A seguito dell’approvazione da parte del Senato di un ordine del giorno a firma dell’on. Pillon [qui il testo in pagina 25 e 26] che sottolineava come le attuali “limitazioni a libertà e diritti fondamentali sono ingiustificate, nella misura le cerimonie avvengano in collegamento da remoto o l'ingresso nei luoghi di culto avvenga con modalità tali da assicurare il rispetto delle distanze” (ODG G1.102 approvato dal Senato della Repubblica l’8 aprile 2020), il Distretto d’Italia si è attivato per chiedere al Governo l’attuazione dell’ODG al fine di poter quanto prima tornare a celebrare la S. Messa con concorso di popolo.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, prof. Giuseppe ConteOggetto: attuazione immediata ODG n. G1.102 approvato dal Senato della Repubblica nella seduta dell’8 aprile 2020.
Al Ministro degli Interni, dott.ssa Luciana Lamorgese
Alla Presidente del Senato, sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati
La scrivente FRATERNITÀ SACERDOTALE SAN PIO X
- visto che i vigenti DPCM volti a tutelare la salute della popolazione contro il diffondersi dell’epidemia da Covid-19 non esplicitano con chiarezza la portata delle misure restrittive in atto con riguardo alla celebrazione delle Sante Messe in luoghi pubblici o aperti al pubblico che si siano attrezzati per il rispetto della distanza interpersonale e del divieto di assembramento;
- visto che la nota del Ministero dell’Interno - Direzione centrale degli affari dei culti in data 26/3/2020 a firma del dott. Michele di Bari risulta poco chiara, tant’è che con l’ODG Senato in oggetto si è impegnato il Governo “ad adottare provvedimento di propria competenza al fine di [...] avviare un'interlocuzione con la Conferenza episcopale italiana (CEI) affinché vengano chiarite le modalità di accesso ai luoghi di culto [...] ferma restando l'esigenza di adottare misure organizzative tali da evitare assembramenti”;
- visto che il succitato ODG Senato n. G1.102 del 8/4/2020 vincola il Governo, nell’affermare che le attuali “limitazioni a libertà e diritti fondamentali sono ingiustificate, nella misura in cui […] l'ingresso nei luoghi di culto avvenga con modalità tali da assicurare il rispetto delle distanze”;
- visto che l’interdizione assoluta di celebrazioni con assistenza di popolo rappresenta un ingiustificato unicum tra gli stati europei che hanno conseguentemente autorizzato le celebrazioni pubbliche in presenza delle richiamate misure di sicurezza epidemiologica (distanza interpersonale e divieto di assembramento);
- visto che oltre ai cattolici che frequentano i riti liturgici nelle parrocchie, vi sono cattolici che frequentano i riti cattolici in rito romano tradizionale in lingua latina (alla stregua, ad es., dei cattolici di rito bizantino che celebrano in greco, dei cattolici ucraini di rito ruteno che celebrano in slavone o dei cattolici siriaci di rito siriaco che celebrano in caldeo) presso altri luoghi all’uopo deputati;
- visto che tutte queste realtà devono essere messe sullo stesso piano di rispetto e tutela;
CHIEDE
l’emanazione immediata di ogni più opportuno provvedimento volto a esplicitare con la dovuta chiarezza le modalità di accesso a tutti i luoghi di culto cattolico, compresi quelli ove le Sante Messe vengono celebrate secondo la liturgia romana tradizionale in lingua latina, affinché i fedeli, rispettando le regole di sicurezza epidemiologica vigenti, possano liberamente assistere alle cerimonie liturgiche senza essere oggetto di sanzioni per sé e per i celebranti.
Albano Laziale, 13 aprile 2020Louis Sentagne
Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X per l’Italia
10 commenti:
Deo gratias
Ma quale Deo Gratias....o si faceva subito tempestivamente creando immediatamente misure di distanziamento, comunione spirituale durante la Santa Messa, numero di fedeli ridotto e ordine...ordine di celebrare due , tre Messe per ogni sacerdote, per avere presenti pochi fedeli per ogni Messa.
confessioni in stanze ventilate , conplessiglas per tutela di confessore e penitente....vedo che per i profughi in quattr e quattrotto di fanno delle chiese dei ristoranti e dormitori. Non vedo dove ci sarebbe stato il problema nella "creatività".
Ora sarebbe il caos, capirai che dileggio e che sollevata di insulti e di obiezioni (chiamiamole così) da parte di politici e i vescovi...lasciamoli perdere loro sono i peggiori nemici.
Ora anche un solo caso di positivo, se mai assistesse allla Messa , a voglia urlare agli untori e incoscienti.
franco
"Ma avendo esposto quel crocifisso miracoloso non rischiamo di strumentalizzare la Fede, avendo chiesto un miracolo, standosene però in poltrona? "
http://blog.messainlatino.it/2020/04/coronavirusmissionario-coraggioso-se.html#more
Un grazie di cuore a Don Ludovico e tutti i Sacerdoti della Fraternità che non ci hanno fatto mancare una sola S. Messa o Liturgia tutti i giorni alle 18,15 e le feste alle ore 10,30 e tutta la Settimana Santa oltre al Rosario e Vespri in diretta su You-tube... almeno abbiamo potuto pregare uniti a loro da casa.
Nota bene:
- i fratelli delle comunità del Cammino Neocatecumenale (quelli che hanno difeso il vescovo pedofilo neocatecumenale Apuron, quelli che hanno ospitato il lercio abusatore omosessuale McCarrick in un seminario neocatecumenale zeppo di bei giovini seminaristi neocatecumenali, eccetera), dopo aver effettuato la "comunione da asporto" (trattando il Santissimo Sacramento come una pizza ai peperoni; naturalmente comunioni fatte senza previa confessione), si erano già distinti nella loro proverbiale superbia (il pesce puzza dalla testa), facendo i furbetti a tutto spiano (con focolai d'infezione per il "rito mistico" del coppone-insalatiera, le celebrazioni abusive per i soli "Super Eletti" agghindati in abito elegante per la chiassata kikiana, eccetera).
Ricordiamocene, quando i nemici della Chiesa la calpesteranno a causa delle furbate dei furbetti del Cammino Neofurbiziafenomenale.
Così parlano i vescovi (Avvenire)
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/le-condizioni-per-una-ripresa-delle-celebrazioni-con-il-popolo
Quelli che non vedono la necessità delle chiese per pregare sono in fondo corretti.
Non c’è bisogno di una chiesa per pregare Dio, come non c’è bisogno di scarpe per camminare o di vestiti per andarsene in giro. Scarpe, vestiti e chiese sono superflui, e se ne può fare benissimo a meno. A pensare questo sono generalmente coloro che ne fanno già a meno; fachiri, nudisti ed intellettuali. Che un dato capo d’abbigliamento o un particolare edificio possa essere cancellato dalla faccia della terra senza particolari conseguenze è una convinzione che in generale hanno le persone che conoscono talmente bene l’umanità da sentirsi in grado di ricrearne una migliore. Hanno i loro segreti progetti su come dare a tutti la felicità, che di solito consiste nel fare in maniera che tutti la pensino esattamente come loro.
Tutto ciò che non rientra nei loro schemi si può eliminare. Tanto, a che serve? Ciò che non è utile, come i vecchi, le stelle o una stazione per chi non parte mai, che scompaia.
Chiese e conventi, in particolare, sembrano essere stati spesso oggetti di questo genere di attenzioni. Se di una struttura non si capisce l’utilità perché non demolirla? Ciò che non serve non può venire usato, ciò che non si usa diventa pericolante e quindi pericoloso. Ragionamento seguito da rivoluzionari francesi, inglesi, spagnoli, comunisti di varie latitudini. Gli italiani no. E’ per questo che negli altri paesi si va a visitare rovine e gusci vuoti, e qui si entra nelle cattedrali.
Se le chiese davvero non servono, allora non si vede perché le funzioni sacre debbano aver luogo in posti come San Pietro, il duomo di Milano, o Santa Croce a Firenze. Meglio sarebbe un qualsiasi sgabuzzino, e via. O, addirittura, una di quelle chiese moderne che fanno sembrare gli sgabuzzini delle meraviglie architettoniche. E perché poi, a questo punto, avere davanti una croce? Se è tutto nella mente e nel cuore, allora andrebbe bene anche una scatoletta di tonno.
Però, fateci caso; entrare in una chiesa è differente dall’entrare in un'altra costruzione qualsiasi. Una reggia può essere altrettanto splendida, ma rimane un edificio. Un palazzo può contenere arte meravigliosa, ma rimane un mucchio di mattoni. La più umile chiesetta di campagna, invece, ha una grandezza con cui neppure Versailles può competere.
.... segue
Il guaio di questi materialisti che esaltano lo spirituale è che non sono né materialisti né spirituali. Il cristianesimo è la religione più materialista che ci sia: afferma che Dio stesso si è fatto materia per poterci parlare dello spirito. Al contrario costoro considerano la materia nient’altro che materia, dimenticandosi che tutto ciò che amiamo è anche materia; amiamo con lo spirito, ma materia rimane. Togliete la materia dalla bistecca; non ne rimarrà che il profumo, e con quello non ci si sfama. Togliete la materia dal cristianesimo e rimarrà una croce vuota, quindi inutile. Una croce vuota non redime; non è che uno strumento di tortura in attesa di utilizzo, il segno tracciato da analfabeti della vita.
E’ per questo che abbiamo bisogno delle chiese, come il piede delle scarpe.
Come potremmo anche andare in giro a piedi nudi, delle chiese se fosse necessario potremmo anche fare a meno. La scarpa fa camminare meglio, ma il nodo sta nel camminare. Non è la scarpa che importa, è il suo contenuto carnale. Una scarpa vuota da sola non marcia, la si può gettare ai cani, è solo un guscio di cuoio o di gomma vagamente odoroso. Così è anche nel caso dell’edificio sacro. Non è l’edificio che rende sacro ciò che contiene, ma è il suo contenuto che rende sacro l’edificio. Non sono gli ori o i quadri o le statue che santificano San Pietro. Se è necessario, le scarpe e gli abiti possiamo anche toglierceli; sulla spiaggia o sotto la doccia ci andiamo nudi o quasi. Scartate pure la buccia, ma vi prego, lasciateci il frutto. Buttate i muri, i dipinti, le statue, dateci il tabernacolo. Buttate pure il tabernacolo, dateci la pisside che contiene. Eliminate la pisside, e donateci quel pezzettino di pane che è Gesù.
Questo tanti sembrano non capirlo, fuori e dentro la Chiesa. Se i sacerdoti sono solo impiegati, se la cattedrale è alla stregua di un ufficio, allora che stia pure chiusa e noi tutti a casa. Ma se lì c’è Cristo, ovvero ciò che davvero importa in questo mondo, allora posso fare anche a meno del resto, ma Lui datemelo, perché senza di Lui non c’è significato alle cose.
Se dobbiamo stargli lontano, devi darmi buone, buonissime ragioni; se pure ce ne fossero, se non cerchiamo con tutte le forze un modo per tornare a Lui, vuol dire che non ci teniamo veramente. Significa che le nostre parole sono di circostanza, il nostro affetto una finzione, il nostro dirci cristiani un’impostura.
Se ci preoccupiamo più di librerie e scampagnate che delle messe, vuol dire che libri e picnic sono più importanti per noi dell’eternità. Quale pane e quale vino siano più salutari per la nostra vita è qualcosa su cui dovremmo riflettere, senza farci confondere da chi in essi vede solo pane, solo vino. Senza credere a chi non ha memoria, a chi non fa memoria.
Meno male che Lui ci salva comunque; se ci pentiamo, se ci ripensiamo, se ci rendiamo conto di cosa davvero importi. Se alziamo gli occhi dal nostro niente – fosse pure una chiesa.
Se anche le chiese sono chiuse, le Sue braccia sono sempre spalancate.
Su Berlicche
Mentre la Cei abbozza timidamente delle proposte da portare al governo per «un percorso meno condizionato all'accesso e alle celebrazioni liturgiche» dopo il 3 maggio, dall'omelia del papa a Santa Marta arriva una riflessione chiaramente tesa a superare questo momento di Messe senza popolo.
https://lanuovabq.it/it/il-papa-ci-ripensa-e-spinge-per-le-messe-con-popolo
LE PAROLE NON DETTE
“Quid ad vos de sacro cultu?”
Lettera dei Sinodo dei vescovi italiani alle autorità politiche sulla sospensione del pubblico Culto Divino
Che cosa importa a voi, autorità temporali, del sacro culto che quotidianamente, da migliaia di anni, ha luogo nelle chiese della dilettissima Italia? Chi vi ha attribuito una qualche potestà nel decidere se questo debba o non debba avere luogo? Né legge di Dio né legge umana. E quando pure una legge umana ciò si proponesse, noi, uniti al Santo Padre che di questa nazione è Primate e anzi da Lui sollecitati, solennemente affermiamo che tali norme sono invalide e dalla loro obbedienza, è sciolto ogni cattolico in comunione con la Sede Apostolica.
Falso, ingannevole è l’allegare motivi che pertengono la pubblica salute. Quando gli stati ancora non esistevano o quando presero a esistere spesso contro le libertà della Chiesa, solo quest’ultima, durante le epidemie più diverse, si fece carico, con i suoi vescovi, i suoi presbiteri, i suoi monaci, le sue suore, le sue confraternite, della pubblica salute specie degli ultimi e dei miseri.
Millenaria esperta di queste dolenti tragedie, la Chiesa avrebbe potuto e saputo regolare conveniente l’accesso alle chiese. Come e meglio di chi controlla l’ingresso nelle pubbliche rivendite di cibo.
Ma voi, pubbliche potestà, figlie di una visione materialistica e – sì, lo diciamo senza timore – demonica dell’uomo, ridotto alle sue necessità materiali, avete creduto che il pane quotidiano fosse più importante del Pane della Vita! Possa Dio perdonarvi se farete penitenza del vostro abominevole peccato.
Aperte restano dunque le chiese. E, anzi, in esse, per le intere ventiquattr’ore, si celebrerà l’Ufficio Divino, e non solo per evitare la calca ma per decuplicare le nostre preghiere verso Dio che ha giudicato questa generazione e, pesandola sua infallibile bilancia, l’ha trovata scarsa.
E a tutti i cattolici diciamo: non abbiate paura di quanto cesare minaccia. Cesare passa. Dio rimane. Il giudizo di cesare è fallibile e provvisorio. Quello di dio è vero e inappellabile, diritto come una spada a doppio taglio. Obbedite a Dio, non agli uomini! Obbedite ai suoi vescovi, non a transeunti, umane podestà, incerte sull’oggi e ignoranti del domani.
I vescovi d’Italia in comunione con la Sede di Pietro.
Biagio Buonomo
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