Con i Sacramenti non si scherza
Roma, 6 aprile 2016
Intorno a questo fatto, si sviluppa la ricerca e la riflessione di Nicola Bux nel libro che presentiamo, dando ragione anche del titolo: ‘Con i Sacramenti non si scherza’.
Come è possibile anche soltanto immaginare di prendersi gioco della Presenza di Dio? Com’è possibile scherzare con i sacramenti, che sono i segni efficaci – potremmo dire i farmaci, soprattutto il farmaco dell’immortalità che è l’eucaristia – per guarire dalle ferite del peccato e rimetterci in salute? Si può scherzare con i farmaci? Certamente no. Eppure, come più volte ci ha ricordato Benedetto XVI, assistiamo, in questi decenni del post-concilio, a «deformazioni della liturgia al limite del sopportabile», quasi un crescendo che non trova fine. Per questo, Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, diede mandato per promulgare l’Istruzione Redemptionis Sacramentum, pubblicata nel 2004 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, d’intesa con quella della Dottrina della Fede – perché nei Sacramenti è in gioco la lex credendi. La stessa preoccupazione ha mosso Benedetto XVI a promulgare nel 2007, l’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis e il Motu proprio Summorum Pontificum, convinto che solo dal rapporto tra il nuovo e l’antico, si sarebbe prodotto un contagio virtuoso, un arricchimento vicendevole per riequilibrare le sorti del rito romano. Quindi, bene fa l’Autore, a mettere in rapporto la fede e la liturgia dei sacramenti sia nella forma ordinaria che in quella straordinaria.
Non scherzare coi sacramenti significa, innanzitutto, mettere al centro il Sacramento dei sacramenti, il Santissimo, oggi inspiegabilmente declassato, in nome di un fantomatico conflitto di segni: si dice che il tabernacolo non può stare sull’altare dove il Signore si rende presente nella Messa. Altrettanto è accaduto con la Croce. Invece, il tabernacolo e in special modo la Croce, fornisce l’orientamento ad Dominum, così necessario in questo tempo, in cui tanti vorrebbero farne a meno del Signore, o vivere come se Dio non esistesse, in modo da fare tutto quello che si vuole. Don Bux ricorda, nell’introduzione del suo libro, le parole di Geremia: «Invece della faccia mi voltarono le spalle» (Ger 7, 23-24) e le commenta così: «se Dio è nel sacramento, la liturgia odierna è, di fatto, ‘di spalle a Dio’. Non è servito aver riscoperto la sua cosiddetta dimensione escatologica: il Signore che viene a visitarci, come diciamo nel Benedictus, per salvarci; e nemmeno l’ecclesiologia di comunione, che discende dallo sguardo alla Trinità, non dal guardarsi tra sacerdote e popolo. La “svolta antropocentrica” ha portato nella Chiesa molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio».
E in un altro passo del libro dice: «La dimenticanza di Dio è il pericolo più imminente del nostro tempo. A questa tendenza, la liturgia dovrebbe opporre la presenza di Dio. Ma che cosa accade se la dimenticanza di Dio entra persino nella liturgia, se nella liturgia pensiamo solo a noi stessi? La Chiesa volta le spalle al soprannaturale e cessa di consacrare il mondo. Così, “il cielo del cristianesimo è vuoto” – scrive il filosofo Umberto Galimberti – poiché, a suo giudizio, il cristianesimo non solo “ha perso la dimensione del sacro”, ma addirittura “ha desacralizzato il sacro” (Cfr. U. Galimberti, Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto, Feltrinelli, Milano 2012). Lo ammette anche l’enciclica Lumen fidei: “La nostra cultura ha perso la percezione di questa presenza concreta di Dio, della sua azione nel mondo. Pensiamo che Dio si trovi solo al di là, in un altro livello di realtà, separato dai nostri rapporti concreti” (§ 17). Invece il sacro per i cristiani è la presenza di Dio e tutto ciò che gli attiene, pertanto: “Il risveglio della fede passa per il risveglio di un nuovo senso sacramentale della vita dell’uomo e dell’esistenza cristiana, mostrando come il visibile e il materiale si aprono verso il mistero dell’eterno” (Ivi, § 40)». I sacramenti sono un mezzo speciale per entrare in contatto con Dio.
Nella crisi di senso che percorre il mondo, ecco la prospettiva di un libro sui sacramenti: aiutare i fedeli a riscoprire la liturgia sacramentale della Chiesa, nella sua pienezza di vita e di verità, e a rileggere la storia e il significato dei sacramenti cristiani, per rendere la propria fede vita vissuta, migliorando l’esistenza quotidiana dell’uomo. Ma anche a fornire uno strumento capace di soddisfare le curiosità di quanti si interessano del “problema fede”, dal punto di vista dell’evoluzione culturale e di costume.
L’uomo odierno la «la necessità di essere toccata dal Signore. Quella è la fede che troviamo sempre e questa fede la suscita lo Spirito Santo».
Con tale intento, il libro presenta i sacramenti in genere e, nella successione propria del Catechismo della Chiesa Cattolica, i sacramenti della iniziazione cristiana (battesimo, confermazione, eucaristia), della guarigione (riconciliazione, unzione degli infermi) e del servizio della comunione (matrimonio e ordine), senza escludere l’area estesa dei sacramentali. Li presenta nella forma ordinaria e in quella straordinaria del rito romano. Cerca di rispondere alle domande più dibattute, con l’intenzione di toccare le questioni più spinose. Specialmente l’interesse dei giovani all’antica liturgia dimostra che «Sta avvenendo un passaggio culturale e generazionale nella percezione della liturgia, ma pochi se ne avvertono, malgrado il gran parlare di ‘segni dei tempi’».
Nicola Bux afferma nell’Introduzione che nei sacramenti siamo «faccia a faccia con Cristo»: i sacramenti sono ciò che di visibile è rimasto di lui, dopo l’Ascensione, come ricorda san Leone Magno. La stessa sua Parola si è fatta carne; perciò non si può pensare che la Parola di Dio sia altra cosa dalla ‘carne’ e dalla virtus sacramentale. «Tutti i sacramenti sono conseguenza dell’incarnazione del Verbo in Gesù: se egli non si fosse fatto carne, non ci sarebbe la sua presenza e non sarebbero possibili i suoi atti, le sue azioni: “Gesù ci ha toccato e, attraverso i sacramenti, anche oggi ci tocca”, ricorda ancora Lumen Fidei (§ 31)». Essi sono certamente azioni di Cristo e della Chiesa, ma non sarebbero queste azioni efficaci se Egli non fosse presente.
Il Vaticano II parla di sacramenti della fede: «I sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del corpo di Cristo e, infine, a rendere culto a Dio; in quanto segni, hanno poi anche la funzione di istruire. Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati ‘sacramenti della fede’ (Sacrosanctum Concilium, § 59)».
I sacramenti – ricorda l’Autore – non sono simboli vuoti che rinviano all’invisibile, ma realtà – da res, cosa – visibili dell’invisibile, in quanto essi contengono ciò che significano: contengono la virtus, cioè la potenza efficace che viene dalla persona divino-umana di Gesù Cristo; anzi, il sacramento eucaristico contiene la realtà della persona di Gesù in corpo, sangue, anima e divinità. La potenza viene dalla sua presenza. Eppure, si crede così poco nella loro efficacia e nel loro potere di trasformazione! Evidentemente, anche per essi vi è oggi un reclamato bisogno di capirli; pertanto, nasce il bisogno di spiegarli di nuovo, a causa delle deformazioni che i sacramenti subiscono per ignoranza, da parte, innanzitutto, di non pochi sacerdoti: di conseguenza i fedeli finiscono per non comprenderli.
L’Autore cerca, quindi, di comprendere meglio, nella loro potenza sacra, questi che gli orientali ancora oggi chiamano misteri – come in antico i padri latini - e di capire a quali deformazioni siano soggetti. Sant’Ambrogio ritiene che i misteri siano collegati ai sacramenti, nel senso che questi sono i misteri divini comunicati all’uomo, attraverso gli atti insigni che Gesù stesso ha compiuto e che la Chiesa ha ricevuto, adattandoli alla ricezione di quanti si convertivano al vangelo. Dunque, prima di tutto nei sacramenti ci sono i misteri di Cristo; perciò, non si può parlare della natura dei sacramenti, cioè della loro realtà intima, se non ci si apre ai misteri: cosa da non farsi – dice il vescovo di Milano – ai non iniziati. Emerge il metodo di Ambrogio: «la luce dei misteri riesce più penetrante se colpisce di sorpresa anziché arrivare dopo le prime avvisaglie di qualche sommaria trattazione previa»: è un giudizio davvero attuale, se si pensa a certi modi da conductor televisivo del prete nella celebrazione dei sacramenti. Infatti, constata D. Bux, capita di assistere ai sacramenti trasformati in lunghe didascalie: è il segno della sfiducia nell’efficacia del rito, in quanto sostituiamo, con le nostre parole, le parole della sacra liturgia, le parole di Cristo, le parole delle formule sacramentali, perché temiamo che le persone non capiscano; che presunzione è la nostra! Dimentichiamo che c’è una dimensione invisibile del mistero – come dice sant’Ambrogio – che penetra nel cuore di sorpresa, cioè senza preparazione, nel senso naturale o mondano della parola. Questo spiega perché la catechesi sia diventata sterile: senza i sacramenti, essa è come una dottrina gnostica, adatta per i sapienti e gli intelligenti.
Conclude l’Autore: «Da Ambrogio impariamo il metodo dei sacramenti: non dare troppe spiegazioni prima che essi abbiano illuminato i credenti, perché esse non sono efficaci: per capire i sacramenti non bisogna aprire gli occhi, ma chiuderli. La parola “mistero”, infatti, viene dal greco myo, che vuol dire chiudere gli occhi, proprio come accade quando vogliamo capire meglio: intelligere. I misteri perciò non si capiscono vedendo con gli occhi della carne, ma vedendo le perfezioni invisibili di Dio con gli occhi interiori. Questo ci farebbe dire che la liturgia non ha bisogno di essere vista con gli occhi fisici, bensì di essere vista con gli occhi dello spirito: è l’inizio della mistica».
E vogliamo concludere anche noi con le parole di Ambrogio, nell’Apologia del profeta Davide: «Ti sei mostrato a me faccia a faccia, o Cristo; ti scopro nei tuoi sacramenti» (S. Ambrogio, Apologia del profeta Davide, 12, 58, in PL 14, 875). [Fonte]
12 commenti:
La manica larga non paga ed annulla la funzione della manica stessa.
Uno degli argomenti forti a favore della bellezza, bontà, verità dell'Amoris laetitia è quello di voler raggiungere tutti i lontani, che certamente sono e saranno raggiunti e si compiaceranno non poco.Ma questi cinquant'anni nulla hanno insegnato riguardo alle intenzioni espresse e ai risultati ottenuti.Occorre qui ricordare Sisifo costretto a portare su lo stesso masso che cadeva giù.Cosa dice Sisifo? Dice che se non comprendiamo, se non modifichiamo qualche cosa, siamo costretti a ripetere gli stessi errori e la stessa fatica diventa solo fine a se stessa.Ora questa fatica di raggiungere i lontani già cinquant'anni fa diede come risultato di allontanare i vicini che erano molti e compatti e lasciare i lontani dove erano.Nessuno si chiese però il perchè di questo fenomeno e la manica si allargò ancor di più. Ora siamo sbracciati e soli.Mi chiedo cosa renda tanto appetibile un club esclusivo? Il fatto che esclude molti e accetta pochi;i molti però non demordono ma fanno di tutto per esserne parte prima o poi.Qui si è scherzato con le cose sante; le famose perle date ai porci è pratica quotidiana in moltissimi luoghi.E i porci si è visto non apprezzano le perle. La storia fino a poco tempo fa è stata considerata maestra della vita. Oggi non è più così, si gioca sadicamente con la Vita di Colui che per la nostra salvezza l'ha donata e sempre la rinnova a noi attraverso i sacramenti.Se vogliamo raggiungere i lontani chiudiamo le porte affinchè i lontani possano fare almeno la fatica di bussare provando le loro buone intenzioni a loro stessi e agli altri e teniamoci maniche normali, l'importante per ognuno dei vicini e dei lontani è essere nella manica di Dio, Uno e Trino.
*6 Marzo : Con i Sacramenti non si scherza .
*8 Marzo : Amoris laetitia
Singolare , no ? Un segno ? Cosa ci vorra' dire : attenetevi alla Dottrina ?
7 sacramenti da Catechismo della Chiesa cattolica :
http://www.liturgia.maranatha.it/Catechcomp/p2/2page.htm
Istruzioni da un giovanevecchio Sacerdote :
file:///Users/Maura/Downloads/Sacramentum%20Magnum.pdf
Rapporto meteo: qui al pontificato di Benedetto fa sole, il cielo dottrinale, liturgico, morale, teologico e spirituale è blu, i matrimoni sono cosa seria, adulterio è adulterio, il dogma è il dogma, la morale è la morale, i sacramenti sono i sacramenti, la Chiesa è la Chiesa, il principio d'identità regge, le parole hanno un senso e la promessa di Cristo ai successori di Pietro è ancora valida.
Anonimo,
un po' di attenzione. Il riferimento inviato è quello del suo desktop. Comunque grazie. Ho lanciato una ricerca e credo che il link giusto sia questo:
http://www.parrocchiasanmichele.eu/phocadownload/Ebook/Sacramentum%20Magnum.pdf
E' un testo di don Leonardo Maria Pompei
OT.- ho letto un articolo su MIL. di Mons. Borghetti, dove dice: ""il seminario non è mai stato chiuso"" (specifico che Mons. Borghetti è stato mandato come coadiuvante/ausiliare a Mons. Oliveri nella diocesi Albenga Imperia (visto che la pastorale di Mons. Oliveri era troppo traditio) - e tutti conosciamo chi è Mons. Oliveri) - ora vorrei porre due domande: primo: come mai MIL. non mette la possibilità di esporre commenti; due vorrei chiedere a Borghetti se il seminario ora è pieno oppure vuoto. Gradirei una risposta sia da MIL. che da (Mons.) Borghetti.
Sulla decisione di MiL nulla da dire. Con l'aria che tira è comprensibile.
Al vescovo ci sarebbe da aggiungere un'altra domanda, alla quale non credo ci si possa attendere risposta, visto l'andazzo finora. E' una questione su cui tutti i vescovi inspiegabilmente glissano. Si imporrebbe a prima vista una ipotesi duplice: viltà o connivenza; ma non possiamo saperlo.
La domanda:
Cos'ha da dire sulla chiusura (8 dicembre 2013) del Seminario Teologico dell'Immacolata Mediatrice (STIM) dei Francescani dell'Immacolata (FI) con 60 seminaristi?
"L’Autore cerca, quindi, di comprendere meglio, nella loro potenza sacra, questi che gli orientali ancora oggi chiamano misteri – come in antico i padri latini - e di capire a quali deformazioni siano soggetti."
L'antica liturgia romana è molto diversa da quelle tridentina non tanto in quanto alla struttura ed ai testi, quanto allo spirito. Nella liturgia romana, come in quella orientale, ci viene riproposta l'intera storia della salveza, non solo la morte in Croce di N.S.G.C.. Dall'XI secolo questo aspetto ha di fatto soppiantato gli altri (l'incarnazione, la predicazione, l'ultima Cena, la Resurrezine e l'Ascensione) e il Canone romano, che contiene tutto, fu nascosto all'intelligenza dei fedeli.
Nel N.O. sono stati sì ripresi i temi messi in secondo piano dai principî tridentini, ma si è quasi del tutto nascosto l'aspetto sacrificale per avvicinarsi ai protestanti. Molto difficile celebrarlo in modo cattolico. Benedetto XVI ci aveva provato, seguito da un piccolo numero di vescovi e sacerdoti, ma è stato un fallimento ed oggi nessuno se ne ricorda.
Luiz,
continui a battere lo stesso tasto scordato. Dove leggi il tuo meteo, su Repubblica?
Una Chiesa "sana", in "salute", non avrebbe mai eletto come pontefice un Bergoglio.
L'attuale Papa ha solo dato un colpo di acceleratore ad una crisi già in essere.
Se quello che tu dici fosse vero avremmo avuto, fino a tre anni fa, una Chiesa in gran salute.
Il CV2,il Novus Ordo, Assisi ed il suo spirito (rigorosamente minuscolo) sincretistico ecc...
per te non contano niente? O credi che Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo 2 e Benedetto XVI si siano battuti come leoni contro l'attacco modernista, ma poverini erano tutti soli?
@ "Anacleto l'ortodosso" continua a denigrare la Messa VO
Continua pertanto a denigrare il Concilio di Trento. Ma quand'e' che rinsavira'? A. R.
@A.R.
su Anacleto: quand'è che smetteranno di pubblicarlo ?
Quando penseranno di aver tempo per replicare e poi il tempo viene a mancare.
Ora altre cose si affollano, ma ne abbiamo già discusso e quando posso (sono assorbita da molto altro) ci ritorno.
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