Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 11 agosto 2020

La 'Battaglia di San Rafael' si intensifica con l'intervento di Aguer e Viganò

Lungi dal placarsi, la tempesta sollevata dal vescovo argentino Eduardo Taussig dopo l'ordine di chiusura del seminario diocesano di San Rafael, il più grande dell'Argentina, per "disobbedienza" poiché i seminaristi si sono rifiutati di ricevere la comunione in mano, la polemica si intensifica per effetto di una lettera del vescovo emerito di La Plata, Héctor Aguer1 [qui] e il tornare alla carica di Taussig.
"Sono profondamente dispiaciuto per quello che è successo a San Rafael, a causa di un tuo gravissimo errore: il decreto sulle modalità della comunione", scrive l'arcivescovo emerito di La Plata, Héctor Aguer. “Ti ho espresso la mia opinione le due volte che mi hai chiamato al telefono. Ho spiegato le ragioni nel mio articolo "La comunione in tempo di pandemia", pubblicato su "InfoCatólica" [qui]. Prego per voi e per la diocesi. E, in modo molto speciale, per i sacerdoti e i seminaristi. Spero che queste vocazioni non vadano perse”.

Taussig ne ha ricevuta subito un'altra più lunga ma non meno dura dal battagliero arcivescovo Carlo Maria Viganò [qui], particolarmente caustico, con paragrafi contundenti come questo: “in questi decenni, vi siano ancora dei bravi Sacerdoti e chierici che non antepongono la cortigiana obbedienza al doveroso rispetto nei confronti del Santissimo Sacramento; e posso immaginare il Suo dispetto nel vedere che anche i fedeli laici e intere famiglie – di quella che viene chiamata “la Vandea delle Ande” – seguono i buoni pastori, dei quali, come dice il Vangelo, “riconoscono la voce”, e non i mercenari a cui non importa nulla delle pecore (Gv 10, 4.13)”. E così conclude: “Preghiamo per la Vostra conversione, una conversione cui tutti siamo chiamati, ma che è indifferibile per quanti operano non per la gloria di Dio, ma contro il bene delle anime e l’onore della Chiesa. Preghiamo tutti per i Seminaristi e per i fedeli di San Rafael a cui Lei, Eccellenza, ha dichiarato guerra”.

Il 31 luglio Taussig ha pubblicato un'ammonizione canonica rivolta alla Parrocchia di Nostra Signora del Rosario, ordinando che una "novità" pastorale per la consegna della comunione ai fedeli "cessi immediatamente". Taussig sosteneva che in quella parrocchia “hanno cominciato a dare la comunione nella mano ma con l'aggiunta di una 'innovazione' pastorale che consisterebbe nell'offrire a ogni fedele che viene a ricevere la comunione una tela bianca da mettere sulla mano che riceve l'ostia, fare la comunione e poi gettare quella tela in un cesto, eventualmente per essere lavata o bruciata (non conosco la sua destinazione), in modo da 'prendersi cura' delle particelle che potrebbero staccarsi dall'ostia ricevuta”. In luogo di questa pratica, eil vescovo esortava “a che la comunione fosse distribuita e ricevuta secondo le indicazioni della Conferenza Episcopale Argentina”, che da marzo scorso dispose che l'Eucaristia sia distribuita  “solamente sulla mano”, lamentando nel contempo “la situazione di ribellione di una parte significativa del Clero, che ha influito non poco a danno del Seminario” della diocesi, “Santa Maria Madre di Dio”.

Dopo la chiusura delle chiese col pretesto della pandemia, Taussig ha annunciato la ripresa del culto pubblico dal 16 giugno. Nell'ambito del protocollo decretato dal Vescovo, è stato annunciato che “la Santa Eucaristia sarà data in mano”, sebbene le disposizioni della Chiesa confermino il diritto dei fedeli di ricevere la comunione in bocca ogni volta che lo desiderano. L'indole del vescovo ha incontrato un'immediata resistenza tra i seminaristi e alcuni laici in una diocesi che è stata chiamata “la Vandea delle Ande”, che si sono radunati addirittura all'inizio di luglio per recitare il Rosario fuori dal seminario diocesano.

Sulla stampa locale è circolata anche una lettera aperta con la richiesta a monsignor Taussig di permettere la Comunione in ginocchio e direttamente in bocca. Alla fine di giugno il Vescovo di San Rafael ha accettato le dimissioni di Padre Alejandro Miquel Ciarrocchi da Rettore del Seminario Diocesano Santa María Madre de Dios. Il 27 luglio Taussig ha annunciato la nomina del nuovo Rettore, don Víctor Torres Jordán, e ha detto che entro la fine del 2020 il centro di formazione per sacerdoti sarà chiuso "seguendo precise istruzioni impartite dalla Santa Sede".

Ma Taussig, lungi dal rettificare l'ondata di proteste provocato dal suo stravagante autoritarismo o, almeno, attendere che la tempesta si plachi, ha appena inviato un monito canonico a tre sacerdoti della sua diocesi, minacciando loro la sospensione dal ministero attivo, e costringendoli a dare la comunione esclusivamente nella mano e a vietare ai fedeli di coprirla con un telo.

" Tutto ciò dimostra solo che è un uomo completamente sconvolto", dice il blogger argentino che scrive sotto lo pseudonimo di Wanderer. “Se la Santa Sede è stata così frettolosa nell'intervenire in altri casi, non si capisce perché non intervenga a San Rafael e sposti una persona non sana di mente e quindi incapace di ricoprire il suo incarico. per governare la diocesi”. - Fonte
_____________________________
1. La rinuncia  di mons, Aguer è stata presentata al compimento dei 75 anni dopo vent'anni a La Plata, e non ha certo compiuto gesti che meritino l’esilio, tranne il fatto che il 25 giugno 2016, in una lettera ai suoi presbiteri, dichiarava che l’Amoris Laetitia non può essere interpretata in rottura col Magistero dei papi precedenti: i divorziati risposati civilmente non possono essere ammessi alla Santa Comunione. Alla missiva il vescovo aveva allegato la famosa nota della Congregazione della Dottrina della Fede del 14 settembre 1994: “Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica circa la ricezione della comunione eucaristica da parte dei fedeli divorziati risposati”.
A differenza di altri è stato prontamente rimosso. Sette giorni dopo ha ricevuto la chiamata dell’incaricato d’affari della Nunziatura che gli trasmetteva gli ordini pontifici: Il Corpus Domini doveva essere la sua ultima liturgia pubblica; era nominato amministratore apostolico mons. Bochatey; doveva andarsene immediatamente dall’arcidiocesi, subito dopo la celebrazione, non poteva risiedere in essa come arcivescovo emerito, e non poteva nemmeno fare lo scambio delle consegne con il suo successore. Alla fine della messa, il vescovo greco-melchita ha preso il microfono e ha offerto a mons. Aguer la sua casa perché, letteralmente, egli non aveva dove andare (in realtà avrebbe voluto ritirarsi nell’ex seminario minore di La Plata).

13 commenti:

Anonimo ha detto...

"Taussig sosteneva che in quella parrocchia “hanno cominciato a dare la comunione nella mano ma con l'aggiunta di una 'innovazione' pastorale che consisterebbe nell'offrire a ogni fedele che viene a ricevere la comunione una tela bianca da mettere sulla mano che riceve l'ostia, fare la comunione e poi gettare quella tela in un cesto, eventualmente per essere lavata o bruciata (non conosco la sua destinazione), in modo da 'prendersi cura' delle particelle che potrebbero staccarsi dall'ostia ricevuta”"

Se le cose stanno davvero così come qui affermato è chiaro che la ragione sta dalla parte del vescovo in carica.
Un conto è proibire la comunione in bocca, altro conto è mettere giustamente il veto a novità assurde e controproducenti come quella lì descritta.

I seminaristi e i fedeli di quella diocesi farebbero meglio ad attenersi esclusivamente a ciò che prevede la Tradizione cattolica e a resistere unicamente per essa. Altrimenti le loro buone intenzioni eucaristiche risultano non sostenibili e quindi vanificate, come sembra proprio qui il caso.

Anonimo ha detto...

Per quanti ancora si stupiscono dell'accondiscendenza e del favore mostrato dalla Chiesa verso questo Governo, e per l'assenza della minima espressione di dissenso e di impegno in contrasto dello sciagurato provvedimento del ministro Speranza in merito all'utilizzo della pillola abortiva RU-486, vorrei dire che non c'è nulla di sorprendente. A questo proposito ricordo cosa ebbe a dire il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, tra l'altro appartenente al gruppo del Bilderberg, in occasione della partecipazione di Donald Trump alla Marcia per la Vita di Washington, lo scorso gennaio, primo Presidente degli Stati Uniti d'America nella storia a farlo: "Secondo me, questo lo dico in generale, e lo dico anche per Trump, un politico può e deve anche manifestare quelli che sono i suoi convincimenti su questi temi così importanti. Poi non imporrà il suo punto di vista, ma si atterra' a quelle che sono le dinamiche di ogni, diciamo, realtà democratica". Tradotto: sull'aborto ognuno ha la sua idea e la può dire, ma alla fine cosa si può e si deve fare lo decide la democrazia, e dunque le leggi emanate da un Governo "democratico", dunque ciò che ha fatto Speranza, secondo questa logica, non ha da essere contestato o contraddetto, ma accettato com'è. Complimenti... Belle personalità "cattoliche" ci ritroviamo ai vertici della Chiesa.

Epiphanio ha detto...

La storia del seminario tiene i suoi particolari, per certi versi molto eroici per l'epoca della sua fondazione.
I sacerdoti di San Rafael hanno formato bene i seminaristi e i fedeli e la prepotenza del vescovo dimostra la non conoscenza delle sue pecore, non solo lui, ma dell'episcopato argentino che già all'epoca di Bergoglio avevano l'intenzione di chiuderlo. Eppure il seminario è conservatore, non è il fiore della tradizione, tuttavia è il meglio in Argentina.
Dall'altra parte, il seminario religioso di San Rafael (IVE) si conformò pedisequamente al vescovo.
Se andate al sito argentino Wanderer-caminante troverete la storia e i particolari.
Su Mons. Aguer, meglio non considerarlo un eroe.

Anonimo ha detto...

Adesso sì che mi piace mons. Viganò, mi riconosco completamente nel suo pensiero:

“...il “contenitore-concilio” è stato usato per dare apparente autorevolezza ad un evento volutamente eversivo, esattamente come oggi, sotto i nostri occhi, il Vicario di Cristo è usato per dare apparente autorevolezza ad un’operazione deliberatamente eversiva. In entrambi i casi, il senso innato di rispetto verso la Chiesa di Cristo da parte dei fedeli e del Clero è stato utilizzato come infernale stratagemma – un cavallo di Troia introdotto nella Sacra Cittadella – in modo da dissuadere ogni forma di doveroso dissenso, ogni critica, ogni legittima denuncia.
Duole osservare che questa constatazione, lungi dal riabilitare il Vaticano II, conferma una crisi profonda dell’intera istituzione ecclesiastica, ad opera di rinnegati che hanno abusato della propria autorità contro l’Autorità stessa, del potere papale contro il Papato stesso, dell’autorevolezza dei Padri Conciliari contro la Chiesa. Un subdolo e vile tradimento operato dall’interno della Chiesa stessa, come aveva già predetto e condannato San Pio X nell’Enciclica Pascendi, indicando i modernisti come i nemici della Chiesa i più dannosi.
Dante pone i fraudolenti nel Nono Cerchio dell’Inferno, non dimentichiamolo.
Riceva, reverendo e caro Padre Thomas, la mia Benedizione.”

https://gloria.tv/post/jySiguvW7koc1GuCuyyun41mz

Anonimo ha detto...

Magari se la crisi nel mondo cattolico potesse riassumersi e limitarsi solo alla modalità con cui si riceve la comunione!

Valeria Fusetti ha detto...

Per Anonimo delle 13:11 La invito a leggere su Chiesa e Post Concilio di Sabato 16 maggio 2020 le "Riflessioni ad ampio raggio sugli effetti del Covid19",di Mons. Athanasius Schneider. Egli ad un certo punto afferma che: "Una soluzione estrema sarebbe quella di permettere ad ogni credente di possedere un piccolo pezzo di tela bianca, un corporale, che egli possa porre sulla sua mano destra mentre riceve la Comunione in ginocchio, prendendo l’ostia consacrata direttamente con la bocca, senza toccarla con le dita; in seguito egli può piegare questo piccolo pezzo di tela o corporale e purificarlo dopo la Messa nell’eventualità che contenga piccoli frammenti dell’ostia." Come vede non è "una novità assurda e controproducente",mentre dimostra che ogni tentativo di mediazione è stato fatto sia dai seminaristi che dal rettore del Seminario e dai fedeli.Tentativi non accolti dal Vescovo.La esorto a leggere tutta l'intervista di monsignore perché tratta di molti aspetti che si sono radicalizzati all'interno della Chiesa, con la scusa del Covid, e può essere di aiuto a non esprimere giudizi un poco a casaccio che, presumo, non sia nelle sue intenzioni. Buona lettura. 

Anonimo ha detto...

Si legga “A che punto siamo?” di Giorgio Agamben (Quodlibet), raccolta di tutti gli interventi del filosofo sulla nota pandemia, per conoscere: 1) lo stato del giornalismo (uno dei testi che compongono il libro è stato prima richiesto e poi rifiutato dal Corriere, siccome Dio acceca chi vuole perdere: oggi a cosa serve un giornale se non ad alimentare il dibattito culturale?); 2) lo stato dello Stato (“I politologi americani lo chiamano Security State, cioè uno stato in cui per ragioni di sicurezza si può imporre qualsiasi limite alle libertà individuali”); 3) lo stato della Chiesa (“Facendosi ancella della scienza, che è ormai divenuta la vera religione del nostro tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi princìpi più essenziali. Ha dimenticato che i martiri insegnano che si deve essere disposti a sacrificare la vita piuttosto che la fede”). Nel libro anche il capitalismo appare in cattivo stato, e l’università in cattivissimo. Si legga Agamben, non per nulla uno dei pochissimi filosofi italiani viventi letti all’estero, ma solo se non si hanno tendenze suicidarie.

Anonimo ha detto...

@ Valeria Fusetti

Ne ero al corrente: già allora avevo criticato a ragion veduta e senza mezzi termini mons. Schneider a questo proposito. Ora non ho tempo per spiegare, ma la invito solo a riflettere sulle sorti dei frammenti eucaristici se un siffatto uso si diffondesse, tenendo presente la tendenza alla dimenticanza e alla distrazione del genere umano.
Secondo la tradizione solo il sacerdote può toccare il Corpo di Cristo e i suoi contenitori.

Valeria Fusetti ha detto...

Anonimo delle 05:45 Per cui la sua risposta di oggi contraddice quella di ieri, che dava ragione al Vescovo che ha imposto la comunione sulla mano. Dovrebbe decidersi, o la Santa Eucarestia la possono toccare solo i consacrati, oppure no.Nel primo caso, checchè lei ne dica, il Vescovo ha fatto un abuso, visto che l'eucarestia in mano avrebbe dovuto essere una concessione, non la norma. E tanto meno imposta, come lei ben saprà. Buona giornata.

Maurizio ha detto...

A proposito di Comunione sulla mano ...
A Gorgonzola, come sappiamo, alcuni giorni fa un parroco ha detto che chi si rifiuta di ricevere la Comunione sulla mano è eretico.
Circa un mese fa, Mons. Schneider ha proposto una Crociata di riparazione al Cuore Eucaristico di Gesù, con preghiere in atto di adorazione davanti al SS. Sacramento, da lui composte. Una di queste preghiere, così recita: " ... (ci prostriamo in espiazione) delle offese (recate al cuore Eucaristico), specialmente attraverso la pratica della Comunione nella mano". E un'altra preghiera, più sotto, recita: "Più vieni ricevuto nella mano e in piedi, in un modo privo di un segno esteriore di umiltà e di adorazione, più vogliamo riceverti in ginocchio e sulla lingua".
Due posizioni diametralmente opposte, che non lasciano dubbi su quale delle due dobbiamo abbracciare.
Ma, a parte ciò, per la cronaca: i due fanno parte della stessa Chiesa Cattolica!!!

Anonimo ha detto...

@ Valeria Fusetti

le avevo scritto che non avevo tempo di spiegarmi completamente, ma confidavo sul fatto che certi concetti fossero chiari per tutti, specialmente su questo blog, in particolare che la comunione sulla mano è una cosa da aborrire e da escludere. Ma mi sbagliavo, tant'è che ora constato che lei sembra considerarla, se non una norma, una concessione accettabile. Per quanto mi riguarda, il vescovo in questione è ovvio e straovvio che debba essere deprecato per l'imposizione di questo abuso codificato.
Dato per scontato ciò, il mio intervento verteva specificatamente sulla descritta pretesa delle persone di quella diocesi di voler ricevere la S.Comunione con quella novità del telo di lino già suggerita da mons. Schneider.
Ribadisco che l'unico modo di ricevere la S.Comunione è in bocca e in ginocchio, quindi ogni altro espediente non è accettabile.
Sì, San Tarcisio, che non era un chierico, morì come martire mentre stava trasportando le S.Comunione per degli ammalati gravi (e non vi era altra possibilità, e per altri casi, similmente) ma questa è un'eccezione che conferma la regola.

Non c'è abbastanza confusione nella Chiesa per volerne introdurre una nuova dalle conseguenze insondabili per le sorti dei frammenti eucaristici stessi di cui, con quella pratica, ci si vorrebbe fare scrupolo?
Da questo punto di vista, il vescovo, chiaramente criticabile per l'imposizione della Comunione sulla mano, è giustificabile e lodevole nel momento in cui ha provveduto a bloccare la pretesa di questa novità.

Si vuole lottare per il rispetto alla S.Eucarestia? lo si faccia nel rispetto alla vera Tradizione della Chiesa, senza pruriti di creatività tipicamente conciliari.

Sono stato chiaro?
(detto tra parentesi, da lei non mi sarei aspettato neppure quel suo tono qui sopra velatamente inca--ato).

by Tripudio ha detto...

Il vero dramma è di chi non ha alle spalle una lunga e solida nomea di "tradizionalista". Ma come, ogni tanto la Comunione la davi "sulla mano" anche tu, no? E allora perché ora ti ribelli al vescovo? Zac! Parte l'ammonizione canonica (che non era mai partita per preti eretici, ribelli, scandalosi, apostati). Ammonizione che sarà una rogna lunghissima per quei poveracci, lo sarà anche quando lo scalmanato Taussig dovesse venir sostituito con un vescovo decente, perché nelle curie "carta canta" e ci vuole molta più carta per metterla a tacere.

La mia impressione è che siamo ormai giunti al tempo in cui contro questi loschi figuri mitriati (che sono forti contro i deboli e deboli contro i forti, proprio come il potere laico) bisogna fare opposizione netta, muro contro muro, perché ai vaticansecondisti come Taussig non importa più niente di essere facilmente riconosciuti come al servizio del Principe di questo mondo.

Temo che quei tre sacerdoti (e i seminaristi che vedono azzerarsi la carriera) tenteranno qualche misero compromesso, proprio in virtù del terrore di sentirsi dire: "proprio ora all'improvviso diventi tutto tradizionalista? proprio tu che eri stato pastoralmente piuttosto elastico fino a sei mesi fa?"

Per questo dico che siamo non solo di fronte alla necessità concreta di fare muro contro muro, ma anche di alzare la posta e di cominciare a chiamare le cose col loro nome.

Anonimo ha detto...

Non solo il giovane san Tarcisio martire.
I primi cristiani non erano liberi ma perseguitati e uccisi, e dalle catacombe dovevano improvvisare per distribuire il Pane eucaristico che il sacerdote aveva consacrato. Lo distribuivano i laici. Spesso il padre di famiglia lo portava a casa (col dovuto rispetto) e lo distribuiva ai familiari, servi compresi.
Quella che noi soliamo definire come tradizione non risale all'epoca apostolica ma a quella costantiniana.
Perché fu con la ritrovata libertà che che la Chiesa potè organizzarsi così come la conosciamo.