Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 13 ottobre 2022

La cappa plumbea che spaventa la destra

Marcello Veneziani parla del suo ultimo pamphlet, dedicato ai presunti eccessi del politically correct, della cancel culture e così via
La cappa plumbea che spaventa la destra
Lorenzo Erroi

"Ma in che mondo viviamo?" Se lo chiede nel recente ‘La Cappa: per una critica del presente’ (Marsilio) il giornalista e intellettuale conservatore Marcello Veneziani, che lunedì era a Lugano per un dibattito con l’avvocato Tito Tettamanti. La risposta di Veneziani è destinata a sollecitare reazioni opposte e inconciliabili, com’è tipico d’ogni pamphlet: un sollevato "ecco, non sono solo io a pensare certe cose!" o al contrario uno sdegnato – e autocompiaciuto – "ma guarda tu ‘sto trombone". Siccome le cose, come sempre, sono un po’ più complesse, ne abbiamo parlato direttamente con l’autore in occasione della sua visita in città. 

La Cappa fa riferimento al plumbeo cappuccio che nell’Inferno dantesco indossano gli ipocriti. Ma a cosa allude fuor di metafora?

Si riferisce al clima opprimente che caratterizza la nostra epoca, dato da un insieme di fattori diversi: la politica sanitaria pandemica, il modo distorto di vivere la natura e l’ambiente, la risposta alla differenza tra i sessi. Accanto a questi elementi di carattere sociale mi soffermo anche sull’egemonia del politically correct, sulla cancellazione della storia e della cultura. Cerco di fornire una lettura sintetica di questi fattori che, per quanto indipendenti l’uno dall’altro, a mio avviso convergono nell’impedirci il pensiero della differenza e nell’inibire la libertà d’opinione. Ecco allora la Cappa, intesa come cappuccio, ma anche come coltre ‘atmosferica’.

In effetti la sua Cappa si compone di diverse pezze: cuce il "femminismo fanatico" con "la psicosi del #MeToo", il "comitato di salute pubblica" che avrebbe imposto i lockdown con le proteste antirazziste e per il clima, oltre alla cancel culture che addirittura, nella sua lettura, arriva a comprendere sotto lo stesso ombrello concettuale la distruzione delle statue di Buddha da parte dei Talebani, la guerra americana in Iraq, il comunismo e il politicamente corretto. Come si riesce a tenere tutto insieme senza passare per complottisti?

Non si tratta di complottismo per la semplice ragione che parliamo di un intersecarsi di fattori autonomi di diversa origine. Non c’è un grande vecchio e neppure un disegno comune, ma solo una convergenza, tutto sommato a posteriori, in un canone unico. Di ciascun aspetto cerco di individuare il contributo a questo canone: ad esempio, della questione sanitaria non mi interessa un giudizio ‘tecnico’ su specifiche scelte quali l’obbligo vaccinale e il green pass, quanto piuttosto il segno che hanno lasciato nel fare avanzare un clima di controllo, di conformismo, di sorveglianza.

Ma quel conformismo, quella repressione del "pensiero della differenza" non era ben più presente nelle epoche precedenti, in particolare per le minoranze? Pensiamo a un afroamericano o a un omosessuale negli anni Cinquanta.

Non nego affatto che in passato vi fossero altre forme di conformismo, ma qui mi occupo del presente, dei paradigmi e protocolli intoccabili che dettano l’allineamento culturale di oggi. Un allineamento che si estende dalla cultura più alta alla pubblicità, agli influencer, al lessico quotidiano, con un canone ideologico che fa perdere di vista la varietà del reale, annullando tutte le differenze culturali, naturali e storiche presenti nella nostra società.

Lei denuncia con veemenza un presente in cui "si cancellano memorie, tradizioni, principi e valori". Ne ha anche per Papa Bergoglio e per la sua Chiesa, che trasformerebbe il Figlio in "pescatore non di anime, ma di barconi". Nel mondo che lei pare rimpiangere, dopo un attacco del genere a un Pontefice l’avrebbero già condannata per bestemmia. O no?

Beh, innanzitutto, soprattutto negli ultimi mesi, il Papa si è dimostrato perlomeno aperto su vari orizzonti. Io critico semmai il messaggio del suo pontificato recepito in prevalenza, dunque divenuto preponderante, per cui quel che più conta è l’accoglienza, la fratellanza, in particolare rispetto ai migranti. Così si perdono non solo le tradizioni, ma anche l’idea stessa di una relazione con Dio e col sacro. Tutto pare ridotto a una dimensione di riscatto sociale. Questo impoverisce il messaggio evangelico e fa perdere una figura fondamentale: il Padre, quel punto di riferimento più alto che caratterizza ogni religione e rapporto metafisico. La fratellanza senza il riconoscimento del padre degenera in fratricidio.

Nel suo pamphlet riecheggia una lunga tradizione ‘declinista’: il ‘Tramonto dell’Occidente’ di Oswald Spengler, l’‘Impolitico’ di Thomas Mann che opponeva la pugnace Kultur all’efebica Zivilisation, il Martin Heidegger in fissa contro la tecnica, i vagheggiamenti antimoderni di Pier Paolo Pasolini. A guardar bene si potrebbe tornare ancora più indietro, almeno fino agli ‘o tempora, o mores’ ciceroniani e a certe intemerate di Giovenale. Ma se dopo duemila anni di declino siamo ancora qui a parlarne, cosa c’è di così tragico?

Nella mia riflessione c’è una parte di critica permanente che attiene a un grande filone critico, a una concezione condivisa della tradizione come valore da salvaguardare. C’è però anche uno sguardo sulla realtà attuale che riguarda lo specifico della nostra epoca. Quando parliamo di tramonto dell’Occidente oggi non possiamo rifugiarci in Spengler, ma dobbiamo guardare a quanto accaduto negli ultimi decenni: l’occidentalizzazione del mondo e di conseguenza una globalizzazione nella quale l’Occidente stesso, sconfinando, tramonta esaurendo la sua ragion d’essere. Tanto che ora ci sentiamo in dovere di assumere sempre il punto di vista dell’altro da noi, finendo per provare vergogna per tutta la tradizione storica, politica, civile, culturale europea.

A proposito di Europa, non manca nella ‘Cappa’ la critica agli "eurocrati", e più in generale all’egemonia di un "establishment" globale in combutta con la "tecno-finanza". Se sono così potenti, però, perché in Italia ha stravinto Giorgia Meloni, erede di quel "Dio patria famiglia" che fa inorridire Bruxelles? E perché, ormai da anni, vince quasi sempre un populismo arrembante, descamisado e tutt’altro che cosmopolita?

Quel che stiamo vivendo è appunto il travaglio, la tensione tra gli ordini sovrastanti – le classi dirigenti, in certi casi le consorterie, che si ispirano alla Cappa – e il sentire comune e popolare, il senso della realtà, il legame naturale con le tradizioni, l’indole dei popoli. Il voto che si è espresso in Italia, come altrove in Europa, è la dimostrazione di questa frattura tra la narrazione ufficiale, dominante, e tale sentire comune e prevalente. Lo stesso fenomeno si è verificato per i funerali della regina Elisabetta, spontanea manifestazione popolare di un legame tradizionale nel segno di ‘Dio, patria, famiglia’ che non può essere ridotto a un retaggio fascista: rappresenta piuttosto il legame con la propria civiltà, la religione, la famiglia – non solo la Famiglia reale – come istituzione, con la patria come riferimento comunitario. Principi antitetici alla globalizzazione, alla civilizzazione senza civiltà e al dominio della tecnocrazia e della finanza.

Premia il legame col popolo, insomma. Però mi viene in mente una scena della ‘Cripta dei cappuccini’ di Joseph Roth, quella in cui il povero protagonista vede spalancarsi la porta della bettola nella quale si è rifugiato e appare uno sgherro dell’austrofascismo, pronto a esclamare entusiasta: "Ora abbiamo un governo di popolo!" Non andò benissimo.

Ma i cosiddetti populismi sono variegati e quelli di derivazione fascista sono davvero pochi: il populismo va da Lula a un certo ecologismo, fino al grillismo. Io non rivendico certamente l’autogoverno dei popoli: la ritengo un’utopia perniciosa – peraltro più anarco-comunista che fascista o reazionaria –destinata a derive puramente retoriche o alla peggio dispotiche. Noto solo come i governi che voltano le spalle alla sensibilità popolare assumano già in una postura oppressiva.

Non tutti i populismi saranno d’ultradestra, però Fratelli d’Italia reca nel simbolo la fiamma tricolore che si erge dal sepolcro di Mussolini.

Io credo che Meloni abbia fatto un’importante scelta di tipo conservatore, di un conservatorismo più continentale che à la Thatcher: penso a de Gaulle, al modello renano di economia sociale di mercato… Il conservatorismo non può essere ridotto al fascismo, attualmente oggetto di un illusionismo macroscopico: si tratta di una categoria politica morta ottant’anni fa che però pensiamo sia ancora lì, minacciosa, ad aspettarci dietro l’angolo. Mentre il comunismo appare come archeologia, nonostante vi sia un regime come quello cinese. Nessun uomo di senno può crederci davvero.

Insomma: anche se si rifà a certi simboli, Meloni non è fascista. Ma siamo sicuri che lei lo sappia?

Io credo che molti simboli che noi attribuiamo al fascismo in realtà lo precedano, compreso ancora una volta quel "Dio, patria, famiglia" che prima della sua versione fascista era già echeggiato in svariate tradizioni e nella visione mazziniana e repubblicana. Non è corretto, insomma, ricondurre al ventennio mussoliniano e alla sua simbologia tutto quel che dice e fa Meloni, che per ragioni anagrafiche non ha vissuto neppure l’esperienza del neofascismo: ha militato in Alleanza Nazionale, che lo aveva ripudiato, e sarà entrata in contatto con qualche nostalgico in un momento in cui tale nostalgia era già perlopiù un fatto sentimentale, una forma di ritualismo quasi privato, politicamente impraticabile e privo di legami politici con la destra sociale e nazionale. - Fonte

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Davanti a questo quadro che condiziona il mondo presente al di sopra del Tropico del Cancro, le discussioni che si susseguono per internet e per TV, non sono certo consolanti: da molto tempo si parla di bomba atomica con conseguenze che sarebbero difficili da comprendere, si assiste ad uno scontro tra imbecilli che non partono dalla verità (cioè non partono dal battesimo - va bene che Zelensky è ebreo, ma comunque è a capo di una nazione cristiana) e ci si attacca ad antichi dissapori che l'opinione mondiale giudica a modo suo.
Tuttavia c'è da dire che Dio è SEMPRE sopra di noi e il suo piano di salvezza è stato già realizzato nel "già ma non ancora": apocalisse vuole dire scoprire, mettere allo scoperto le cose nascoste; così nel libro dell'Apocalisse di San Giovanni leggiamo che La Gerusalemme del cielo viene da Dio tutta adorna come una sposa per il suo sposo.
Se dunque tutto è già compiuto, anche da questo scontro umano il Cielo manifesta la sua gloria e al di fuori dei giudizi dobbiamo eseguire ciò che Gesù dice a Pietro: "DUC IN ALTUM" (prendi il largo) e, non curanti della paura, come gli israeliti accampati sulla spiaggia di Pi-Achirot ascoltando lo strepitio dell'esercito egiziano che viene a prenderci, attendiamo l'impossibile.
Di fronte a noi il mar Rosso (ovvero la morte) che si aprano le fauci della morte e a piedi asciutti passiamo nel destino felice e glorioso che Cristo ha pensato per noi!

Anonimo ha detto...

Attilio Negrini
Che differenza enorme tra destra e sinistra! La vicenda Ronzulli, a prescindere da come andrà a finire, dovrebbe fare capire tante cose a chi non mastica di politica o a chi vota solo con la pancia, a seconda dei pruriti del momento, lasciando staccato il collegamento col pensiero.
Appena uscito il nome di Licia Ronzulli sulla ruota dei ministri papabili, la base, coloro che votano a destra, hanno iniziato un battage pubblicitario contro, ricordandosi bene chi sia questa donna, quante parole cattive abbia espresso durante la cosiddetta pandemia contro chi non seguiva i diktat di regime e osasse mettere in dubbio certi dogmi. Il risultato della contestazione che abbiamo messo in campo, è che la signora Ronzulli probabilmente starà alla larga da qualsiasi ministero. Dovesse anche rientrarvi resta la "nostra" battaglia condotta per rispetto delle Istituzioni e della carica di ministro, già macchiata da personaggi a dir poco ridicoli comparsi in alcuni dicasteri durante la passata legislatura.
Ma mi chiedo, a sinistra si sono mai sollevate le folle contro un leader che non piacesse? Se a destra esiste uno spirito critico dei valori sui quali poter sincronizzare le diverse posizioni, a sinistra c'è solo il VUOTO. Le voci autorevoli di quella parte non fanno altro che ripetere i mantra imposti dalla massoneria.
Quando Renzi annunciò il ritiro in caso di sconfitta referendaria, salvo mangiarsi la parola, mettendo in serio dubbio la presunta dignità a cui si riferiva quando promise il ritiro, nessuno obiettò, nemmeno quei dem che non lo potevano sopportare. Perché non faceva comodo alla causa della sinistra, perché che conta lì dentro è solo il potere fine a se stesso. E la base? Come se niente fosse continua, in parte, a votare Renzi. E domani sarà pronta a votare la Ronzulli, quando capirà di essere di sinistra e se ne andrà da Forza Italia, così come oggi a Bologna, città storicamente rossa per antonomasia, elegge il più democristiano dei democristiani, cioè Pierferdinando Casini, dimostrando che la genetica non cambia col tempo: trinariciuti erano, trinariciuti sono, trinariciuti saranno. Almeno, finché staranno a sinistra.

Anonimo ha detto...

Berlusconi trasforma una rentrée di lusso, miracolata da una rappresentanza parlamentare frutto della generosità della Meloni e di sondaggi di due mesi prima delle lezioni, in una disastrosa debacle personale.
E tutto questo per una Ronzulli qualsiasi.
Sugli aiuti (che sono molti) a La Russa, sulla repentinità con cui sono scaturiti, sulla logica (se è unitaria) dell'operazione non mi pronuncio perché saranno i prossimi giorni che (forse) ci diranno qualcosa.

Anonimo ha detto...

Che bravo, ha comprato il loro silenzio coi nostri soldi!!
Mazzucco: Porro ha scoperto che il Min. Speranza prima di andarsene nel D.S. ha fatto inserire una clausola che regala 50.000 € ai suoi collaboratori.(rif.comma 1 bis art 36 della legge, aumento dell'idennità sostit di oltre 50k € per i dirigenti dir.assegnazione al ministro)
https://www.facebook.com/100080150439940/videos/1273395510156564/

Anonimo ha detto...

La fedeltà di La Russa alle guerre Nato è stata premiata, come ha fatto notare L'AntiDiplomatico. Nessun mistero.

L'Italia in mutande ha detto...

Su Visione TV (YouTube)
Continua lo sciopero del carburante in Francia

In Italia, ovviamente, di proteste per i rincari non si intravede nemmeno l'ombra. Gli italiani meritano di ritrovarsi in mutande. Anzi, nudi.

Anonimo ha detto...


"Le voci autorevoli di quella parte non fanno altro che imporre i mantra imposti dalla massoneria".

Questa conclusione non c'entra niente con tutto il discorso, è campata in aria, sembra un atto dovuto per chi evidentemente crede che tutti i mali vengano dalla massoneria. Se solo fosse così semplice...
Le accuse dovrebbero essere documentate, se generiche fanno il gioco dell'avversario.
In che senso questi "mantra" sarebbero "imposti" dalla massoneria?
Che vuol dire?

Anonimo ha detto...


Nell'intervista a Veneziani.

Assurda la domanda nella quale si mettono sullo stesso piano la discriminazione sociale che subivano i neri negli Stati Uniti e quella che subivano gli omosessuali.
I primi erano formalmente discriminati e trattati veramente male, in certi Stati anche sul piano umano.
I secondi non erano formalmente discriminati in alcun modo, solo oggetto in generale di dileggio per il loro vizio ma anche compatiti, considerati vittime di una patologia.
Ed erano comunque pochi e poche.
Dopo che la loro "tendenza" è stata erronemaente tolta dal novero delle patologie e si è diffuso il libertinaggio di massa, il mondo omosessuale si è moltiplicato ed è partito all'assalto della Chiesa e della società civile, mirando ad impossessarsi di entrambe, una cosa inaudita e che sta avendo le conseguenze più tragiche. Il veicolo di penetrazione nella società è stato comunque il femminismo. Le intellettuali e scrittrici, in prevalenza anglosassoni, che lo hanno fomentato erano quasi tutte lesbiche o lo sono diventate.

Sul punto la risposta di Veneziani è comunque debole.
Dice molte cose giuste, anche se non su tutto.
È comunque uno dei pochi che cerca di difendere i valori tradizionali.

Anonimo ha detto...


A proposito della imposizione del modello omosessuale alla società.

È cominciato ben prima dell'aver tolto l'omosessualità dalle patologie.
Grande fu l'influenza presso la borghesia europea del Secondo Dopoguerra della coppia Sartre-de Beauvoir. Erano l'esempio di coppia "aperta", lei teorizzava che donna non si nasce ma si diventa, negava il matrimonio, la famiglia, i figli. Scopo della vita per le donne, come quello di un uomo scapolo impenitente: lavoro, affermazione propria individualità, libertà sessuale totale, niente famiglia, niente Patria etc. Al tempo certi particolari non si sapevano anche se si intuivano: de Beauvoir era "bisessuale", si direbbe oggi, Sartre invece no, pare fosse afflitto da mandrillite acuta, per così dire. Del resto, fama e denaro non gli mancavano.
E pensare che de Beauvoir proveniva da un'ottima famiglia cattolica della vecchia Francia, vedi un po' la vita. Forse si è rovinata all'università, dove conobbe Sartre. Laureata, fece l'insegnante nella Francia di Vichy. Fu denunciata da una madre per aver sedotto una allieva. Questo era reato in quel regime. Si iniziò il processo ma, forse per evitare lo scandalo, non fu portato a termine, de Beauvoir se la cavò con un trasferimento ad altra scuola.
Corruttrice per vocazione, passava le sue giovani amanti a Sartre e non disdegnava avventure maschili. Sono uscite anni fa diverse testimonianze in proposito (triangoli, quadrangoli, esagoni, una melma incredibile...).
Alla Camera è stato appena eletto il leghista Fontana, cattolico.
Stavolta Berlusconi ha fatto il bravo.
C'era uno striscione che diceva "No a un presidente omofobico".
Bisognerà pure affrontare di petto una buona volta il problema dell'omosessualità, che si è voluto imporre come il problema fondamentale della vita comune.
Cosa risponderà Fontana, che lui per carità non è "omofobico"? Avrà la forza di dire la verità? Che nessuno ce l'ha con gli omosessuali in quanto persone ma il loro disordine è inaccettabile, non va promosso, porta all'estinzione della società...

Anonimo ha detto...

FRANCIA E GERMANIA: CAPOFILA FINE UE O APRIPISTA PER UE SOVRANA E LIBERA DAGLI USA?

Comunque vada la situazione geopolitica è questa: A Francia e Germania NON interessa acquistare gas americano! In quanto costerebbe più del doppio! Per tanto credo che in un modo o nell'altro si vorranno smarcare da questa situazione e riavvicinarsi alla Russia!
L'Italia potrebbe seguire a ruota, aldilà delle posizioni filoucraine attuali! Dipende da quello che fanno gli altri! Non per nulla Lorenzo Fontana è fuori dal coro!

Vediamo gli sviluppi. L'abbandono del tossico ucraino sarebbe DOVERE

Anonimo ha detto...

"Ursula, il gas azero vale il tuo silenzio sulle donne armene fatte a pezzi?". La bellissima lettera del più famoso attore armeno alla presidente della Commissione UE che nessun giornale italiano oserebbe mai pubblicare. "Le nostre donne mutilate come una Venere di Milo e violentate per issarne nel grembo la mezzaluna della conquista, come fanno alle nostre chiese sventrate per farne parcheggi, stalle o moschee. Oggi ho visto il video di una di loro, la pelle color marmo, le braccia legate come a porgere un calice invisibile agli antichi dei, le danno un calcio ai seni nudi, le hanno tagliato le gambe e un dito per infilarglielo in bocca. Perché violentarla dopo averle tolto un occhio? Perché hanno sempre fatto così, come l'Isis. Ursula, può sentirne l'ultimo respiro che le esce dalla gola tra colpi di tosse pieni di sangue, lacrime e maledizioni silenziose?"