Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 11 novembre 2013

L'avvenire e la conoscenza al potere. Un dialogo anticristico

Visto che la citazione dal blog Vigiliae Alexandrinae ha suscitato commenti, riporto qui la conclusione. Si tratta dell'intervista pubblicata da Avvenire allo psicoanalista Junghiano Luigi Zoja. Ne approfitto per cogliere anche il valido contributo di un lettore, che rettifica - citando lo stesso Jung - quella che sta diventando vulgata corrente. Vorrei far notare che in Jung si trovano molte intuizioni e suggestioni affascinanti; ma la sua soluzione si trova nella coincidentia oppositorum, che non rende ragione della vittoria sul male in Cristo Signore.

[....] Sì, ma un dogma non si può abrogare.
«Se il Papa è infallibile in materia di dogmi, dovrebbe esserlo anche nel momento in cui proclama che l’infallibilità non è più necessaria. Ciò richiama un’altra delle categorie predilette da Francesco, quella che forse più di ogni altra fonda la legittimità del dialogo».
Che cosa intende?
  «L’appello alla coscienza, che non a caso è un tema decisivo per la stessa psicoanalisi. Vede, in italiano traduciamo come “coscienza” due diversi termini analitici tedeschi. Il primo, Bewusstein , descrive la consapevolezza intellettuale, mentre il secondo, Gewissen , è la coscienza morale. Per tradizione la mentalità italiana è incline a questa seconda tipologia, spesso declinata come adesione a una norma. È, direi, la versione cattolica della coscienza. A dover essere rivalutato è l’altro elemento, più presente nelle culture di matrice protestante, ma non solo in esse. Una coscienza consapevole, e quindi concreta, è stata tipica dell’opera dei gesuiti in America Latina, tra l’altro. E Francesco è un gesuita latinoamericano, giusto?».
Neppure Jung stesso sarebbe d’accordo con il dott. Zoja
“Il dogma sostituisce l'inconscio collettivo in quanto lo esprime con grande ampiezza. Perciò, in linea di principio, il modo di vita cattolico non conosce una problematica psicologica di questo tipo. La vita dell'inconscio collettivo sbocca quasi interamente nelle rappresentazioni archetipiche del dogma e fluisce come una corrente bene imbrigliata nel simbolismo del Credo e del rituale: la sua vita si manifesta nell'interiorità dell'anima cattolica. L'inconscio collettivo, quale oggi lo conosciamo, non fu mai psicologico, poiché prima della Chiesa cristiana esistevano misteri antichi, i quali a loro volta avevano radice nelle nebulosità del neolitico. Mai l'umanità ha mancato di immagini potenti, apportatrici di magica protezione contro la paurosa realtà delle profondità psichiche; le forme dell'inconscio furono sempre espresse mediante immagini protettrici e guaritrici e in tal modo ricacciate nello spazio cosmico, ultrapsichico.
L'iconoclastia della Riforma ha però letteralmente praticato una breccia nel baluardo formato dalle immagini sacre e, da allora, le va sbriciolando una dopo l'altra. Essendo in conflitto con la ragione al suo destarsi, esse sono diventate precarie. Per di più, il loro significato si era già perduto da un pezzo. Ma si era davvero perduto, o forse non era mai stato conosciuto, e forse furono i protestanti ad accorgersi che nessuno aveva la più pallida idea del significato della nascita verginale, della divinità di Cristo o delle complessità della Trinità? Si direbbe quasi che queste immagini siano soltanto esistite, e che la loro esistenza sia stata semplicemente accettata, senza dubbi e senza riflessione, un po' come si fa l'albero di Natale e si nascondono le uova di Pasqua, di solito totalmente ignari del significato di tali usanze. Le immagini archetipiche sono a priori così cariche di significato che non ci si chiede mai che cosa veramente possano voler dire. È per questo che di quando in quando muoiono gli dei: a un tratto si scopre che non significano niente, che sono dei otiosi di legno e di pietra fatti dalla mano dell'uomo. In realtà, l'uomo ha scoperto una cosa sola: che alle proprie immagini non ha riflettuto ancora affatto. E quando comincia a riflettervi, lo fa con l'aiuto di ciò che egli chiama "ragione", ma che in realtà non è altro che la somma delle sue prevenzioni e delle sue miopie.
La storia dello sviluppo del protestantesimo è un'iconoclastia cronica : i muri sono crollati uno dopo l'altro, e la devastazione non è stata neanche troppo difficile, una volta scossa l'autorità della Chiesa. Sappiamo come in grande e in piccolo, in generale e in particolare, i crolli siano seguiti ai crolli e come si sia formata la spaventosa povertà di simboli che regna ai nostri giorni. Con ciò scomparve anche la forza della Chiesa, fortezza spogliata dei suoi bastioni e delle sue casematte, casa dalle pareti distrutte, abbandonata a tutti i venti e a tutti i rischi del mondo. Altra deplorevole rovina, che affligge il sentimento storico, è lo spezzettamento del protestantesimo in cento denominazioni particolari, segno infallibile del fatto che l'inquietudine perdura. Il protestante è stato veramente proiettato in una situazione senza difesa, della quale l'uomo naturale dovrebbe inorridire.” (M.L.)
(C. G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Torino 2011, pp. 111-113).

19 commenti:

Turiferario ha detto...

Un Papa che abrogasse ex cathedra la dichiarazione ex cathedra di un predecessore sarebbe un pazzo che si metterebbe da solo fuori dalla Chiesa. Molto più facile (come è stato fatto per tante altre cose) sarebbe non parlare più di infallibilità e lasciare che tutti se ne dimentichino.

A proposito invece del video di Crozza che è stato citato, a me sembra - per quel che può valere - una prima voce in controtendenza rispetto agli osanna incondizionati a PF di questi ultimi mesi. La tesi di Crozza è chiaramente che PF è sfruttato attraverso un abile marketing da una Chiesa che di cambiare non ha nessuna intenzione e se ne serve come un paravento. Qualcuno insomma (e non certo un tradizionalista!) sta incominciando a dubitare che questo supposto e messianico cambiamento sia in realtà soltanto fumo.

Anonimo ha detto...

liberalismo non figlio del cristianesumo
http://www.identitaeuropea.it/?p=281

I prodromi della diffusione del simbolismo occulto
http://www.santaruina.it/i-prodromi-della-diffusione-del-simbolismo-occulto
m

Josh ha detto...

Vorrei far notare che lo stralcio di Jung (inteso come riportato nella seconda parte dell'art.), nonostante lui stesso si sia distanziato spesso nel corso dell'esistenza dal pensiero cattolico, è esatto e acuto da un punto di vista sia storico sia.....diagnostico.

mic ha detto...

È per questo che l'ho pubblucato; Josh.

Franco ha detto...

A suo tempo fui messo molto in crisi dalla lettura di "Infallibile? Una domanda" di Hans Kung. A una mente formatasi nel clima del liberalismo, l'infallibilità papale appariva in primis una pretesa insostenibile.
Con il tempo e con gli studi arrivai a comprendere che la questione andava affrontata nell'ambito della teoria e sociologia del Diritto Costituzionale, come pure della cosiddetta "Teologia politica", in cui si mostra come i concetti base del potere politico e di quello religioso sono apparentati e in larghissima misura interscambiabili.
Nessun aggregato umano, nemmeno il più liberale, può resistere se non ha un qualche organo preposto alla "funzione veritativa". I principi dell'89 ( Libertè, Fraternitè, Egalitè ) sono di fatto trattati come dogmi infallibili; le sentenze dei tribunali, dopo i tre gradi di giudizio, rimangono punti fermi; la "verità scientifica" del Darwinismo è dichiarata altezzosaamente irrinunciabile dai "nuovi atei"; l'evidenza della Shoah non basta, si chiede di "formalizzarla" con un reato di opinione. Al dogma religioso si sta sostituendo il dogma del "politicamente corretto", sostenuto non più dai roghi dell'Inquisizione, ma dal fuoco di fila della potenza mediatica.
Finamente Vittorio Messori ha detto la sua sul "Corriere della Sera" di domenica 10, mostrando storicamente quanto sia fragile il mito del ritorno alla "purezza della Chiesa primitiva" pacifica e senza controversie, e sociologicamente come nessun movimento, dopo la prima fase di esplosione entusiastica, possa rinunciare a dotarsi di strutture orrganizzative e disciplinari, con adeguato supporto economico.
Penso che occorrano interventi autorevoli, tali da rendere tutti consapevoli dei rischi di una "destrutturazione" precipitosa.

Fabiola ha detto...

"Nessuna organizzazione genera la vita, ma una vita genera inevitabilmente un'organizzazione" (Luigi Giussani)

Franco ha detto...

Il prof. Zoja fa un discorso piuttosto involuto, da intellettuale "raffinato" quale certamente è, anzitutto con l'affermazione secondo cui il dogma rimpiazza l'archetipo in quanto lo esprime compiutamente.
Comunque ritengo che la carne che ha messo al fuoco sia piuttosto interessante. Chiedo scusa in anticipo per il tono professorale ( difetto di mestiere ).Jung, "delfino" designato di Freud, si staccò da lui su un punto cruciale: per F. il fattore principale operante nel profondo era da indicare nelle pulsioni sessuali, per Jung un insieme di immagini rappresentative degli elementi essenziali della vita, come l'albero, la caverna, il fuoco, il sole, le stelle, il cielo, la montagna, il mare, il drago, la madre, la fanciulla, il cerchio... Così lo scalatore di montagne e l'arrampicatore sociale si sentono gratificati nel loro agire perchè realizzano il tema archetipale dell'ascesa dalla terra al cielo, la vita comunitaria realizza il cerchio ( archetipo della perfezione ).
Jung, protestante laicizzato ma attentissimo ai miti e ai contenuti religiosi, sosteneva che la religione appaga la psiche in quanto le propone esplicitamente o per suggestione subconscia le figure archetipiche di cui ha bisogno. Così in Maria Vergine vengono proposti insieme, in mirabile "ossimoro" l'archetipo della Madre e quello della Fanciulla ( pura e innocente ). Senza questo "gioco archetipico" dal subconscio di Dante non si sarebbe potura configurare la mirabile preghiera "Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura..." Jung arrivò ad affermare che la proclamazione del dogma dell'Assunzione nel 1950 era da considerare l'evento culturale più importante del XX secolo.
Il discoreso junghiano ha aiutato me personalmente a costituiee un "ponte categoriale" tra gli elementi "affettivi" della devozione cattolica tradizionale
( "Salve Regina, madre di misericordia", il Sacro Cuore, il presepe ) con lo spirito critico del razionalismo contemporaneo. L'attrazione del Cattolicesimo, che un tempo portava molti alla conversione, era dovuta in gran parte dalla proposizione di figure e temi archetipici nelle chiese e nella liturgia, mentre i Protestanti offrivano sale austere e spoglie. Ad esempio, la forma a croce della chiesa e la suddivisione in campate e cappelle laterali, con zone d'oscurità e luci baluginanti, creava "empatia" in quanto riproponeva il tema dell'uomo ( fatto a moduli scanditoi ) e della psiche come articolazione di meandri oscuri, collegati ma distinti.
Il dogma ( assieme all'apologetica che lo accompagna ) sorregge l'archetipo in quanto gli fornisce il supporto dell'oggettività: una mente avverte la sorgiva tenerezza e affettività devozionale, ma non rieesce ad accontentasene: posso commuovermi veramene davanti alla figura della Vergine Maria ( ad esempio quella di Pompei ) se sono convinto anche teoreticamente che sia esistita e che sia stata chiamata da Dio a esssere Vergine e Madre non solo di Gesù coime uomo-Dio, ma anche dell'intera umanità. E' facile capire quello che penso della spoliazione e geometrizzazione elementare delle chiese cattoliche a partire dalla metà del '900. Parlava di più all'anima la chiesa parrocchiale di don Camillo.

Agnese ha detto...

Siamo ancora sicuri di conoscere che cosa sia il Dogma, che valore abbia, chi sia l'artefice che dirige la bocca e la mente del Papa, il quale solo in quel preciso istante gode di assoluta infallibilità?

Ma il grande Papa Pio IX, per quale motivo avrebbe dichiarato quel Dogma, se non per gli stessi motivi di cui oggi assistiamo o leggiamo da parte di chi vorrebbe minare o togliere questi requisiti di infallibilità VOLUTI DA DIO ed espressi per bocca del Papa?

L'archetipo è assai ben diverso dal Dogma e quest'ultimo non nasce certo da esso.

Il Dogma è Dottrina Rivelata, presente sin dagli inzi e concepita da Dio per la sua Chiesa.

Ma non è un archetipo nè mai potrà essere paragonato ad esso, in quanto il Dogma NON E' UN SIMBOLO ma DOTTRINA.

L'archetipo è un simbolo primitivo presente in tutte le culture antiche che poi via via è tramutato o valorizzato secondo il beneplacito delle stesse, per cui troviamo dei simboli che si somigliano ma che hanno via via assunto valori e definizioni diverse.

Associare il Dogma ad un archetipo è quanto di più assurdo e pericoloso possa esserci.

Un esempio ne è il labirinto rotondo che rappresentava il grembo della dea terra madre che poi diventerà anche una dei simboli di Maria Santissima.

Non è un caso che nelle Chiese costruite dai Templari spesso si ritrovino dei labirinti. Le loro Chiese erano dedicate tutte alla SS. Vergine.

Per questo motivo trovo molto sofismo nelle analisi del prof. Zoja.

beth ha detto...

il prof. Zoja dice:

"L’appello alla coscienza, che non a caso è un tema decisivo per la stessa psicoanalisi."

contesto con tutte le mie forze questa affermazione, pur essendo io ignorante di questa pseudoscienza, facente parte delle cosiddette "scienze umane".
E' falso che la psicanalisi faccia appello alla coscienza, e questa asserzione è parte secondo me di un grande inganno in cui la civiltà è stata trascinata nel 20mo sec. anche grazie a costoro, che sono dei devastatori dell'anima e della coscienza cattolica.
Dico questo in base alla semplice esperienza DIRETTA fatta da una mia amica che è stata quasi rovinata da uno di questi presunti "guaritori", che in sostanza dicono:
"IL BENE E IL MALE NON esistono, sono appigli immaginari a cui la mente si aggrappa per non cadere...." o, non ricordo bene, ma più o meno: non vedere la realtà informe del proprio inconscio (o roba simile); così mi riferì molti anni fa la mia amica, che scappò a gambe levate da quelle sedute, solo per GRAZIA DI DIO, ricorrendo così, ravveduta alla vera Fede, di cui costoro sono, lo dico convinta, nemici pericolosissimi quanto più apparentemente innocui.

Beth

PS sono felice di rileggere Agnese, che mi conforta con le sue rigorose precisazioni, oggi che abbiamo più che mai bisogno di chiaro e retto discernimento tra vero e falso.

Anonimo ha detto...

puntuale il commento di Agnese, giusta la distinzione tra dogma ed archetipo. m

ps Sigmund Schlomo Freud ed il sabbatismo
http://www.centrosangiorgio.com/occultismo/articoli/ruolo_di_freud.htm

L’opera di Sigmund Freud e del suo allievo dissidente Jung ebbe un enorme diffusione nel XX secolo, ed influenzò in maniera decisiva il pensiero e l’immaginario collettivo.

La psicanalisi gode tuttora di enorme popolarità, e gode anche dello status di “disciplina scientifica”, nonostante molti si dichiarino scettici riguardo la sua reale efficacia.
Ma se l’aspetto curativo di questa scienza suscitò sin dalla sua nascita enormi perplessità, ad una parte dell’apparato teorico della psicanalisi venne invece riservata una grande attenzione da persone che occupavano posizioni di grandi responsabilità, persone che avevano interesse nel comprendere come effettivamente la psiche e la mente umana funzionano.
Fu questo il caso di Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, uno dei pensatori che maggiormente contribuì a plasmare la mentalità dell’uomo contemporaneo.

Bernays, rifacendosi all’opera di Freud e di Gustave Le Bon, un altro studioso che diede un enorme apporto alla comprensione di questi meccanismi,
http://cronologia.leonardo.it/lebon/indice.htm
operò affinché tali studi potessero trovare una applicazione pratica su vasta scala.

Edward Bernays, dal razionale all’inconscio

"Quelli che manipolano il meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere che controlla. Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme come società che funziona in modo tranquillo. In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone …Coloro che hanno in mano questo meccanismo, costituiscono il vero potere esecutivo del paese.”
Edward Bernays, Propaganda, 1929
http://www.santaruina.it/la-scienza-della-persuasione

mic ha detto...

Siamo condapevoli che l psicoanalisi è una scienza sussidiaria e che la 'trasformazione' operata dal Signore, che è 'cristificazione', è tutt'altra cosa da quella prodotta dal lavoro terapeutico.
Lo davo per scontato, ma forse è bene precisare.
Ovvio che, se ne è parlato è perchè sono stati colti alcuni spunti interessanti.

mic ha detto...

L'unico vero modo per essere immuni da condizionamenti è aderire e radicarsi nella Verità che ci fa liberi.

una sola fede ha detto...

"L'unico vero modo per essere immuni da condizionamenti è aderire e radicarsi nella Verità che ci fa liberi."

E a tal proposito sembra che qualcuno delle alte sfere si muova per un certo ristabilimento della verità cattolica almeno su questa questione, in mezzo a tanta confusione e anarchia:

"L’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha chiesto all’arcidiocesi di Friburgo di ritirare e rielaborare il suo vademecum «per l’accompagnamento delle persone separate, divorziate o risposate con rito civile», rivolto agli operatori pastorali e divulgato lo scorso 8 ottobre. Ne dà notizia la Kna, l’agenzia della Conferenza episcopale tedesca. Müller ha inviato una lettera all’arcivescovo Robert Zollitsch, amministratore apostolico di Friburgo oltre che presidente della Conferenza episcopale tedesca. Secondo il quotidiano cattolico Die Tagespost, che ha pubblicato il testo della missiva, questa sarebbe stata mandata in copia a tutti i vescovi della Chiesa in Germania. Il vademecum uscito da Friburgo apriva alla possibilità della Comunione per i divorziati e risposati nel caso che costoro, dopo un accompagnamento pastorale e un adeguato esame di coscienza, fossero arrivati al convincimento di voler prendere parte alla vita della comunità ecclesiale in tutta la sua pienezza, anche sacramentale. Una decisione che sia il parroco che la comunità avrebbero dovuto rispettare.

Müller mette in guardia dal «disorientare i credenti in merito all’insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio», richiamando la non ammissibilità dei divorziati risposati al banchetto eucaristico.

Anche per quanto riguarda la nuova cerimonia per festeggiare il “pieno rientro” nella comunità dei divorziati risposati, prevista dal documento di Friburgo, Müller ricorda come riti simili siano stati «espressamente proibiti da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI».

da Avvenire, a firma di Andrea Galli

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/divorziati-e-risposati-friburgo-muller-interviene.aspx?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed

rosa ha detto...

chissa' se al documento di Mueller verra' dato lo stesso risalto mediatico che e' stato dato al documento di Fruburgo...non credo, getterebbe una cattiva luce su Francesco
Rosa

Anonimo ha detto...

Liquefazione della Chiesa

La fede si svincola dalla verità trascendente, e diventa esperienza.

Ratzinger ha perso la sua battaglia per restaurare il Concilio “non virtuale”.

Per questo la nuova pastoralità di Francesco ora dilaga

di Roberto de Mattei
http://unafides33.blogspot.it/2013/11/ex-affligentibus-nos-magistrale.html
m

mic ha detto...

Se ci rifacciamo alle esperienze dei santi possiamo notare che ognuno di loro, tra i molti fondatori di comunità, ha dovuto darsi e si è dato un'organizzazione, che trovava il suo alveo naturale nella Chiesa madre e nelle sue regole e strutture. Ma la cosa più rimarchevole è constatare come, di pari passo a livello personale e comunitario operassero la grazia e la provvidenza nel sostenere e costruire sia la persona che l'organizzazione.
Abbiamo il cuore, il fondamento e Colui che sostiene e anima noi e ogni nostro pensiero e azione. Possiamo trovare in certe intuizioni umane sussidi utili per alcuni tratti del nostro cammino; ma in definitiva è a Lui, ai suoi insegnamenti e alla sua grazia che dobbiamo attingere e affidarci.

mic ha detto...

Del brano pubblicato mi colpisce che Jung definisca la ragione come la somma delle prevenzioni e delle miopie dell'uomo. Queste interferiranno sempre; ma la ragione in sé è qualcosa di più ed è la facoltà che, se rettamente utilizzata e integrata con gli impulsi del cuore e ciò che nella fede attinge dal Soprannaturale, si scioglie da vincoli e pastoie e diventa essenziale per governare e vivere le situazioni senza subirle o senza esserne schiacciati.

mic ha detto...

È ovvio che il Soprannaturale è qualcosa d'Altro e di oltre rispetto al mondo degli archetipi. È il Regno di Qualcuno con cui bisogna entrare in relazione e ci è dato un Mediatore Bellissimo che lo rende possibile e ce ne dà modi e strumenti, che in definitiva coincidono con la Sua Persona ed il Suo Spirito di Risorto sempre presente nella Sua Chiesa, che dobbiamo vedere anche come la Comunione dei santi di ogni tempo insieme a tutte le creature celesti: gli angeli, nostri compagni e aiutanti da non dimenticare.

mic ha detto...

E non dimentico neppure la Mediatrice di tutte le grazie! Persona viva, presente e operante al di là di ogni suggestivo archetipo cui pensino di ricondurla...