Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 11 settembre 2015

Chi ha detto che nel recente motu proprio di Papa Bergoglio sul matrimonio non ci sia una modifica della dottrina della Chiesa?

Chi ha detto che nel recente motu proprio di Papa Bergoglio sul matrimonio non ci sia una modifica della dottrina della Chiesa?
di Paolo Pasqualucci

Se si può dimostrare che la riforma bergogliana della procedura canonica altera il significato del matrimonio cattolico, allora la dottrina viene intaccata e ci troviamo di fronte alla possibilità dello “error in fide” manifesto da parte del Papa.
Tale dimostrazione è adombrata, come possibilità, in una nota reperita su internet, che mi sembra giusto proporre alla riflessione del lettori.
La fonte :
Permanere nella verità di Cristo” – Convegno internazionale in vista del Sinodo sulla famiglia, Roma, 30 settembre 2015.
Il prossimo pomeriggio del 30 settembre si svolgerà a Roma presso l’Angelicum un convegno internazionale, in preparazione al Sinodo ordinario di ottobre, il cui programma è illustrato da La nuova bussola quotidiana.
Un sinodo i cui drammatici effetti sono stati ampiamente anticipati con i due m.p. Mitis et misericors Jesus e Mitis Iudex Dominus Jesus, firmati lo scorso 15 agosto, pubblicati l’8 settembre e che entreranno in vigore il prossimo 8 dicembre (qui la conferenza stampa di presentazione)”.
1. Ed ecco il passo cruciale:
“In questi due documenti, in maniera discutibile, è la nostra impressione (e speriamo rimanga solo tale e possa essere smentita), a parte alcune altre criticabili innovazioni che pur erano state anticipate a vari livelli ed avanzate dallo scorso sinodo straordinario del 2014, si sia posto un grave vulnus alla teologia dei sacramenti, degradando – pare di capire – la dignità di sacramento del matrimonio a quella di… semplice sacramentale. In effetti, nel momento in cui si fa dipendere [Regole Procedurali, art. 14 § 1], la validità o meno del matrimonio dalla fede di alcuno dei nubendi (che è cosa ben diversa dalla tradizionale esclusione della sacramentalità del vincolo), di fatto essa viene a soggiacere alla santità dei suoi ministri (nel matrimonio i ministri sono i due nubendi!). Il matrimonio, dunque, non è più valido ex opere operato, bensì ex operae operantis (cfr. CCC n. 1127-1128), ed il suo scioglimento diventa, di fatto, un vero e proprio divorzio… Ci auguriamo che la nostra sia solo un’impressione e che giunga un chiarimento adeguato.”
Commento del quisque de populo. Una cosetta da niente: il matrimonio che di fatto scade da sacramento a contratto o ad accordo tra le parti, se la sua validità viene a dipendere dalla buona disposizione interiore delle parti, qui esemplificata dall’avere o meno (le parti) la fede cattolica autentica. Se uno dichiara che questa fede non c’era, nel momento del sì fatale, allora il matrimonio non è più valido? Non c’è mai stato? Tra l’altro, come si fa a sapere che non c’era, questa fede? Siamo alla presa in giro. I “sacramentali” ci dice il CCC, 1667, sono “segni sacri [imposizione delle mani, segno della croce, aspersione dell’acqua benedetta] per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali”. Il matrimonio cattolico diventerebbe allora “una certa imitazione del sacramento” se la sua validità venisse a dipendere dalla fede personale di ciascun contraente. Non sono, invece, “i frutti” del sacramento che dipendono dalla disposizione personale di chi, in questo caso, ne è il ministro? I frutti, non la validità. La sua efficacia, non la sua validità.

2. Il testo sopra riportato continua riproponendo la giusta dottrina, ribadita da Giovanni Paolo II nel Discorso alla Sacra Rota del 30 gennaio 2003.
“L’importanza della sacramentalità del matrimonio, e la necessità della fede per conoscere e vivere pienamente tale dimensione, potrebbe anche dar luogo ad alcuni equivoci, sia in sede di ammissione alle nozze che di giudizio sulla loro validità. La Chiesa non rifiuta la celebrazione delle nozze a chi è bene dispositus, anche se imperfettamente preparato dal punto di vista soprannaturale, purché abbia la retta intenzione di sposarsi secondo la realtà naturale della coniugalità. Non si può infatti configurare, accanto al matrimonio naturale, un altro modello di matrimonio cristiano con specifici requisiti soprannaturali. Questa verità non deve esser dimenticata al momento di delimitare l’esclusione della sacramentalità (cfr. can. 1101 § 2) e l’errore determinante circa la dignità sacramentale (cfr. can. 1099) come eventuali capi di nullità.
Per le due figure è decisivo tener presente che un atteggiamento dei nubendi che non tenga conto della dimensione soprannaturale nel matrimonio, può renderlo nullo solo se ne intacca la validità sul piano naturale nel quale è posto lo stesso segno sacramentale. La Chiesa cattolica ha sempre riconosciuto i matrimoni tra i non battezzati, che diventano sacramento cristiano mediante il Battesimo dei coniugi, e non ha dubbi sulla validità del matrimonio di un cattolico con una persona non battezzata se si celebra con la dovuta dispensa”.
Commento : È chiaro che, la “riforma” voluta dalla “misericordia” di Papa Bergoglio segna più ancora che “una ferita al matrimonio cristiano” [qui], come ha scritto Roberto De Mattei, la fine del matrimonio cristiano in quanto tale. La fine perché di fatto si sposta l’accento dal piano oggettivo, quello dell’azione in sé del Sacramento a quello soggettivo, delle disposizioni interiori dei soggetti contraenti, finora giustamente limitato all’efficacia dell’azione del Sacramento nei loro confronti e non esteso alla sua validità (che è appunto ex opere operato, ossia intrinseca, inerente alla cosa in sé, perché stabilita in quel modo da Dio).
Lo stesso De Mattei nel suo articolo sottolinea, molto opportunamente, che al tradizionale e dottrinalmente ineccepibile favor matrimonii si sostituisce ora un favor nullitatis, inaccettabile anche dottrinalmente, “che viene a costituire l’elemento primario del diritto, mentre l’indissolubilità è ridotta a un “ideale” impraticabile (articolo “Una ferita al matrimonio cattolico”, CR). Infatti, “l’affermazione teorica dell’indissolubilità del matrimonio si accompagna nella prassi [d’ora in poi] al diritto alla dichiarazione della nullità di ogni vincolo fallito. Basterà, in coscienza, ritenere invalido il proprio matrimonio per farlo riconoscere come nullo dalla Chiesa. È lo stesso principio per cui alcuni teologi considerano “morto” un matrimonio in cui a detta di entrambi, o di uno dei coniugi, “è morto l’amore”” (ivi).

Ma appunto l’introduzione di un “favor nullitatis” è cosa contraria non solo alla prassi sin qui seguita nei secoli dalla Chiesa ma anche alla sana dottrina. C’è quindi anche qui, mi sembra, un risvolto dottrinale da indagare, un sotteso “error in fide”. Che consiste, a prima vista, proprio nel contrapporre all’indissolubilità, stabilita dalla Prima e dalla Seconda Persona della S.ma Trinità, il “diritto”dei singoli contraenti alla felicità individuale, così come da loro intesa. In sostanza, a far prevalere una pretesa che, nella gran parte dei casi, è frutto del diffuso edonismo oggi dominante. In questo modo, però, l’uomo prevarica nei confronti di Dio.

3. Nel suo articolo il prof. De Mattei mette anche opportunamente in rilievo gli effetti devastanti prodotti non solo dall’abolizione della “doppia sentenza conforme”, già disastrosamente sperimentata negli USA dal 1971 al 1983, ma anche dall’istituzione del vescovo diocesano quale giudice unico che può istruire a sua discrezione un “processo breve” per arrivare rapidamente alla sentenza. A questo proposito, aggiungo che nella parte introduttiva del suo motu proprio il Papa giustifica questa nuova attribuzione al vescovo come corretta e necessaria applicazione dello spirito del Concilio Vaticano II : siamo di fronte all’applicazone della nuova collegialità introdotta in quel Concilio.
Scrive infatti il Papa in Mitis Iudex etc.:
  1. È quindi la preoccupazione della salvezza delle anime, ...a spingere il Vescovo di Roma ad offrire ai Vescovi questo documento di riforma, in quanto essi condividono con lui il compito della Chiesa, di tutelare cioè l’unità nella fede e nella disciplina riguardo al matrimonio, cardine e origine della famiglia cristiana”. (Lettera Apostolica in forma di “motu proprio” etc., “Mitis Iudex Dominus Iesus”, w2.vaticanva/content/francesco/it/motuproprio etc., p. 2/15). E in questo modo è convinto di “tutelare la disciplina riguardo al matrimonio”? Comunque sia: il Papa si presenta qui soprattutto come capo del Collegio dei Vescovi, vescovo tra i vescovi (vescovo di Roma) più che capo della Chiesa universale. Per questo dunque usa sempre il titolo di “vescovo di Roma”? Per far vedere, nello spirito del Concilio, che egli agisce innanzitutto come capo del collegio dei vescovi, prima ancora che come Capo della Chiesa universale?
  2. Poco dopo, scrive: “Lo stesso Vescovo è giudice. Affinché sia finalmente tradotto in pratica l’insegnamento del Concilio Vaticano II in un ambito di grande importanza, si è stabilito di rendere evidente che il Vescovo stesso nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo, è per ciò stesso giudice tra i fedeli a lui affidati” (p. 3/15). L’insegnamento del Concilio doveva esser evidentemente nel senso di conferire maggiori poteri ai vescovi nelle loro diocesi, oltre che alle Conferenze Episcopali. In tal modo si dà la possibilità, ai vescovi più aperti alle istanze del Secolo, di fare strame dell’indissolubilità del matrimonio cristiano.
Come nota De Mattei, nei tribunali da loro istituiti e diretti da loro, direttamente o per interposta persona (da una “commissione non necessariamente formata da giuristi” - sic), “il combinato tra il can. 1683 e l’articolo 14 sulle regole procedurali ha sotto questo aspetto una portata esplosiva. Sulle decisioni peseranno inevitabilmente considerazioni di natura sociologica: i divorziati risposati avranno per ragioni di ‘misericordia’ una corsia preferenziale” (art. cit.).

Che significa qui “portata esplosiva”? Bisogna chiarire, per capire tutta la perversità di questa “riforma”. Il can. 1683 CIC 1983 recitava: “Se nel grado di appello si adduca un nuovo capo di nullità del matrimonio, il tribunale lo può ammettere e su di esso giudicare come se fosse in prima istanza”. Il can. 1683 riformato in funzione del processo più breve davanti al Vescovo recita:
“Allo stesso Vescovo diocesano compete giudicare la causa di nullità del matrimonio con il processo più breve ogniqualvolta:
  1. la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell’altro;
  2. ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o una istruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità”.
Ed ecco il punto: quali sono o possono essere le circostanze di cui sopra, chi le stabilisce? Sono indicate, in un elenco provvisorio, proprio dall’art. 14 § 1 delle regole procedurali, l’articolo nel quale si menziona la citata “mancanza di fede”. Ecco l’elenco non completo delle “circostanze”:
“Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i cann. 1683-1687, si annoverano per esempio: quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale e consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici, ecc.”.
Che vuol dire “ecc.”? Che ci troviamo di fronte a un “chi più ne ha più ne metta”? Tutte queste “circostanze” si riagganciano a quelle tradizionalmente invocate per la nullità manifesta del vincolo o rappresentano, almeno in parte, una novità? La “mancanza di fede” è sicuramente una novità, come si è visto. Ma se l’elenco delle “circostanze” non è tassativo, ovvero rigorosamente delimitato nell’ambito delle norme del codice, allora dobbiamo ritenere che la sua ampiezza sia lasciata alla libera valutazione del vescovo “giudice” o dalla “commissione di esperti” da lui controllata? In tal modo, allora, il vescovo-giudice può creare lui il diritto da applicare, fabbricarsi lui la norma nella forma di “circostanze” sempre nuove per dichiarare la nullità del matrimonio. Esplosivo dunque il dispositivo del can. 1638 e dell’art. 14 § 1 delle Regole procedurali, nel senso che può far indubbiamente “esplodere” il matrimonio cattolico, distruggendolo completamente.
Paolo Pasqualucci

106 commenti:

hr ha detto...

Cliccando sulla fonte, ci si collega al sito Scuola ecclesia mater. qui appare
la scritta: Spiacenti. La pagina del blog che cerchi non esiste.

E' un errore di link o la pagina è stata cancellata?

Anonimo ha detto...

Clicca anche su home page, ti si apre.

mic ha detto...

Ho reinserito il link. Ora si apre.

hr ha detto...

sull'home page del Sito Scuola Ecclesia Mater, alla data del 10/9 viene pubblicato questo post:
Card. Burke: "I Padri sinodali devono essere disposti a soffrire per onorare e promuovere il Santo Matrimonio" da noi già citato.
Mentre il card. Schönborn di Vienna, che molti vedevano nel passato conclave come l’erede ed interprete più fedele dell’insegnamento teologico di papa Benedetto XVI – Joseph Ratzinger, in una lunga intervista a La Civiltà Cattolica, esalta ed auspica i mutamenti di dottrina e di prassi che saranno discussi al prossimo sinodo ordinario sulla famiglia e che ha trovato ampi riscontri nei due m.p. pubblicati l’8 settembre scorso, il card. Burke non manca di esprimere le proprie riserve (già manifestate peraltro pure da noi in questo BLOG), sottolineando, tra l’altro, come il matrimonio si trovi esposto – pure all’interno della Chiesa – ad un ferocissimo e diabolico attacco e che, per salvare il santo matrimonio, i Padri Sinodali devono essere disposti persino a soffrire.
Alla sua voce si sono unite - come segnalato da Polonia Christiana e rilanciato da Rorate caeli - dei Monss. Jan Pawel Lenga ed Athanasius Schneider.

Cliccando su BLOG appare la fonte citata da Pasqualucci.

Anonimo ha detto...

Andando sulla home page del sito Scuola Ecclesia Mater si trova tutto. C'è anche una prima presa di posizione (critica e, soprattutto, santamente preoccupata: almeno così mi pare, perché la mia conoscenza della lingua inglese è assai rudimentale) del Card. Burke in merito alla riforma del processo di annullamento matrimoniale.

Anonimo ha detto...

L’abolizione della doppia conforme porterà ad abusi da parte dei singoli Vescovi? Chi ci dice che il Vescovo non ceda a pressioni (come nel caso storico di Enrico VIII che faceva leva sul Card. Wolsey) o, peggio, che l’Episcopato indubbiamente progressista non sciolga matrimoni validi, rati e consumati senza un organo superiore che controlli la corretta amministrazione della giustizia in accordo con la Veritá? Una situazione analoga di disordine si era creato proprio in Polonia come spiega il sopra nominato Benedetto XIV nella Enciclica “Magnae Nobis” e, proprio per questo, si era convinto della necessità imprescindibile della doppia conforme.

Luisa ha detto...


"Possiamo imparare anche da chi vive situazioni matrimoniali irregolari"

"Parliamo ancora troppo con una lingua fatta di concetti vacui.”

"Ma chi siamo noi per giudicare e dire che non esistono in loro elementi di verità e di santificazione?”


Questo e altro ha detto il card.Schönborn a p.Spadaro.

Nella "chiesa della misericordia" possiamo e dobbiamo imparare da tutti sopratutto da chi dell`insegnamento della Chiesa, dunque di Cristo, se ne infischia altamente, da chi CONSAPEVOLMNENTE e VOLUTAMENTE ha voltato le spalle alla Chiesa, da chi, adulto e responsabile, ha rigettato e calpestato la Dottrina morale della Chiesa.

Oggi, con Bergoglio, tutte queste persone non solo sono diventate delle povere vittime innocenti tenute lontane da una chiesa matrigna, sola colpevole e responsabile, ma sono diventate anche degli esempi, degli insegnanti dai quali imparare e davanti ai quali inginocchiarsi.

Il mondo è da tempo "à l`envers", la chiesa lo segue.
In un mondo in cui si son perse le nozioni di bene e male il male è diventato bene e il bene un male insopportabile, anche la chiesa si è appiattita, allineata, adeguata, Bergoglio non ha forse detto che ognuno deve agire secondo la sua nozione di bene e di male?
Non dobbiamo più stupirci di nulla, l`opera di demolizione è in corso, è lungi dall`essere terminata.

Quando verrai Signore, troverai ancora la fede sulla terra?

http://www.laciviltacattolica.it/it/quaderni/articolo/3667/matrimonio-e-conversione-pastorale-intervista-al-cardinale-christoph-sch%C3%B6nborn/

http://sinodo2015.lanuovabq.it/card-schonborn-alla-civilta-cattolica-semi-di-verita-in-tutte-le-unioni-di-fatto/

http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/schoenborn-schoenborn-schoenborn-43261/

marius ha detto...

"Se uno dichiara che questa fede non c’era, nel momento del sì fatale, allora il matrimonio non è più valido? Non c’è mai stato? Tra l’altro, come si fa a sapere che non c’era, questa fede? Siamo alla presa in giro."

Qui c'è anche lo zampino (anzi lo zampone) del prefetto della dottrina della fede, che lo anticipava già più di un anno fa:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.ch/2014/07/la-chiesa-non-e-un-sanatorio-oltre-la.html

Müller si faceva paladino della cattolicità contrapponendosi al filo-ortodosso (meglio, filo-eterodosso) Kasper.
Così Müller voleva far parere di essere il futuro salvatore del matrimonio cattolico contro il cattivo distruttore Kasper il quale si appellava al principio dell'oikonomia del "matrimonio morto".
Da quel che possiamo leggere ora, nei motu proprio si sono realizzati ambedue i concetti: la supposta mancanza di fede dei nubendi e il matrimonio morto.
I due avversari possono stringersi la mano.

Anonimo ha detto...



" L'agricoltore dispone che il loglio cresca insieme al grano e solo alla mietitura....."
Infatti Schonborn ha dato piu' di una prova di essere sulle posizioni di Kasper che e' sulle posizioni di Bianchi ecc.ecc.

ettore ha detto...

Negli Stati Uniti sarà tutt'altra musica. Bergoglio non ha mai amato quella che è la massima potenza dell'Occidente e del mondo. E anche nei rapporti personali non fa mistero di preferire un Vladimir Putin a un Barack Obama.

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351129

Magister: Stati Uniti e Cuba, il diavolo e l'acqua santa
Sono le due mete del prossimo viaggio di Francesco, ai poli opposti della sua visione geopolitica. L'enigma dei silenzi del papa sull'assenza di libertà nel regime di Fidel e Raúl Castro

Questo e l'epilogo:
Ma la stessa freddezza il papa la ostenta anche col corpo dei vescovi di questo paese, in buona parte wojtyliani e ratzingeriani non pentiti. Perché anche i vescovi sono critici dell'amministrazione Obama, ma per ragioni diverse da quelle di Francesco.

Per i vescovi sono sotto attacco l'identità e la libertà dell'uomo maschio e femmina uscito dalle mani di Dio, mentre per il papa la suprema minaccia è lo strapotere dell'economia liberista.

Negli annunciati discorsi al Congresso, all'ONU e ai vescovi si vedrà fino a che punto Francesco spingerà la sua reprimenda.

edoardo ha detto...

Di conseguenza un matrimonio misto fra un cattolico e un membro di un'altra religione è ipso facto nullo, non avendo sicuramente il secondo la fede (a meno che, e qua la dico grossa, siccome tutti crediamo in qualcosa, la fede c'è... ma a questo punto non ci sarebbe mai la nullità per mancanza di fede e così via. Insomma, come minimo il solito pasticcio del vdr)

Felice ha detto...

Il Prof. Pasqualucci ha fatto giustamente notare che l'elenco delle cause che possono invalidare il matrimonio termina incredibilmente con un "ecc.". Assomiglia in modo inquietante alla frase "In Portogallo si conserverà il dogma della fede ecc."!

viandante ha detto...

Per banalizzare e desacramentalizzare un sacramento la cosa più semplice è fare in modo che i giudici non siano all'altezza di giudicare o per capacità "tecniche" o per cattiva volontà. ma è da tempo che la Chiesa non ha più veri giudici e anche papa Francesco non lo è: chi è lui per giudicare?

ettore ha detto...

Pasqualucci segnala un problema e un pericolo evidente. Ma qual è il significato "reale" dei Motu Propri. Sarebbe opportuno sollecitare e raccogliere alcuni pareri degli esperti di diritto canonico, per valutarne tutti gli aspetti legali, formali, procedurali. Mi sembra comunque una riforma monca, è cura necessaria,medicina misericordiosa per i coniugi la cui unione è finita perchè - semplifico - canonicamente mai esistita. E' solo una faccenda di routine banale, breve od altro?
E'grave invece che nei Motu Propri si accenni genericamente alla "salvezza delle anime" e nulla si dica degli aspetti spirituali, teologici e dottrinali del matrimonio sacramento, del rapporto con Dio, delle offese recategli, del necessario perdono e pentimento? Quale migliore occasione per ricordarlo, ribadendo le norme del Catechismo ma anche quelle canoniche relative alla preparazione e alla maturità dei nubendi? Perchè tacciono gli esperti di Teologia, Dottrina e Morale? Speriamo che il Sinodo sappia e voglia colmare questo enorme "lacuna", sia per salvare altri matrimoni che potrebbero andare in crisi, sia soprattutto per rendere consapevoli e responsabili i futuri nubendi.
Prevenire non è meglio che curare



Anonimo ha detto...

Sul quotidiano La Stampa di oggi,interessante intervista al card kasper...cito:"i nostalgici non sono più dell' 1 per cento destinati ad assottigliarsi a svanire con le loro ossessioni"

Felice ha detto...

Il Prof. De Mattei come sempre è illuminante: "L’indissolubilità del matrimonio è legge divina e immodificabile di Gesù Cristo.La Chiesa non può “annullare”, nel senso di sciogliere, un matrimonio. Essa può, con una dichiarazione di nullità, verificarne l’inesistenza, dovuta alla mancanza di quei requisiti che ne assicurano la validità. Ciò significa che in un processo canonico la priorità della Chiesa non è l’interesse dei coniugi nell’ottenere la dichiarazione di nullità, ma la verità sulla validità del vincolo matrimoniale.Pio XII ci ricorda a questo proposito che «nel processo matrimoniale il fine unico è un giudizio conforme alla verità e al diritto, concernente nel processo di nullità la asserita non esistenza del vincolo coniugale» (Allocuzione alla Rota Romana, 2 ottobre 1944). Il fedele può imbrogliare la Chiesa per ottenere la nullità, per esempio attraverso l’uso di testimonianze false, ma la Chiesa non può raggirare Dio e ha il dovere di un accertamento della verità limpido e rigoroso." Corrispondenza Romana 10 settembre 2015

Luís Luiz ha detto...

Questa volta Magister ha commesso un errore grossolano. Bergoglio e Obama sono due manifestazioni dello stesso potere. Hanno lavorato insieme nel problema cubano. Putin è tutt'altra cosa. Basta vedere che con i due Motu proprio il Vaticano è oggi ancora più liberale di Vegas nella destruzione del matrimonio e delle famiglie (il silenzio sui bambini nei due è assordante), mentre Putin lavora bravamente per ristaurare la famiglia in Russia.

Rr ha detto...

Quando ho letto le circostanze che renderebbero nullo un matrimonio, citate nei due motus proprii, ho riso di gusto alla gravidanza indesiderata: quanti matrimoni nel corso dei secoli sarebbero stati, e sarebbero tutt'ora da annullare ?

RR

Josh ha detto...

@anonimo 11 settembre 2015 12:12

"Su...La Stampa di oggi...intervista al card kasper...:"i nostalgici non sono più dell' 1 per cento destinati ad assottigliarsi a svanire con le loro ossessioni"

Era previsto un andare in malora di parte della chiesa visibile, anche se alla fine non praevalebunt. Ma guai a coloro che l'hanno fatta ammalare.
Per il resto kasper col suo cupio dissolvi è del 1933. Anche lui, per citarlo, è destinato ad assottigliarsi e svanire con le sue ossessioni. Poi farà i conti direttamente.

Marco P. ha detto...

Dal discorso di Benedetto XVI ai giudici della Sacra Rota, gennaio 2013
Fonte: http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2013/january/documents/hf_ben-xvi_spe_20130126_rota-romana.html

…. Il patto indissolubile tra uomo e donna, non richiede, ai fini della sacramentalità, la fede personale dei nubendi; ciò che si richiede, come condizione minima necessaria, è l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Ma se è importante non confondere il problema dell’intenzione con quello della fede personale dei contraenti, non è tuttavia possibile separarli totalmente. Come faceva notare la Commissione Teologica Internazionale in un Documento del 1977, «nel caso in cui non si avverta alcuna traccia della fede in quanto tale (nel senso del termine "credenza", disposizione a credere), né alcun desiderio della grazia e della salvezza, si pone il problema di sapere, in realtà, se l’intenzione generale e veramente sacramentale di cui abbiamo parlato, è presente o no, e se il matrimonio è contratto validamente o no» …..

Commento: già nel 1977 si lanciava il seme del dubbio: se manca la fede, l’intenzione dei nubendi è sacramentale ? e nel caso negativo il matrimonio è valido ? (lasciando intuire già dalle domande come si dovevano intendere le risposte).

Il discorso di B. XVI prosegue avendo come sfondo un discorso sulla Fede (si era nell’anno della Fede) preparando la parte a mio avviso centrale e fondamentale, che riporto per intero:
…. Vorrei soffermarmi, infine, brevemente, sul bonum coniugum. La fede è importante nella realizzazione dell’autentico bene coniugale, che consiste semplicemente nel volere sempre e comunque il bene dell’altro, in funzione di un vero e indissolubile consortium vitae. In verità, nel proposito degli sposi cristiani di vivere una vera communio coniugalis vi è un dinamismo proprio della fede, per cui la confessio, la risposta personale sincera all’annuncio salvifico, coinvolge il credente nel moto d’amore di Dio. "Confessio" e "caritas" sono «i due modi in cui Dio ci coinvolge, ci fa agire con Lui, in Lui e per l’umanità, per la sua creatura ... La "confessio" non è una cosa astratta, è "caritas", è amore. Solo così è realmente il riflesso della verità divina, che come verità è inseparabilmente anche amore» (Meditazione alla prima Congregazione Generale del la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi [8 ottobre 2012]: L’Osservatore Romano, 10 ottobre 2012, p. 7). Soltanto attraverso la fiamma della carità, la presenza del Vangelo non è più solo parola, ma realtà vissuta. In altri termini, se è vero che «la fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio», si deve concludere che «fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino» (Lett. ap. Porta fidei [11 ottobre 2012], 14: L’Osservatore Romano, 17-18 ottobre 2011, p.
4. Se ciò vale nell’ampio contesto della vita comunitaria, deve valere ancora di più nell’unione matrimoniale. È in essa, di fatto, che la fede fa crescere e fruttificare l’amore degli sposi, dando spazio alla presenza di Dio Trinità e rendendo la stessa vita coniugale, così vissuta, «lieta novella» davanti al mondo .....

Marco P. ha detto...

..........Riconosco le difficoltà, da un punto di vista giuridico e pratico, di enucleare l’elemento essenziale del bonum coniugum, inteso finora prevalentemente in relazione alle ipotesi di incapacità (cfr CIC, can. 1095). Il bonum coniugum assume rilevanza anche nell’ambito della simulazione del consenso. Certamente, nei casi sottoposti al vostro giudizio, sarà l’indagine in facto ad accertare l’eventuale fondatezza di questo capo di nullità, prevalente o coesistente con un altro capo dei tre «beni» agostiniani, la procreatività, l’esclusività e la perpetuità.
NON SI DEVE QUINDI PRESCINDERE DALLA CONSIDERAZIONE CHE POSSANO DARSI DEI CASI NEI QUALI, PROPRIO PER L’ASSENZA DI FEDE, IL BENE DEI CONIUGI RISULTI COMPROMESSO E CIOÈ ESCLUSO DAL CONSENSO STESSO (maiuscolo mio);
ad esempio, nell’ipotesi di sovvertimento da parte di uno di essi, a causa di un’errata concezione del vincolo nuziale, del principio di parità, oppure nell’ipotesi di rifiuto dell’unione duale che contraddistingue il vincolo matrimoniale, in rapporto con la possibile coesistente esclusione della fedeltà e dell’uso della copula adempiuta humano modo. …..
Sottolineo: IL BENE DEI CONIUGI RISULTI COMPROMESSO E QUINDI ESCLUSO DAL CONSENSO STESSO. Il che a me pare potersi tradurre come E QUINDI NULLO.
Si conclude poi l’intervento, prima della benedizione, con un addolcimento e un mezzo passettino indietro:…
Con le presenti considerazioni, non intendo certamente suggerire alcun facile automatismo tra carenza di fede e invalidità dell’unione matrimoniale, ma piuttosto evidenziare come tale carenza possa, benché non necessariamente, ferire anche i beni del matrimonio, dal momento che il riferimento all’ordine naturale voluto da Dio è inerente al patto coniugale (cfr Gen 2,24).

Perciò a me pare che Bergoglio stia lavorando (alacremente, questo è un fatto) in un campo già dissodato.

RR ha detto...

quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale e consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici, ecc.

- sulla questione della mancanza di fede, già si è detto
- la brevità della convivenza: il giorno dopo le nozze, la settimana dopo, il mese dopo, un anno dopo: chi misura e com'è misurata la brevità ?
- l'ostinata permanenza in una situazione extraconiugale: sapeste quanti matrimoni ieri ed oggi sarebbero allora da annullare! MA un tempo il buon senso delle madri diceva alle figlie: - Vedrai, col tempo e con i figli, i tuoi, lui si ravvederà e lascerà quell'altra! - Spesso le cose finivano cosi.
- i figli nati da una precedente relazione: v. sopra. La sterilità nascosta è importante, se il fine del matrimonio è la procreazione, altrimenti qualsiasi cosa importante celata al nubendo può diventare causa di nullità. Idem per le malattie contagiosa (AIDS?) e ancor più la carcerazione (e se era ingiusta o preventiva, seguita poi da assoluzione?)

RR

Japhet ha detto...

Ben altra stoffa nella Sacramentum Caritatis (Benedetto XVI):
“Infine, là dove non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza irreversibile, la Chiesa incoraggia questi fedeli a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge di Dio, come amici, come fratello e sorella; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale. Tale cammino, perché sia possibile e porti frutti, deve essere sostenuto dall’aiuto dei pastori e da adeguate iniziative ecclesiali, evitando, in ogni caso, di benedire queste relazioni, perché tra i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del Matrimonio…” (n.29)

RR ha detto...

A me più banalmente pare che Bergoglio, in base alla sua esperienza di "cura de villas miserias" abbia fatto un elenco di tutti quei matrimoni devastati e devastanti che affliggono il Sud America e le popolazioni latinas in generale: donne messe incinte in giovanissima età con la violenza, e poi sposate, ma regolarmente tradite prima, durante e dopo; uomini affetti da malattie veneree a causa dei loro comportamenti promiscui, che infettano le mogli e la prole; omosessuali maschi che si sposano per pura convenienza, ma rifiutano di avere rapporti con la moglie, delinquenti che entrano ed escono dalle patrie galere, ecc.

Non tiriamo in ballo l' "emeritus" che, seppur avesse dei dubbi, non ha scritto motus proprii in merito. Tiriamolo in ballo perchè se n'è andato, lasciandoci in questa situazione, nella quale avremmo potuto trovarci anche se lui fosse morto, e Bergoglio fosse stato eletto.
Ostellino sul Giornale di oggi scrive che la Chiesa, adeguandosi al mondo ed alla sua evoluzione, dimostra di essere un'istituzione politica come le altre. Cioè, dico io, conferma tutti gli stereotipi ed i pregiudizi dei suoi avversari. Complimenti, CVII e "spirito del ConcilIo": per arrivare a questa conclusione, bastava Voltaire 200 anni fa. Non c'ear bisogno di tutto quel tempo e di tutti questi anni a scrivere, predicare, pubblicare, manifestare, ecc. Bastava dire: - SIgnori, vi abbiamo ingannato abbastanza. Avevano ragione i rivoluzionari dell' 89. Anzi Lutero del '500. Andate a casa, la Messa è finita! -

RR
,

mic ha detto...


Con le presenti considerazioni, non intendo certamente suggerire alcun facile automatismo tra carenza di fede e invalidità dell’unione matrimoniale, ma piuttosto evidenziare come tale carenza possa, benché non necessariamente, ferire anche i beni del matrimonio, dal momento che il riferimento all’ordine naturale voluto da Dio è inerente al patto coniugale

Su queste e sulle precedenti affermazioni di Benedetto XVI (grazie Marco P.!) richiamo ancora una volta l'attenzione su questo precedente:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/07/la-chiesa-non-e-un-sanatorio-oltre-la.html

Josh ha detto...

il punto è proprio, RR, che le cose che hai ben riassunto nella lista sono un vulnus, una violazione, grave mancanza.."ecc." alla buona gestione del matrimonio.

Ma non tutte, in sè, causa di vero annullamento del Sacramento: sono gravi ostacoli, offese alla Grazia e al senso sacramentale, e anche al rispetto dell'altro, alcune intollerabili umanamente.

Ma possono far sì che annullino "l'uomo non separi ciò che Dio ha unito", e il Sacramento valido ex opere operato, e anche sul piano ontologico, per quanto uno o entrambi i coniugi l'abbiano violato e disonorato?

E' proprio come chi dice che se da Las Vegas torni divorziato, da Roma ora torni celibe e presto anche fisicamente vergine. PoF!! magia! E non c'è un cenno ai figli del matrimonio precedente "nullificato"!

Partendo da quanto rilevi, a mio avviso parte tutta una "demistificazione" protestante di tutti i sacramenti, già fortemente osteggiati.

Per tacer del fatto che i veri ministri del Sacramento matrimoniale sono considerati i coniugi, e così ora il sacramento sarebbe valido a partire da una ricerca filologica dell'umore passato e dignità/indegnità dei coniugi-ceebranti.

Questo principio, che è falso, ma applicato ora per vero, passandolo per oggettivo relativizza anche tutti gli altri sacramenti, Confessione e Comunione compresa, in base alla dignità o indegnità del celebrante, dal momento che è questo il nuovo criterio per stabilire la validità sacramentale matrimoniale.

Allora ho davvero partecipato a poche Messe valide nella mia vita, NO o anche VO, e a pochissime Eucarestie valide, se prendiamo ciò che il celebrante cova in animo ogni secondo come metro per la validità sacramentale.
In pratica, è stato distrutto l'edificio. Rimane però un assurdo nella fede cattolica far dipendere la validità sacramentale dallo stato interiore di convinzione del celebrante.

Anonimo ha detto...

Sono incredulo davvero della posizione del card. SChoenborn.

COSA SIGNIFICA CHE CHI STA NEL PECCATO MORTALE (sempre che il Magistero abbia ancora un significato) vive anche elementi positivi DELLA SUA CONDIZIONE IRREGOLARE?

MA SONO IMPAZZITI?

VERGOGNA! TRADITORI DI GESU' CRISTO!

ADORATORI DEL MONDO E DEL SUO PRINCIPE: PERIRETE TUTTI!

E' incredibile pensare che l'amatissimo Benedetto XVI ha creato le condizioni, col Suo gesto, per questa sollevazione demoniaca.

Siamo alla fine dei tempi?



RAOUL DE GERRX ha detto...

Cher Anonimo de 13:40, les dernières déclarations du card. Schoenborn ne vous étonneront plus si vous lisez ceci, qui date de 2012 :

http://www.traditioninaction.org/bev/142bev02_27_2012.htm



RAOUL DE GERRX ha detto...

Commentant les "prophéties" de Schoenborn de janvier 2012 — un an et un mois avant la démission de Benoît XVI !!! — Atila Sinke Guimarães demandait :

« Could it also include a change IN THE VERY STRUCTURE OF THE PAPACY, by establishing NOT JUST ONE POPE, but three, four or five popes carrying out their roles simultaneously in different parts of the world ? »

Autre prophétie…

Anonimo ha detto...

Già i figli, ma chi pensa mai a loro? Due coniugi si mettono d'accordo per dire che non hanno fede e il gioco è fatto? I figli sono diventati un diritto degli adulti, merce di scambio e nulla più e di questo anche la Chiesa prende atto?! Ma Matteo 19,6 e soprattutto 18,6!
Marco Gori

Josh ha detto...

anonimo 11 settembre 2015 13:40

"COSA SIGNIFICA CHE CHI STA NEL PECCATO MORTALE (sempre che il Magistero abbia ancora un significato) vive anche elementi positivi DELLA SUA CONDIZIONE IRREGOLARE?"

ma non è chiaro? te lo dice Schönborn qui:

http://sinodo2015.lanuovabq.it/card-schonborn-alla-civilta-cattolica-semi-di-verita-in-tutte-le-unioni-di-fatto/

-c'è un'evoluzione nel contesto sociale, quindi la Chiesa hegelianamente si deve "adattare" al mondo che cambia. Così anche il messaggio cambia e serve un altro Vangelo.

_ci sono "semi di verità nelle convivenze". Nella realtà peccano sul serio, veramente e veritativamente, anche se per lui non è peccato.

Sch: "Perchè ci sono, in “una coppia, in un’unione di fatto, in dei conviventi, gli elementi di vero eroismo, di vera carità, di vero dono reciproco. Anche se dobbiamo dire: «Non è ancora una piena realtà del sacramento». Ma chi siamo noi per giudicare e dire che non esistono in loro elementi di verità e di santificazione?”

"LE UNIONI TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO

Si può e si deve rispettare la decisione di creare un’unione con una persona dello stesso sesso, di cercare gli strumenti nella legge civile per proteggere la propria convivenza e la propria situazione con leggi che assicurino questa protezione. Ma se ci viene chiesto, se si esige che la Chiesa dica che questo è un matrimonio, ebbene dobbiamo dire:non possumus. Non è una discriminazione delle persone: distinguere non vuol dire discriminare. Questo non impedisce assolutamente di avere un grande rispetto, un’amicizia, o una collaborazione con coppie che vivono questo genere di unione, e soprattutto di non disprezzarle. (…)

“…conosco una persona omosessuale che ha vissuto per anni una serie di esperienze, non con una persona in particolare o in una convivenza, ma esperienze frequenti con diverse persone. Ora ha trovato una relazione stabile. È un miglioramento, se non altro sul piano umano, il non passare più da un rapporto all’altro, ma stabilizzarsi in una relazione che non è basata solo sulla sessualità. Si condivide una vita, si condividono gioie e sofferenze, ci si aiuta a vicenda. Bisogna riconoscere che questa persona ha fatto un passo importante per il proprio bene e per il bene degli altri, anche se, certamente, non è una situazione che la Chiesa possa considerare regolare. Il giudizio sugli atti omosessuali come tali è necessario, ma la Chiesa non deve guardare prima nella camera da letto, ma nella sala da pranzo! Occorre accompagnare.”

capito? la Chiesa deve accompagnare i peccatori a essere peccatori. Magari li deve accompagnare anche nella disco gay. Si deve guardare nella sala da pranzo, magari gli arredi, la capacità di ricevere, di intrattenere gli ospiti, ma non nella camera da letto, non si può dire che ciò che era peccato ora lo sia ancora.

"CONCILIAZIONE TRA DOTTRINA E MISERICORDIA

Papa Francesco chiama ognuno di noi pastori a una vera conversione pastorale. Nel discorso finale del Sinodo, egli ha ben riassunto ciò che ha inteso quando ha detto che l’esperienza del Sinodo è un’esperienza di Chiesa, della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani. Il Papa esprime perfettamente l’equilibrio che deve caratterizzare questa conversione pastorale."

Cioè la Chiesa un tempo era composta da peccatori perdonati, da ex-tante cose...che sono stati redenti. Oggi invece la Chiesa va tra i peccatori, ne ha misericordia, nei termini in cui li lascia nel loro stato, magnificandolo.

Anonimo ha detto...

'La chiesa Cattolica è fatta per i grandi peccatori, per tutti gli altri è più che sufficiente l'Anglicanesimo'. J.K.Chesterton.

Nadia G. ha detto...

Il linguaggio usato da Papa Francesco sembrerebbe suscettibile di interpretazioni varie. Chiedo allora perché un'autorità rinunci all'uso di un linguaggio tecnico come quello giuridico che dovrebbe essere un chiaro aiuto per i fedeli. Sembra che ora sia d'uso un linguaggio di tipo sociologico o psicologico, dai contorni semantici indefiniti e suscettibili di interpretazioni. Chiedo allora, come fedele che si sta interrogando con grandi lacerazioni interiori: ma la Chiesa ci deve confermare nella fede o piuttosto dare vaghi suggerimenti che in definitiva sono soggetti al libero giudizio individuale?

Augustinus Hipponensis ha detto...

Quel che dice è vero. In fondo, tutte - o quasi - le ipotesi di nullità matrimoniale per simulazione, per dolo od errore, in ultima analisi, andando a fondo, derivano o nascondono da una mancanza di fede - intesa non in senso sentimentalistico, è ovvio.
Ma con la "riforma" non credo di errare, si sia voluta creare una sorta di categoria a sè, diversa e distinta dalle altre. D'altronde, perché denominare in modo diverso una categoria già prevista? Avrebbe poco senso. No. Crediamo che abbia ragione mons. Pinto - uno degli autori morali di questa "riforma" - e cioè che, come si legge su Avvenire, si sia voluto passare "dal ristretto numero di poche migliaia di nullità a quello smisurato di infelici che potrebbero avere la dichiarazione di nullità — per l’evidente assenza di fede come ponte verso la conoscenza e quindi la libera volontà di dare il consenso sacramentale — ma sono lasciati fuori dal vigente sistema" (v. http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/conferenza-stampa-motu-proprio-nullita.aspx). Questo è stato l'intendimento di Bergoglio e se ce lo conferma mons. Pinto, c'è da crederci!

Anonimo ha detto...

Quando è tutta una questione di interpretazione all'atto pratico ognuno fa quello che vuole.....

RAOUL DE GERRX ha detto...

Dans un autre commentaire, plus ancien, daté du 16 avril 2005, le même Atila S. Guimarães, toujours aussi clairvoyant, se demandait quelle serait la mission assignée au prochain pape (successeur de Jean Paul II), il répondait : « to break Papacy », briser la Papauté…

« …to know what agenda the next Pontiff will have for the Church, it is my opinion that one should ask: What are the main interests of Progressivism today? Answering this question, he has a good chance of realizing what will happen. Let me apply this criterion.

1. Religious priority: To break the Papacy…

… What path is that? To break the Papacy by doing away with it as the principal symbol of Our Lord on earth, to abolish the monarchical Church, to eliminate major institutional differences between the Catholic Church and the Schismatic and Protestant sects.

How could they break the Papacy? By a reform in the institution of the Papacy. Instead of a strong monarch, a weak Pope would be chosen who would share his government with a small group of powerful quasi-pope Cardinals delegated by the College. This cluster of Cardinals would assume more and more power at the head of the Catholic Church in the various continents… »

Tout est à lire de ce commentaire :

http://www.traditioninaction.org/bev/066bev04-16-2005.htm

Comment ne pas en conclure que nous sommes en présence d'un PLAN parfaitement élaboré et méthodiquement appliqué ?Chaque jour qui passe nous en fournit la démonstration. Il n'y a que les aveugles qui ne veulent pas le voir.

Josh ha detto...

insomma, ingannevole è il cuore, più di ogni altra cosa....

Luisa ha detto...

Uscire una frase da un discorso di Benedetto XVI, isolandola dal resto del discorso, è un esercizio scorretto, i discorsi, gli interventi, le omelie e altri documenti di Benedetto XI, sono da leggere dalla prima all`ultima parola, a rischio altrimenti di fargli dire quel che non ha detto, di strumentalizzare una frase, ecc.

Se è vero che Benedetto ha menzionato la possibilità, come una via da studiare, dell`assenza di fede al momento del sì, nessuno può dire e ancor meno pretendere che sarebbbe arrivato alla soluzione di Beegoglio che è , come detto da De Mattei, una ferita al matrimonio.

Anonimo ha detto...

Bergoglio è uno dei due papi attuali, chiesa bicefala, uno parla e l'altro assente. Non potrebbe esserci Bergoglio se non ci fossero anche i suoi precedenti, perchè altrimenti queste convinzioni nelle parrocchie son già pratica(es.la validità dei matrimoni solo civili è indubbia da molti anni per il clero massa che dà tranquillamente loro la comunione )???

Graziano ha detto...

Poi si passera a dire che anche il battesimo non è valido perchè i Genitori
o Padrini non avevano la fede,o ancora se il Sacerdote non ha la Fede la Consacrazione
non è valida.
Le porte degli inferi non prevarranno

tralcio ha detto...

Tento una sintesi.
Il matrimonio è una realtà essenziale, naturale, direttamente inscritta da Dio nella creazione.
E’ destinato all’unione della diversità di genere femminile/maschile (quella e basta) che determina una concreta e naturale trasmissione della vita e non un’esistenzial/psichica auto-realizzazione.
Su questa base creaturale, ordinata da Dio e ordinata a Dio, come su tutto il resto, è calata la mannaia del peccato originale. La Legge è servita a regolamentare la durezza di cuore, ma in principio non era così. Senza voler infierire sull’evoluzione “istituzionale” della realtà creaturale, il credente cristiano può però approdare alla realtà sacramentale con cui vi si rapporta Nostro Signore Gesù Cristo, Verbo incarnato, seconda persona della Santissima Trinità, vero Dio.

E fondamentale cogliere la “rinascita dall’alto” alla quale è chiamato l’amore sponsale.
Come l’uomo, che è carne+spirito, invece di essere restare solo una creatura in balia del principe del mondo e schiavo del peccato, può essere redento a figlio adottivo in Cristo (colmo della grazia divina e da questa elevato alla somiglianza con il Verbo incarnato per cui era stato creato), allo stesso modo il matrimonio, come unione tra un uomo e una donna, sposi in Cristo, eleva l’amore umano alla sua spiritualità, cioè ad essere segno della fedeltà con la quale Dio ama la realtà creata e Cristo sposo ama la Chiesa sua sposa, per restituire lo spirito di Dio all’umanità corrotta.

Il disastro del fallimento umano di molti matrimoni è effettivamente il frutto amaro dell’asfittica fede cristiana con la quale la chiesa ha celebrato queste unioni sacramentali. Nel percorso della vita spirituale esistono delle grazie speciali (il battesimo, la cresima, il matrimonio…) che sono degli ingressi da cui far scorrere fiumi di acqua viva…

In effetti il patto indissolubile tra uomo e donna, non richiede, ai fini della sacramentalità, la fede personale dei nubendi; ciò che si richiede, come condizione minima necessaria, è l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Ma la Chiesa è essa stessa sacramento. E non si dica che, quando celebra le nozze, un parroco non lo sa e non lo sappiano gli sposi!
Detto ciò, niente magie ne’ automatismi: un cuore indurito impedisce alla grazia divina di essere liberamente accolta ad orientarci la vita. Il battesimo inserisce nella rotta che, soffiando lo Spirito santo e aperte le vele dei suoi doni (accolte le virtù teologali e crescendo le naturali) approda alla theosis, ma il battezzato può tristemente naufragare
Con le presenti considerazioni, non intendo certamente suggerire alcun facile automatismo tra carenza di fede e invalidità dell’unione matrimoniale, ma piuttosto evidenziare come tale carenza possa, benché non necessariamente, ferire anche i beni del matrimonio, dal momento che il riferimento all’ordine naturale voluto da Dio è inerente al patto coniugale (cfr Gen 2,24).

Se un matrimonio è celebrato nella Chiesa, ma senza fede, la Chiesa non doveva celebrarlo.
Se i nubendi hanno mentito l’un l’altro il giorno delle promesse il matrimonio era nullo.
Tutto questo resta nella coscienza delle persone, nuda davanti a Dio.
E’ già difficile che un processo rigoroso possa fare davvero luce, tanto più se il processo è finalizzato non tanto a far luce, quanto ad accontentare le richieste, in uno strano gioco delle parti in cui si è tutti d’accordo nel dire nulla la promessa. Il fedele può imbrogliare la Chiesa per ottenere la nullità, per esempio attraverso l’uso di testimonianze false, ma la Chiesa non può raggirare Dio.
La Chiesa in questo caso rinnega se stessa: non tanto per l’eventuale errore commesso nello sposare, ma il valore sacramentale unito in matrimonio.
Un valore sacramentale che legittima innanzitutto la Chiesa come sposa: è tradimento!
Se la promessa è stata fatta, la Chiesa ha sposato e poi si cambia idea, non è questione di misericordia verso qualche sfortunato travolto dagli eventi, ma bensì una forma di apostasia.

Rr ha detto...

Josh,
non ho la tua preparazione, ne' tanto meno sono un canonista, ma alla lettura delle circostanze, e non essendo più una bambina, non ho potuto che pensare ai tanti casi, in famiglia e non, di matrimoni durati una vita, bene o male, nei quali un coniuge, o anche entrambi, avrebbero potuto chiedere l' annullamento, se soltanto allora le cose fossero state diverse. Eppure, apparentemente, matrimoni riusciti, coronati da figli, nipoti e pronipoti. Nonché pensare ad altri casi, in cui l' annullamento ci fu, con tutti che si chiedevano che cosa sarebbe stato dei figli. Casi per i quali i motivi sembravano, se non pretestuosi, quantomeno labili. Ma i soldi tanti.
Ho appena sperimentato, in diretta si può dire, come oggi ormai il matrimonio sia una cosa che si fa, o no, solo se c'e' un' utilità. Una prova pratica, quotidiana, terra terra dell' utilitarismo oggi imperante. Mi sposo, sia pure civilmente, solo perche e' utileper il mio lavoro e per la mia carriera, e non l' ho fatto prima, pur essendoci una figli, perché non era utile. Quindi domani divorizero' se sarà utile ? Mmi sono riletta gli articoli del codice civile sul matrimonio civile, scoprendo che è stato trasformato in qualcosa che è un po' meno che un contratto privato. A questo punto sarebbe meglio che lo Stato lo depubblicizzasse del tutto. A cui poi naturalmente terrebbe dietro questa
chiesa del VdR.
Ripeto ancora: ma perché non si fanno ufficialmente protestanti, e noi che vogliamo rimanere semplici cattolici non ci lasciano in pace ? Qquando saremo una minoranza, ci verra' riconosciuto lo status, e quindi saremo protetti come tutte le minoranze, sempre più lobbies, in realta' ?

Tempo fa lessi su Rorate coeli un brano, credo, di Don Cipolla. Parlava del sacerdozio e del sacramento dell' Ordine, di come il sacerdote sia sposato alla Chiesa. Parava quindi anche del matrimonio in termini che non ricordavo di aver sentito durante il corso prematrimoniale. Ne rimasi molto colpita, e pensai che se le avessi sentite allora, aveei capito molto di più l' importanza, il significato, la sacralità di quel che io e il mio ifuturo marito avremmo compiuto. Ecco, perché invece di motus propriii sull' annullamento - che intanto nei media passa come " divorzio alla cattolica" - non si scrive, si pubblicano e diffondono, motus proprii del tenore dello scritto di Don Cipolla, testo per altro in ottimo e chiarissimo Inglese, senza bisogno di interpretazioni, esegesi, chiarimenti e simili?

Mi sembra come se, invece di preoccuparsi di prevenire le malattie, studiandone ed eliminandone le cause, ci si limitasse a curarne i sintomi e gli effetti.
Di fronte a certe scelte e prese di posizione, v. anche Schoenborn, mi viene da dire, come faccio per certi colleghi asini:- ma perché ti sei fatto medico? Chi ti c' ha obbligato? Non te l' aveva mica prescritto il medico!-
Schoenborn: è ancora il bambino traumatizzato dal divorzio dei genitori, che pensa che se tutti potessero divorziare, se il divorzio non fosse condannato dalla Chiesa, se l' annullamento fosse più facile, se tutti, insomma, fossero peccatori come i suoi genitori, lui non sarebbe cresciuto con questo enorme senso di colpa, non si sarebbe sentito il "diverso", e sarebbe stato del tutto come gli altri. Nessuna Necessita' di farsi prete per giustificarsi, per espiare il peccato dei suoi. Psicologismo da strapazzo il mio? beh meglio psicologizzare che pensare che un Cardinale di Santa Romana Chiesa sia un eterodosso, un massone, un omosesssuale, un " venduto al Nemico".
Rr

Anonimo ha detto...

RR 13.31. I totally agree......dopo aver letto la terrificante summa teologica del falso priore di Boese, non è errore, mi manca la dieresi, in tedesco vuol dire male, su Repubblica di 2 giorni fa, mi chiedo se non sia il caso di mandarli.......subito in ISIS sperando che......sì, la messa (in scena) è finita, ma non possiamo andare in pace, in fondo questa invasione islamica è una guerra vinta senza combattere come diceva Sun Tse, grande esperto di tattiche belliche. Per quel che riguarda il 'clero massa' che poi tale non è, vista la scarsità, la risposta è semplice, guardate l'età media e scoprirete che sono tutti figli dei fiori del '68, come il loro vescovo guida, per cui anche Newsweek si chiede in prima di copertina "Questo papa è cattolico?" Anonymous.

Luisa ha detto...


"«Oggi, non da oggi, la Chiesa preferisce la medicina della misericordia all’arma della severità. Lo dichiarò Papa Giovanni XXIII inaugurando il Concilio Vaticano II. Bando ai fondamentalismi e ai legalismi. La verità è, deve essere, dialogante. Imbalsamarla è umiliarla».


"E la maggiore miseria della Chiesa?

«L’incoerenza. La distanza fra la dottrina e il mondo. La dottrina costretta in una torre d’avorio, non venendo in soccorso alle ansie umane».


http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/sinodo-famiglia-43289/

Gli adulti liberi e responsabili che hanno fatte scelte senza tenere conto dell`insegnamento della Chiesa, sono diventati vittime senza colpa e responsabilità,
chi vive contro l`insegnamento di Cristo diventa un insegnante, da lui abbiamo molto da imparare,
la dottrina diventa legalismo, fondamentalismo, pietra d`inciampo, la maggiore miseria della Chiesa(!),
chi la difende non a parole ma nei fatti con la sua vita diventa un ribelle alla Chiesa e al Papa, un fondamentalista egoista e senza cuore.


Felice ha detto...

Magistero ordinario della Chiesa cattolica riguardo alla necessità della fede per una valida celebrazione del matrimonio cristiano: “Proprio perché nella celebrazione del sacramento una attenzione tutta speciale va riservata alle disposizioni morali e spirituali dei nubendi, in particolare alla loro fede, va qui affrontata una difficoltà non infrequente, nella quale possono trovarsi i pastori della Chiesa nel contesto della nostra società secolarizzata. La fede, infatti, di chi domanda alla Chiesa di sposarsi può esistere in gradi diversi ed è dovere primario dei pastori di farla riscoprire, di nutrirla e di renderla matura. Ma essi devono anche comprendere le ragioni che consigliano alla Chiesa di ammettere alla celebrazione anche chi è imperfettamente disposto. Il sacramento del matrimonio ha questo di specifico fra tutti gli altri: di essere il sacramento di una realtà che già esiste nell'economia della creazione, di essere lo stesso patto coniugale istituito dal Creatore «al principio». La decisione dunque dell'uomo e della donna di sposarsi secondo questo progetto divino, la decisione cioè di impegnare nel loro irrevocabile consenso coniugale tutta la loro vita in un amore indissolubile ed in una fedeltà incondizionata, implica realmente, anche se non in modo pienamente consapevole, un atteggiamento di profonda obbedienza alla volontà di Dio, che non può darsi senza la sua grazia. Essi sono già, pertanto, inseriti in un vero e proprio cammino di salvezza, che la celebrazione del sacramento e l'immediata preparazione alla medesima possono completare e portare a termine, data la rettitudine della loro intenzione. E' vero, d'altra parte, che in alcuni territori motivi di carattere più sociale che non autenticamente religioso spingono i fidanzati a chiedere di sposarsi in chiesa. La cosa non desta meraviglia. Il matrimonio, infatti, non è un avvenimento che riguarda solo chi si sposa. Esso è per sua stessa natura un fatto anche sociale, che impegna gli sposi davanti alla società. E da sempre la sua celebrazione è stata una festa, che unisce famiglie ed amici. Va da sé, dunque, che motivi sociali entrino, assieme a quelli personali, nella richiesta di sposarsi in chiesa. Tuttavia, non si deve dimenticare che questi fidanzati, in forza del loro battesimo, sono realmente già inseriti nell'Alleanza sponsale di Cristo, con la Chiesa e che, per la loro retta intenzione, hanno accolto il progetto di Dio sul matrimonio e, quindi, almeno implicitamente, acconsentono a ciò che la Chiesa intende fare quando celebra il matrimonio. E, dunque, il solo fatto che in questa richiesta entrino anche motivi di carattere sociale non giustifica un eventuale rifiuto da parte dei pastori. Del resto, come ha insegnato il Concilio Vaticano II, i sacramenti con le parole e gli elementi rituali nutrono ed irrobustiscono la fede (cfr. «Sacrosantum Concilium», 59): quella fede verso cui i fidanzati già sono incamminati in forza della rettitudine della loro intenzione, che la grazia di Cristo non manca certo di favorire e di sostenere. Voler stabilire ulteriori criteri di ammissione alla celebrazione ecclesiale del matrimonio, che dovrebbero riguardare il grado di fede dei nubendi, comporta oltre tutto gravi rischi. Quello, anzitutto, di pronunciare giudizi infondati e discriminatori; il rischio, poi, di sollevare dubbi sulla validità di matrimoni già celebrati, con grave danno per le comunità cristiane, e di nuove ingiustificate inquietudini per la coscienza degli sposi; si cadrebbe nel pericolo di contestare o di mettere in dubbio la sacramentalità di molti matrimoni di fratelli separati dalla piena comunione con la Chiesa cattolica, contraddicendo così la tradizione ecclesiale. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio”, 21 novembre 1981.

Marco P. ha detto...

Si pretende adottare una prassi basata su una logica oggettiva (ricorro al tribunale, che sia la S. Rota o quello diocesano, di una istituzione, la Chiesa a cui riconosco l’autorità di esprimersi su un ambito specifico, il matrimonio) ma intendendo la fede in modo puramente soggettivo (ad es. credendo dipendere la validità del Sacramento dalla mia interna disposizione). La contraddizione mi pare eclatante.

Anonimo ha detto...

rr
il matrimonio civile non è stato " trasformato" in un contratto, lo è sempre stato sin dal primo codice civile vigente in Italia

Luca

Rr ha detto...

Segnalo articolo di Dal Bosco e Frezza su Effedieffe.

Anonymous: se lo chiedono ormai in tanti, Ostellino, Ferrara, Veneziani, Newsweek...quando se lo chiedera il JYT, pardon, il NYT, forse qualche cardinalone avrà il coraggio di chiederlo ufficialmente.
Rr

Anonimo ha detto...

Non è che ci sia tanto da girarci attorno: Bergoglio e la sua nuova chiesa hanno legittimato il divorzio senza se e senza ma. Che poi sia partito immediatamente e contemporaneamente il coro dei normalisti/progressisti che non è cambiato nulla "perchè cambia solo prassi non la dottrina" (ma ci prendono per scemi?) è solo una ulteriore conferma della deliberata manipolazione. Tra l'altro è la stessa tecnica del fatto compiuto utilizzata dai suoi sodali/mandanti in campo politico. E così il sinodo sulla famiglia è già belle che aggirato e depotenziato ancora prima di iniziare.
Hanno tutto il Potere per fare quello che vogliono, e lo stanno facendo, ci risparmiassero almeno l'ipocrisia.
Miles

Anonimo ha detto...

PS: assolutamente d'accordo con Luís Luiz 11 settembre 2015 12:35.
Aggiungo che inoltre il Vaticano nelle sue varie espressioni diplomatiche e mediatiche (prima di tutto Radio Vaticana) è su posizioni ferocemente antirusse, filoamericane a favore dei golpisti ucraini senza indignarsi nè inorridire per le migliaia di vittime civili fatte dai suddetti carnefici nel Donbass.
Inoltre il suddetto Vaticano (Radio Vaticana) si indigna per il presunto appoggio russo al governo siriano ma non si indigna affatto per l'appoggio occidentale ai tagliagole che sfornano vittime innocenti e profughi in continuazione.
Miles

Anonimo ha detto...

Caro anonimo delle 14:41, la citazione temo sia di Oscar Wilde e non di Chesterton...
Siamo alla fine, comunque.
L'articolo di De Mattei mi oare dica tutte le cose fondamentali.
Non resta che aspettare lo scisma, almeno metteranno le cose in chiaro. Ma che dolore, dovere arrivare a tanto.
humilitas

Anonimo ha detto...

http://www.radicicristiane.it/2015/09/dossier/uno-schema-da-riscoprire/

Rr ha detto...

avete notato che, annunciati i duemotus proprii, i giornali e le TV non ne parlano piu'?
perché cosi il messaggio arrivato al "cattolico dii strada" e' solo che sarà meno caro arrivare ad un annullamento, restando uguali tutte le altre caratteristiche del processo, sconosciute ai piu. Se invece se ne fosse parlato più a lungo, qualche "cattolico di strada" poteva cominciare a nutrire dei dubbi sull' ortodossia deille due decisioni.
Maligna ?
rr

Anonimo ha detto...

mossa super autoritaria.
quindi, perché parlarne ancora sui media...? Bergoglio locuto, Ecclesia fregata.
humilitas

Anonimo ha detto...

Il "messaggio che è arrivato" (e che è partito...) è, nè più nè meno, che i cattolici ora ammettono il divorzio. Divorzio breve come ha riconosciuto onestamente una deputata del PD che aveva promosso la sua versione civile. Sinodo colpito e affondato. C'è da riconoscerlo: un colpo da maestri di una mente fuori dal comune e lo dico senza sarcasmo.
Miles

Josh ha detto...

RR...grazie delle osservazioni. Non ho nessuna gran preparazione, solo una mia forma di sensibilità, come poi tutti hanno la loro. Per es. non sono un medico ...e la mia eventuale "preparazione" non salva la pelle a nessuno.

hr ha detto...

http://costanzamiriano.com/2015/09/09/astenersi-perditempo/

Josh ha detto...

Humilitas: Bergoglio locuto, Ecclesia fregata...espressione geniale e realistica ma situazione di una tristezza inaudita

Di cosa resta, veramente, da parlare ora al Sinodo?
le coppie omosex o esperte in altri peccati mortali da parte di marx, schoenborn e kasper, in cui trovare semina Verbi?

me lo chiedo davvero, non è una mica una battuta.
Non c'è nemmeno più il tema "Comunione ai divorziati risposati", visto che i divorziati risposati ora saranno tutti presi ad annullare il primo matrimonio, così il secondo civile loro attuale diventa valido, ritorna ad essere il primo, e ora si sposeranno tutti in chiesa. Poi torneranno a fare la Comunione, visto che non sono divorziati. C'è da fare i preparativi.

Forse ci si concentrerà sulle virtù ecologiche della famiglia, la differenziata. E sulle virtù di accoglienza verso l'islam, naturalmente.

Per questa occasione, prima di subire ulteriori pressioni dai parroci e sentire stoltezze, chiedo formalmente, che ci si consenta di esibire reddito, persone che abbiamo già a carico effettive, e metri quadrati a disposizione, compresa la tassazione abituale a cui siamo sottosposti.

Anonimo ha detto...

Josh e ora confidiamo di vedere entro l'Anno della Misericordia concelebrate in San Pietro dal Papa con i card. Bianchi e card. Scalfari le prime nozze omo. Perchè mai porsi dei limiti?
Miles

hr ha detto...


Em entrevista exclusiva à Renascença, o Papa Francisco diz que “ninguém tem garantida a felicidade mundana”. Questionado sobre a forma como assimila a sua popularidade, Francisco admite que se interroga com frequência sobre a sua “cruz”, invisível, lembrando que “Jesus, num certo momento, foi muito popular e depois acabou como acabou”. O Papa revela ainda que conhece poucos portugueses – mas bons – e pede aos ouvintes da Renascença para rezarem por si. - See more at: http://vmais.rr.sapo.pt/default.aspx?fil=1023706#sthash.EgJEWK3c.dpuf

Anonimo ha detto...

Mi riferisco al titolo " chi ha detto che.. " : chi lo ha detto ? Massimo Introvigne (il Mattino, 9-9-2015), riportato su http://www.cristianocattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/etica/matrimoni-nulli-per-mancanza-di-fede-l-opinone-di-massimo-introvigne.html

Anonimo ha detto...

l'articolo della Miriano è semplicistico ma genuino. ed è la prova che il cattolico anche medio-alto e di sicura buona fede non si rende minimamente conto dei danni incalcolabili che sta facendo il vdR. l'ho visto anche facendo innocue chiacchierate con amici e conoscenti su questo ed altri argomenti.
la colpa ricadrà sui pastori, perché molte povere pecore si fideranno, seguendoli verso il baratro.
meno male che il Signore è misericordioso e terrà conto della buona fede delle pecore: vedo molto meno bene i cattivi pastori. perché loro, salvo qualche eccezione, sanno benissimo dove stanno andando. come se la ride, Satana, di questi tempi...
humilitas

Anonimo ha detto...

Bisogna pur considerare che, a forza di ricevere i sacramenti come riti di iniziazione sociale, invece che come scelta personale, il fattore "fede" e desiderio di ricezione è di pochi.
Così si arriva al matrimonio con il rito ecclesiastico, senza una vera consapevolezza di percorso sacramentale.

Anonimo ha detto...

A dir la verità, dalla lettura del motuproprio "Mitis judex Dominus Jesus" e delle "Regole procedurali" che l'ìntegrano (e che vanno peraltro, scrive ahimè il papa, "osservate diligentemente"!) si ricava che l'enumerazione di certe "circostanze", che anche a me ha fatto un'impressione penosa, non configura dei veri e propri capi (motivi) di nullità del matrimonio, ma solo dei motivi che autorizzano alla celebrazione del demagogico processo "più breve" avanti al solo vescovo (magari arteriosclerotico, alcolizzato o peggio!) Copio e incollo l'art. 14 § 1 delle "Regole procedurali":

"Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i [nuovi] canoni 1683-1687, si annoverano per esempio: quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici, ecc."

(si noti anche il "per esempio", rafforzato dall' "eccetera" alla fine: l'elenco non è dunque tassativo ma meramente esemplificativo).

Di per sé solo, dunque, il cosiddetto "matrimonio riparatore", per esempio (quando la "causa del matrimonio" consiste "nella gravidanza imprevista della donna"), non è motivo di nullità, per fortuna. È solo un motivo che consente la celebrazione del "processo breve".

Ora, se questi e simili motivi fossero solo invocati come ragioni di sospetto, magari forte, d'invalidità, si potrebbe fors'anche esser d'accordo. Ma leggiamo il nuovo cànone 1683:

"Allo stesso vescovo diocesano compete giudicare le cause di nullità del matrimonio col processo più breve ogniqualvolta:

1°) la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell’altro;

2°) ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano un'inchiesta o un'istruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità".

Questo modo d'esprimersi è perlomeno ambiguo: se per esempio resulta con certezza il fatto del "matrimonio riparatore", basta questo perché la nullità sia addirittura "manifesta"? Non possibile, non probabile o probabilissima, non presumibile o presunta, no: addirittura "manifesta"!

Magari un'esegèsi non lassista delle norme gli potrà dare, a fatica, un senso ragionevole; ma, sul piano pratico, l'effetto prevedibile sarà una valanga di matrimoni sciolti dal vescovo in quattr'e quattr'otto (si consideri anche l'effetto dirompente del 1° numero dello stesso cànone 1683).

Insomma, io non sono un canonista né un giurista, ma questo linguaggio mi sembra intollerabilmente confuso. In teoria, per esempio, non s'afferma esplicitamente che il solo matrimonio cosiddetto riparatore, anche provato, costituisca motivo di nullità. Ma praticamente, e "pastoralmente", "misericordiosamente"...

C'è qualcosa che non va. Decisamente, qualcosa s'è rotto.

Maso

Luisa ha detto...

È abbastanza sintomatico e rivelatore del clima in cui siamo immersi il poco spazio dato ai motu proprio di Bergoglio dai siti e blog che si sono illustrati nella loro difesa del matrimonio contro le tesi di Kasper e compagni.
Taluni hanno dato la notizia ma senza nessun`ombra di una fosse anche piccola critica o anche riflessione.
Bergoglio ha rivoluzionato il processo di nullità, dando una picconata al matrimonio stesso (checché ne dicano coloro che osano pretendere che al contrario lo avrebbe rinforzato ...) ma la sua decisione sta passando, dopo i titoloni dei media laicisti, nell`indifferenza quasi generale.
Noto anche il silenzio dei Pastori che stanno combattendo la battaglia in difesa della dottrina morale della Chiesa, si sono espressi spesso e in vari modi, oggi tacciono.
Dove sono? Sono stati fulminati?
Bergoglio ha parlato la causa è finita, ma una parola, una reazione, no?

mic ha detto...

Una reazione c'è e del resto anche l'articolo ne parla: intanto un Convegno a Roma il 30 settembre che si concluderà con un appello ai padri sinodali.
Le forze fedeli dovranno pur compattarsi... Ne riparleremo.

Anonimo ha detto...

leggete qui e iniziate a pregare... non che non ce lo aspettassimo, eh...
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-un-appello-confermare-linsegnamento-della-humanae-vitae-e-della-veritatis-splendor-13796.htm
https://www.firstthings.com/web-exclusives/2015/09/an-appeal
humilitas

Luisa ha detto...

La reazione di De Mattei (è a lui che ti riferisci?) l`ho letta e riportata, penso a siti come la Bussola quotidiana, il Timone, i Tempi, Mil, e altri che dimentico, che fanno un lavoro di informazione encomiabile, penso a vescovi, cardinali, "pensatori" cattolici, che si sono espressi in vista del Sinodo, Bergoglio interviene scompigliando le carte", rendendo praticamente vana la loro battaglia (se non il Sinodo) in difesa del Matrimonio e della Comunione, e loro non hanno nulla da dire?

Luisa ha detto...

Anche Magister non ha nemmeno menzionato i due motu proprio, continua a dare la parola ai "per" e ai "contro" ma sui due documenti di Bergoglio non una parola.

appello teologi ha detto...

...
CONCLUSIONI

Alla luce di quanto detto fin qui, noi crediamo che il testo dell’Instrumentum laboris contenga gravi difetti. Esso sembra porsi direttamente in contrasto con gli insegnamenti del Magistero contenuti nella Humanae Vitae e nella Veritatis Splendor. Il paragrafo 137 si presenta infatti come una spiegazione del significato della Humanae Vitae ma in realtà la svuota del suo insegnamento centrale. Non si tratta di un dettaglio secondario, bensì di una grave distorsione del contenuto fondamentale del documento di Paolo VI. Le inadeguatezze e le distorsioni contenute nell’Instrumentum laboris rischiano di avere conseguenze devastanti per i fedeli, che hanno diritto di conoscere la verità del depositum fidei. Infatti, se sarà avallato dal Sinodo, il paragrafo 137 seminerà confusione fra i fedeli. Questi ultimi non saranno indotti ad apprezzare e a vivere l’insegnamento bello e affermativo sulla sessualità che la Humanae Vitae presenta, e saranno confusi riguardo al rapporto fra coscienza e verità morale oggettiva. Ma in ultima analisi la loro confusione non si limiterà all’insegnamento della Humanae Vitae. Permettere che le formulazioni contenute nel paragrafo 137 entrino a far parte dell’insegnamento del Sinodo comporterebbe infatti di poter applicare la logica di questo testo anche ad altri ambiti in cui è in gioco l’insegnamento della Chiesa circa gli atti intrinsecamente cattivi, quali, ad esempio, l’aborto o l’eutanasia.

Non è la prima volta che accade. La mancata espressione del proprio fermo appoggio per l’insegnamento della Humanae Vitae da parte di tanti teologi e persino di molti vescovi e sacerdoti ci ha portato a decenni di disobbedienza all’insegnamento della Chiesa, e in tutti gli ambiti, non soltanto nella sfera sessuale. Il Sinodo rappresenta un’occasione per colmare tale lacuna. Il paragrafo 137 dovrebbe essere respinto e sostituito con una ferma affermazione dell’insegnamento della Humanae Vitae e con una chiara spiegazione del rapporto fra coscienza e norme morali oggettive, così come lo addita la Veritatis Splendor.

Dichiariamo quanto sopra nella nostra qualità di teologi e filosofi cattolici esperti di morale, desiderosi di dare un contributo alla riuscita del Sinodo. Possa quest’ultimo essere sempre guidato dalla verità. È la verità stessa che consente il dialogo, in quanto fornisce i giusti parametri entro i quali il dialogo può svilupparsi. Con il presente appello esercitiamo proprio la parresìa, la franchezza auspicata da Papa Francesco per lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi. Cerchiamo inoltre di fare la nostra parte nel discernimento del bene morale al servizio della Chiesa e di tutti i fedeli (cfr. VS 113).

Anonimo ha detto...

Mic, purtroppo "le forze fedeli" sembrano isolate e in ordine sparso nonché apparentemente esigue e inoltre manca un qualcosa, un qualcuno che possa/sappia catalizzarle e unificarle come si dovrebbe.
Gli "altri" invece sembrano sempre più compatti ed organizzati.
Miles

Luisa ha detto...


«Vogliono cancellare la Humanae Vitae» La rivolta dei "moralisti" contro Kasper e compagni"
di Riccardo Cascioli

Leggo:

"In pratica l’Instrumentum Laboris - formato dai contributi provenienti dalle Chiese di tutto il mondo ma redatto dalla segreteria del Sinodo, guidata dal cardinale Lorenzo Baldisseri e da monsignor Bruno Forte"

Detto questo detto tutto o quasi, in effetti, come sottolinea Cascioli:

"È ovvio infatti che la formulazione del paragrafo 137, con la gravità delle sue affermazioni, non si deve alla sbadataggine o all’ignoranza dei redattori, bensì a una precisa volontà di sovvertire l’insegnamento morale della Chiesa. E le ultime dichiarazioni del cardinale Kasper, ne sono una ulteriore prova."

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-vogliono-cancellare-la-humanae-vitaela-rivolta-dei-moralisti-contro-kasper-e-compagni-13799.htm

Luisa ha detto...

Segnalo:

"Kasper e il federalismo contraccettivo"
di Renzo Puccetti

Estraggo questo passaggio:

"Quando Gesù è asceso al cielo, mica ha detto "andate e ascoltate tutti, meglio se con un bel sondaggio". E non mi pare che le sue parole siano state: "Sono venuto a portare ponti, ponti di dialogo", no, "annunciare", sì proprio così, un annuncio che è "una spada", una lama che avrebbe tagliato persino i legami di sangue.
...
Il confronto apparirebbe impietoso: Gesù parte da solo, non dà retta a nessuno, ne raccoglie una dozzina, dice quel che dice, fa quel che fa e ne raduna attorno a sé miliardi in duemila anni.
Questi, in cinquant'anni, si sono mangiati pressoché l'intero patrimonio di fedeli e sono costretti questuanti a domandare a quelli che ancora si aggirano nelle vicinanze il piatto che vorrebbero assaggiare. E nonostante questo ce li ritroviamo a volere fare i giudici a MasterPastor. Credo che se ci fosse il compianto cardinale Biffi, autore di "Il quinto evangelo", domanderebbe loro: "Siete per caso parenti del commendator Migliavacca?".

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-kasper-e-il-federalismo-contraccettivo-13795.htm

Anonimo ha detto...

Molti non commentano il motu proprio perché il vdr ha messo avanti la sua prerogativa di vicario di Cristo a decidere su questo argomento e, quindi, il buon cattolico non può contestare, checchè ne pensi!

Luís Luiz ha detto...

Eppur la soluzione è così semplice: non è papa.

RR ha detto...

Il buon cattolico non commenta:
- perchè è ancora in vacanza, o è appena rientrato, ed è sommerso da tutto ciò che lo aspetta (libri dei figli, iscrizioni ai corsi dei figli, riprea lavorativa...La data dell'annuncio non è stata scelta a caso, nè la rapidità dello stesso, dagli spin doctors vaticani)
- perchè non sembra così dirompente come sarebbe stato se si fosse autorizzata la Comunione ai divorziati risposati,
- perchè ignora tutte le procedure della sacra Rota,
- perchè spesso di questa si ha una pessima opinione (solo i ricchi e famosi, ecc.),
- perchè il cosiddetto "buon cattolico" è ormai un cattolico "adulto" e/o semplicemente ignorante della sana dottrina, che ha dimenticato o che non ha mai appreso,
- perchè anche lui è sommerso dalla valanga della propaganda pro immigrazione di questi giorni, che fa sembrare non esserci null'altro di cui parlare
- perchè, se è veramente cattolico, ha deciso di archiviare questo periodo come uno di quelli nei quali il papa è inflitto alla Chiesa (cfr Lerino) e piuttosto che polemizzare, prega che il tutto finisca presto, il prima possibile
...

RR

Michele Durighello ha detto...

Non sono e non voglio essere né un teologo né un criticone, non so quanto bene queste semplificazioni facciano al mondo (ormai semplifichiamo tutto con la scusa che abbiamo poco tempo e dobbiamo far molto) ma fondamentalmente se da un lato manca il buon senso tanto caro a Chesterton dall'altro è pur vero che un Paolo Brosio che ha intrapreso (senza entrare nel merito di Medjugorje, a cui io in coscienza credo perchè la Vergine, che è una ed essendo la Madre di chi è Via Verità Vita non può non essere lei stessa cristallina in ogni senso, ha detto che là specifica quanto già detto a Fatima) un vero cammino in sequela Christi si merita davvero una seconda chance..e con la riforma canonica e la comunione ai divorziati risposati si va a toccare almeno una fattispecie in cui è coinvolto..

tralcio ha detto...

Avvenne una ventina di secoli or sono.

Dio si rivelava nella persona del Verbo incarnato, che guida uno sparuto gruppetto di discepoli, molti dei quali affluiti al suo seguito provenendo da quanti aveva raccolto attorno a sè il Battista. Questi pochi non sono tutti ugualmente fedeli. C'è chi se n'è andato scandalizzato dopo il discorso di Cafarnao (Gv 6), c'è chi ha fatto fatica a capire (Pietro a Cesarea e poi anche durante la passione), c'è chi ha proprio venduto il Maestro.

Intanto ci sono i poteri al potere...
Quello sovranazionale di Roma.
Quello locale, galileo, di Antipa.
Quello religioso del Sinedrio...

Al momento buono si ritrovano tutti d'accordo: e il popolo, sobillato, urla "crucifige", preferendo la liberazione di Barabba, un delinquente comune, noto alle forze dell'ordine.

Oggi c'è fin troppo potere coeso attorno al simulacro della cosiddetta civiltà.
C'è quello sovranazionale, che dai propri centri di potere, stabilisce il bene, il male e il politicamente corretto, soprattutto che i debitori paghino i debiti e che chi crea debito possa continuare a creare debitori.
C'è quello locale, tutto attento a ritagliarsi spazi di azione, garantendosi la fetta e promettendo a chi lo lascia governare che non manchino ingredienti per la torta.
C'è quello religioso, che mentre veste i panni della dottrina, celebra una prassi sempre più "globale", adatta al contorno, rigorosamente adogmatica, religiosamente "ONU"...

Dov'è finito il miliardo di cattolici teoricamente "nel mondo ma non del mondo"?
E' finito nella domanda di Gesù (Lc 18,8), posta tra la parabola del giudice iniquo e quella del fariseo e del pubblicano: "il Figlio dell'uomo, alla sua venuta, troverà forse la fede sulla terra?"

C'è poco da augurarsi un compattarsi di chi ha fede...
Il Buon Pastore è stato consegnato ai poteri, il gregge è disperso e procede come può.

Le alternative, per i salvati, in quest'ora sono tre:
-sulla croce di fianco a Gesù, come il buon ladrone
-sotto la croce, con Maria e Giovanni.
-un po' più lontani, a piangere, come Pietro e gli altri.

Astenersi dal pensare ipotesi più eleganti o meno esigenti.
Per la domenica di resurrezione è necessario un transito dal venerdì santo.
Ognuno faccia quel che può. Quel che può un venerdì santo...

Luisa ha detto...

Segnalo l`articolo di Patrizia Fermani:

http://www.riscossacristiana.it/fuggiamo-dalla-misericordia-di-patrizia-fermani/

Come sempre un`analisi lucida e accorata, ma la sua conclusione mi fa dire: abbandonare la Barca per andare dove? E poi sulla Barca c`è il Signore, o no?
Io su quella Barca sono nata e spero morirci, anche se mi sento ai margini, anche se non mi riconosco in chi è al timone, anzi, lui è i suoi aiutanti mi darebbero piuttosto voglia di allontanarmi su una scialuppa di salvataggio, anche se quel che vedo è all`opposto di quel che mi è stato insegnato e mi fa sentire un`estranea , su quella Barca, anche se sembra dormire, c`è Gesù, a meno che...a meno che quel che vediamo corrisponde ad una delle profezie della Beata Emmerich.

Anonimo ha detto...


@ Dio avra' misericordia dei fedeli ingannati? Ancora sul motu proprio - Maso - TRalcio

1. Sarebbe logico pensare che Iddio terra' conto della buona fede dei fedeli ingannati dai cattivi pastori. Tuttavia di cio' non c'e' traccia nel famoso passo in proposito di Ezechiele, 3, 17 ss.: "Figlio d'uomo! Io ti ho posto quale sentinella alla casa di Israele. Quando udrai dalla mia bocca una parola tu li ammonirai da parte mia. Quando io diro' all'empio: tu morrai! se tu non lo ammonisci e non lo avverti di abbandonare la sua via perversa, affinche' possa vivere, egli morra' nella sua iniquita'; ma del sangue di lui io chiedero' conto a te". Dunque, coloro che vengono abbandonati dai "pastori assassini"[di anime], muoiono nella loro iniquita' e del loro sangue e' responsabile il pastore infedele. Il fatto che il testo dica: "morra' nella sua iniquita'" fa pensare che il fedele non potra' invocare la desistenza del pastore a sua giustificazione. La condanna del fedele implica qui l'esistenza del libero arbitrio, grazie al quale il fedele aveva il dovere di rendersi conto della malafede del pastore desistente. Quanti oggi non dicono, privatamente: "Si' certo, c'e' qualcosa che non va nella Chiesa oggi, pero' se lo dicono loro che bisogna pensare e fare cosi', noi che cosa possiamo fare?". Ma, dice il Vangelo, anche i tiepidi saranno "vomitati" fuori da Dio, andranno all'inferno, poiche' "i tiepidi" e "conformisti" sono spesso ipocriti e nascondono tutti i talenti che Dio abbia fatto aver loro.

2. La Chiesa ha sempre distinto nel matrimonio "impedimenti impedienti" e "impedimenti dirimenti" (Codice del 1917) Nel primo caso, il matrimonio, pur illecito, resta valido. I secondi vietano in modo assoluto il matrimonio e impediscono di contrarlo validamente, rendendolo nullo. Gli impedimenti dirimenti della vecchia disciplina, "oltre a quelli insiti nell'essenza stessa del matrimonio e desumibili dai principi generali che lo reggono (quali l'identita' del sesso e l'incapacita' di intendere e di volere) sono tredici, indicati tassativamente nel Codice: aetas, impotentia, ligamen, disparitas cultus, ordo sacer, votum solemne, raptus, crimen, consanguineitas, affinitas, publica honestas, cognatio spiritualis, cognatio legalis, quest'ultima solo in quelle regioni ove per le locali leggi civili costituisca corrispondente impedimento dirimente e nei medesimi gradi"
(F.A.D'Avack, "Corso di diritto canonico. Il matrimonio, I, Giuffre' Milano, 1916, p. 103).
Il Codice del 1983 ha sostanzialmente mantenuto queste categorie (can. 1083-1094). Valeva dunque il principio che i casi di impedimenti che provocano la nullita' erano tassativamente elencati nel codice. Ora, con il motu proprio abbiamo si' un elenco di tali casi, ma: 1. un elenco aperto con 2. l'introduzione di casi nuovi, quali "la mancanza di fede" che apre le porte al soggettivismo 3. La possibilita' conferita al vescovo-giudice e alla sua commissione, dato il carattere "aperto" della lista, di elaborare fattispecie non espressamente previste, in nome dell'adattamento alle esigenze sociali sempre nuove e mutevoli.
3. Tralcio: PIetro e gli altri, piu' che correre a piangere di nascosto, se l'erano squagliata per paura di essere ammazzati. "Sotto la Croce" di Cristo crocifisso dal tradimento dei chierici chi ci corre, oggi? Chi se ne sta inguattato ad aspettare la Palingenesi, pregando si capisce? PP

marius ha detto...

"1°) la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell’altro;"

Conosco il caso di una donna che ha subíto il tentato omicidio da parte del marito. Ha dovuto allontanarsi da lui in modo da non poter essere più raggiunta. Malgrado il giudice le avesse dato ragione e avesse diritto agli alimenti da parte del marito, lei per questione di sopravvivenza fisica ha dovuto rinunciarvi e fuggire lontano.
Quell'individuo non darà mai il suo consenso per inoltrare unitamente alla moglie un'istanza di nullità. Questa donna è tagliata fuori? Il suo caso non è contemplato dalla nuova misericordia?

Anonimo ha detto...


@ Ancora sul motu proprio che riforma la procedura del Dir. Can. - CONCLUSIONE

In base a quanto visto, possiamo allora concludere nel seguente modo.

1. Si mantengono ovviamente i tradizionali impedimenti dirimenti per il matrimonio di cui ai cann. 1083-1094 del Codice vigente.

2. Viene solamente riformata la procedura per le cause di dichiarazione di nullita'. Pero'
questa riforma solo procedurale incide anche sul diritto sostanziale (cosa non infrequente nella storia del diritto). Cio' risulta in particolar modo dall'istituto del "processo matrimoniale piu' breve davanti al Vescovo". Questo "processo piu' breve", si dice, "viene stabilito per risolvere i casi di nullita' piu' evidente". L' art. 14 par. 1 delle regole procedurali, contiene l'ormai famoso elenco a p e r t o delle "circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullita' del m. per mezzo del processo piu' breve". Tra queste "circostanze", la prima e' la famigerata "mancanza di fede". Essa individuerebbe "un caso di nullita' piu' evidente"! Questo nutrito e perfettibile elenco si aggiunge quindi a quello tradizionale contenuto nei canoni sopra citati, elenco tassativo, stabilito dal Codice, che non si suppone riguardi il "processo piu' breve" ma quello piu' lungo, per cosi' dire, sia pure semplificato dalla riforma. La valutazione dell'esistenza di queste "circostanze", come si e' detto, e' lasciata al Vescovo stesso assistito da una "commissione". Certo, il processo potrebbe anche concludersi con una reiezione della pretesa di una o di tutte e due le parti perche' il vescovo si convince, per esempio, che la fede invece c'era. Ma, in pratica, non si vede come possa il vescovo convincersi di una cosa del genere, la cui dimostrazione dipende da una semplice dichiarazione di volonta' della parte interessata, relativamente ad un suo modo di sentire in un certo momento del passato.
La riforma di procedura per questa via giunge quindi ad ampliare alquanto la fattispecie degli impedimenti dirimenti del matrimonio, grazie all'ampia gamma di impedimenti previsti per il "processo piu' breve" e alla coeva discrezionalita' lasciata al vescovo-giudice di individuarli ed ammetterli al "processo breve". PP

Ban Josip ha detto...

Dunque, secondo il motu proprio sulla nullità dei matrimoni, il matrimonio celebrato per l"imprevista gravidanza della donna" è causa di nullità.
Ci sarebbe da mettersi a ridere, invece c'è solo da piangere. In questi casi, la Chiesa ha sempre suggerito di celebrare il matrimonio, adesso avviene l'esatto contrario, questo diventa un motivo per autorizzarne la distruzione
Francesco ha autorizzato il divorzio e distrutto l'indissolubilità del matrimonio.

hr ha detto...

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/motu-proprio-moneta.aspx
Nullità matrimoniali - l'esperto Paolo Moneta: «Vescovi nei processi? Più pastori che giudici»
Rendere più snello il processo di nullità, sottolineare con più forza il ruolo decisionale del vescovo diocesano per un obiettivo specificamente pastorale, eliminare inutili lungaggini che finivano per ripercuotersi sui fedeli. Ecco i tre obiettivi che hanno indotto il Papa ad abbreviare i tempi, pubblicando a circa tre settimane dall’inizio del Sinodo la riforma del processo canonico. Lo osserva da Gaeta, dove è in corso il convegno annuale dell’Associazione canonistica italiana, il professor Paolo Moneta, che da molti anni ne è il presidente, docente all’Università di Pisa. Di processo di nullità, in questi mesi, si è occupato molto, perché ha fatto parte della commissione incaricata dal Papa per predisporre lo schema della riforma.
D.Come mai la mancanza di fede tra le cause per arrivare al rito abbreviato?
R.Ma no, quello del Papa è solo un esempio per spiegare che la mancanza di fede può essere propedeutica a un motivo di nullità. Di per sé infatti la mancanza di fede non era causa di nullità prima e non lo è neppure oggi.

D.Ma come si fa a condividere i fondamenti del matrimonio cristiano se non si crede?
R.È da tempo che si discute sul fatto che la mancanza di fede possa pregiudicare la validità del matrimonio. Ma il matrimonio è anche un istituto naturale ed è sempre prevalsa l’idea che la mancanza di fede non possa essere da sola motivo di nullità. Certo, l’indissolubilità del matrimonio è più difficile da accettare se uno non ha fede. Diciamo che la mancanza di fede provoca un rischio, un substrato particolarmente favorevole alla nullità. Ma nulla più. Il Papa insomma non è intervenuto sulla casistica della nullità, che rimane tale e quale.

D. Qualcuno ha fatto notare un rischio clericalizzazione del processo di nullità?
R.Ma no, anzi c’è una maggior valorizzazione dei laici che ora possono essere due in un collegio, sempre comunque presieduto da un chierico. Prima nel collegio c’erano due chierici e un solo laico.

marius ha detto...

"Dunque, secondo il motu proprio sulla nullità dei matrimoni, il matrimonio celebrato per l"imprevista gravidanza della donna" è causa di nullità."

Ma scusate, non è notizia di qualche giorno fa che il vdr toccava benedicendo o benediceva toccando le pance delle mammine che erano rimaste incinte fuori dal matrimonio?

A meno che il vdr in questo "motu proprio" intendesse il caso in cui il padre del bambino non fosse lo sposo, ma allora avrebbe dovuto specificarlo, non vi pare?

Luís Luiz ha detto...

Per salvare la Fede dopo Bergoglio, sono necessarie tante ipotesi ad hoc come per salvare il sistema ptolemaico dopo Newton.
Per tutta sana epistemologia, la semplicità è criterio decisivo nella scelta della soluzione dei problemi.
Non è papa.

ettore ha detto...

CIRCA LA NULITA' COME INTERPRETARE LE PAROLE del professor Paolo Moneta, che da molti anni ne è il presidente, docente all’Università di Pisa? Di processo di nullità, in questi mesi, si è occupato molto, perché ha fatto parte della commissione incaricata dal Papa per predisporre lo schema della riforma.

Domanda.Come mai la mancanza di fede tra le cause per arrivare al rito abbreviato?

Risposta.Ma no, quello del Papa è solo un esempio per spiegare che la "mancanza di fede può essere propedeutica a un motivo di nullità. Di per sé infatti la mancanza di fede non era causa di nullità prima e non lo è neppure oggi".

Domanda.Ma come si fa a condividere i fondamenti del matrimonio cristiano se non si crede?

Risposta.È da tempo che si discute sul fatto che la mancanza di fede possa pregiudicare la validità del matrimonio. Ma il matrimonio è anche un istituto naturale ed è sempre prevalsa l’idea che la mancanza di fede non possa essere da sola motivo di nullità. Certo, l’indissolubilità del matrimonio è più difficile da accettare se uno non ha fede. Diciamo che la mancanza di fede provoca un rischio, un substrato particolarmente favorevole alla nullità. Ma nulla più. Il Papa insomma non è intervenuto sulla casistica della nullità, che rimane tale e quale.

mic ha detto...

Ettore,
Siamo al culmine della confusione.
Mentre su “Avvenire”, come ricordi citando anche il seguito, il canonista Paolo Moneta sostiene che “la mancanza di fede non era causa di nullità prima e non lo è neppure oggi”, nella presentazione dei motu proprio, mons. Pinto, esalta “la novità del pontificato di Francesco” e parla del “sacramento celebrato senza fede” che porterà a uno “smisurato” numero di nullità “per l’evidente assenza di fede come ponte verso la conoscenza e quindi la libera volontà di dare il consenso sacramentale”.
Dunque l'assenza di fede è configurata, ex novo, come una delle cause di nullità. Come esaurientemente spiegato da Pasqualucci, un dato soggettivo e non incidente sulle caratteristiche del matrimonio naturale prim'ancora che di quello sacramentale, prende il posto dell'oggettività più che mai necessaria per ogni valutazione seria e fedele agli insegnamenti del Signore. Come già detto è un dato che può incidere sui frutti e non sulla validità del sacramento; ma se viene inserito tra le cause di nullità, il cambiamento è evidente e sconcertante. Senza peraltro le finora indispensabili motivazioni teologiche: si produce un elenco sommario, con un etc, che lascia al vescovo locale l'apertura ad una ulteriore 'casistica' dettata dalle solite ragioni 'pastorali'. E' lo sfaldamento de la Catholica...

hr ha detto...

Quest sono i siti delle associazioni dei canonisti italiani.Al momento non ci sono commenti ai Motu propri.
http://www.ascait.org/
Associazione Canonistica Italiana: eletto il nuovo Presidente - Mons. Erasmo Napolitano,
in sostituzione del prof. Moneta.

http://www.iuscanonicum.it/

segnalo anche:
http://www.ncregister.com/blog/edward-pentin/pope-attacked-over-motu-proprio-cardinal-kasper-reasserts-his-proposal/

Anonimo ha detto...

Si discute e ci si arrovella sul nuovo percorso che porta alla dichiarazione di nullità del matrimonio religioso da parte della Chiesa e sfugge a tutti che il vero problema oggi è natura ben diversa.
Un esaustivo e interessante articolo di Roberto Volpi "Gira la Rota" su "Il Foglio" di oggi ne illustra la drammatica natura.

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/09/13/matrimonio-religioso-in-calo-in-italia-sacra-rota___1-v-132663-rubriche_c122.htm

Qualche passaggio:
«Nella provincia di Milano, dove il tasso di nuzialità è ai minimi termini mondiali, essendo appena la metà di quello europeo (2,2-2,3 matrimoni annui ogni mille abitanti), si celebrano in chiesa, tenetevi forte, 0,8 matrimoni all’anno ogni mille abitanti. Nella più grande diocesi del mondo è come se il matrimonio religioso fosse entrato in terapia intensiva, senza che nessuno sappia che fare per rianimarlo. Né va molto meglio negli altri centri nevralgici del paese. Si celebrano 0,9 matrimoni religiosi l’anno ogni mille abitanti nella provincia di Bologna e 1, dicasi uno, in quelle di Firenze e Roma. No, dico, se ne accorgono o no, da quelle parti, che nessuno più entra in chiesa per sposarsi?».
E ancora:
«Non si tratta di un semplice segnale, considerando che questa tendenza si va vieppiù consolidando da un bel po’ di anni a questa parte, ma di un potentissimo monito rivolto alla chiesa, alle gerarchie ecclesiastiche, allo stesso papa Francesco. Perché, parliamoci chiaro, finiti che siano i matrimoni religiosi in occidente (ed è questa la china) la chiesa è destinata a un’involuzione che la rinchiuderebbe nel terzo mondo – sempre che per allora ancora esista, il terzo mondo».

Anonimo ha detto...


@ il papa non e' intervenuto sulla casistica della nullita', che rimane tale e quale?

Lo sostiene un illustre accademico, intervistato su Avvenire. La famosa "mancanza di fede" sarebbe solo "proposta come propedeutica ad un motivo di nullita'". Che cosa si vuol dire esattamente con questo? Che tale mancanza aprirebbe la strada alla presenza di un motivo di nullita'? Quale motivo? Uno di quelli gia' elencati tassativamente nel Codice? P.e. l'impotenza "copulativa antecedente e perpetua", o un'eta' inferiore ai 16 anni per l'uomo o un precedente matrimonio, l'esser "costituito nei sacri ordini", etc. Non si riesce a vedere il nesso tra la "mancanza di fede" e questi requisiti assolutamente oggettivi per la validita' del matrimonio (avere l'eta' minima richiesta, non esser impotente, non esser prete, non esser gia' sposato etc.). Tali requisiti prescindono del tutto dalle intenzioni e dal modo di sentire dell'individuo o no? E allora come si puo' collegare ad essi "la mancanza di fede", fatto puramente interiore?

GUARDIAMO ALLA NUOVA PROCEDURA. Il giudice, "prima di accettare la causa deve avere la certezza che il m. sia irreparabilmente fallito, in modo che sia impossibile ristabilire la convivenza coniugale" (can. 1675). Una volta ammessa la causa, il giudice deve stabilire se debba trattarsi con il processo ordinario o con il processo piu' breve, davanti al Vescovo diocesano. I requisiti formali per potersi avere il processo piu' breve sono due: 1. quando la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell'altro; 2 quando ricorrano circostanze di fatti e persone, sostenute da testimonianze e documenti che non richiedano una inchiesta o una istruzione piu' accurata, e rendano manifesta la nullita' (can. 1683). Pertanto, le famose "circostanze" di cui all'elenco aperto di cui sopra, tra le quali la "mancanza di fede", devono esser tali da render di per se stesse "manifesta la nullita'". Non vedo come si possa applicare a queste "circostanze" la qualifica di essere semplicemente "propedeutiche" ossia introduttive, meramente indiziarie della nullita', quando il codice riformato dice che "rendono manifesta la nullita' senza bisogno di "inchiesta o istruzione piu' accurata". Se la "rendono manifesta" sono intese come p r o v e e non come meri indizi.
Da notare poi il punto 1. Un coniuge d'accordo con l'altro o tutti e due assieme si accordano per andare dal vescovo e dirgli candidamente: che lui o lei o tutti e due non avevano la fede al tempo delle nozze.
Qualcuno ha gia' notato che la "circostanza" della mancanza di fede puo' porre problemi di coscienza per il passato. In Italia, p.e., sappiamo che in passato spesso il marito non era credente, pur rispettando la religione cattolica (e spesso non lo era per motivi politici). La fede la mantenevano sopra tutto le mogli, le nonne, insomma la componente femminile. Allora tutti quei matrimoni dovrebbero considerarsi invalidi retroattivamente? Tutto cio' e' assurdo. Questa normativa non si puo' accettare. PP

ettore ha detto...

In relazione alle affermazioni di Moneta, alcuni scrivono che il testo edito sia diverso da quello predisposto dalla Commissione.
Non so se l'interpretazione che ne fa Pinto sia quella autentica, le regole procedurali recitano letteralmente "art. 14 § 1. Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i cann. 1369-1373". De jure è solo uno degli aspetti di LEGITTIMAZIONE a trattare la causa, non è UNA CERTEZZA DELL'ESITO del processo stesso. Teniamo presente anche quanto recitano articolatamente i cann. 1369-1373. Non dimentichiamo che il Vescovo giudica, ma partecipano al processo oltre alle due parti anche il DIFENSORE DEL VINCOLO, il quale può sempre appellare la sentenza per altri due gradi. Non riesco proprio ad immaginare un'associazione ... contra Ecclesiam.
Vedremo se al Sinodo emergeranno contrarietà e resistenze, stanti alcune avvisaglie di cui già si mormora. Vedremo quale sarà poi l'applicazione pratica effettiva.
Pregando, confido nell'azione dello Spirito Santo che farà riconoscere ciò che è bene.

hr ha detto...

http://www.iltimone.org/33640,News.html

Poiché pretendiamo di aver celebrato i funerali di Dio, come possiamo meravigliarci del fatto che un mondo senza la presenza di Dio sia diventato un inferno? La morale, l’amore, la libertà, la tecnica e la scienza non sono niente senza Dio. L’uomo può costruire le opere più splendide, non saranno che castelli di sabbia e chimere instabili se non sono riferite a Dio.
Card.Sarah

ettore ha detto...

Oggi la Chiesa ricorda San Giovanni Crisostomo: qualche pastore prenderà esempio da Lui!

Giustamente parliamo di crisi del matrimonio, ma prima ancora di crisi della famiglia, di crisi della FEDE, la luce e la gioia che da essa deriva come ricorda San Paolo:
«Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (Rm 8, 28)

http://www.iltimone.org/33592,News.html

hr ha detto...

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-strana-teoria-di-schonbornsulle-convivenze-13800.htm

RR ha detto...

Nella diocesi di Milano non si celebrano più matrimoni....

Chi sono stati gli ultimi arcivescovi di Milano?...

Da quanto tempo, non solo a Milano, ma in tutto l'orbe cattolico, non si sente una predica nella quale il celebrante non insegni che cos'è l'amore cristiano, il matrimonio e la famiglia cristiana, anzi meglio, cattolica? come educare i figli cattolicamente? da quanto tempo ai corsi prematrimoniali, ma anzi prima, al catechismo i genitori ed i catechizzandi non sentono più quello che sentivamo noi, che ci faceva venire il timor e l'amor di Dio, e quindi il desiderio di fare come Lui ci chiedeva, per quanto difficile, e soprattutto nonostante le nostre fragilità ?
Io so che mi sono sentita finalmente serena ed in pace, e felice, con "la coscienza a posto", la mattina dopo le mie nozze (1997, non l' Ottocento), cioè quando mi sono resa finalmente e completamente conto che quello accanto a me non era sostanzialmente un estraneo, ma l' altra metà dell' "un solo corpo ed una sola anima", benedetta dal Signore, e che questa benedizione mi avrebbe d'ora in poi aiutata nella mia vita di sposa, moglie e, grazie a Dio (non ero sicurissima di diventarlo) madre.
M se non mi fossero state insegnate tante cose da piccola, se avessi avuto l'esempio di mia madre, ma non solo, se non avessi ascoltato ciò che allora diceva la Chiesa, mi sarei sentita così?

Forse sono un po' particolare, ma questa distruzione della famiglia, del matrimonio, non da parte dello Stato laico, ma della stessa "Chiesa", mi fa veramente star male.

RR

hr ha detto...

L'Angelus di Papa Francesco, commentando il Vangelo di Marco 8, 27-35, leggendo, ha detto:
Mettersi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce - tutti l’abbiamo… - per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del successo, della gloria passeggera, ma quello che conduce alla vera libertà, quella che ci libera dall’egoismo e dal peccato. Si tratta di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio “io” e i propri interessi al centro dell’esistenza: questo non è ciò che Gesù vuole da noi! Invece, Gesù ci invita a perdere la propria vita per Lui, per il Vangelo, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica. Siamo certi, grazie a Gesù, che questa strada conduce alla fine alla risurrezione, alla vita piena e definitiva con Dio. Decidere di seguire Lui, il nostro Maestro e Signore che si è fatto Servo di tutti, esige di camminare dietro a Lui e di ascoltarlo attentamente nella sua Parola – ricordatevi: leggere tutti i giorni un passo del Vangelo – e nei Sacramenti.
Ci sono giovani qui in piazza: ragazzi e ragazze. Io vi domando: avete sentito la voglia di seguire Gesù più da vicino? Pensate. Pregate. E lasciate che il Signore vi parli.
La Vergine Maria, che ha seguito Gesù fino al Calvario, ci aiuti a purificare sempre la nostra fede da false immagini di Dio, per aderire pienamente a Cristo e al suo Vangelo.

Anonimo ha detto...

Una autoritad divina debe ensenar con autorità divina, porque no son los hombres quienes definen la verdad, sino el Espiritu Santo, que no puede enganar ni enganarse.

hr ha detto...

http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/09/sofismi-di-un-cardinale-christoph-schonborn/

ettore ha detto...

http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/09/sofismi-di-un-cardinale-christoph-schonborn/
Enrico Maria Romano scrive:
Ogni cattolico è cosciente dell’importanza speciale che ha la Chiesa gerarchica nell’ordine della salvezza. Basti dire che il dogma o assioma dell’extra Ecclesia nulla salus fa parte di quel patrimonio dogmatico che nessun Concilio, Sinodo o Sommo Pontefice potrà mai scalfire o amputare di uno iota. Così come nessuna autorità della Chiesa potrà mai abrogare un solo articolo del Credo, neppure uno dei sette sacramenti o rinnegare l’assoluta assenza di errore nelle Sacre Scritture e tutti gli altri dogmi definiti (cf. Ad tuendam fidem).

D’altra parte, e quasi come un bilanciamento rispetto ai doveri che ogni fedele cattolico ha
verso la Chiesa, esistono a norma del diritto canonico molti diritti che i battezzati vantano nell’esercizio della loro vita di fede.
Così, seguendo il Codice del 1983:
(can. 210)Tutti i fedeli, secondo la propria condizione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre una vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione .
(can. 211)Tutti i fedeli hanno il dovere e il diritto di impegnarsi perché l’annuncio divino della salvezza si diffonda sempre più fra gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo.
(can. 212 § 2)I fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri .
(can. 212 § 3)In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori.

E’ quindi con timore e tremore che bisogna analizzare quanto dicono, scrivono e fanno i sacri Pastori della Chiesa. Ma al contempo con la consapevolezza di rendere un servizio alla Chiesa stessa, promuovendo la sua crescita, ricordando alle autorità le necessità spirituali dei fedeli ed eventualmente correggendo o almeno segnalando delle problematicità. Solo il Papa infatti ha il dono insigne dell’infallibilità in docendo e non i singoli teologi, pastori o porporati.
La recente intervista del Cardinal Schònborn presenta molte e palesi problematicità ed è bene offrire ai fedeli quei chiarimenti che si impongono per evitare che essi risultino ingannati da una pastorale che nasconde più che rivelare il pensiero della Chiesa, soprattutto sui temi del matrimonio e della famiglia.


invito a leggere sul link, l resto dell'interessante aricolo.

Anonimo ha detto...


@ Ettore - ancora sul motu proprio

Ma quando le due parti (per divorziare di comune accordo) vanno davanti al vescovo a dirgli che pochi o tanti anni prima, al momento del matrimonio, non avevano la fede, che cosa puo' opporre il Difensore del vincolo? Come puo' dimostrare che stanno mentendo? O che la loro affermazione e' in effetti indimostrabile? In ogni caso tale "indimostrabilita'" che rilevanza processuale avrebbe? E da quali "fatti concludenti" dovrebbe risultare la loro "mancanza della fede" al momento del matrimonio? E su che base potrebbe il difensore del vincolo appellarsi? La mancanza della vera fede al momento del matrimonio puo' risultare solo da unilaterali dichiarazioni (posteriori) dei diretti interessati, interessati a farlo credere per rompere il vincolo.
E se non mentono perche' effettivamente, essendo tiepidi cattolici, non avevano la giusta nozione sovrannaturale del matrimonio cattolico, di Sacramento celebrato dagli sposi con il fine primario della procreazione? Vale quanto detto da GPII, e' sufficiente la nozione naturale del matrimonio, del viver insieme (fedelmente) peer metter su una famiglia, secondo natura. Ma prima di sposarsi, la coppia non veniva sempre istruita dal parroco sul significato del matrimonio? La natura del matrimonio cattolico veniva pur spiegata in modo in genere semplice e chiaro. E non la capivano? Grande o piccola che fosse la loro fede, sposandosi in chiesa, accettavano di sposarsi secondo quel chiaro concetto di matrimonio cattolico del quale erano i ministri. La loro era una libera adesione dell'intelletto all'insegnamento della Chiesa. Parlare di "mancanza di fede" mi sembra pertanto del tutto assurdo perche' si entra in un sfera interna assai difficile da determinare. Sicuramente non c'era una mancanza di conoscenza, perche' il senso del matrimonio cattolico era loro spiegato con chiarezza. Bisognerebbe ipotizzare l'esistenza di una sostanziale doppiezza, che uno o tutti e due non credessero nella verita' di cio' che pur capivano e cui esteriormente assentivano. Ma qui entriamo appunto in un campo praticamente impossibile a scandagliarsi, direi. E in cui ogni dimostrazione "oggettiva", risultante cioe' da riscontri fattuali, sembra del tutto preclusa. PP

Anonimo ha detto...

Il difensore del vincolo deve prenderne atto e nulla può opporre io credo, se entrambi i coniugi sono interessati a sostenere la pregressa mancanza di fede per giungere così alla dichiarazione di nullità del vincolo.
E tuttavia per far questo è necessario ci sia da parte di entrambi un fine ben preciso, altrimenti non vedo quali vantaggi possono trarre e poi è necessario valutare quali ricadute la dichiarazione di nullità della Chiesa produce sul vincolo civile e in particolare sugli obblighi che da questi derivano.
Moltissimi si sono sposati in chiesa per motivi scenografici o per accontentare il coniuge e nonostante questo sono riusciti a costruire un rapporto saldo da cui non hanno nessuna intenzione di separarsi.

ettore ha detto...

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-io-in-attesa-di-sentenza-dico-che-questa-riforma-e-positiva-13817.htm
Non dimentichiamoci che nelle cause di nullità non esiste la ricerca del colpevole, nessuno assume torti o ragioni e i procedimenti non sono incentrati sulla ricerca della giustizia, come la conosciamo nei tribunali civili o penali. Il vero tema di questi processi è capire se chi ha contratto un matrimonio cristiano lo ha fatto in piena libertà, conoscendone il valore spirituale e sacramentale ed essendo pienamente consapevole delle promesse fatte davanti a Dio, per Lui e con Lui. La centralità di questi processi resta quella di accertare la validità o meno del vincolo e non quella di accontentare le parti in un modo o nell’altro. Promettere di “accogliere i figli che il Signore vorrà donarvi” e poi scegliere deliberatamente di non averne, rende nullo un matrimonio cristiano indipendentemente da quello che due coniugi intendono sostenere come capo di nullità. In molti casi infatti anche i capi di nullità, in corso d’opera, si scoprono diversi da quelli presentati inizialmente e molte sentenze vengono emesse con motivazioni differenti dai capi con cui sono state introdotte.
Vorrei toccare un ultimo aspetto, che ritengo quello fondamentale. Nessuno di noi conosce il cuore dell’uomo. Da cristiani sappiamo che solo in Dio riposa l’anima nostra. Solo Dio ci conosce veramente. Il Papa ha detto in più occasioni che la Chiesa celebra troppi matrimoni e che semplificare i processi è solo parte del “problema”. Sarebbe ben più urgente preparare bene e per tempo dei saldi matrimoni cristiani che correrebbero meno rischi, piuttosto che sciogliere dopo quelli “dubbi”. Siamo tutti consapevoli della grande crisi della famiglia che è il cuore del Sinodo di cui fanno inevitabilmente parte i temi “nullità” e “divorziati risposati”, anche se in tanti vorrebbero far finta che non è così.



Della crisi della famiglia fanno parte anche le famiglie lontane, quelle risposate, quelle scoppiate, quelle divise di fatto anche se non di forma, ecc. Fare a meno di farci caso, come se fossero anime che non ci riguardano perché ci pare che non siano “conformi alla norma”, non ci esime dal cercare anche per loro una via di comprensione e di misericordia. In fondo credo che questo volesse dire il Papa: sensibilizzare ognuno di noi a non sentirci mai troppo perfetti o migliori di altri… perché “la legge fu data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità vennero per mezzo di Cristo” (Giovanni 1, 17).

Rr ha detto...

Io, in attesa di sentenza, dico...

Cicero "pro domo sua".

Rr

Anonimo ha detto...

Ne aveva già dato prova con la questione dei due omosessuali conviventi, da lui definiti "puri"... Non so cosa succeda nella sua mente, né in quella di molti altri consacrati e laici, ma queste tenebre sono opera del nemico, e dobbiamo molto pregare perché siano dissolte, per intercessione del Cuore Immacolato di Maria Santissima e dolcissima

Ulisse Di Bartolomei ha detto...

Libro sulla mia esperienza in una setta mistica, scaricabile gratuitamente. Per i divorziati o lo stanno per fare, anzitutto se con figli, il testo contiene dei preziosi suggerimenti. Vi aiuterà a non farlo, oppure, se proprio dovete, evitare conseguenze "troppo" peggiori.


http://lasindromedelpiccolodio.blogspot.it/