All'inizio di The Mission of St. Benedict (in Atlantis, 1858; it: in J.H. Newman, Benedetto, Crisostomo, Teodoreto, Jaca Book, pp. 141 ss.) il Beato Cardinale Newman, seguendo probabilmente un'indicazione tratta da Auguste Compte, considera evolutivamente le apparizioni di San Benedetto, San Domenico e Sant'Ignazio di Loyola:
"Ora Benedetto ha ricevuto la formazione intellettuale antica, San Domenico quella medievale e Sant'Ignazio quella moderna ... Passo quindi a mettere a confronto tra di loro questi grandi maestri del pensiero cristiano. A San Benedetto allora ... a questo grande santo lasciatemi assegnare, come suo tratto distintivo, l'elemento della poesia; a San Domenico l'elemento della scienza; e a Sant'Ignazio quello pratico. Queste caratteristiche che appartengono rispettivamente alle scuole dei tre grandi maestri, scaturiscono dalle circostanze in cui intrapresero le loro opere. Benedetto, cui venne affidata la sua missione quando era ancora quasi un ragazzo, vi infuse la semplicità romantica della gioventù. Domenico, un quarantacinquenne laureato in teologia, prete e canonico, portò nella religione la maturità e la completezza che aveva acquisito nelle scuole. Ignazio, uomo di mondo prima della conversione, ai suoi discepoli lasciò in eredità quella conoscenza dell'umanità che non può essere appresa nei chiostri. E così i tre diversi ordini diedero (per così dire) nascita alla poesia, alla scienza e al senso pratico." (cit. p.142).
Newman, che dedica l'intero saggio a spiegare che cosa debba intendersi con la "poesia" dei monaci benedettini (la preghiera, la liturgia e una vita ordinata e, in questo senso, poetica), e individua nella "metafisica" la scienza medievale dei figli di San Domenico, si sofferma sul carattere specifico del "senso pratico" dei gesuiti definendolo una "prudenza":
"La palma della prudenza religiosa, nel senso complessivo che questa parola ha in Aristotele, appartiene alla scuola religiosa di cui Sant'Ignazio è il fondatore. Quel grande ordine è la classica fonte ..., la scuola, il modello di discernimento, di senso pratico, di saggio governo. Concezioni più sublimi o più profonde speculazioni possono essere state create o elaborate altrove; ma sia che consideriamo l'illustre Compagnia nella sua costituzione, oppure nelle regole di istruzione o di direzione, vediamo che la sua peculiarità consiste nel preferire questa eccellentissima prudenza ad ogni altro dono, e nel curarsi poco della poesia e della scienza, a meno che non accada che le tornino utili" (cit. p.144)
Il positivismo di una visione in cui poesia, scienza e prudenza si succedono come espressioni di tre diverse epoche - l'antica, la media e la moderna - è subito corretto da Newman che, ricorrendo al concetto stesso di Tradizione, opportunamente osserva:
"È dunque vero che la storia, vista attraverso questi tre santi, in qualche modo si presenta secondo la linea predicata dalla teoria che ho citato; dalla poesia passa per la scienza al senso pratico, ossia alla prudenza; al tempo stesso si deve però tenere a mente l'importante proviso che la Chiesa cattolica non ha mai smarrito quando ha avuto una svolta. Non ha mai rimpianto il passato, né lo ha mai odiato. Invece di passare da uno stadio della sua vita a un altro, ha portato con sé fino al suo più recente periodo la propria gioventù e la propria età di mezzo. Non ha mai mutato le proprie proprietà, ma le ha accumulate, e dal suo forziere ha tirato fuori cose nuove e antiche, secondo l'occasione. Non ha perduto Benedetto nel trovare Domenico; e ha ancora con sé sia Benedetto sia Domenico, sebbene sia diventata la madre di Ignazio. Immaginazione, scienza, prudenza, tutte sono buone, e lei le possiede tutte. Aspetti incompatibili in natura, in lei coesistono; la sua prosa è per un verso poetica, per l'altro filosofica." (cit. p. 144)
Si vuole qui dire che nella Chiesa ciascun momento - intelligenza delle immagini liturgiche, definizione filosofica e teologica e senso pratico - entra con gli altri in una tale tensione che senza gli altri risulterebbe imperfetto e apocrifo. A ben vedere è proprio nella oblivione positivistica di questa contestualità e nella propensione a credere che nella prudenza (oggi si dice "pastoralità") si realizzi il senso storico del cattolicesimo romano, sta l'impressionante contributo del gesuitismo novecentesco all'attuale crisi modernistica della Chiesa cattolica.
Una prudenza senza "poesia" e senza "scienza" spiega egualmente l'evoluzionismo di Marie-Joseph Pierre Teilhard de Chardin s.j. di cui la Gaudium et Spes fu una grande ripresa; l'esegesi storica del Cardinal Bea s.j.; la dottrina della "corruzione" di Josef Jungmann s.j. nella quale confluiscono archeologismo, semplificazione e pastoralità ossia tutti i presupposti teorici della riforma liturgica (si veda in più punti l'analisi di dom Alcuin Reid o.s.b., Lo sviluppo organico della liturgia, Siena 2013); la "svolta antropologica" di Karl Rahner s.j.; l'aggressione dissolvitrice al diritto naturale e la morale del caso concreto di Josef Fuchs s.j. che di quella svolta sono l'immediata conseguenza; la funesta pastorale ambrosiana e le "zone d'ombra" del Cardinal Martini s.j.; le strane divagazioni dei gesuiti di San Fedele a Milano (su cui torneremo); in qualche modo anche lo stesso nominalismo di Jorge Mario Bergoglio s.j..
D'altronde nella scandalosa risposta a Scalfari sull'autonomia della coscienza Francesco non fece che citare, quasi alla lettera, un teologo gesuita "in gamba":
"Chiunque segue la propria coscienza, sia che ritenga di dover essere cristiano oppure non-cristiano, sia che ritenga di dover essere ateo oppure credente, un tale individuo è accetto e accettato da Dio e può conseguire quella vita eterna che nella nostra fede cristiana noi confessiamo come fine di tutti gli uomini. In altre parole: la grazia e la giustificazione, l'unione e la comunione con Dio, la possibilità di raggiungere la vita eterna, tutto ciò incontra un ostacolo solo nella cattiva coscienza di un uomo." (K. Rahner, La fatica di credere, Edizioni Paoline, Milano 1986, p. 86)
48 commenti:
Il punto è proprio nella famosa frase dell'intervista con Scalfari.
Socci si accorge dell'enormità dell'affermazione che rappresenta la negazione del cristianesimo, di Dio e del papato ma trae la conclusione che il Papa non può assolutamente averla pronunciata.
http://www.antoniosocci.com/2013/10/francesco-e-quel-colloquio-con-scalfari/
E se invece il Papa l'avesse proprio pronunciata così come Repubblica l'ha riportata ?
Dal momento che nonostante la gravità non è mai stata smentita che facciamo? Ce la dimentichiamo facendo finta di niente? O è la frase che spiega tutto ciò che sta accadendo?
Miles
Anche oggi bellissimo articolo di Gnocchi e Palmaro sulla prima pagina del Foglio (speriamo quanto prima disponibile anche online)
sperando di non essere censurata come già accaduto (senza spiegazioni) vi propongo una lettura forte e illuminante circa l'indirizzo bergogliano dato alla povera Chiesa del 3. millennio, nello sfacelo totale nella società civile, della morale cristiana di 2000 anni, art. di Paolo Deotto:
http://www.riscossacristiana.it/il-silenzio-della-chiesa-mentre-litalia-muore-di-paolo-deotto/
il silenzio della Chiesa mentre l'Italia muore...
chissà poi se certa gente "stufa" dei lamenti, come l'egr. Colafemmina ed altri, diranno che è un discorso inaccettabile perchè "triste" o se piuttosto bisogna dire:
sunt lacrimae rerum
(non è questione di millenarismo, ma di realtà quotidiana di un crollo che imperversa, senza freni dalla caput mundi, avverando ciò che ci fu detto da secoli)
Dico a gilda che sono stufa di recriminazioni come questa. Non uso strategie di alcun genere e mi pare di dimostrarlo innanzitutto in quello che scrivo.
Non pubblico ciò che finisce spesso nello spam o quando il discorso è interamente millenarista o si presenta in termini enfatizzati.
Anche se il momento è grave non abbiamo bisogno di drammatizzare, pur consapevoli del dramma che più approfondisci e più si rivela nella sua portata dissolutoria su tutti i fronti. E' piuttosto il tempo di avere gli occhi ben aperti mantenendo il giusto equilibrio e serenità per 'vedere' e parlare mettendo l'accento più su ciò che va rettificato e non solo su ciò che va stigmatizzato.
Questa è la differenza tra chi ritiene che la guerra sia già persa (la Chiesa non può cadere anche se ci suo uomini cosiddetti di chiesa che stanno facendo di tutto) e chi, come me e altri qui e forse molti che magari leggono soltanto, ritiene che a noi sia dato esser ben saldi e coerenti anche nel denunciare le storture fin che il Signore ci mostrerà e consentirà.
Dunque concludo che la differenza sta nel fatto che, nel riconoscere il crollo, c'è chi si limita a stracciarsi le vesti e chi cerca di rimboccarsi le maniche e un po' in ginocchio (pregando) e un po' in piedi (parlando e agendo) sulle rovine, cerca di ripartire da lì togliendosi le vesti del lutto (che custodisce nel cuore a tu per Tu con il Signore) e rimboccandosi le maniche. Anche per non rendere l'atmosfera ancor più asfissiante.
Comunque non abbiamo mancato di pubblicare articoli (ne ho anche uno in preparazione) sull'argomento segnalato. E allora?
« Stanno insieme a tavola un Benedettino, un Cappuccino, un Domenicano, un Gesuita ed un Canonico del Clero diocesano.
Stanno cantando tutti insieme il "Benedicite" prima di pranzo. A questo punto, va via la luce. Con il black out, si fanno avanti le diversità di vocazioni.
Il benedettino, che sa a memoria il canto, continua a cantare imperterrito.
Il cappuccino si getta a terra, si percuote il petto, comincia a gridare che è successo a causa dei suoi peccati e che tutto vada in sconto, espiazione e riparazione dei suoi e di quelli del mondo intero. Il domenicano, Ordo Predicatoris, si lancia in un sermone: "La Luce. Si fa presto a dire Luce. Cos'è la luce? E poi, quale luce? Luce Increata, cioè Dio Stesso. Luce creata si deve distinguere: luce del primo giorno o luce del quarto giorno? Se è luce del primo giorno è la luce del Fiat Lux. Se è la luce del quarto giorno è la luce del sole. Bla, bla, bla, etc...".
Il gesuita cambia la lampadina. E così tutti hanno modo di vedere che il canonico stava già mangiando!!»
Ecco sig.ra Mic, veda lei. Solo una storia e qualche riflessione.
Voglio metterla un pochino sul personale.
Sono come formazione un ingegnere, specializzato nel suo ramo piu' classico: la meccanica.
Fin da bambino mi hanno affascinato le stelle, quindi piu' grandicello iniziai a leggere di cosmologia, fino a quando, gia' al liceo, la relativita' (teoria della) mi parve cosi' eccezionalmente controintuitiva da indurmi ad approfondirla.
Cosi', con il tempo, gia' ingegnere, mi presi una seconda laurea in astrofisica.
Questo lo scrivo, oltre che per gratificarmi, per dire che se e' vero che come Cattolico sono mediamente ignorante, in ambito analitico, logico e speculativo sono bastante ferrato.
Voglio dire, vivevo di questo. Equazioni del moto e fisica del plasma. E impregnato inoltre di un cattolicesimo da bon ton, dogmatico e statico come un universo newtoniano.
Ora, nel 2002, un amico mi propose un'esperienza in Africa di 2 mesi, operando all'interno di un CREN (Centre REcuperation Nutritionnel). Ovvero un centro per bambini gravemente malnutriti.
L'esperienza temporanea di 2 mesi divennero una permanenza e un impegno di 3 anni.
Una volta li', i titoli universitari, le pubblicazioni e le schermaglie dialettiche con i miei colleghi persero di senso.
Li', i campi vettoriali e il flash dell'elio nelle giganti rosse non servivano a nulla.
Li', anche il mio presunto cattolicesimo suonava come un vaso di cristallo vuoto.
Li' servivano Amore, Carita', Fede e sopratutto, almeno nel mio caso, Speranza.
Ma quell'amore quella carita' quella fede e quella speranza, che in realta' conoscevo solo per averne letto e parlato, non mi stavano aiutando.
Solo piu' tardi capii che si' la preghiera le nutriva (li' cominciai a pregare seriamente), ma che anche necessitavano di un mio AMEN per operare in me, che era lo spogliarsi di molte sicurezze ed entrare nella realta' concreta che stavo vivendo.
Li', in un contesto difficile, a tratti disperato (come ormai e' ovunque), ho incontrato persone e una Chiesa viva, in fermento, capace di accompagnare e condividere, senza il peso (perche' lo e') di conoscere sempre tutte le risposte.
Ora, io non sono contro il Summorum Pontificum, ne contrario alle omelie di fine teologia dogmatica, cesellate da maestri dell'eloquenza. Neppure con le scarpette di terciopelo rosso scarlatto ho dei problemi. Non mi pongo nemmeno il dilemma di essere un pre o un post (conciliare).
Se voi dite: radicati nella Fede, io rispondo: in alto i nostri cuori.
Pero', in che modo si sminuiisce questa Fede nel porla in rel-azione con una realta' che gia' esiste, che ci piaccia oppure no? In che modo le si toglie il suo splendore, anche professandola e vivendola, a volte, in modo imperfetto tra uomini imperfetti e in un mondo imperfetto?
La Chiesa non ha nulla da difendere, non e' nata per difendere.
E' stata fondata per portare un annuncio: Gesu' Cristo e il Regno dei Cieli.
Cristo, la Parola, il Logos; e' divenuto un FATTO concreto. Un accadimento.
Cristo, il Verbo, si e' incarnato, radicato, in un punto e in un momento precisi dello spazio-tempo.
E infine, la Croce di Cristo, e' stata conficcata nella terra.
Quel Benedetto braccio verticale della Croce, quello che va su su dritto in cielo, poggia nella terra. Sta piantato nella terra.
Riesco in qualche modo a spiegarmi?
Io non voglio togliere nulla sul piano escatologico o trascendente, vorrei solo che un cristiano, un Cattolico, cercasse di dare peso e sostanza a questo Cristo.
........
La Chiesa non ha nulla da difendere, non e' nata per difendere.
E' stata fondata per portare un annuncio: Gesu' Cristo e il Regno dei Cieli.
Cristo, la Parola, il Logos; e' divenuto un FATTO concreto. Un accadimento.
Cristo, il Verbo, si e' incarnato, radicato, in un punto e in un momento precisi dello spazio-tempo.
E infine, la Croce di Cristo, e' stata conficcata nella terra.
Quel Benedetto braccio verticale della Croce, quello che va su su dritto in cielo, poggia nella terra. Sta piantato nella terra.
Riesco in qualche modo a spiegarmi?
Io non voglio togliere nulla sul piano escatologico o trascendente, vorrei solo che un cristiano, un Cattolico, cercasse di dare peso e sostanza a questo Cristo.
Ora signori, in buona e fede e senza sofismi (che da buon ignorante potrei non capire) dove sta lo scandalo di un Papa che chiede meno ideologia e piu' Misericordia? Dicendo a mio avviso: ok signori, i compiti li avete fatti, ora portate la Misericordia di Dio al mondo.
Senza questionare che non c'e' Misericordia senza Giustizia, che prima viene l'una e poi l'altra, o che vanno a braccetto e cosi' via. Sta dicendo: uscite dalla cristalleria, voi che avete avuto i talenti per acquistare cristalli preziosi, e mostrate questi cristalli a tutte le creature.
Senza vivisezionare ogni frase, ogni affermazione in nome di una purezza del Dogma e della Dottrina che a volte sembrano solo pedanteria e sfoggio di erudizione.
Mai la Fede o la Dottrina o Il Magistero saranno sminuiti o offuscati dall'umilta' o dalla semplicita'.
Sono stato ingenuo, lo so, ma preferisco cosi'.
Un OT per chiudere.
L'universo newtoniano ha un suo rigore, una sua logica e una sua bellezza intrinseci.
L'universo relativistico (non relativista) o addirittura quantistico, sebbene siano piu' complessi e offrano meno certezze, sono infinitamente piu' interessanti. :)
Grazie per lo spazio
Se non ho capito male. la specifica "intenzione" dell'ordine dei Gesuiti è quella della affermazione della presenza cattolica nella realtà mondana in tutta la sua concretezza; insomma, una specie di "vocazione dell'efficacia" Per cui in tempo di regimi assolutisti i Gesuiti operarono a favore dell'assolutismo papale; in tempi di democratizzazione, laicizzazione e mondialismo i Gesuiti sono diventati
democratizzanti, laicizzanti e mondialisti. In quest'ottica si potrebbe comprendere la dicotomia tra gesuiti "more antiquo"
( probabilmente oggi quasi spariti, se non altro per motivi anagrafici ) e gesuiti modernizzanti o addiristtura para-filo-semimodernisti. Il testo della "Pascendi", caratterizzato da una straordinaria precisione nell'individuare i punti critici, fu redatto dal gesuita padre Enrico Rosa; nel contempo uno degli esponenti più importanti del Modernismo era il gesuita irlandese George Tyrrell, espulso dall'ordine l'anno prima( 1906 ) per aver esplicitato concezioni dissolventi. Quanto a Teilhard De Chardin e Rahner, c'è da osservare che i problemi da loro affrontati era assolutamente pressanti e per così dire d'attualità ( il rapporto tra la teologia e il modello evoluzionistico che andava affermadosi rapidissimamente, tanto da diventare uno dei principali cavalli di battaglia del laicismo scientista; il riposizionamento richiesto dalla commistione di genti, etnie, culture in epoca di mondializzazione accelerata ).
Ipotizzo che però il sia pur legittimo desiderio di efficacia può portare a sintesi frettolose e carenti: così, nel caso di Teilhard, bisogna dire che la sua sintesi lo portò a svilippare, partendo da Bergson, una gnosi del Cristo Cosmico come Punto Omega, in cui si perde il concetto del sacrificio di espiazione del peccato originale avvenuto in un punto preciso del tempo e dello spazio ( "passus est sub Pontio Pilato" ); inoltre l'elemento "apocalittico" per cui nel pensiero biblico, soprattutto nell'ultimo, terribile libro giovanneo, il cammino verso la pienezza ( anzi la consumazione" ) finale non è affatto ottimisticamente lineare, ma ad andamento spezzato, tra ascese e catastrofi: c'è la "spes" in Dio Alfa e Omega, ma quanto asl "gaudium"...
Per quanto mi riguarda, sono portato a pensare che certi problemi di sintesi fra tradizione teologca, scienza e cultura richiedano un lavoro estremamente lungo e capillare, che può essere portato a buon fine non in poche decine di anni, ma in tempi molto più lunghi. Per cui riumane difficile trovare un punto di equilibrio tra una esposizione tradizionale rigorosa ma in apparenza disseccata e un "pastoralismo" troppo ansioso di inseguire le mode.
Un'ultima domanda: se Giovanni Paolo II ritenne di commissariafre l'Ordine alla morte di padre Arrupe, se il card. Martini è apparso di aftto come il contraltare sommessamente ma sostanziosamente critico del "rigorismo" gerarchico, che fine ha fatto in tempi recenti il "quarto voto" di assoluta obbedienza al papa che caratterizza(va)programmaticamente i Gesuiti?
Grazie a Rafminimi, stupenda!
Mauro,
ho scorso rapidamente le sue righe.
Anch'io fin da bambina sono sempre stata affascinata dalla fisica e dalla scienza e ho imparato le prime cose (da bambina) su un libro di geografia astronomica di mio nonno e, più tardi, nonostante la mia formazione classica e umanista, ho sempre continuato ad interessarmi - tuttora - di scienza. In fondo anche la teologia lo è: è una "scienza della fede" da distinguere da filosofie religiose di vario genere.
Questo per dirle che comprendo il suo mondo di riferimento.
Lei pone questioni importanti e non ignorabili, basate sull'esperienza e anche sulla realtà.
Mi dia il tempo di confezionare una risposta che parta dal cuore e dalla mia di esperienza.
Questo non soltanto per mettere a confronto due esperienze e i loro inevitabili e sacrosanti elementi soggettivi, ma per inquadrarle in un discorso più ampio e rendendone ragione.
... e per ora così, al volo:
Se voi dite: radicati nella Fede, io rispondo: in alto i nostri cuori.
Non vedo dove sia la dicotomia.
Questa frase colpisce e in me fa vibrare questa corda: cosa le fa pensare che quel "radicati nella fede" non accenda (oltre al sentimento) anche la volontà e non permetta di dire e anche sperimentare "in alto i nostri cuori"?
Inoltre, se non è radicato in qualcosa, su cosa basa il suo "in alto"? Può essere (magari nel suo caso non lo è) anche un momento di esaltazione sentimentale, se non è rivestito anche della ragione o delle ragioni che lo fondano, certo non tutte consapevoli e non tutte comunicabili, perché ci sono delle cose che non si riesce ad esprimere a parole (ma che in genere passano da una comunicazione diretta non mediata dalla tastiera o dallo schermo e da uno strumento come questo: da qui possiamo estrarre quel po' di succo che ne resta e che ci riesce di esprimere e di cogliere).
Il resto, a seguire, appena riesco...
Mauro, una domanda che può apparire un po' cruda:
Ma nostro Signore Gesù Cristo si è incarnato per quale motivo ?
a) per sconfiggere il peccato, causa di ogni male ?
b) per sconfiggere mali ad esso conseguenti (ad es. la fame nel mondo) ?
No perché se è venuto per la fame nel mondo, la povertà materiale etc, allora ha ragione il card. Mariadaga quando parla di bisogni penultimi etc etc.
Se invece è venuto per sconfiggere la causa di tutti i mali, cioè il peccato, e per questo si è donato fino all'ultima stilla di sangue, allora bisogna pur dirlo e agire di conseguenza.
Allora se ci sono problemi e mali materiali, questi derivano dal fatto che nel mondo c'è chi è compromesso con il peccato (in pratica tutti gli uomini) e si può spezzare questa catena solo se si abbraccia la Verità che porta ed è portata alla e dalla Carità, infatti se l'Amore (Carità) non è fondato sulla Verità è falso ed in quanto tale corrotto, cioè non è amore ma idolatria (di noi stessi, della propria presunta magnanimità e bontà etc. ma non è rivolto alla Gloria di Dio, che poi è il fine di tutto).
Ciò riporta infine al problema della dislocazione della divina monotriade ed al "qui ex Patre Filioque procedit".
Questo non è esercizio teorico ma Realtà, quella che invece si vuol tentare di far passare per realtà non lo è.
Inoltre, Mauro, lei è un fedele e può esprimersi come ha fatto in libertà. A chi lo ascolta cogliere lo spesdpre e la' autenticità fi quanto dice.
Ma chi ha il munus docendi come un papa deve pesare le parole perché non passino messaggi che ognuno può interpretare come vuole...
Qui non c'è la volpntà di fargli le pulci. C'è un'analisi che va ben oltre, se riesce a vederlo.
La misericordia senza verità si chiama complicità, non si può dare solo il messaggio di un dio buono e misericordioso che tutto e tutti perdona, non è quello che Cristo predicava, per certi generi di peccati ebbe a dire parole durissime, ora tutto viene sfumato, l'idea del peccato mortale non esiste più, tutto è anestetizzato da un'aura di buonismo di sì, però, non giudichiamo, accogliamo, perdoniamo, parliamo in punta di fioretto del diavolo, non facendo notare che proprio il diavolo ci tenta per portarci al'inferno, parola scomparsa da qualsiasi predicazione, non parlo poi dei Novissimi, che manco i preti sanno cosa siano; se in questo mondo liquido che affoga in sé stesso nessuno della CC alza la voce per richiamare ciò che resta dei fedeli al riconoscimento delle proprie colpe, che esistono i peccati mortali, che prendere l'ostia senza confessarsi ed in qualsiasi relazione e rapporto interpersonale si viva è peccato mortale, che esiste un Giudizio universale per tutti, per i poveracci come me, ma anche per i sigg.cardinali e religiosi che lo allontanano con senso di fastidio, quasi fosse una cosa che non li tocca, il silenzio è sempre una sorta di assenso consenso e di cristiani disposti al martirio in quest'occidente che si odia da sé fino al suicidio, francamente, e mi metto in prima fila, non ne vedo proprio.Lupus et Agnus.
@ Mauro. La Chiesa non non è nata per difendere? Nei Vangeli c'è il richiamo esplicito e ineliminabile all'azione del Maligno,"il principe di questo mondo":la personalità demoniaca che ha degradato la condizione umana ( e a mio parere anche quella dell'universo ) determinando una catastrofe tale da richiedere l'Incarnazione e i Sacrificio Espiatorio di Dio stesso. Paolo VI sul "fumo di Satana" entrato nella Chiesa 1972:" Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Non vi stupisca come... irreale la nostra risposta: UNO DEI BISOGNI MAGGIORI E' LA DIFESA DA QUEL MALE CHE CHIAMIAMO DEMONIO".
Ora, i casi sono due: o il Demonio è una metafora delle forze caotiche da imbrigliare in vista di una progressiva armonia, oppure è una personalità realmente e terribilmente operante. Se così non fosse, perchè Gesù avrebbe parlato senza mezzi termini di alternativa tra salvezza e dannazione, di pericolo di perdere l'anima talmente grave da richiedere anche il sacrificio del corpo? Ovviamente il discorso turba anche me, dal momento che non mi sento affatto in una botte di ferro; però su questo non ho dubbi: o si crede in queste cose, o si è filantropi-umanisti a tinta religiosa, non cattolici.
A questo proposito che cosa dobbiamo pensare dell'affermazione, fatta dall'emerito di Isernia - Venafro mons. Andrea Gemma nel suo volume "Io, vescovo esorcista", che in tutti i testi del Vaticano II non c'è un solo accenno al Demonio e all'Inferno?
Quanto al dottrinarismo, vorrei farle presnte una mia recente riscoperta-annotazione: i "libri di pietà" di un tempo ( ad esempio quelli usati per commentare i vari punti della messa ) e in generale le manifestazioni più belle della devozione popolare, come il culto di Gesù Crocifisso e quello di Maria ( non parlo delle processsioni folkloristiche ), sono INTRINSECAMENTE LEGATE ALLA DOGMATICA: non ci si può "piangere" come corresponsabili dei patimenti di Gesù se non in base al concetto del peccato originale e del peccato mortale; e anche la preghiera a Maria come consolatrice e mediatrice implica un collegamento con lo stesso concetto e con quello della Comunione dei santi, dunque il concetto di Immacolata Concezione e di Assunzione.
Altrimenti la devozione si ridurrebbe a un estetismo senza solido fondamento. Agggiungo che l'atteggiamento devozionale, con la formazione del cuore e gli atti di carità che ne derivano, sorge con spontanea facilità nei bambini e negli incolti ( pensi al tipo Lucia Mondella o bambini di Fatima ); incontra invece difficoltà notevoli negli acculturati, soprattutto quelli del genere tosto come Scalfari e Augias. Per cui fin dai primi secoli nell'ambito della Chiesa sono sorti scrittori intenti a costruiree un discorso capace di confrontare e collegare l'annuncio biblico ed evangelico con le strutture della cultura della classe dirigente del tempo: i "Padri della Chiesa", come Ambrogio e Agostino.
Mi sento di condividere perfettamente il suo discorso sullo scarto fra il cambiamento della visione cosmologica nell'epoca moderna ( dal rassicurante sistema tolemaico a quello rigoroso di Newton a quello "stocastico" attuale ); però ritengo che il problema del ritrovamento di una convergenza tra scienza e fede ( di più: tra tecnoscienza in bioetica e biopolitica e fede )vada affrontato seriamente, non accantonato in nome di una "misericoerdia" che, contro le buone intenzioni, può trasformarsi in un estetismo non più "trionfalistico", ma "pauperistico".
Tra le forme di carità esiste anche la "carità intellettuale" di chi, come negli esempi supremi di sant'Agostino e san Tommaso, spende la sua vita sui libri per fornire agli "intellettuali borghesi tosti" i concetti-ponte senza i quali non possono accedere ai contenuti e agli slanci della fede, senza i quali solitamente le polveri della carità rimangono bagnate.
x mauro: se ci è stato detto per secoli da Gesù e suoi sacerdoti "il vostro parlare sia sì sì no no", è difficile capire perchè un papa decide di esprimersi in modi che dire ambigui è un eufemismo.
Una mia parente novantenne mi chiedeva sconcertata come intendere alcune frasi che ha sentito in questi giorni da papa Francesco, del tipo: "mettiamo i nostri peccati in mano a Gesù", simile a cento altre ancora più strane ed equivoche, e chiede a me: "Che avrà voluto dire?"
Del resto lei, dopo una lunga vita di devozione e sofferenze, è fin dall'inizio una grande fan di questo papa, molto aperta a tutte le grandi novità da lui lanciate a getto continuo, che (crede) sicuramente apriranno orizzonti nuovi di santità mai visti prima, entusiasta del suo linguaggio terra-terra, segno di umiltà e di vincinanza ai "piccoli" etc., "rapita" dal personaggio Bergoglio (ed è una ex prof. non stupida nè ignorante).....però spesso non si raccapezza nei garbugli di vari significati e chiede a me, che ci capisco meno di lei.
Spieghi Mauro perchè mai un papa, che dovrebbe custodire e diffondere la Verità eterna, che sia chiara a tutte le culture e lingue del mondo, non alterabile, scelga uno stile comunicativo tipo "pastrocchio", a base di slogan faciloni, che dicono cose vaghe e sfuggenti, INDEFINITE,fumosità che confonde le idee, convinzioni certe di fede, che per 19 secoli erano state chiare, nella dottrina immutabile, e come si può chiamare "misericordia" l'arte di confondere gli ascoltatori.
lz
Caro Mauro, lei è andato in Africa, e là ha trovato, o ha capito, la sua fede. E' in un certo senso troppo facile. Quand'era studente all'Università,ha mai preso in giro un ragazza, facedola soffrire come una bestia? Quando ha cercato un posto di lavoro,ha mai approfittato di una raccomandazione,passando avanti a chi ne aveva maggior merito o maggior bisogno? quando rientra a casa dopo un'intensa giornata di lavoro, gioca con i suoi figli, va alle riunioni di scuola,o lascia che ci pensi sempre suo moglie? e quando è ad un convegno professionale,si mette a fare il cretino con la prima che passa,infischiandosene del suo matrimonio? e se va in vacanza, visita le chiese del luogo,magari aprtecipando ad un'adorazione eucaristica,o preferisce conoscere tutti i nightclubs dei dintorni? parla ai figli di Gesù bambino o di Babbo Natale? e se ha un fratello convivente già da anni, non cerca di convincerlo al S.Matrimonio? e se ha un collaboratore un po'tonto,sta lì pazientemente a spiegargli per l'ennesima volta come si fa il lavoro?
Ecco io credo-mia personale opinione-che amare il Signore e farne la volontà, sia innanzitutto operare nelle propria vita con il proprio prossimo, che secondo me non è il bambino denutrito in Africa, ma per me per esempio mia madre che mi tiene un'ora al telefono a parlarmi di cose di cui non m'importa nulla, ma che ha solo me per dirle.
Se lo scorso Giovedì Santo Bergoglio avesse celebrato la Messa lavando i piedi a dei seminaristi(magari stranieri, magari provenienti dalle periferie, magari di famiglia poverissima), ed avesse spiegato a loro ed a noi che cos'è in realtà il Giovedì santo-sapevo dell'Eucaristia, ovviamente,ma non mi ero mai soffermata sull'Ordinazione-dicendo loro,per esempio,perchè un prete dev'essere casto e fedele alla sua sposa, che è la Chiesa (lessi un bellissimo brano su ciò su Rorate), ecco, sarei stata più certa che i cardinali avessero obbedito allo Spirito Santo, anche se avesse celebrato nel suo "Italiano".
Rosa
Bergie le Rectificateur.
Plus le temps passe, plus il apparaît clairement que personne avant Bergie n’avait jamais rien compris au christianisme.
En réalité, Bergie n’est pas là pour “confirmer ses frères dans la foi”, selon une vieille formule aujourd’hui éculée, mais pour les rectifier.
Combien de temps va durer cette “campagne de rectification” d’un genre nouveau ?
Sans doute autant que Bergie lui-même.
Tous les aspects et tous les âges de la vie humaine sont concernés : depuis l’enfant de chœur au mains collées (et décollées, devant les caméras, manu militari), jusqu’au vieillard qui s’est toujours contenté de “réciter des prières” et qui ne sait pas “prier” (le pauvre ! Bergie n’était pas là pour le lui apprendre !), et qu’on désigne au mépris de la populace assemblée.
A noter, cependant, que Bergie n’est pas l’auteur du concept de “rectification”, préférable à celui de “conversion”, dont la connotation religieuse, et même prosélytique, est par trop évidente.
C’est Mao-Tsé-tung qui a lancé cette idée en avant, peu après son arrivée au pouvoir, dans les années cinquante.
Il s’agissait, selon la géniale inspiration du Grand Timonier, de mettre en œuvre “le remaniement systématique de l’esprit humain”, l’objectif final étant l’instauration de la “fête communiste”, où “tout le monde il est beau, tout le monde il est gentil”.
Feue Maria Antonietta Macciocchi (1922-2007), activiste existentiellement périphérique, exotique et éclectique, auteur de l’insurpassable “Le donne secondo Wojtyla” (Ed. Paoline, 1992), a écrit sur les campagnes de rectification chinoises des choses dithyrambiques qu’il serait sans doute opportun, moyennant quelques adaptations, d’enseigner aujourd’hui aux enfants du catéchisme, pour éviter qu’ils n’aillent se coller les mains à n’importe quoi.
La misericordia senza verità si chiama complicità, non si può dare solo il messaggio di un dio buono e misericordioso che tutto e tutti perdona, non è quello che Cristo predicava, per certi generi di peccati ebbe a dire parole durissime, ora tutto viene sfumato, l'idea del peccato mortale non esiste più, tutto è anestetizzato da un'aura di buonismo di sì, però, non giudichiamo, accogliamo, perdoniamo, parliamo in punta di fioretto del diavolo, non facendo notare che proprio il diavolo ci tenta per portarci al'inferno, parola scomparsa da qualsiasi predicazione, non parlo poi dei Novissimi,
Son cose che è essenziale conoscere, ma è necessario contemporaneamente fare l'esperienza della Misericordia.
Molte persone non l'hanno incontrata ed è per questo motivo (oltre che per sentimentale superficialità) che si lasciano accendere il cuore da tutta questa melassa stucchevole...
Ha ragione chi accusa di moralismo chi basa l'Annuncio solo sui Novissimi, così è nel vero chi accusa di deficit nella verità chi non ne parla e così non insegna a difendersi.
L'Annuncio è far conoscere il Signore e ciò che ha fatto e fa per noi, accompagnato dalla stessa misericordia e gioia che noi stessi abbiamo ricevuto, insieme alla "verità tutta intera", con la pienezza e saporosa sapienza con cui l'abbiamo ricevuta noi.
Quando la fede non è viva si corre il rischio di rispondere solo per dovere (già è qualcosa, perché tutto comincia col timor di Dio, che non è paura, ma rispetto e capacità di comprendere quanto Lui è importante per noi e per la nostra vita ) e si resta più soggetti al peccato, accompagnato dal senso di colpa.
Invece, quando la fede è viva, si riconosce sotto lo sguardo del Signore il male che è in noi, lo si rifiuta e se ne soffre, e la preghiera e la grazia sacramentale ci scrive dentro la vittoria del Signore in noi e con noi e aumenta la capacità di non ricaderci...
Seguendo Rafmimini: è come se oggi il gesuita,invece di usare una semplice lampadina ad incandescenza -luce subito-cercasse di piazzare una complicata "sorgente luminosa a LED", molto più risparmiosa sull'energia,ma soprattutto ecofriendly. Dopo un'altra mezz'ora in penombra,in attesa della luce piena,ci si accorgerebbe che il diocesano ha fatto fuori tutto il pranzo,il cappuccino si è diviso da se stesso,invocando un commissario pontificio,ed il benedettino ed il domenicano stan litigando perchè uno con il suo canto,e l'altro con il suo filosofare si disturbano a vicenda.
Rosa
Caro Mauro,
mi pare che Lei, senza offesa, stia facendo un pò il "furbetto" e giochi con le parole e le idee.
Vede, anche io ho una laurea in ingegneria, nucleare per la precisione, e come Lei, "come Cattolico sono mediamente ignorante, ma in ambito analitico, logico e speculativo sono bastante ferrato."
Lei chiede dove sta lo scandalo di un Papa che chiede meno ideologia e piu' Misericordia, facendo finta di non capire: non credo che per questo siano necessarie le nostre lauree. Le assicuro che mia nonna 85-enne Le saprebbe spiegare molto meglio di me dove questo scandalo che Lei non vede: la fede non è ideologia, come i dogmi non sono ideologie, quindi il chiedere "meno ideologia e più Misericordia" non è altro che svuotare di contenuti sostanziali la fede stessa, lasciandola in balia di un vago sentimentalismo che oggi dice una cosa e domani un'altra.
stupenda formula definitivamente definitoria di Edoardo Malgarida.
"La misericordia senza verità si chiama complicità"
a me sembra si torni alla tematica della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI (che è magistero)
a sua volta ispirata dal pensiero di Amerio:
"..Sono consapevole degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro, con il conseguente rischio di fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico e, in ogni caso, di impedirne la corretta valorizzazione. In ambito sociale, giuridico, culturale, politico, economico, ossia nei contesti più esposti a tale pericolo, ne viene dichiarata facilmente l'irrilevanza a interpretare e a dirigere le responsabilità morali. Di qui il bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione, segnata da san Paolo, della « veritas in caritate » (Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare, della « caritas in veritate ». La verità va cercata, trovata ed espressa nell'« economia » della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità. In questo modo non avremo solo reso un servizio alla carità, illuminata dalla verità, ma avremo anche contribuito ad accreditare la verità, mostrandone il potere di autenticazione e di persuasione nel concreto del vivere sociale. Cosa, questa, di non poco conto oggi, in un contesto sociale e culturale che relativizza la verità, diventando spesso di essa incurante e ad essa restio..."
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20090629_caritas-in-veritate_it.html
«Separare la Carità dalla Verità,
non è cattolico»
..Continua Amerio nella sua analisi dei rapporti tra carità e verità: «La celebrazione indiscreta che la Chiesa e la teologia ammodernata fanno dell’amore è una perversione del dogma trinitario perché (…) l’amore è preceduto dal Verbo, è preceduto dalla cognizione, e non si può fare dell’amore un assoluto. (…) Difatti l’amore procede dalla conoscenza. Quando si dice che l’amore non procede dalla conoscenza si fa dell’amore un valore senza precedenti, invece c’è un valore che precede l’amore ed è la conoscenza. Quindi questo avvaloramento indiscreto dell’amore implica una distorsione del dogma trinitario»...
http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&sid=3110&t=Caritas-in-Veritate--Un%92Enciclica-con-liete-sorprese
m
Leggero' i vostri commenti con calma. E se posso rispondero'.
Condivido con voi un articolo oggi apparso in un quotidiano locale.
Un po' questo cercavo di dire:
si parla delle ferule e siamo come gente che conta i sassolini della massicciata senza vedere che gli sta piombando in cima un treno TGV.
'La crisis social y espiritual, tan evidente en el mundo de hoy, se está convirtiendo en un desafío pastoral de la Iglesia en su misión evangelizadora en lo referente a la familia', afirma la encuesta emitida por la Santa Sede.
Entre las 'muchas nuevas situaciones que requieren la atención de la Iglesia y los cuidados pastorales', el cuestionario enumera las familias monoparentales, las uniones interreligiosas y el divorcio.
Según el corresponsal de la BBC en Roma, el papa Francisco está bajo la presión de muchos países católicos que quieren que la Iglesia tome una visión fresca respecto a la prohibición del uso de anticonceptivos y su negativa a permitir que los divorciados vuelvan a casarse y comulguen.
Pero aparentemente hay una división en este aspecto entre el Papa, conocido por sus ideas más progresistas, y algunos de sus principales consejeros.
La consulta forma parte de los preparativos para una reunión extraordinaria del Sínodo de Obispos que se celebrará en octubre del proximo año y cuyo tema principal será la familia.
'Las preocupaciones que no se tenían en cuenta hasta hace unos pocos años surgen hoy como resultado de diferentes situaciones, desde la práctica extendida de la convivencia fuera del matrimonio... a las uniones del mismo sexo', dice el cuestionario.
El papa Francisco ha dado muestras de una mayor amplitud y ha llegado a decir que la Iglesia Católica en ocasiones se ha bloqueado a sí misma con 'reglas para mentes estrechas'.
En una entrevista en septiembre, dijo que la Iglesia estaba demasiado enfocada en predicar sobre el aborto, los gays y los anticonceptivos y que debía ser más misericordiosa.
Esas no han sido las únicas declaraciones aperturistas del papa argentino que, tras el Encuentro Mundial de la Juventud en Río de Janeiro, copó las portadas de los periódicos al decir que él no era digno de juzgar la orientación sexual de los sacerdotes siempre y cuando estuvieran en la búsqueda de Dios y tuvieran buena voluntad.
Desde su elección, el papa Francisco ha mostrado una actitud mucho más abierta que sus predecesores hacia las doctrinas de la Iglesia Católica, una posición que no comparte con muchos de sus principales consejeros, recuerda Willey.
'Pese a que es poco probable que cambie los pilares de la doctrina católica, el Papa claramente quiere tantear las opiniones de los feligreses católicos sobre los nuevos tipos de familias. Y esto es en cierto modo una revolución', concluye.
Nessuna traduzione per voi, non la necessitate mi pare.
Quello che dico, anche confusamente, nel post, e' che sembrate i protagonisti del 'Deserto dei Tartari' di Buzzati.
Qui, nella mia parrocchia e nelle circostanti, gia' si da la comunione ai divorziati conviventi, GIA' LO SI FA!!!!!!
Il Vescovo di cui parlai ha ripreso a parlare ma e' ormai balbuziente. In realta' non ha il potere di impedire alcunche'. Che fa? Lascia 22 parrocchie vacanti?
Ogni presbitero, si suppone perlomeno in buonafede e nella preghiera, prende al rispetto la posizione che ritiene migliore. YA ESTA come dicono qui.
Lui, il Vescovo, opina che, chiaramente balbettando:
1-su divorziati-risposati non si torna indietro (nella mia parrocchia, ve lo giuro, da 3 anni non si celebra un matrimonio). Si comulgano.
2-Sulla contraccezione la Chiesa mettera' mano alla Humanae Vitae.
3-Nessuno tocchera' il matrimonio uomo-donna, rischio scisma.
4-Concessioni al ruolo della donna nel clero.
Signori, qui mi superano a sinistra, altro che ferula!
Mauro
bisogna però anche dire Mauro che l' Urugay è anche il paese sudamericano più laico che approvò il divorzio già nel 1918...
Anche qua i divorziati risposati ricevono la Comunione Mauro e talvolta pure portata a casa come ad una mia vicina di casa molto malata, a cui il parroco la porta ogni 15 giorni.
Mauro,
quel che lei scrive, mi conferma che, quantunque si sia detto e si dica ancora, noi in Europa NON abbiamo bisogno di imparare alcunchè dal Sudamerica. Se il suo Vescovo avesse le palle- ma evidentemente è anche lui un lopette, come ha detto Raoul in un'altro commento- prenderebbe uno di quei sacerdoti,e lo trasferirebbe sulle Ande,o in Amazzonia o nella Terra del Fuoco-o qualsiasi altro postaccio a portata di mano a predicare ai lama, alligatori o boa contrictor. Quindi procederebbe con il secondo. Sta' sicuro che un terzo non ci sarà.
I cattolici divorziati risposati che vogliono i sacramenti (dei quali a quanto pare han capito tutto),che evidentemente sono una MAGGIORANZA da voi,da noi credo ancora no,faran casino? forse da quel momento ci saran più matrimoni invece, perchè la gente ricomincerà a vedere il matrimonio come una cosa seria.Ma perchè tutta 'sta gente invece di cambiare la Chiesa cattolica, non se ne va dai pentcostali,battisti,evangelici, ecc. ecc.?
Credo che in fondo sia tutta una questione di denaro.La chiesa sta vendendo la Fede per vile brama di denaro,"auri sacra fames".
Mauro, il Deserto dei Tartari è un bellissimo romanzo. A me va benissimo di essere uno dei loro- sarà che sono un medico, non un ingegnere od un astrofisico. In Medicina 2+2 fa spesso 5- Lei, per favore, non c'importuni più, e si goda le "magnifiche sorti e progressive" della chiesa cattolica del Sudamerica.
Se i gesuiti se ne fossero rimasti in Europa,quanto sarebbe stato meglio!
Rosa
Epater le bourgeois catholique – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro
http://www.riscossacristiana.it/epater-le-bourgeois-catholique-di-alessandro-gnocchi-mario-palmaro/
m
Sig. Rosa, non intendevo importunare.
Il mio primo intervento era per aprire una discussione e, a parte la sua suscettibilita', ho ricevuto risposte interessanti e serie per ora.
Il secondo era per rafforzare i concetti del primo.
Ho esposto una situazione. Nada mas.
Ultimo appunto: evidentemente quando studio' greco al liceo la parola democrazia dev'esserle sfuggita.
La cerchi sul dizionario, e' ancora li'.
Mauro
Molto efficaci (dal link):
... Non potrebbe catechizzare diversamente un papa che sembra puntare tutta la sua forza persuasiva sul discorso e sul sermone derubricandolo sempre più a chiacchierata mondana. Una sorta di narrazione feriale che porta qualche gradino più in basso anche il minimo gesto rituale. Se vi sono conversioni dovute alla sapienza di certe prediche, ve ne sono tante altre, più radicali e più durature, sortite dalla scintilla di un gesto liturgico perfetto, da un inchino tra due monaci, dal genuflettersi del sacerdote davanti all’Ostia consacrata, dal giungere le mani di un bambino.
@Mauro
Il fatto che già si dia la comunione ai divorziati risposati non significa nulla, se non che tra sacerdoti e fedeli han perso la fede e deciso di andarsene allegramente all'inferno. Punto
Stendiamo un velo pietoso su quanto opinato dal vescovo, revisione dell'Humanae Vitae compresa.
Mi dispiace essere così duro, però qui sembra che ci prendiamo in giro.
Nostro Signore quando ha Rivelato al mondo chi fossero Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ed indicato la via per giungere a contemplare il Dio Uno e Trino in cielo, ha chiaramente detto che non uno iota (una virgola) di quanto insegnato sarebbe cambiato sino alla fine del mondo.
Papa, vescovi, sacerdoti e laici possono inventarsi mille ragioni, elucubrazioni, considerazioni, nella sostanza non cambierà mai nulla di nulla; nella misura in cui tradiranno il Sacro Deposito lasciatoci dal Signore e a noi giunto tramite la parola e le opere degli Apostoli, dei Santi Padri e del Magistero costante e uniforme dei Papi, non potrà mai e poi mai cambiare. La Verità è eterna, Dio è atemporale, è fuori dal tempo, ciò che ha rivelato vale per ogni epoca, uomo, secolo della storia, nè possiamo credere che nella sua onnipotente prescienza non avesse visto i nostri giorni.
Bando alle chiacchere. Si vuole cambiare, si è già cambiato? Bene, ci si farà o ci si è già resi null'altro che ciechi che guidano una massa di altri ciechi.
O uno comprende che la Verità è eterna e non cambia in base alle nostre pulsioni, passioni e desideri, o davvero non si capisce come fa a concepire l'idea stessa di Dio.
Come dice Rosa, ma perchè costoro non si fanno protestanti, induisti o che altro caspita gli pare?
Forse Mauro non si rende conto che qui non si va verso una Chiesa più moderna dove finalmente i divorziati-risposati possono fare la comunione e i laici donne comprese celebrare Messa e via dicendo: si va difilato verso la fine della Chiesa. Ma a che serve una Chiesa se Dio perdona tutti a prescindere? Se non c'è più, per esempio, l'inferno (mi dicono che a catechismo ai bambini non se ne parla più, si parla solo del paradiso...) perché Dio è buono e dà il 6 politico a tutti, di primo acchito possiamo pensare che è una bella cosa, che la Chiesa si è modernizzata e ha smesso di far paura alla gente ecc. Ma poi è inevitabile porsi una domanda: a che serve allora la Chiesa, a cosa servono i sacramenti, che cosa è venuto a fare Gesù Cristo? Niente, è la sola risposta possibile. O al massimo serve a un prescindibile ricamino in più su una trama già decisa. Ciao Chiesa, ciao Cristo a mai più rivederci è il capolinea logico e coerente di questi begli assiomi libertari e aperti alle novità del momento. Se è questo che si vuole basta intendersi...
Rosa
frena il tuo ardore, molto spesso sono gli stessi vescovi che se da una parte riaffermano l'insegnamento della Chiesa mentre dall'altra invitano i parroci a mostrarsi "pastorali" nel dare la Comunione ai divorziati risposati. E questo, a mia conoscenza,sia qui in Italia che in Spagna.
Il volto luciferino dell'occidente
(Blondet/Cacciari)
"C'è una menzogna che serpeggia tra i cristiani oggi e che i cristianisti come Marcello Pera stanno diffondendo a piene mani... E questa menzogna consiste nell'affermare che la civiltà occidentale, liberale e liberista, oltre che essere superiore rispetto alle altre culture, sia in qualche modo ancora funzionale al messaggio cristiano! (c.p.)
In realtà è vero il contrario: «Lo sterminio delle società sacrali e tradizionali, è prescritto dal liberalismo per il "bene" stesso dell'uomo», il resto è solo fumo negli occhi...! Perciò «Non si faccia illusioni: anche contro la Chiesa non esiterà a usare la più inaudita violenza, se la Chiesa si rifiuta di diventare un semplice supporto della società borghese".
...
"Oggi che il Comunismo è caduto, però, contro la Chiesa si rizza il Nemico vero, il Nemico finale: un sistema estetico‑economico totalmente secolarizzato».... quello del Capitalismo internazionalista, del Nuovo Ordine Mondiale tecnocratico..."
http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/volto_luciferino_occidente.htm
m
Sull'"Humanae Vitae". Parecchi anni fa un bravissimo sacerdote cecoslovacco in esilio dal regime comunista, assistente spirituale all'Università cattolica, davvero una cara persona, mi spiegò come avevano fatto i suoi genitori ad avere solo due figli. Semplicissimo: dopo il secondo lieto evento avevano separato i letti.
Io non ho potuto fare così: non sto qui a precisare il motivo,ma lo dico per non impancarmi a chissà che. Penso che i due ammirevoli coniugi cechi ( senza la "i" ) siano stati sostenuti da una fedeltà ferrea ( o aurea, se volete ) ai dettami della "Casti Connubii" e anche da un contesto di fede intensa nel parentado e nella società circostante, tale da fornire un supporto di consenso e di onore a una simile condotta: la parola del papa come Vangelo. Il che oggi, in epoca di conclamato pansessualismo massmediatico, manca completamente o quasi. Uno dei problemi ( forse il più grave ) del marito o della moglie che volesse comportarsi in questo modo quando ci sono gravi difficoltà economiche e di salute per la donna è il timore di spezzare l'unità di coppia e sfasciare la famiglia. Di fatto i vari episcopati subito dopo il pronunciamento di Paolo VI hanno dichiarato, sia pure un po' obliquamente, di voler accettare le "scusanti" nei "casi difficili".
A mio parere in passato è mancata la capacità di spiegare in termini comprensibili non solo la prospettiva della castità come ritorno alla condizione edenica, conseguibile con la preghiera e il DIGIUNO anti-concupiscenza, ma anche il concetto fondamentale: il metodo dei periodi infecondi è finalizzato a ridurre la possibilità di concepimento, non a escluderla totalmente. Viceversa oggi si pensa al concepimento solo come "effetto collaterale" del "fare sesso" ( non si dice più nemmeno "fare l'amore" ); effetto che si può volere o non volere come "optional".
Ora, per esprimermi alla campagnola, nella nostra società i buoi sono scappati. Si può, si deve chiudere la porta della stalla? Vorrei essere un "eticista" al cento per cento, ma non saprei come proniunciarmi di fronte ai casi concreti. Idem per il divorzio. Non vorrei essere nei panni del papa, con o senza scarpe rosse.
Prego Antonio di correggermi o magari anche du redarguirmi: sarà sempre un aiuto.
Molto bene Signor E.MALGARIDA il cristianesimo e' una religione semplice ed alla portata di tutti ,anche dei piu' ignoranti.In fin dei conti si riduce al CREDO.O si crede in Gesu' Cristo o non si crede .Una terza opzione non esiste.Paul
Senor Mauro,
la parola democrazia in greco antico NON ha lo stesso significato che ha oggi. I demos erano i quartieri nei quali venne divisa Atene a scopo censuario e, poi, elettorale. SOLO i cittadini liberi di atene potevano votare, NON gli schiavi, ne' i cittadini liberi di altre citta'. Le donne non votavano. Inoltre la democrazia era il regime politico piu' adatto, secondo Aristotele, per la polis, i cui confini erano abbracciabili con lo sguardo. Ah, dimenticavo di specificare che si era cittadini diNAtene per sangue, non per che' si viveva li' da piu' o meno tempo: nnullum ius soli, solum ius sanguinis.
Per latro, come ha gia' ricordato Mic in un altro post, la CHiesa cattolica NON e' una societa' democrtica, perche' fondata da UN capo, che e' Re in aeternum, che ha scelto Lui un Suo Vicario, a cui ha dato ogni potere...mi sembra quindi un'istituzione monarchica di diritto divino.
Io non le proibisco di esprimere le sue opinioni, ne' di metterle in pratica, solo le chiedo di non importunarci e di non provocarci. In Uruguay fan cosi? Padronissimi, io in Italia preferisco altro. E quell' altro che preferisco e' quel che c,'e' scritto nel Vsngelo e nel magistero della Chiesa. Ripeto: NSGC non era democratico, altrimenti non sarebbe morto in croce.
A proposito dei divorziati risposati, un tempo chiamati adilteri, ricordo che Giovani Battista cui ha perso la testa con una coppia cosi. Ora NOn credo che se Bergoglio ricordasse urbi et orbi che il matrimonio tra uomo e donna, l' unico, e' indissolubile, che divorzia e si risposa e' in peccato mortale, qualcuno gli taglierebbe la testa. Certo Repubblica ne parlerebbe male, ma chi e' in fondo Scalfari ? un trombone, di cui post mortem nessuno si ricordera' piu'.
Rosa
« Mette i brividi pensare che, con l’ultimo ricomponimento di due piccole mani oranti, potrebbe sparire dalla terra l’ultimo gesto degno di venerazione. »
Très beau, très courageux, très profond, une fois de plus, le dernier article de Gnocchi et Palmaro dans “Il Foglio” d'aujourd'hui.
Que le Bon Dieu prenne soin d’eux et les bénisse !
http://www.riscossacristiana.it/epater-le-bourgeois-catholique-di-alessandro-gnocchi-mario-palmaro/
Rosa ha come sempre spiegato efficacemente! :-)
Sì la Chiesa Cattolica non è e non deve nè può essere una democrazia, in cui le "leggi" le fa la maggioranza. C'è infatti un Deposito dato, che nessuno dovrebbe discutere.
Cristo è re dell'Universo, dei cuori quanto degli Stati, per cui si tratta di un'istituzione monarchica di diritto divino.
...tanto più che poi...la "democrazia" nonostante l'ideologizzazione odierna, non è comunque certo "governo del popolo" a ben guardare...
Aggiungiamo un famoso quanto opportuno distinguo greco classico sulla democrazia:
“Quando il cittadino accetta che chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine,
così muore la Democrazia:
per abuso di se stessa e, prima che nel sangue, nel ridicolo”
(Platone, Repubblica, Libro VIII).
Il catechismo di San Pio X distingueva i sacramenti in quelli dei morti (Battesimo e Penitenza) e quelli dei vivi (Eucaristia, Cresima, Matrimonio, Ordine, Estrema Unzione). I sacramenti dei morti son detti così in quanto donano la vita della grazia alle anime morte per il peccato (274).
Al 276 specifica inoltre che chi riceve un sacramento dei vivi sapendo di non essere in grazia di Dio, commette peccato gravissimo di sacrilegio, perché riceve indegnamente una cosa sacra.
Al 337 che chi si comunica sapendo d’essere in peccato mortale, riceve Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi, commenttendo un orribile sacrilegio si rende meritevole della dannazione.
Ora dall’insegnamento della Chiesa riguardo l’indissolubiltà del matrimonio e l’adulterio, un divorziato risposato si trova pubblicamente in istato di peccato grave. L’indissolubilità del matrimonio, in particolare, è sottolineata da Gesù stesso.
Detto ciò, mi pare fuorviante parlare di misericordia l’ammettere ai sacramenti dei vivi chi si trova pubblicamente in istato di peccato grave, al contrario, pare più un fornire un pasto avvelenato.
Il discorso fatto fin qua è semplice e non credo sarebbe da aggiunger altro. Chi parla di ignoranza sugli insegnamenti della Chiesa nei tempi moderni come scusante, di “tanto si fa già così”, specie se lo fa pubblicamente (giornali, radio, tv, web) non ha il minimo timore di indurre qualcuno che sta lì e in lì in bilico a cadere nel baratro? Non ha il minimo timore di confermare qualcuno nell’errore?
Non teme di esser responsabile della morte di qualche povera anima?
Son convinto che tutti quelli che hanno risposto ai precedenti post con toni severi, anche i più rigorosi, sperino sempre che il Signore conceda la Grazia di una contrizione all’ultimo istante di vita a chi sta per morire con i peccati più gravi, ma di certo non è lecito presumere di ricevere questa Grazia, né comportarsi o consigliare di comportarsi come se fosse dovuta.
Poi trattandosi di premio o pena per l’eternità, contro una rinuncia (uscire in questo caso dallo stato irregolare) da fare per un tempo finito, credo che una persona ferrata in matematica come Mauro concluda facilmente che non esista rinuncia troppo gravosa che non valga la pena compiere.
Alberto
Ci sono diversi messaggi di protesta perché non si sarebbe misericordiosi nei confronti dei divorziati non per loro responsabilità, magari perché lasciati dal coniuge.
Non li ho pubblicati perché hanno accenti di vibrata protesta soprattutto nei confronti di Rosa. E non è tollerabile il tono della protesta.
Forse chi scrive è tanto sensibile a questo argomento da non comprendere - noi del resto lo diamo per scontato - che il discorso della esclusione dalla comunione sacramentale vale soltanto per quei divorziati che vivono more uxorio o hanno risposato civilmente un altro partner e non chi, pur divorziato,
vive la sua vita di fede con fedeltà e sacrificio.
"il gesuita come problema"
Se si fa un giro sul web sui gesuiti si trova di tutto, accusati di ogni macchinazione da secoli (basta vedere il sito spazzatura nwo-truthresearch che sfrutta il tutto, comprese le fantasie-favole, in funzione vergognosamente anticattolica). Non credo, ovviamente, sia così, la storia testimonia che furono anche perseguitati. Solo che (almeno) da un certo punto in poi sembra che l'eresia sia penetrata soprattutto da loro esponenti.
Se vediamo anche solo due esempi
- Teilhard de Chardin
http://www.chiesaviva.com/libro%20teilhard.pdf
- Karl Rahner, un cristianesimo senza radici
http://www.rassegnastampa-totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=3430
ci si domanda cosa c'entrino con la Chiesa... probabilmente in altri tempi sarebbero stati subito bollati come eretici... invece, specialmente il Rahner, convive nella Chiesa anche se il magistero, anche recente, sembra contraddirlo in pieno (credo basta leggersi la Fides et ratio di G.P.II http://www.maranatha.it/Testi/GiovPaoloII/Testi16Page.htm ).
E qui non c'è "et-et" che tenga, come direbbe il buon Messori. m
prima inculturavano il cattolicesimo tra gli indios o i cinesi e giapponesi, poi l' hanno inculturato in mezzo agli hegeliani, fenomenolgi, esistenzialisti..
Rosa
@Franco
Sulla morale sessuale è di grande utilità questo stralcio del discorso alle ostetriche del 29 ottobre 1951 del Santo Padre Pio XII:
Da quella prestazione positiva obbligatoria - il generare figli (nota mia) - possono esimere, anche per lungo tempo, anzi per l'intera durata del matrimonio, seri motivi, come quelli che si hanno non di rado nella cosiddetta « indicazione » medica, eugenica, economica e sociale. Da ciò consegue che l'osservanza dei tempi infecondi può essere lecita sotto l'aspetto morale; e nelle condizioni menzionate è realmente tale. Se però non vi sono, secondo un giudizio ragionevole ed equo, simili gravi ragioni personali o derivanti dalle circostanze esteriori, la volontà di evitare abitualmente la fecondità della loro unione, pur continuando a soddisfare pienamente la loro sensualità, non può derivare che da un falso apprezzamento della vita e da motivi estranei alle rette norme etiche.
Se vi sono gravi motivi economici, sociali, medici o eugenici, quindi, i coniugi possono, eventualmente anche per l'intera durata del matrimonio, decidere di ricorrere ai c.d. periodi infencondi.
L'eroismo ammirevole dei coniugi cechi non è quindi strettamente necessario, se non nel caso in cui si voglia essere assolutamente certi (al 100%) di non generare ulteriore prole... Nel caso, ovviamente, l'unica soluzione è separare i letti...
In ogni caso, oggi la scienza medica, che sul punto lo stesso Papa Pio XII incoraggiava a progredire, ha raggiunto uno sviluppo tale da costituire un validissimo aiuto per i coniugi.
Anzi, ormai si assiste, ben al di là dei confini del mondo cattolico, al fenomeno di coppie di giovani conviventi che utilizzano piccoli computer per la misurazione dei periodi infencondi , ottenendo la medesima sicurezza della pillola ed evitandone l'uso, non per motivi religiosi ma meramente medici (ossia evitare gli effetti collaterali del farmaco).
Vediamo come ora il problema non sia sull'efficacia dei c.d. metodi naturali, ma sul pericolo di usarne stabilmente con mentalità contraccettiva.
Il punto è che i coniugi debbono essere onesti, prima di tutto con se stessi e poi con Nostro Signore (e qui si fa delicatissimo e prezioso il ruolo del confessore...), nel ponderare quei motivi di cui parlava Pio XII e che poi Paolo VI ha riassunto nel concetto di paternità e maternità responsabile.
Tra l'altro, ma quanti sono i divorziati che vivono "more uxorio" o si sono risposati, che sono tanto cattolici da volere la Comunione e gli altri sacramenti? Le coppie che conosco, divorziate, conviventi o risposate non frequentano neanche la Chiesa, se non per partecipare a battesimi, comunioni, funerali, ecc. di parenti e amici. E non si vedono mai lacrime o visi tristi, mentre gli altri fanno la Comunione e loro no. Ovviamente la mia è un'esperienza limitata, ma come quella di tutti quelli che scrivono su questo blog, o lo leggono. Non vorrei che come per il divorsio, l'aborto, gli omosessuali,ecc. cioè per tutte le battaglie dei radicali -nomino loro per capirci brevemente - il numero dei diretti interessati sia molto basso, e si usi il caso pietoso per generalizzare, continuando a sfasciare il matrimonio e la famiglia, come si sta facendo ormai da 40 anni almeno. Per non parlare del danno economico apportato alle famiglie da tutte le scelte di politica economica degli ultimi 50 anni, in Italia ed all'estero.
Rosa
PS: mi scuso per un mio commento comparso sopra, e scritto con i piedi, o meglio con l'iPad.
Oggi il vero problema NON è NON avere figli nel matrimonio,ma l'averli FUORI dal matrimonio e troppo presto.Questo riguarda soprattutto i paesi anglosassoni, dove il numero delle gravidanze tra teenagers è elevatissimo, con le conseguenze affettive, sociali, economiche, politiche, oltre che mediche, che comprendete. Per quanti corsi di educazione sessuale si siano tenuti, e si tengano, nelle scuole, il problema è in crescita, e non in diminuzione. In USA oggi più del 70% dei bambini afroamericani nasce da "single moms", il più delle volte teenagers, a loro volta spesso figlie di madri single teenagars. Negli Ispanici la percentuale è ormai al 50%, tra i bianchi il 30%. Solo percentuali in rapida crescita negli ultimi 10-15 anni, e qui credo proprio che l'insegnamento retrogrado della Chiesa cattolica c'entri poco.
Rosa
@Franco, che scrivi
"Penso che i due ammirevoli coniugi siano stati sostenuti da una fedeltà ferrea ( o aurea, se volete ) ai dettami della "Casti Connubii"
So di una coppia che al momento non può avere figli per motivi esterni molto validi, che vive in castità da alcuni anni il loro splendido matrimonio; naturalmente dicono che è tutto merito della potente Grazia di Dio, che addirittura (pensa un po'!) ha loro consentito persino di restare entrambi nel medesimo letto!
Essi ci hanno sicuramente "messo del loro", d'accordo, con una indispensabile collaborazione, grazie anche alla preghiera insieme e alla partecipazione ai Sacramenti; ma senza questo continuo appoggio soprannaturale, che dicono di aver più volte sperimentato, ciò non sarebbe assolutamente possibile, almeno per loro. Eppure questo matrimonio è solido e pieno zeppo d'amore, pur in mezzo alle spine dolorosissime di tribolazioni che hanno dell'incredibile per continuità e intensità, e alle quali non crederei se non li conoscessi alla perfezione.
...dimenticavo di dire che la coppia in questione (di cui ho parlato appena sopra, cioè nel post immediatamente precedente) ha pure fatto la "Consacrazione di se stessi a Gesù Cristo, Sapienza Incarnata, attraverso le mani di Maria", tratto dal testo del Montfort: sono convinti che è specialmente grazie alla potente intercessione della Santa Madre di Dio che essi hanno potuto reggere finora all'urto fortissimo delle pesanti vicende della vita, e hanno potuto vivere in castità.
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