Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 12 settembre 2015

Silvio Brachetta. Il profeta disarmato della misericordia divina che difese la libertà e l'unità dell'Europa cristiana

La festa di oggi, che celebra il Santissimo Nome di Maria, fu estesa alla chiesa universale dal Beato Innocenzo XI in ringraziamento per la vittoria di Vienna del 1683 : la sconfitta dei Turchi musulmani che minacciavano l'Europa cristiana.
Oltre al Beato Marco d'Aviano, protagonista dell'epico evento, va ricordato anche il paziente e decisivo lavoro diplomatico di Innocenzo XI nel formare una coalizione di stati cattolici capaci di sventare il pericolo musulmano. Egli sognava addirittura di riconquistare Costantinopoli, attraverso un'ardita alleanza tra europei e persiani che mai si realizzò. Il papa della crociata contro i turchi fu beatificato da Pio XII nel 1956: cinquant'anni dopo, nel 2006, Benedetto XVI ha pregato scalzo nella moschea blu di Istanbul, davanti al "mihrab", la nicchia che indica la direzione della Mecca.
Silvio Brachetta, per ricordare la figura del Beato padre Marco d'Aviano, in questo 12 settembre, ha scritto un articolo per Vita Nuova: Il profeta disarmato della misericordia divina che difese la libertà e l'unità dell'Europa cristiana. Lo riportiamo di seguito.

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Addì 8 settembre 1676 un quarantacinquenne frate cappuccino varcava il portone del monastero benedettino di San Prosdocimo, presso Padova. Munito dell’apposita patente di predicazione, ottenuta per una sua peculiare capacità oratoria, era stato inviato a tenere il consueto Panegirico dell’Assunta, nella chiesa attigua al monastero. Non tutte le monache, però, assistettero alla funzione: una di esse - Vincenza Francesconi - benché desiderosa di ascoltare il padre, si trovava allettata a causa di un male che la tormentava da tredici anni.

Avvertito del problema, il cappuccino fece proposito di benedirla, eventualmente nel corso di una sua visita successiva. Venti giorni dopo eccolo di nuovo a San Prosdocimo, per un discorso sulla natività di Maria. Questa volta era presente anche Vincenza, sostenuta dalle consorelle. Al termine della preghiera comunitaria il frate cercò di confortare l’inferma e le disse di confidare in Dio. Infine la benedisse, come di solito si fa con i malati. L’attimo dopo tutta l’attenzione dei presenti fu sulla monaca, che cominciò a gridare: «Sono guarita»! Beh - disse il frate, più stupito delle benedettine - «se è così come dite, andate su e giù per quelle scale»! E così avvenne: la Francesconi percorse la rampa di corsa, nel tripudio generale delle presenti.
Guerriero e taumaturgo
Non fu un avvenimento isolato. Da quel giorno questo tal frate - al secolo Carlo Domenico Cristofori (1631-1699) - acquistò dal Cielo il dono particolare della taumaturgia e con la semplice benedizione era in grado di ridare la vista ai ciechi o di far camminare gli storpi. E ciò fu sufficiente ad accrescerne la fama poiché, come nel caso di Gesù Cristo, le folle sono portate a badare a qualcuno specialmente nel caso ne ricevano un beneficio personale. Il Cristofori dovette così accettare, suo malgrado e con grande mortificazione, il potente carisma divino. Se ne fece una ragione, perché sapeva bene che Dio elargisce i sui doni e manifesta la sua volontà a chi vuole, quando vuole e come vuole, senza dover per questo preavvisare o rendere conto all’uomo di alcunché.

Nato a Villotta, presso la città friulana di Aviano, Carlo Domenico Cristofori risentì fortemente del «clima epico determinato dalla guerra di Candia [Creta], combattuta in quegli anni tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Ottomano» (dalla scheda sul beato, sito del Vaticano). Abbandonò quindi il collegio dei Gesuiti di Gorizia dove, adolescente, frequentava gli studi primari e si diresse verso Capodistria, «disposto a dare anche il suo sangue per la difesa della fede», contro i turchi (ibid.). Durante la breve permanenza presso un convento francescano ebbe modo, però, di maturare la propria vocazione, orientando il suo desiderio di martirio verso la vita religiosa e l’apostolato. Fu così che nel 1648 entrò come novizio a Conegliano per poi, l’anno seguente, emettere i voti religiosi, con il nome autoimpostosi di Marco d’Aviano. Solo dopo il regolare corso settennale di studi filosofici e teologici, fu ordinato sacerdote a Chioggia, nel 1655.

L’attività di padre Marco era fondata sulla semplicità, sul nascondimento, sulla costanza e sullo zelo: predicava un po’ dovunque, soprattutto durante l’Avvento e la Quaresima e, in modo speciale, nei conventi e nei monasteri. Era bravo e scrupoloso, ma nulla faceva presagire che, prima del miracolo di San Prosdocimo e dei successivi, la sua vita da ritirata divenisse pubblica e che fosse tra i protagonisti di una vicenda notevole per l’Europa e per il futuro stesso del cristianesimo in Occidente.
Vienna sotto l’assedio turco
Fermare l’avanzata verso nord degli ottomani, nell’Europa del secolo XVII, sembrava un’impresa del tutto irrealizzabile. O, almeno, non c’era alcuna sicurezza che in futuro l’Occidente avrebbe potuto reggere stabilmente l’offensiva. L’Europa usciva indebolita dalla guerra dei Trent’anni, che aveva opposto cattolici e protestanti. Dopo la pace di Westfalia (1648) il continente europeo era un mosaico costituito da centinaia di stati, staterelli e regni, per nulla omogenei. Senza contare l’indebolimento causato da carestie e pestilenze varie. Gli avvenimenti precipitarono durante l’estate del 1683: il gran visir Kara Mustafa Pasha radunò un esercito di centocinquantamila uomini alle porte di Vienna, cingendola d’assedio. Già tutta la Grecia, i Balcani, la Moldavia e la Transilvania erano in mano ai turchi, contrastati però dalla Casa d’Austria negli anni precedenti.

Solo un sodalizio provvidenziale, tra i diversi poteri della cristianità, avrebbe potuto salvare l’Europa dalla catastrofe: serviva un qualche uomo di genio, di sintesi, che sapesse vedere oltre gli interessi di parte. E la Provvidenza, anche in questo caso, diresse gli eventi in modo prodigioso. Non una, ma più personalità s’imposero sulla scena. Il pontefice Innocenzo XI, in particolare, ebbe il ruolo decisivo: s’impegnò in una martellante azione diplomatica per formare una coalizione tra Leopoldo I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V, duca di Lorena, Giovanni III (Jan Sobieski), re di Polonia ed Eugenio di Savoia, generale sabaudo. Tutti cristiani, tutti uomini di forte idealità e - forse fu questo l’elemento decisivo - tutti venuti in contatto con Marco d’Aviano.
Disfatta dei turchi
A seguito della sua crescente fama di santità, il frate era stato inviato dal papa a compiere dei lunghi viaggi missionari per l’Europa, durante i quali aveva anche il permesso di amministrare l’indulgenza plenaria. Missionario apostolico a Vienna, nel 1682, divenne direttore spirituale di Leopoldo I. Le sue prediche erano seguitissime dal popolo, chiare, dirette. Parlava della gravità del peccato, della conversione e tornava spesso sui temi dell’inferno e del purgatorio. Ma tutto questo non destava paura nella gente, quanto piuttosto sincero pentimento. Padre Marco, allora, confessava, assolveva e comunicava le persone, magnificando le lodi della divina Misericordia e della vita in grazia di Dio.

Riuscì dunque a porsi come intermediario tra i «rissosi comandanti degli eserciti cristiani» (Antonio Borrelli), che confluirono nella “Lega santa”. Vienna era allo stremo, per via della fame, e non c’era tempo da perdere. Quindi l’armata cristiana giunse a scaglioni nei pressi della città austriaca, in settembre. All’alba di domenica 12 settembre 1683, padre Marco celebrò la S. Messa alla presenza dell’esercito, di Sobieski e di Carlo V. Egli riuscì a legare i capi e le truppe, mediante un’empatia soprannaturale. Dopo aver benedetto anche i principi protestanti, scoppiò la battaglia: Sobieski attaccò immediatamente da sud, mentre Carlo di Lorena scese da nord. Nel frattempo le forze di Baviera e Sassonia sfondavano frontalmente le guarnigioni turche.

Alle ore sette del pomeriggio i giannizzeri di Kara Mustafa Pasha cominciavano a ritirarsi, per poi abbandonare definitivamente la scena di quella che fu, per gli ottomani, un’umiliante sconfitta. Nella fuga abbandonarono vettovaglie in quantità, sacchi di caffè, molti schiavi e donne che si erano portati appresso.
Gli ultimi anni
Ma per Marco d’Aviano le fatiche non erano finite. Innocenzo XI riconobbe il suo ruolo insostituibile e lo inviò in missioni anti turche per ben quattordici volte. Seguirono grandi successi militari: nel 1686 fu liberata Buda e, due anni dopo, Belgrado. Nel maggio del 1699 il padre fu inviato a Vienna, su invito di Leopoldo I, per alcune questioni sulla dichiarazione di pace firmata in gennaio tra l’Europa e l’Impero Ottomano. Fu l’ultimo suo viaggio. Confidò a padre Cosma da Castelfranco, suo compagno di viaggio e biografo: «Mi trovo in pessimo stato di salute… et pure devo in eccesso faticare. Se mi viene un pocho di febre, son perduto. Faci Dio tutto quello è di sua gloria; altro non desidero». Cedette in agosto e cadde malato. Spirò serenamente il 13 agosto 1699, alla presenza dei confratelli cappuccini e di Leopoldo I.

Alla morte del frate seguirono numerosi miracoli e la gente ne esaltava il ricordo e la fama di santità. Il 27 aprile 2003, Giovanni Paolo II lo proclamava beato. Di lui disse: «[…] rifulse per santità il beato Marco d’Aviano, nel cui animo ardeva il desiderio di preghiera, di silenzio e di adorazione del mistero di Dio. […] Profeta disarmato della misericordia divina, fu spinto dalle circostanze ad impegnarsi attivamente per difendere la libertà e l’unità dell’Europa cristiana. Al continente europeo […] il beato Marco d’Aviano ricorda che la sua unità sarà più salda se basata sulle comuni radici cristiane» (Omelia di beatificazione).
Silvio Brachetta

25 commenti:

Luís Luiz ha detto...

Benedetto XVI ha pregato scalzo nella moschea blu di Istanbul, davanti al "mihrab", la nicchia che indica la direzione della Mecca.

Mic, mi sembre che non è mai giusto giudicare le azioni di un papa legittimo, la cui elezione non è mai stata contestata, ma è lecito esprimere i propri dubbi sulla loro portata. Vero?

mic ha detto...

Come sottolineato più volte, non solo è lecito ma diventa ineludibile, esprimere dubbi sulla loro portata quando, pur non impegnando l'infallibilità, provocano qualche vulnus alla retta Fede...

Luís Luiz ha detto...

Ma per l'unità delle forze fedeli è forse meglio lasciare Benedetto XVI per ora lontano da questo imbroglio.

Anonimo ha detto...

Ma per l'unità delle forze fedeli è forse meglio lasciare Benedetto XVI per ora lontano da questo imbroglio.

Difatti la gentile signora si contraddistingue per il suo saper regolarmente sbagliare il bersaglio. Dev'essere una strana specie di spirito profetico al contrario ...

mic ha detto...

La gentile signora non si diletta di tiro al bersaglio. Non ha infatti bersagli su cui far convergere il tiro. Semplicemente esprime pensieri e riflessioni sulla realtà che non è quella che è perché nata come un fungo. Gli eventi odierni, per quanto per certi versi inediti, hanno cause e radici prossime e remote.

mic ha detto...

Lascio spesso Benedetto fuori da questo imbroglio sia per l'unità delle forze fedeli, che è un obiettivo prioritario ma comunque non ad ogni costo, che per non perdere la focalizzazione di ciò che è più contingente.

Silente ha detto...

Che "Benedetto XVI ha pregato scalzo nella moschea blu di Istanbul, davanti al "mihrab", la nicchia che indica la direzione della Mecca." non è un "giudizio", ma la narrazione neutra di un fatto storico, accaduto, documentato, inoppugnabile. Come il famigerato bacio del Corano da parte di Giovanni Paolo II.
Perché alcuni commentatori vogliono censurare non solo i conseguenti, logici, direi necessari giudizi, che comunque qui non sono stati espressi (o forse costoro vogliono anche scrutinare "in foro interno"?) ma addirittura esigono di censurare gli stessi fatti documentati?

Riguardo al Beato Marco d'Aviano, raccomando a tutti la visione del bel film 11 settembre 1683 diretto nel 2012 dal bravo regista Renzo Martinelli, co-prodotto anche dalla RAI che, una volta tanto, ha fatto la cosa giusta. Epico e cristiano. Si trova in tutti i principali rivenditori.

Luisa ha detto...

A dire il vero il primo ad entrare, togliersi le scarpe e pregare, in una moschea è stato Giovanni Paolo II nel 2001 a Damasco, la visita di Benedetto XVI veniva dopo l`ignobile strumentalizzazione del suo discorso di Ratisbona e la successiva campagna di odio e violenza che ha fatto anche delle vittime.

RIC ha detto...

IMPORTANTE ARTICOLO DI DIE ZEIT segnalato da Socci Ormai si parla di un documento interno vaticano, di accusa contro Bergoglio, sul tavolo del Cardinale Mueller..
Qui la traduzione dal tedesco all'inglese

http://www.novusordowatch.org/wire/revolt-against-francis.htm

Anonimo ha detto...

Beato Marco prega per noi!



Osservatore

RAOUL DE GERRX ha detto...

Un libelle accusatoire contre Bergoglio ? Finalement ? Mieux vaut tard que jamais !

Anonimo ha detto...

Perché alcuni commentatori vogliono censurare non solo i conseguenti, logici, direi necessari giudizi ...

Vedo che Luisa ha inquadrato bene la questione "Benedetto e l'Islam". Quella visita veniva dopo Ratisbona e il "vituperato" discorso. Mentre, al contrario, si è fatta passare come prudenza una certa reticenza verso Bergoglio. Dio solo sa quante censure immotivate sono scattate nei confronti di giudizi su quest'uomo che non viene da Dio. Chi siamo noi per affermare una cosa del genere?. Mi sono chiesto tante volte se questa apparentemente normale domanda celasse, al contrario, una paura ad esporre un chiaro giudizio sulla persona di questo vescovo apostata della Chiesa Cattolica. Non posso non osservare che ci sono stati dei coraggiosi, anche dai nomi altisonanti, che si sono esposti, formulando domande a chi doveva dare risposte, senza ovviamente ottenerle; come, cioè, questo vescovo rinnegatore di Cristo sia stato portato al posto che occupa. Immagino che questi pochi coraggiosi abbiamo pagato un prezzo relativamente alto, ma in ogni caso poca cosa rispetto a quello che inevitabilmente dovrà essere corrisposto per ripareggiare i conti.

Si si ha paura dell'isolamento o anche di una denuncia penale o non so di cos'altro, allora, quando ci sarà la concreta possibilità di perdere la vita per difendere quello in cui si è sempre creduto, come si pensa di poterla governare e superare?

Sarebbe stato molto meglio prendere una chiara posizione nei confronti di questa persona deviata e della sua corte, ma si è creduto di poter affrontare il nemico - si perché questi sono nemici di Cristo e della Chiesa - per via di "ragionamento". Ma questo non è un gioco possibile con questi signori, perché il diavolo bara. Il recente motu proprio lo dimostra.

E adesso, che fare? Oramai è troppo tardi per cercare di delegittimare il potere di Bergoglio e dei suoi adulatori interessati, che è immenso, supportato dai media compiacenti di mezzo mondo; mentre la strategia della tensione, che preme a livello planetario per accerchiare la Chiesa, sta ottenendo quello che voleva.

Ora viene il tempo delle grandi prove, ora viene il tempo del vero coraggio ...

Anonimo ha detto...

Segnalo per chi sa l'inglese articolo in prima sul blog di FatherZ, bellissimo ed esplicativo.

Anonimo ha detto...


http://wdtprs.com/blog/2015/09/the-final-target-of-the-third-hijra-rome-and-the-catholic-church/

mic ha detto...

Conclusione di p John Zuhlsdorf

Il primo hijra [immigrazione] ha conquistato Gerusalemme nel 638. Il secondo hijra conquistato Costantinopoli nel 1453. Due delle tre città più antiche e più sante per i cristiani sono stati conquistati da musulmani.

Fatta eccezione per Roma.

Questo, oggi, è il terzo hijra. Secondo alcune voci nel mondo islamico, sarà l'hijra finale, quella che conquista di Roma.

Nei circoli islamici, vi è una credenza di lunga data che il cristianesimo - e, in particolare, la Chiesa cattolica - è il principale ostacolo per il dominio dell'Islam di tutta l'umanità sotto un unico sistema religioso e politico. Pertanto, al fine di realizzare questa visione, i fedeli non devono essere convertiti all'Islam, ma i loro spazi sacri devono essere conquistati e assegnati al dar al-Islam - ". La casa dell'Islam" Se la conquista islamica di Gerusalemme ha portato alla fine del cristianesimo come religione dominante in Terra Santa, e lo stesso è accaduto nell'impero bizantino con la caduta di Costantinopoli, la conquista di Roma e l'islamizzazione della Basilica di San Pietro significherebbe l'effettiva distruzione del Chiesa in tutto il mondo, e la sua sostituzione con l'Islam. [io chiamo alla mente '«albero della pace" piantato nei Giardini Vaticani e la preghiera dell'Imam... leggere cosa potrebbe essere simbolizzato.]

Stiamo assistendo all'inizio del prossimo grande invasione islamica. Può anche rappresentare una crisi esistenziale per l'Occidente.
Quando arriverà il momento, saremo pronti a combattere contro di loro? Tutto ciò che conosciamo e amiamo è in gioco.

Sts. Nunilo e Alodia, pregate per noi.
San Francesco d'Assisi, prega per noi.
San Lorenzo da Brindisi, prega per noi.
San Pio V, prega per noi.

Luisa ha detto...

Oggi Raffaella sul suo blog ricorda i due discorsi di Benedetto XVI fatti un 12 settembre, a Ratisbona e a Parigi:

http://ilblogdiraffaella.blogspot.it/2015/09/12-settembre-2006-lectio-di-ratisbona.html

RAOUL DE GERRX ha detto...

Sur l'en-tête de "Fr. Z's Blog", que je découvre, je vois une photo, auréolée, de Karol Wojtila, le baiseur de Coran…

Messieurs, un peu de cohérence, s'il vous plaît !

Vous ne voyez pas (vous ne voulez pas voir ?), vous n'avez pas encore compris, qu'en baisant le Coran, JPII a donné un FORMIDABLE ENCOURAGEMENT à l'islam en général et aux islamistes en particulier.

En temps de guerre — mais nous ne sommes pas en guerre, n'est-ce pas ! — un geste aussi stupide, aussi inconsidéré lui aurait mérité la cour martiale et le peloton d'exécution. Et il ne l'aurait pas volé !

Silvio Brachetta ha detto...

Ma la “signora” ha ragione da vendere.
Una degli argomenti che non ho approfondito nell’articolo è la peculiarissima personalità di Papa Innocenzo XI.
Si tratta di una figura lontanissima dallo standard post-conciliare.
Innocenzo XI visse praticamente recluso, come un monaco, in una stanza senza finestre. Ebbene, senza fare viaggi, senza radunare folle oceaniche, senza l’ausilio della stampa, seppe organizzare una delle coalizioni più determinate della storia.
Fu lontanissimo dall’attivismo inconcludente contemporaneo, che vede i pontefici sempre più presenzialisti e sempre meno efficaci.
Si può dire questo o è un affronto al papato? O non è piuttosto un affronto al papato tacere di questo scandalo?

Anonimo ha detto...


@ Conquiste mussulmane e debolezza dell'Occidente.

1. La conquista di Gerusalemme e di tutto il resto fu resa possibile dal fatto che l'impero bizantino e il persiano si erano esauriti nelle reciproche secolari guerre. Senza trascurare le capacita' militari dimostrate dagli Arabi, resta il fatto che poterono profittare della notevolezza debolezza dell'avversario. Ci fu anche il tradimento, in alcuni casi: vescovi monofisiti tartassati dai bizantini che aprirono le porte a questi maomettani che, in certi casi, si professavano astutamente una setta cristiana. L'impero persiano crollo' completamente quello bizantino perse enormi territori ma resistette e in un secondo tempo passo' anche all'offensiva, assistendo poi al crollo dell'impero arabo in senso proprio.
2. Quando cadde Costantinopoli l'impero bizantino non esisteva quasi piu', era una larva, gli era rimasto pochissimo territorio. Un secolo prima aveva chiamato i Turchi come mercenari e questi si erano gia' presi molto territorio, anche sul continente, non solo in Anatolia.
3. Nell'avanzata dei Turchi in Europa bisogna ricordare il ruolo negativo svolto dalle grandi Monarchie europee, impegnate da secoli a farsi la guerra tra di loro. Per circa 60 anni furono impegnate nella lotta per la spartizione dell'Italia. Ci fu anche il tradimento del re di Francia che fece un trattato di amicizia con il Turco, nel 1535 mi pare, piu' volte rinnovato in seguito. Prevaleva la ragion di Stato. Il dualismo franco-spagnolo divento' poi dualismo franco-asburgico (Borbone contro Asburgo). Gli Asburgo poi non poterono concentrarsi come avrebbero potuto nella lotta ai Turchi perche' sempre troppo impegnati nel teatro europeo continentale.
4. Cio' che preoccupa di piu' nella crisi attuale e' il ripetersi della similitudine: l'islam avanza grazie soprattutto alla debolezza e alla divisione dell'Occidente non disgiunta dal tradimento di alcuni capi. C'e' poi il fatto nuovo della presenza massiccia di comunita' mussulmane in casa nostra e della ricchezza finanziaria procurata dal petrolio, potente arma di ricatto.
5. La lotta si annuncia feroce. Speriamo sia vera la notizia di un documento interno di critica a Bergoglio. Costringerlo a dimettersi per manifesta incapacita', a tutti i livelli, sarebbe certamente una buona cosa. Una "riforma" del processo canonico cosi' sconclusionata oltre che pessima come l'attuale, non si e' mai vista. PP

Anonimo ha detto...

Costringerlo a dimettersi per manifesta incapacita', a tutti i livelli, sarebbe certamente una buona cosa

Il diavolo bara. Non si dimetterà, ma comminerà scomuniche.

Anonimo ha detto...

Non scherziamo per favore sognando le dimissioni di Francesco.Sarebbe come dire alla Pennetta di restituire la coppa vinta ieri.Il buon Bergoglio ,dopo una vita da mediano passata a litigare con tutti e vicinissimo alla pensione si becca il 1° premio alla lotteria e secondo voi dovrebbe rinunciare?Non succederà mai. Bobo

Anonimo ha detto...


http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/piedi_sedile_musulmano_posto_impuro/notizie/1563034.shtml

RR ha detto...

GRANDE BOBO !!
Un mediocre che diventa finalmente qualcuno ? dovranno passare sul suo corpo. O su quello della "chiesa2". Quindi dovranno avere molto coraggio. E per ora di S. Atanasio non se ne vedono...
RR

Josh ha detto...

L'imbroglio continua:
"nonna europa che deve ringiovanita dagli immigrati"...

"anche l'Argentina è piena di italiani, così l'Eu può riempirsi di musulmani"

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/immigrati-ci-aiutano-tener-viva-nonna-europa-1170492.html

Rr ha detto...

Più che ringiovanirla, la stuprano.

L'Argentina era vuota, prima che arrivassero Spagnoli ed Italiani. Ed Inglesi, Tedeschi, ecc. Non c'era nulla prima, e c'è poco anche adesso. Ed ovviamente non è possibile alcun paragone, antropologico, sociologico, filosofico, tra quell'immigrazione e l'attuale invasione.
L'Europa è un'altra cosa. Vedi sul sito di Blondet un bellissimo video francese al riguardo: "L'Europe ce n'est pas Belfagor (immagini di donne in burca), c'est la Femme, déesse ou Mère ou meme guerrière (immagini di Venere, Nostra Signora, S. Giovanna d'Arco).

Forse pensa che è colpa dell'Europa se i suoi sono andati in Argentina. Tutta la sua "pastorale" si riduce alle sue esperienze personali, della sua famiglia, delle sue amicizie e conoscenze. Altro che Pastore universale !
RR