il card. Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, accanto ai suoi fedeli, gravemente colpiti dal raid - frutto di un presunto errore, quanto piuttosto di un vero odio anticristiano - dell'unica parrocchia latina di Gaza.
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Nella Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza
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Nella Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza
si prega il Rosario col card Pizzaballa
Nel nome di Dio, tacciano le armi.
Nel nome dell’umanità, si fermi l’odio.
Nel nome della Chiesa, diciamo con chiarezza: nessuna ragione può giustificare l’annientamento dei più deboli. Israele, torna alla giustizia.
Palestina, conserva la speranza.
E noi, coro umile ma insistente, continuiamo a dire: Ave Maria,
per ogni lacrima, ogni bambino senza casa, ogni speranza calpestata.
don Mario Proietti
L’Ave Maria sussurrata tra le rovine, sgranata con mani piccole e forti.
Nel cuore martoriato della Striscia di Gaza, non c’è rumore che possa spegnere il silenzio della preghiera.
Accanto ai bambini, ai sacerdoti, alle famiglie provate da mille dolori, la Chiesa si inginocchia e spera.
Il Cardinale, seduto tra i piccoli, non guida: accompagna. Non impone: partecipa.In quel Rosario, non solo le parole della fede, ma anche le lacrime del mondo.
“Prega per noi, adesso e nell’ora della nostra morte.”
E per chi non ha avuto neanche il tempo di dire “adesso”.
Ma questa presenza non è stata solo spirituale.
Il Cardinale Pizzaballa e il Patriarca ortodosso Teofilos III hanno attraversato una zona normalmente isolata, portando centinaia di tonnellate di aiuti: 500 tonnellate di cibo, medicinali, kit di primo soccorso ed equipaggiamenti medici urgenti, oltre ad aver coordinato l’evacuazione dei feriti verso strutture sanitarie fuori Gaza.
Mentre fuori piovono bombe, questi aiuti sono tonnellate di speranza concreta per il popolo, cristiani e musulmani, che vive tra le macerie.
Tuttavia, non basta.Nel nome di Dio, tacciano le armi.
Nel nome dell’umanità, si fermi l’odio.
Nel nome della Chiesa, diciamo con chiarezza: nessuna ragione può giustificare l’annientamento dei più deboli. Israele, torna alla giustizia.
Palestina, conserva la speranza.
E noi, coro umile ma insistente, continuiamo a dire: Ave Maria,
per ogni lacrima, ogni bambino senza casa, ogni speranza calpestata.
don Mario Proietti
20 commenti:
Bisogna recitare i salmi imprecatori. Al rogo "Nostra Ætate"!
✝️ Glorioso e forte Arcangelo San Michele, siateci in vita e in morte nostro protettor fedele.
Francesco Agnoli
«È inimmaginabile quanto è stato fatto: dissacrazioni consapevoli, sporcizie, distruzione di simboli, furti, oggetti sacri utilizzati come legna da ardere e così via».
Già nel 1948-1949 vu furono chiese profanate, furti ecc . Facendo una ricerca sull' Osservatore romano di quei giorni troverete non solo queste notizie, ma anche le suore carbonizzate ecc. In Palestina i cristiani erano numerosi e gli fu subito spiegato chi erano i nuovi dominatori.
Alle proteste, delicate, di Pio XII, inizio' l' accusa: antisemita.
Vedo le immagini di Gaza, un deserto di macerie paragonabile alle città tedesche e giapponesi alla fine della Seconda guerra mondiale.
A Gaza comandava un organizzazione terroristica, Hamas. Un' organizazione islamista artefice di gravi crimini. Ma che c’entrano donne, vecchi e bambini?
Se la guerra in Ucraina è una guerra di aggressione, la guerra a Gaza è una guerra di sterminio. C’è differenza.
I russi bombardano e quindi uccidono (anche l’Ucraina precedentemente ha bombardato e ucciso i filorussi nel Donbass). Gli americani l'hanno fatto decine di volte (solo negli ultimi decenni in Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria Iran, Somalia, ecc).
Israele ha bombardato e ucciso in Libano, in Siria, in Iran.
A Gaza stermina.
Non credo nell’ideologia dei diritti dell’uomo, una delle assurdità antropologiche del nostro tempo. Credo però nel rispetto della vita dei deboli, che rientra nella legge naturale. Ho infiniti dubbi sulla liceità dei bombardamenti aerei, che comportano sempre vittime civili. Ma quando si bombarda per radere al suolo ogni cosa, come Israele fa a Gaza dall'ottobre 2023 senza mai smettere, si combatte per sterminare, E per costringere all’esilio chi sopravvive.
Israele utilizza metodi terroristici, sanguinari, sommamente disonorevoli. Pratica apertamente la "pulizia etnica". Ma sembra intoccabile perché indirettamente comanda l’America, cioè l’Occidente.
Una grossa parte della plutocrazia angloamericana (il capo di Black Rock, quelli di Goldmann Sachs, i Rothschild, Soros, Gates, mezza Silicon Valley, mezza Big Pharma ecc.) è chiaramente di origine talmudica. Con il denaro comanda Washington e domina, in buona parte, i mercati finanziari mondiali. Da qui il suo enorme potere, in tempi di capitalismo assoluto totalitario.
La prova evidente di tutto ciò è che la superpotenza del dollaro, dopo Biden anche con Trump (che tra il serio e il faceto auspica la deportazione dei sopravvissuti per trasformare Gaza in un centro vacanze), lascia che Israele compia ciò che nessun altro Stato potrebbe compiere impunemente. Inoltre il Congresso Usa paga direttamente ogni anno gran parte delle spese belliche di Israele.
In Italia siamo totalmente asserviti, non è possibile nemmeno respingere una barca di immigrati, senza che mezzo mondo gridi allo scandalo. Israele può massacrare impunemente.
Poi c’è il ricatto morale legato alla Shoah. Il culto della Memoria a senso unico, imposto agli europei su pressione americana, istilla ossessivamente nelle moltudini quel senso di colpa perenne che permette a Israele di agire indisturbata.
Il culto della Shoah è strategico per l’assoluta sudditanza europea al sionismo.
I figli delle vittime di ieri sono i carnefici di oggi.
Martino Mora
Quando vediamo quella croce ancora in piedi tra le macerie di Gaza, mentre tutto intorno è stato ridotto a polvere e cemento frantumato, non possiamo fare a meno di pensare che ci sia qualcosa di tremendamente simbolico in questa resistenza silenziosa. Non è retorica da quattro soldi o propaganda spicciola: è la realtà nuda e cruda di un simbolo che sfida la furia distruttrice degli uomini.
Abbiamo visto bombardamenti che hanno raso al suolo interi quartieri, esplosioni che hanno fatto tremare la terra per chilometri, ma quella croce è rimasta lì, ostinata come un chiodo piantato nel cuore dell'odio. E non è la prima volta nella storia che accade una cosa del genere, eh? Quante volte abbiamo sentito racconti simili durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le chiese venivano colpite dai bombardieri ma i crocifissi rimanevano intatti tra le rovine?
Ma quello che davvero ci colpisce è l'arroganza di chi pensa di poter cancellare duemila anni di cristianesimo con qualche tonnellata di esplosivo. Come se bastasse distruggere il mattone e la malta per far sparire un'idea, una fede, un messaggio che ha attraversato imperi, guerre, persecuzioni e rivoluzioni. Che ingenuità! O forse, più che ingenuità, è pura presunzione: la convinzione di essere più forti di qualcosa che ha già dimostrato di saper sopravvivere a tutto.
Pensateci un attimo: quanti Nerone, quanti Stalin, quanti piccoli e grandi dittatori hanno provato a sradicare il cristianesimo dalla faccia della terra? E dove sono finiti loro? Nelle polveri della storia, mentre quelle croci continuano a svettare sui campanili di mezzo mondo. Non è un caso che i persecutori di Cristo finiscano sempre male: non per una maledizione divina, ma perché chi combatte contro qualcosa di più grande di sé è destinato a schiantarsi come una mosca contro un parabrezza.
Ma c'è dell'altro. Quella croce di Gaza ci ricorda che non si può uccidere Gesù una seconda volta, per il semplice fatto che è già morto una volta per tutte e poi è risorto. È questa la genialità del cristianesimo: ha trasformato la sconfitta più totale - la morte in croce - nella vittoria più assoluta. Come fai a sconfiggere qualcuno che ha già vinto perdendo? È come cercare di affogare un pesce o di bruciare il fuoco.
E allora, care serpi che sibilate il vostro veleno contro tutto ciò che rappresenta la civiltà cristiana, fate pure i vostri giochi di potere, organizzate pure le vostre strategie di annientamento, scatenate pure la vostra rabbia cieca contro chiese, crocifissi e tutto quello che vi ricorda che esiste qualcosa di più alto delle vostre meschinità. Quella croce continuerà a rimanere in piedi, non per miracolo, ma per una ragione molto più semplice e allo stesso tempo più potente: perché rappresenta una verità che nessuna bomba può demolire.
Quando vediamo quelle immagini da Gaza, con la croce che svetta solitaria tra i detriti, dovremmo ricordarci che non stiamo assistendo solo alla resistenza di un simbolo religioso. Stiamo vedendo la prova vivente che alcune cose sono più forti della violenza umana, più durature dell'odio, più solide delle fondamenta stesse degli edifici che le ospitano. E questo, francamente, dovrebbe far riflettere anche i più scettici tra noi: se dopo duemila anni di tentativi quella croce è ancora lì, forse c'è una ragione che va oltre le nostre piccole comprensioni terrene.
Sulla strage di cristiani in Siria curiosamente non interviene nessuno. Non sono palestinesi quindi non interessa
Mi associo di tutto cuore, caro Laurentius, al rogo, al rogo! ma non solo Nostra Aetate, ovviamente : che dire di Unitatis Reintegratio? e di Dignitatis Humanae ? o del sibillino subsistit in di Lumen Gentium 8 bis? tutto il ciarpame del CV II è degno della peggiore damnatio memoriae, sarebbero invece da recuperare gli schemi predisposti dal cardinal Ottaviani e poi cestinati dai cospiratori della banda del Reno, sicari del Maligno intrufolatisi nei sacri palazzi. A noi la battaglia, a Dio la vittoria ! come diceva la Pulzella d'Orleans, Santa Giovanna d'Arco.
Con un commento del genere viene da domandarsi:
-serve per la mia vita eterna?
-serve a un mio fratello nella fede?
-serve ai siriani perseguitati?
-serve per stare con il Signore?
-semina zizzania tanto per?
-mi rende “migliore” (più buono)?
Quando uno sbaglia la mira come minimo si scusa… invece chi è abituato a prendere di mira impunemente promette di verificare. Allora dall’altra parte si prende consapevolezza che è difficile pensare ad un errore (card. Parolin) e si condanna esplicitamente l’accaduto (angelus di Leone XIV) dopo che il patriarca (card. Pizzaballa) si è recato sul posto.
Rendiamoci conto dell’enormità di quel che accade e a chi sono stati rivolti parole e gesti. C’è da scommettere che il mondo in mano alla gente che piace scatenerà un verminaio di bassezze, con il concorso delle quinte colonne di cui dispone ancora nelle sacre mura in cui ha agito per un dodicennio l’asservito.
Però stavolta il dado è tratto. Adesso entrano in azione gli angeli del Signore degli eserciti… e anche in terra per Davos ed élite satanicheggianti la limatura degli artigli non sarà più dall’estetista, ma da un chirurgo affatto pietoso: per salvare il nemico dalla suppurazione a volte serve. Si si, no no.
Ponzio Pilato non era del tutto negativo, ma lasciò fare al sinedrio. Adesso il sinedrio conoscerà dove sta la Verità.
Interessante l'articolo di Silvana De Mari oggi su La Verità, in cui evidenzia come la strage dei cristiani non interessi al mondo se non quando ci sono di mezzo gli israeliani.
Quindi le chiese cristiane bruciate, distrutte, i cristiani massacrati, le ragazze rapite e stuprate, in molte e crescenti parti del mondo non fanno notizia, tranne quando vanno di mezzo gli israeliani. In sostanza, lei dice, un palestinese vale cento nigeriani, o pakistani, o sudanesi....
Il discorso della De Mari ha un fondo di verità, indubbiamente.
C'è troppo silenzio sulle sofferenze dei cristiani e sulle umiliazioni che debbono subire. Anche l'Europa sembra sempre più terra ostile
Bisogna anche sottolineare che la Chiesa è, da anni ed anni, buonista ed ora anche sinodale, lo Stato italiano ormai non ha, su nulla, una sua voce propria.
"Errori" e promesse di inchieste, intanto Israele continua con le stragi
Ieri ancora oltre cento palestinesi uccisi a freddo nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti. Contestazioni anche dall'interno di Israele, l'ex premier Olmert parla di «guerra di devastazione» con uccisioni indiscriminate di civili. Ma Netanyahu va avanti e lancia una nuova campagna in un'area di Gaza finora risparmiata.
Ma Israele non si ferma, non ferma la sua macchina di morte. E così, da ieri domenica, ha avviato una campagna a Deir al-Balah, una delle poche località della Striscia in cui l'esercito non aveva ancora operato con truppe di terra.
https://lanuovabq.it/it/errori-e-promesse-di-inchieste-intanto-israele-continua-con-le-stragi
Fate, fate....una volta verra' la giustizia di Dio!
L'ha detto il vostro fratello minore...
L'accordo di Damasco con Israele sta lasciando libere le milizie jihadiste di attaccare le minoranze religiose: almeno mille morti in una settimana, testimonianze video raccapriccianti. Gli appelli dei leader cristiani e drusi.
https://lanuovabq.it/it/siria-a-suwayda-continuano-i-massacri-e-il-mondo-sta-a-guardare
Anche qui isra e company "Über alles"
Inimmaginabile nel 2025 una carneficina su tutti i fronti : prima della nascita, dopo la nascita, durante la vita, alla fine della voita...che conquiste del genio umano!!
Chi ha voluto i jihadisti al potere in Siria? La responsabilità di aver esautorato l'autocrazia precedente di chi è? Vi ricordate il colonnello Gheddafi in Libia? E cosa è successo dopo la sua eliminazione?
Se il territorio è di un popolo con la sua cultura e religione o filosofia deve essere condotto al caos e possibilmente sostituito con elementi estranei che dopo essersi naturalizzati saranno condotti al caos e subiranno la stessa sorte dei primi. Il caos riduce la popolazione con rivolte indotte e il genocidio del popolo di partenza viene di volta in volta sostituito da masse violente senza cultura, religione o filosofia. Il loro continuo imbestialimento farà di costoro cavie di laboratorio o carne da cannone..la terra avrà presto meno popolazione e lorsignori avranno spazio per andare a caccia ovunque.
"lorsignori avranno spazio per andare a caccia ovunque."
Ecco come far perdere di credibilità ad una tesi purtroppo attendibile ma normalmente tacciata di complottismo.
Non credo che l'aspirazione delle élite che hanno creato questo caos sia la caccia...
--MO. PIZZABALLA: CRISTO È CROCIFISSO, SOTTO LE MACERIE DI GAZA
(SIR-DIRE) Roma, 22 lug.
"Cristo non è assente da Gaza. Lui è lì, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie eppure presente in ogni atto di misericordia, in ogni candela nell'oscurità, in ogni mano tesa verso chi soffre. Non siamo venuti come politici o diplomatici, ma come pastori. La Chiesa, l'intera comunità cristiana, non li abbandonerà mai". Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista
Pizzaballa, aprendo questa mattina nella città santa una conferenza stampa congiunta con il patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, organizzata per fare un bilancio della loro visita di solidarietà alla comunità cristiana locale dopo l'attacco israeliano alla parrocchia latina del 17 luglio scorso.
Tre morti e una decina di feriti il bilancio. Tuttavia, ha evidenziato il cardinale, "è importante sottolineare e ripetere che la nostra missione non è per un gruppo specifico, ma per tutti. I nostri ospedali, rifugi, scuole, parrocchie - San Porfirio, la Sacra Famiglia, l'Ospedale Arabo Al-Ahli, la Caritas
- sono luoghi di incontro e condivisione per tutti: cristiani, musulmani, credenti, dubbiosi, rifugiati, bambini".
"Siamo tornati da Gaza con il cuore spezzato. Ma anche incoraggiati dalla testimonianza di molte persone che abbiamo incontrato" ha affermato il patriarca latino. Il suo è un racconto dettagliato della situazione sul terreno: "Siamo entrati in un luogo di devastazione, ma anche di meravigliosa umanità. Abbiamo camminato tra la polvere delle rovine, oltrepassando edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia - tende che sono diventate case per chi ha perso tutto.
Ci siamo fermati tra famiglie che hanno perso il conto dei giorni dell'esilio perché non vedono l'orizzonte per un ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio - erano già abituati al rumore dei bombardamenti". Eppure, ha aggiunto, "in
mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che si rifiuta
di spegnersi. Abbiamo incontrato madri che preparavano il cibo per gli altri, infermiere che curavano le ferite con dolcezza e persone di ogni fede che pregavano ancora il Dio che vede e non dimentica mai".
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/i-riservisti-israeliani-che-non-vogliono-tornare-in-guerra
Buongiorno a tutti,
vorrei condividere una riflessione strettamente legata alla salute mentale, senza entrare in valutazioni di tipo politico o strategico.
L’articolo riporta dati estremamente preoccupanti, 19 suicidi tra i soldati israeliani dall’inizio dell’anno, di cui 4 solo nelle ultime due settimane.
Storie come quella del giovane paracadutista che si è tolto la vita durante l’addestramento, o del riservista che si è dato fuoco dopo il ritorno da Gaza, evidenziano un livello di sofferenza psichica molto profondo.
Come ha detto la madre di uno di loro, «Dopo quello che aveva visto non riusciva a liberarsi da un terribile tormento interiore».
Non si tratta solo di una crisi militare. È una crisi umana, una emergenza psicologica che riguarda la perdita di senso, il trauma, la frattura interna.
Frasi come “abbiamo superato i nostri limiti”, “non siamo più nelle condizioni di continuare”, “abbiamo bisogno di recuperare lucidità” raccontano ciò che in psicologia definiamo saturazione emotiva, il punto in cui la mente non riesce più a contenere ciò che ha vissuto.
Quando il dolore psichico raggiunge questo livello, la mente cerca vie di fuga anche estreme.
Non è debolezza.
È il risultato di una pressione interiore che supera le risorse personali e istituzionali disponibili.
È una riflessione che nasce dal mio lavoro quotidiano, accanto a persone esposte a traumi complessi, crisi d’identità, e vissuti estremi di impotenza e disconnessione.
Buona giornata a tutti voi.
questo genere di problemi, che coinvolge la psiche di soldati che hanno una loro umanità (e non sono pazzi assassini) era presente anche tra i tedeschi e perfino nelle SS. Uno dei motivi per cui venne organizzata la "soluzione finale" (prima fase del General Plan Ost), oltre a meri aspetti economici ed organizzativi, era proprio lo stato in cui versavano i soldati dopo aver sparato a bambini, anziani, donne, malati. Dopo aver visto i loro corpi cadere nelle fosse comuni molte volte ancora in vita, avvinghiati negli spasmi e nel dolore. Una persona normale impazzisce. Questi sono ragazzi e ragazze che avevano una coscienza, che si sono detti: io sono un soldato, non un assassino.
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