptura luterana, l’afferma nella tesi di Geilsemann. E anche nella difesa di Ratzinger, come se può leggere nel testo:

“Come si è già visto a proposito dei miei lavori su Bonaventura, nel medioevo e a Trento sarebbe stato impossibile definire la Scrittura semplicemente come “la rivelazione”, come oggi invece avviene nel linguaggio corrente”.

Nel minimo Ratzinger mostra nella sua tesi su Bonaventura le ragione per le quali non se poteva definire la Scrittura semplicemente come “la rivelazione” al tempo del Tridentino, come oggi se crede nel linguagio corrente e deve difendere nella sua tesi la Scrittura semplicemente come “la rivelazione”. Allora, che cosa è la Tradizione? Nella continuità di questo brano, Ratzinger scriverà:

“La Scrittura è la testimonianza essenziale della rivelazione, ma la rivelazione è qualcosa di vivo, di più grande – perché sia tale essa deve giungere a destinazione e deve essere percepita, altrimenti essa non è divenuta “rivelazione”. La rivelazione non è una meteora precipitata sulla terra, che giace da qualche parte come una massa rocciosa da cui si possono prelevare dei campioni di minerale, portarli in laboratorio e analizzarli. La rivelazione ha degli strumenti, ma non è separabile dal Dio vivo, e interpella sempre la persona viva a cui essa giunge”.

Quando Ratzinger ha scritto la Dominus Iesus, lui ha affermato che la Chiesa di Cristo sussiste pienamente nella Chiesa Cattolica, ma ha anche detto che “la Chiesa di Cristo è qualcosa di più grande della Chiesa Cattolica”. Qui questo ragionamento viene applicato al rapporto tra scrittura e Tradizione. Mancava la definizione del “subsistit in” che è qualcosa che avviene dopo, durante il Concilio, come un suggerimento di uno pastore protestante. Però, se questa definizione esistisse in quello momento, Ratzinger poteva dire senza nessuno problema che la Tradizione sussiste pienamente nella S. Scrittura, ma è qualcosa di più grande della S. Scrittura. Se Ratzinger avesse preso in considerazione l'insegnamento del Tridentino, sarebbe stato in grado di confutare la tesi di Geiselmann, ma non aveva la definizione del Tridentino, quello che aveva era il suo studio di San Bonaventura, e attraverso questo, vediamo chiaramente, che non era né in grado anche di formulare un concetto di Tradizione, già formulato dal Tridentino che solo doveva ripetire. I due sostituirono l'insegnamento del Tridentino con interpretazioni personali, fornite attraverso le loro tesi.

Gederson Falcometa ha detto...

Anche a me ha colpito la mancanza del soprannaturale nell’eloquio di Ratzinger. Penso come lei, perchè quello che il Nostro ci presenta come scopo della Rivelazione è (o qualcosa simile) allo scopo della massoneria. In questa difesa di una Tradizione aperta, e idefinita, me sembra che la difesa di Ratzinger afferma la tesi di Geiselmann. Il Nostro per confutare la tesi di Geilsemann presenta la Scrittura come una meteora..., ma nella difesa di Ratzinger, una volta che non riesce a definire, o affermare l’insegmaneto tridentino, è la Tradizione che diventa la meteora. Inoltre a questo ciò che lui afferma nella sua tesi sul Bonaventura può dire molto per aiutare a capire la mancanza del soprannaturale, come se può leggere:

“Per quanto riguarda il contenuto, ho dovuto affrontare la seconda importante questione di cui si occupa la teologia fondamentale, ovvero il tema della Rivelazione. A quel tempo, in particolare a motivo della celebre opera di Oscar Cullmann "Christus und die Zeit [Cristo e il tempo]" (Zürich, 1946), il tema della storia della salvezza, specialmente il suo rapporto con la metafisica, era diventato il punto focale dell'interesse teologico. Se la Rivelazione nella teologia neoscolastica era stata intesa essenzialmente come trasmissione divina di misteri, che restano inaccessibili all'intelletto umano, oggi la Rivelazione viene considerata una manifestazione di sé da parte di Dio in un'azione storica e la storia della salvezza viene vista come elemento centrale della Rivelazione. Mio compito era quello di cercare di scoprire come Bonaventura avesse inteso la Rivelazione e se per lui esistesse qualcosa di simile a un'idea di "storia della salvezza".

È stato un compito difficile. La teologia medievale non possiede alcun trattato "de Revelatione", sulla Rivelazione, come invece accade nella teologia moderna. Inoltre, dimostrai subito che la teologia medievale non conosce neanche un termine per esprimere da un punto di vista contenutistico il nostro moderno concetto di Rivelazione. La parola "revelatio", che è comune alla neoscolastica e alla teologia medievale, non significa, come si è andato evidenziando, la stessa cosa nella teologia medievale e in quella moderna”. Prefazione al secondo volume dei miei scritti di Joseph Ratzinger, in Un inedito di Ratzinger teologo. Di 54 anni fa, ma sempre attuale - http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1340075.html

Ho dià scritto troppo, il signore puoi trarre conclusioni meglio di me.

Mons. Francesco Spadafora è stato un grande difensore della fede cattolica. Purtroppo non se trova facile materiale di Mons. Spadafora sull’internet. Me piacerebbe leggere la sua confutazione della tesi di Geiselmann.

Quanto a Ratzinger molti hanno detto che se è convertito, ma nelle sue ultime apparizioni pubbliche, come scrittore, ha confermato le posizioni dal suo tempo di progressista militante. Già nel tempo che era ancora Papa, nella presentazione della sua opera omnia, ha confermato il libro “Introduzione al cristianesimo”e ha provocato la reazione del Prof. Enrico Maria Radaelli che ha scritto il libro “Al cuore di Ratzinger - al cuore del mondo”. Presentare Dio, come la migliore ipotesi, a chiunque sia, è costruire un "cristianesimo" basato sulla scommessa di Blaise Pascal.

Un caro saluto dal Brasile

Gederson Falcometa ha detto...

P.s.: Ancora sul compiuto della Rivelazione che avrebbe lo “scopo di riunire gli uomini, di unirli tra loro, per questo implica la Chiesa" un'ultima parola: in questi tristi giorni in cui viviamo l'epidemia mondiale di Coronavirus, diversi siti web hanno ripubblicato la cosiddetta profezia di Ratzinger (1969). Secondo questa la Chiesa perderebbe molto, ma un piccolo numero di cattolici farebbe tornare la fede al centro dell'esperienza ecclesiale... Però, nello stesso testo Ratzinger difende la Chiesa, come una società volontaria, tale come capisce lo scopo della rivelazione, a quale troverebbe nuove forme di ministero... Chi crede in quello testo come una profezia, non capisce che il testo è contro quello che ha rimasto della Chiesa pre-conciliare...