Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 8 aprile 2016

don Elia. Eutanasia dello spirito, la “dolce morte” della Chiesa

Geniale astuzia gesuitica. Se non altro, bisogna dargliene atto. Con l’esortazione apostolica sulla famiglia è riuscito a catturare e calamitare su di sé l’attenzione universale, compresa quella di chi lo detesta. Tutti col fiato sospeso in attesa che scoccasse la fatidica ora. Mai la pubblicazione di un documento del Magistero aveva provocato tanta suspense ed era stato atteso con tanta trepidazione, seppure di segno diverso a seconda degli schieramenti. Che si sia d’accordo o meno, una simile ansia, da sola, ha comunque conferito al documento una risonanza enorme a livello mondiale, fuori e dentro la Chiesa. Non c’è che dire: un altro colpo da maestro nella strategia di manipolazione collettiva di cui tutti, nolenti o no, siamo inevitabilmente vittime – forse, come potremo verificare nei prossimi mesi, il colpo più devastante degli ultimi tre anni.

I commenti, in senso favorevole o contrario, saranno d’obbligo e si moltiplicheranno a dismisura su siti e testate di ogni orientamento, continuando a tenere incollato l’interesse di tutti su un testo che, secondo l’ormai collaudata tecnica, non contiene dichiarazioni che contraddicano nettamente il deposito della fede, ma insinua l’eresia sotto forma di mantra ossessivi: caso per caso, accoglienza, inclusione, misericordia, compassione, inculturazione, integrazione, accompagnamento, gradualità, discernimento, coscienza illuminata, superamento di schemi rigidi o sorpassati… Chi può contestare una tale esortazione alla (apparente) carità evangelica senza passare per un ottuso e insensibile difensore di dottrine astratte, formulate in modo non più compatibile con la situazione odierna? Se – a quanto si afferma – il matrimonio cristiano (che i nostri genitori, nonni e bisnonni hanno normalmente vissuto, pur con tutti i loro limiti e sforzi) è un ideale cui tendere e non più la vocazione ordinaria del battezzato, elevata e fortificata dalla grazia, chi siamo noi per giudicare famiglie ferite e situazioni complesse?

A voler pizzicare il testo su qualche preciso svarione dottrinale, d’altronde, si ha l’ormai consueta impressione di essere alle prese con un oggetto viscido e sfuggente che non si lascia afferrare da nessun lato: non c’è un pensiero articolato e coerente, non c’è uno sviluppo teologico argomentato, ma un’iterazione snervante di ricorrenti temi con variazioni che, in appena trecentoventicinque paragrafi, stronca qualsiasi resistenza mentale e psicologica. Il realismo cui insistentemente ci si appella non è quello dell’interazione tra natura e grazia, tipico della tradizione cattolica, ma quello della sociologia e della psicanalisi, che ignorano completamente l’azione della grazia – se non intesa nel significato improprio di conforto psicologico – e considerano la natura esclusivamente nella sua disperata incapacità di correggersi. Di conseguenza l’unica soluzione possibile, nell’immancabile ospedale da campo, non è curare le malattie con una terapia adeguata, ma “aiutare a morire” pazienti accolti, integrati e felici di esserlo. Che dire? Eutanasia dello spirito…

Frammisti a questa logorroica e interminabile ricetta, espressi in forma ambigua o imprecisa, nel penultimo capitolo (quello decisivo) arrivano infine gli errori formali, quando l’esausto lettore, indottrinato dai trecento paragrafi precedenti, non è più in grado di reagire. Finalmente qualcosa a cui aggrapparsi per denunciare – ciò che si spera comincino a fare vescovi e cardinali – un’esplicita deviazione dottrinale! L’errore più grave, da cui discendono gli altri, riguarda l’imputabilità morale degli atti umani, che non sempre è piena. Verissimo per singole azioni; peccato che le cosiddette situazioni irregolari siano stati durevoli e condizioni stabili in cui non si può cadere per debolezza o inavvertenza, ragion per cui l’osservazione non è pertinente. Da questo errore di prospettiva deriva l’opinione che non tutti coloro che vivono una situazione coniugale irregolare siano in peccato mortale, privi della grazia santificante e dell’assistenza dello Spirito Santo. Ciò può risultare vero unicamente in presenza dell’ignoranza invincibile: ma è un’ipotesi ammissibile, in questo caso? Nell’eventualità, compito di ogni fedele – e a maggior ragione di ogni sacerdote – è proprio quello di istruire gli ignoranti. Di conseguenza, affermare che chi è in stato di peccato grave è membro vivo della Chiesa non può non essere falso: il peccato mortale si definisce appunto come morte dell’anima. Se poi, su questa china, si arriva ad asserire che l’adulterio permanente può essere per il momento «la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo» (Amoris laetitia, 303), siamo alla bestemmia. A rimediare non basta una citazione di san Tommaso, strumentale e strappata al contesto; è il metodo dei Testimoni di Geova.

Non siamo accorati per chi si ingegnerà a tirare il documento da una parte o dall’altra per trovarvi supporto al proprio orientamento (normalista o rivoluzionario); la perfidia peggiore consiste nel fatto che anche le obiezioni, loro malgrado, ne rafforzeranno la ricezione: che se ne parli anche male, purché se ne parli… e più se ne parlerà, più il veleno che contiene penetrerà nelle conversazioni quotidiane, nei dibattiti televisivi, nei progetti pastorali, nella mentalità e nella prassi comuni. È proprio così che idee inizialmente inaccettabili vengono trasformate in norma; è esattamente la stessa tecnica utilizzata dalle menti occulte del nuovo ordine mondiale, che nel giro di pochissimi anni ha portato la società e gli Stati ad ammettere e premiare le devianze sessuali, prima universalmente e spontaneamente aborrite, e a stigmatizzare come nemico del genere umano chi ancora le denuncia per quello che sono – la più ripugnante forma di degradazione della persona. Ora anche nella Chiesa, con la scusa dell’adattamento ai tempi e mediante la valutazione dei casi particolari, demandata ai singoli chierici, ciò che era inammissibile diverrà obbligatorio – e guai a chi non si adegua.

Se ci avete fatto caso, l’attacco è stato sistematicamente portato contro i Sacramenti che sono i pilastri del vivere sociale e cristiano:
  1. il matrimonio, fondamento della famiglia e dell’educazione alla fede e alla vita; 
  2. la confessione, fattore di discernimento morale e di correzione della condotta individuale;
  3.  l’Eucaristia, principio di santificazione e vincolo di appartenenza ecclesiale. 
  1. Il primo è stato demolito con le nuove norme per le cause di nullità;
  2. il secondo, svuotato di senso e di valore con le inaudite raccomandazioni ai missionari della misericordia;
  3. il terzo, ridotto a mero simbolo con poche battute estemporanee sull’intercomunione con i protestanti.
Complimenti: neanche Ario e Lutero erano riusciti a far tanto danno con così pochi mezzi e in così poco tempo. Nella hit parade degli eretici il Nostro ha raggiunto la vetta in modo fulmineo.

Distruggendo la fede nei Sacramenti e nella vita soprannaturale, si annienta inevitabilmente anche quella – inseparabile – nei due misteri principali del Credo cristiano: Incarnazione, Passione, morte e Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo; unità e Trinità di Dio. Anche se l’ordine del catechismo è inverso, qui dobbiamo partire dal fondo: i Sacramenti, infatti, applicano alle anime dei credenti i frutti del mistero salvifico di Cristo, il quale sarebbe stato impossibile se Gesù non fosse il Figlio di Dio, una cosa sola con il Padre nell’unità dello Spirito Santo. In ultima analisi, dunque, chi nega l’efficacia della grazia sacramentale nega il Dio della Rivelazione; in altre parole, è apostata e ateo, perché nel suo discorso rimane soltanto l’uomo. Degno erede e continuatore di quel famoso porporato, estintosi per volontaria eutanasia, che da vecchio affermava di non aver ancora capito perché mai il Padre avesse fatto soffrire il Figlio. Gli sarebbe bastato leggere la Bibbia, di cui peraltro passava per maestro.

Ora, se è vero che non si può fare a meno di leggere pur qualcosa della e sull’ultima pubblicazione pontificia, evitiamo di cadere in trappola lasciandocene catturare e intossicare, dimenticando poi di fare le uniche cose effettivamente utili e necessarie nell’attuale frangente storico – quelle che persino l’ambiente tradizionale, ahimé, non pratica abbastanza, rischiando di estenuarsi in sfoghi polemici che, alla fin fine, non cambiano nulla, se non le nostre condizioni emotive. Preghiamo, offriamo, facciamo penitenza (ma sul serio, non a chiacchiere) e, se abbiamo tempo e voglia di leggere, curiamo la retta fede. Non lasciamoci rubare la fruizione e il godimento del tesoro che possediamo, perdendo la pace e la serenità di chi conosce la verità e si sforza di viverla con l’aiuto della grazia e il proprio impegno personale.

Dato che l’atomizzazione dottrinale e pastorale della Chiesa Cattolica, che di fatto è in corso da decenni, è stata ormai formalmente sancita, preghiamo senza sosta per essa, i cui nemici da sempre si adoperano a minarne l’unità allo scopo di dominarla e distruggerla. Divide et impera: il revolucionero, nonostante la scarsa preparazione culturale, almeno una cosa l’ha imparata – e l’applica a meraviglia, polverizzando la comunione del Popolo di Dio. Preghiamo anche gli uni per gli altri onde poter fare un discernimento retto: i sacerdoti in cura d’anime, riguardo alle difficili scelte che saranno obbligati a compiere; i fedeli, riguardo ai comportamenti che dovranno tenere in “comunità” parrocchiali in cui abusi e sacrilegi, se già non lo sono, diverranno prassi corrente. «Il fratello aiutato dal fratello è come una città fortificata» (Pr 18, 19): posso garantire per esperienza personale che il sostegno dell’intercessione altrui permette di sopportare le più gravi prove con un’inspiegabile letizia. Il Signore ricompensi con la gioia della fedeltà amorosa a Lui i tanti che pregano per il povero prete che scrive.

77 commenti:

Giusi ha detto...

Di fatto la comunione la introduce.... in nota. E' piuttosto subdola la cosa perché la prima parte è detta al paragrafo 300: Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete, come quelle che abbiamo sopra menzionato, è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. E’ possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi»,[335]le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi.[336]. Tra parentesi dunque richiama ad una nota che secondo me è il punto più grave: [336] Nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave. Qui si applica quanto ho affermato in un altro documento: cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 44.47: AAS 105 (2013), 1038-1040. Sono basita!

Giusi ha detto...

Le situazioni sopra menzionate sono queste: 298. I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe. La Chiesa riconosce situazioni in cui «l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione».[329] C’è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di «coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido».[330] Altra cosa invece è una nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari. Dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia. I Padri sinodali hanno affermato che il discernimento dei Pastori deve sempre farsi «distinguendo adeguatamente»,[331] con uno sguardo che discerna bene le situazioni.[332] Sappiamo che non esistono «semplici ricette».[333]
Di castità non si parla affatto!

Giusi ha detto...

Basta un prete (e sappiamo che ce ne sono di tutti i colori!) che dica che il divorziato non è in colpa grave perché magari è stato lasciato!
Che intendiamoci accade anche adesso ma almeno non era scritto in un'esortazione papale!

Anonimo ha detto...

Provo molta tristezza. Che ci aiuti il Signore! Fede e preghiera: non c’è altro da fare. “Non praevalebunt.”

Maso

Anonimo ha detto...

Abbiamo insistito troppo sulla procreazione, dice il Santo Padre: che non si creda che il sesso sia un male!

Ha fatto proprio bene a metterci in guardia da quest’onnipervasivo puritanesimo, non c’è che dire! Quest’errore oggi è generale: si svalùta troppo il sesso. Era proprio il caso di dirci: ovvìa, divertitevi un po’!

Non siamo troppo idealisti, ragazzi: un po’ di “amoris laetitia” anche tra le lenzuola, che diamine!

Vengono in mente gl’insegnamenti di Pio XI, Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II: tutto superato, archiviato? Non può essere, Dio non lo permetterà!

Di pornoetologi ne abbiamo conosciuti tanti, in questi anni. Ma dalla cattedra suprema...! “Haec est hora tenebrarum.”

“Salva nos, Domine: perimus.”

“A spiritu fornicationis, libera nos, Domine.”

“Oremus pro pontifice nostro Francisco.”

Maso

Anonimo ha detto...

Articolo bello, profondo, tragico. Il ritratto di questi tempi amari e disperati che ci sono stati dati. Non mi sarei mai immaginato che dopo altri tempi ora lontani e più o meno "formidabili" mi sarebbe toccato "affardellare di nuovo lo zaino" (o "levare le tende"...) anche se quell'agghiacciante "buonasera" qualche campanello d'allarme l'aveva fatto suonare. "Ci siamo..." mi ero in qualche modo detto.
Miles

Anonimo ha detto...

"peccato che le cosiddette situazioni irregolari siano stati durevoli e condizioni stabili in cui non si può cadere per debolezza o inavvertenza, ..."

Ma la "piena avvertenza" non si acquisisce dal giorno alla notte ! E' difatti necessario un cammino, un accompagnamento per arrivare a questo obiettivo.
Infatti il parag. 303 termina dicendo:

..."ricordiamo che questo discernimento è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno."

Ciò che il confessore deve discernere è proprio il livello di questa consapevolezza. E sappiamo che in assenza anche di una sola delle tre condizioni, non vi è peccato mortale.

Anonimo ha detto...


Ripreso da uno scritto del Mastino, edito prima della pubblicazione dell'esortazione post sinodale:

... mi aspettavo che sarebbe stato fatto senza clamore, per mezzo delle parole sottili che evocano e rimuovono, perché le parole sono potenti: basta confondere i concetti con le parole e nessuno più si accorgerà di niente. Si userà un linguaggio contorto - e diabolico - che sarà solo fumo negli occhi come a dare a intendere un gattopardesco "cambiare tutto perché nulla cambi". Purtroppo qui è il contrario, non si vuol, apparentemente, cambiare nulla (solo le parole: che son tutto!) perché tutto cambi. Radicalmente. Dopodiché una mattina ci sveglieremo con una nuova chiesa come non s'era mai vista. Che è la summa di tutte le eresie di due millenni di cristianità.

C.(non)V. D. ha detto...

Ciò che il confessore deve discernere è proprio il livello di questa consapevolezza. E sappiamo che in assenza anche di una sola delle tre condizioni, non vi è peccato mortale.
9 aprile 2016 01:56
Egregio Amico, nottambulo quanto me,
ciò che Ella scrive, e'la conferma di ciò che dice don Elia. Una ovvietà presentata così in primo piano, finisce per confondere le idee. La Chiesa così come è stata influenzata dal Vaticano II, ha un contorto rapporto con la relazione tra oggettivo e soggettivo. Unisce i due piani, dove Dio li ha voluti divisi e li divide (anzi, li contrappone) dove Dio li ha voluti uniti. Un confessore mi rese consapevole della materia grave in cui mi stavo imbattendo, corteggiando una divorziata, semplicemente dicendomi:" Se vuoi andare all'inferno, fai pure".

Anonimo ha detto...

Insomma, altro che Amoris Laetitia, bisognerebbe parlare di Fornicationis Laetitia...

mic ha detto...

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/04/08/amoris-lætitia-misericordia-per-tutti-tranne-che-per-i-figli-obbedienti/

Anonimo ha detto...

Tra le pieghe e i discorsi tortuosi del documento, le piaghe delle note e dei rimandi...

hr ha detto...

Di fronte a tante variegate e spesso opposte letture, se ne deve dedurre che ognuno legga l'esortazione come più gli aggrada.
Un quadro desolante, nell'insieme.
Ricordiamoci sempre che tutto è rimesso alla coscienza del peccatore difronte al giudizio finale di Dio, più che alle interpretazioni rigide, pseudo misericordiose o permissive degli uomini poco "illuminati" di una chiesa alquanto confusa.

Miserere nobis, Domine.

Due letture prudenti:
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-come-la-stampa-anche-cattolica-piega-il-papa-ai-propri-disegni-15809.htm

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-granados-comunione-ai-divorziati-risposatiresta-il-no-in-ogni-caso-il-papa-non-ha-cambiato-15805.htm

Sonia ha detto...

Grazie, Don Elia, per la sua analisi! In questa giornata densa di emozioni per molti negative, le sue parole sono un invito ad andare avanti con coraggio, pregando e continuando ad essere forti nella Fede! Grazie
E' proprio vero. Con i Sacramenti non si scherza!

dice Magister ha detto...

Il capitolo ottavo, su divorziati risposati e dintorni, è quello che più stupisce dell'esortazione "Amoris lætitia":

> Integrazione sì, comunione chissà. Il sibillino responso del papa

È un'inondazione di misericordia. Ma è anche un trionfo della casuistica, pur così esecrata a parole. Con la sensazione, alla fine della lettura, che ogni peccato è scusato, tante sono le sue attenuanti, e quindi svanisce, lasciando spazio a praterie di grazia anche nel quadro di "irregolarità" oggettivamente gravi. L'accesso all'eucaristia va da sé, neppure è necessario che il papa lo proclami dai tetti. Bastano un paio di allusive note a piè di pagina.
E quelli che fin qui hanno obbedito alla Chiesa e si sono riconosciuti nella sapienza del suo magistero? Quei divorziati risposati che con tanta buona volontà, per anni o per decenni, hanno pregato, frequentato la messa, educato cristianamente i figli, fatto opere di carità, pur in una seconda unione diversa dalla sacramentale, senza fare la comunione? E quelli che oltre a ciò hanno accettato di vivere "come fratello e sorella", non più in contraddizione col precedente matrimonio indissolubile, e hanno così potuto accedere all'eucaristia? Che ne è di tutti questi, dopo il "liberi tutti" che tanti hanno letto nella "Amoris lætitia"?
C'è una nota a piè di pagina – un'altra, non le due citatissime che fanno balenare la comunione per i divorziati risposati – che riserva a quelli tra loro che hanno compiuto la scelta di convivere "come fratello e sorella" non una parola di conforto ma uno schiaffo.

Gli si dice infatti che facendo così possono far danno alla loro nuova famiglia, poiché "se mancano alcune espressioni di intimità, 'non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli'". Il sottinteso è che fanno meglio gli altri a condurre una vita da coniugi anche in seconde nozze civili, magari facendo anche la comunione.
Leggere per credere. È la nota numero 329, che impropriamente cita a sostegno del suo rimprovero nientemeno che la costituzione conciliare "Gaudium et spes", al n. 51.
Ma questo è un dettaglio. Letta nel suo insieme, la "Amoris lætitia" può dare spunto a giudizi complessivamente positivi, anche da parte di analisti che non hanno taciuto le loro critiche a talune impazienze dei due sinodi sulla famiglia.

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/04/08/amoris-l%C3%A6titia-misericordia-per-tutti-tranne-che-per-i-figli-obbedienti/

Paolo Pasqualucci ha detto...

@ Preghiamo, si', ma chiedendo anche l'avvento di sacerdoti coraggiosi

Bell'articolo, giustissima l'esortazione alla preghiera per la Chiesa immersa sempre piu' nelle tenebre da Pastori non all'altezza (per usare un eufemismo).
Nelle intenzioni di preghiera, tuttavia, ci metterei anche questa: che il Signore si degni di infondere in sacerdoti, presuli e cardinali, e in particolare in quelli che gia' si sono distinti nel tentativo di difendere la dottrina sempre piu' minacciata, di avere finalmente il coraggio di alzarsi in piedi e di prendere apertamente posizione contro un documento del genere.
Nelle esortazioni di preghiera e nelle invocazioni che pur si leggono su questo blog, non mi sembra di aver mai trovato un'intenzione simile. O mi sbaglio? Non dovrebbe essere l'intenzione di preghiera piu' ovvia, nella presente, tragica situazione?
"Ricordatevi della moglie di Lot!" ammoni' Nostro Signore, trasformata in una statua di sale dalla giusta ira divina per la sua disobbedienza. E noi possiamo aggiungere: Ricordiamoci della distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C., giusta (e preannunciata) punizione per il suo peccato contro Dio. Continuando su questa china, senza nessuna reazione pubblica da parte del clero, una parte del quale e' anzi complice e artefice della decadenza, non rischiamo anche noi di finire un giorno come Gerusalemme fedifraga?
E cio' non sarebbe ancora nulla rispetto a quello che ci aspetta dopo la morte, se moriamo da pavidi: "Chiunque mi confessera' davanti agli uomini, anche il Figlio dell'Uomo lo confessera' dinanzi agli angeli di Dio; ma colui che mi rinneghera' davanti agli uomini, sara' rinnegato dinanzi agli Angeli di Dio" (Lc 12, 8-9).
Dove sono "i settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio di fronte a Baal" (Rm 11, 4)?
Forse sarebbe un bene, a questo punto, se la FSSPX ottenesse (per eterogenesi dei fini) il definitivo "inquadramento canonico", purche', si capisce, senza imposizioni dottrinali di alcun tipo.

Osservatore Romano 7 luglio 2000 ha detto...

[...]
Questo testo concerne anzitutto lo stesso fedele e la sua coscienza morale, e ciò è formulato dal Codice al successivo canone 916. Ma l’essere indegno perché si è in stato di peccato pone anche un grave problema giuridico nella Chiesa: appunto al termine «indegno» si rifà il canone del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali che è parallelo al can. 915 latino: «Devono essere allontanati dal ricevere la Divina Eucaristia coloro che sono pubblicamente indegni» (can. 712). In effetti, ricevere il corpo di Cristo essendo pubblicamente indegno costituisce un danno oggettivo per la comunione ecclesiale; è un comportamento che attenta ai diritti della Chiesa e di tutti i fedeli a vivere in coerenza con le esigenze di quella comunione. Nel caso concreto dell’ammissione alla sacra Comunione dei fedeli divorziati risposati, lo scandalo, inteso quale azione che muove gli altri verso il male, riguarda nel contempo il sacramento dell’Eucaristia e l’indissolubilità del matrimonio. Tale scandalo sussiste anche se, purtroppo, siffatto comportamento non destasse più meraviglia: anzi è appunto dinanzi alla deformazione delle coscienze, che si rende più necessaria nei Pastori un’azione, paziente quanto ferma, a tutela della santità dei sacramenti, a difesa della moralità cristiana e per la retta formazione dei fedeli.

2. Qualunque interpretazione del can. 915 che si opponga al suo contenuto sostanziale, dichiarato ininterrottamente dal Magistero e dalla disciplina della Chiesa nei secoli, è chiaramente fuorviante. Non si può confondere il rispetto delle parole della legge (cfr. can. 17) con l’uso improprio delle stesse parole come strumenti per relativizzare o svuotare la sostanza dei precetti.
[...]
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/intrptxt/documents/rc_pc_intrptxt_doc_20000706_declaration_it.html

Anonimo ha detto...

Fate attenzione a quello che pubblicate. Capisco che la RR sarda-milanese è stata punta sul vivo e quindi ha perso il controllo, ma affermare che la nipote del papa è una p ... soltanto per non aver salvato il proprio matrimonio può essere molto pericoloso e costoso, anche per chi amministra il blog, che è costantemente monitorato.
Meglio sarebbe cancellare quell'intervento. E' però indubbio che avete delle belle idee voi così legati alla cosiddetta tradizione!

Elena B. ha detto...

INFINITAMENTE GRAZIE don Elia per questo suo contributo a comprendere con pacatezza e obiettività sincera ciò che a noi piccoli non sarebbe dato di comprendere per l'impossibilità di confronttarsi con gli addetti e con i molti i quali ad ogni domanda o contraddizione posta ti tacciano di esssere eretico, ti obbligano al silenzio . Ancora e più grazie per i consigli che ci offre per porsi di fronte alle nuove, sibilline esortazioni della Chiesa che a tutti i costi vuole essere "nuova" "rivoluzionaria" ; ma per essere vera la Chiesa non dovrebbe andare controcorrente??? Grazie per la speranza fiduciosa che infonde in ciascuno di noi , una speranza che ci consente di rivolgere lo sguardo in Alto alle Parole del Maestro "non praevalebunt" e ai suoi fedeli ministri. Grazie perchè in questi tempi duri non ci sentiremo soli ,abbandonati a noi stessi ma uniti e fortificati dalla preghiera di molti e di coloro che credono nella Chiesa fondata da Cristo, nella Tradizione , nei Martiri. Grazie perchè ci fa vedere come accogliendo e offrendo al Signore il futuro martirio spirituale (e speriamo solo quello!!!!....) possiamo nascostamente e gioiosamente partecipare al vero rinnovamento della Santa Madre Chiesa. IL Signore ci benedica e protegga, si compia in noi la sua Volontà ora e sempre

Piero Mainardi su Fb ha detto...

IL PARADOSSO DELL'ESORTAZIONE APOSTOLICA NELLA SUA VISIONE D'INSIEME
Ho fatto fin qui una lettura critica dell'Esortazione Apostolica nei suoi singoli punti più problematici.
Eppure, paradossalmente, si potrebbe dire che, proprio al netto delle questioni pastorali che intende "misericordiosamente" trattare,essa si rivela un formidabile strumento di difesa e soprattutto di promozione della visione cristiana del matrimonio.
I paragrafi che commentano l'inno alla Carità di san Paolo sono veramente meravigliosi, molti punti sull'educazione dei figli sono estremamente interessanti, così come si trovano molti spunti di riflessione acuti. Certamente il Papa fa bene a richiamarci sulla carità come fine della vita cristiana, fa bene a richiamarci affinché le verità dottrinali non ci induriscano nell'animo e non le usiamo come pietre nei confronti anche di coloro che sbagliano; non sono infondate neppure certe critiche rispetto al modo con cui, talvolta e non di rado, si è presentata la visione cristiana del matrimonio.
E' evidente che il Papa è tutt'altro che un demolitore del matrimonio che è animato dalla carità e dalla volontà di "non escludere nessuno" [ma è veramente possibile?] ma la questione della "pastorale" sulle situazioni "dette irregolari" rimane estremamente problematica alla luce della sua visione della misericordia di Dio che, sembrerebbe cozzare con quel che la Chiesa insegna e ha sempre insegnato finendo - per certi aspetti - per girare vorticosamente su se stessa opponendo, in modo irresolubile e contraddittorio, la verità delle condizioni del rapporto tra grazia e peccato (da cui si esige la volontà di uscirne) con le situazioni concrete di peccato nelle quali si rimane impigliati o nelle quali si preferisce rimanere.
Il risultato è che, analogamente per quel che si è fatto al Concilio sulle altre religioni, si dipinga una pienezza della grazia, una situazione ideale anche in rapporto al matrimonio e poi si digradi, presentando tutte le altre situazioni dove, tuttavia, resta comunque un barlume di grazia sufficiente, per cui cambiare è meglio, ma anche se non si cambia non si sono problemi, perché la Misericordia di Dio è superiore a tutto e a ogni situazione.
Che si tratti però di uno scoglio contraddittorio lo si comprende proprio per la continua reiterazione che il Papa fa, nel periodo principale, dell'affermazione della verità dottrinale per poi diluirla con una proposizione introdotta dalla particella avversativa "ma".
Lo dimostra il fatto che il papa introduce una casuistica illimitata, che va al caso per caso e che viene affidata al discernimento dei singoli pastori (come già ha fatto per le riforme rotali) come se non si sapesse che la loro omogeneità e sicurezza dottrinale non sia così affidabili.
In pratica, come già affermato da molti, si pensa alla pastorale come aggiramento delle limitazioni dottrinali laddove il pastore, ritiene possibile farlo o ha il coraggio di farlo.
In tale visione anche il sacramento dell'Eucaristia ne esce scossa. L'incontro con Gesù non viene presentato come l'anticipazione dell'incontro definitivo che avverrà nell'eternità tra l'Essere perfettissimo e l'uomo che pur nella sua debolezza cerca di presentarvisi nel modo migliore possibile, cioè senza peccati mortali o comunque non in stato di peccato mortale. Si rilancia ancora una volta la sua accezione sociale e sociologica e l'infelice concezione martiniana dell'eucaristia secondo cui "«non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli».

Piero Mainardi su Fb ha detto...

(segue)
Così come è debole il richiamo alla formazione alla retta coscienza perché poi tutto il meccanismo della diminuzione della colpa che annullerebbe lo stato di peccato mortale verterebbe proprio sulla situazione in sé, sulle circostanze e sulla piena consapevolezza
di quel che si commette. Peccato, spesso mortale che tuttavia viene poi ridotto a mera "fragilità".
Anche qui, si comprende il desiderio di carità, di non chiudere nessuno nell'angolo della disperazione ma proprio per questo alcune considerazioni andrebbero sviluppate, a mio avviso, in altro modo.
1) La formazione della coscienza cristiana. Quasi ovunque i 4/5 anni in cui i bambini passano nelle parrocchie a catechismo sono più dannosi che inutili. Non apprendono la dottrina cristiana: ne apprendono la sua caricatura e la sua decolorazione in religione della solidarietà umana. Dopodiché quando ci si accorge di essere usciti dalla "buona carreggiata" non è che si rientra, si ammette l'errore e lo si ripara, ma si pretende - in nome di un Dio buono e misericordioso che perdona sempre e senza condizioni, di rimanere tali e quali e magari che sia la Chiesa a cambiare.
2) In parrocchia si apprende che il cristianesimo è gioia, la liturgia è al festa della comunità, il sacro è ridotto al minimo, ci facciamo insegnano certi canti "sacerdoti dell'umanità", cantiamo "W la gente ..." ... ma ai bambini e ai ragazzi non viene insegnato che lo specifico del cristiano è anche lottare contro le potenze del mondo ... risultato: chi lo fa è messo fuori. Ma chi non lo fa finisce per subire il mondo, le sue seduzioni e i suoi inganni e sicuramente perde il senso della battaglia sia spirituale, sia civile e culturale. Il che significa, tornando alla coscienza, che è perso completamente, inghiottito nella secolarità, la dimensione della santità come meta primaria del vivere cristiano. Ma la santità è lotta e qui la parola lotta sembra una bestemmia.
3) La cancellazione dall'insegnamento della prospettiva della dannazione o della vita eterna, rilanciata solo in chiave consolatoria e in modo quasi dovuto, sposta inevitabilmente l'asse dell'interesse dell'uomo alla vita qui e ora, alla non accettazione della sofferenza, alle scorciatoie di fronte alle difficoltà, a cogliere il male come qualcosa di sensibile e psicologico, ma mai morale; all'autogiustificazione della coscienza, al fatale "ma che male faccio se ...". Ovvio che anche sul piano della tenuta familiare le conseguenze sono disastrose, ma i rimedi indicati fino a che punto rimedieranno a tali mancanze se poi si finisce per dare uno spazio così corposo e numeroso alle eccezioni?
4) Che esistano esigenze di integrare nella visione cristiana anche quel buono che le scienze sociali possono offrire è giusto, anzi doveroso. Ma l'elencazione e la strutturazione che anche in questa esortazione vengono fatte contribuiscono a secolarizzare ulteriormente la visione cristiana e a burocratizzarne ulteriormente le strutture.
5) Le analisi e le descrizioni sociologiche che vengono fatte nell'Esortazione sono spesso esatte e puntuali ma non sempre vengono incluse in una lettura teologica e spirituale dell'uomo e della realtà, per cui risultano mere descrizioni fenomenologiche sulle quali, più che reagire, si intende operare "pastoralmente"
6) Un altro limite dell'Esortazione consiste nello zelo di non voler tralasciare nessun aspetto è quello di cadere nel dettaglio banale e, ormai come consuetudine nel magistero postconciliare di essere eccessivamente verboso e quindi inutilizzabile.
Dunque, in conclusione, un testo in chiaroscuro che può veramente essere di aiuto nelle indicazioni che offre per vivere, prepararsi e riflettere cristianamente sul matrimonio, molto meno per uscire situazioni nelle quali, come che sia, l'uomo si è volontariamente infilato.

RR ha detto...

Ha scritto (o meglio ha fatto scrivere) un'esortazione post sinodale pensando solo ed unicamente al "vissuto" che conosce, quello di Baires e delle sue villas miserias, e della sua stessa famiglia. Che aspettarsi da uno che non è riuscito a salvare neanche il matrimonio di una nipote ?
...
Per altro lui e gli altri ignorano che, se uno ha tradito una volta, ed ha rotto un vincolo sacramentale, non ci penserà due volte a rompere il nuovo vincolo, solo civile, figli nuovi o non figli nuovi (a quelli di primo letto non ci pensa ormai più nessuno, sono i nuovi bastardi). Ne sono piene le cronache e le esperienza di ciascuno di noi.
Così si faciliterà solo l'ulteriore danno al matrimonio che, come disse una volta mia figlia 17enne: " se non è più visto come una cosa seria e difficile da ottenere e portare avanti, tanto ci si può separare e divorziare dopo poco tempo, nessuno la vuole più. Se una cosa è seria e difficile da ottenere, allora la si vuole, se è facile, che gusto c'è?"
Se pensano che così più gente tornerà a sposarsi in chiesa, lasciando bei soldini al parroco, si sbagliano di grosso.

Anonimo ha detto...

"La Chiesa così come è stata influenzata dal Vaticano II, ha un contorto rapporto con la relazione tra oggettivo e soggettivo. Unisce i due piani, dove Dio li ha voluti divisi e li divide (anzi, li contrappone) dove Dio li ha voluti uniti."

Mi piacerebbe che mi si spiegasse quanto sopra.

Luís Luiz ha detto...

Sulla homepage del principale sito di notizie brasiliano, nessuna menzione a Amoris laetitia, tra oltre 50 notizie. Perchè? Perchè la comunione dei divorziati, dei gay, degli abortisti, degli eretici non è un problema, è la regola nella chiesa bergogliana in Brasile da oltre 40 anni. Il cattolico lambda brasiliano neanche capisce il problema, per lui è completamente assurda l'idea di negare l'assoluzione e la comunione a un divorziato risposato. La morale sessuale, sotto l'impero dei mass media massonico-bergogliani, è stata completamente soppressa. Per Bergoglio, non si tratta di una rivoluzione, ma di applicare anche alle reozionarie popolazioni europee una prassi ormai abituale e consolidata nell'America Latina da decade. Ecco il bergoglismo. Ecco cosa vi aspetta in Italia sotto Bergoglio.

Luisa ha detto...

Dopo una prima lettura dell`Esortazione direi che è un pò come "une auberge espagnole", uno scritto in cui ognuno può trovare quel che vuole in funzione delle sue idee-convinzioni...e così vediamo chi si rallegra perchè il papa non ha modificato la Dottrina (come se avesse potuto farlo) e chi si rallegra perchè il papa ha aperto la porta della Comunione ai divorziati risposati.
Un`Esortazione ambigua che non cambia niente ma cambia tutto.
La soddisfazione di taluni, di coloro che pretendono che tutto va bene madame la marquise perchè il papa non ha modificato la dottrina, ha per me il sapore di una certa ipocrisia se non ipocrisia certa.

Ho appena ricevuto il telefono di una conoscenza argentina che mi ha ricordato quel che mi preannunciava tre anni fa e cioè che Jorge Bergoglio avrebbe fatto e imposto a Roma quel che già faceva a Baires, ad esempio non aveva problemi a dare la Comunione ai divorziati risposati( del resto lo ha detto anche Magister), si diceva anche sicura che Bergoglio avrebbe trovato il modo e il metodo per raggirare la Dottrina, non si è sbagliata.

Anonimo ha detto...

Cara Luisa non è che dobbiamo essere soddisfatti perchè il papa non ha modificato la dottrima ma almento dobbiamo ringraziare Dio che il papa non abbia modificato persino la dottrina. Viviamo ormai in tempi tali che ci si poteva aspettare benissimo una eresia dottrinale palese smaccata in un documento papale. Per fortuna o meglio per grazia di Dio questo non è successo: e i contorsionismi linguistici "integrazione" "discernimento" ecc. , e tutta la casuistica gesuitica sono solo fuffa e fumo negli occhi, non valgono quanto una chiara e netta formulazione. bergoglio passerà, passerà questa generazioni di preti anziani ex-sessantottini afflitti da complesso di inferiorità verso la modernità, che ,come dice Giuliano Ferrara , vogliono che la Chiesa sia redenta dal mondo. Keep calm and carry on con la vera dottrina cattolica che non è stata toccata ( appunto perchè non può essere toccata).
non sono fra quelli soddisfatti ma neppure mi straccio le vesti e mi cospargo il capo, Certo l'astuzia di Bergoglio è geniale e sottile , non cambiare apparentemente nulla per poi sottobanco cambiare ma questa generazione clericale passerà la dottrina rimane.
Discepolo

Anonimo ha detto...

Dice il prof. Granados:

"C'è chi ha notato l'ambiguità di alcune note, a proposito di disciplina dei sacramenti e di coscienza. Lei cosa ne dice?"

Una delle note (351) del documento apre una domanda generale a cui non si offre poi una risposta specifica. Si dice che in certi casi la Chiesa può dare l’aiuto dei sacramenti a chi vive in una situazione di peccato obiettivo, se non è soggettivamente colpevole. È un’affermazione che non si applica dunque direttamente al caso dei divorziati in nuova unione civile. Questo caso è specifico e differente da altre situazioni obiettive di peccato, infatti, perché in esso si vive in contraddizione con un sacramento, come ha insegnato Benedetto XVI in Sacramentum Caritatis 29. Papa Francesco, dunque, non specificando di più, non ha neanche cambiato la disciplina stabilita. Sarebbe stato strano, infatti, che egli avesse proposto questo cambiamento così importante in una nota a piede di pagina."

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-granados-comunione-ai-divorziati-risposatiresta-il-no-in-ogni-caso-il-papa-non-ha-cambiato-15805.htm

Io invece me le straccio le vesti ha detto...

"ma neppure mi straccio le vesti" dice Discepolo

Però, Discepolo. a forza di cadere nel discorsivo e nel fumoso contorsionismo lessicale, la gente (con o senza doppia "g") si è fatta un'idea che da mezzo secolo la dottrina cattolica non sia ormai più quella con la "D" maiuscola, quella cioè di sempre, bensì sia soggetta a tempi e modi che possono variare, anzi, inevitabilmente variano. E, andando a ritroso, si può dire che era forse questo l'obiettivo primigenio.

Anonimo ha detto...

C'è un effetto indotto non trascurabile di tutti questi maneggi: come può essere vera una Chiesa o una religione se modifica adattandoli alla richiesta del Mondo e dei suoi Potenti signori i propri valori fondanti? Come si fa ad affidarsi a una fede che è solo l'espressione del conformismo globale e che prende ordini dalle medesime centrali? E non ci provino nemmeno a tirare fuori quella cosa truffaldina (nonchè viscida e rivoltante) della "dottrina che non cambia, cambia solo la pastorale".
Poi se questa è la via al cattolicesimo già applicata in sudamerica si capisce perchè in quelle terre il cattolicesimo è in estinzione e chiaramente, sottoposto alle medesime cure, lo sarà da noi.
Miles

gianlub ha detto...

"senza certe intimità verrebbe compromessa la fedeltà" dice Bergoglio riferendosi ai rapporti nel caso di coppie divorziate risposate demolendo così l'unica condizione ammissibile a chè dei risposati possano accedere alla comunione: ciè vivendo da fratello e sorella. Quindi di cosa parla il prof Granados?

Anonimo ha detto...

Per il sig. Mainardi: se voglio rendere velenosa la menzogna, la nascondo in piccola dose in una grande quantità di verità.
(Ed è anche un vecchio trucco)

Luisa ha detto...

Sì Discepolo c`è molta astuzia, ma non tutti siamo fessi, ci vuole una gran furbizia per far entrare la possibilità dell`accesso alla Comunione per i divorziati risposati attraverso la finestra spalancata di una nota, la 351.

Le coppie non sono più in situazione irregolare, se si usa questo termine lo si mette fra virgolette (305), si parla di di fragilità, di imperfezione, di casi difficili, di famiglie ferite ecc.
È vero Bergoglio passerà ma nel frattempo la rivoluzione bergogliana, annunciata dai suoi amici che prevedevano 4 anni per attuarla e modificare il volto della Chiesa, sta imponendo la sua legge, i suoi metodi.

Segnalo:

http://www.antoniosocci.com/bergoglio-gesu-papa-pensa-migliore-del-nostro-salvatore/#more-4341

exodus/B. ha detto...

@Anonimo 15,20 - basta ricordare il film tratto dal romanzo di Umberto Eco ""il nome della rosa"" quel frate è stato così furbo da mettere nascosto il veleno nei fogli dei libri; ed i frati per leggere e cambiar pagina si bagnavano il dito con la saliva ed uno dopo l'altro morivano tutti.
Infatti dare il veleno platealmente è troppo facile,(ma c'è chi lo fà), tutti si accorgerebbero e nessuno è tanto sciocco da avvelenarsi da solo - infatti il veleno è stato dato poco alla volta in 50 anni tramite il vat.II da Roncalli in poi, solo che Bergoglio se ne frega se la gente se ne accorge e lo dà platealmente, tanto la gente di oggi .......... è quella che è ... dire cervelli annacquati sarebbe troppo poco. Ma quando si accorgeranno sarà troppo tardi.
Poi arriverà anche il giorno del vero Giudizio.

Soluzioni? ha detto...

Tanto, cari amici, credo che l'unica soluzione sia ripartire da ciò che è sempre stato dottrinalmente chiaro, ineccepibile e immutabile, rigettando tutto il resto.
Non so come questo si potrà realizzare concretamente senza allontanarsi da ciò che a sua volta allontana da decenni dalla Chiesa di sempre (con le inevitabili e sempre più pressanti accelerazioni ulteriori sotto i nostri occhi che di certo non finiranno qua, anzi). Sebbene dolorosa, immagino a questo punto che non ci siano molte altre vie d'uscita.

Tradizionista59 ha detto...

Nessuno ha sottolineato il punto 54:

"C’è chi ritiene che molti problemi attuali si sono verificati a partire dall’emancipazione della donna. Ma questo argomento non è valido, «è una falsità, non è vero.

Ed ecco sdoganata anche l'ideologia femminista.
E' sufficiente non distinguere tra diritto alla pari dignità e "conquiste" del movimento di liberazione della donna: Divorzio, Aborto ed anche Gender che sono parte integrante di quella ideologia ed "emancipazione".

mic ha detto...

Siamo già lontani, spiritualmente, da ogni deviazione rivoluzionaria.
Non ci sono altre vie d'uscita che 'rimanere' nella vera Via, osservando i Suoi comandamenti.

Anonimo ha detto...

Ormai pare siano rimaste ben poche regole...sembra che la chiesa cattolica voglia uno scisma, ma da chi? Da se stessa? Ma il comportamento é uguale a quelli che gli scismi li hanno attuati...in passato !

Anonimo ha detto...

Questa volta però, Aanonimo delle ore 17.38, la situazione è completamente diversa, perché in passato lo scisma avveniva separandosi dalla Chiesa Cattolica professando delle eresie, mentre adesso si vorrà far passare l'idea che è scismatico, o quantomeno tendente allo scisma, chi si allontana da questa "chiesa" conciliare e post-conciliare (che è essa, semmai, di fatto, ad essersi allontanata progressivamente e senza soluzione di continuità in troppi punti dalla Chiesa di sempre, dalla Dottrina di sempre, pur facendo sembrare ai più sprovveduti dottrinalmente che non è così).

Alfonso ha detto...

Ho letto un vero ed appassionante discorso cattolico e ne sono profondamente grato a don Elia. Anche se "repetita iuvant sed secant" , ribadisco che a me la situazione della Chiesa di oggi appare non drammatica, ma tragica, essendosi perso il senso del sacro, la certezza dottrinale e la santa condotta morale.
Considerando il persistere del grande clamore che suscita, mi aspetto che avvenga anche per il Nostro ciò che dicono avvenga per chiunque sia troppo e per troppo tempo esposto mediaticamente, ovvero che alla fine stanca e diventa insopportabile, fino alla nausea. Perciò, ancora con immutata pazienza, aspetto che la volpe si incensi "infin che 'l veltro/ verrà, che la farà morir con doglia". Se però ancora ci fossero parole che non sono state dette, non taccia la lingua e dica: "Signore, perchè dormi? Alzati e vieni a liberare la Chiesa dalle mani de' diavoli, dalle mani de' tiranni, dalle mani de' cattivi prelati".

Anonimo ha detto...

Due link di Tosatti

http://www.lastampa.it/2016/04/08/blogs/san-pietro-e-dintorni/molto-rumore-per-nulla-o-quasi-4TL0a8cxjxYNI7kwnqX4aO/pagina.html

http://www.lastampa.it/2016/04/09/blogs/san-pietro-e-dintorni/lefebvre-i-punti-dellaccordo-aN0uyosqDcssJYZWn15n0H/pagina.html

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Marco Tosatti quando scrive : molto rumore per quasi nulla

"abbiamo l’impressione che l’imponente e dettagliatissima esortazione post-sinodale abbia in buona sostanza lasciato le cose come stavano prima del clamore della battaglia. "
Questa esortazione se guardate bene e non vi lasciate prendere dallo sconforto e da toni apocalittici , non è la Caporetto della Dottrina, ma la Caporetto della tesi Kasper! non ricordate forse come era partito baldanzosamente il primo Sinodo con Kasper che prometteva sfracelli, e Bruno Forte che sembrava già quasi avere la benedizione dei gay in agenda? E di tutto questo cosa è restato in questa "Amoris laetitia"? solo qualche nota a piè pagina dove si fanno "caute" aperture sulla "possibilità" che "in certi casi" i divorziati risposati possano accostarsi al sacramento.. Adelante Pedro con juitio..Altro che rivoluzione!
Kasper e Forte avevano innestato la quinta , oggi con questa esortazione si finisce con la seconda o la prima...Non fatevi prendere dallo sconforto: non è la vittoria dei progressisti in nessun caso. Certo i tempi sono tragici e la crisi della Chiesa è profonda ma lo sono già da molto e non c'è stato momento più tragico di quel famoso"buona sera" che solo a ripensarci vengono i brividi..
Io non vorrei essere troppo ottimista ma questa è la prima se non sconfitta, almeno compromesso a cui Bergoglio, il cosidddetto rivoluzionario, si sia dovuto piegare.
Le fanfare del "sol dell'Avvenire" hanno dovuto ridursi ad una notarella a piè pagina!

Discepolo

mic ha detto...

Discepolo,
se il discrimine è aver innestato prima e la seconda, anziché la quarta o la quinta, siamo già fuori strada. La dottrina non cambia né a briglia sciolta né a passi felpati.
C'è da tener presente che il documento per come si presenta si pone fuori dal magistero vincolante. Il problema, però, è quello dell'ultimo cinquantennio: non intaccherebbe la dottrina (ma solo de iure perché de facto ci sono punti di rottura e li vedremo con calma) ma sappiamo quanto condizionerà la prassi che i cambiamenti li induce, eccome!
Il tempo ora mi manca. Ma ci sono diverse obiezioni da sollevare oltre a quelle già note, molte delle quali condivisibili.

Luisa ha detto...

A me sembra che strizzando al massimo quella cascata di parole si arriva a pensare che siamo sullo stesso piano di Dio ( Bergoglio in primis), che la Sua Volontà, la Verità e la Giustizia devono adattarsi alle nostre esigenze, ai nostri costumi e pretese (che vengono mascherate in fragilità), si finisce per dare l`immagine di un Dio bonaccione che si piega davanti alle nostre esigenze e deve rispettare la nostra libertà.
Ma valgono ancora le parole di Cristo?
Che peso hanno? Quello di una piuma al vento?
Il nuovo linguaggio (esaltato da Schönborn) crede di poter censurare le parole di N.S.G.C.che cozzano con quell`immagine di un Signore solo mielloso?
Ma la Chiesa come ha fatto a vivere fino ad oggi?
Come ha fatto quella che oggi è bollata come una dogana amministrata da cuori duri e sterili a restare viva e attraversare i secoli, le guerre, le malattie?
Come ha fatto se non seguendo l`insegnamento CHIARO di Cristo e restandogli fedele senza "se", senza "ma"?

tralcio ha detto...

Blaise Pascal - Pensieri
907-coloro che amano la Chiesa lamentano di veder corrompere i costumi; ma almeno le leggi sussistono intatte. Ma costoro (i nuovi casisti) corrompono le leggi: il modello è guastato (la nuova morale non corrompe solo i costumi, ma le regole dei costumi).
910-i casisti sottomettono la decisione alla ragione corrotta e la scelta delle decisioni alla volontà corrotta, così che tutto qualche esiste di corrotto nella natura dell'uomo sia l'essenza della sua condotta
917-lasciano agire la concupiscenza e frenano lo scrupolo, mentre bisognerebbe fare l'opposto
918-a rimettere i peccati nel sacramento non è solo l'assoluzione, ma la contrizione...

Questa lunga esortazione (Amoris Laetitia) nasce con un'ostentata e dichiarata avversione per i "casuisti". Ma poi indulge e cerca il casuismo, pur deresponsabilizzandosene.
E' la quintessenza del doppio-pesismo e al doppio-giochismo.

Altro che si-si no-no tutto il resto viene dal Maligno (Gesù e il discorso della montagna).

Qui abbondano il ni, il però si, il no eppure, il boh, il forse e il però, e "tutto il resto"...

tralcio ha detto...

Quando scrisse "La leggenda del Grande Inquisitore" Dostojevskij era chiaramente in polemica verso il gesuitismo.

A quanto pare in Vaticano è giunto ciò che nella storia della Chiesa più persone onestamente pensanti, pur tormentate, avevano individuato e apertamente contrastato.

Queste persone, come ben argomenta Padre Elia, hanno sostituito sociologia e psicologia a grazia e natura. La grazia di Dio eccede la natura umana, proprio perchè la nostra natura è segnata dal peccato. E' lì lo scontro ed è lì l'efficacia della grazia.

Gesù aveva detto ai suoi che quello che non è possibile all'uomo, Dio può farlo.

Ciò che Gesù chiede è di eccedere l'umanità materiale e psichica per approdare alla vita spirituale, dove abbonda la grazia. Non Gli interessa la psicologia, ci vuole santi!
Non Gli interessa che noi "ci sentiamo bene tra di noi" ma che "rinasciamo dall'alto.
La Sua misericordia non è "va bene come sei", bensì "va e non peccare più".

tralcio ha detto...

Circa il "nuovo dogma" (per una volta si dà per assodato che sia così, senza dubbi ne' contorsioni), e cioè che "il tempo è superiore allo spazio", può essere interessante riprendere Evangelii Gaudium, dove a quell'asserzione si accompagnano altri assunti di dubbia teologici: l'unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell'idea e il tutto è superiore alla parte...

Nei punti dal 222 al 224 di quel precedente documento, c'è grande sfoggio di un lessico assai poco cattolico.

Ora un cristiano sa che lo spazio e il tempo sono creazioni di Dio.
Ovvero sono delle creature.
La Chiesa 2.0 invece è tutta inserita nella creazione.
La creatura umana è diventata il "padreterno" e sceglie tra le creature quella che gli pare maggiormente utile per essere "signore della terra"...

Il Cielo? Un'idea come un'altra... Sarà l'utopia che ci attrae...

mic ha detto...

http://www.antoniosocci.com/bergoglio-gesu-papa-pensa-migliore-del-nostro-salvatore/#more-4341

Rr ha detto...

Mic,
io non posto più. Non m'interessa più, e non voglio causarti problemi.
Non ho ne' la preparazione, ne' la calma di altri, come Tralcio.
So per esperienza che i pazienti preferiscono essere uccisi con un sorriso da un incapace, che salvati con un rimbrotto da uno bravo, che dice pane al pane e vino al vino.
Forse il termine "concubina" era più adatto, o è ormai PC anche quello? Ho imparato qui che fino all'altro ieri una donna sposata in chiesa, poi separata, divorziata e risposata, e' una "pubblica concubina". Per il volgo, un tempo, poco meno che una prostituta. Anche per S.Giovanni Battista, se non ricordo male. Allora tagliavano la testa, meglio che minacciare le vie legali.
Che poi a me di quest'esortazione, come dei motu proprio poco mi cale, grazie a Dio, tutte situazioni regolari a casa mia ! Quindi nessuna puntura sul vivo e perdita di testa o di calma. Anche perche' per me il Papa è un altro, quindi...( spero che almeno qui non ci siano gli estremi per una denuncia per quest'affermazione, si chiama liberta' di pensiero ed espressione, garantita dalla Costituzione).

Rr

Anonimo ha detto...

La nota 329 è veramente gravissima.

Maso

Luisa ha detto...

Segnalo la riflessione di Raffaella che condivido:


http://ilblogdiraffaella.blogspot.ch/2016/04/che-confusione-raffaella.html

Luisa ha detto...

È vero Maso, avevo già segnalato in un post precedente quella nota, la trovo sintomatica e rivelatrice del modus operandi di Bergoglio e della sua équipe, qui si ricorre alla Gaudium et spes per dare un calcio alla castità come condizione sine qua non voluta dalla Familaris consortio, castità che gli autori della AL addirittura considerano potrebbe compromettere il bene dei figli!

Al paragrafo 298 vengono passate in rassegna e relativizzate le varie situazioni oramai non più "irregolari"(che brutta parola da estromettere dal vocabolario ecclesiale...) ) ma diversamente regolari e qui arriva la nota 329 e la sepoltura della castità:

"La Chiesa riconosce situazioni in cui «l’uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l’educazione dei figli - non possono soddisfare l’obbligo della separazione»."

[329]" Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981), 84: AAS 74 (1982), 186. In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere “come fratello e sorella” che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 51)."

Exit la castità, ancora una nota, vengono usate le note ( vedi 351) per far passare messaggi, giudizi, aperture, permessi, apparentemente chiudo, o socchiudo, le porte ma non a chiave e lascio le finestre aperte.

Entrate gente, entrate, non siamo una dogana, non vi domandiamo di avere i documenti in regola, le nostre leggi son fatte per essere cambiate, adattate alle vostre esigenze , difficoltà e fragilità, e sono applicate con somma apertura di spirito, abbiamo un cuore generoso.

Che quelle leggi siano leggi divine, che siano la Parola, la volontà del Signore espressa in modo chirissimo, oggi non sembra più porre problema, chi governa la Chiesa ritiene di potersi mettere al posto di Dio e sapere quel che Egli vuole oggi per il mondo di oggi.

irina ha detto...

Rosa,
aggiusti un po' il tiro ma, rimanga. Tutti siamo necessari.
Grazie,per ogni commento fatto e per quelli che farà.

Anonimo ha detto...


Dai commenti, molti dei quali sicuramente puntuali, risulta che il documento papale, con contorcimenti e allusioni, sembra voler indicare agli uomini come percorrere "la via larga", senza per questo trovarsi in conflitto con la dottrina cattolica, cioe' con i Comandamenti di Cristo come mantenuti e insegnati dalla Chiesa nei secoli.
Ma non si possono servire due padroni (Cristo e il Mondo contemporaneamente) e la Via Larga e' quella che conduce alla perdizione. E ricordiamolo ancora una volta: "Chi non prende la sua croce come Me, non e' degno di Me". A. P.

tralcio ha detto...

@ Maso

In effetti: al paragrafo 298 si elencano una serie di "casi"... situazioni "che NON DEVONO essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale".

E lì c'è la nota 329 citata da Maso. Nella quale la Familiaris Consortio (punto 84) viene citata e usata strumentalmente, per farle dire il contrario di quello che afferma. Mettendo nella notarella, tra una citazione e l'altra, la necessità di vivere "alcune espressioni di intimità" per non pregiudicare la "fedeltà".

Nessuno scandalo per carità. Siamo uomini di mondo e abbiamo fatto il militare a Cuneo! Però è mai possibile che l'unica "fedeltà" sia sempre quella orizzontale, di quel momento? Perchè se un domani cambia, anche quella successiva sarà pur sempre (nel tempo che dura, che è superiore allo spazio necessario a viverci) "fedeltà" a qualcun altro!

E i poveri figli, dei quali tanto ci inquieta che possa essere compromesso il bene, a che educazione li indirizzeremo? Quale "catechismo" riceveranno nei prossimi anni? Ci si rende conto che con queste "belle idee" sulla famiglia, non esiste più l'insegnamento cristiano sulla famiglia fondata su unità, indissolubilità e fedeltà?

I Padri sinodali hanno affermato che il discernimento dei Pastori DEVE SEMPRE farsi «distinguendo adeguatamente»,[331] con uno sguardo che discerna bene le situazioni.[332] Sappiamo che non esistono «semplici ricette».[333]

E allora perchè il medico dell'ospedale da campo ci dà la sua ricetta?
E senza alcuna formula dubitativa: "non devono" ... "deve sempre"...

PS per Rr di fronte a certe cose non sono affatto "calmo"... chiedo la pace a Chi me la può dare, offrendo questa amarezza e il dispiacere per l'insulto alla logica, che è un dono di Dio. Se la Chiesa versa in questo stato è anche colpa di ciascuno di noi. I discepoli ebbero con loro Gesù "in carne ed ossa" eppure si presentarono al venerdì santo in ordine sparso. Speriamo di essere più "compatti" quando riemergeremo (con Lui e grazie a Lui) da questo sepolcro imbiancato che siamo diventati...

Anonimo ha detto...

http://www.repubblica.it/vaticano/2016/04/09/news/raymond_leo_burke_l_eros_non_e_il_male_ma_non_deve_mai_essere_in_contrasto_con_la_procreazione_-137233259/

Luisa ha detto...

@Rosa,

non so che cosa è successo, ammetto di non aver seguito tutto, faccio fiducia a Maria per espurgere i nostri commenti da quel che lei ritiene eccessivo, sopra le righe, e faccio fiducia a te che tanto hai portato e porti a questo blog di facilitarle il lavoro limando ogni tanto quel che spontaneamente verrebbe da dire... la nostra pazienza è effettivamente messa a dura prova, ancor più che la pazienza è la nostra fede ad essere provata in questo caos, normale che non se ne possa più e si possa anche ogni tanto sbottare, ma tutti, io per prima, dobbiamo far passare l`interesse di questo blog e l`impegno ammirevole di mic prima delle notre reazioni talvolta impulsive amche se giustificabili.
A presto dunque cara Rosa!

Luisa ha detto...

L`astuzia di Bergoglio e della sua équipe fa passare quel che è proibito e oltrepassa= annulla quel che comandato attraverso delle NOTE : 329-336-351

Qui Bertocchi analizza quelle tre note:

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-amoris-laetitia-tre-note-per-la-guerra-delle-interpretazioni-15819.htm

Anonimo ha detto...

Socci invita alla resistenza attiva

http://www.antoniosocci.com/golpe-nella-chiesa-ribelliamoci-alla-dittatura-del-relativismo-distrugge-cattolicesimo-la-nostra-civilta/#more-4344

Luisa ha detto...

Segnalo anche di Socci:

"C`è un golpe nella Chiesa...."

http://www.antoniosocci.com/golpe-nella-chiesa-ribelliamoci-alla-dittatura-del-relativismo-distrugge-cattolicesimo-la-nostra-civilta/#more-4344

Anonimo ha detto...

Socci si accorge con più di 50 anni di ritardo del "golpe nella Chiesa". Meglio tardi che mai.

Anonimo ha detto...

Anonimo ha detto...
Commento argie: 'Es téologia barata con un poco de Bucay, otro de Pilar Sordo y adiciones de libros de autoayuda que le soplò el Tucho. Nada màs que eso. Es Bergoglio en estado puro.

Bucay psicopatologo terapeuta per adulti

Pilar Sordo psicologa specializzata in corsi di autostima ed autrice di numerosi libri-romanzi indagine di casi e vicende a sfondo psicologico sessuale, entrambi famosissimi e seguiti in Argentina ed amatissini dal vdr e soprattutto dal Tucho.no comment.

mic ha detto...

"C`è un golpe nella Chiesa...."

Ho appena pubblicato, con un'ampia introduzione e alcune osservazioni essenziali sull'Esortazione, le dichiarazioni del card. Burke su Repubblica di ieri.

Concludo che non basta più parlare da tribune mediatiche. I pastori sani devono dire forte e chiaro cos'è che non va...

"C'è quindi da chiedersi se basti, da parte dei pastori illuminati, limitarsi ad affermare sulla stampa o da tribune più o meno mediatiche ciò di cui il corpo mistico di Cristo ha necessità estrema per non rimanere invischiato nella fluidità ambigua di discorsi che non saranno mai più definitori, ma continueranno a sommergerci nella fumosa deformante "doppia verità" che pretendono celare.
Se ciò non è evidente ai più sprovveduti, non possiamo ignorarne gli effetti fuorvianti e dunque demolitori della dottrina e, con essa, dell'ordine mirabile nel quale la retta dottrina ci struttura traducendosi in insegnamento e guida che, insieme all'impianto sacramentale che ci nutre e ci sostiene, rappresentano la primaria funzione della Chiesa, oggi così compromessa nell'intero suo triplice munus: docendi, regendi, sanctificandi. "

Anonimo ha detto...


@ Socci, meglio tardi che mai

Negli anni precedenti, a partire dal Vaticano II, anzi dal suo irregolare e catastrofico inizio, non c'era un "golpe" in atto nella Chiesa? PP

Anonimo ha detto...


@ Perche' offendersi se Mic non ti pubblica un intervento?

Cara Rosa,
non sarebbe meglio cercare di comprendere le ragioni di Mic, che, non dimentichiamolo mai, e' l'unica a rispondere di fronte alla legge di quello che viene pubblicato sul suo blog? Ci vorrebbe piu' spirito sportivo: Mic e' l'arbitro ed e' accettata da tutti come tale, le sue decisioni non si discutono. Che siano giuste, comunque, nel caso di specie, sembra evidente a tutti. Un poeta a lei sicuramente caro, forse direbbe qui:

"Pull down thy vanity, it is not man
Made courage, or made order, or made grace,
Pull down thy vanity, I say pull down.."

[Strappa da te la vanita', non fu l'uomo
A creare il coraggio, o l'ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanita', ti dico strappala.."

[Ezra Pound, Pisan Cantos, ed. bil., Guanda 1962, pp. 192-3]

A. R.

Anonimo ha detto...

Per Tralcio:

A proposito della “fedeltà” di cui parla la sciagurata nota 329:

“In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere ‘come fratello e sorella’ che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo [...]”

Cioè: se io per esempio ho divorziato da Tizia, eppoi, pentito del mio peccato, convivo con Caia come fratello e sorella, rilevo che, se non vo a letto con Caia (diciamo pane al pane e vino al vino), la mia “fedeltà” può esser messa in pericolo.

Ma, di grazia, la mia fedeltà A CHI? A Caia, evidentemente, secondo la nota 329.

Sta il fatto però che Caia NON è mia moglie, perché il matrimonio è indissolubile: davanti a Dio, e dunque in realtà, Tizia è ancóra e sempre mia moglie. E, anche soggettivamente, io stesso ne sono consapevole: sennò non vivrei con Caia come fratello e sorella.

Dunque, la mia fedeltà deve andare a mia moglie, a Tizia; non a Caia, che NON è mia moglie!

Cioè: io ho moglie, e non andando a letto con una donna che non è mia moglie, metto a rischio la mia fedeltà nei confronti di quest’altra donna?!

Da che mondo è mondo, la verità è un’altra: andando a letto con una donna che non è mia moglie, io sono un adultero, e vìolo il mio obbligo di fedeltà nei confronti dell’unica donna alla quale devo esser fedele: mia moglie.

Parlando qui di “fedeltà”, l’autore di questa nota — sottoscritta, ahimè, dal supremo maestro e pastore dei fedeli! — rivela, mi sembra, un retropensiero, implicito ma chiaro: questa seconda donna È mia moglie (come si potrebbe parlare altrimenti di “fedeltà” ne’ suoi confronti?) Cioè: il matrimonio non è indissolubile.

Mi sembra difficile sottovalutare la gravità di questo fatto.

Maso

Anonimo ha detto...


@ La virtu' della castita' appare in ombra nel documento papale?

Secondo i primi commenti, tale virtu' non comparirebbe nella Esortazione papale della quale si sta discutendo. Nella societa' oggi la castita' e' irrisa, anche da tante donne, poverine.
Voglio ricordare cosa scrisse S. Francesco di Sales sulla castita'. Un piccolo estratto dai suoi Sermoni Famigliari, in Opere complete, X, MIlano, 1845, pp. 72-73:
"Consideriamo un poco le virtu' praticate dalla Vergine sacrosanta e che ci diede specialmente a vedere nel giorno della sua gloriosa Annunciazione. La prima fu una virginita' e purita' cosi' perfetta che simile non si puo' dare fra le pure creature. La seconda fu una santissima e profondissima umilta', inseparabilmente congiunta e unita con una ardentissima carita'.
La virginita' e perfetta castita' e' una virtu' angelica; ma benche' ella appartenga piu' agli angioli che agli uomini, contuttocio' la nostra donna li trapasso' infinitamente in questa virtu', la sua purita' e la sua virginita' possedendo tre eccellenze grandissime sopra quella degli angioli.
La prima ragione e' che la virginita' della Madonna ha questo privilegio d'esser feconda e quella degli angioli e' sterile. OLtre a che quella di nostra donna e' non solamente feconda per aver concepito e partorito il dolce frutto della vita di nostro Signore, ma per aver prodotto innumerevoli verginelle, che a sua imitazione si consacrano e votano a Dio la loro castita'. Ne' solamente questa gloriosa Vergine possede somigliante fecondita', ma tiene ancora questa proprieta' di ristorare e ristabilire la virginita' e purita' dell'anima macchiata e corrotta. E nel tempo che ella visse trasse a seguirla Marta, Marcella ed altre donzelle; ma in particolare ella opero' che Maddalena, che portava l'anima lorda d'immondizie sensuali, fu dopo la sua conversione arrolata sotto lo stendardo della purita' virginale. Imperroche', essendosi convertita, ella divenne una fiala o vaso bellissimo di cristallo tutto lucido e risplendente e capace di ricevere e tenere in se' le acque piu'preziose della grazia".
Historicus

Anonimo ha detto...

Ohila', pubblicate anche Ezra Pound. Proprio incorreggibili. A.R., sia più cauto, non ricorda il reato di apologia del fascismo?

Anonimo ha detto...


@ Ma quale apologia del fascismo?

Il suo e' un rilievo ironico, ovviamente. In ogni caso qui l'apologia del fascismo centra come i cavoli a merenda. A. R.

Anonimo ha detto...

Appello a Rosa perché non smetta di scrivere, capita a tutti di non vedersi pubblicato un commento, in fondo siamo tutti ospiti in casa altrui e a volte ci lasciamo trasportare......non ho mai chiesto a Mic il perché di qualche commento cestinato, mettiamoci nei suoi panni e tiremm'innanz. Conto sulla tua intelligenza, siamo tutti quanti a rischio silenziamento, remember deacon Nick e tanti altri e per molto meno. Buona domenica a tutti e stiamo sereni, i papi, belli o brutti, buoni o cattivi, passano, le Parole mai.Lupus et Agnus.

Anonimo ha detto...

Ci vogliono riportare all’economia del Vecchio Testamento, quando Mosè permise il ripudio “propter duritiem cordis”?

Sotto la légge della grazia, si può chiamare “idealismo eccessivo” vivere il Vangelo?

Vogliamo render soave il giogo del Signore falsificando la sua légge e dissimulandone l’esigenze e la radicalità? Il giogo del Signore è soave perché lui stesso ci dà la grazia di portarlo e ci cambia il cuore.

Davvero, come diceva il signor Luiz, sono forti le somiglianze coi casisti lassisti (in gran parte gesuiti) del Secento.

Maso

mic ha detto...

Maso,
stavo per scrivere che Bergoglio si è assiso sulla "cattedra di Mosè" anziché si quella di Cristo.
E mi sono ricordata che ne parlavo già qui:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/10/e-bergoglio-che-e-salito-sulla-cattedra.html

...
La famosa concessione "caso per caso" della comunione ai divorziati risposati è passata per 1 voto. Dunque, un altro colpo di piccone al matrimonio cattolico, dopo quello rappresentato dal Motu Proprio bergogliano sul processo "più veloce" per le cause di nullità. Si può dire una sola cosa, peraltro evidente da tanto tempo: la Gerarchia cattolica attuale è marcia e bacata, solo in 80 su 270 hanno votato contro quest'incredibile normativa, scritta con la mano sinistra. Del resto, non ci sono già tanti parroci (a quanto si dice) che la danno la comunione a chiunque, senza confessione, senza niente?
Si creeranno così un corpo di eccezioni (giuridico-teologiche) alla norma, ossia al dogma della fede. Una soluzione a dir poco allucinante. Infatti fu allo stesso modo che si comportarono i Farisei, che glossavano, glossavano, glossavano le Sacre Scritture, e a furia di "creare il caso"/sommare le interpretazioni personali/collezionare le "eccezioni", misero assieme una "tradizione" che finiva per affermare l'OPPOSTO del testo sacro....

Anonimo ha detto...

E quelle glosse e controglosse dei Farisei furono poi raccolte nel VI sec.AD a formare il "Talmud", il vero libro sacro degli Ebrei, specie Ashkenazi, la cui vita è regolata minuto per minuto da quel testo. Testo che ora è stato finalmente tradotto in Italiano ( strano che non ce ne fossero già di traduzioni, in tanti secoli) per la modica somma di 5 milioni di euro.
Tra qualche secolo anche gli "hadith" del VdR e collaboratori verranno raccolti in un nuovo testo sacro, quello della Nuova Religione Mondiale, e fatti studiare a memoria, come quelli maomettani ed appunto talmudici.
Al VdR l'amicizia col rabbino riformato Skorska e con l'imam di Baires ha fatto male. Succede sempre cosi quando ci si confronta con intelligenze e culture superiori, ci si stordisce e si perdono i propri punti di repere, soprattutto se sono in partenza gia' pochi. Come si evince da ciò che racconta spessso Bergoglio che cita sempre sua nonna come sua principale insegnante di dottrina cattolica, e mai qualcuno dei suoi insegnanti in seminario ( argentino, anni sessanta, ordinazione post CVII, che dire ancora?).

Rr ha detto...

Caro Lupus,
non sono adirata con Mic. semplicemente sono stufa di essere bersagliata da un vigliacco che sistematicamente, una volta si ed una no, mi attacca, anonimamente o con vari nicknames, ma e' riconoscibile dallo stile, al quale sembra abbia fatto qualche torto personale, ma non ha il coraggio di rinfacciamelo chiaramente. Se non gli va quel che scrivo, può saltare il commento, come faccio con altri. Ha minacciato vie legali contro Mic e non solo, quindi smetto di scrivere per evitarle grane.
Ma è cosi che i regimi si affermano. Del resto chi sono io per combattere i mulini a vento che neanche un Cardinale vuole affrontare a viso scoperto? Al posto loro avrei indetto una conferenza stampa attaccando punto su punto la gestione attuale della S.Sede. Ma evidentemente di Monsignor Lefebvre ne è esistito uno solo.
I papi passano, è vero, le Parole restano, ma se nessuno le ricorda dai pulpiti e dagli amboni, che ne sara' dei ragazzi ? dei nostri figli e figlie e nipoti ?
Rr

mic ha detto...

Rosa,
Ti avevo spiegato ieri, ma poi ho cancellato per non farla lunga, che nell'intervento che ti ha infastidita non avevo riconosciuto toni di minaccia o di avvertimento mafioso, ma di semplice richiamo alla prudenza nell'uso di alcuni termini, che con l'aria che tira purtroppo si impone.
Questo non significa che ci lasciamo intimidire. Quel che c'è da dire lo diciamo. Solo cerchiamo di moderare i toni.
Non credo che questo sminuisca l'efficacia dei tuoi contributi intelligenti interessanti e estremamente franchi, dalla verve spesso incontenibile ;)
Tutto qui. Prendila con un sorriso e procediamo.
Sorrido anch'io, spostando lo sguardo e il cuore anche ad altro. Coraggio, avanti!

Anonimo ha detto...

Rosa, se la cosa ti può consolare, queste mie piccole escursioni in siti come questo, ma particolarmente questo, mi sono quasi costati la memoria del PC, una volta solo l'ultimo degli antivirus mi ha tirato fuori per i capelli, è venuto fuori il bamboccino schifato colla lingua fuori ed un UFFA! a perenne memoria, sai che il computer non è mio personale, che lo usiamo in tanti, che i miei colleghi ci guardano maialate di ogni tipo, ma solo a me mi taggano. Never give up, remember we're not soldiers of fortune, stay stunch, I'm always by your side AIOHHH. Anonymous.

Anonimo ha detto...

Chi può aiutarmi a capire?
Cito:
A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa.
Nota: In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, «ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (ibid., 47: 1039).
Verrebbe da dire: dato che pecco in modo grave, ma non capisco o sono condizionato, posso comunicarmi così capisco.
O sbaglio?

Rr ha detto...

Anonymous,
semmai "aio' ", grazie,,ma non torno indietro.