Colgo lo spunto di un articolo con cui Rino Cammilleri, su la bussola quotidiana [
qui], critica il recente film della Cavani su San Francesco. Dopo il mio piccolo intermezzzo di pensieri in libertà che condivido con voi, inserisco i punti focali dei commenti dell'autore.
È un fatto che non solo questa, ma la maggior parte delle programmazioni televisive [1] veicolano la cultura dominante, che deforma le coscienza in chiave illuminista e, alla fine, nichilista.
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Interno della "casa di Maria" ad Efeso |
Guardo poco la televisione, ma mi è capitato di assistere con sgomento all'intreccio tra storia e pregiudizi della vulgata corrente nonché alle commistioni della persona della Vergine Maria (nella presentazione sommariamente definita come
la figura femminile più importante per il Cristianesimo e l'Islam) con spunti esoterici e suggestioni ctonie nella recentissima puntata di Voyager dedicata alla madre di Dio ed ai luoghi: Loreto, Lourdes, Istanbul, e soprattutto Efeso, che molto evoca l'ultima parte della sua vita.
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Istanbul, Santa Sofia divenuta tempio islamico |
Il tutto in una cornice densa di immagini di grande bellezza, suggestive oltre che interessanti, con grande dispiegamento di mezzi; per un risultato, dunque, apprezzabile scenograficamente ma misero e parziale sotto l'aspetto divulgativo nonché ambiguo se non sviante dal punto di vista della fede. Naturalmente dalla trasmissione di una rete generalista si puo' auspicare ma non pretendere l'immacolatezza della fede; ma ci si dovrebbe almeno aspettare un maggior rigore della storia.
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Da una sceneggiatura del Concilio di Efeso |
Pietosi infatti i riferimenti al Concilio di Efeso nonostante un tentativo di ambientazione con immagini affascinanti. Pare non ci sia nessuno che in spettacoli del genere esiga minore disinvoltura banalizzante e più rigore e sobrietà - al di là della spettacolarizzazione, tanto enfatica quanto povera di contenuti sufficientemente impegnativi - nel parlare di un mistero tanto grande qual è l'Incarnazione del Dio-Uomo e la persona della Sua e nostra Madre: un momento e due esseri al vertice dell'intera storia umana nonché della Fede e della spiritualità cristiana.
Tornando a Cammilleri, stralcio l'ultima parte dell'articolo, assolutamente condivisibile, con osservazioni adeguate alla situazione che stiamo vivendo.
[...] Francesco sapeva bene che contro i ferratissimi catari ci voleva una solida base dottrinale, perciò contro di loro mandò il suo uomo migliore, Antonio. Già, perché i catari avevano invaso le regioni più ricche e colte d’Europa, il Norditalia e la Provenza, terra della sua adorata mammà (in omaggio alla quale suo padre lo aveva chiamato, appunto, Francesco). Fu contro la dottrina catara antimaterialista che Francesco intonò il celebre Cantico delle creature (che però non elenca alcun animale). Per fronteggiare l’altro grave pericolo che la cristianità correva, l’islam, inviò in Africa cinque missionari. Che però tornarono stecchiti come protomartiri, perché con la semplicità “francescana” si poteva solo finire ammazzati. E allora Francesco decise di provvedere personalmente. Non era affatto uno sconosciuto tra i crociati (come nel film della Cavani viene mostrato), al contrario era già famoso e venerato. Il sultano sapeva bene che quello era un po’ il cappellano dei combattenti cristiani, e che questi sarebbero diventati delle belve se gli avesse torto un capello. Solo per questo Francesco fu trattato con riguardo, ma il suo fu un sonoro flop. Invece, secondo il Cavani-pensiero, nel film «c'è il Francesco antesignano del dialogo tra religioni». Chi, lui? Francesco reclamò l’ordalia per dimostrare la superiorità di Cristo, una medievalissima prova del fuoco che il sultano si guardò bene dall’accettare.
Altro che dialogo interreligioso. Fu proprio un francescano, il beato Raimondo Lullo, a rendersi conto che bisognava cambiare metodo: a crociate finite (e fallite), creò una scuola in cui i francescani imparavano l’arabo e studiavano il Corano, proprio per cercare un “dialogo” coi musulmani. Ma fu un fallimento anche questo, e lo stesso Lullo finì lapidato in Africa. É vero, una fiction non è un documentario e la Cavani o chi per lei ha il diritto di narrare fantastorie fin che vuole. Ma è anche vero che, così, il contribuente è costretto a sorbirsi fantastorie che non formano ma deformano. Quando ero piccolo io -tanto, tanto tempo fa in una galassia lontana lontana- le suore portavano le scolaresche a vedere Marcellino pane e vino. Oggi le porteranno a vedere l’ennesimo film su Francesco, senza avvertire che già il titolo è sbagliato: dovrebbe chiamarsi Cosa Liliana Cavani pensa, oggi, di san Francesco d’Assisi. Il bello è, tra l’altro, che la regista non ha mai cambiato idea su Francesco, fin dal primo dei suoi tre film, quello del 1966. Anzi, non ha mai cambiato idea su niente, basta pensare al suo Galileo. Infatti, ecco un altro brano di intervista su Francesco: «É il cambiamento: la rivoluzione, l'evoluzione spirituale e privata di ognuno di noi. É il rifiuto dell'omologazione, della dittatura». Ma sì, speriamo che prima o poi un regista lo faccia davvero un Francesco che rifiuta l’omologazione e la dittatura. Quelle del politicamente corretto. Mel Gibson, dove sei?
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1. Nelle precedenti discussioni [in particolare in quella relativa a
questo articolo] abbiamo parlato anche di Benigni. Ho notato che non manca chi critica i suoi critici (quali siamo noi) sostenendo che non ci si aspettano catechesi dalla bocca e dalle
performaces di un comico. E tuttavia non si può negare quanto certe espressioni tocchino e veicolino contenuti nei confronti di una massa, soprattutto quando non formata e quindi priva di filtri critici. Di fatto Benigni ha parlato di un Dio vetero-testamentario e di Cristo come il più grande di tutti i pensatori, ma non come Dio, fattosi uomo per la nostra salvezza. Non c'era traccia né di peccato né di espiazione nella sua lunga e vibrante esibizione, fin troppo applaudita - persino dal papa 'regnante' -, ma forse non da tutti decriptata. Trascrivo qui quel che ne ho commentato a caldo:
Dello spettacolo di Benigni ho visto solo metà dell'ultima parte, ma l'impressione che ho avuto - da quel che ho ascoltato - è che ha parlato di Cristo come di un grande sapiente che ha detto cose insuperabili (peraltro già contenute nel contesto ma da lui estratte)... dunque un grande uomo, al più un grande rabbi (come dicono gli ebrei, ma non il Messia il Dio-Uomo... di Croce ed espiazione non ha parlato... Inoltre dalla chiusa finale, se non ricordo male, mi sovviene un "inchinarsi al mondo" (creato e mistero = panteismo e forse boh?) e praticamente l'inesistenza del male...
Vasta platea (con molti giovani) osannante e che ha assorbito un'idea di certo non cattolica e neppure cristiana della Realtà...
E la saga destrutturante va avanti. Ma il Signore provvederà...