Il Cristo "addomesticato":
"The Chosen" e la deformazione narrativa del mistero
Alcuni amici di Facebook, già da alcuni mesi, mi avevano scritto per chiedere un breve commento sulla serie televisiva "The Chosen", la quale narra la vita di Cristo. Premesso che non sono né un esperto cinematografico, né un teologo, guardando diverse puntate mi sono fatto questa idea, del tutto personalissima, che desidero condividere con voi. Questa mattina, sveglio all'alba, mi sono sentito di scrivere alcune riflessioni, parlandone anche con colleghi che lavorano nel mondo della televisione:
La serie televisiva "The Chosen", acclamata da molti per la sua capacità di rendere accessibile e "umana" la figura di Gesù Cristo, merita un’analisi più approfondita e rigorosa, capace di andare oltre l’entusiasmo emotivo e l’efficacia narrativa. Essa si presenta come un’opera ispirata ai Vangeli canonici, ma non vincolata a una fedeltà stretta né alla lettera, né allo spirito della Tradizione ecclesiale.
Proprio in questa distanza si radicano le principali criticità teologiche e filosofiche che essa presenta, le quali emergono tanto nella costruzione narrativa quanto nella rappresentazione antropologica e cristologica.
Innanzitutto, dal punto di vista teologico, "The Chosen" adotta un approccio largamente ecumenico e, potremmo dire, sincretico, che tende a ridurre le differenze confessionali in nome di un generico cristianesimo narrativo, dove l’annuncio del Regno si svuota della sua portata soteriologica per diventare messaggio di inclusione e accoglienza in pieno stile post-modernista.
La figura di Gesù, pur ispirata ai testi canonici, viene rappresentata in termini più psicologici che ontologici: è un rabbi empatico, talora esitante, talaltra ironico, ma raramente si mostra come il Logos incarnato, vero Dio e vero uomo, secondo la formulazione del Concilio di Calcedonia del 451 d.C.
Il rischio, qui, è quello di un "kenotismo narrativo", per cui la divinità di Cristo è costantemente oscurata in favore della sua umanità, deformando così l’equilibrio teandrico della cristologia classica. Questa scelta non è solo una licenza artistica, bensì una vera e propria postura teologica implicita, che riflette una concezione basso-cristologica propria di certo protestantesimo liberale, per il quale l’identità divina di Gesù è piuttosto un attributo spirituale che una realtà ontologica.
Sul piano filosofico, si nota una concezione profondamente moderna dell’identità e della libertà, che ricalca paradigmi individualisti e psicologisti estranei alla visione biblica e patristica. I discepoli sono rappresentati come soggetti alla ricerca del senso di sé, mossi da traumi, desideri repressi, ferite affettive, e la chiamata di Cristo diventa, più che una rottura ontologica e una conversione radicale, un processo terapeutico di auto-scoperta. Il primato dell’interiorità soggettiva, retaggio dell’antropologia moderna cartesiana e post-kantiana, sostituisce così l’ordine oggettivo della grazia, la quale non appare più come partecipazione alla vita divina, ma come consolazione dell’io ferito.
Ne deriva un cristianesimo antropocentrico, in cui la Redenzione viene ridotta a reintegrazione psicologica e la Croce non è più scandalo e follia, bensì empatia e ascolto. Questa deriva trova conferma nella rappresentazione delle relazioni interpersonali, animate da un sentimentalismo diffuso che riflette il pathos culturale del nostro tempo, più che l’ascesi evangelica.
L’amore divino, che secondo la tradizione cristiana è atto oblativo e partecipazione all’essere di Dio, viene declinato come vicinanza emotiva e accoglienza incondizionata, svilendo la tensione escatologica e la necessità della conversione. La misericordia, anziché essere espressione della giustizia divina, si fa indulgente tolleranza, incapace di giudizio e di verità. In tal senso, la rappresentazione del peccato risulta quasi assente o comunque fortemente annacquata: esso non è più offesa all’ordine divino, quanto disagio personale o incomprensione relazionale.
La salvezza stessa, di conseguenza, non è più liberazione dal peccato e partecipazione alla vita trinitaria, ma guarigione psicologica e ricostruzione della propria autostima. Questa visione si oppone radicalmente alla teologia classica, la quale concepisce la storia della salvezza come attuazione del disegno eterno di Dio, ordinato alla deificazione dell’uomo, non alla sua autorealizzazione mondana.
L’introduzione costante di elementi narrativi estranei al dato evangelico, come il passato fittizio di Maria Maddalena, la psicologizzazione delle tensioni tra i discepoli, o le dinamiche familiari amplificate, contribuisce a spostare il baricentro dell’opera dal mistero rivelato al dramma umano. L’effetto è quello di una "fiction spirituale", in cui l’economia della salvezza è riscritta secondo i codici della narrazione contemporanea, con l’intento implicito di rendere accettabile il cristianesimo al sentire dell’uomo postmoderno, ovviamente al prezzo di una profonda alterazione dei suoi fondamenti teologici. A ciò si aggiunge un’estetica che, pur apparendo curata e coinvolgente, tradisce una volontà di compiacere il gusto del pubblico più che l’esigenza della verità. L’opera si costruisce come una "serie" nel senso più televisivo del termine, e cioè come prodotto episodico destinato al consumo affettivo, all’identificazione emotiva e alla fidelizzazione dello spettatore.
Tuttavia, nonostante le innegabili esigenze cinematografiche, l’evento cristiano non è serializzabile senza comprometterne l’essenza: esso è singolare, irripetibile, escatologico. Così facendo, "The Chosen" rischia di ridurre il Vangelo a fiction e la Rivelazione a racconto edificante.
In conclusione, pur riconoscendo l’intento evangelizzatore e il valore comunicativo dell’opera, è necessario sottolineare che essa si inscrive all’interno di una deriva teologico-estetica che privilegia la sensibilità moderna a discapito della verità cristiana. Invece di educare il pubblico al mistero, "The Chosen" tende a piegare il mistero alle categorie dell’uomo contemporaneo, operando una forma di domesticazione narrativa del divino. La visione teologica sottesa non è quella del Dio che chiama alla conversione e alla sequela radicale nell'amore e nella libertà: è quella di un Dio che ascolta, consola e asseconda. La grazia non trasforma più, ma conforta; la verità non illumina più, ma si adatta; e Cristo, più che Salvatore, appare come compagno di viaggio. In questa prospettiva, la serie, pur riuscendo a toccare il cuore dello spettatore, finisce per smarrire la verità del Vangelo.
Daniele Trabucco
13 commenti:
PUTIN METTE FUORILEGGE IL SATANISMO
La Corte Suprema russa ha ufficialmente incluso il satanismo tra le organizzazioni estremiste, bandendo ogni attività connessa sul territorio nazionale.
Secondo la Procura, il "movimento satanico internazionale" sarebbe fondato su un'ideologia di odio verso le religioni tradizionali, promotore di rituali occulti, simboli esoterici, vandalismi contro chiese e crimini anche contro minori.
Viene dunque accolta la richiesta del procuratore generale Igor Krasnov.
Durante una tavola rotonda alla Duma, i partecipanti lo hanno paragonato al nazismo, definendolo parte di una "guerra ibrida" occidentale per distruggere i valori tradizionali.
Putin, nel bene o nel male, è uno dei pochi leader mondiali a colpire direttamente quelle reti che l’Occidente considera intoccabili.
Intanto dalla Francia si ha notizia di nuove Chiese in fiamme
E' da un po' che mi vado domandando se la riduzione drastica delle Sante
Messe individuali ( con o senza popolo e' la stessa cosa) a favore delle "concelebrazioni" non abbia favorito la fuoriuscita di piu' numerosi diavoli dall'Inferno.
Negli anni 80 del secolo scorso venni a sapere che la salvezza sarebbe arrivata dalla Russia.
Non riuscirò mai a capire perché su questo sito i commenti sono perlopiù privi di qualsiasi connessione con il post... La moderazione dovrebbe essere anche questo, cosa mi interessa di Putin se cerco i commenti a questo articolo?
Bravo Trabucco. Le falle di The Chosen sono però le falle non solo della società e dell'intrattenimento, ma le falle anche della chiesa cattolica, prima post-conciliare e ora sinodal-bergogliana o leonciniana che dir si voglia... Vedi le meravigliose e orgasmiche "diaconesse" che, tutte comprese nel loro ruolo di ministresse eucaristiche dotate di tunica, hanno distribuito la comunione in Piazza San Pietro alla Messa di apertura del Giubileo dei Giovani.
L ' espressione "deformazione narrativa" resta opaca. Il termine "narrativo" - "narrazione" viene inflazionato a tutti i livelli.
Quando qualcuno posta note di cronaca condivisibili, non vedo la ragione di ignorarle, anche se OT nel contesto...
Molti giovani ricevono la comunione in ginocchio e in bocca durante la messa celebrata in piazza San Pietro in occasione del Giubileo della Speranza a Roma
La tradizione è speranza!
Ma in questo caso di cosa si sta parlando se non di un'opera che è di per sé una narrazione ? In ogni caso l'autore usa il termine "domesticazione narrativa del divino" che mi pare più che appropriato...
OT. OT. Ho ascoltato il pensiero del Prof. Giovanni Zenone su quanto stanno facendo a Gaza e in Cisgiordania, l'esercito dello stato ebraico di occupazione neonazista e i coloni. Quantunque il Prof Zenone dice tante cose condivisibili e giuste, mi pare che purtroppo non abbia chiaro lo status questionis. Certo che vogliamo la pace, ma non possiamo come cristiani non condannare il governo di Netanyahu e le sue politiche naziste e folli. Israele va fermato senza se e senza ma. I Palestinesi hanno diritto a rimanere nelle loro terre in pace. Su tante cose ho sempre apprezzato il Prof. Zenone, ma sulle sue opinioni circa il genocidio a Gaza non mi trovo affatto d'accordo con lui. Lo Spirito Santo lo possa illuminare, mi dispiace che una persona lodevole per tanti altri aspetti abbia preso un abbaglio così grande .... Signore tienici le mani in testa.
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Un avocat qui poursuit Bill Gates et le patron de Pfizer pour les effets secondaires des "vaccins" anti-Covid est arrêté aux Pays-Bas
Il problema riguarda le messe moderne e - a monte - il nuovo rito di consacrazione dei vescovi del 1968: si tratta di riti di dubbia validità; di conseguenza, gli spiriti maligni scorrazzano ovunque in gran número. Lo vediamo quotidianamente nel comportamento di molte persone e non soltanto delle élites, le quali sono senza dubbio alcuno completamente asservite al demonio.
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