Leggo su Canone occidentale e mi prende lo scoramento di fronte all'imperversare dei nuovi barbari della nostra epoca, che ovviamente sono nella Chiesa, ma non solo. Il dato preoccupante è che si tratta di una barbarie in qualche modo di ritorno, frutto di una involuzione mascherata da progresso che, in definitiva è solo tecnologico. Il Signore è l'unico aiuto e l'unico scudo che abbiamo, insieme alla Vergine Santa e alle relazioni sane di cui ci è stato fatto dono.
C'è una paganità che il Medioevo ha cristianizzato. La grande differenza rispetto ad oggi è che quando i barbari incontrarono qualcosa di buono, di bello o di vero seppero riconoscerlo come tale. I nuovi barbari nulla detestano maggiormente della bellezza, della bontà e - soprattutto - della verità.
28 commenti:
Ottimo pensiero, breve ma profondo. Grazie Mic per avercelo proposto. La cultura cristiana-europea è sottoposta oggi a due aggressioni: la barbarie esterna (immigrazioni, islam, americanizzazione) e la barbarie interna (la dittatura del relativismo, la "politically correctness", il decostruzionismo di varia natura e dai vari esiti, la democrazia totalitaria, l'ideologia dei diritti umani, l'odio per l'ordine divino e naturale).
Entrambe le barbarie sono espressioni di un contro-ordine oscuro, regressivo, demonico se non demoniaco. E la barbarie interna è la più pericolosa, perché ci priva di ogni difesa, mina il "kathecon" rappresentato dagli Imperi (distrutti dalla sovversione) e dalla Chiesa (inquinata nelle sue sorgenti umane dal modernismo, che della sovversione è la versione "ecclesiale").
Il problema è anche che, anche in campo cattolico, e persino cattolico-tradizionalista, scarseggia una lucida consapevolezza meta-politica del problema dell'ora presente. E se noi tradizionalisti, lo dico consapevole della provocazione, invece di perdere il nostro tempo ad infatuarci di rivelazioni private e millenarismi consolatori di vario genere, leggessimo di più Plinio Correa de Oliveira (criticabile, criticabilissimo, ma lucido profeta) e persino, - absit iniuria verbis - Oswald Spengler e Julius Evola, cercando di adattare la loro visione metastorica a una Weltanschauung
cattolica? Non è impossibile. Ma serve studio, sapienza e intelligenza e, purtroppo, di Attilio Mordini in giro non ne vedo.
mic,
a proposito di barbari, su esistenzialmente periferico c'e' un articoletto sulle nuove chiese.
ho pensato, vedendo le foto: uomini che non vogliono essere e fare gli uomini, che non e' una cosa facile, preti che non vogliono essere e fare i preti, cosa ancora piu' difficile, chiese che...ma che colpa hanno le chiese se ora le costruiscono cosicche' non sono e non fanno le chiese ?
rosa
Sono d'accordo con Silente nell'identificare il katechon anche con gli imperi distrutti.
È ovvio che non si può tornare indietro a quello che più non è. Ma occorreranno forme sostitutive a garanzia della Verità e del bene spirituale e materiale che ne scaturisce, animate da forze che convoglino l'ordine non imposto, ma realizzato in Christo Rege.
Caro Silente,
Ti sei mai chiesto se quella di Plinio de Oliveira non sia una gnosi?
Lo stesso Evola, non è "esoterico"?
Personalmente ho problemi ad attingere a queste sorgenti.
Ao brasileiro Plinio Corrêa de Oliveira ("Révolution et Contre-Révolution", obra notável a todos os títulos), citado por Silente, acrescentar o húngaro Thomas Molnar e o seu livro, não menos essencial, "La contro rivoluzione" (Volpe, 1970).
Um católico tradicionalista, isto é, um católico "tout court" não pode não ser contra-revolucionário.
@mic scrive:
" Ma occorreranno forme sostitutive a garanzia della Verità e del bene spirituale e materiale che ne scaturisce, animate da forze che convoglino l'ordine non imposto, ma realizzato in Christo Rege"
...a proposito di Cristo Re e della società chiamata a doversi conformare a Lui e a sottomettervisi(e non Lui a conformarsi e sottomettersi alla società stessa, come forse molti anche nella Chiesa vorrebbero), ecco qualche stralcio dalla lettera enciclica “QUAS PRIMAS” del Sommo Pontefice Pio XI:
[…] Ci sorregge tuttavia la buona speranza che l’annuale festa di Cristo Re, che verrà in seguito celebrata, spinga la società, com’è nel desiderio di tutti, a far ritorno all’amatissimo nostro Salvatore.
Accelerare e affrettare questo ritorno con l’azione e con l’opera loro sarebbe dovere dei Cattolici, dei quali, invero, molti sembra non abbiano nella civile convivenza quel posto né quell’autorità, che s’addice a coloro che portano innanzi a sé la fiaccola della verità.
Cristo regni!
È necessario, dunque, che Egli regni nella mente dell'uomo, la quale con perfetta sottomissione, deve prestare fermo e costante assenso alle verità rivelate e alla dottrina di Cristo; che regni nella volontà, la quale deve obbedire alle leggi e ai precetti divini; che regni nel cuore, il quale meno apprezzando gli affetti naturali, deve amare Dio più d'ogni cosa e a Lui solo stare unito; che regni nel corpo e nelle membra, che, come strumenti, o al dire dell’Apostolo Paolo, come "armi di giustizia" offerte a Dio devono servire all'interna santità delle anime. Se coteste cose saranno proposte alla considerazione dei fedeli, essi più facilmente saranno spinti verso la perfezione.
Testo integrale:
http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_11121925_quas-primas_it.html
Chiedo scusa per la pedanteria e invito Mic a cancellare eventualmente l'intervento, ma non vedo come uscire altrimenti dalla semplice lamentazione. L'autore che segnala per primo con la massima chiarezza la crisi della visione del mondo che stava alla base della "civiltà cristiana" è alla metà del '600 Blaise Pascal, scienziato, matematico, tecnologo, pensatore religioso. Con la "rivoluzione copernicana" va a pezzi l'immagine di un universo a sfere concentriche, che trasmetteva il senso dell'armonia come "ordine cosmico" e consentiva di affermare senza difficoltà "I cieli cantano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l'opera sua. Alleluja!" L'universo appare all'"acculturato" della modernità come un coacervo di materia disordinata, con esplosioni, implosioni, urti, crolli. Dal "cosmos" si passa al "caos"; l'uomo non si sente più al centro, come vertice privilegiato di un'azione DALL'ALTO, ma comparso per un singolare lavorio del CASO, che opera faticosamente e aleatoriamente DAL BASSO su un granellino di materia disperso nell'immensità: è lo ZINGARO DELL'UNIVERSO ( definizione di Jacques Monod, autore della formula che sintetizza l'evoluzionismo darwinista: "Il caso e la necesità" ). Per Pascal la contemplazione del cielo era fonte non di rassicurazione, ma di angoscia: "Il silenzio eterno di questi spazi infiniti mi sgomenta". Per cui l'esistenza di Dio salvatore è affidata più all'intuizione del cuore che all'osservazione del mondo come opera oggettiva di cui si possa dire:"Hic est digitus Dei!"
Con ciò è facile comprendere come l'arte contemporanea si manifesti come freddo razionalismo oppure come dissoluzione progressiva della forma, vantata come chissà quale conquista. Su questo sono esemplari i testi dello storico dell'arte austriaco Hans Sedlmayr "lA PERDITA DEL CENTRO" E "lA MORTE DELLA LUCE". Nell'universo dominato dalla casualità non sembra più possibile fondare il concetto di "legge naturale" se non come vago intuizionismo etico, a cui consegue una legislazione positiva basata sull'oppèortunità e variabile a piacimento.
A mio parere il settore su cui occorre lavorare è la zona di giunzione tra la scienza da una parte, la filosofia e la teologia dall'altra. Occorre rivalutare e rinnovare in termini adeguati la concezione platonica e aristotelica dell'esistenza di un campo di FORME, culminante in Dio, che strutturano il mondo, promuovendone l'ascesa verso la complessità e l'armonia.
Questo fu il tentativo della cosiddetta "scienza romantica della Natura" che si sviluppò in Germania all'inizio dell'800 ( il nome per me più importante: Schelling ) e a cui si ricollegano in qualche modo gli evoluzionisti non darwinisti, come Henry Bergson che, come è noto, fu sul punto di convertirsi al Cattolicesimo.
Un nome che va segnalato è quello di Rupert Sheldrake, un biologo inglese ( n. 1942 ) che ha sviluppato, in concorrenza con Dawkins,una teoria dei "campi morfogenetici" non ancora rigorizzata, ma che sembra promettente in ordine alla reintroduzione del "finalismo" nel mondo naturale e alla spiegazione di fenomeni che il neodarwinismo si vanta di aver superato, ma che non ha superato affatto; ad esempio il comportamento dei componenti di ogni specie come membri di una entità unitaria, benchè separati fisicamente, e il sistema di relazioni all'interno del mondo della vita che alcuni pensatori medievali definivano con l'espressione "ANIMA MUNDI".
Il Darwinismo non va semplicemente deprecato; occorre superarlo realmente.
Papa Bergoglio accelera i cambiamenti nella CEI: oltre a quella di segretario anche la carica di presidente sarà elettiva
Non è più tempo di feudi ereditari e diritti d'investitura nell'Italia di Francesco, che davanti ai retaggi medievali procede con passo fermo e impronta riformatrice. Globalizzante e democratizzante.
http://www.huffingtonpost.it/2013/11/23/presidente-cei_n_4329481.html?utm_hp_ref=italy
Alessio
Carissima Mic, conosco decorosamente bene l'opera di Plinio Correa de Oliveira. Non tutto, del suo pensiero, mi trova d'accordo. Gli posso imputare una certa insensibilità sociale, una indifendibile difesa del latifondismo e, in generale, delle classi egemoni sudamericane (non sempre commendevoli), un implicito appoggio alle voglie geostrategiche statunitensi, un'infantile e un po' provinciale infatuazione per la nobiltà (quella di oggi!), giustificata peraltro dalla sua provenienza sociale e familiare. Ma, francamente, di gnosticismo, nel suo pensiero, non ne trovo traccia. Per favore, leggi il suo "Rivoluzione e Controrivoluzione". Scritto decenni fa, è attualissimo nella sua descrizione della "quarta rivoluzione", quella decostruzionista, anarchica e stregonesca che oggi stiamo vivendo.
Ti assicuro, carissima Mic, che non mi risulta nulla di gnostico in Plinio Correa de Oliveira. Almeno in quello pubblico, noto ed editato.
Potresti pregare le tue fonti brasiliane di fornirtene prova?
Franco,
lei tira in ballo molte questioni ponderose in una volta sola. E credo che alla fine si diverta anche a tirare dal suo arco molte frecce in ogni direzione per rimescolare molte carte, che con questo strumento non sono neppure giocabili tutte in una volta.
Mi sono soffermata, intanto, su Pascal e la "rivoluzione copernicana".
Voglio dirle che non mi mette affatto in crisi perché dover spostare il centro dalla Terra al Sole (o addirittura oltre) non mi cambia nulla. Infatti, se allargo l'orizzonte, e vedo - come in realtà ci è dato vedere - al di là del sistema solare un universo più complesso formato di Galassie e relativi centri e relative forze gravitazionali interagenti, questo non mi fa perdere la cognizione del Centro. Me lo fa semplicemente spostare facendomi capire che la Realtà è più grande ampia e complessa di quanto non mi sia apparso fino a quel momento. E così poteva apparire a qualsiasi persona spirituale anche in quel tempo, come del resto credo sia stato per molti mistici, di ogni tempo, che hanno una percezione della Realtà non necessariamente legata ai teoremi pitagorici, alle rivoluzioni copernicane o a qualunque altro dato misurabile solo materialmente nella loro epoca.
Dunque, più guardo è più non mi fermo a Pascal, alle suggestioni romantiche o a qualunque altra pseudo-sintesi puntuale legata al tempo in cui è stata possibile. E, invece del caos, vedo un disegno intelligente e anche un ordine mirabile che mi sovrasta e che non posso comprendere e abbracciare per intero neppure con gli occhi della mente che hanno una portata ancor maggiore. E "naufragar m'è dolce in questo mare". Mi basta e mi avanza per capire che in questo universo di cui materialmente sono solo un pulviscolo, ci sono anch'io e l'unica cosa che mi interessa è entrare in relazione con Chi l'ha Creato, pensato e voluto.
Molti piccoli sprazzi, per quanto mi è dato, li ho dalla fede e dalla manifestazione umana del Creatore che mi si rivela come Persona e da come questo influisce sulla mia vita e sul mio essere anche qui adesso, nel mio microcosmo familiare e sociale... e Lui sa anche l'oltre. E, ripeto: questo mi basta e mi avanza e vado avanti.
Capisco che non è un dato scientifico.
La scienza ci dà sempre risposte parziali. Ma l'uomo, se vuol volare, ha bisogno di due ali: scienza e fede... La scienza, da sola, lo impantana nelle sintesi del momento che vive. Ma ormai sappiamo quanto e sempre oltrepassabili e mai definitive.
Il resto sono costruzioni mentali, affascinanti e intriganti quanto si vuole. Ma, alla fine, poiché non siamo degli accademici né dei mistici, dobbiamo anche parlare dal nostro limite.
Bell'intervento quello di Franco, pero' mi sento di condividere in pieno la risposta della S.ra Mic.
Proprio la complessita', l'assoluta impossibilita' che il caso sia la ragione del nostro esistere mi porta a 'credere' che siamo stati pensati, e pensati nel benche' minimo dettaglio con un Amore paterno.
Piu' si sposta in la' il limite, piu' si va a fondo nel micro e nel macro piu' si resta sconcertati dalla perfezione della Creazione.
D'altronde Franco, lei sa bene che a certi livelli la teoria dell'evoluzione non e' piu' creduta ne credibile.
Forse uno dei piu' grossi abbagli della scienza.
Il relativismo della fisica moderna, destrutturata, induce relativismo solamente per chi non vuol vedere in essa il miracolo del Todopoderoso.
Oggi e' la festa di Cristo Re.
Signore del cielo e della terra, non dimentichiamolo.
Mauro
http://www.pliniocorreadeoliveira.it/docs/rivoluzione_e_controrivoluzione.pdf
http://www.pliniocorreadeoliveira.info/IT_21112009_MauroRonco.htm
m
Il Darwinismo non va semplicemente deprecato; occorre superarlo realmente.
Infatti, il darwinismo non solo va deprecato da chi ha materia per farlo, se solo potesse essere lasciato libero di dimostrarlo....
Tant'è vero che, alcuni difensori della teoria evoluzionista vista la mole di incongruenze e falsità portate avanti da questa teoria obsoleta, hanno cominciato a parlare di un Intelligent Designe.
Giacchè chi smaschera definitivamente il darwinismo sono i fossili e la seria biologia.
Fossili datati milioni di anni fa, sia del mondo animale che vegetale simili in tutto a quei che vivono oggi...non mostrano affatto i segni di evoluzionismo della specie.
Si guardi ai Trilobiti ad esempio... specie del periodo Cambriano 521- 250 milioni di anni fa...
Questi antichi animaletti ......avevano tante di quelle doti che nemmeno immaginiamo....quindi che tipo di "evoluzione" per questi piccoli crostacei?
Gli occhi dei trilobiti erano di due tipi olocroici, con lenti esagonali fittamente stipate (ca. 15.000 per occhio), oppure occhi schizocroici, con lenti rotondeggianti e meno numerose, separate l'una dall'altra da materiale esoscheletrico.
La calcite ha una peculiarità: permette alla luce di attraversala, senza subire rifrazione, lungo uno degli assi cristallografici del minerale.
Ogni lente dell'occhio dei trilobiti, permetteva alla luce di passare lungo un asse perpendicolare alla superficie della lente stessa e quindi, si è ricostruito il campo visivo dell'animale.
I trilobiti riuscivano ad osservare a 360 gradi.
Il grande dettaglio ottenuto nelle immagini ha permesso inoltre di stabilire che l'occhio composto del trilobite è molto SIMILE a quello del LIMULO un artropode vivente diffuso sulla costa est del Nord America e che viene considerato un fossile vivente.
Ecco appunto.... meditiamo un pochino guardando i fatti e tralasciando inutili sofismi... la verità è a portata di mano se solo la si volesse indagare...ma noi non abbiamo gli occhi sviluppaTI dei Trilobiti e quindi in un certo senso.... siamo meno evoluti di certi antichissimi animaletti....
Per non parlare di di foglie o di fiori o insetti ritrovati fossili.... uguali uguali a quei dei nostri giorni....
Lo scritto di Benedetto XVI al matematico Piergiorgio Odifreddi nella traduzione in lingua italiana: un diamante nel dialogo tra ragione e fede incastonato nelle fondamenta del ‘Cortile dei Gentili’. A cura di Armin Schwibach
http://www.pliniocorreadeoliveira.info/IT_21112009_MauroRonco.htm
ps Nitoglia: J. Evola
http://www.doncurzionitoglia.com/juliusevola.htm
Carissima Mic, sistemato Plinio Correa de Oliveira, passiamo ad Evola. Era costui pagano ed "esoterico"? Certo. E, nel suo pensiero "giovanile", fu anche anticattolico, come testimonia il suo testo "Imperialismo pagano". Poi corresse il suo pensiero, fino a rammaricarsi, pur rimanendo "pagano", della perdita della Tradizione cattolica a causa del Concilio.
Ma ciò che è interessante del suo pensiero è la sua grandiosa visione tradizionalista della storia, la sua lettura della decadenza dell'Occidente, la sua visione del Sacro. Del suo testo fondamentale: "Rivolta contro il mondo moderno" non tutto è accettabile per un cattolico, ma il quadro generale è carico di spunti e suggestioni che i cattolici - soprattutto se tradizionalisti - dovrebbero cogliere.
Infine, per quanto possa apparire paradossale, il pensiero del "pagano" Evola favorì la conversione al cattolicesimo di moltissimi giovani della Destra negli anni dal sessanta in poi. Testimoniava il bravissimo Fausto Gianfranceschi, intellettuale cattolico e di Destra: "Pur non essendo Evola cattolico, paradossalmente i suoi testi riuscivano a rafforzare la convinzione che la filosofia perenne del cattolicesimo fosse l'unica forma di pensiero vivente in grado di dettare regole di giudizio a chi non si lascia affascinare dalle ideologie materialistiche e dalle utopie illuministiche".
Sì, per molti giovani di Destra, l'evolismo fu un punto, necessario, di passaggio da un fascismo vitalistico e rozzo al cattolicesimo. Senza ovviamente rinnegare nulla.
Se si vuole, è possibile richiamare il concetto di Del Noce di "eterogenesi dei fini", o, più semplicemente, la Provvidenza.
Credo, carissima Mic, che siano trasparenti i riferimenti autobiografici di quanto scrivo, e non me ne vergogno. Leggiti pure, con animo cattolico, "Gli uomini e le rovine" o "Rivolta contro il mondo moderno" di Julius Evola.
Sono pagine che fortificano, spiegano, illuminano. Anche se sono "pagane". Perché, come diceva il grande Nicolas Gomez Davila: "Il paganesimo è l'altro Antico Testamento della Chiesa " e aggiungeva: "E' perfetto cattolico solo chi edifica la cattedrale della sua anima su cripte pagane".
http://www.montfort.org.br/perguntas/index-tfp.html
http://www.kelebekler.com/cesnur/txt/trad2.htm
@mic scrive:
“Il resto sono costruzioni mentali, affascinanti e intriganti quanto si vuole. Ma, alla fine, poiché non siamo degli accademici né dei mistici, dobbiamo anche parlare dal nostro limite.”
“In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”. (Mt 11, 25-26)
“Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio”.
(1Cor 1, 26-29)
“Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:
Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.
E ancora:
Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani”.
(1 Cor 3, 18-20)
Lateranense ai piedi di Napolitano. Noi ci dissociamo
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-lateranenseai-piedidi-napolitanonoi-ci-dissociamo-7798.htm
Il discorso di Franco va affrontato con rigorosi elementi scientifici, intrecciati con postulati filosofici, che non sono alla portata di chiunque.
Per quanto posso dire partendo dai miei interessi e dalla mia infarinatura, rispetto ai problemi del finalismo o della "materia disordinata, esplosioni, crolli", i cicli di vita di ogni elemento comprese le stelle e le galassie, credo che il discorso del peccato originale c'entri sempre e comunque e che chi lo esclude in partenza vedrà sempre il caso o aspetti meccanicisti in quegli aspetti che noi vediamo invece come "corruzione" conseguente alla colpa primordiale. E questo, nonostante le leggi e le mirabili armonie strutturali non spiegabili se non con un disegno intelligente, scaturito da una volontà superiore, rimasto come "cifra" di chi lo ha concepito.
Credo che anche la Rivelazione e il mondo spirituale offrano orizzonti di comprensione tuttora inesplorati. Concordo sul fatto che manca purtroppo un supporto scientifico di grande levatura che non si lasci tarpare le ali dal materialismo dominante. E anch'io me ne rammarico, perché amerei veder sciorinato con dati inoppugnabili ciò che la mia ragione trova corrispondente alle vibrazioni del cuore.
Ma credo che qualunque ulteriore orizzonte ci sarà dato da esplorare, non verrà mai meno quel "nunc videmus per speculum et in aenigmate" di cui parla san Paolo.
Mic. Il dicorso sullo scarso o minimo valore del sapere per entrare nel regno di Dio è analogo a quello della povertà. La cosa essenziale è l'infanzia del cuore, come la povertà nello spirito; ciò non toglie il fatto che alcuni, non per impancarsi a chissà cosa, ma per una precisa vocazione, possano e debbano preoccuparsi di venire incontro alle esigenze conoscitive dei contemporanei. Allo stesso modo chi vuole realizzare una grande opera assistenziale deve curare anche la parte finanziaria ( per cui non c'è da scandalizzarsi dell'esistenza dello IOR, purché sia fatto scorrere sui binari giusti di correttezza e moralità ).
San Paolo parlava di santa stoltezza, ma era un intelletttuale di grandissimo rilievo, con una fortissima preparazione costruita nelle scuole rabbiniche, ascontando maestri celebri come Gamaliele. Altrimenti come avrebbe concepito il grandioso parallelismo Adamo - Cristo e l'idea delle "potenze" che dominano questo mondo e che Cristo ha sottomesso? Qualcosa del genere anche su san Giovanni, altro grande propugnatore della divinità di Gesù,legato all'ambiente sacerdotale ( dove si trovavano personaggi come il sottilizzatore Nicodemo ).
Quanto ho scritto su Pascal non è assolutammente un'idea mia, ma una nozione comunemente accettata dagli storici della cultura e della mentalità. Posso citarle "Le Dieu cachè" ( "Il Dio nascosto" ) di Lucien Goldmann, appunto sulla crisi evidenziata a partire da Pascal. Potrà controllare lei stessa quanto la tematica astronomica postcopernicana conti negli atei seri e pensosi come Leopardi e Pirandello.La stessa "storia della mentalità" ci segnala come un fenomeno tipico della gioventù acculturata di matrice cattolica tra l'800 e l'inizio del '900 è stato la "crisi della fede" in età universitaria che poneva fine, talora in modo agghiacciante, agli slanci di un'infanzia mistica.
L'esempio più noto e toccante è quello delo pensatore e scrittore spagnolo Miguel De Unamuno. Un ex seminarista divenuto agnostico era Ernest Renan, autore di una "Vita di Cristo" che demolì la fede di molti: stilisticamente accattivante ma distruttiva del concetto di Gesù come Dio ( "un marron glacee con dentro degli aghi" ebbe a definirla Francois Mauriac ). Ex seminarista era anche Emile Combes, l'uomo politico che varò le leggi che laicizzarono lo stato francese. Spero che oggi non manchi la debita riconoscenza per il lavoro di apologeti in campo neotestamentario come Messori e Socci.
Lo stesso per il prof. Giuseppe Sermonti, che già nel 1980 con il suo "Dopo Darwin" ebbe il coraggio di sfidare il muro di ferro Darwinismo imperante. Fortunato chi non ha bisogno di questi strumenti di difesa; ma ad altri, che non sono santamente ignoranti come Lucia Mondella, occorrono, eccome.Per quanto riguarda la fisica, accenno alla tematica ( sia pure ancora sub judice ) del "principio antropico debole" e del "principio antropico forte". Inoltre la singolarissima impresa di Frank Tipler, un fisico teorico e cosmologo statunitense, che dopo aver scritto una "Fisica dell'immortalità" ( 1994 ) è arrivato nel 2007 a una "Fisica del Cristianesimo" che si conclude, pensi un po'... con il Credo di Nicea. Non so se Tipler sia un pazzo scatenato o un genio; però mi sembra che la sua sia la direzione giusta per decidersi ad affrontare la crisi della visione del mondo di cui sopra. Crisi che consente a personaggi come il prof. odifreddi di definire il Cristianesimo "una religione per letterati cretini".
Nella situazione attuale il problema sta nella «dedogmatizzazione», nell'oltrepassamento e nella relativizzazione dei dogmi, di una Rivelazione già data. Se contribuiamo al processo di “perversione dedogmatizzante” - già evidenziato da Antonio Livi in Vera e falsa teologia, ricordando i "nemici esterni" alla Chiesa, come l'illuminismo, il romanticismo, il modernismo – vedremo la Chiesa sempre più stretta fra due fuochi: dall’esterno laicismo, secolarizzazione, progressismo; dall’interno, la proliferazione incontrollata di tutte le filosofie religiose che si appropriano indebitamente della veste di teologie e che mirano direttamente al cuore della Chiesa, col risultato vederla snaturata della sua essenza e della sua funzione.
Con l'abbandono della metafisica non siamo più in grado di distinguere cos’è la legge morale naturale. Nel nostro mondo così pluralistico risulta sempre più sfaldato il concetto di “natura” o “essenza” e di conseguenza facciamo fatica a capire cosa sia la legge morale naturale. Non credo che in base ai moderni saperi possa essere messo in dubbio quel ci dice S. Tommaso sulla legge naturale: «altro non è che la luce dell’intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce e questa legge Dio l’ha donata nella creazione». Il modernismo pretende
l’indipendenza della ragione rispetto alla legge naturale. Ma in questo caso la razionalità non sarebbe veramente un bene per tutti ma solo per pochi: i credenti.
La domanda è: è oggettiva l'autonomia della ragione rispetto alla legge? L'autonomia riguarda solo il fatto che la ragione ha iscritti in sé i principi primi del conoscere e dell’agire ma non li attinge in se stessa come autodeterminazione rispetto al bene universale e quindi alla legge morale. E dunque, non è la legge naturale che dipende dalla libertà di coscienza, ma l'inverso.
Inoltre, riguardo ad esempio al concetto di “natura”, che dovrebbe diventare oggetto di una riflessione nuova perché dal Rinascimento in poi, anche a causa della Riforma protestante, essa assume connotazioni che la individuano in ciò che è fattibile, piuttosto che essere assunta, dal suo concetto metafisico, come operazione intrinseca di un ente. E allora oggi natura è diventata soprattutto modificabilità, tecnica applicata per rendere le cose utili e apprezzabili dal proprio punto di vista. Ci si chiede allora: a quale natura ci si riferisce? A quella materiale, biologica, psichica?
Per non rischiare di provocare un’incomprensione generale con gli interlocutori, la Chiesa non parla più di “legge naturale” - data come dogma - e si apre alla nuova concezione di legge morale naturale. L'attribuzione di “morale” alla legge – che discende dalla legge ma non è essa stessa legge –, provoca lo spostamento dalla natura in sé, che è data e non può cambiare, alla sfera morale, che implica la libertà. Dalla natura si dovrebbe passare alla persona e quindi alla libertà che non può far riferimento a nient’altro che alla coscienza. Quella connotazione di legge “morale” determina un cambiamento paradigmatico partendo dalla coscienza e non dalla legge, col risultato che la libertà farebbe a meno della legge eterna del Creatore. C’è un solo modo di coniugare legge e libertà: solo se c’è un’idea giusta di Dio che è lògos e amore, dono, intelligenza e libertà, si risolve il problema di una falsa eteronomia in cui il soggetto dovrebbe rinunciare a se stesso per fare spazio alla legge.
Se non si torna alla metafisica, la fede resterà sempre messa all'angolo.
Sull' "homo tecologicus", ricordo di aver già scritto questo:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/07/un-nodo-teologico-da-sciogliere-homo.html
siamo ad un livello sommario ed essenziale, ma ci sono premesse da cui partire, che penso siano ineludibili.
Ma continuo a chiedermi se sia normale che la tecnica abbia abbandonato il linguaggio umanistico, se siano davvero non coniugabili e se si tratta di un dato irreversibile.
E continuo a pensare che il 'vulnus' sia nell'abbandono della metafisica.
"Da sempre gli uomini sono stati ricolmi – e oggi lo sono quanto mai – del desiderio di “essere come Dio”, di raggiungere essi stessi l’altezza di Dio. In tutte le invenzioni dello spirito umano si cerca, in ultima analisi, di ottenere delle ali, per potersi elevare all’altezza dell’Essere, per diventare indipendenti, totalmente liberi, come lo è Dio. Tante cose l’umanità ha potuto realizzare: siamo in grado di volare. Possiamo vederci, ascoltarci e parlarci da un capo all’altro del mondo. E tuttavia, la forza di gravità che ci tira in basso è potente. Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono come tempeste minacciose sopra la storia. Anche i nostri limiti sono rimasti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e continuano ad affliggere l’umanità.
I Padri hanno detto che l’uomo sta nel punto d’intersezione tra due campi di gravitazione. C’è anzitutto la forza di gravità che tira in basso – verso l’egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravità che ci abbassa e ci allontana dall’altezza di Dio. Dall’altro lato c’è la forza di gravità dell’amore di Dio: l’essere amati da Dio e la risposta del nostro amore ci attirano verso l’alto. L’uomo si trova in mezzo a questa duplice forza di gravità, e tutto dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera libertà....Il Salmo processionale 24, che la Chiesa ci propone come “canto di ascesa” per la liturgia di oggi, indica alcuni elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto: le mani innocenti, il cuore puro, il rifiuto della menzogna, la ricerca del volto di Dio. Le grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell’umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti – se le nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca della verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore. Tutti questi elementi dell’ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio."
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2011/documents/hf_ben-xvi_hom_20110417_palm-sunday_it.html
Sempre Benedetto XVI:
"Ma la nostra domanda oggi è: nell’epoca della scienza e della tecnica, ha ancora senso parlare di creazione? Come dobbiamo comprendere le narrazioni della Genesi? La Bibbia non vuole essere un manuale di scienze naturali; vuole invece far comprendere la verità autentica e profonda delle cose. La verità fondamentale che i racconti della Genesi ci svelano è che il mondo non è un insieme di forze tra loro contrastanti, ma ha la sua origine e la sua stabilità nel Logos, nella Ragione eterna di Dio, che continua a sorreggere l’universo. C’è un disegno sul mondo che nasce da questa Ragione, dallo Spirito creatore. Credere che alla base di tutto ci sia questo, illumina ogni aspetto dell’esistenza e dà il coraggio di affrontare con fiducia e con speranza l’avventura della vita. Quindi, la scrittura ci dice che l'origine dell'essere, del mondo, la nostra origine non è l'irrazionale e la necessità, ma la ragione e l'amore e la libertà. Da questo l'alternativa: o priorità dell'irrazionale, della necessità, o priorità della ragione, della libertà, dell'amore. Noi crediamo in questa ultima posizione.
...Nei primi capitoli del Libro della Genesi troviamo due immagini significative: il giardino con l’albero della conoscenza del bene e del male e il serpente (cfr 2,15-17; 3,1-5). Il giardino ci dice che la realtà in cui Dio ha posto l’essere umano non è una foresta selvaggia, ma luogo che protegge, nutre e sostiene; e l’uomo deve riconoscere il mondo non come proprietà da saccheggiare e da sfruttare, ma come dono del Creatore, segno della sua volontà salvifica, dono da coltivare e custodire, da far crescere e sviluppare nel rispetto, nell’armonia, seguendone i ritmi e la logica, secondo il disegno di Dio (cfr Gen 2,8-15). Poi, il serpente è una figura che deriva dai culti orientali della fecondità, che affascinavano Israele e costituivano una costante tentazione di abbandonare la misteriosa alleanza con Dio. Alla luce di questo, la Sacra Scrittura presenta la tentazione che subiscono Adamo ed Eva come il nocciolo della tentazione e del peccato. Che cosa dice infatti il serpente? Non nega Dio, ma insinua una domanda subdola: «È vero che Dio ha detto “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?”» (Gen 3,1). In questo modo il serpente suscita il sospetto che l’alleanza con Dio sia come una catena che lega, che priva della libertà e delle cose più belle e preziose della vita. La tentazione diventa quella di costruirsi da soli il mondo in cui vivere, di non accettare i limiti dell’essere creatura, i limiti del bene e del male, della moralità; la dipendenza dall’amore creatore di Dio è vista come un peso di cui liberarsi. Questo è sempre il nocciolo della tentazione. Ma quando si falsa il rapporto con Dio, con una menzogna, mettendosi al suo posto, tutti gli altri rapporti vengono alterati. Allora l’altro diventa un rivale, una minaccia.. il mondo non è più il giardino in cui vivere con armonia, ma un luogo da sfruttare e nel quale si celano insidie (cfr 3,14-19); l’invidia e l’odio verso l’altro entrano nel cuore dell’uomo.. Andando contro il suo Creatore, in realtà l’uomo va contro se stesso, rinnega la sua origine e dunque la sua verità; e il male entra nel mondo, con la sua penosa catena di dolore e di morte. E così quanto Dio aveva creato era buono, anzi, molto buono, dopo questa libera decisione dell'uomo per la menzogna contro la verità, il male entra nel mondo.
..Ebbene, il peccato è turbare o distruggere la relazione con Dio, questa la sua essenza: distruggere la relazione con Dio, la relazione fondamentale, mettersi al posto di Dio."
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2013/documents/hf_ben-xvi_aud_20130206_it.html
Franco,
Credo che tutte le crisi, comprese quelle illustri da lei citate non derivino solo dall'impatto con una realtà più complessa, la cui maggiore decriptazione oscura un'immagine forse stereotipa di Dio, forse conosciuto solo intellettualmente. E non è solo questione (di per sé impossibile) di entrare nel foro interno di personaggi complessi, ognuno dei quali si è misurato con uno o più -ismi della sua epoca, senza oltrepassarlo per trovare gli antidoti a quello scoglio non solo intellettuale.
Penso comunque che il comun denominatore che possiamo trarne è che né la filosofia né ogni altra scienza né l'arte possono dirci e darci le verità ultime se non sono fecondate dalla fede. Ed è e resta misterioso quel "salto" che non è altro che l'inizio di un'avventura inedita che non si perde nelle secche di un dubbio (che non blocca ma diventa occasione di approfondimento) o nei meandri di una mente contorta che non riesce più a districarsi.
Forse rischio di essere semplicista. Ma questo è quel che al momento riesco a dire e a dare.
http://www.riscossacristiana.it/le-icone-della-destra-perdente-di-quella-che-puo-risorgere-di-piero-vassallo/
@Franco scrive: “San Paolo parlava di santa stoltezza, ma era un intellettuale di grandissimo rilievo, con una fortissima preparazione costruita nelle scuole rabbiniche, ascoltando maestri celebri come Gamaliele”.
Certo, proprio perché san Paolo si riferiva alla stoltezza dei vani e arzigogolati ragionamenti umani che spesso e volentieri portano troppo lontano dalla Verità! Ovvio che la Scrittura vada studiata, approfondita e con essa il Magistero, la Tradizione… Mica poteva contraddire se stesso!
Ecco perché ho citato anche Gesù che dice apertamente: “grazie Padre che hai rivelato queste cose (le ultime, le intime, quelle che veramente contano) ai piccoli e le hai nascoste ai sapienti (coloro che si credono sapienti nel mondo con tutte le cavillose diatribe e analisi superdettagliate), perché così ti è piaciuto”. Continuo sempre più a pensare che nella vita non sia necessario conoscere tutto da ogni angolazione, ma essere il più possibile semplici e “piccoli”, pur continuando a coltivare la Parola eterna, sempre accompagnata da una assidua preghiera.
I sapientoni dell’areopago, ad esempio, non fecero gran tesoro dell’insegnamento di san Paolo, perché evidentemente erano troppo impegnati a baloccarsi su questioni inessenziali (agli occhi di Dio) e non potevano stare a sentire molto altro: chissà se il Signore sarà stato contento di loro…
San Paolo stesso poi ci ricorda ancora:
“[…] le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché L’UOMO DI DIO SIA COMPLETO E BEN PREPARATO PER OGNI OPERA BUONA”.
(2 Tm 3, 14-16) (ovviamente il maiuscolo è mio)
Prima di mandare gli apostoli per il mondo ad evangelizzare, Gesù li istruì dicendo di portare il minimo indispensabile, non una valanga di rotoli da leggere sullo scibile umano o similari per contrastare scettici a avversari:
“Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche”.(Mc 6, 7-9)
Se saremo umili e docili, lo Spirito Santo non ci farà mancare di conoscere ciò che è veramente essenziale, con la nostra collaborazione e fatica di cui ho scritto sopra, né le risposte a chi ci chiederà ragione della nostra fede o altre cose. Come faccio ad esserne così sicuro? Basta leggere, anche in questo caso ciò che ha da dirci chiaramente Gesù Cristo, il Figlio di Dio:
1) Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. (Gv 16, 13)
2) Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». (Lc 12, 11-12)
P.S. Franco, visto che hai scritto in un tuo commento recente, che stai intensificando la preghiera del Rosario, chiedo anche a te di inserirmi nella tua preghiera. Grazie…
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