1. La Liturgia è il culto di per sé pubblico, reso a Dio ufficialmente, ossia in nome della Chiesa, per la Chiesa con la Chiesa (Sacr. Concilium 4-92).
Il «culto» è il riconoscimento della dignità, del valore, della superiorità di Dio con tutti gli atti che tale riconoscimento esprimono o che vi sono connessi.
Non può esservi culto, dunque, se non c’è conoscenza.
La Liturgia suppone in modo essenziale la conoscenza della Rivelazione divina, in parole povere, della Catechesi. Anche per un motivo, che abbiamo già fortemente inculcato in una nostra precedente lettera sull’argomento. La Liturgia non implica solamente un moto dell’uomo verso Dio, al Quale porge adorazione, etc., ma diversamente da tutti i culti non cristiani comporta essenzialmente una discesa di doni divini verso dell’uomo, grazia abituale ed attuale, doni dello Spirito Santo. Mentre nel moto verso Dio ci possono essere rarefazioni gravi per i difetti umani, nella discesa delle cose Divine questa rarefazione ha ben diversa sorte.
Questa osservazione serve a mettere bene in guardia coloro che credono di poter separare la Liturgia dal Catechismo, o, se meglio piace, dalla Teologia.
La sostanza, il contenuto vero dei Sacri Riti, è rivelato solo da una conoscenza adeguata ed i simboli non vivono e non esprimono efficacemente se non sono innervati da cultura religiosa.
2. E, ad onta di quanto pare, questo non è ancora il punto degno della maggiore attenzione.
L’atto di culto all’Eterno non vive pienamente se non è illuminato a dovere dalla luce e dalla coscienza della Maestà Divina. Se la Liturgia non è connotata sempre e profondamente da quella coscienza, per la parte in cui vi entrano gli uomini, decade.
Mentre parrebbe che sia proprio quella coscienza a scomparire oggi.
È evidente che molti oggi non si sentono più davanti alla Maestà di Dio. Del Creatore ne hanno fatto una sorta di compare col quale si può scherzare e si può usare lo stile della bettola. Il primo che ha osato sbandierare il «trionfalismo» a proposito di culto dovuto a Dio evidentemente non aveva una idea della Maestà di Dio.
È bene risentire qualcosa dell’Antico Testamento.
Ecco la preparazione al Decalogo sul Sinai: «Una densa nube copriva il monte e si udì un suono di tromba fortissimo e tutto il popolo che era nell’accampamento tremava… Il monte Sinai fumava tutto, perché il Signore vi era sceso in mezzo al fuoco e quel fumo saliva come quello di una fornace e tutto il monte fortemente tremava. Il suon della Tromba si faceva sempre più forte…» (Esodo 19, 16 segg.). L’effetto di tale manifestazione fu tale che «tutto il popolo avvertiva i tuoni e i lampi e il suon della tromba e mirava il monte fumare e a tal vista tremava, ne ardiva accostarsi. E disse a Mosè: parla tu e noi ti ascolteremo; ma non ci parli Iddio, perché non si debba morire» (Esodo, 20, 18 segg.). Si trattava solo di una manifestazione! La Legge morale mosaica è confermata nel Nuovo Testamento (Matteo V, 17 segg.); la legge rituale no (Atti 15, 28 segg. etc.), ma Dio resta; il rapporto di creatura con Lui, anche se siamo elevati all’ordine soprannaturale, non è affatto eliminato; le cose che ci mettono di fronte a Lui ed a Lui solo vita, morte, dolore, giudizio, Inferno, Paradiso, restano e sono terribilmente serie!
La legge dell’«amore»! Certo ma la Legge dell’amore farà sì che l’adorazione al Padre sia condotta e vivificata da un motivo ben più alto di quello del timore; non sposta affatto i termini della legge divina.
Proprio nella Divina Liturgia ancor oggi — e così sarà sempre — cantiamo nel salmo 8: «Allorquando i tuoi cieli io contemplo, che sono opera delle tue mani, la luna e le stelle che vi ponesti, che è mai l’uomo perché te ne ricordi?» (vv 4-5).
Nel salmo 47: «Popoli tutti, battete le mani, levate a Dio clamori di gioia. Poiché Dio è l’Eccelso, il Tremendo, il Re sommo su tutta la terra… Ché di tutta la terra è Re Iddio inneggiate con arte, inneggiate. Poiché regna Iddio su le genti e si asside sul santo Suo trono» (1 segg.).
Nel salmo 62: «Solo in Dio avrai la pace, o anima mia, da lui la mia salvezza... Non son che un soffio i figli dell’uomo, menzogna, i mortali. Posti sulla bilancia tutti insieme, va su come un soffio. Non confidate in violenze e rapine, non ve ne invanite» (1 - 21).
Il salmo 76 è un peana di gloria trionfale, che termina così: «Fate voti al Signore Dio vostro, rechino doni al Tremendo tutti all’intorno. A Lui che toglie ai grandi il respiro, che terribile è ai re della terra» (12). L’inno del solenne plenilunio si apre così: «Acclamate a Dio, potenza nostra, fate plauso al Dio di Giacobbe» (LXXXI, 1).
Il cantico della creazione nel salmo 103 si snoda in una sublime visione di potenza e di adorazione: tutte le cose create vi partecipano con un impressionante lirismo. Il salmo 109 e tutto un inno alla Maestà e Bontà di Dio.
Ed ecco l’ultimo Salmo, il 150°: «Lodate Iddio nel Tempio Suo santo, lodateLo nel suo firmamento. LodateLo nei Suoi portenti, lodatene la Eccelsa Maestà». Non c’è davvero posto per quelli che depravano il culto del Signore in nome di un temuto trionfalismo!
A questo punto sarebbe opportuno (e lo consigliamo vivamente a chi ci legge) risentirsi il mirabile discorso col quale Dio nel libro di Giobbe risponde alle querele ed alle piccinerie umane (C. 39-41). Le movenze di questo sublime parlare sembra mozzino al piccolo uomo il respiro. Parliamo continuamente della Parola di Dio, ma la verità è che non la si intende neppure. Se si avesse la umiltà necessaria per aprirle le porte della intelligenza, molti si diporterebbero ben diversamente.
La questione la si enuclea così.
La Incarnazione, che ci ha avvicinato Dio, il Sacrificio del Figlio di Dio che ci ha sostituiti nella riparazione prendendo il posto nostro, la sublime dottrina di famigliarità con Dio, quale in tale quadro ci ha insegnato l’Evangelo, la legge della carità, la appartenenza conseguente al Corpo Mistico, non autorizzano nessun uomo a distruggere il rispetto che si deve a Dio. L’amore non esclude il rispetto, il rispetto è sostanza dell’amore. In Dio perfettissimo, amore, giustizia, maestà e tutte le perfezioni si identificano, proprio perché assolutamente complete; il fatto che la nostra piccola intelligenza deve capire per gradi e pertanto fare delle distinzioni non autorizza a far scelte come questa: amore sì, maestà, no! In verità quando si oblitera la Maestà, che resta dell’amore? Lo vediamo anche troppo e non possiamo che piangerne!
Noi siamo convinti che occorre rimettersi in ginocchia, adorando la Maestà di Dio e che qui sia il punto, come già abbiamo espresso, di tutta la questione.
3. Altro elemento dottrinale che va considerato è il legame che la Chiesa ha colla liturgia. Ecco i termini del legame.
- Il Sacrificio della Santa Messa, culmine di tutto, Cristo lo ha messo nelle mani del Sacerdozio. Non d’altri. E tale è sempre stato, almeno fino al momento in cui il Protestantesimo, dissolvendo per quel che dipendeva da esso la Chiesa, poteva dissolvere anche il Sacrificio ossia la Messa.
- I Sacramenti sono stati da Cristo messi nelle mani della Chiesa, anche se per il valido conferimento in taluno non è necessario il sacerdozio. In questo caso il Sacramento conferito da un laico, deve sempre essere conferito secondo il diritto stabilito dalla Chiesa (Matteo, 16 - 18).
- La preghiera canonica è accolta da Cristo solo quando è fatta nel Suo nome e fuori della Chiesa nulla è fatto nel suo nome, con proprietà.
Il tentativo qualunque di scindere azioni liturgiche dalla disciplina e dalla giurisdizione della Chiesa o per darle in pasto alla «creatività» o alla equivalente «anarchia» è certamente un tentativo contro il Vangelo.
Il culto entra nell’Ordine religioso, che, come l’ordine cosmico, è gerarchico. In esso, come nell’ordine cosmico, la Legge scende dall’alto, non sale mai dal basso. Si adora, non si presume e non si pretende.
La conclusione semplice chiara, inoppugnabile è: nel fare la Divina Liturgia si obbedisce, non si inventa. E poiché da molto tempo il diritto liturgico, almeno nella Chiesa latina è riservato alla Santa Sede, mentre ad altri sono lasciate solo scelte ben definite, molto poche e dai precisi contorni, in fatto di Liturgia si obbedisce al Papa (Cfr. Sac. Concil. n. 40).
(card. Giuseppe Siri, La divina Liturgia oggi. Lettera Pastorale al Clero, 1977)
11 commenti:
9 ottobre 1958: muore Papa Pio XII, Sovrano Pontefice. Inizia la grande notte.
La liturgia, più di ogni altra espressione dell'agire umano, è rivelatrice della consapevolezza o meno del peccato originale.
O questa realtà è saputa, presente e conscia o non ce n'è dogma.
L'uomo, raggiunto dalla rivelazione divina, si rapporta a Dio.
O gli si rivolge da creatura al cospetto del suo Creatore/Redentore, oppure no.
O l'uomo sta al suo posto davanti a Dio, oppure finisce con il celebrare l'uomo, con la scusa di Dio.
Se c'è da individuare il punto in cui il modernismo ecclesiale ha fatto confusione assorbendo la mentalità mondana, questo è la dottrina del peccato originale.
Oggi l'uomo sta davanti a Dio, liturgicamente, senza alcuna umiltà.
Più che umiliarsi di fronte a Dio, umilia Dio esaltando l'uomo!
Non a caso il peccato, in generale, fa meno problema. L'uomo è scusato nella sua fragilità. Siamo un popolo di fragili, che va aiutato...
La cura ce la diamo da soli: una bella puntura, garantita dalle istituzioni umane, dal mondo, contro il male generato da una natura ferita. Noi feriti, lanatura ferita, tutti insieme guariremo. Dio ne è il garante, mentre siamo assemblea liturgica presieduta. Che faccia almeno il garante, con la Sua Parola che ci dice di fare proprio così. Non abbiamo bisogno di altro, anche perchè Lui non fa altro.
Dobbiamo farlo noi, che siamo così bravi, anche se fragili e feriti.
Il peccato è più che altro un concetto di rigidi incapaci di leggere misericordia, non giudichiamo nessuno (tranne i rigidi) e mettiamo insieme tutto, luce e tenebre, bene e male, che tutto vien da "dio"...
Questo è esattamente il peccato originale. Non sappuamo più chi siamo e come siamo e come ci siamo ridotti così e che cosa sia l'incarnazione del Verbo, la Sua croce, la Sua resurrezione (che non c'è se prima non c'è la croce) e che cosa sia il battesimo, il sacramento. Perciò non sappiamo che cosa sia l'Eucaristia e dunque la liturgia. In pratica non è più ben chiaro né l'ordine sacro né il matrimonio. Va bene tutto.
Per i fragili c'è il vaccino. La liturgia secondo il mondo è questo.
Un vaccino per aiutare i fragili. Inefficace, specialmente quando farà più buio e freddo. Perché la Luce è solo in Dio. Andrebbe adorato Lui.
A chi e come posso rivolgermi per trovare un direttore spirituale? Io sono una persona molto isolata e non so davvero come fare .
Non aveva ancora avuto tempo di capire che colui al quale si sarebbe dovuto obbedire fosse il primo traditore?!
Cosa vuol dire che in fatto di liturgia si obbedisce al Papa, forse che è padrone della liturgia e può tutto?
Questo concetto, secondo me erroneo di obbedienza, ha frenato Siri e altri buoni Pastori, con i risultati che vediamo.
Antonio
Splendido scritto, degno di un grande Vescovo. Da meditare,oltre che da leggere. Leggendo la data in cui questa Lettera Pastorale al Clero, il 1977, ci si deve chiedere : se in fatto di Liturgia si obbedisce al Papa,a quale Papa ? A quello che ha dato retta a Bugnini, e ha lasciato mano libera a costui ed ai suoi amici protestanti ed ebrei ? E a chi mi risponde che SI, perché il papa è il papa è il papa è il papa...come le famose rose risponderei: Ma la parte precedente all' ultima frase ci dice che Dio è Dio è Dio è Dio è Dio...ed i Suoi amici sono tali per la loro obbedienza. Qui c'è un problema logico, oltre che teologico.
Pio XII: l'ultima epoca d'oro?
Spesso sul Preconcilio e il pontificato di Pio XII si rischia di fare un errore madornale: prima di lui tutto bene, tutto liturgicamente a posto e Papamobile a retrorazzi perfino. Dopo, bande di teppisti scorrazzano su un Vaticano in fiamme Post-Apocalittico.
Ora se è vero che il venerabile Pio XII fu l'ultimo Papa ad agire in determinati modi, va anche detto che alcune crepe emersero sotto il suo Pontificato.
La persona di Pio XII non si discute ed è reato farlo: Papa di Fatima, Pio XII assistette al miracolo del Sole delle apparizioni mariane replicato per lui in forma privata, si prodigò per consolare i romani colpiti dai bombardamenti, pochi giorni dalla morte gli apparve Cristo stesso, era letteralmente povero in canna (povero lui, non la liturgia) e quando morì la sua anima fu vista salire al Cielo. Discuterne la santità è reato.
Ciò che va detto è che già sotto il suo pontificato si videro le crepe che poi avrebbero minato pesantemente la struttura pochi anni dopo; il cardinale massone Bugnini, da lui messo ad occuparsi della liturgia, riformò parte della stessa sulla scia di quegli esperimenti liturgici che, da qualche decennio, venivano fatti all'oscuro da Roma e presentati a fatti compiuti.
Conscio di queste deviazioni, Pio XII anatemizzò sia l'archeologismo liturgico (la tendenza di riportare in auge una presunta liturgia paleocristiana simil ecumenica) sia la Nouvelle Theologie, figlia primogenita del Modernismo.
Le sue condanne, e qui subentra la gravità del tutto, caddero nel vuoto e vennero praticamente considerate come carta straccia; l'archeologismo, con manovre che vennero denunciate da eminenti cardinali e teologi, avrebbe costituto la base dei lavori circa il Novus Ordo mentre la Nouvelle sarebbe entrata di lì a poco nel concilio stesso, essendo che una moltitudine di vescovi, con buona pace della Vera obbedienza al Papa, l'avevano sposata attivamente o passivamente.
In sintesi, non fu comunque un'epoca in cui tutto andava bene il Pontificato di Pio XII.
Ma certamente, e questo va detto, non si associò ai demolitori come qualcuno dopo di lui fece. E non fatemi fare i soliti nomi.
"Il primo che ha osato sbandierare il «trionfalismo» a proposito di culto dovuto a Dio evidentemente non aveva una idea della Maestà di Dio" (card. Giuseppe Siri, La divina Liturgia oggi. Lettera Pastorale al Clero, 1977).
Sulle apparizioni di Cristo a Pio XII e sulla sua anima vista andare in cielo...Sono probabilmente leggende. IN ogni caso testimonianze da accogliere con molta prudenza.
Più credibile la visione del sole che si altera, simile a quella avutasi a Fatima.
Dal commento non si capisce bene quale sia la critica che vien fatta a Pio XII.
Che il modernismo stesse riprendendo lena, il Papa lo sapeva perfettamente. Proprio per questo emanò la Humani generis, che Amerio ha definito "il Terzo Sillabo", se non erro. E tutta una schiera di teologi novatori fu silenziata, le opere condannate etc., anche senza infierire.
Critiche casomai si possono fare in un altro campo: aver accentrato troppe cariche e non avervi messo persone di taglio conservatore. Essersi affidato troppo ad elementi tedeschi, come il gesuita Bea, suo confessore, data la sua stima per le qualità dei tedeschi sin da quando era stato nunzio in Germania.
Dire, come fa qualcuno che con Pio XII sia iniziata la dissoluzione della liturgia, è cosa priva di senso.
Forse fu troppo fedele alla tradizione e troppo poco spregiudicato. Mi spiego: mantenne il numero dei cardinali a 72, numero del primo gruppo nutrito di Apostoli inviato in missione dal Signore, numero tradizionale. In tal modo, non fece mai cardinale mons. Marcel Lefebvre. Se ci fosse stato al Concilio come cardinale, l'opposizione ai Novatori sarebbe di sicuro stata molto più dura. Giovanni XXIII non aveva scrupoli nell'innovare: si diede subito ad aumentare il numero dei cardinali, mettendo in maggioranza novatori, a cominciare da Bea, personaggio di levatura modesta, fatto cardinale proprio in funzione del Concilio, ove svolse il ruolo eversivo di oppositore del cardinale Ottaviani e degli schemi della Commissione teologica, perché troppo "conservatore" il cardinale e troppo poco "ecumenici" gli schemi, ed eminenza grigia del Concilio stesso, in quanto elemento decisivo nell'indirizzarlo nel senso voluto dai Novatori.
Don Luca Paitoni
https://www.youtube.com/watch?v=orGpMHTtTf0
S. ROSARIO MEDITATO - 9 OTTOBRE
Il giudizio universale
Da quel che ho letto il card.Siri al CV2 brillò per la sua... assenza.Comunque tutti,eccetto quelli che volevano cambiare (in peggio)la Chiesa, furono frenati dal rispetto che avevano per il Papa. Pensavano ,sbagliando,il Papa non permetterà che ....mentre il papa (minuscolo)permetteva,permetteva ,eccome se permetteva.
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