Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 17 ottobre 2022

Il punto di fusione tra sinistra e capitale

Interessante questa lettura di Veneziani. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Il muro con cui si scontrerà il nuovo governo sarà il connubio tra sinistra e potere economico, asse cruciale del sistema. Chissà se avrà il coraggio, l’intelligenza e la forza per affrontarlo ma è decisivo se vuol governare davvero.

Quando è avvenuto il passaggio della sinistra da contropotere a potere, da Piazza a Palazzo? Cosa è successo che ha trasformato una forza antagonista del Capitale a guardia rossa del Capitale e parte integrante del ceto dominante? Lo diciamo tante volte ma ci sfugge il passaggio chiave. Gli indizi di superficie sono molteplici e fin troppo noti: a est il fallimento delle esperienze comuniste, a ovest il collasso dello statalismo assistenziale; sul piano intellettuale il tramonto di Marx e dell’idea di Rivoluzione e sul piano sociale l’inclusione di militanti, agenti e funzionari della sinistra nell’apparato pubblico, nel settore privato e nella magistratura, nella scuola, nell’università, nell’editoria, nello spettacolo. Inclusione che oltre gli effetti politici e ideologici ben noti, ha comportato anche l’inevitabile “imborghesimento” del ceto progressista e l’ upgrade nell’establishment.

Possiamo anche periodizzare questo processo: è avvenuto dopo il ’68, lungo gli anni settanta, poi espandendosi negli anni seguenti fino a integrarsi e compenetrarsi coi poteri e le istituzioni. Il vantaggio è reciproco: al Capitale ha dato una “buona coscienza” etica e una legittimazione culturale sul piano dell’emancipazione e della difesa dei diritti umani e civili; e alla Sinistra ha dato un potere d’influenza e d’interdizione, e la direzione culturale e civile.

Ma tutto questo ancora non spiega il motivo centrale del connubio tra sinistra e capitale, la saldatura di due egemonie, tra potere economico e potere culturale. Cosa ha determinato quella convergenza? È il comune proposito di sostituire il mondo comune fondato sulla realtà con il mondo uniforme fondato sui desideri indotti; il desiderio di un mondo nuovo per la sinistra e di nuovi mercati per il capitale. Come avviene questo cambio?

Cancellando, disprezzando e spezzando i legami, i confini, i limiti. Quel che a sinistra chiamano emancipazione, liberazione, progresso; e in gergo capitalistico chiamano sviluppo, consumo, modernizzazione. La parola chiave di ambedue è sradicamento, l’identità si dissolve: è ritenuto uomo libero chi non ha legami né appartenenze, fluido in un mondo liquido, proiettato nei suoi desideri anziché ormeggiato alle sue eredità e alla sua natura; connesso al suo tempo e al web ma sconnesso dal suo luogo e dai suoi legami comunitari. In tal modo diventa cittadino del mondo, uomo senza confini (anche sessuali), individuo emancipato e globale, secondo il sogno convergente dell’internazionalismo di sinistra e della globalizzazione capitalista.

Il mondo da abbattere non viene denominato per quel che è – la realtà dei legami religiosi e civili, famigliari e comunitari – ma viene ribattezzato in negativo come razzismo, fascismo, omotransfobia, antifemminismo.

Questa convergenza ha una precisa ricaduta sociale: dichiarare guerra al mondo comune, alla realtà, alla natura, al contesto in cui vive l’uomo da sempre, significa rompere con i popoli e ripartire dalle élites. Oligarchie economiche e finanziarie, politiche e intellettuali, nemiche del comune sentire, delle radici popolari e dei legami. E’ la ribellione delle élite di cui scrisse nel 1994 un lucido sociologo americano, Cristopher Lasch, che faceva il verso alla ribellione delle masse di Ortega y Gasset (1930).

Nelle sue opere Lasch notava quel che acuti osservatori nostrani di opposta estrazione come Augusto Del Noce e Pierpaolo Pasolini avevano già colto: i contestatori, i rivoluzionari, la sinistra radicale dichiaravano guerra al capitalismo ma poi combattevano il patriottismo, la religione, la famiglia tradizionale, ritenendo così di colpire il cuore e le retrovie del capitalismo. La loro lotta, invece, era del tutto funzionale al capitalismo, che voleva abbattere proprio quegli argini e disfarsi di quei legami che si opponevano all’instaurazione di una società compiutamente sradicata di individui soli, facile preda del consumismo. Anche Marx nel Manifesto aveva spiegato che con il capitalismo “si dissolvono tutti i rapporti sociali stabili e fissi, con il loro seguito di concezioni e di idee tradizionali e venerabili”. Per ottusità, presunzione o malafede, la sinistra ha ignorato il Manifesto di Marx (non un autore reazionario) ed è diventata il sicario della società tradizionale, con la benedizione del capitale… Cancellando i credenti, i famigliari, i patrioti, restano solo i consumatori; di merci e di ideologie. “Ci si libera dalla tradizione solo per piegarsi alla tirannia della moda” nota Lasch nel saggio Contro la cultura di massa (edito ora da Eleuthera).

La libertà consiste nello scegliere tra marchi, prodotti, “opinioni preconfezionate e ideologie progettate da opinion makers”; il processo avverrà, notava trent’anni fa Lasch, “distruggendo la memoria collettiva, sostituendo un’autorità responsabile con un nuovo star system”, oggi diremmo con gli influencer e le fabbriche del consenso manipolato. Resterà come illusoria gratifica quel “narcisismo di massa” di cui scrisse Lasch ne La cultura del narcisismo: è il nuovo oppio dei popoli, ridotti in formato single davanti allo specchio (alias uno smartphone).

Lasch auspicava un’alleanza per resistere all’assimilazione, allo sradicamento e alla modernizzazione forzata. Per Simone Weil chi è sradicato sradica; per Lasch ”lo sradicamento sradica tutto, salvo il bisogno di radici”.

Ecco dov’è il punto di fusione tra sinistra e capitale: nella dissoluzione dei legami naturali, religiosi e comunitari spacciata per emancipazione e liberazione dai mostri. Ti tolgono tutto e poi ti dicono: hai meno pesi e vincoli, ora sei libero di correre. Poi ti dicono pure dove andare, cosa comprare e che strada percorrere…
Marcello Veneziani - La Verità, 14 ottobre 2022 

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Le analisi,in particolare quelle sociali, o arrivano troppo presto quando i sintomi non sono ancora chiaramente visibili o arrivano troppo tardi quando i sintomi ormai chiaramente visibili si sono radicati diventando struttura.

Questo è un altro motivo che sottolinea qualcosa di sbagliato nel giudizio umano che o è immaturo o tardivo, cioè non è quasi mai sul pezzo, a tempo e a luogo.

Un miglioramento, a mio parere, lo potrebbe dare la religione cattolica che ha una chiara visione dell'essere umano che fondamentalmente non cambia, mentre cambia la scenografia in cui è chiamato a vivere.

Non credo che queste analisi siano di grande aiuto stando l'educazione ai livelli della nostra contemporaneità. Credo che una buona preparazione per tutti scaturirebbe dalla lettura della Bibbia, iniziando da racconti biblici scelti, fino ad arrivare, con il passare degli anni, alla lettura completa, ripetuta poi a piacere lungo la vita.

Allora le analisi, il necessario ed il superfluo, il bene ed il male, il giusto e l'ingiusto, il comprendere ed il riconoscere gli errori e molto altro ancora diventerebbe naturale, spontaneo, almeno troverebbe un terreno preparato a saper giudicare, a tempo e luogo.

Infondo corriamo sempre dietro le mode culturali che non aiutano più di tanto ed il non più di tanto è sempre ciò che il passato ha insegnato e la Bibbia è un'ottima antologia del passato.

Da qui è possibile un rinnovato inizio con il bagaglio giusto.

mic ha detto...

Credo che una buona preparazione per tutti scaturirebbe dalla lettura della Bibbia

Perché ci rivela le verità vivificanti, da tradurre in azioni e scelte quotidiane, frutto di un rapporto vivo col Signore!

Anonimo ha detto...

Mah, non credo. La Chiesa, nei secoli, è sempre stata contraria a far leggere la Bibbia ai laici.
Anche i preti della FSSPX lo sconsigliano; al massimo ti dicono di leggere in autonomia i Vangeli e le Epistole.

Anonimo ha detto...

BREVE O.T.
Respiriamo un po'. Se fa piacere riporto anche qua le vicende di un
Un vichingo alla Corte di Re Artù:
le appassionanti gesta “FANTASY” del Principe Valiant
Nell’articolo del dicembre 2018, dedicato alla versione a fumetti di Don Camillo scrivevo: “In un prossimo articolo vi parlerò di un fumetto –“non fumetto”, il Principe Valiant, vera opera d’arte”. Tolkien era solito rispondere a chi definiva il fantastico "Letteratura d'evasione", che il prigioniero di guerra ha il diritto, riconosciuto persino dai trattati internazionali, di tentare la fuga. Questa è “l’evasione” del lettore (e, a maggior ragione) dello scrittore di fantasy, fiabe e Fantascienza. “Evasione”: tentativo di fuga non del vile disertore, bensì del nobile prigioniero di guerra. J. R.R. Tolkien ha dedicato a tale questione un saggio. Opera che scaturisce dalla conferenza, tenuta l'8 marzo del 1939 all'Università di St. Andrews in memoria dell’amico e collega Andrew Lang. Pubblicata una prima volta nel 1947 nel volume “Essays Presented to Charles Williams”, quindi in “Leaf and Niggle” (in italiano “Albero e Foglia”) nel 1964. Per respirare un po', in mezzo a tanta desolazione che ci circonda, non certo per "deproblematizzare" (come diceva qualcuno riferendosi al sorriso di Giovanni Paolo I), ma proprio per sopravvivere, voglio riassumere la trama di questo artistico "non-fumetto" (non ci sono le "nuvolette", il testo è scritto in didascalie, in fondo alle vignette), che il talento di Hal Foster ci ha donato nel lontano 1937, e che è ancora pubblicato.

Anonimo ha detto...

Interessante anche questo
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/che-vuol-dire-essere-conservatore-oggi/

Anonimo ha detto...

Consigli di lettura. COLONIA ITALIA, di Mario Cereghino e Giovanni Fasanella, libro illuminante e prezioso per chiunque voglia comprendere un secolo di politica italiana.

"L’Italia colonia dell’impero britannico. Ecco le prove della guerra senza quartiere condotta per tutto il Novecento dalla diplomazia di Sua Maestà per controllare l’opinione pubblica italiana in funzione degli interessi economici e politici inglesi.

Una guerra segreta perché combattuta con mezzi non convenzionali tra nazioni amiche e, per una lunga fase della loro storia, persino alleate. Invisibile ma non meno dura delle altre.

E nella quale la stampa, la radio, la televisione, l’industria editoriale e dello spettacolo hanno avuto un ruolo preponderante.

Il libro di Cereghino e Fasanella lo dimostra, prove (inedite) alla mano: la loro ricostruzione si basa su documenti del governo, della diplomazia e dell’intelligence del Regno Unito, rapporti confidential, secret e top secret declassificati in tempi recenti e a disposizione di giornalisti e studiosi. Basta consultarli, e le scoperte non mancano.

Come lo schedario annualmente aggiornato dei “clienti” italiani (almeno mille negli anni Settanta) utili alla causa inglese e che viene in parte presentato in Appendice.

Ma, al di là dei nomi coinvolti, ciò che è importante è rileggere la storia recente italiana dalla parte degli inglesi, il cui ruolo è sempre stato considerato secondario rispetto agli americani.

Un grosso sbaglio. Se questi ultimi agivano esclusivamente in funzione anticomunista, gli inglesi combattevano anche “contro” quegli italiani – i De Gasperi, i Mattei, i Moro, solo per citarne alcuni – che mal sopportavano il ruolo di “protettorato” britannico.

Una vera guerra che qui viene offerta, per la prima volta in tutta la sua portata politica, all’attenzione dell’opinione pubblica."
(Dal risvolto di copertina)

mic ha detto...

È vero che da parte cattolica c'è minore frequentazione della Scrittura rispetto ai protestanti; ma c'è una ragione. L'esegesi, soprattutto di alcune parti, non è sempre facile e scontata. Ecco dunque che viene incoraggiata la meditazione delle letture...
Peraltro molti direttori spirituali consigliano la "Lectio divina" nelle sue varie articolazioni...

pER L'anonimo che parla circa FSSPX e Bibbia ha detto...

La mia esperienza al riguardo va in un'altra direzione. La FSSPX CONSIGLIA di leggere edizioni"potabili" della Sacra Bibbia. "Potabile", tanto nel senso di comprensibili, quanto in quello di CATTOLICHE VERE. Le ultime edizioni che soddisfano tali requisiti sono la Riccioti (Edizioni Salani del 1959, che infatti, è diffusa nei priorati) e la versione del XVIII Secolo di Mons. Antonio Martini. Delle versioni in terminologia moderna, sono state fatte negli anni '30 del XX Secolo. Queste ultime sono state ristampate dopo il 2000 delle Edizioni Effedieffe

Anonimo ha detto...

Sarebbe molto bello conoscere , cioè aver letto tutta la Bibbia. E molto importante dal punto di vista scientifico moderno.
Cioè dal punto di vista della teoria dell'informazione.
Ma senza parlare della teoria dell'informazione vorrei ricordare a tutti voi che Gesù venne riconosciuto come Messia perché lui e le sue azioni corrispondevano a quanto nelle loro opere avevano scritto i profeti. E Gesù ci tiene a sottolineare questa corrispondenza. Si veda a questo scopo l'episodio dei due discepoli di Emmaus a cui Gesù stesso spiega questa corrispondenza tra le Sue azioni e le profezie bibliche.
Senza conoscere la Bibbia come si può affermare che il comportamento del singolo cristiano o anche della Chiesa tutta sia conforme a quanto ci fu insegnato all'inizio della Chiesa stessa ?

Anonimo ha detto...

Jacob Taubes, La teologia politica di san Paolo, Adelphi, 1997

che si definiva non cristiano, ma paolino sì, alla fine di questo testo,tra i ricordi cita l'importanza di leggere la Bibbia e ad uno studente, che stava esaminando, raccomandò appunto di leggerla tutta; lo studente gli chiese: 'Quale edizione?'risposta: 'per lei una qualunque va bene!' Riporto a memoria. Ecco credo che anche per noi una qualunque, in qualunque modo letta, va benissimo. Prima di arrivare all'esegesi....!!! Bibbia a parte mi capita a volte di prendere un libro pensando:'bisogna che lo legga!' lo apro e capisco che a suo tempo l'avevo letto e riletto,ma nella zucca aria fresca! Voi fate come volete io spero di leggere tutta la Bibbia prima del grande passo. Spero molto, ma dubito moltissimo.

Anonimo ha detto...

Parole di una pesante attualità... ed è stato scritto più di 200 anni fa!
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"Il popolo non si lascia guidare né dalla ragione, né dal consiglio; non fa distinzione fra il giusto e l’ingiusto; apprezza e stima poche cose secondo verità, molte invece secondo l’opinione corrente; è incostante, facile ad essere ingannato e condotto a tutti gli eccessi; è ingrato, arrogante" (Pio VI, Allocuzione "Quare lacrymae", 17 giugno 1793).

Niente piatti della tradizione né crocifissi in vendita ha detto...

Strasburgo: la paranoia laicista ed ecologista colpisce i mercatini di Natale

In diverse nazioni europee la maggioranza della popolazione è ostaggio delle paranoie ideologiche e delle perversioni sessuali del partito del politicamente corretto. Un esempio proviene da Strasburgo, dove imperversa il sindaco “ecologista” madama Jeanne Barseghian, che sta stravolgendo i tradizionali mercatini natalizi.

Strasburgo. Il mercatino di Natale è troppo cristiano, via i crocifissi

La giunta ecologista della città francese fa una lista dei prodotti che non si potranno vendere al tradizionale “mercato di Gesù Bambino”: niente prodotti tipici, poco multiculturali, “croci di JC” ammesse solo “ad alcune condizioni”....

https://www.centrostudifederici.org/strasburgo-la-paranoia-laicista-ed-ecologista-colpisce-i-mercatini-di-natale/

Non fa una piega : il Natale di Nostro Signore e' un souvenir.

Anonimo ha detto...

Vabbè, ma il popolo deve sempre essere educato al meglio. Chi lo educa?

Anonimo ha detto...

Augusto Del Noce:
«è difficile negare che il senso della libertà sta declinando in Occidente, proprio in dipendenza del declino del senso religioso. Perché la libertà è anzitutto un concetto religioso […] Separata dalla religione la libertà si connette con un sentimento materialistico della vita, diventa libertà “da” […] Mentre l’unica libertà che “debba” essere garantita è la libertà di cercare la verità; libertà della ragione».

Anonimo ha detto...

L’Arabia Saudita ha espresso ufficialmente la volontà di entrare nei BRICS. Bene, immaginate cosa potrà accadere al gigantesco debito americano nel momento in cui Riyad dirà alla Cina “potete pagarci il nostro petrolio con la vostra valuta nazionale”. Il debito americano crollerà se non potrà più essere rifinanziato dai petrodollari. Capite le cause della guerra? Gli americani devono fare presto perché il processo di dedollarizzazione in corso rischia di provocare il crack della loro egemonia e la fine della loro economia basata sull’esportazione di dollari. L’Europa non va a morire per Melitopol o Berdyansk ma per salvare gli USA dalla gigantesca bolla di debito su cui sono seduti. Una vera bomba a orologeria piazzata sotto il loro sedere e di cui il detonatore è posseduto da Stati che stanno digrignando i denti di fronte al padrone. Come fanno gli USA, così indebitati, a finanziare la loro guerra contro il tempo? Sfruttano il più possibile, fino a eroderle del tutto, le risorse e le ricchezze dei loro alleati europei. La posta in gioco in questa guerra di egemonia non è costituita da qualche centinaio di km2 della steppa ucraina ma dalla dedollarizzazione.

Anonimo ha detto...

Veneziani è persona colta e intelligente e la sua analisi è, come sempre, interessante.
Credo che ci sia da parte sua, come in generale del resto, quella che ritengo, a mio modesto parere, una totale incomprensione di ciò che è stato realmente il 68.
Sono stato comunista da giovane e dopo ho cercato di capire ed analizzare il "fenomeno" 68.
Credo che l'errore di fondo consista nel rimanere ancorati alla prospettiva comunista.
Io credo che il 68 sia la conseguenza della modernizzazione ovvero il passaggio da una civiltà di fondo contadina o semicontadina ad una altamente industrializzata.
Una nuova "borghesia" si affermava e, per farlo, doveva soppiantare la vecchia borghesia ottocentesca ed i valori ed istituzioni su cui si basava.
Personalmente definisco il 68 il compimento della rivoluzione liberale o, se vogliamo, neoliberale, espressione di una nuova forma di capitalismo.
Non a caso i progressisti americani si definiscono liberal o radical.
Il vecchio comunismo non avrebbe mai accettato il gender, ne le panzane ecologiste, contrarie allo sviluppo delle forze produttive. Le istanze verdi e arcobaleno sarebbero state sbeffeggiate da Marx.
Sviluppo sostenibile, figuriamoci...
Questo spiega perché dietro la sinistra italiana e mondiale ci sono, a partire dal basso, De Benedetti, la famiglia Agnelli, la Confindustria, Montezemolo, Prodi, Draghi , Gates, Soros, Rockefeller ed i Rothschild.

Anonimo ha detto...

Veneziani è del 1955, quindi aveva 13 anni, era un bambino, più grandicello si iscrisse al MSI, per questo i suoi ricordi e i commenti sul favoloso '68 differiscono da quelli di chi, più anziano, li ha vissuti davvero, è però sempre difficile per militanti ed ex di sin. riuscire a fare una revisione storica onesta, senza rimpianti e senza difendere sempre e comunque ideali comunisti evitando di condannare tutto quello che tale movimento politico rappresentò, so che non è facile, ma un minimo di critica intellettuale.......Veneziani non rinnega mai il suo trascorso da 'fascistello' rimane di dx. senza cercare di giustificare nel bene e nel male la politica di quel partito.

Anonimo ha detto...

Guardi che io non rimpiango proprio niente e sono un anticomunista sfegatato ma, piaccia o no, la sinistra attuale è chiaramente neoliberale, come tutti i "valori" che esprime, altrimenti non avrebbe alle spalle i massimi rappresentanti del capitalismo e della finanza.