Li chiamano stati generali ma a Villa Pamphili stanno facendo le prove generali per la Troika. Verranno direttamente da Bruxelles a farci l’inventario dell’argenteria... (Antonio Maria Rinaldi).
Aggiornamento: il come volevasi dimostrare nella primizia, dall'ultima ora ANSA twittata da Borghi...
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Hanno assolutamente ragione coloro i quali, in queste ore, si scagliano contro la fantasiosa idea di determinare il futuro dell'Italia (addirittura!) attraverso i cc.dd.
Stati Generali dell'Economia.
Mai nome per una '
jam session' di 'esperti' fu più azzeccato: i più famosi 'Stati' della storia, infatti, vennero convocati da un Re mediocre, forse il peggiore - per carattere e carisma - che la Francia abbia mai avuto; questi qua da un Presidente del Consiglio destinato, su questo stesso spartito, a non essere da meno.
E lo 'spirito' pare uguale: il non sapere, di fatto, cosa fare, cosa decidere, cosa essere per chi è stato chiamato, eletto, investito, o solo nominato a farlo. E, quindi, l'affidarsi - con un malinteso senso di magnanimità - alle competenze, alla 'società civile', alle 'realtà imprenditoriali', e via farfugliando.
L'impressione è che gli Stati Generali siano stati voluti e pensati altrove, non certo a Palazzo Chigi. Essendo il senso ultimo dell'operazione esattamente il senso di moltissime operazioni in corso da mesi e da anni: spostare altrove proposte e decisioni per poi 'riempire' di esse involucri normativi da votare a scatola chiusa.
Qui - però - c'è una particolarità: mentre queste kermesses, in genere, erano 'di partito' (perché magari nei congressi di partito si parlava di come orientare l'azione di governo) oggi si è arrivati ad una totale indipendenza del dibattito dai 'luoghi' della politica.
Non solo, quindi, fuori dal Parlamento, ma fuori da ogni contesto che abbia a che fare con la politica.
Non ci si è certo arrivati, sia pure a tappe molto ravvicinate, senza passaggi intermedi: le Leopolde - con quella commistione, sotto l'ala della leadership carismatico-emozionale -affaristica, di economia-società e politica che le contraddistingueva, hanno contribuito a creare questa idea dello spostarsi 'altrove' di un dibattito; così pure le Rousseau, ancora più 'ardite' perché hanno di fatto 'vaporizzato' il dibattito 'ubicandolo' in un luogo che -fisicamente - non esiste: una 'piattaforma', cioè, anche qui con immagine fulminante, una cosa che sta sul mare, mica sulla terraferma...
Con gli Stati Generali, la decomposizione del sistema politico italiano giunge ad un nuovo capitolo: il collocarsi del dibattito politico ufficialmente al di fuori dei luoghi della politica; al di fuori di ogni luogo stabile; il suo porsi, insomma, in perenne transito, per la strada, a mendicare decisioni per non dire proprio a....
Una 'transpolitica', insomma, che non vuole stare da nessuna parte, ma recitare quella che - volta per volta - gli verrà affidata. (Sebastiano Mallia)