Su Catholic World Report del 14 agosto P. Thomas Weinandy risponde ad un intervento di Mons. Viganò [qui] riguardo alla sua posizione in difesa del concilio. Non ha recepito le osservazioni e riparte con immutata convinzione. Così, a prima vista, più che una confutazione, è un processo alle intenzioni. Ma tutto serve per approfondire il dibattito, anche se a volte esso rischia di costellare il dialogo di una serie di monologhi. Intanto metto a disposizione la traduzione. Le considerazioni, che non saranno scarne né banali, seguiranno. Ma intanto vi rimando a quanto già diffusamente osservato, anche riguardo a p. Weinandy, nel mio commento contestuale alla traduzione dell'articolato intervento di Peter Kwasniewski : Perché il Vaticano II non può semplicemente essere dimenticato, ma deve essere ricordato con senso del peccato e pentimento [qui]. Chi volesse consultare il nutrito indice dei precedenti, può trovarlo qui.
P. Thomas Weinandy replica a Mons. Viganò sul concilio
Apprezzo molto il fatto che l’arcivescovo Viganò abbia trovato il tempo di rispondere al mio articolo apparso su Inside the Vatican del 27 luglio 2020. Tuttavia, ho trovato deludente la sua risposta pubblicata il 10 agosto da Inside the Vatican [testo italiano qui], perché è stato evasivo, e non ha affrontato i punti da me sollevati, ma piuttosto ha fornito un’ulteriore argomentazione a favore della sua posizione. Non ha quasi mai menzionato quella che ho definito la “grazia severa” dello Spirito, che ha fatto seguito al Vaticano II, ed è passato completamente sopra a quella che ho definito la “grazia benevola” dello Spirito, che è il risultato diretto del Vaticano II. In questo senso, risponderò ora alla sua lettera.
In primo luogo, invece di affrontare il mio articolo su Inside the Vatican, l’arcivescovo porta alla ribalta un articolo che ho scritto per The Catholic Thing (8 ottobre 2019) [testo italiano qui]. Lo fa perché pensa di poter rivolgere il mio stesso argomento contro di me, falsificando ciò che ho scritto in Inside the Vatican, e quindi usandolo per promuovere il suo progetto altamente ideologico. È una tattica molto intelligente, ma che non funziona.
Nel mio articolo su The Catholic Thing, ho sostenuto che Papa Francesco, pur essendo il Pontefice della Chiesa cattolica, è diventato, a tutti gli effetti, il leader di quegli elementi che all’interno della Chiesa si trovano al limite dello scisma, come i vescovi tedeschi. L’arcivescovo Viganò cerca di interpretare la mia descrizione di questo doppio ruolo come se dividessi Papa Francesco (il Pontefice) da Jorge Mario Bergoglio, l'”esuberante” argentino. L'arcivescovo poi, nella sua lettera a me diretta, sostiene che lo stesso si può dire del Concilio Vaticano II, cioè che il Concilio, pur essendo un autentico concilio ecumenico, ha finito per promuovere un programma scismatico e perfino eretico: con la colpevole responsabilità di Papa Giovanni XXIII e dei vescovi e cardinali in combutta con lui. Quindi, come Papa Francesco è sia il Papa della Chiesa, e tuttavia il leader di una chiesa potenzialmente scismatica, così il Concilio è allo stesso tempo un autentico Concilio, e tuttavia ha provocato, attraverso i suoi documenti, una chiesa scismatica, che, nel suo insegnamento sulla fede e sulla morale, è contraria ai precedenti Concili e all'insegnamento magisteriale. Così facendo, il Vaticano II ha perso la sua legittimità magisteriale.
C’è un duplice errore nell’analisi molto ingegnosa ma problematica dell’arcivescovo. Innanzitutto, la mia analisi su Papa Francesco come rappresentante di due ruoli, quello di Pontefice e quello di leader pragmatico degli elementi scismatici nella Chiesa, non è la sua dissociazione in due diverse personae: quella di Pontefice e quella dell’esuberante argentino. Piuttosto, il problema su cui richiamavo l’attenzione non è che si tratti di due personalità in qualche modo schizoidi, ma che sono uno: papa Francesco come autentico pontefice è la stessa persona, lo stesso papa, che incoraggia e permette agli elementi scismatici di radicarsi nella Chiesa. Ed è proprio questa “unità” che rende la situazione così pericolosa e preoccupante.
In secondo luogo, nel cercare di usare, in modo fuorviante ed erroneo, la mia analisi che vede papa Francesco in relazione a un possibile scisma, l’arcivescovo cerca appassionatamente di fornire un’analisi di ciò che è avvenuto al Vaticano II, ma anche questa strategia fallisce. Il Vaticano II non è un soggetto definibile come un autentico Concilio Ecumenico, e un altro soggetto che favorisce lo scisma e l’eresia. Può esserci stato ogni tipo di complotto o di trame prima, durante e dopo il Concilio, ma questo non annulla l’autenticità del Vaticano II.
Il Vaticano II non è, per usare il termine dell’arcivescovo, un “Concilio-ricettacolo” in cui è stata riversata una falsa dottrina. Ciò che conta è ciò che il Concilio ha insegnato, anche se bisogna tener conto, come lo stesso Concilio ha fatto, dell’autorità magisteriale di ciascuno dei suoi documenti. In quanto Costituzioni dogmatiche, la Lumen Gentium e la Dei Verbum hanno un’autorità magisteriale molto più grande dei Decreti e delle Dichiarazioni. Ancor peggio l’arcivescovo, poiché vede il Vaticano II come un “Concilio-ricettacolo” in cui sono stati contrabbandati elementi eretici, lo designa “un Concilio del diavolo”. Se così fosse stato e se così ancora fosse, allora dovremmo ammettere che i Concili ecumenici non insegnano necessariamente in modo affidabile la fede tramandata dagli apostoli, anche quando un Concilio, compreso il Vaticano II, intende affermare la dottrina definitiva.
Una tale posizione sa di peccato imperdonabile contro lo Spirito Santo. Si è posto essenzialmente il proprio giudizio al di sopra di quello del Concilio. Ebbene, ci possono essere delle ambiguità, ma tali ambiguità non sono uniche nei Concili. C’è sempre stato un certo dare e avere quando si tratta di linguaggio, ma qualunque sia il contenuto noetico in tale linguaggio, esso deve essere interpretato all’interno dell’insegnamento magisteriale e conciliare precedente. Detto questo, l’arcivescovo enfatizza tenacemente l’ambiguità contenuta nel Concilio Vaticano II e, allo stesso modo, trascura tenacemente la chiarezza contenuta nel Concilio – spesso in contrasto con le questioni di cui l’arcivescovo è così preoccupato, come il Modernismo.
Una tale posizione sa di peccato imperdonabile contro lo Spirito Santo. Si è posto essenzialmente il proprio giudizio al di sopra di quello del Concilio. Ebbene, ci possono essere delle ambiguità, ma tali ambiguità non sono uniche nei Concili. C’è sempre stato un certo dare e avere quando si tratta di linguaggio, ma qualunque sia il contenuto noetico in tale linguaggio, esso deve essere interpretato all’interno dell’insegnamento magisteriale e conciliare precedente. Detto questo, l’arcivescovo enfatizza tenacemente l’ambiguità contenuta nel Concilio Vaticano II e, allo stesso modo, trascura tenacemente la chiarezza contenuta nel Concilio – spesso in contrasto con le questioni di cui l’arcivescovo è così preoccupato, come il Modernismo.
Inoltre, l’arcivescovo, come già detto, accusa Papa Giovanni XXIII di essere l’istigatore e il leader della farsa divenuta il “Concilio del diavolo”. Un’accusa così infondata rasenta la calunnia. Papa Giovanni, a suo merito, ha presagito ciò che molti non hanno visto: la grave necessità che la Chiesa si rinnovi. È stato lo Spirito Santo e non il diavolo a ispirarlo nell’annunciare il Concilio. Inoltre, anche se Papa Giovanni non ha vissuto fino a vedere le conseguenze del Concilio, in particolare quella che io definisco la “grazia severa dello Spirito”, sono sicuro che non avrebbe apprezzato, ma avrebbe riconosciuto che queste aberrazioni manifestavano chiaramente il motivo per cui la Chiesa aveva bisogno di una riforma radicale e di un rinnovamento. [L'osservazione potrebbe essere valida se l'aggiornamento non si fosse di fatto concretizzato sulla scia di molte delle aberrazioni, riconosciute preesistenti. Vedi -ndT]
L’arcivescovo accusa anche papa Paolo VI di non aver semplicemente permesso che i mali che seguirono il Vaticano II continuassero, ma che, nel suo silenzio, in realtà li approvasse. Anche questa è una falsa lettura della storia. A mio parere Papa Paolo VI è stato un po’ debole di carattere, e, traumatizzato dal massiccio contraccolpo contro l’Humanae Vitae e credendo che la maggioranza dei vescovi del mondo non lo avrebbe sostenuto, come non aveva fatto per quanto riguarda l’Humanae Vitae, si è ritenuto impotente nel correggere la situazione. Ha perso la speranza. Tuttavia, in mezzo al caos, dobbiamo ricordare che papa Paolo VI ha pubblicato l'enciclica, Sacerdotalis Caelibatus, sul celibato sacerdotale (1967), e l'Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, sull’evangelizzazione, nessuna delle quali promuove l’agenda del diavolo. Sicuramente, il diavolo era ed è ancora abbastanza turbato da quelle encicliche. L’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI era, è e continuerà ad essere il documento fondamentale per la nuova evangelizzazione, un’evangelizzazione che Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno così strenuamente promosso. Soprattutto, forse, Paolo VI è stato l’autore del “Credo” del Popolo di Dio, che professa in modo bello, chiaro e robusto [giudizio eccessivo: vedi] la vera fede della Chiesa apostolica. Quindi, Paolo VI non deve essere diffamato come fa l’arcivescovo. È interessante notare che, mentre è critico nei confronti di Giovanni XXIII e di Paolo VI, l’arcivescovo tace su Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La ragione di tale silenzio, mi sembra, è che non si addica alla demonizzazione del Vaticano II da parte sua. In accordo con il loro ministero petrino, essi hanno difeso e promosso una corretta interpretazione del Vaticano II, e così hanno favorito un autentico rinnovamento all’interno della Chiesa. Papa Francesco, a mio parere, sembra favorire alcune delle tendenze erronee che l’arcivescovo trova nel Vaticano II. Come è noto, non sono un grande ammiratore di Papa Francesco, ma non lo vedo come un pontefice del Vaticano II. Lo vedo piuttosto come uno il cui cuore non batte all’unisono con quello dei padri conciliari.
Voglio ora affrontare quella che considero una componente molto importante dell’accoglienza del Vaticano II – il sensus fidelium – il senso dei fedeli. Dopo il Concilio, molti laici cattolici, uomini e donne, sono stati e sono tuttora scandalizzati e indignati per quanto è avvenuto, soprattutto nelle celebrazioni eucaristiche locali. Eppure, in mezzo a tutta questa bolgia, la maggior parte di loro non ha mai dubitato che il Vaticano II fosse un vero Concilio Ecumenico, un’autorevole assemblea gerarchica della Chiesa a cui appartengono. Inoltre, la maggior parte dei laici non ha condannato il Concilio in quanto tale per quanto stava accadendo nelle loro parrocchie. Piuttosto, essi hanno riconosciuto che le aberrazioni che stavano sperimentando erano il prodotto dei loro pastori, sinceri ma fuorviati e spesso stravaganti. Il loro stesso senso della fede confermava, e continua ad affermare, l’autenticità del Vaticano II pieno di Spirito.
L’arcivescovo Viganò vede il Concilio Vaticano II come scismatico, e ancor più come eretico. La mia preoccupazione è che, nella sua lettura radicale del Concilio, l’arcivescovo stia generando il suo scisma. Attraverso i social media onnipresenti, lui, e coloro che esprimono opinioni simili alle sue, stanno conducendo il popolo di Dio, in particolare i giovani, non dentro la Chiesa, ma fuori dalla Chiesa. Questo condurre fuori dalla Chiesa è anche un condurre in una chiesa, una chiesa che essi credono falsamente sia la vera Chiesa. C’è un elitarismo gnostico nell’agenda ideologica dell’arcivescovo: lui e i suoi seguaci hanno la vera “conoscenza”. Loro “conoscono” la falsità che risiede nel Vaticano II e, conoscendo questa falsità, si sono impadroniti della vera fede. Se sembra che l’agenda liberale ultra-progressista sia opera del diavolo, allora anche l’agenda ultra-conservatrice è opera del diavolo. E, in mezzo a queste fazioni in guerra, il diavolo gioisce. L’arcivescovo Viganò, temo, abbia fatto il gioco del diavolo, il diavolo che più teme. Così facendo, i suoi avversari “liberali” si rallegrano, perché sanno che l’arcivescovo ha perso ogni credibilità ecclesiale.
Leggendo la lettera dell’arcivescovo, mi è venuta la domanda, ed è venuta anche ad altri: Ha davvero scritto lui la lettera? Sì, ha firmato la lettera, ed essa può esprimere il suo pensiero, ma è stato lui a comporre sul suo computer le principali argomentazioni contenute nella lettera? Sospetto di no. L’arcivescovo di solito scrive in modo frettoloso, in maniera contorta, in un fluire di pensieri. A causa di questo modo di costruire il discorso, spesso non si esprime in modo chiaro e logico, e quindi spesso deve offrire correzioni o chiarimenti successivi. Nella sua attuale lettera a me indirizzata, lo stile è molto diverso. Gli argomenti sono presentati in modo chiaro e logico, anche se sono, pur essendo intelligenti, falsificati. Tuttavia, i segni stilistici di questa lettera manifestano una mano che non è quella dell’arcivescovo. Questo non pregiudica l’autenticità della lettera, ma significa che l’arcivescovo è influenzato da qualcuno che condivide la sua stessa falsa ideologia, e forse in un modo che supera la sua.
Vorrei concludere aggiungendo una nota personale. Anche se sono disposto ad impegnarmi nella battaglia che ora viene combattuta con sempre maggiore intensità all’interno del corpo mistico di Cristo, non posso mai pensare con arroganza di essere in prima linea in questa battaglia. So che ci sono vescovi negli Stati Uniti molto preoccupati per l’attuale situazione ecclesiale. Spero e prego che trovino un modo per unirsi adeguatamente, come leader, nella mischia, perché hanno un mandato apostolico, e quindi le loro voci hanno una autorità magisteriale, una autorità che io, e altri come me, non abbiamo. Sono predicatori apostolici del Vangelo, interpreti apostolici del Vaticano II e pastori apostolici che guidano il loro gregge sulla via della verità.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
31 commenti:
La Chiesa cattolica, dopo questo pontificato, non sarà più la stessa. Il “cambio di paradigma” interessa la dottrina, ma soprattutto la scelta degli uomini.
I “bergogliani” non sono solo una categoria di persone: si tratta di un gruppo più o meno omogeneo che abbraccia la linea del pontefice argentino. In qualche modo, si potrebbe parlare di un proprio blocco di consacrati che è stato incaricato da Jorge Mario Bergoglio. Una classe di ecclesiastici che è divenuta fondamentale per l’odierna gestione dell’Ecclesia, ma che giocoforza eserciterà un ruolo per l’avvenire.
Detta così sembrerebbe quasi che l’ex arcivescovo di Buenos Aires abbia piazzato i “suoi” all’interno dei ruoli chiave: in parte è vero, ma la Chiesa cattolica non ragiona come un partito politico. Noto, però, è il caso di monsignor Luigi Negri: ratzingeriano doc, Negri, che è un conservatore, è stato sostituito nell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio con monsignor Perego, definito pure il “vescovo dei migranti”. Il cardinale Gherard Ludwig Mueller, un altro ratzingeriano, è stato sì nominato prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ma poi non è stato confermato: l’attuale prefetto è monsignor Ladaria, un gesuita Di solito, un incarico di quel tipo dura almeno dieci anni, non cinque. Potrebbero essere elencate molte situazioni simili: in generale, i ratzingeriani oggi hanno un peso minore rispetto a qualche anno fa. Un pontificato può, e in qualche modo deve, modificare la linea della pastorale. Ma un papa non può – questa è la critica del “fronte tradizionale” – cambiare la dottrina.
La pastorale, però, non può non influire sul messaggio che un ente universale come la Chiesa cattolica inoltra al mondo intero. Studiando la pastorale di Francesco, si può comprendere il perché alcuni ecclesiastici siano stati elevati in delle posizioni chiave ed altri no. Il C9, il consiglio dei cardinali chiamato alla riforma strutturale della Curia romana, è composto da “bergogliani”. Il vertice è il cardinal Maradiaga, un sudamericano con cui Francesco è molto in sintonia. Il prefetto di Propaganda Fide è il cardinal Luis Antonio Tagle, un porporato asiatico che è considerato in posizione favorevole per la successione a Bergoglio. Quando papa Francesco ha deciso d’intervenire sulle finanze vaticane, ha optato per il cardinal Reinhard Marx, l’ex vertice della Conferenza episcopale tedesca che ha spinto per un “sinodo interno” della Chiesa teutonica che pare potenzialmente in grado di mutare alcune architravi decisive per la storia della dottrina cristiano-cattolica.
Dalla possibilità di affidare alcuni compiti pastorali ai laici al commissariamento di alcune congregazioni “tradizionaliste”, passando per le selezione delle madri superiori e dei superiori genericamente intesi: quello di Bergoglio è, in qualche modo, una sorta di spoil system. Ma ogni pontefice ha disegnato una Chiesa a sua immagine e somiglianza. Il dato nuovo, al limite, è l’indebolimento delle voci contrarie: l’opposizione è sempre meno forte. E questo dipende strettamente pure da un fattore numerico: i conservatori pesano soltanto perché “tutelati” da alcune voci mediatiche.
Nel corso del pontificato di Benedetto XVI, all’opposizione è stato consentito di criticare con ampi margini d’interventismo. Probabile che queste persone siano destinate a continuare ad occupare quelle posizioni sino alla fine del pontificato e, stando alla fotografia “politica” inerente al Conclave, oltre. Bergoglio ha del resto scelto anche la “maggioranza” relativa dei porporati. La Chiesa, dopo Francesco, dovrebbe continuare ad essere “bergogliana”. O almeno questo è quello che raccontano gli equilibri odierni.
https://it.insideover.com/religioni/cosi-papa-francesco-ha-cambiato-per-sempre-la-chiesa.html
Non ho nessuna voglia di infilarmi nella strada del 'lui ha detto, l'altro ha detto, uno è ideologico, l'altro scismatico e...bla, bla'
Darò la mia opinione: certamente la chiesa aveva bisogno di una depurante terapia rivitalizzante, ma questa seduta terapeutica avrebbe dovuto farla alle Fonti del VANGELO, con una serie di Massaggi TRADIZIONE da ripetersi secondo necessità. Vangelo e Tradizione si trovano custoditi solo al suo INTERNO e non in piazza dove unicamente si finisce, come si è finito, col buttarla in 'caciara'.
Il Papa: vaccino anti-Covid per tutti, specie per i poveri
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-08/papa-francesco-udienza-generale-catechesi-covid-vaccino-poveri.html
"La Chiesa dopo questo pontificato non sarà più la stessa.."
Mi chiedo piuttosto se dopo questo Pontificato ci sarà ancora la Chiesa.
E se Bergoglio l'omofilo non riuscirà ad affossarla anche prima
di passare a miglior vita.
Già adesso la vera cattolicità è ridotta a un piccolo resto,
circondato da un odio sempre più forte.
A mio parere la Chiesa non aveva bisogno di nessun depurativo perché Pio XII era stato un grande Papa. Bisognava " solo " continuare la lotta al comunismo, che non era limitato al blocco sovietico, ma stava infettabdo con la sua ideologia anche il mondo libero. Bisognava difendere la cultura umanistica e di conseguenza la liturgia latina. Ina guerra di udee, che non è stata neanche tentata. La cittadella si è arresa senza combattere.
IL parlare di Mons Viganò è sempre chiaro ed esplicito, non si capisce cosa voglia dire Weinard. Se lui è un "cultore" e "difensore" del CVII puo' dirlo chiaramente senza tanti contorsionismi verbali. Comunque la differenza tra i due è abissale: Mons Viganò è un vero uomo di Dio.....a differenza di Weinard
Durante questa pseudo-pandemia la Chiesa ha ridefinito se stessa come neanche un Concilio avrebbe potuto fare. Non si celebra la Pasqua. Le Chiese restano chiuse. Molti sacramenti non si amministrano. Acqua Santa sostituita da igienizzante.
La "salute" è il nuovo dio.
Cristo è la sua Salvezza si sono dissolti in una virtualità che è la negazione dell'Incarnazione.
Rimango sconcertato dall'acrimonia espressa dal povero padre Weinandy, evidentemente messo all'angolo da Sua Eccellenza. A furia di arrabattarsi con questo o quel documento sul Concilio, deve aver perso di vista il punto principale: quel coso è stato voluto con un intento opposto al nome che gli è stato appioppato.
Temo che qualcuno gli abbia dato una bella strigliata, per essersi avventurato in un terreno in cui Monsignor Viganò è ben più ferrato. Ma questo non autorizza lo autorizza a trattare un Prelato in questo modo villano e indispettito, addirittura chiamandolo irrispettosamente "l'arcivescovo": a Santa Marta si comportano con più rispetto per i sedicenti prelati anglicani.
E poi scrive: "L’arcivescovo di solito scrive in modo frettoloso, in maniera contorta, in un fluire di pensieri. A causa di questo modo di costruire il discorso, spesso non si esprime in modo chiaro e logico, e quindi spesso deve offrire correzioni o chiarimenti successivi. Nella sua attuale lettera a me indirizzata, lo stile è molto diverso". Dove sarebbe questo modo frettoloso, questa maniera contorta, questa scarsità di chiarezza e logicità che gli attribuisce? e in cosa consiste il nuovo stile?
Temo che la rabbia per la figuraccia alla quale si è esposto cercando di difendere l'indifendibile abbia condotto padre Weinandy ad usare dei modi che difettano di carità e di onestà intellettuale. E dire che non era mai stato trattato così dal suo interlocutore, nonostante gli spropositi sulle magnifiche sorti e progressive del Vaticano II.
Il paragrafo finale suona come una chiamata alle armi dei suoi amichetti mitrati: correte! protestate voi con Bergoglio! gridate allo scisma! dite che Viganò pecca contro lo Spirito Santo! E questa chiamata alle armi, alla quale certamente non mancheranno di rispondere i soliti noti (oltre al silenzio dei pavidi sedicenti conservatori) dovrebbe ottenere come scopo quello di replicare con Sua Eccellenza i metodi già usati in passato con Mons. Lefebvre, anch'egli accusato di scisma da gentaglia che qualche decennio prima sarebbe stata (e in parte lo fu) severamente punita dal Sant'Uffizio.
Ma quel che poteva riuscire ai tempi di Lefebvre non riuscirà oggi, perché si è già vista sia la pretestuosità delle accuse di allora, sia la malafede di chi ancor oggi ricorre al pugno di ferro con i buoni, mentre usa il guanto di velluto con i pessimi di cui si circonda.
Padre Weinandy non accetta la sconfitta e bara, in modo davvero sleale, chiamando in suo aiuto quanti sono di solito oggetto delle sue critiche. Questi sono i danni che causa l'orgoglio e difficilmente si potrà convincere chi affronta una disputa teologica con arroganza, mettendo in secondo piano la carità e l'umiltà.
Trovo che l'articolo manca di ragionamenti di ampia portata, centrato com'è sulla denigrazione di Mons.Viganò, che farebbe un servizio al diavolo. Ora il linguaggio di mons.Viganò è molto diverso, con ragionamenti seri, logici, senza offendere gli avversari ma senza rispetto umano preferendo la verità: linguaggio evangelico che qui non trovo.
Comunque i contorcimenti sofistici non soddisfano la logica, infatti è una visione decisamente schizofrenica quella di affermare che il Papa è scismatico e che il Concilio è intoccabile. I leader tedeschi non sono "quasi scismatici" ma scismatici ipso facto con le loro stesse esternazioni pubbliche, davanti a Dio. Quindi un papa che li sostiene fa parte della loro schiera ed in base a san Paolo è separato dalla Chiesa, anatema. Il CVII ha avuto due costituzioni DOGMATICHE? ..la Lumen gentium e la Dei verbum. Ma allora come fa ad essere solo PASTORALE ? Schizofrenia pura. Il concilio è valido? Il concilio di Pistoia non lo fu e non solo quello. Questo è schizofrenico ed ha portato frutti marci di apostasia (II Tess.cap.2). Il concilio va discusso anche per quanto lui afferma che fu dogmatico ...essendo pastorale, altra schizofrenia in quanto la pastorale applica il dogmatico di XX secoli. E qui siamo fuori dai dogmi, qui siamo ad una nuova dottrina che ha condotto al paganesimo di Bergoglio che chiaramente non è cattolico, come disse che dio non è cattolico, il suo dio quindi. Il Papa in una persona è scismatico perchè capo cattolico ed apostata? Schizofrenico allora. Bicefalo nello spirito? Se così bicefalo è unicefalo nello spirito diabolico. Lavora per la Chiesa e lavora per il nemico ? No, lavora solo per il nemico chi lavora per entrambi, finge di lavorare per la Chiesa. A meno che sia pazzo e va deposto allora. GPII e BXVI vanno bene per mons.Viganò? Lo dice solo lui, perchè non lo ha detto il Vescovo, Assisi è stata pure messa sotto processo. Giovanni XXIII fece l'accordo di Metz e si dichiarò quindi filocomunista ma chi tifava comunismo era scomunicato. Prese il nome di un antipapa. Paolo VI? Ci sono due visi in merito su cui riflettere, la cosa è da approfondire, non scomunicò chi era scomunicato ipso facto (catechismo olandese) e non arginò le derive. Ha ragione su un punto: l'agenda liberale ultra progressista e l'agenda ultra conservatrice servono entrambe il diavolo, sono i sadducei i primi e i farisei i secondi, ma mi risulta che monsignor Viganò non rientri nella prima e neppure nella seconda. Altra accusa a vuoto.
Il prof. Bergoglio, virologo di "santa romana chiesa" si fa garante dei poveri e consiglia gesuisticamente il vaccino per loro.
Qualche riflessione sulla difesa del Concilio di P. Weinandy, nella replica a mons. Viganò
1. Quest'idea di una "grazia severa" che si sarebbe manifestata grazie al Concilio, seguita poi da una "grazia benevola", appare piuttosto fumosa, in sostanza incomprensibile.
2. Ugualmente fumoso l'argomento usato per non collegare il singolare pontificato di Bergoglio al Concilio, del quale Bergoglio si considera pubblicamente erede ed esecutore. Bergoglio non sarebbe papa del Vaticano II, semplicemente non sarebbe in accordo con i Padri del Concilio? Che significa?
3. I critici del Concilio sarebbero vittime di un "elitarismo gnostico" perché pretendono di essere essi soli a possedere la verità, pare di capire. Questa, dell'accusa di gnosticismo, è diventata una moda che fa capolino da tutte le parti. Gnostico, chi critica il Concilio, perché criticherebbe in nome di una dottrina segreta solo a lui nota, che gli permette di criticare? Se usiamo il termine "gnostico" dobbiamo parlare di dottrine segrete, esoteriche, che l'Ispirato possederebbe, illuminato da una Sapienza arcana, per orientarsi nella realtà. Ma qui non c'è nessuna dottrina segreta, né ci sono gnostici: ci sono solo dei credenti che criticano il Concilio perché, testi alla mano, non possono fare a meno di notare che certi insegnamenti del Concilio non vanno d'accordo con quanto sempre insegnato dalla Chiesa. Dove sarebbe qui lo "gnosticismo"?
Possibile che uno studioso del valore di P. Weinandy abbia scritto un'assurdità del genere?
Invece di mettersi ad applicare etichette, non sarebbe meglio, anche per lui, cercare di rispondere nel merito?
4. E infatti, dice il P. Weinandy che "il VAt. II deve esser interpretato all'interno dell'insegnamento magisteriale e conciliare precedente." E chi l'ha mai negato? Ma questo canone ermeneutico deve valere a priori, attribuendo cioè ai testi del Concilio a priori una perfetta conformità con l'insegnamento precedente, o applicato via via al caso concreto, alle questioni che nel merito sorgono dai testi del Concilio? Poiché siamo dotati di libero arbitrio e il Concilio non ha definito dogmi ed ha anzi introdotto apertamente novità, è evidente che il suddetto canone va verificato caso per caso.
5. E allora, verificando, come si fa a conciliare con l'insegnamento precedente: I. la nuova collegialità, che attribuisce la summa potestas anche al collegio dei vescovi con il papa e non più al solo Pontefice; II. una concezione della libertà religiosa affine a quella laica; III. il principio di creatività e sperimentazione, introdotto nella liturgia, contro tutto l'insegnamento precedente; iV. una definizione della Chiesa di Cristo che non coincide più esclusivamente e unicamente con la sola Chiesa cattolica ma ricomprende anche le altre denominazioni cristiane, sia pur in modo meno pieno, qualsiasi cosa ciò voglia dire; V. l'affermazione straordinaria (e in sostanza eretica) che i musulmani adorano con noi un Dio unico, duramente contestata di recente da mons. Schneider; VI. fondare la dignità dell'uomo sul fatto che, con l'Incarnazione, il Verbo si sarebbe in un certo modo "unito ad ogni uomo", errore già confutato dai Padri e da S. Tommaso. ETC
6. Se, come afferma P. Weinandy, il magistero del Concilio deve comunque considerarsi dogmatico, allora dovremmo considerare dogma di fede l'affermazione inaccettabile che i musulmani adorano con noi un Dio unico, come se Allah e la S.ma Trinità fossero lo stesso Dio?
P. Weinandy, con tutto il rispetto, non si rende evidentemente conto delle assurdità cui conduce la sua difesa d'ufficio del Vaticano II.
PP
Questi sono i danni che causa l'orgoglio e difficilmente si potrà convincere chi affronta una disputa teologica con arroganza, mettendo in secondo piano la carità e l'umiltà.
Non possiamo giudicare se si tratti di orgoglio o di cecità, nel senso di incapacità di accettare gli elementi negativi del concilio. Rimaniamo sui concetti ed evitiamo di rispondere con accuse invece che con argomenti.
Mic, la cecità appartiene, ovviamente, ad una persona priva del senso vista.
Una persona che non é priva del suddetto senso non ha "diritto" di non vedere.
Weinandy che é certamente una persona intelligente e preparata in materia, secondo lei, é priva della vista o preferisce non vedere?
La risposta è evidente, come si evince anche dalle puntuali argomentazioni del prof. Pasqualucci.
Antonio
Cara Mic,
lungi da me giudicare padre Weinandy. Ma mi chiedo: se non si fa problemi ad attribuire intenzioni scismatiche e peccati contro lo Spirito Santo a un Prelato che mi pare abbia dato ampia prova di essere ben più che paziente verso gli attacchi che riceve quotidianamente, per quale motivo non si dovrebbe quantomeno supporre un difetto di umiltà in chi non sa nemmeno rivolgerglisi con il rispetto che si conviene a un Prelato?
In ogni caso, mi pare che questa sia un po' la caratteristica dei difensori del Vaticano II: l'intolleranza nei riguardi di chi osa criticare il loro idolo, che poi va di pari passo con la tolleranza verso chi nega i dogmi e mette in discussione tutto il Magistero cattolico, in nome di quello stesso Concilio.
Inutile parlare a chi dimostra di essere in malafede. Anche i Santi Padri perdevano la pazienza con gli eretici, perché questi non cercano la verità, ma l'affermazione delle proprie convinzioni.
Comunque l'acrimonia evidenziata da Cesare Baronio, di cui condivido l'interventi, è lampante.
C'è un abisso tra l'esposizione e le argomentazioni di Mons. Viganò e quelle di Weinandy
E l'accusa del secondo al primo di non aver scritto lui gli articoli, oltre ad essere veramente meschina, dimostra tutta la debolezza delle sue argomentazioni.
Per non parlare delle accuse di "strategie" contro l'avversario, viste solo da lui (che evidentemente le utilizza).
La verità è che la chiarezza e lucidità logica delle argomentazioni di Viganò (come quella di Mons. Lefebvre) derivano da duemila anni di Magistero infallibile, alla luce del quale spicca l'erroneità di tutto ciò che con esso contrasta.
Viganò dice la verità e annuncia la Verità, questa è la sua forza.
L'esatto opposto dell' "elitarismo gnostico" di cui l'autore accusa Viganò e tutti coloro che sono d'accordo con lui.
Accusa ridicola per la sua inconsistenza, solo per dire che
e' lui il vero eretico, non il CVII-e' lui che fa il gioco del diavolo e che ..."Così facendo, i suoi avversari “liberali” si rallegrano, perché sanno che l’arcivescovo ha perso ogni credibilità ecclesiale....."
L'arcivescovo sta "generando il suo scisma..."
Denigrazione e basta, tipico dei modernisti (anche se lui 'cerchiobotta' con la critica a Bergoglio per far vedere che anche lui difende il Magistero ed è contro gli abusi moderni).
Questa reazione scomposta che denigra l'interlocutore più che argomentare, dimostrerebbe già da sola che Viganò è nel giusto.
Concludo con l'argomentazione riguardante i fedeli, che mi riguarda.
"....Dopo il Concilio, molti laici cattolici, uomini e donne, sono stati e sono tuttora scandalizzati e indignati per quanto è avvenuto, soprattutto nelle celebrazioni eucaristiche locali. Eppure, in mezzo a tutta questa bolgia, la maggior parte di loro non ha mai dubitato che il Vaticano II fosse un vero Concilio Ecumenico, un’autorevole assemblea gerarchica della Chiesa a cui appartengono. Inoltre, la maggior parte dei laici non ha condannato il Concilio in quanto tale per quanto stava accadendo nelle loro parrocchie. Piuttosto, essi hanno riconosciuto che le aberrazioni che stavano sperimentando erano il prodotto dei loro pastori, sinceri ma fuorviati e spesso stravaganti. Il loro stesso senso della fede confermava, e continua ad affermare, l’autenticità del Vaticano II pieno di Spirito...."
Il problema è proprio quello, che quella maschera di autorevolezza del Concilio ha coperto la zizzania che con esso è stata seminata, tanto che i fedeli non si sono resi conto, e non si rendono tuttora conto, del fatto che quelle "stravaganze" sono nate e sono state nutrite proprio da quella zizzania.
Pochissimi di loro stanno aprendo gli occhi e questo disturba coloro che vogliono continuare a cibarsi di quell'erba velenosa e vogliono che tutti se ne cibino.
Per Weinandy meglio che i fedeli diano retta a lui:
'chiudetevi gli occhi, tappatevi le orecchie e denigrate Mons Viganò, 'il vero eretico elitario, scismatico e gnostico'!
Chi non salta, Viganò è!
E io non salto.
Risposta al commento di anonimo delle 14.42.
Non vedo cosa ci sia di tanto strano nell'auspicare che un vaccino debba essere alla portata di tutti e non solo dei benestanti.
Caro Anonimo, proprio quello è stranno, che Lei non si renda conto.
Papa Bergoglio che incoraggerebbe elementi scismatici...
Papa Montini che non reagì alle errate applucazioni del concilio per perdura della speranza.
storture nell'eucaristia dovuta ai singoli ministri (non corretti da nessuno...).
Stile argentino di Bergoglio.
Insomma, da una analisi sui documenti a una analisi sulle persone. È tutta colpa dell'errata interpretazione del dogma conciliare calato dall'Alto, per cui una critica allo stesso sarebbe addirittura un peccato verso lo Spirito.
Fiumi di parole, fiumi di parole fra noi,
prima o poi ci portano via.
Io sono mons.Viganò, non ho timore a dirlo nel senso di riconoscerlo come un vero Pastore ortodosso evangelico. Come fedele mi fidai del clero dato che dicon che i fedeli non devon usar il cervello, ma di fronte ai dogmi violati in parrocchia (contestati senza veder variazione alcuna verso l'ortodossia) e curia vescovile ho preferito usare il mio intelletto, che peraltro pur è dono dello Spirito Santo e quindi ricevuto, e da usare, con la Cresima.
Quanto allo scisma paventato come indotto da monsignor Viganò devo rettificare che la Chiesa è UNA per costituzione Divina e quindi resta in essa chi resta nella Dottrina integra, come dice san Paolo e pure san Giovanni, e non solo. Ed esce da essa chi modifica tale Dottrina come fatto dal concilio conciliabolo in avanti fino all'oggi pagano. Dice Gesù "se foste ciechi non avreste colpa ma dato che dite di vedere la vostra colpa rimane". Non Bergoglio è l'unico peccatore pubblico, ma è solo il frutto di un lavoro iniziato in modo evidente con Giovanni XXIII ed il suo fumoso concilio ove furon chiamati eretici come esperti, oltre al kgb.
@ Anonimo
19 agosto 2020 13:35
Da fine '800 il modernismo si era manifestato nella Chiesa, con la Pascendi S.Pio X cercò di arginarlo, in parte riuscendovi, in parte no. Ed il modernismo continuò a scorrere nella Chiesa come fiume carsico. Contemporaneamente la massoneria cooptava prelati, se non proprio infiltrava suoi uomini nella Chiesa. Queste situazioni sono chiarissime oggi e se ne parla ad alta voce, settanta ottanta anni fa, non era così. Pio XII è stato un grande papa ed ha fatto tutto quello che ha potuto e di più nel periodo difficilissimo del suo pontificato, ma non ha avuto modo di azzerare la presenza né dei modernisti, né dei massoni che durante il CVII si saldarono con tutti i novatori europei ed extra/europei.
Dobbiamo aver ben presente che le forze del male sono sempre state presenti nella Chiesa, Quando la Fede è stata potente, il male è rimasto relegato in un cantuccio;
quando la fede è stata debole, debolissima come ora, il male ha dilagato ed è riuscito ad occupare perfino la prima sede tra le acclamazioni di cattolici non più Cattolici.
Come continuare nella discussione : restando sempre sul piano del merito
Il fatto che P. Weinandy si rivolga a mons. Viganò semplicemente come "arcivescovo" non indica necessariamente un uso spregiativo.
È conforme all'uso anglosassone, meno cerimonioso del nostro, almeno in generale.
Anche su LifeSite News, mi sembra che si riferiscano a mons. Viganò o a Schneider chiamandoli "arcivescovo".
Abp = Archibishop.
Questo dettaglio non cambia comunque l'intonazione della lettera di P. Weinandy, indubbiamente piuttosto violenta. Essa mostra la consueta impostazione dei difensori ad oltranza del Vaticano II: lo difendono attaccando le persone che lo criticano, senza entrare veramente nel merito delle critiche. E usando argomenti generici, piuttosto deboli, come: ci sono state altre volte dispute dopo tanti Concili Ecumenici, vedi quelle dopo Nicea, riguardanti le parole greche, simili tra loro, che indicano: simile o della stessa sostanza (del Padre), nel senso di "consustanziale".
Ma il riferimento non vale: non si trattava tanto di ambiguità dei testi, quanto piuttosto
della volontà pervicace degli eretici di continuare la loro battaglia. Comunque gli eventuali dubbi sul punto furono positivamente chiariti nei Concili successivi, mi pare. Qui invece il chiarimento latita.
Dobbiamo continuare formalmente a credere, dopo il Vat II, che i musulmani credono nello stesso nostro Dio? Non bisogna rettificare questa inaccettabile frase, come ha richiesto mons. Schneider? Delle sue osservazioni critiche, cosa pensa P. Weinandy? Anche lui "scismatico"?
Che la critica del Concilio, ora di dominio pubblico grazie all'intervento di mons. Viganò e Schneider, provochi reazioni così rabbiose bisognava aspettarselo, allo stesso modo del ricorso all'accusa di essere scismatici, teologicamente inesistente e persino ridicola.
Come dice Mic, bisogna continuare per la nostra strada, cioè a replicare nel merito, senza cadere nelle provocazioni e senza fare il processo alle intenzioni, mettendosi sullo stesso piano degli avversari, attaccandoli cioè sul piano personale.
PP
Caro mons Viganò, Dio la benedica sempre.
I riflettori che lei ha puntato diritti rischiarano in modo sempre più netto la realtà e la verità. Risalta ciò che è illuminato e infittisce la tenebra su ciò che rifugge la luce. Più la luce è forte e più i contrasti si acuiscono. I contorni si fanno sempre più netti.
La luce forte infastidisce. Gli occhi riposano quando albeggia o tramonta da un po', ed i colori sfumano e tutto è più uniforme.
Mi sembra come una faglia che si allarga, con le due masse rocciose opposte che si allontano sempre più. Verità ed errore. Illuminate pienamente appaiono sempre più tali e quindi distanti ed inconciliabili.
Comprensibile la tentazione di rifiutare ciò che si oppone alla nostra, umana, orizzontale, concezione di unione. E quindi di offuscare la luce, di costruire ponteggi sempre più arditi.
Ma la Chiesa sgorga da quel Sangue che fu scandalo e stoltezza. E parla con una spada a doppio taglio, che divide inesorabilmente, ed indica vie, che non sono le nostre vie.
Così ogni sofisma umano che voglia sostituirsi al vero arcobaleno di pace di Dio, che risiede nella verità, alla ricerca di una unità e di una pace che prescinde da quella Verità, che è Dio, non può che sciogliersi come neve al sole.
Io prego perché si sciolga in un mare di lacrime di sincero dolore per la propria tiepidezza, di sana consapevolezza della propria piccolezza e miseria.
Qualcuno riportava qualche giorno fa una citazione dal film Matrix, che, più o meno diceva che è molto più facile ingannare, che convincere qualcuno che è stato ingannato. Perché l’orgoglio si oppone. L’umiltà è il frutto del primo mistero del rosario. La consapevolezza della propria piccolezza porta all’abbandono a Dio nelle sue vie, che non sono le nostre, che spesso sono molto più aspre e sconcertanti di quelle che siamo in grado di progettare noi.
Sono certa che mons. Viganò abbia già messo in conto minacce di scomunica, insulti, isolamento. Tutti quelli che seguono a stretto giro Chi mise in atto quello scandalo e quella stoltezza lo sono stati.
Ringrazio Dio per questa voce che grida nel deserto. Le mie preghiere sono per la santa madre Chiesa.
Che la Vergine Immacolata, umile e semplice, e forte come un esercito schierato, possa contenere i cuori tentennanti, possa alzare gli sguardi troppo orizzontali ed avvolgerli nella volontà di Dio. Ci renda tutti forti.
Anna
1. Quest'idea di una "grazia severa" che si sarebbe manifestata grazie al Concilio, seguita poi da una "grazia benevola", appare piuttosto fumosa, in sostanza incomprensibile.
Io ho aspettato a commentare questo passaggio perché non voglio addentrarmi in questioni che non so gestire. Ora però vedo che anche PP ha espresso perplessità su questo termine, vi dico la mia. L'espressione mi ha subito sorpreso, perché non l'avevo mai sentita. In inglese, lingua madre di Weinandy, è "severe-grace".
A casa mia "grazia severa" suona come "castigo". Cercando il termine in inglese effettivamente si trovano usi di questo termine per riferirsi a cose come ai castighi d'Egitto; sui riferimenti però mi fermo perché la ricerca in inglese mi porta molti documenti di probabile origine protestante e non so districarmi. Però di fatto l'equivalenza con "castigo" torna anche con il significato che dà Weinandy:
Non ha quasi mai menzionato quella che ho definito la “grazia severa” dello Spirito, che ha fatto seguito al Vaticano II, ed è passato completamente sopra a quella che ho definito la “grazia benevola” dello Spirito, che è il risultato diretto del Vaticano II.
Effettivamente il castigo terreno è correttamente interpretabile come azione di grazia perché permette agli uomini di correggersi ed evitare il castigo eterno. Tuttavia se arriva un castigo terreno, questo è perché gli uomini hanno fatto qualcosa di gravemente sbagliato: lo Spirito Santo non lo manderebbe mai gratuitamente, specialmente poi se parliamo di un Concilio.
Prima domanda: perché Weinandy non usa semplicemente il termine "castigo"?
Procedendo, nella sua definizione nel primo documento dice:
While the Council is not their cause, the false, so-called spirit of the Council did allow the Spirit of truth to reveal to the Church, and to the world, just how feeble in faith, how anemic in life, the Church really was and had been.
Il castigo sarebbe dunque imputabile al post-concilio, lo "spirito del Concilio" che avrebbe contaminato il Concilio "vero". Seconda domanda (la solita, per quanto mi riguarda): ma com'è possibile che ci sia stato bisogno di un castigo? Mi spiego: se la dinamica fosse stata questa:
1. Concilio
2. Segue periodo di frutti totalmente o prevalentemente positivi..
3. Segue un tradimento da parte di uomini malvagi.
4. Questo tradimento prevale.
5. Arriva il castigo.
non avrei niente da obiettare: c'è un nesso di causalità tra cattivo comportamento degli uomini e castigo. Ma la dinamica non è stata questa, perché il passo #2 non si è visto: di fatto il tradimento è iniziato contemporaneamente ai (presunti) frutti positivi e oggi sappiamo che ha prevalso. Dove sarebbe il nesso di causalità per il castigo? Non c'è; l'unico antecedente al castigo è il Concilio stesso (e quanto c'era prima). Ma allora devo dedurre che il Concilio ha direttamente, per quanto non esclusivamente, causato un castigo. E come è possibile questo? E mi rispondo che proprio per aggirare questo imbarazzo Weinandy ha usato il termine "grazia severa" al posto di "castigo".
PS Oppure, aggiungo, il Concilio se non la causa del castigo è stato il castigo esso stesso a qualcosa che lo precedeva. Comunque la si metta, c'è l'imbarazzo di dover spiegare come fa un Concilio ad essere un castigo.
Alcune osservazione:
1 – Un papa non può avere due ruoli contraddittori, non può confermare I fedeli nella fede e I scismatici nello scisma. In tale situazione, come Vicario di Cristo può appena tacere e lasciare fare e agire come persona privata. La distinzione se deduce della propria tese di P. Weinand. Mons. Viganò non ha sbagliato.
2 –Il Papa Francesco non potrebbe essere il leader degli scismatici senza l'esistenza dello scisma prima della sua elezione al Papato. Lo stesso vale per l’altra Chiesa di che parla P. Thomas Weinand nell’articolo “Papa Francesco e lo scisma”. La tesi delle due chiese è antica. Il P. Roger Calmel, O.P., in 1971 già parlava di un’altra Chiesa:
“La falsa Chiesa che si presenta fra noi a partire dal curioso concilio Vaticano II, si allontana sensibilmente, anno dopo anno, dalla Chiesa fondata da Gesù Cristo. La falsa Chiesa post-conciliare si contrappone [nel testo francese “contredivise”, con la sfumatura della separazione con la contemporanea opposizione] sempre più alla santa Chiesa che da venti secoli salva le anime (e in sovrappiù illumina e sostiene la società). La pseudo-Chiesa in costruzione si contrappone sempre più alla Chiesa vera, alla sola Chiesa di Cristo, con le più strane innovazioni, sia nella costituzione gerarchica sia nell’insegnamento e nei costumi”. P. Roger-Thomas Calmel, O.P., Autorité et sainteté dans l’Église, in Itinéraires n. 149, gennaio1971, pp. 13-19; riprodotto in Le Sel de la Terre n. 40, pp. 77 e 85-87, citato da D. Tissier nell’Opuscolo “Vi è una Chiesa Conciliare?” - http://www.unavox.it/PDF/Opuscoli/Vi_e_una_Chiesa_conciliare.pdf
E:
“Niente di più chiaro! Ormai è alla Chiesa conciliare che bisogna obbedire ed essere fedeli, non più alla Chiesa cattolica. È esattamente questo il nostro problema. Per la Chiesa conciliare noi siamo sospesi a divinis dalla Chiesa conciliare, di cui non vogliamo far parte. Questa Chiesa conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa cattolica di sempre. Essa ha i suoi dogmi, il suo nuovo sacerdozio, le sue nuove istituzioni, il suo nuovo culto, già condannati dalla Chiesa in tanti documenti ufficiali e definitivi. È per questo che i fondatori della Chiesa conciliare insistono tanto sull’obbedienza alla Chiesa odierna, prescindendo dalla Chiesa di ieri come se questa non esistesse più… […] La Chiesa che afferma simili errori è al tempo stesso scismatica ed eretica. Questa Chiesa conciliare non è dunque cattolica. Nella misura in cui il Papa, i vescovi, i preti o i fedeli aderiscono a questa nuova Chiesa, essi si separano dalla Chiesa cattolica. La Chiesa di oggi è la vera Chiesa solo nella misura in cui essa continua e fa corpo con la Chiesa di ieri e di sempre. La norma della fede cattolica è la Tradizione”.
Il scisma della altra Chiesa è uno scisma materiale solo perchè manca all'autorità l'esercizio della sua funzione. La Chiesa tedesca può essere considerata la prima sedes dell’altra Chiesa (la prima sedes del modernismo). In qualche modo, penso che quando se riconosce l’esistenza di un’altra Chiesa accanto alla cattolica, non se può semplicimente affermare che i loro vescovi ci sono al limite dello scisma. La Chiesa in Germania è da tempo scismatica. La cosa che se è cambiato è che adesso è la Santa Sede che aspetta gli scismatiche dichiarare il scisma per considerare il scisma formale. Mons. Marcel Lefebvre, Lettera ai suoi amici, manoscritta e fotocopiata, del 29 luglio 1976; riprodotta in Le Sel de la Terre n. 36, p. 10, citato da D. Tissier nell’Opuscolo “Vi è una Chiesa Conciliare?”
Da quanto se può conoscere di Jorge Mario Bergoglio se tratta dello stesso cardinale di Buenos Aires. Quindi, lui era ciò che è come Papa, prima della sua elezione. Adesso, i cardinali che lo hanno eletto volevano che lui volevano che esercitasse il ruolo di vicario di Cristo o quello di capo della Chiesa scismatica?
3 - L'opinione che P. Thomas Weinand esprime sul Papa Paolo VI è falsa. Prima della Humanae Vitae, Paolo VI, nella Lettera Enciclica Ecclesiam Suam, prende le parole del mandato apostólico e lo riduce al dialogo. Allora, come se assolutiza il dialogo e se vuole dare un’insegnamento finale?
4 - Quale sarebbe la "grazia severa" e la "grazia benevola"? Il trionfo del neomodernismo con la Nouvelle Théologie?
5 - Per rinnovare la Chiesa abbiamo il bisogno di un Concilio Ecumenico? Uomini santi, come ad esempio, S. Bernardo di Chiaravale hanno riformato la Chiesa. Nella mancanza di un San Bernado, se aspetta un’altro santo e quando non se aspetta se convoca un Concilio Ecumenico? Mai nella storia della Chiesa un Concilio è stato convocato con la finalità di rinnovare la Chiesa. Giovanni XXIII ha visto questo bisogno perchè il rinnovamento che voleva per la Chiesa includeva divietti e condanna dal magistero precedente. Principalmente nell’ambito teológico dove la teologia usata nel Concilio è stata condannata dai suoi predecessori. Ora, la Chiesa non si rinnova adottando una teologia condannata da un predecessore. Quando lo fai, hai un'innovazione. Questo è ciò che ha fatto Giovanni XXIII.
6 – Quale sarà l’agenda tra quella ultra conservatrice e quella ultra liberale? L’agenda del centro? Sembra il P. Cavalcoli, O. P ha parlare della Chiesa divisa tra modernisti e tradizionalisti alla destra e alla sinistra, come se la verità se trovasse tra gli stremi “Veritas in médio”. Lui sembra difendere implicitamente che l’ermeneutica della riforma nella continuità se troverebbe tra l’ermeneutica della rottura dei modernisti e tradizionalisti. In questo senso l’ermeneutica della riforme sarebbe semplicemente un’ermeneutica eterodossa.
La definizione dell'ermeneutica della rottura presentata da Benedetto XVI, è l'ermeneutica che può essere considerata l'eresia o il scisma per eccellenza. Questa classificazione c’e per finalità ridurre al minimo il crimine commesso da coloro che svolgono questa ermeneutica e del proprio magistero che non fornisce l’interpretazione ufficiale del Concilio.
7 - La tese di Mons. Viganó non è nuova. L'Arnaldo Xavier da Silveira nell'articolo "Può un Papa cadere nello scisma?" -
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1165_Da-Silveira_Papa_e_scisma.html , ha scritto alla fine:
L’insegnamento ambiguo non è vero insegnamento
14) Ripetiamo la domanda che abbiamo rivolto ai dottori: la violazione di un obbligo essenziale per il Papato, come sarebbe il rifiuto sistematico di esercitare un Magistero chiaro e univoco sui dubbi e le ambiguità dalla portata indicata, non rivelerebbe che un Papa, pertinace in materia, starebbe venendo meno al suo obbligo di insegnare, meritando quindi la censura teologica di scismatico?
Una correzione al numero 2, dopo il brano del P. Roger Calmel:
"E Mons. Lefebvre:
“Niente di più chiaro! Ormai è alla Chiesa conciliare che bisogna obbedire ed essere fedeli, non più alla Chiesa cattolica. È esattamente questo il nostro problema. Per la Chiesa conciliare noi siamo sospesi a divinis dalla Chiesa conciliare, di cui non vogliamo far parte. Questa Chiesa conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa cattolica di sempre. Essa ha i suoi dogmi, il suo nuovo sacerdozio, le sue nuove istituzioni, il suo nuovo culto, già condannati dalla Chiesa in tanti documenti ufficiali e definitivi. È per questo che i fondatori della Chiesa conciliare insistono tanto sull’obbedienza alla Chiesa odierna, prescindendo dalla Chiesa di ieri come se questa non esistesse più… […] La Chiesa che afferma simili errori è al tempo stesso scismatica ed eretica. Questa Chiesa conciliare non è dunque cattolica. Nella misura in cui il Papa, i vescovi, i preti o i fedeli aderiscono a questa nuova Chiesa, essi si separano dalla Chiesa cattolica. La Chiesa di oggi è la vera Chiesa solo nella misura in cui essa continua e fa corpo con la Chiesa di ieri e di sempre. La norma della fede cattolica è la Tradizione”. Mons. Marcel Lefebvre, Lettera ai suoi amici, manoscritta e fotocopiata, del 29 luglio 1976; riprodotta in Le Sel de la Terre n. 36, p. 10, citato da D. Tissier nell’Opuscolo “Vi è una Chiesa Conciliare?”
Il scisma della altra Chiesa è uno scisma materiale solo perchè manca all'autorità l'esercizio della sua funzione. La Chiesa tedesca può essere considerata la prima sedes dell’altra Chiesa (la prima sedes del modernismo). In qualche modo, penso che quando se riconosce l’esistenza di un’altra Chiesa accanto alla cattolica, non se può semplicimente affermare che i loro vescovi ci sono al limite dello scisma. La Chiesa in Germania è da tempo scismatica. La cosa che se è cambiato è che adesso è la Santa Sede che aspetta gli scismatiche dichiarare il scisma per considerare il scisma formale.
Da quanto se può conoscere di Jorge Mario Bergoglio se tratta dello stesso cardinale di Buenos Aires. Quindi, lui era ciò che è come Papa, prima della sua elezione. Adesso, i cardinali che lo hanno eletto volevano che lui volevano che esercitasse il ruolo di vicario di Cristo o quello di capo della Chiesa scismatica?"
Rammento che Bergoglio affermò pubblicamente di non temere uno scisma.
Come se fosse un evento normale, quasi benefico per la Chiesa.
A parte lo scandalo di questa frase per un fedele, essa dimostra che, evidentemente, nel progetto suo e dei modernisti rivoluzionari gesuiti, e' benefico perché pensano di cacciare via, come scismatici, i cattolici rimasti fedeli al Magistero che non collima con i frutti del CVII.
Ne deriva che sono scismatici Mons. Viganò, Schneider, Burke e quei altri pastori e fedeli contrari alla "chiesa strana" che stiamo vedendo (benedizione con lo spazzolone del cesso, concelebrazione con stregoni, ecc.).
Dunque, l'accelerazione per portare a compimento le riforme del CVII ha questo scopo:
causare uno scisma e far apparire come scismatici i pochi pastori fedeli al Magistero.
Pensano, di conseguenza, che il proletariato dei fedeli sia maggioranza e sia pronto per la rivoluzione catto/bolscevica.
E la definizione di Mons. Viganò come scismatico, evidentemente, dimostra questo intento.
Si scoprono sempre più.
Mi associo quindi al ringraziamento di Anna a Mons. Viganò, le cui parole cristalline e semplici e le reazioni che causano, sembrano un esempio del noto insegnamento del Signore Gesù:
".....E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi...."
Continui così, Monsignor Viganò, insista nelle Sue repliche eccellenti, non siamo certo numerosi, siamo piccoli, ma conti sulle nostre preghiere.
Aloisius
Mi lascia letteralmente esterrefatto il sentir parlare di Bergoglio e della distruzione del cattolicesimo in modo così asettico, quasi con indifferenza come in una perenne tavola rotonda ove appena finito il dibattito tutti al bar a bere un caffè! Qui invece si sta trattando di un “carnefice di anime” che sta portando al patibolo milioni di anime! Non si difende così la verità, la Verità è una spada e bisogna brandirla altro che chiacchiere! Basta accademia, servono parole accompagnate dai fatti che impediscono al vento di portarsele via!
Lo strano si dimostrerà nei fatti quando si verificherà che la stragrande maggioranza dei vaccinati appartiene alla classe medio/bassa, mentre i ricchi se ne terranno ben lontani. L'esempio dei figli di Bill Gates è lì a dimostrarlo.
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