Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 8 luglio 2021

L’orologio della Chiesa, come quello della storia, non può tornare indietro

Il blog di Wanderer (“un cristiano in comunione con Roma”, come lui stesso si definisce) prosegue con questo articolo l’analisi dei problemi del post Bergoglio. Riprendo dal commento di un lettore: "Il problema per un vero cristiano, non è il ritornare agli anni 60, ma ritornare alla Fede che la Chiesa ha professato fedelmente, coraggiosamente e dolorosamente per duemila anni. E questo si può (e sono convinto che prima o poi avverrà), perché non è un problema storico, ma teologico."

L’orologio della Chiesa, come quello della storia,
non può tornare indietro


Come stanno già affermando molti media cattolici di diverse tendenze, non c’è dubbio che siamo di fronte a un pontificato finito, che lascia una Chiesa morente a testimoniare la lapide sotto la quale sarà definitivamente sepolto l’esperimento iniziato negli anni Sessanta con il Concilio Vaticano II. Non ci si poteva aspettare altro da Bergoglio, che noi argentini conoscevamo molto bene come arcivescovo di Buenos Aires.

Di fronte a un simile disastro, paradossalmente, penso che dovremmo rendere grazie a Dio, perché è il modo più efficace per convincere tutti che la Chiesa conciliare ha fallito. Sarebbe un grave errore presumere che l’attuale crisi sia opera di Francesco, il quale si è limitato a proseguire, in modo brutale e volgare, ciò che avevano iniziato Paolo VI e Giovanni Paolo II. Non dimentichiamo Montini che si butta ai piedi di un arcivescovo ortodosso nel 1975 (qui) o Wojtyla che organizza lo scompiglio di Assisi nel 1986, per fare solo qualche esempio. Il problema non è Bergoglio; il problema è il Vaticano II che ha provocato un caos senza precedenti nella Chiesa cattolica. E i successivi tentativi di salvarla attraverso una “ermeneutica della continuità”, ovvero la promozione della “riforma della riforma” promossa da Benedetto XVI, non hanno avuto successo.

Proprio per questo, papa Francesco si è comportato come un grande immunizzante, ovvero come un vaccino capace di neutralizzare in futuro qualsiasi variante progressista, poiché sappiamo già come andrà a finire; il Papa argentino ha “bruciato” il progressismo, ha svelato in cosa consiste l’esperimento di assimilazione della Chiesa al mondo con le sue aperture e i suoi ponti: in una Chiesa sbiadita, nel sale che ha perso sapore, in una terra di desolazione in cui le correnti di un vento gelido soffiano tra le rovine di conventi vuoti, di scuole cattoliche e università cattoliche non più cattoliche, di cerimonie volgari con la pretesa di essere sacre e di una casta sacerdotale dedita ai vizi più abietti e spregevoli.

È, credo, una situazione ovvia che solo il progressista più cieco o ebete può negare. Va detto più e più volte: il Vaticano II è stato un fallimento ed è inutile continuare con la pretesa di applicarlo e continuare a respirare il suo spirito che, più che aria rinnovatrice e salutare, si è rivelato iprite. Non pretendo, ovviamente, che tutti i documenti siano bruciati in una solenne cerimonia in piazza San Pietro. La cosa migliore da fare con loro è tacere; lasciarli all’oblio.

Ma questa situazione solleva una grande domanda: cosa accadrà nell’era post-Bergoglio, che sarà anche l’era post-Vaticano II? L’indicazione dei settori più tradizionalisti sarà sicuramente quella di tornare a ciò che la Chiesa era prima degli anni Sessanta, posizione di fronte alla quale ho due obiezioni. La prima è che la Chiesa aveva molti e seri problemi ed è stolta la pretesa di cucinare di nuovo nello stesso brodo. E lo si può affermare con certezza perché sono stati proprio i capi di quella Chiesa a imbarcarci in questa catastrofe. Coloro che hanno alzato con gioia la mano, e applaudito rabbiosamente alle proposte preparate da Congar o Rahner e presentate nell’aula conciliare dal piccolo club dei vescovi progressisti, erano più di tremila prelati di tutto il mondo formati da quella Chiesa che oggi molti rivorrebbero. Il verificarsi di tali sciocchezze è un segno evidente che qualcosa di importante non stava funzionando. Abbiamo già discusso abbondantemente su questo argomento nel blog, e chi vuole fare un bilancio dello stato di quella Chiesa decadente può leggere il breve ma geniale libro di Louis Bouyer Cattolicesimo in decomposizione.

La mia seconda obiezione alla pretesa di far tornare indietro l’orologio della Chiesa deriva dalla lezione che ci dà la storia: una volta terminate le catastrofi che annientano le società umane, è impossibile tornare allo status quo ante. Dopo le guerre di religione, la pace di Westfalia del XVII secolo ha dovuto disegnare una nuova mappa e l’Europa non è tornata a essere come era stata per quasi mille anni. Dopo le guerre napoleoniche, anche volendo e con figure conservatrici come von Metternich e Castlereagh, il Congresso di Vienna non è riuscito a tornare all’Europa precedente alla Rivoluzione francese e alle successive scorribande del Corso. E il Trattato di Versailles, dopo la Prima guerra mondiale, con l’aiuto dell’incapacità dei suoi protagonisti, in particolare del presidente Wilson, distrusse l’Europa tradizionale, sostituendola con un puzzle razionalista che durò solo pochi decenni.

La Chiesa, alla morte di Bergoglio, non celebrerà una conferenza di pace, ma un conclave, a proposito del quale pochissimi osano presagire qualcosa di buono, poiché i suoi protagonisti saranno, per la maggior parte, cardinali scelti dal papa defunto e creati a sua immagine e somiglianza, cioè mediocri e incompetenti. Tuttavia, la vicinanza dell’abisso può farli retrocedere. Ma retrocedere dove? In che modo si può’ retrocedere in situazioni come questa? Qual è l’obiettivo da porsi e come ci si arriva? Il prossimo Papa dovrà essere, oltre che un santo, un uomo di raffinata prudenza, uno stratega e un esecutore con il polso da neurochirurgo.

Chi vivrà vedrà, ma ciò che è nostro dovere in questo momento —e pongo l’accento sulle ore cruciali che stiamo attraversando, di cui ci verrà chiesto conto— è pianificare quali posizioni e quali bastioni occuperemo. E in questo panorama ognuno ha delle responsabilità: in maggiore o minore misura, siamo tutti responsabili. I cardinali che conservano ancora la fede cattolica, o i superiori delle poche congregazioni e istituti religiosi veramente cattolici ancora esistenti, non avranno lo stesso ruolo dei semplici preti di parrocchia, né quello dei fedeli.

Parlando della necessità di occupare roccaforti e difendere posizioni non intendo incoraggiare fantasie militaristiche o promuovere discorsi altisonanti in difesa della tradizione. Tutto ciò ha già dimostrato sufficientemente che nelle circostanze attuali non funziona. Al contrario, ciò che si è dimostrato veramente efficace nel preservare e conquistare posizioni sono state azioni discrete e pianificate che evitano inutili conflitti senza rinunciare a una sola iota di principi non negoziabili.
- Fonte by Duc in Altum

20 commenti:

Anonimo ha detto...

MMMM... Il titolo mi fa un po' storcere il naso, non me ne voglia AMV (quello originale, tradotto dallo spagnolo, infatti è: ''L’era postbergogliana'')

Anonimo ha detto...

In qualche modo ne usciremo,questo è certo,ma ,al momento,"lacrime .sudore e sangue (tanto purtroppo)son lì che ci aspettano.

Anonimo ha detto...

Il punto centrale della tragedia presente è che ogni cattolico vero, se esiste nella realtà, è circondato da infedeli, eretici, apostati, scismatici, scomunicati dai fatti, da nemici a prescindere di Gesù Cristo e della Sua Chiesa.

Anonimo ha detto...

Breve riflessione sul tempo storico della Chiesa e sul suo patrimonio:

il patrimonio della Chiesa è tale da contenere in sé le soluzioni a tutti i problemi del nostro oggi. Bisogna solo fare un inventario di questo patrimonio senza la lente del pregiudizio che vede nell'oggi comunque un progresso su ieri.

Siamo stati plagiati dalle illusioni su un futuro nuovo, migliore che sempre si è rivelato un pessimo rifacimento del vecchio male passato.

Per quello che riguarda il mondo dell'alta tecnologia, nel quale siamo immersi, ricordiamo che i veri santi per Grazia divina hanno sempre visto, sentito, parlato, agito anche oltre i limiti spazio temporali che conosciamo.

Discorso similare richiede l'altra divinità contemporanea, la scienza che nelle mani di uomini ignoranti, superbi ed iniqui diventa foriera di morte e non di vita.

Una cosa sola oggi occorre, consacrati santi che sappiano condurre alla santità ogni tipo di essere umano che voglia essere discepolo del Signore Gesù Cristo, qualsiasi sia la sua condizione.

Anonimo ha detto...

È vero che per il mondo agnostico, il mondo in cui Dio non c’entra, il celibato è un grande scandalo, perché mostra proprio che Dio è considerato e vissuto come realtà. Con la vita escatologica del celibato, il mondo futuro di Dio entra nelle realtà del nostro tempo. E questo dovrebbe scomparire! In un certo senso, può sorprendere questa critica permanente contro il celibato, in un tempo nel quale diventa sempre più di moda non sposarsi. Ma questo non-sposarsi è una cosa totalmente, fondamentalmente diversa dal celibato, perché il non-sposarsi è basato sulla volontà di vivere solo per se stessi, di non accettare alcun vincolo definitivo, di avere la vita in ogni momento in una piena autonomia, decidere in ogni momento come fare, cosa prendere dalla vita; e quindi un “no” al vincolo, un “no” alla definitività, un avere la vita solo per se stessi. Mentre il celibato è proprio il contrario: è un “sì” definitivo, è un lasciarsi prendere in mano da Dio, darsi nelle mani del Signore, nel suo “io”, e quindi è un atto di fedeltà e di fiducia, un atto che suppone anche la fedeltà del matrimonio; è proprio il contrario di questo “no”, di questa autonomia che non vuole obbligarsi, che non vuole entrare in un vincolo; è proprio il “sì” definitivo che suppone, conferma il “sì” definitivo del matrimonio. E questo matrimonio è la forma biblica, la forma naturale dell’essere uomo e donna, fondamento della grande cultura cristiana, di grandi culture del mondo. E se scompare questo, andrà distrutta la radice della nostra cultura. Perciò il celibato conferma il “sì” del matrimonio con il suo “sì” al mondo futuro, e così vogliamo andare avanti e rendere presente questo scandalo di una fede che pone tutta l’esistenza su Dio. Sappiamo che accanto a questo grande scandalo, che il mondo non vuole vedere, ci sono anche gli scandali secondari delle nostre insufficienze, dei nostri peccati, che oscurano il vero e grande scandalo, e fanno pensare: “Ma, non vivono realmente sul fondamento di Dio!”. Ma c’è tanta fedeltà! Il celibato, proprio le critiche lo mostrano, è un grande segno della fede, della presenza di Dio nel mondo.

(BENEDETTO XVI, Giovedì 10 giugno 2010)

Anonimo ha detto...

A meno di un miracolo, tutto continuerà come prima, peggio di prima.
Come al solito, non conviene farsi illusioni (vi ricordate delle elezioni statunitensi?).

Un Sacerdote ha detto...

E' un articolo che mi convince molto poco. L'impostazione mi pare piuttosto storicista, impostazione cara ai modernisti, tant'è che l'autore cita Louis Bouyer a sostegno delle sue tesi, un modernista per eccellenza (anche se considerato un "modernista moderato") e fa confusione tra due diversi piani, quello storico e quello soprannaturale e teologico. Tralasciando l'ottimismo sulla disfatta del cattolicesimo progressista dopo l'esempio del pontificato di Bergoglio, cosa significa che la Chiesa non può più tornare indietro, agli anni 60? La Chiesa ha sempre vissuto, fino al Concilio Vaticano II, con fedeltà, i tempi che Dio le ha donato di vivere. Vale a dire predicando la stessa fede, la stessa dottrina, la stessa morale, approfondendo nei secoli la conoscenza della Verità rivelata secondo lo spirito di conoscenza di San Vincenzo di Lerins. Nonostante le tempeste storiche del protestantesimo, della rivoluzione francese, di Napoleone e via discorrendo, la Chiesa è sempre stata fedele al compito affidategli da Gesù (ripeto: fino al Concilio Vaticano II). Con il Concilio di Trento non si è voluto tornare indietro a prima di Lutero. Si è voluto invece far risplendere in tutta la sua pienezza la Santa (e sana) Dottrina e Morale della Chiesa. Non è un caso se grazie a questo Concilio, nonostante la ormai irreversibile rottura del cristianesimo, c'è stata "un'esplosione" di santità e di Santi. Purtroppo il concilio Vaticano II, in mano ai modernisti, ha prodotto affermazioni e documenti eretici, in contrasto con la bimillenaria Tradizione dogmatica della Chiesa (e tutti gli atti presi dopo, soprattutto a livello liturgico, sono stati anche molto peggio) e anche qui i risultati si vedono: corruzione dottrinale e morale della Fede e scomparsa quasi totale di una vita cristiana vissuta nella santità e di figure di grandi Santi capaci di cambiare il cuore degli uomini. Il problema per un vero cristiano, quindi, non è il ritornare agli anni 60, ma ritornare alla Fede che la Chiesa ha professato fedelmente, coraggiosamente e dolorosamente per duemila anni. E questo si può (e sono convinto che prima o poi avverrà), perché non è un problema storico, ma teologico

Anonimo ha detto...

Il Totalitarismo è tornato sotto nuove fogge cambia la scenografia, ma il copione è lo stesso aggiornato con nuove tecnologie il fine guerra alla retta ragione, alla legge naturale, alla famiglia alla Civiltà Occidentale (greco-romana e cristiana), per instaurare in fieri una Oligarchia Sinarchico Plutocratica apolide Poliarceta. Non prevalebunt! Historia Magistra Vitae! Christus Rex Aeternae Gloriae ad Adiuvandum nos festina! Maria Regina Victoriae ora pro nobis.

anelante ha detto...

Penso anch' io che nulla sarà come prima perchè anche Bergoglio è stato voluto da Dio ( non muove foglia che Dio non voglia) nel senso permissivo,come a suo tempo permise Egitto, Babilonia ed il Sinedrio deicida e non solo....e sempre a fine di riconvertire col castigo. La Salette lo disse. La Chiesa si era ridotta a livello della Chiesa del sinedrio? Oserei affermarlo. Si sta tornando al paganesimo oggi e Dio non lo vuole come non vuole il farisaismo dei perfetti. La Chiesa tornerà bella come mai ma sarà diversa da oggi e da ieri.

Anonimo ha detto...

''L'impostazione mi pare piuttosto storicista''

Concordo. Comunque, basta sfogliare il cattolicamente irreprensibile catechismo di san Pio X commentato da padre Dragone (la prima edizione è del 1956) per capire. E, francamente, nel 2021 chi non ha ancora capito, o è un cieco, o è in malafede.

Unknown ha detto...

Giusto

Anonimo ha detto...


La Chiesa, se sopravviverà all'attuale catastrofe, non sarà più come prima....

La vastità e la profondità dell'apostasia dilagante è tale, da far persino pensare che siamo giunti agli ultimi tempi.
Speriamo di no, ovviamente.
Ma se la Chiesa dovesse rinascere, però dopo prove terribili che speriamo siano brevi, non potrà non riacquistare i s e g n i distintivi, tipici, suoi propri da duemila anni.
Il primo segno riguarda la liturgia. Ovvero, la S. Messa. E poi gli altri Sacramenti.
Tradotto: la Chiesa che rinasce dovrà esser ritornata al rito romano antico, dopo aver cancellato la Messa pseudocattolica inventata da Montini e Bugnini.
Questo è sicuramente un punto fermo.
Non ha pertanto senso dire che la Chiesa non sarà più come prima. Sul piano dogmatico e liturgico deve tornare ad esser come prima, se vuole rinascere. E come prima sul piano pastorale, cominciando col condannare in modo chiaro ed inequivocabile tutti gli errori che sono proliferati in questo torno di secolo, e non sono certo pochi.
Questa mi sembra l'unica previsione logica che si possa fare, se ci sarà ancora la Chiesa, lo ripeto.
Ma intanto più che pensare al dopo-Bergoglio o addirittura alla rinascita della vera Chiesa, non dovremmo prepararci spiritualmente alla persecuzione sempre più vicina?
Senza la Croce, non c'è la Resurrezione; senza i Martiri non ci sarà Rinascita.
O.

fabrizio giudici ha detto...

Anch'io ho trovato l'articolo molto deludente. Dice alcune cose giuste all'inizio, ma ovvie; e per quanto riguarda il futuro dice cose molto fumose, specialmente nella conclusione.

fabrizio giudici ha detto...

La conclusione sembra far riferimento all'idea che possa sopravvivere una Chiesa ortodossa disarticolata dalla società. È impossibile. Non si può non rinunciare ad una sola iota senza conflitto (sì, c'è scritto "inutile", ma quali sarebbero i conflitti inutili?). Ho tanto l'impressione che serpeggi molto pessimismo e ci si stia costruendo degli alibi per una ritirata.

Anonimo ha detto...

Reputo positivo che si scriva di ''fallimento del Vaticano II''.

Potrà sembrare ovvio (anche se non sono poi così sicuro che sia ovvio per tutti), ma, secondo me, non se ne parla mai abbastanza.

Anonimo ha detto...

Ieri sera mi son trovata a vedere in TV la proclamazione del vincitore del PREMIO
STREGA. Ha vinto "Due vite" di E. TREVI, romanzo che sto leggendo ma che non mi avvince. E alla fine dell'intervista fatta dalla conduttrice sarda, (la dizione!!! si parla di letteratura, via!) alla scrittrice DI PIERTANTONIO, in gara, questa ha salutato con il palmo sinistro aperto sul quale era scritto "DDL ZAN".
CHE CALO DI IMMAGINE! MA COSA C'ENTRA LA POLITICA COL PREMIO STREGA?
O c'entra??? Si, c'entra, e' stato palese anche per tante battute fuori luogo. Si fa cultura o politica? Quanta confusione nelle menti!!!
Cit. Assunta Marinelli

anelante ha detto...

La Chiesa non sarà come prima, non perchè era sbagliata quella fino a Bergoglio (da Bergoglio in poi si può affermare che è sbagliata, partendo fin dall'inizio coi 2 papi) ma in quanto si perfezionerà e sarà migliore. In che senso? Nel senso del Padre nostro " venga il Tuo Regno e si faccia la Tua Volontà", sarà il Regno del Divino Volere come spiega la beata Luisa Piccareta.

mic ha detto...

Dire "La Chiesa non sarà più come prima" in termini così disinvolti rischia di provocare fraintendimenti in chi ha una fede superficiale. E, poiché le nostre esternazioni sono pubbliche, dobbiamo andare cauti.
La Chiesa è e resta sempre Una Santa Cattolica Apostolica, così come il Signore l'ha costituita e non può cambiare o finire. Certo la cosiddetta "Chiesa militante" [che sussiste insieme a quella purgante e trionfante] oggi lascia fin troppo a desiderare... Ma dobbiamo sempre ben distinguere tra la Chiesa e gli uomini di chiesa insieme alla crisi anche di certe strutture portanti.

fabrizio giudici ha detto...

Oltretutto il "non sarà come prima" rischia di assecondare la retorica del "nuovo normale".

Anonimo ha detto...


"Da Bergoglio in poi si può dire che è sbagliata.."

Bergoglio, con tutti i suoi errori, non nasce nel deserto. La Chiesa, anzi la Gerarchia cattolica, è "sbagliata" a partire dal Vaticano II, del quale Bergoglio è (si spera) l'ultimo frutto, tossico al massimo (sino ad ora, salvo una sua miracolosa conversione alla vera fede di Cristo).