Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 24 novembre 2013

Il rovescio della medaglia.

Alle monache camaldolesi il Papa indica Maria come modello di speranza
Quelli che sanno aspettare

Maria è la "donna della speranza" che ci insegna a saper "aspettare il domani di Dio". Lo ha detto Papa Francesco celebrando i vespri con le monache benedettine camaldolesi del monastero di Sant'Antonio abate all'Aventino, dove si è recato giovedì pomeriggio, 21 novembre.

Contempliamo colei che ha conosciuto e amato Gesù come nessun'altra creatura. Il Vangelo che abbiamo ascoltato mostra l'atteggiamento fondamentale con il quale Maria ha espresso il suo amore per Gesù: fare la volontà di Dio. "Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12, 50). Con queste parole Gesù lascia un messaggio importante: la volontà di Dio è la legge suprema che stabilisce la vera appartenenza a Lui. Perciò Maria instaura un legame di parentela con Gesù prima ancora di darlo alla luce: diventa discepola e madre del suo Figlio nel momento in cui accoglie le parole dell'Angelo e dice: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1, 38). Questo "avvenga" non è solo accettazione, ma anche apertura fiduciosa al futuro. Questo "avvenga" è speranza!
Maria è la madre della speranza, l'icona più espressiva della speranza cristiana. Tutta la sua vita è un insieme di atteggiamenti di speranza, a cominciare dal "sì" al momento dell'annunciazione. Maria non sapeva come potesse diventare madre, ma si è affidata totalmente al mistero che stava per compiersi, ed è diventata la donna dell'attesa e della speranza. Poi la vediamo a Betlemme, dove colui che le è stato annunciato come il Salvatore d'Israele e come il Messia nasce nella povertà. In seguito, mentre si trova a Gerusalemme per presentarlo al tempio, con la gioia degli anziani Simeone e Anna avviene anche la promessa di una spada che le avrebbe trafitto il cuore e la profezia di un segno di contraddizione. Lei si rende conto che la missione e la stessa identità di quel Figlio, superano il suo essere madre. Arriviamo poi all'episodio di Gesù che si perde a Gerusalemme e viene richiamato: "Figlio, perché ci hai fatto questo?" (Lc 2, 48), e la risposta di Gesù che si sottrae alle preoccupazioni materne e si volge alle cose del Padre celeste.
Eppure, di fronte a tutte queste difficoltà e sorprese del progetto di Dio, la speranza della Vergine non vacilla mai! Donna di speranza. Questo ci dice che la speranza si nutre di ascolto, di contemplazione, di pazienza perché i tempi del Signore maturino. Anche alle nozze di Cana, Maria è la madre della speranza, che la rende attenta e sollecita alle cose umane. Con l'inizio della vita pubblica, Gesù diventa il Maestro e il Messia: la Madonna guarda la missione del Figlio con esultanza ma anche con apprensione, perché Gesù diventa sempre più quel segno di contraddizione che il vecchio Simeone le aveva preannunciato. Ai piedi della croce, è donna del dolore e al contempo della vigilante attesa di un mistero, più grande del dolore, che sta per compiersi. Tutto sembra veramente finito; ogni speranza potrebbe dirsi spenta. Anche lei, in quel momento, ricordando le promesse dell'annunciazione avrebbe potuto dire: non si sono avverate, sono stata ingannata. Ma non lo ha detto. Eppure lei, beata perché ha creduto, da questa sua fede vede sbocciare il futuro nuovo e attende con speranza il domani di Dio. A volte penso: noi sappiamo aspettare il domani di Dio? O vogliamo l'oggi? Il domani di Dio per lei è l'alba del mattino di Pasqua, di quel giorno primo della settimana. Ci farà bene pensare, nella contemplazione, all'abbraccio del figlio con la madre. L'unica lampada accesa al sepolcro di Gesù è la speranza della madre, che in quel momento è la speranza di tutta l'umanità. Domando a me e a voi: nei Monasteri è ancora accesa questa lampada? Nei monasteri si aspetta il domani di Dio?
Dobbiamo molto a questa Madre! In lei, presente in ogni momento della storia della salvezza, vediamo una testimonianza solida di speranza. Lei, madre di speranza, ci sostiene nei momenti di buio, di difficoltà, di sconforto, di apparente sconfitta o di vere sconfitte umane. Maria, speranza nostra, ci aiuti a fare della nostra vita un'offerta gradita al Padre celeste, e un dono gioioso per i nostri fratelli, un atteggiamento che guarda sempre al domani. (©L'Osservatore Romano 23 novembre 2013)

4 commenti:

una sola fede ha detto...

Se uno vuol giungere a Gesù senza Maria il cammino si fa molto arduo. Scrive a questo proposito Dante:

"Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz'ali".


Ecco tutta la meravigliosa ode-preghiera alla Vergine che Dante mette sulla bocca di San Bernardo nel XXXIII canto del Paradiso:

"Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz'ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.

Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!".

una sola fede ha detto...

Dal CATECHISMO MAGGIORE- DI SAN PIO X (Sulla preghiera dell’ AVE MARIA)

335 D. Perché dopo il Pater diciamo piuttosto l'Ave Maria, che qualunque altra orazione?
R. Perché la SSma Vergine è l'Avvocata più potente appresso Gesù Cristo, epperciò dopo avere
detta l'orazione insegnataci da Gesù Cristo, preghiamo la SSma Vergine che ci ottenga le grazie, che abbiamo domandate.

336 D. Per qual motivo la Vergine santissima è così potente?
R. La santissima Vergine è così potente perché è Madre di Dio, ed è impossibile che non sia da Lui
esaudita.

337 D. Che c'insegnano i Santi sulla devozione a Maria?
R. Sulla devozione a Maria i Santi c'insegnano che i veri suoi devoti sono da Lei amati e protetti con amore di tenerissima Madre e per mezzo di Lei sono certi di trovare Gesù e di ottenere il paradiso.

338 D. Qual divozione a Maria la Chiesa ci raccomanda in modo speciale?
R. La divozione che la Chiesa ci raccomanda in modo speciale verso Maria santissima è la recita del
santo Rosario.



Dal COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (2005)

196. In che senso la beata Vergine Maria è Madre della Chiesa?
La beata Vergine Maria è Madre della Chiesa nell'ordine della grazia perché ha dato alla luce Gesù, il Figlio di Dio, Capo del corpo che è la Chiesa. Gesù, morente in Croce, l'ha indicata come madre al discepolo con queste parole: «Ecco la tua madre» (Gv 19,27).

197. Come la Vergine Maria aiuta la Chiesa?
Dopo l'ascensione del suo Figlio, la Vergine Maria aiuta, con le sue preghiere, le primizie della Chiesa. Anche dopo la sua assunzione in cielo, ella continua a intercedere per i suoi figli, ad essere per tutti un modello di fede e di carità e ad esercitare su di loro un influsso salutare, che sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo. I fedeli vedono in lei un'immagine e un anticipo della risurrezione che li attende, e la invocano come avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice.

*A questo proposito, dal documento conciliare LUMEN GENTIUM, 62:
"Difatti, assunta in Cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo ai pericoli e affanni, fino a che non siano condotti alla patria celeste. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice. E ciò va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore. Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo Incarnato e Redentore; ma come il Sacerdozio di Gesù è in vari modi partecipato e dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l’unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l’unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un unico fonte".

198. Che tipo di culto si rivolge alla santa Vergine? È un culto singolare, ma differisce essenzialmente dal culto di adorazione, prestato soltanto alla Santissima Trinità. Tale culto di speciale venerazione trova particolare espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio e nella preghiera mariana, come il santo Rosario, compendio di tutto il Vangelo.

199. In che modo la beata Vergine Maria è l'icona escatologica della Chiesa?
Guardando a Maria, tutta santa e già glorificata in corpo e anima, la Chiesa contempla in lei ciò che essa stessa è chiamata ad essere sulla terra e quello che sarà nella patria celeste.

qualcuno ha detto...

(un papa-enigma, che riscuote primato di audience e popolarità...vanità delle vanità)
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"Sembra che Papa Bergoglio stia abbassando il “Primato Petrino” che appartiene all’ordine sacramentale, a livello di un ipotetico “Primato sociale”, fatto di consensi popolari, di applausi, di esaltazioni mediatiche, mentre la Chiesa ci ricorda che il compito primario di qualunque Papa è innanzitutto quello di: CONFERMARE I FRATELLI NELLA FEDE”.
Gesù Cristo, infatti, prima del suo arresto all’orto degli ulivi, prepara S. Pietro alla lotta per la fede con queste parole: “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli!” (Lc. 22,31).
La trasmissione della fede così come l’ha voluta Cristo si realizza certamente attraverso la catechesi e la parola, (fides ex auditu) ma soprattutto attraverso l’azione liturgica dove è Cristo stesso che agisce, perdona i peccati attraverso il sacerdote nella Confessione e si rende presente nella Eucarestia, come Papa Benedetto ha più volte ricordato “È nel rapporto con la Liturgia che si decide il destino della Fede e della Chiesa”.
Questa è sempre stata la strada della Chiesa che ha forgiato i santi, che ha costruito cattedrali e città stupende, che ha plasmato i cuori più induriti aprendoli alla bellezza della Verità, che ha procurato benessere ai popoli di tutto il mondo puntando sulla grande dignità della persona umana e sulle sue potenzialità quando sono unite alla persona di Gesù Cristo, che ci ricorda: “Senza di me non potete far nulla”.
(art. di Patrizia Stella)
http://radiospada.org/2013/11/lenigma-papa-francesco/

Anonimo ha detto...

A me non pare un enigma, quanto la summa di un elevato tasso di ambiguità e di pronunciamenti cerchiobottisti, un uomo per tutte le stagioni (ed opinioni), quello che fa specie è che si continua a dare risalto agli atti esteriori, circensi, e poco alle cose giuste e fondanti che talvolta dice, sorvolo per non farmi ulteriori danni fisici, sull'abbigliamento di sabato pomeriggio e non credo assolutamente che non gli interessi essere al centro del focus, la cosa era vera per BXVI, per lui assolutamente no, basta osservare come si presta al plauso e all'esaltazione popolare, tutto studiato fin nei minimi particolari; un'ultima cosa, dopo le insostenibili e improponibili pseudo marce indietro di gurueuge, l'intervista con il confratello è già libro ed anche lì mi pareva ci fossero parecchie puntualizzazioni da fare, (vanitas,maxima, vanitatum).Lupus et Agnus.