Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 18 novembre 2013

Essere donne (e uomini) oggi. Interessanti sviluppi del 'caso' spagnolo sul libro della Miriano

Da blog di Costanza Miriano, riprendo questa intervista per  El Huffington Post, sulle persistenti polemiche  dopo l’uscita in Spagna del libro “Cásate y sé sumisa”. Doppiamente interessante sia per inquadrare l'inquietante fenomeno che si inserisce nelle derive morali e antropologiche della nostra società che per conoscere la ricca e feconda visuale di una donna cristiana che pensa ed esprime le ragioni della sua fede e del suo essere donna credente oggi.


A cosa si deve il successo del suo libro in Italia?

Il libro inizia con me che rispondo a una telefonata di un’amica in crisi, che non si decide a sposarsi. Una telefonata tra amiche sul tema dell’identità femminile, che è, io credo, quello su cui si gioca la partita centrale della nostra culturale. Cosa vuol dire essere uomo e donna oggi. Teorie di genere o antropologia cristiana. Il tutto tradotto in un linguaggio pop, passando dalle calze parigine al Catechismo, dai trucchi per dormire in bagno quando ci sono i figli neonati (appoggiando la testa al rotolo di carta igienica) alla Bibbia.

Una mia amica mi ha chiamata arrabbiata perché nella sua libreria mi ha trovata nel settore umorismo. Invece non mi avrebbero potuto fare un complimento migliore. Ridere parlando di San Paolo! E così è partito un passaparola tra i credenti, che finalmente si sono visti rappresentati in modo non deprimente, molto deciso nei contenuti, molto allegro nella forma. All’inizio sono state stampate 1200 copie. Io telefonavo alla mia famiglia nella speranza che almeno loro ne comprassero una mezza dozzina. Poi il libro ha avuto non so più quante ristampe, ormai oltre venti credo.

In Spagna la Izquierda Unida ha detto che il libro apertamente sostiene la schiavitù delle donne rispetto agli uomini, e il ritenere gli uomini superiori alle donne causa la violenza maschile”. Che ne pensa?

No, mi dispiace, a questo punto la domanda spetta a me. In quale punto esatto io incito, sostengo, scuso, giustifico, o anche minimamente contemplo o nomino la violenza? L’unica violenza che vedo in tutta questa storia è quella che viene fatta a me, che sono pure donna, se è per questo. È questa l’unica violenza sulle donne che vedo in tutta questa storia. Un’aggressione scomposta e veramente assurda. Loro devono rispondere. Non si possono lanciare accuse così a caso. In quale punto? Dove? Con quali parole? Io ho scritto lettere alle mie amiche, amiche reali, vere, che esistono. Se vuole gliele presento. Nessuna di loro ha subito violenza, grazie a Dio. Se qualcuna ne subisse non le direi certo di sopportare in silenzio, ma non è un problema che mi sono posta, perché non mi è capitato. Il mio non è un trattato di sociologia. Io ho guardato la realtà mia e delle mie amiche, e i nostri problemi sono altri. Come essere felici con i nostri mariti. Come amarli meglio, Come prenderci cura di loro e come chiedere loro di prendersi cura di noi. Imparare i linguaggi maschile e femminile, che sono diversissimi. Come tenere insieme tutti i ruoli che una donna moderna – moglie, madre, lavoratrice, donna di fede che coltiva lo spirito ma ama anche curare il suo corpo – riassume in sé. La violenza è roba per magistrati, psichiatri, non per una donna comune come me che si mette a scrivere alle amiche. Chi mai avrebbe pensato che le mie lettere le avrebbero lette cinquantamila persone in Italia e all’estero? Non sono mica un’autorità, una maitre à penser!!!

Quanto all’inferiorità o superiorità maschile, chi fa questa obiezione non parla il linguaggio cristiano. È legittimo non parlarlo, come io non so di che parlino buddisti o musulmani, ma non mi immischio nelle loro faccende. Nella logica cristiana il capo, che è il marito secondo san Paolo, è un capo come Cristo, che muore per la sua sposa, la Chiesa. Un capo che ha come trono la croce. L’uomo che fa il marito come Cristo comanda è un uomo pronto a morire per la moglie. La sposa secondo la Chiesa è quindi una sposa docile nei confronti di un uomo nobile, generoso. La sposa con la sua dolcezza risveglia i migliori sentimenti nell’uomo, come nell’amore cortese. Evita che si metta in moto quella sorta Mister Hyde che è dentro ogni uomo, la sua parte animale. Questa è la logica cristiana. Fare a gara nello stimarsi a vicenda, avere un pregiudizio positivo nei confronti dell’altro, dirgli: io sto dalla tua parte, mettiamo insieme la nostra siderale diversità, e cerchiamo di donarci la nostra reciproca povertà. Gridare i propri diritti non serve a niente, riconoscere che siamo peccatori, poveri, limitati, fa funzionare l’amore.

Associazioni di donne credono che il libro inciti alla violenza di genere. Qual è la sua opinione?

Credo che non abbiano letto il libro. Torno a chiedere: in quale punto esatto? Con quali parole? Dove? Perché se a disturbare è la parola sottomessa, allora bruciate tutte le copie della Bibbia. In quel caso sarà per me un onore andare al rogo.

Il libro può piacere o no, è ovvio. Ma che ci sia un’incitazione alla violenza di genere è una pura follia. Non so da voi, ma in Italia il solo pensare che qualcuno possa mettere in dubbio la uguale dignità tra uomo e donna è ridicolo. Tutta questa storia è ridicola.

A parte il fatto che io, come la Chiesa, rifiuto la parola genere – io credo che esistano due sessi e non i generi – a parte questo, dicevo, io rifiuto la violenza. Mi basta il quinto comandamento, non uccidere. Non uccidere i bambini, neppure nel grembo materno, che è la violenza più grande per l’evidente sproporzione tra la vittima e il carnefice, non uccidere le donne, non uccidere gli uomini. Non uccidere. Punto.

 Secondo te qual è il ruolo della donna nel matrimonio?

Credo che ogni coppia abbia un suo equilibrio quanto alle cose pratiche. Dipende dai gusti, dalle inclinazioni. Ci sono uomini che amano cucinare, altri che si divertono a giocare con i figli. Io non sopporto quando mi chiedono “chi lava i piatti in casa tua?” Credo che il discorso della sottomissione e del morire (ricordo sommessamente che io ho scritto anche un secondo libro, per gli uomini, che si chiama “Sposala e muori per lei”, che in Spagna uscirà alla fine dell’anno) si giochi su un piano molto più profondo, spirituale. Ho conosciuto donne che facevano le casalinghe, ma comandavano il marito a bacchetta. E donne dirigenti, medici, magistrati, che sapevano però essere accoglienti e dolci e femminili.

Credo che il ruolo della donna sia mostrare all’uomo il bene e il bello possibili. Fargli da specchio positivo, dirgli quanto è importante che lui ci sia, e che metta il meglio di sé nell’impresa di costruire una famiglia, educare dei figli. L’uomo tende all’egoismo, e la donna può vincere questa inclinazione negativa dell’uomo non rivendicando, gridando, battendo i pugni, ma mostrandogli la bellezza di un amore totale, del sacrificio del proprio egoismo. La donna può essere come Beatrice per Dante, un anticipo di paradiso, e la casa diventa un luogo bellissimo in cui stare.

Questa idea farà sghignazzare in molti, ma sfido chiunque a trovarci una traccia di incitazione alla violenza. In più mi pare tutt’altro che offensiva per le donne. Anzi, al contrario.

Che significa per lei essere sottomessa?

Me lo sono chiesta a lungo, meditando su quel brano di san Paolo. Penso che significhi rinunciare al mio desiderio di voler formattare le persone, di voler imporre la mia visione del mondo a tutti quelli che mi sono intorno. Questa è sempre la tentazione femminile. Questo, fra parentesi, è quello che stanno facendo le donne spagnole con me.

 A che servizio è chiamata la donna nel matrimonio?

Al servizio più bello, gratificante, emozionante, divertente e trasgressivo che c’è. Perdere se stessa per far vivere le persone a cui vuole bene. Ma secondo lei quando una donna ospita un figlio nella pancia è sfruttata da lui? O piuttosto è benedetta da una fortuna, una grazia, una felicità, un potere anche, infiniti? Quando una donna allatta è schiavizzata dal suo bambino? Io ho allattato tantissimo tutti e quattro i figli, uno fino a tre anni e mezzo. Secondo lei sono stata sfruttata? Ero e sono felicissima di perdere il mio tempo, i miei progetti, i miei impegni per mettere prima quelli delle persone a cui voglio bene. La donna è chiamata a fare spazio, ma non perché un uomo la costringa. Perché questo è quello che amiamo fare. Anche le donne che ritengono che l’aborto sia un diritto, se sono madri e se chiedi loro quale sia stato il giorno più bello della loro vita, forse non ti diranno “quando sono diventata madre”?

Crede che l’uomo debba dominare la donna?

No, credo che dovrebbe morire per lei.

 Perché pensi che le donne dovrebbero sposarsi?

Non ho mai detto che le donne dovrebbero sposarsi, in generale. Ho detto che alcune donne, le mie amiche, proprio quelle, dovrebbero sposarsi (anzi, ormai la maggioranza lo hanno fatto). Perché le conosco e so che per loro quella è la via della felicità. E comunque non solo le donne, anche gli uomini, evidentemente. Le donne e gli uomini insieme.

Io credo che al fondo dell’essere umano ci sia un senso di vuoto che si colma solo donandosi totalmente a qualcuno. Questa è la via della felicità.

Una donna può essere felice di essere sottomessa al marito?

Certo. Sottomessa nel senso di fare spazio, di accogliere, di essere messa sotto come le colonne di una cattedrale, come il fondamento. Certo che può essere felice. Perché l’uomo è sedotto dalla bellezza di una donna così, capace di sostenere, di essere madre di quelli che incontra. E allora può vincere il suo enorme egoismo, che è il difetto maschile.

Quando una donna dovrebbe dire basta al marito?

Molto prima che il marito arrivi anche solo a pensare minimamente di toccarla con un dito. Deve essere capace di correggerlo con dolcezza ma con fermezza, quando vede che lui si approfitta della sua dolcezza. Lo deve fare principalmente per lui, san Paolo la chiama correzione fraterna: quando si vede un fratello, e il marito è il nostro primo fratello, che sbaglia lo si deve prendere da parte, ma non nel momento della rabbia, e bisogna dirgli che sta sbagliando. Con calma. Non per gridare i nostri diritti ma perché lo amiamo, e vogliamo per lui il bene. E il bene non è mai comportarsi in modo violento, egoista, menefreghista. Il punto è che un matrimonio dovrebbe essere principalmente un luogo di conversione reciproca, un luogo in cui tutti e due si sforzano di offrire all’altro la parte migliore di sé, e in questo bisogna aiutarsi a vicenda, essendo, come dice san Paolo nello stesso brano “reciprocamente sottomessi”.

 Perché pensa che il suo libro abbia suscitato tante polemiche in Spagna?

Ah, questo proprio non lo so. Me lo deve dire lei. Conosco troppo poco del vostro paese e davvero non me lo spiego. In Italia non è successo niente del genere. Una sua collega mi ha spiegato che il problema non sono io, ma l’arcivescovo che è vicino alla casa editrice spagnola. Quindi è un problema che riguarda la Chiesa. Ricordo però che i libri si possono non comprare. Li si può trovare stupidi, scritti male, disonesti, ma perché vietarli?

Io sono allibita innanzitutto dal fatto che si possa pensare di censurare un libro, che ovviamente non incita a nessun reato ma ripropone le idee che la Chiesa proclama al mondo da sempre. Impedire alle persone di parlare è una cosa molto molto preoccupante. Poi sono allibita anche dal fatto che si possano esprimere opinioni su un libro che non si è letto, e questo non è segno di grande serietà. Tra i giornalisti che mi hanno chiamata solo uno si era dato la pena di informarsi. Infine vorrei dire una cosa anche se lei non me l’ha chiesta. Ho lavorato per molti anni al tg3, che è tradizionalmente il tg più orientato a sinistra, da noi. (Per inciso, sono una giornalista di un tg nazionale, una maratoneta da tre ore e quindici, e a questo ci tengo proprio, sono una che viaggia, che ama le borse, anche se le ho sempre piene di briciole e fumetti dei figli: le sembro una repressa che per fare un’intervista deve chiedere il permesso al marito, come hanno detto con scarsissima professionalità dei suoi colleghi in tv, inventandosi tutto? Sono una sposa e una mamma di quattro ragazzi, felicissima e per niente depressa!)

Lavorando ho incontrato e intervistato tantissime persone, e per un periodo mi sono occupata di tematiche femminili. Ho incontrato molte delle femministe più significative del mio paese, e le posso dire che off the records, come si dice, a telecamera spenta, magari davanti a un caffè, ho parlato con loro e ho sempre trovato che fossero molte di più le cose che ci univano, che non quelle che ci dividevano. Credo che purtroppo l’ideologia sia qualcosa di molto potente che impedisce alle persone di incontrarsi davvero. Credo che tutte le donne abbiano in sé una grande capacità di maternità (anche quando non sono madri biologicamente), di accogliere, di fare relazione. E spesso molte di loro erano donne che erano state ferite, interiormente, dall’egoismo degli uomini, magari di un padre o di un compagno. Capisco quindi che quando una persona è stata ferita o oppressa possa per reazione diventare intollerante o aggressiva. Posso capire benissimo che a certe orecchie la parola sottomissione possa suonare sgradevole, offensiva quasi. Io sono nata quando già certi diritti, votare, studiare, la possibilità di lavorare, erano acquisiti. Chi invece ha un’altra storia, è stata costretta ad essere sottomessa, non per sua scelta, non per amore, non per una bellezza più grande, questa parola non la può tollerare. Capisco tutto, ma non è colpa mia. Quello di cui parla san Paolo è un’altra cosa: è “perché la gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena”.

46 commenti:

mic ha detto...

dall'intervista:

"... Quanto all’inferiorità o superiorità maschile, chi fa questa obiezione non parla il linguaggio cristiano. È legittimo non parlarlo, come io non so di che parlino buddisti o musulmani, ma non mi immischio nelle loro faccende. Nella logica cristiana il capo, che è il marito secondo san Paolo, è un capo come Cristo, che muore per la sua sposa, la Chiesa. Un capo che ha come trono la croce. L’uomo che fa il marito come Cristo comanda è un uomo pronto a morire per la moglie. La sposa secondo la Chiesa è quindi una sposa docile nei confronti di un uomo nobile, generoso. La sposa con la sua dolcezza risveglia i migliori sentimenti nell’uomo, come nell’amore cortese. Evita che si metta in moto quella sorta Mister Hyde che è dentro ogni uomo, la sua parte animale. Questa è la logica cristiana. Fare a gara nello stimarsi a vicenda, avere un pregiudizio positivo nei confronti dell’altro, dirgli: io sto dalla tua parte, mettiamo insieme la nostra siderale diversità, e cerchiamo di donarci la nostra reciproca povertà. Gridare i propri diritti non serve a niente, riconoscere che siamo peccatori, poveri, limitati, fa funzionare l’amore..."

Giusi ha detto...

Sicuramente vi sarà una maggioranza silenziosa che lo leggerà e lo apprezzerà cogliendo il giusto significato ma ad emergere sarà il parere della minoranza violenta, ideologica, lobbistica e liberticida che detiene le leve del potere.

Angelo ha detto...

Teorie di genere o antropologia cristiana. Il tutto tradotto in un linguaggio pop, passando dalle calze parigine al Catechismo, dai trucchi per dormire in bagno quando ci sono i figli neonati (appoggiando la testa al rotolo di carta igienica) alla Bibbia.

Molto profondo, non c'è che dire. Un volgare miscuglio di esibizionismo e ignoranza che i nostri tempi caotici possono contribuire a far definire "cattolico". Altra vittima milionaria.

mic ha detto...

Ho letto i commenti su El Huffington.
Sono quasi tutti a sfavore.
Dimostrano di non saper ascoltare.

mic ha detto...

Molto profondo, non c'è che dire. Un volgare miscuglio di esibizionismo e ignoranza che i nostri tempi caotici possono contribuire a far definire "cattolico". Altra vittima milionaria.

Anche tu, Angelo, prima di di stroncarlo in questi termini dovresti leggerlo.

Anch'io noto nella Miriano questo indulgere a battute sul quotidiano femminile - come quelle che hai notato - che a volte mi sembrano un po' forzate. Ma non posso negare che il suo discorso, al di là di questo, sia serio ed esprima contenuti profondi e condivisibili.

mic ha detto...

Comunque una donna sa di cosa parla la Miriano quando dice: ... trucchi per dormire in bagno quando ci sono i figli neonati (appoggiando la testa al rotolo di carta igienica) :)

C'è tutto un mondo un'atmosfera e una fatica, dietro. Espresse con leggerezza, che non sempre è futilità.

Angelo ha detto...

è cattolicesimo pop, benissimo integrato nella società postmoderna, e per nulla avverso al mainstream. Manca ogni forma di elaborazione teoretica che, invece, c'è in Gnocchi e Palmaro. Costanza Miriano scrive come se i Padri della Chiesa fossero cose superate: è probabile che abbia letto qualche pagina di S. Agostino, senza però capirci molto. Per il resto, la rubricherei come modernista di centrodestra. Le teorie del gender e le questioni antropologiche potrebbero farla avvicinare più ai libertari che al cattolicesimo tradizionale. La differenza è che i primi hanno l'onestà di ammettere le loro posizioni, mentre la Miriano --forse neanche consapevolmente-- inganna molti suoi lettori.

RIC ha detto...

OT: mi scuso se torno ancora sul caso di Palmaro ma tramite Rorate Caeli apprendo che lo stesso Palmaro ha parlato al quotidiano Libero della sua conversazione telefonica con il vdr.
Non so se l'articolo sia stato evocato sul blog (in questi giorni sono molto occupato e non segue con l'abituale attenzione) comunque a questo indirizzo se ne trova una sintesi in inglese.


http://rorate-caeli.blogspot.com/2013/11/pope-personally-calls-traditional.html

mic ha detto...

Io non sono andata così per il sottile, Angelo.

A questo livello il cattolicesimo pop è ammissibile, tanto più che non è presentato in termini distorti o ambigui, ma certi e riconoscibili.

La teoresi, semmai, me la aspetto da altri.

Franco ha detto...

Mi chiedo se la frase "Siate sottomesse ai vostri mariti" non rientri nella logica del "Discorso della Montagna": "Porgi l'altra guancia" e "Chi dice: pazzo! al suo fratello sarà condannato la fuoco della Geenna.".
Per sottomissione nel senso buono della parola si intende la disponibilità a "incassare" qualche parola dettata da stanchezza, stress, nervosismo, preoccupazione per guai di lavoro, come pure qualche gesto un po'indelicato o rude ( escludendo l'"alzare le mani", ovvio ). Proprio il "porgere l'altra guancia" spezza la ridda del "botta e risposta" che, intensificandosi, può diventare davvero infernale. In questo senso anche il marito cristiano deve essere sottomesso ( al "beati i miti" e "beati gli operatori di pace" - in famiglia ). MI chiedo se il moltiplicarsi dei divorzi e del "prendersi e lasciarsi" non dipenda proprio dalla mancanza di questo atteggiamento evangelico.
In aggiunta il discorso del matrimonio come unico e definitivo, per cui sia il marito che la moglie sanno di dover evitare le "occasioni prossime" sotto forma di amicizie che possono diventare "occasioni prossime".
Ben diverso il caso, un tempo non raro, dei mariti che ritenevano di concedersi delle avventurette, più o meno segrete, approfittando della fesdeltà obbligata e infrangibile della moglie.
Credo che anche la formazione interiore dei figli possa risentire MOLTO favorevolmente di un clima in cui ci si sa perdonare e si applica la moderazione-discrezione-mitezza nel giudicare gli altri e si commentano i fatti dei personaggi pubblici:"Non giudicare e non srai giudicato" ( la pagliuzza e la trave ).
In definitiva: il "Discorso della Montagna" come galateo dell'anima.

Angelo ha detto...

Io non sono andata così per il sottile, Angelo.

E' necessario, e lo sai meglio di me, perchè il demonio si annida nei dettagli.

Angelo ha detto...

Rimane poi il criterio principe, necessario ma non sufficiente, per discernere la serietà e/o la coerenza di quanto i nostri "conservatori" scrivono: frequentano il novus ordo? Sono biritualisti?

Angelo ha detto...

Cor 11,3, edizione CEI:

Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.

7-10:
L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. 8 E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; 9 né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. 10 Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.

Altro che buddhisti, musulmani e reggicalze!

Rafminimi ha detto...

Purtroppo la pur brava Costanza, anche se ha partecipato ad iniziative della FSSPX (e su wwwsanpiox.it è possibile trovare qualche suo testo), pur sentendosi edificata dalla liturgia antica, non mi risulta si sia mai posta problemi al riguardo.
Però, più e oltre che criticarla, prega per lei. Che lo Spirito Santo la ilumini e le faccia compiere i passi che ha compiuto la nostra gentile "padrona di casa". SE la metà del tempo del impegniamo nel criticare il nostro prossimo (e dando per contato che di critiche giuste si tratti, dato che la critica ingiusta non dovrebbe proprio esistere)LO ADOPERASSIMO PER PREGARE per coloro che critichiamo (in primis i chierici) SI STAREBBE TUTTI MEGLIO.

Angelo ha detto...

Però, più e oltre che criticarla, prega per lei.

Mi scusi, ma come fa a sapere che non lo faccio?

una sola fede ha detto...

Sarà che anche io sono piuttosto pop, ma trovo anzi che in molti casi (scrittori e artisti in genere) ciò può servire molto a veicolare a MOLTISSIMI, proprio perchè maggiormente fruibile, il cattolicesimo in "termini -appunto- non distorti né ambigui, ma certi e riconoscibili", come giustamente dice mic.
Ovviamente, e sono d'accordo con lei pure su questo, è chiaro che ognuno ha un ruolo ben diverso dall'altro...

mic ha detto...

Caro Angelo, ti svelo una cosa di cui non si parla molto.
La 'velatura' della donna cristiana (ancora conservata in alcune liturgie tradizionali) non rappresenta la sottomissione all'uomo, ma rappresenta l'umanità e la sua sottomissione a Dio...
Ricordo che san Paolo parla anche do sottomissione reciproca. Ma poi aggiungo come ben la intende la Miriano a proposito della donna.

mic ha detto...

Così ne parla la filosofa Laura Boccenti durante la prima presentazione del libro a Milano, il 7 ottobre 2011:

Cos’ha questo libro di speciale? Cosa ne ha fatto un successo così grande nonostante proponga alcune delle tesi più politicamente scorrette in circolazione? Parlare di temi come la sottomissione dalla sposa al marito, di generare figli come fine obiettivo del matrimonio, parlare di autorità ed ottenere quest’enorme quantità di consensi è un successo impensabile. È una interiorità che si apre al lettore senza narcisismo, con semplicità e, soprattutto, con verità. Costanza parla molte verità a partire dalla realtà vissuta, del quotidiano. Dall’episodio narrato emerge la verità. La verità posta a nudo dissipa qualunque ideologia. La verità nata dalla realtà quotidiana di ogni lettore – che si riconosce negli episodi – è efficace, possiede un senso che può essere percepito da tutti, tutti quelli che condividono quella esperienza.
« Quando parliamo – sottovoce per evitare il linciaggio – di sottomissione dobbiamo uscire dal linguaggio del mondo, che legge tutto nell’ottica del dominio, del potere. Il nostro Re sta in croce, però così ha vinto contro l’unico nemico invincibile, la morte. Anche noi quindi dobbiamo uscire dalla logica del potere, capovolgerla completamente. Innanzitutto perché la sottomissione non viene dal deprezzamento, non la si sceglie perché si pensa di non valere. E poi perché è il frutto della scelta della donna è il fatto che l’uomo sarà pronto a morire per lei. Quando san Paolo dice alle donne di accettare di stare sotto, non pensa affatto che siano inferiori. Anzi, è al cristianesimo che dobbiamo la prima vera grande rivalutazione delle donne… La sottomissione di cui parla Paolo è un regalo, libero come ogni regalo, che sennò sarebbe una tassa. È un regalo di sé spontaneo, fatto per amore. »

mic ha detto...

Aggiungo una accezione che forse tende a sfuggire dello star-sotto... Ciò che sta-sotto (sotto-messo) di solito regge, sostiene...

Angelo ha detto...

Caro Angelo, ti svelo una cosa di cui non si parla molto.
La 'velatura' della donna cristiana (ancora conservata in alcune liturgie tradizionali) non rappresenta la sottomissione all'uomo, ma rappresenta l'umanità e la sua sottomissione a Dio...
Ricordo che san Paolo parla anche do sottomissione reciproca. Ma poi aggiungo come ben la intende la Miriano a proposito della donna.

Cara Mic,
Qualche riflessione. Dal punto di vista logico, se la donna deve velarsi e l'uomo no, perchè quest'ultimo è immagine, ne risulta che c'è un rapporto gerarchico tra uomo e donna. Tutte le culture tradizionali affermano ciò. D'altra parte, nella famiglia un capo deve esistere, sennò è il caos. Questo capo è (era) l'uomo. "Superiorità", si badi bene, non significa arbitrio, potere assoluto o schiavitù del sottoposto, e non esclude che ci si faccia servi dei sottoposti. Non significa neanche maggiore dignità: la dignità è data dalla natura umana, credo, in stato di grazia. Anche il papa, una volta, era detto "servus servorum Dei".
Tutti i Padri (consenso morale) --che valgono più di me e della Miriano, credo, e anche della Boccenti-- affermano la medesima cosa, in materia. Basta vedere, per mille esempi tutti convergenti, Dag Tessore, La donna cristiana, "La subordinazione della donna nel piano di Dio", e "La sottomissione della donna", pp. 83-150.
Questo al di là dei giochi di parole con cui si cerca di dimostrare che il Cristianesimo è la verità non per la dottrina della Trinità e per ciò che ne consegue, ma perchè ha rivalutato la donna. Qualcuno avrebbe parlato, in questo caso, di "Cristianesimo secondario".

mic ha detto...

Tornando alla velatura.
Che poi in certe epoche abbia anche assunto lo scopo di nascondere alcune splendide capigliature acconciate che potevano troppo distrarre gli sguardi (e l'attenzione) maschili nei momenti liturgici, è un altro discorso che non ne diminuisce il significato simbolico.

mic ha detto...

Caro Angelo
quello che dici alle 12:09 è vero e sensato e andrebbe ancor più approfondito oggi che è in crisi l'autorità, insieme alla paternità, perchè è in crisi la virilità, quella del vir, che fa di chi appartiene al genere homo un uomo in pienezza e che in maniera complementare e subordinata appartiene anche alla donna che fa parte del genere homo (con l'acca davanti).
La complementarietà, pur nella subordinazione e nella pari dignità, son tutte cose da scoprire e valorizzare nel loro giusto significato originario, non solo culturale o ideologico. Perché fanno parte dell'ordine mirabile della creazione.

Potremmo spostare il discorso negli stessi termini a proposito di tenerezza e di solidità.

Comunque non credo che l'intendo della Miriano rientri in questo che dici:
Questo al di là dei giochi di parole con cui si cerca di dimostrare che il Cristianesimo è la verità non per la dottrina della Trinità e per ciò che ne consegue, ma perchè ha rivalutato la donna. Qualcuno avrebbe parlato, in questo caso, di "Cristianesimo secondario".

Credo che molto più semplicemente sia un discorso autentico e divulgativo.

Che poi possano esserci - ma si tratta pur sempre di ideologizzazioni e usi strumentali di istanze più profonde - intenzioni del tipo che descrivi è un altro discorso.

Angelo ha detto...

Comunque non credo che l'intendo della Miriano rientri in questo che dici:
Questo al di là dei giochi di parole con cui si cerca di dimostrare che il Cristianesimo è la verità non per la dottrina della Trinità e per ciò che ne consegue, ma perchè ha rivalutato la donna. Qualcuno avrebbe parlato, in questo caso, di "Cristianesimo secondario".

Credo che molto più semplicemente sia un discorso autentico e divulgativo.

Che poi possano esserci - ma si tratta pur sempre di ideologizzazioni e usi strumentali di istanze più profonde - intenzioni del tipo che descrivi è un altro discorso.


Sarà, ma questi non parlano mai di dottrina e di messa. Un caso?

una sola fede ha detto...

Comunque, a proposito di quanto si diceva prima, volevo portare un piccolo esempio del mio essere talvolta grossolanamente pop... ma sempre con intenti apologetici della Chiesa di sempre (mi raccomando vedere i video):


“La A.T.W. (Apostatic Tragic Wave) è discretamente lieta di presentare”:

“CANTI E BALLI, SUONI E SPASSI
NELLA CHIESA CONCILIARE”



1)CARDINALE, VAI COL SAX!!
(se la canta e poi la suona)

http://www.mashpedia.com/videoplayer.php?q=m0_O1CEsVow



2)Poi va a ruota “DISCO MASS”!!
(e “consacra” la schiacciata…)

http://www.youtube.com/watch?v=67Lom28KSlg



3)...ED I VESCOVI IN RELAX
(tutti in spiaggia, su a bailar!)

http://www.youtube.com/watch?v=XY8uq-0s5Wg

rosa ha detto...

ad insegnar la dottrina dovrebbero essere i pastori, a far dell' apologetica, im modo serio o scherzoso, gli scrittori.
no compro la Mriano se voglio sapere qual e' la posizione dottrinale della Chiesa cattolica sul matrimonio. Posso comprararla se mi va di leggere come piu' o meno vive una giornalista cattolica con 4 figli, sapendo che la professione del giornalista e' particolare, e non e' come far l' operaio. L' importante e' che non salga sul pulpito a discettare di cosa sia meglio o peggio per ogni donna cattolica.
Angelo, scusa, ma niente niente sei un po' invidioso di quelli che campano, bene, scrivendo, perche' secondo te solo illavoro manuale e' degno ?
rosa

Franco ha detto...

mic. Mi sono sempre chiesto il motivo del cosiddetto "maschilismo" di San Paolo, che culmina ( e oggi urta e scandalizza )nel divieto per le donne di parlare in assemblea. Forse allora le donne, essendo in media incolte e limitate all'orizzonte casalingo, non sarebbero riuscite ad esprimere altro che chicchiericcio ? Mah.
Comunque il confronto su questo blog mi ha fatto venire una spiegazione estemporanea e dilettantesca che non so quanto valga.
"La donna è fatta per l'uomo" non in quanto serva, ma in quanto è lei che custodisce e fa crescere in sè come "culla" l'essere umano in generale, maschio o femmina che sia ( in latino HOMO, e non VIR ): la sua funzione precipua è dunque l'accoglienza e l'alimentazione, che può assumere aspetti metaforici validi fino al sublime ( come quando si usa l'aggettivo "ALMA", ossia alimentatrice nel senso più nobile, come avviene per una università detta "Alma Mater" ).I capelli lunghi rapresentano l'elemento della fecondità naturale ( la forza che accoglie il seme e lo fa crescere come pianta e vegetazione ): il moto che va precipuamente, anche se non esclusivamente, dal basso ( la terra ) verso l'alto. Il capo è la parte del corpo che sta più in alto ( perfino un autore classico come Cicerone nota che la stazione eretta con la testa in alto, da cui la possibilità di guardare le sfere celesti, indica la peculiarità e superiorità dell'uomo rispetto all'animale ).
Quindi potrebbe rappresentare simbolicamente la forza unificante che dall'alto agisce sul basso, dal cielo verso la terra.
In questo senso si potrebbe intendere che il maschio sia più indicato a esprimere la forza di Dio, la donna la rispondenza della natura a tale forza.
Io personalmente sono parecchio infastidito quando mi capita di vedere chierichette con i capelli lunghi sciolti: belle ragazzine, ma ci trovo qualcosa che stride. La chiesa è il luogo in cui deve essere evidenziato l''elemento del "soprannaturale" che scende con forza dall'alto, non del "naturale", con la sua tendenza al connubio: donde l'opportunità del velo, a coprire la bella selva dei capelli. Anche i monaci maschi portano la tonsura. Per questo nella chiesa cristiana di norma stride la presenza di animali ( elementi naturali ). Aggiungo un parere bizzarro. Ho sempre considerato "La Sagrada Familia" di Antoni Gaudì a Barcellona come un capolavoro, ma dall'apparenza più di tempio induista che di chiesa cristiana, per la superfetazione di forme vegetali e animali ( lòe torri sembrano pinate grasse ). recentemente ho avuto conferma: Gaudì
( personalmente molto pio ) collezionava immagini di templi indiani, che simboleggiano più la natura multiforme, tentacolare, con l'"horror vacui", che lo spirito.
Non so se da tutte queste elucubrazioni possa venire qualche argomento atto ad affermare che il sacerdozio è riservato ai maschi.
Dopo la rasserenante telefonata di papa Francesco ad Alessandro Palmaro mi sento di dire quanto pensavoi da tempo. L'espressione "Sono figlio della Chiesa" è di per sè bella, ma il papa per la sua funzione rappresenta più la paternità nei confronti dei fedeli"in persona Christi" che la figliolanza.

mic ha detto...

Caro Franco,
Il tuo commento ricco di associazioni e riferimenti affiorati ed espressi come pensieri in libertà mi intriga e ci trovo molti spunti pertinenti.

Cercheró e posterò un testo, da me molto 'gustato' in uno dei convegni Summorum sul sacerdozio maschile, legato al sacrificio... Stanno eliminando il Sacrificio di Nostro Signore..

mic ha detto...

Per chi volesse ascoltare l'intervento di cui parlo, spero che funzioni ancora il link al video. E' di p. Zangheratti un Francescano dell'Immacolata (!)

http://tvimmacolata.net/index.php?option=com_hwdvideoshare&task=viewvideo&Itemid=1&video_id=212

Ne ricordo tre sottotitoli: Il sacerdote-capo, il sacerdote-vittima, il sacerdote-sposo.

mic ha detto...

Per Franco (e per tutti).
(uno stralcio dell'intervento di cui sopra)

[...]
Il sacerdote-capo
"Gratia non destruit sed perficit naturam". Il professor Claudio Risé, noto psicoterapeuta specializzato in problemi maschili, specialmente la perdita psicologica dell'identità sessuale e, conseguentemente, dell'identità paterna, nell'articolo apparso sul settimanale "Tempi" del 13 dicembre 2007, scrive che uno dei punti della perdita di tale identità del padre - e del maschio in generale - è quella della dimensione sacrificale, anzi "la vocazione sacrificale, da cui passa - scrive il Risé - la sua realizzazione, e la sua felicità".
Il Risé continua affermando che non è un "caso" che Gesù sia maschio - al contrario di quanto afferma una certa teologia al "femminile", come viene spacciata - e biasima, tra l'altro, un certo "gusto" iconografico, non di ora a dire il vero, che tende a rappresentare il Signore con tratti troppo accentuatamente femminei.
Certo la maschilità di Gesù, del Verbo fatto Uomo, si basa principalmente sul dato biblico: Gesù è il Nuovo Adamo, il Nuovo Mosè, il Nuovo Davide, lo Sposo, che per forza di cose dice relazione alla Sposa, il vero Agnello pasquale, che doveva essere maschio, ecc... Tuttavia questi dati di fede confermerebbero, in linea con la teoria del Risé (e non solo sua), quanto è insito nel sentimento e nelle tradizioni umane. Proprio lo studio delle diverse civiltà, persino delle popolazioni tribali (anzi, in queste più che in altre, forse) si trova conferma della sacrificalità della vocazione maschile. Siamo tutti abituati a parlare della donna, della madre in particolare, che si sacrifica per la famiglia, per i figli, mentre il sacrificio del padre rimane un po' sullo sfondo. Perché? Perché quello della madre tocca di più la singola persona. È il sacrificio consumato nell'intimità della relazione personale (madre-figlio; moglie-marito), mentre quello dell'uomo è il sacrificio "pubblico", a favore della comunità in quanto tale: ecco il guerriero o il cacciatore che espone la vita per tutti. Due compiti, questi, non visti semplicemente sotto l'aspetto utilitaristico ma sacro, tant'è vero che in quasi tutte le società arcaiche essi sono accompagnati da preparazioni e riti iniziatici a volte molto lunghi e complessi.
Da ciò non crediamo sia temerario concludere che la chiamata al sacerdozio trova maggior difficoltà a farsi sentire nell'animo dei giovani (e meno giovani) che non hanno sviluppato in sé il senso sacrificale della vita e la bellezza e la dignità del sacrificio, diciamo pure dell'atto eroico (cosa ben diversa dalla temerarietà che, purtroppo, ha fatto e fa tante vittime) o, almeno, del "bel gesto". Purtroppo la ricerca di molti è tutta concentrata nell'affannoso conseguimento di un "benessere" che non è solo materiale ma anche spirituale e psicologico, comunque da godersi qui, in questo tempo e quanto prima. Non c'è dunque da sorprendersi quando un giovane in ricerca vocazionale chiede: "Ma sarò felice?". E al sentirsi rispondere che certamente lo sarà nell'altra vita, a patto che affronti in questa il Calvario, rimane perplesso e tentato di tirarsi indietro.
L'uomo che si appresta a iniziare il cammino che lo condurrà all'altare del sacrificio, attesta che solo in Dio si può trovare la vera gioia e la vera felicità. Il sacerdote rinnova in sé, costantemente, il desiderio del volto del Signore, quello che lo ha spinto a donarsi molti o pochi anni prima, a donarsi per tutto il popolo, immedesimandosi al Signore Crocifisso.

mic ha detto...

segue

Intendiamoci, non vogliamo dire che non si debba presentare la vita cristiana su questa terra quale fonte di autentica felicità, come di ordine e tranquillità sociale, ma non è soprattutto questo perché non dobbiamo dimenticare che la vittoria finale verrà con la Parusìa, perché la Gerusalemme Celeste scende dal Cielo, dall'Alto (cfr. Ap 21, 1), mentre il seme del Regno si sviluppa tra mille lotte e contraddizioni, nella persona e nella società, e spesso è bagnato di sangue, metaforico o reale.[...]

Franco ha detto...


mic. Il sacrificio di per sè è un atto violento, o comunque di forza; i grandi mistici come Padre Pio SENTIVANO quello della Messa come una autentica ripresa del "massacro" avvenuto tra la Fortezza Antonia e il Calvario ( vedasi il quanto mai istruttivo film di Mel Gibson ). Per cui ci vedo poco l'assimilazione al pranzo fra amici e amiconi preparato dalla padrona di casa con le sue mani delicate, meno ancora qualsiasi contorno ludico - festaiolo - folkloristico.
Quello che ho offerto, in modo piuttosto sgangherato, è un tentativo di mettere in comunicazione le categorie della teologia e le categorie dell'antropologia ( fra le scienze umane forse quella che permette di scendere più di ogni altra nelle strutture profonde e di cogliere lo "zoccolo duro" del permanente attraverso il transeunte ).
La teologia scolastica tradizionale ( sulla scia di san Tommaso ) aveva un andamento che voleva essere scientifico; ma quella scientificità, senza rinunciare alle proprie intelaiature, per essere accettabile oggi, molto più di mmezzo millennio dopo l'Aquinate, deve inserire gli elementi culturali che sono stati acquisiti negli ultimi duecento anni. Così l'idea del SACRIFICIO ( della Messa ) è irricevibiule dall'uomo contemporaneo se non ha colto l'idea che il male non può essere semplicemente cancellato come se non fosse avvenuto; deve essere ESPIATO. Concetto, questo, che si è andato molto scolorendo nella filosofia del Diritto a partire dall'opera di Beccaria ( non a caso, messa subito all'Indice dei libri proibiti ).
Analogamente, il costrutto concertuale del Peccato Originale è accettabile ( a mio parere ) solo all'interno di una teoria della "personalità corporativa" che trova riscontri nella sociologia "organologica".
Per questo sostengo che il luogo di questo lavoro dovrebbe essere costituoto dai "pensatoi" delle Università Cattoliche. Altrimenmti, per che cosa le avrebbero create?

mic ha detto...

Aggiungo che, al di là della "scientificità" (perché è la scientificità che oggi diventa un dogma?), ci sono gli insegnamenti luminosi di due millenni di Tradizione Apostolica, oltre al Vangelo...

Le DUE ALI sono sempre: Scienza (non "scientificità") e Fede (non fideismo)

mic ha detto...

Ho cancellato i miei precedenti commenti perché non erano sufficientemente meditati.
Ne riparliamo.

Angelo ha detto...

Angelo, scusa, ma niente niente sei un po' invidioso di quelli che campano, bene, scrivendo, perche' secondo te solo illavoro manuale e' degno ?

Ci sono persone che proiettano le proprie invidie sugli altri. Io non invidio nessuno. Forse dei 7 vizi capitali l'invidia è l'unico che non ho. Campare bene scrivendo, cara signora, oggi significa scrivere scemenze, nella stragrande maggioranza dei casi. E parlo per esperienza, io che scemenze non ne ho mai scritte.

Franco ha detto...

mic. Il 1783 è l'anno in cui si conclude la Guerra d'Indipendenza Americana, che fu il modello di quella Francese. Il 1783 è anche l'anno della prima ascesa del pallone aerostatico: rottura del tabù per cui il cielo è la zona riservata alla Divinità. La coincidenza delle date è significativa. In quegli anni venivano stampati e diffusi i volumi dell'Enciclopedie, compilata dagli Illuministi, i quali erano tesi a diffondere l'idea della non credibilità storica delle Sacre Scritture. Volta ultimava gli studi che lo avrebbero portato a realizzare la pila elettrica. Si arriva a pensare che l'uomo sia ormai in grado di generare e dirigere la scintilla della Vita. Accenno solo alla macchina a vapore.
Dove voglio andare a parare? A dire che negli ultimi due secoli la scienza con le sue applicazioni tecnologiche ha fatto impennare in modo vertiginoso il ritmo del progresso e dato all'umanità la sensazione di poter fare a meno di Dio per creare il "paradiso in terra". Salvo ripetere l'esperienza di Icaro e quella dell'"apprendista stregone" con esplosivi ultrapotenti, bombe e bombardieri, bombe atomiche, inquinamento, surriscaldamento dell'atmosfera e via dicendo. Con la manipolazione biotecnologica si sta buttando all'aria la famiglia tradizionale con effetti probabilmente non positivi.
Gli ultimi duecento anni NON sono stati come i precedenti 1800; per cui, sociologicamente parlando, non vedo come la concezione del mondo e la cultura del Cristianesimo non potessero essere messe in crisi. La Rivoluzione non si è generata per qualche strano uzzolo. Perfino la Riforma di Lutero non avrebbe avuto successo se non ci fossero stati i torchi da stampa.
A mio parere occorre una sintesi più ampia, capace di ricollegare le categorie teologiche e quelle della cultura contemporanea.

mic ha detto...

A mio parere occorre una sintesi più ampia, capace di ricollegare le categorie teologiche e quelle della cultura contemporanea.

Sono d'accordo.
Il problema è il cambiamento di linguaggio, che porta al cambiamento di paradigmi.

A cosa, della cultura contemporanea possiamo agganciarci con efficacia?
Di certo c'è che anche nel contesto non ecclesiale sacche di eccellenza non mancano. Ma anche qui sono a macchia di leopardo.

Mancano i veri "pensatoi" illuminati, come dicevi prima, oppure sono in incognito.

E non vedo, ma forse è un mio limite o ignoranza di tutti i versanti della realtà, l'humus su cui potrebbero efficacemente far presa per ricreare un tessuto sociale umano nel senso pieno del termine, non umanitario, ma di vero umanesimo cristiano, in cui nelle idee innovative e nelle persone che le diffondono e le vivono sia presente e operante il Logos.

mic ha detto...

Franco,
ti ringrazio per avermi dato l'input, riguardo alla "personalità corporativa".
Credo che, come dici, davvero il fulcro sia lì.

Comunque, nella riflessione che ho cancellato qualche barlume c'era. Ma il discorso va ben articolato e calibrato sulle fonti, una delle quali è Ratzinger, ad esempio.

Ma è molto sottile e va ben meditato. Lo farò appena posso. E' davvero tanto intrigante quanto importante.
Vedremo.

E, prima di essere più precisa e completa, riporto uno stralcio di quel che avevo detto, così, a caldo.

mic ha detto...

Secondo il mio sentire, ma il discorso se affrontato a livello scientifico deve misurarsi sui testi, mi fa dire che nella dimensione umana esiste sia la individualità che la corporatività, nel senso che la persona si pone davanti a Dio e al mondo e agli altri nel dal e col suo unicum personale. Certo inserito e forgiato - sia in potenza (patrimonio genetico e memorie ancestrali specifiche) che in atto (situazione socio-cultural-spirituale, incontri, relazioni, esperienze, accadimenti) da un contesto molto più ampio di quanto immediatamente percepibile. Non solo, ma questo unicum-personale, non esclude (la stessa Ecclesìa e la "comunione dei Santi" ne è la riprova) la responsabilità e l'azione corporativa: la comunitarietà.
Quindi esiste sia la "personalità corporativa", che quella "individuale", frutto del processo di individuazione personale di ognuno.

Mi viene in mente, come paradosso, l'accusa di individualismo di Augé all'Antica Liturgia, che in questa confutazione ho dimostrato, secondo me infondata, contestando il focus attuale sull'assemblea piuttosto che sulla persona. Parlo di paradosso perché per il resto sono proprio gli elementi personalistici a spadroneggiare e a sovvertire i parametri ecclesiologici e dogmatici.

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/07/confutazione-di-alcuni-luoghi-comuni.html

Ma, nello stesso tempo, sono presenti tendenze spersonalizzanti.
Non è un discorso semplice, va sviluppato e calibrato meglio.

rosa ha detto...

Credo che ci siano persone che scrivono scemenze e fan tanti soldi, e persone che scrivono cose intelligenti, e fan tanti soldi. Così come persone che scrivono cretinate, e non se li fila nessuno, e persone che scrivono cose intelligenti, e fan la fame. E' vero che il denaro è lo sterco del demonio, ma non sempre chi ha successo,anche economico, non se lo merita.
Se lei non scrive scemenze, ci fornisca una sua bibliografia, così potremo leggerla e valutarla di più di quanto possiamo fare dai suoi interventi, che spesso sono un po' sopra le righe e poco rispettose degli altri.
Rosa

Franco ha detto...

mic. Cercherò di indicare che cosa intendo per "problema della personalità corporativa". Uno dei concetti teologici che la cultura contemporanea ritiene insostenibili è quello del Peccato Originale. Come sarebbe a dire? Il peccato di uno ( Adamo ) ricade sui figli? Che razza di giustizia sarebbe? Infatti Vito Mancuso, fra i "tagli" che "modestamente" propone per la sua "rifondazione del Cristianesimo" ( alias liquidazione del Cattolicesimo tradizionale ), mette appunto quello del Peccato Originale.Però l'intera Soteriologia" ( dottrina della Redenzione ) classica si basa sul concetto di San Paolo su Gesù Cristo che con il suo abbassamento, passione e morte ha espiato il peccato di Adamo.
Come risolvere la questione? Direi anzitutto che nel pensiero teosofico russo, tributario dellla grande Patristica Greca,ed espressamente in Serghej Bulgakov "La sposa dell'Agnello" ( appena ripubblicato - ahimé 37 euro ), è suggerita l'idea che il Peccato originale sia avvenuto in un "eone", vale a dire in una zona "metastorica" ( con il linguaggio della fisica contemporanea ) in un "universo parallelo", per cui è inutile cercare le tracce dell'Eden su questa terra; la caduta di Adamo ha provocato un disastro non solo antropologico, ma anche cosmico, nel senso di una natura che è diventata un intreccio tra la bellezza originaria e l'orrore sopravvenuto: madre e matrigna. giardino e giungla, come in Leopardi.Una natura che "soffre i dolori del parto in attesa della liberazione" ( espressione paolina ) e che troverà il suo assetto felice non tanto con il Progresso, soggetto ad ascese e disatrose cadute, quanto con i "cieli nuovi e terra nuova" dell'Apocalisse giovannea. Di fatto in occasione di grandi disastri naturali diversi predicatori suggeriscono che la natura fisica non corrisponde più totalmente al disegno originario di Dio ( salvo a non approfondire il discorso in tutte le sue implicazioni ). Adamo sarebbe come un frutto di melograno i cui granellini sono i singoli uomini: la malattia del tutto implica la malattia delle singole parti. La cultura laica contemporanea si è in qualche modo avvicinata a quest'idea della personalità corporativa: ad esempio Freud parla di una mitica "uccisione primordiale del Padre" che ha prodotto un senso di colpa sepolto nell'inconscio di ogni individuo.
Perfino i rivoluzionari... ci cascano. Infatti, per creare un'Umanità futura amorosa ( uno per tutti, tutti per uno )in cui ogni singolo individuo sia libero e felice, non esitano a sacrificare e a maciullare un bel po' di individui singoli, colpevoli o incolpevoli, magari qualche centinaio di migliaia, come nel caso della Vandea, o qualche milione . Di fatto per loro conta la "personalità corporativa" ( la PATRIA, la "SOCIETA' COMUNISTA" e via enumerando mistiche "entità collettive", tipi dell'Adamo futuro ). Il diritto odierno, non più legato ai concetti clanici, ha abbandonato l'idea della trasmissibilità della responsabilità penale dal padre morto al figlio vivo, ma non quella della responsabilità civile "in solido". Certo, si può rifiutare l'eredità onerosa, ma si rimane... in braghe di tela.
Non posso in alcun modo garantire l'ortodossia di queste elucubrazioni, ma dal momento che Vito Mancuso ( appassionato, non lo nego ), con la sua dozzina di eresie, è chiamato a esprimersi nei salotti televisivi e, se non ho capito male, perfino in qualche chiesa, mi arrischio a proporre delle risposte spericolate.
L'essenziale per me è che si superi il "gap" per cui la teologia classica pur nelkla sua cristallina nitidezza sembra parlare una lingua platonica o aristotelica che per gli acculturati moderni è fuori onda, come se si trattasse di un'altra lingua. La questione è quella delle "categorie-ponte" Se ho sbagliato "mi corriggerete", anche aspramente.

mic ha detto...

Caro Franco,
Secondo me le "categorie ponte" le ha create il concilio, col suo antropocentrismo e i punti controversi già indicati.
Mi era già chiaro che tutto ormai verte intorno al peccato originale, alla conaeguente redenzione attraverso il sacrificio espiativo del Signore. Del resto, non mancano esempi illustri che parlano di "dolorismo " in riferimento alla Croce, espungendo anche il "Padre giusto" confondendo la giustizia con la crudeltà.
Tutto deriva da questo e dalla estromissione della metafisica.
Non credo che si debbano inventare categorie nuove, bisogna solo ritrovare le luci perdute, esprimendole con il linguaggio adeguato.
Ho tutta la mattinata impegnata. Ne riparleremo più tardi.

Angelo ha detto...

Molto interessanti le riflessioni di Franco. In particolare, forse l'uccisione primordiale del padre, che genererebbe il complesso di colpa, mi pare una espressione "laica" della dottrina del peccato di origine. Quando Franco afferma che Bulgakov sosteneva che quest'ultimo è avvenuto in un "universo parallelo", forse bisognerebbe rimandare a quanto affermato da Pio XII in una enciclica (non ricordo quale) in cui, se non erro, egli scriveva che il peccato originale va inteso in senso storico, ma non nel senso che a questo termine si attribuisce per influsso della mentalità moderna. Metastorico, forse: per ora, non trovo parola migliore.

mic ha detto...

Ovviamente intendo dire che il concilio ha creato le categorie-ponte distorte, in linea con il nuovo ordine...
Il disegno si fa sempre più chiaro.
Il problema è come contrastarlo e con chi, oltre alla preghiera e alla resistenza a livello personale.

Ma il discorso, appena riesco ad approfondirlo, va inquadrato in tutta la sua drammatica realtà, con le implicazioni teologiche e antropologiche che Franco ha già evidenziato.

Franco ha detto...

mic. Siccome ci tengo
molto, cercherò di farmi capire un po'meno peggio. La "svolta antropologica" c'è stata anche e soprattutto perchè nella cultura moderna ( in modo tumultuoso con la "rivoluzione scientifica" del '600 ) l'universo è apparso come "desacralizzato". Mentre il salmista poteva proclamare con trionfante sicurezza "I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani", gli astronomi d'oggi vedono ammassi di materia sparsi come a caso, con esplosioni, urti, crolli. buchi neri e quant'altro. Con loro gli uomini di lettere come Pascal, Leopardi, Pirandello.
Nel Medioevo la cosmologia costituiva un formidabile supporto della teologia ( vedasi lo splendido canto I del "Paradiso" di Dante ); oggi le è apparentemente estranea, se non nemica ( altrimenti Margherita Hack sarebbe diventata una grande mistica ). La visione meccanicistica inaugurata da Newton presenta l'universo come una grandiosa macchina a ruote dentate o un tavolo da biliardo in cui ogni minimo evento è predeterminato. In un simile contesto un acculturato ( anche solo con un diploma tecnico ) come fa a credere all'efficacia della preghiera? Ecco un'IMMAGINE-PONTE proposta credo da Giorgio La Pira.
Pregando, le suore contemplative IMMETTONO ENERGIA IN UN GRANDE CIRCUITO, a cui possono attingere altri. E' un'immagine in cui può ritrovarsi un tecnico, che si sente ormai estraneo al mondo agricolo-pastorale che fa da sfondo alla predicazione evangelica. Analogamente, occorre un approccio filosofico-scientifico tale da incrinare il ferreo determinismo per fare spazio alla possibilità e alla libertà.
Quanto all'astronomia, il Mistero può essere ritrovato non solo nei problemi abissali sull'origine del cosmo, ma anche nella fisica dell'infinitamente piccolo ( materia convertibile in energia e quant'altro ). Però bisogna lavorarci con impegno.
Il fatto curioso è che proprio l'informatica costituisce il quandro concettuale in cui la concezione teologica può rientrare con dignità: ad esempio il Demonio come un hacker cosmico che vule sconvolgere il programma di Dio, inizialmente "molto buono" ( in Frank Tipler "Fisica del Cristianesimo" ). Stranamente la parola "anghelos" in greco vuol dire "informatore", "datore di forme".
La cultura non crea la fede, che nasce da un intuito del cuore; però, se approfondita e indirizzata in un certo senso, può aiutare a togliere gli impacci che bloccano quasi inevitabilmente chi ha studiato, come i vari Scalfari e Augias. In questo senso possiamo dire che il "popolo semplice e ignorante" di una volta ( nel genere Bernadette, Renzo e Lucia ) )in relazione alla fede era molto più fortunato. Per me oggi occorre rimettere a punto i "preambula fidei".

Anonimo ha detto...

Gentile sig. Franco, lei ha colto nel segno! Mi soffermo su due punti del suo intervento.
Il primo: «Nel Medioevo la cosmologia costituiva un formidabile supporto della teologia (vedasi lo splendido canto I del "Paradiso" di Dante); oggi le è apparentemente estranea, se non nemica. La visione meccanicistica inaugurata da Newton presenta l'universo come una grandiosa macchina a ruote dentate o un tavolo da biliardo in cui ogni minimo evento è predeterminato. In un simile contesto un acculturato come fa a credere all'efficacia della preghiera?».
Si può quindi dire che se noi facciamo riferimento al Medioevo, periodo in cui l’arte era sacra e la letteratura parlava di inferno, purgatorio e paradiso e dove persino le donne erano considerate donne-angelo, ci accorgiamo che il riferimento a Dio era essenziale. La parola “Dio” cioè “faceva mondo” a pieno titolo. Se togliessimo la parola “Dio” da quel contesto, tutto apparirebbe incomprensibile e senza senso. Se cancellassimo invece la parola “Dio” dal mondo attuale, tutto procederebbe esattamente come prima senza scossoni. Mentre se si togliesse la parola scienza, tecnica o finanza, tutto apparirebbe di nuovo incomprensibile e quindi oggi la parola “Dio” “non fa più mondo”.
Il secondo: «Quanto all'astronomia, il Mistero può essere ritrovato non solo nei problemi abissali sull'origine del cosmo, ma anche nella fisica dell'infinitamente piccolo».
Ottima osservazione.
Quale uomo potrebbe nel prendere coscienza dell’immensa perfezione dell’Universo o nel prendere confidenza con le leggi che regolano l’infinitamente piccolo, non chiedersi chi o che cosa possa aver dato origine all’impulso primigenio, a quell’eventuale iniziale scintilla di energia, da cui tutto ha avuto inizio e seguito?
E, infatti, non a caso, Einstein scrive: “Credo nel Dio che si rivela nell’armonia di tutto ciò che esiste”. Come non essere d’accordo?
E subito dopo però aggiunge: “Ma non credo in un Dio che si occupa del destino e delle azioni degli esseri umani”.
Questa è la vera difficoltà da gestire: io da uomo "acculturato" posso certo credere in un Creatore, in uno “spirito infinitamente superiore – ancora parole di Einstein – che si rivela in quel poco che possiamo comprendere della realtà”. Tuttavia non posso facilmente credere in un Dio che si preoccupa di ciò che gli uomini fanno durante il loro breve divenire, soprattutto quando si vuol far credere che quello “Spirito infinitamente superiore” pone una particolare attenzione a ciò che avviene nelle stanze da letto e non importa se sopra o sotto le lenzuola.
Buona serata. Mario

Anonimo ha detto...

Quando tutto ciò che di bello circonda l'uomo è stato ingarbugliato e oscurato come una menzogna, quando gli amici svaniscono in fantasmi, quando i fondamenti stessi del mondo vengono meno, e l'uomo, non credendo più in niente e in nessuno, rimane solo col suo incubo, allora sarà il caso di scrivere sulla sua fronte - vindice ironia - il grande motto individualistico. Le stelle non saranno che dei punti sul fondo nero del suo cervello, il volto di sua madre non sarà che uno sgorbio della matita vaneggiante sulle pareti della sua cella, ma su quella cella si potrà scrivere con terribile verità: "Egli crede in se stesso".
G.K. Chesterton - Ortodossia.