Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 4 ottobre 2022

4 Ottobre San Francesco D'Assisi Confessore

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 4 Ottobre San Francesco D'Assisi Confessore
Intróitus
Gal. 6, 14 - Mihi autem absit gloriári, nisi in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: per quem mihi mundus crucifíxus est, et ego mundo.
Ps. 141, 2 - Voce mea ad Dóminum clamávi: voce mea ad Dóminum deprecátus sum. Glória Patri…
Gal. 6, 14 - Mihi autem absit gloriári

Orátio
Deus, qui Ecclésiam tuam, beáti Francisci méritis foetu novæ prolis amplíficas:tríbue nobis; ex ejus imitatióne,terréna despícere et coeléstium donórum semper participatióne gaudére. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.  M. - Amen.
Introito
Gal. 6, 14 - Quanto a me, ch’io mi guardi dal gloriarmi se non della croce di nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo è per me crocifisso ed io per il mondo. Sal. 141, 2 - Ad alta voce ho gridato al Signore: ad alta voce l’ho supplicato. Gloria al Padre… Gal. 6, 14 - Quanto a me, ch’io mi guardi dal gloriarmi …

Colletta
O Dio, che mercé il beato Francesco arricchisci la tua Chiesa di nuova famiglia religiosa, concedici di sprezzare, a sua imitazione, i beni terreni, e godere per sempre della partecipazione dei doni celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. - Amen.

La conformazione a Cristo.
Nella lettera ai Romani l'Apostolo san Paolo ci dà la regola di ogni santità con le parole: "Quos praescivit et praedestinavit conformes fieri imagines Filii sui..." (Rom 8,29). Conformarci al divino modello, che si chiama Gesù.. È la conformità al Figlio di Dio, acquistata con la virtù, che fa i santi.
Celebriamo oggi un Santo, che fu copia ammirabile di Cristo Gesù, che il Sommo Pontefice Leone XIII chiama il più bello dei santi, che Papa Pio XI ci presenta come il santo che pare aver meglio compreso il Vangelo e conformata la vita al divino modello.
San Francesco infatti è un altro Cristo. Ha cercato Cristo, lo ha seguito, lo ha amato, lo ha dato agli altri, Cristo Gesù è tutta la sua vita. Non ci fermiamo sulle tradizioni graziose che vogliono che Francesco sia nato in una stalla, come Gesù, e su un poco di paglia; noi lo vediamo, giovane, arrestarsi improvvisamente in mezzo ai suoi sogni di piaceri e di feste, mentre pensa ad imprese cavalleresche, perché il Cristo di S. Damiano gli parla: "Francesco, che cosa vale di più? Servire il padrone o il servitore?". Francesco è affascinato da queste parole, comincia una vita nuova, apre il Vangelo e vi cerca Cristo cui consacrarsi interamente.

Amore del Vangelo.
Egli fa del Vangelo il suo nutrimento e, trovandovi una celeste soavità, esclama: "Ecco quello che da molto tempo cercavo!". Il Vangelo è suo sostegno, sua consolazione, rimedio a tutte le sofferenze, nelle prove non vuole altro conforto e un giorno dirà ai suoi frati: "Sono saturo di Vangelo, sono pieno di Vangelo". Il Vangelo diventa sua vita e quando vuole dare ai suoi frati una regola, scrive nelle prime pagine: "La regola e la vita dei Frati Minori è questa: osservare il santo Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo".

Povertà.
Ma il Vangelo è la storia dell'abbassamento del Figlio di Dio fino a noi e del suo amore per le nostre anime, è il Cristo povero, umile, piccolo, compassionevole e misericordioso, il Cristo Apostolo, il Cristo che ci ama e muore per noi. San Francesco, che lo ha scelto come regola di vita, lo vive alla lettera. Sull’esempio di Gesù, egli abbraccia la povertà e, davanti al Vescovo di Assisi si spoglia delle sue vesti, le restituisce al padre dicendo: "Adesso potrò veramente dire: Padre nostro, che sei nei cieli". E comincia la sua vita di povertà, povertà gioiosa e tutta piena di sole, non la povertà gelosa e afflitta, che troppo spesso vediamo nel mondo, povertà volontaria e amata. Va a tendere la sua mano delicata per le vie di Assisi ed è respinto come se fosse un pazzo, ma resta l'amante della povertà e, al momento della morte, è sua consolazione suprema essere stato fedele a "Madonna Povertà".

Umiltà.
Il Vangelo è Gesù Cristo umile e piccolo: parvus Dominus, il Grande piccolo Gesù, come lo chiama san Francesco. Egli medita questo insegnamento e si fa "l’umile Francesco", come lo chiamo l'autore dell'Imitazione. Si considera l'ultimo degli uomini, il più vile peccatore, e soffrire, essere disprezzato è per lui gioia perfetta e dà ai suoi figli il nome di Minori, cioè piccoli.

Misericordia.
Il Vangelo è Gesù Cristo compassionevole e misericordioso e, sul suo esempio, il cuore di Francesco è tutto pieno di misericordia. San Bonaventura, scrivendo la sua vita, ci dice: "La benignità, la bontà del nostro Salvatore Gesù Cristo è apparsa nel suo servo Francesco". Egli stesso, all'inizio del suo testamento, scrive: "Il Signore mi fece la grazia di cominciare a fare penitenza, perché quando ero nel peccato mi sembrava troppo amaro vedere dei lebbrosi, ma fui verso di loro misericordioso e quello che mi pareva amaro diventò per me dolcezza dell'anima e del corpo".
Francesco era misericordioso verso tutti i miseri e alla Tribuna del Parlamento italiano gli fu resa questa testimonianza: "Se san Francesco di Assisi non ha fondato istituzioni di carità, ha versato nel mondo tale una corrente di carità, che dopo sette secoli, nessuna opera di carità è stata fondata senza che egli ne sia stato ispiratore".

Apostolato.
Il Vangelo è Gesù Cristo apostolo. Egli è venuto perché gli uomini sentissero la parola di vita e con quale amore lascia cadere dal suo labbro le sue intenzioni divine! E Francesco, sulle orme di Cristo, si fa apostolo, traccia nell'aria il segno della Croce e manda i suoi discepoli ai quattro angoli del mondo. Egli ha capito bene le parole di Gesù: "Andate e insegnate a tutte le nazioni". Primo fra tutti i fondatori di Ordini moderni, manda i suoi figli nelle regioni infedeli e quando, dopo qualche mese, viene a sapere che cinque di essi hanno colto, nel Marocco, la palma del martirio, esclama con gioia: "Finalmente ho dei Vescovi!" I suoi vescovi erano i martiri. Dopo aver fondata l'opera sua, non sogna per sé che di offrire a Gesù la testimonianza del sangue e tre volte passa i mari, va a predicare Cristo fino alla presenza del Sultano infedele, ma Dio gli riserva un altro martirio per il giorno in cui gli manderà un Angelo a incidergli nelle sue carni le piaghe del divino Crocifisso.

Il dono di sé.
Il Vangelo è Gesù, che si dona e si immola e, come Gesù, Francesco si dona a sua volta. "Questo povero, piccolo uomo, dice san Bonaventura, non aveva che due cosa da offrire: il suo corpo e la sua anima". Dona a Dio il suo corpo con la penitenza e sappiamo come egli trattasse il suo corpo. Aveva diviso l'anno in nove quaresime successive, si contentava di pane secco e si rifiutava anche l'acqua necessaria alla sua sete, per non cedere alla sua sensualità. Era suo letto la terra nuda, suo cuscino un tronco di quercia e, tormentato spesso da malattie, ringraziava il Signore perché non lo risparmiava. Chiedeva a Dio di soffrire cento volte di più, se era sua volontà. Dava poi a Dio la sua anima con la preghiera e con lo zelo.
Ma san Francesco non è soltanto discepolo fedele di Cristo, perché copia la vita e le virtù del Maestro, ma è soprattutto il Santo dell'amore serafico. Egli è entrato nel Cuore di Gesù, ha compreso il Cuore di Gesù e gli rende amore per amore.

Amore dell’Eucaristia.
Con l'amore del Vangelo, un altro amore consuma il cuore di Francesco: l'amore dell'Eucaristia! Il mistero eucaristico era fatto apposta per  attirare la sua anima serafica! Un Dio disceso dal cielo per salvarci, fattosi carne in forma umana e morto sul Calvario come un delinquente, si abbassa ancora fino a prendere la forma di una piccola ostia, per unirsi a noi e farsi nostro cibo; un Dio, che, dopo la follia della Croce, giunge alla follia dell'Eucaristia e sta imprigionato nel tabernacolo, per attenderci e per riceverci, è un mistero ineffabile, che desta l'ammirazione delle anime amanti. Francesco, il grande amante del Vangelo, in cui trovava la parola vivente ed eterna di Gesù, il grande amante della Croce, in cui vede l'amore sacrificato, ama pure l'ostia dove è l'amore vivente, l'amore che si dona, l'amore che attira e trasforma le anime generose e pure! Per l'ostia egli corre a riparare i tabernacoli, per l'ostia va per le campagne a ripulire e ornare le chiese povere e abbandonate, per l'ostia dimentica la povertà e manda i frati a disporre sugli altari vasi d'oro e d'argento, per l'ostia si prostra lungo la via, quando vede spuntare la guglia di un campanile e passa ore davanti al tabernacolo, tremante per il freddo, in adorazione e in amore. Fa celebrare la Messa tutti i giorni e con fervore si comunica tutti i giorni.
In un'epoca in cui spesso il sacerdozio è avvilito, ricorda ai sacerdoti la loro grandezza. "Il vedo in essi il Figlio di Dio" e si mette in ginocchio davanti al sacerdote, e gli bacia le mani. Egli, il piccolo diacono, che si giudica indegno di salire l'altare, scrive a cardinali, a vescovi, a principi: "Vi prego, miei signori, baciando le vostre mani, fate in modo che il Corpo di Gesù sia trattato degnamente e da tutti debitamente rispettato". E Francesco prepara all'ostia anime adoratrici, circonda di anime vergini il tabernacolo con le Clarisse e ciborio, giglio, corona di spine diventano le armi di S. Damiano.
Vangelo, Croce, Eucaristia sono i grandi amori, che formano l'anima di Francesco, il segreto della sua azione nella Chiesa. Dopo aver cercato Gesù, dopo aver vissuto di Lui, dopo averlo amato, Francesco poteva attendere la morte, senza averne paura,. La grande Teresa d'Avila, mentre stava per morire esclamava: "È tempo di vederci, Gesù mio!". Francesco, nelle stese circostanze, si mette a cantare: "Voce mea ad Dominum clamavi, ad Dominum deprecatus sum. Chiamo il Signore con tutta la mia voce e prego il mio Signore". "Me exspectant iusti... I giusti mi attendono, essi vogliono essere testimoni della ricompensa che Dio mi darà" (Sal 140,1).
Quale incontro sarà quello dell'anima di Francesco con il Signore! Ricordiamo il quadro del Murillo, che ci presenta Cristo mentre stacca un braccio dalla croce e attira a sé l'umile Francesco, per stringerlo al cuore. È questa la morte di Francesco. Con uno slancio sublime l'anima sua si getta tra le braccia di Dio e va a godere l'amore, che non ha fine.

VITA. - Francesco nacque ad Assisi nel 1182 e fin dalla giovinezza si mostrò caritatevole verso i poveri. Una malattia fu l'inizio di una vita di perfezione e risolvette di dare tutto quanto possedeva. Suo padre pretese la rinuncia all'eredità e Francesco rinunciò volentieri, spogliandosi tosto anche degli abiti che indossava. Fondò con alcuni compagni l'Ordine dei Frati Minori, che ebbe l'approvazione di Papa Innocenzo III. Francesco mandò i suoi religiosi a predicare dappertutto ed egli stesso, desideroso del martirio, partì per la Siria, ma avendo raccolto soltanto onori, tornò in Italia dove fondò presso la Chiesa di S. Damiano un Ordine di vergini, sotto la direzione di santa Chiara, e il Terz'Ordine, per dare anche alle persone viventi nel mondo un mezzo efficace di santificazione nella pratica delle virtù religiose. Nel 1224, mentre pregava sul monte Alvernia, gli apparve un serafino, che impresse nel suo corpo le piaghe di Crocifisso, in segno dell'amore che il santo nutriva per il Signore. Due anni dopo Francesco, molto ammalato, si fece portare alla chiesa di S. Maria degli Angeli e vi morì dopo aver esortato i suoi frati Minore ad amare la povertà, la pazienza e a difendere la fede della Chiesa Romana. Gregorio IX, che lo aveva conosciuto profondamente, lo iscrisse poco appresso nel catalogo del Santi.

Preghiera di san Francesco.
"Grande e magnifico Dio, mio Signore Gesù Cristo! Io ti supplico di darmi luce, di rischiarare le tenebre dell'anima mia. Dammi fede retta, speranza sicura, carità perfetta. Concedimi, o Signore, di conoscerti bene, per poter in tutte le cose agire nella tua luce secondo la tua volontà".

La Chiesa in rovina.
Così tu pregavi spesso e a lungo davanti al Crocifisso della vecchia chiesa di S. Damiano. E un giorno dal Crocifisso scese una voce che solo il tuo cuore poteva percepire e diceva: "Va', Francesco, ricostruisci la mia casa, che sta per crollare". E tu, tremante e felice insieme, rispondesti: "Andrò con gioia, o Signore, a fare quanto mi chiedi!".
La casa che stava per crollare era senza dubbio la vecchia e solitaria cappella di S. Damiano, ma il Signore pensava soprattutto alle rovine, accumulatesi nel corso degli ultimi secoli nella sua Chiesa.

L'Ordine dei Minori.
Il Papa, che lo aveva compreso, approvò l'Ordine dei Minori, che con il suo fervore, il suo amore per la povertà, lo zelo apostolico, non solo avrebbe riparato le rovine della Chiesa di Cristo, ma sarebbe andato a  costruire nuove cristianità nelle terre infedeli, col sangue dei migliori suoi figli.

Dalla gloria del cielo, dove il Signore ti concede ora così grande e gloriosa ricompensa, degnati, o san Francesco, di non dimenticare la Chiesa per cui non hai risparmiato fatiche.
Aiuta i tuoi figli, che proseguono l'opera tua nel mondo intero, e possano essi crescere in numero e in santità, prodigandosi sempre nell'insegnamento con la parola e con l'esempio.
Prega per tutto lo stato religioso, che acclama in te uno dei suoi Patriarchi illustri e tu, amico di san Domenico, mantieni tra le due famiglie quella fraternità, che non venne mai a mancare, conserva per l'Ordine Benedettino i sentimenti, che sono in questo giorno la tua gioia, stringendo ancora e legami, che il dono della Porziuncola ha annodato per l'eternità con i tuoi benefici (Porziuncola era una piccola proprietà dei Benedettini del Monte Subasio, ceduta a san Francesco, per essere la culla del suo Ordine).

(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, Alba, 1959, p. 1138-1144?

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Umanamente parlando.
Umanamente parlando sarebbe scontato che il patrono di Assisi fosse quel san Francesco che ha reso questo borgo collinare famoso, borgo che altrimenti sarebbe rimasto un nome anonimo per la stragrande maggioranza dei cattolici.
Eppure San Francesco, quello che zittisce i Sultani, che fonda ordini religiosi e ha le stigmate non è patrono di Assisi; a vegliare in veste ufficiale sulla città umbra c'è san Rufino, un vescovo che a moltissimi dice poco o niente.
Insomma la santità è talmente bella e celeste che non schiaccia gli ultimi e meno famosi.
"Ultimi", che poi san Rufino e vescovo e martire eh ma questo è un altro discorso.

SEMBRA SCRITTO QUESTA MATTINA... ha detto...

"Dopo aver convocato i suoi fratelli poco prima della sua morte (1226), san Francesco avvertì su tribolazioni future, dicendo: “Fratelli agite con forza e fermezza in attesa del Signore. Un periodo di grandi tribolazioni e afflizioni in cui grandi pericoli e imbarazzi temporali e spirituali accadranno; la carità di molti si raffredderà e l’iniquità dei malvagi abbonderà. Il potere dei demoni sarà più grande del solito, la purezza immacolata della nostra comunità religiosa e di altri saranno appassiti al punto che ben pochi fra i cristiani vorranno obbedire al vero sommo Pontefice e alla Chiesa Romana con un cuore sincero e perfetta carità.
“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. Mentre gli scandali si moltiplicheranno, la nostra congregazione religiosa sarà divisa tra altre che saranno completamente distrutte, perché i loro membri non si opporranno, ma consentiranno all’errore. Ci saranno così tante e tali opinioni e divisioni tra la gente, e tra i religiosi e i chierici che, se quei giorni malefici non fossero abbreviati, come annunciato dal Vangelo, anche gli eletti cadrebbero nell’errore (se fosse possibile), se in tale uragano non fossero protetti dall’ immensa misericordia di Dio. Così la nostra Regola e il nostro modo di vita saranno violentemente attaccati da alcuni. Delle tentazioni terribili sorgeranno. Coloro che supereranno la grande prova riceveranno la corona della vita. Guai a quelli tiepidi che metteranno ogni loro speranza nella vita religiosa, senza resistere saldamente alle tentazioni consentite per provare gli eletti.
Coloro che nel fervore spirituale abbracceranno la pietà con la carità e zelo per la verità, subiranno persecuzioni e insulti come se fossero scismatici e disobbedienti. Perché i loro persecutori, spronati da spiriti maligni, diranno che in questo modo prestano grande onore a Dio nell’uccidere e rimuovere dalla terra degli uomini tanto cattivi. Allora il Signore sarà il rifugio degli afflitti e lui li salverà, perché hanno sperato in Lui. E poi per rispettare il loro Capo, agiranno secondo la Fede e sceglieranno di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, acquistando con la morte dalla vita eterna, non volendo conformarsi all’errore e alla perfidia, per assolutamente non temere la morte. Così alcuni predicatori terranno la verità in silenzio e negandola la calpesteranno.
“La santità di vita sarà derisa da coloro che la professano solo esteriormente e per questa ragione Nostro Signore Gesù Cristo invierà loro non un degno pastore, ma uno sterminatore”.
(Opera Omnia S. Francisci Assisiatis, col. 430)

Franciscanus ha detto...

Oggi 4 ottobre la Chiesa Universale e gli ordini francescani celebrano il dies Natalis del Serafico Padre s. Francesco, Patrono d'Italia.
Però Francesco mori dopo i vespri del giorno 3 ottobre e quando l'Italia era ancora un paese civile i ragazzi delle scuola il giorno 4 ottobre andavano a messa.

Ecco l'elogio solenne contenuto nel Martyrologium Franciscanum ediz. 1946

In Assisi, nell'Umbria, natale del Serafico Nostro Patriarca S. Francesco d'Assisi, Diacono e Confessore, inclito fondatore dei tre Ordini, il quale, chiaro per santità e miracoli, nel secondo anno dopo la sua morte dal Sommo Pontefice Gregorio IX fu ascritto nel catalogo dei Santi. Il Serafico dottore S. Bonaventura ne scrisse fedelmente "la mirabil vita" (1226).

Elogio solenne presente nell'edizione del 1939 del Martyrologium Franciscanum

Assisi, in Umbria, Natalis sancti Patriarchiae et seraphici patris nostri Francisci Assisiensis. Levitae e confessoris, Trium Ordinem inclyti fondatori, quem sanctitae a miraculis clarum Gregorius Nonus Pontifex Maximus, biennio a morte nondum elapse, in sanctorumin numerum retulit.

Anonimo ha detto...

Serafico Padre San Francesco prega per noi e per l'Italia. Auguri a tutti i Francesco/a!

Anonimo ha detto...

«Ma più di ogni altro paese va debitrice a Francesco l’Italia, la quale, come fu particolarmente teatro delle sue virtù, così ne sperimentò più che mai i benèfici effetti ... Sul suo labbro la nascente lingua italiana conobbe le prime espressioni; nei suoi cantici popolari espresse quella forza di carità e di poesia che la dotta posterità non ritenne indegni di ammirazione. Pensando a Francesco, il genio italiano più qualificato trasse motivo d’ispirazione, tanto che sommi artisti gareggiarono nel fissare le sue opere con pitture, sculture ed intagli. L’Alighieri trovò in Francesco materia per i suoi versi più forti e leggiadri»

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=a6BXN_wDybQ

Due sorelle, ideologicamente divise, ma unite dall'amore: il paese reale- Giorgio Bianchi

Anonimo ha detto...

Il vostro complottista vi informa:

Forse non tutti sanno che

1 Non si chiamava Francesco ma Giovanni. "Francesco" era un soprannome che significava "francesino" perché era di madre provenzale e amava la poesia trovadorica
2 Non fu mai ordinato sacerdote perché non si reputava degno di tale onore. Diceva "Se incontrassi un angelo e un sacerdote, saluterei prima il sacerdote e poi l'angelo"
3 La povertà doveva fermarsi all'altare, secondo lui. Gli arredi per la messa dovevano comunque essere in oro, perché il Corpo di Cristo doveva essere ospitato in arredi preziosi.
4 Aveva le sue "debolezze di gola": era ghiotto di mostaccioli, dei biscotti fatti con mosto, mandorle e miele, che gli preparava donna Jacopa
5 il Cantico delle Creature è la prima poesia in un volgare italiano. Quindi San Francesco d'Assisi è il vero padre della letteratura italiana
6 Non si recò dal sultano Malik al-Kamil per fare "dialogo interreligioso" ma per convertirlo al Cristianesimo. Il sultano non si convertì ma, da uomo intelligente qual era, apprezzò il Santo (mentre i suoi ulema volevano farlo decapitare)
7 Fu il primo Santo a ricevere le stimmate
8 Il lupo di Gubbio forse era una lupa: così infatti si legge sulla facciata della chiesa della Vittorina a Gubbio "Qui San Francesco placò la perniciosa lupa". Altri ritengono che il lupo fosse un brigante o addirittura un vero e proprio licantropo
9 Inventò il presepe. Tornato dalla Terrasanta volle riproporre l'atmosfera della Nascita di Cristo e organizzò il primo presepe vivente a Greccio la notte di Natale del 1223
10 Era un improvvisatore: non si preparava le prediche ma le improvvisava e, quando non sapeva cosa dire, parlava francese. Per questo fu soprannominato "Giullare di Dio"
11 Non è il patrono di Assisi. Il patrono di Assisi è San Rufino.
È invece patrono d'Italia

- Andrea Sartori -

A proposito di San Francesco d'Assisi.... ha detto...

Francesco era sì povero (“il poverello”), ma pretendeva che le chiese fossero ricche: eppure, è stato fatto notare, oggi molti utilizzano la sontuosità degli edifici di culto, dei paramenti sacri, dei calici d’oro come strumento di attacco alla Chiesa cattolica sostenendo, invece, che sia necessario “tornare ad una povertà francescana”. Ma Francesco non avrebbe mai tollerato che l’Eucarestia fosse posata in un calice non di oro e che le chiese fossero spoglie, egli infatti raccomandava esplicitamente: «Vi prego […] i calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, devono essere preziosi. E se in qualche luogo trovassero il santissimo corpo del Signore collocato in modo miserevole, venga da essi posto e custodito in un luogo prezioso, secondo le disposizioni della Chiesa, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione» (Prima lettera ai Custodi).

Ave Maria! ha detto...

Avete solitudinis
claustrique mites incolae
qui pertulistis impios
caetus furentis tartari.

Gemmas et auri pondera,
et dignitatum culmina,
calcastis et foedissima,
quae mundus offert gaudia.

Vobis olus cibaria
fuere vel legumina
potumque lympha praebuit
humusque dura lectulum.

Vixistis inter aspides
saevisque cum draconibus
portenta nec teterrima
vos terruere daemonum.

Rebus procul mortalibus
mens avolabat fervida
divumque juncta coetui
haerebat inter sidera.

Summo parenti caelitum,
magnaeque proli virginis,
sancto simul paraclito,
sit summa laus et gloria.
Amen.

Salve, o miti abitanti della solitudine e del chiostro,
voi che avete sconfitto lo spirito del male.
Voi avete calpestato i gioielli e gli ori splendenti,
le più alte carriere e le gioie che offre il mondo.
Per voi c’è solo cibo di erbe e legumi, l’acqua lustrale
vi calma la sete, e la dura terra è il vostro giaciglio.
Viveste tra serpenti e con terribili draghi
né vi terrorizzarono i portenti orrendi dei demoni.
La vostra mente lontana da cose terrene si eleva
ardente e si unisce nei cieli alle schiere celesti.
Sia resa grande gloria e lode al Sommo Padre celeste,
al Figlio eccelso della Vergine
unitamente allo Spirito Paraclito. Amen.

https://www.youtube.com/watch?v=7cpIEz01LGI
nell'Hymnarius cistercense a pagina 172 , ed. Westmalle anno 1952, l'Inno cistercense AVETE SOLITUDINIS CLAUSTRIQUE MITES "In festo omnium Sanctorum Ordines ...

"Non voglio diventare come loro". ha detto...

"Non voglio diventare come loro".
Con queste parole, al ritorno dai campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, il futuro cardinale Stepinac momentaneamente rinunciò all'idea di diventare sacerdote.
Ebbe una fidanzata, con la quale tenne una corrispondenza, ancora oggi conservata, che è davvero di esempio per chi vuole prepararsi in modo santo al matrimonio, ma poi, nella preghiera e nella meditazione (e soprattutto grazie a sua madre che pregava il Rosario ogni giorno per la vocazione del figlio - cosa che egli seppe più tardi quando era già sacerdote) si decise definitivamente per il sacerdozio.
In Croazia erano gli anni del "Movimento Giallo" che chiedeva, tra le altre cose, l'abolizione del celibato obbligatorio. Erano gli anni in cui, comunque, già allora - sono parole del futuro vescovo, il Servo di Dio Giuseppe Lang, metà dei sacerdoti non rispettava il celibato.
E ovviamente, come si può attirare i giovani a Dio quando si hanno pensieri terreni così marcati?
Pensateci bene, sacerdoti, che dal vostro comportamento dipendono le vocazioni dei giovani. Dio chiama sempre, ma i giovani non rispondono perchè non vedono buoni esempi nei sacerdoti.
Anch'io ho sentito diversi ex seminaristi dire di essere usciti perchè non volevano "diventare come loro".
Da voi dipendono le vocazioni, da voi dipende se i futuri sacerdoti chiamati dal Signore porteranno di nuovo le anime a Dio.
Se sarete del mondo, essi rimarranno nel mondo.
Se sarete di Dio, essi saranno attirati a diventare di Dio come voi lo siete.

Anonimo ha detto...

“«Se, tu col tuo popolo, vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa» (…) «Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e Signore, Salvatore di tutti» Ma il Sultano gli rispose che non osava accettare questa sfida, per timore di una sedizione popolare. Tuttavia gli offrì molti doni preziosi; ma l’uomo di Dio, avido non di cose mondane, ma della salvezza delle anime, li disprezzò tutti come fango.”

Bellissima omelìa.S.Francesco nella sua "essenza". ha detto...

Il vero san Francesco d’Assisi
Trasmesso in streaming dal vivo 18 ore fa
Don Leonardo Maria Pompei
https://www.youtube.com/watch?v=uMwc6YU-FMg

Anonimo ha detto...

San Francesco, confessore, Patrono principale d'Italia

Deus, qui Ecclésiam tuam, beáti Francisci méritis foetu novæ prolis amplíficas: tríbue nobis; ex ejus imitatióne, terréna despícere et coeléstium donórum semper participatióne gaudére. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Dio, per i meriti di san Francesco, hai resa più gloriosa la tua Chiesa con una nuova famiglia: concedi a noi, di distaccarci, sul suo esempio, dai beni della terra e di godere con lui i beni del cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Anonimo ha detto...

Il servizio aborti al Sant’Antonio abate di Trapani, infatti come ha potuto appurare la Bussola, è pienamente attivo e non incontra interruzioni né è costretto a rifiuti.
https://lanuovabq.it/it/neonato-salvato-ma-per-il-pd-era-meglio-abortirlo-prima

Vedete? Con tutto quello che gli mettono a disposizione: culle termiche in cui abbandonarli,anonimato, vie preferenziali...
Abortire in un ospedale intitolato a S.Antonio abate poi.....cambiategli il npome, chiamatelo Nerone.

Per chi si trova da quelle parti. Damose 'na mossa. ha detto...

Prima nazionale del docufilm "Libera nos il trionfo sul male", con la presenza dei registi già produttori del film “Il risveglio di un gigante - vita di S.Veronica Giuliani”.
Passaparola. Vi aspettiamo!

Prevendita: https://www.amicitialiturgica.it/eventi

14 Ottobre ore 20,30 con la presenza dei registi
Collebeato /Brescia)
Cinema S.Filippo Neri

Repliche :
15/10 ore 16,oo
16/10 ore 20,30

Anonimo ha detto...

Don Alberto Strumia: Non è il titolo di “stranieri” a rendere automaticamente meritevoli di lode, ma la fede in Dio e in Gesù - Omelia della Domenica XXVIII del Tempo Ordinario
https://www.ilpensierocattolico.it/index.php?%2Fentry%2F428-don-alberto-strumia-non-%C3%A8-il-titolo-di-%E2%80%9Cstranieri%E2%80%9D-a-rendere-automaticamente-meritevoli-di-lode-ma-la-fede-in-dio-e-in-ges%C3%B9-omelia-della-domenica-xxviii-del-tempo-ordinario%2F

Anonimo ha detto...

LITURGIA: Domenica Diciottesima dopo la Pentecoste
https://itresentieri.it/domenica-diciottesima-dopo-la-pentecoste/

da: dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico. – II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 504-511