Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 6 novembre 2025

.Paolo Pasqualucci : Riflessioni su diritto e giustizia

Paolo Pasqualucci : Riflessioni su diritto e giustizia

Sommario : 1. Non esistono diritti senza doveri. 2. La giustizia secondo Platone: fare il proprio dovere. 2.1 È ingiusto rispondere con l’ingiustizia all’ingiustizia. 2.2 Le Leggi spiegano a Socrate perché sarebbe ingiusto sottrarsi alla pena, anche se inflitta ad un innocente. 3. La giustizia èfare ciò che è proprio di ciascuno”. 4. Il nesso tra diritto e giustizia.
1.Non esistono diritti senza doveri
Il concetto della giustizia sembra oggi invocato soprattutto nel senso di giustizia sociale oppure in connessione ai cosiddetti “diritti umani”, termine che ha sostituito quello di “diritti naturali”. In ogni caso, in relazione all’idea di un diritto da soddisfare, da proteggere. Ma esiste anche una stretta relazione tra l’idea della giustizia e quella del dovere. Oggi si fa un gran parlare dei “diritti”, soprattutto dei “diritti umani”. Ma dei doveri non si parla mai o quasi. Sui media veniamo bombardati quasi ogni giorno da denunce e perorazioni in favore, in particolare, dei “diritti delle donne”, dei “migranti”, delle “minoranze”, soprattutto quelle dei cosiddetti diversi. L’idea del dovere viene impiegata principalmente per indicare il dovere dello Stato di soddisfare tutti i “diritti umani” che si fanno oggi valere, a cominciare, appunto, da quelli delle donne, dei “diversi”, dei “migranti”, delle “minoranze”, tutte categorie che si considerano per principio “oppresse”. Sembra che esistano soggetti che hanno solo diritti di contro ad altri che hanno solo doveri, a cominciare dallo Stato, il Soggetto pubblico per eccellenza, il cui fine istituzionale è il bene comune.

mercoledì 5 novembre 2025

La Beata Vergine Maria: "Corredentrice" no?

Interessante la riflessione di Daniele Trabucco sul nuovo documento Mater Populi Fidelis. Tuttavia, in soldoni, emettendo questo chiarimento, il Vaticano cerca di promuovere la comprensione ecumenica con altre comunità cristiane che da tempo vedono tali titoli come ostacoli all'unità — non più in Cristo-Verità possesso della Chiesa nei secoli — ma nelle buone volontà umane:  una Chiesa sempre più ecumenica e sinodale, dunque sempre meno cattolica. Non più cristocentrica, sempre più antropocentrica, compreso l'impoverimento del linguaggio che porta con sé la scomparsa dei contenuti.

La Beata Vergine Maria: "Corredentrice" no?

La recente Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede, "Mater Populi Fidelis", datata 4 novembre 2025, affronta la questione dei titoli mariani connessi alla cooperazione della Vergine all’opera della salvezza, dichiarando improprio l’uso del titolo di "Corredentrice". Il documento argomenta che tale appellativo, sebbene nato da un’intenzione devota, genera confusione e squilibrio nell’armonia delle verità cristologiche, poiché rischierebbe di attribuire a Maria un ruolo redentivo autonomo o parallelo a quello del Figlio.

Si richiama la centralità assoluta della mediazione di Cristo, l’unico Redentore del genere umano, richiamando l’autorità di Atti 4,12: "In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati". A ciò si aggiunge la considerazione storico-patristica, secondo la quale il titolo "Corredentrice" non appartiene al linguaggio dei Padri e si è affermato tardivamente nella teologia post-tridentina, risultando pertanto, a giudizio della Nota, teologicamente immaturo e pastoralmente inopportuno, oltre che problematico sul piano ecumenico.

Questa sinodalità farà morire la Dottrina sociale della Chiesa

Riprendiamo dall'Osservatorio Card. Van Thuân Tutto dipende dal cambio di paradigma instaurato dal Vaticano II: la dottrina non precede e non fonda più la prassi. Qui l'indice dei precedenti.
Questa sinodalità farà morire la Dottrina sociale della Chiesa

Vedremo se la sinodalità così come è stata impostata da Francesco e sta continuando, almeno per il momento, con Leone, prenderà pienamente piede nella vita della Chiesa, o se troveranno adeguato modo di esprimersi delle opposizioni significative per rallentare o bloccare il processo. Fin da ora però una cosa possiamo dire: se prevarrà l’attuale linea non ci sarà più posto per la Dottrina sociale della Chiesa come l’abbiamo conosciuta almeno fino a Benedetto XVI.

Nella “vecchia” Dottrina sociale la prassi non assumeva il primo posto. Certamente, l’impegno di qualche vescovo e di laici nella società moderna per fronteggiare la nuova “questione sociale” si era verificato già prima della pubblicazione della Rerum novarum, ma non si può dire che ne sia stata la causa. L’iniziativa della prima enciclica sociale è stata di papa Leone XIII, che ha agito consapevole di farlo come Papa, la pienezza dei suoi contenuti sono quelli della dottrina e della tradizione. Certamente, per tornare alla prassi, essa non solo ha preceduto ma poi fatto seguito al magistero sociale, ora in modo coerente ora meno, ma anche in questi casi non ne è stata all’origine, ma si intendeva come applicativa.

martedì 4 novembre 2025

Leone XIV ufficializza in una nota dottrinale la negazione di "Maria corredentrice"

Questo è molto triste. Oggi, martedì 4 novembre, il Dicastero Vaticano per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Nota dottrinale "Mater Populi Fidelis" qui presentata come frutto di un lungo lavoro  collegiale: i frutti  marci della collegialità [vedi]. Il documento è approvato da Leone XIV e firmato dal cardinale Víctor Manuel "Tucho" Fernández (vedi nota in calce e relativi link), dichiarando erroneamente che il titolo Co-Redemptrix è "inappropriato" e dichiarando anche che "La Nota sottolinea che l’espressione biblica riferita alla mediazione esclusiva di Cristo «è perentoria»". Inoltre "Si richiede speciale attenzione anche per “Mediatrice di tutte le grazie”".

Colligite Fragmenta / XXI Domenica dopo Pentecoste

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf che, nell'ottava, ci aiuta ad approfondire i doni spirituali della Messa della Domenica precedente qui.

Colligite Fragmenta / XXI Domenica dopo Pentecoste

Mentre l'anno liturgico volge al termine, la voce della Chiesa assume una gravità autunnale. Le domeniche dopo Pentecoste volgeranno il nostro sguardo verso la mietitura finale, quando il Signore prenderà ogni cosa per sé. La Colletta, l'Epistola e il Vangelo di questa domenica formano un'unica meditazione su misericordia e giudizio, protezione e pericolo, la famiglia divina custodita dalla grazia ma sottoposta alla prova dal fuoco. 
La Colletta, già presente nel Liber Sacramentorum Gellonensis, è elegante nella sua semplicità:
Familiam tuam, quaesumus, Domine, continua pietate custodi: ut a cunctis adversitatibus, te protegente, sit libera; et bonis actibus tuo nomini sit devota.
“Custodisci la tua famiglia, ti preghiamo, o Signore, con continua misericordia,
affinché, protetta da te, 
sia libera da ogni avversità e dedita al tuo nome nelle buone opere.”
Qui intravediamo già il dramma della fine dell'anno. La familia Dei è circondata dai nemici. Solo la pietas di Dio, la sua incrollabile misericordia, può preservarla. Familia in latino significava non solo genitori e figli, ma l'intera famiglia, servi inclusi. Così, quando il Canone prega Memento Domine famulorum famularumque tuarum, ricorda l'intera famiglia dei fedeli. Siamo dipendenti di Dio, sotto il suo governo paterno.

Il 'Supplices Te rogamus'

Conosciamo più a fondo le sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire nel presente e per il futuro. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement oggi ci soffermiamo sul Supplices Te rogamus. Ne approfitto per aggiungere, con una nota in calce, uno stralcio di mie riflessioni che credo integrino bene questo mirabile testo. Qui l'indice degli articoli sulle formule del latino liturgico.

Il 'Supplices Te rogamus'

Dopo la Supra quae propitio [qui], il sacerdote prega:
Súpplices te rogámus, omnípotens Deus, jube hæc(*) perférri per manus sancti Angeli tui in sublíme altáre tuum, in conspéctu divínæ majestátis tuæ: ut quotquot ex hac altáris participatióne sacrosánctum Fílii tui Corpus et Sánguinem sumpsérimus, omni benedictióne cælésti et grátia repleámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. Amen.
Che traduco come:
Supplici ti chiediamo, Dio onnipotente: comanda che queste cose siano portate dalle mani del tuo santo angelo fino al tuo altare innalzato in alto, al cospetto della tua divina Maestà, affinché quanti di noi avranno assunto il sacrosanto Corpo e Sangue del tuo Figlio mediante questa partecipazione all'altare possano essere ricolmi di ogni benedizione e grazia celeste. Per Cristo nostro Signore. Amen.
La maggior parte delle traduzioni usa "umilmente" o "in umile preghiera" (ICEL 2011) per le suppliche. Supplex denota effettivamente umiltà, ma denota anche prostrazione: sub - plico significa piegarsi o sottomettersi. Sospetto che questa parola sia stata scelta rispetto ad altre simili perché questa connotazione contribuisce ad aumentare la distanza nella preghiera, per così dire, tra noi e l'altare di Dio in Cielo. Piegati, chiediamo a un Angelo di salire fino al Cielo per nostro conto. Questa immagine è rafforzata dal comportamento del celebrante, che si inchina mentre pronuncia queste parole, letteralmente supplicante.

Altre due parole sottolineano la distanza tra noi e l'altare celeste. Ho tradotto perferri come "essere portato fino in cima" per riflettere il fatto che perfero, con il suo vigoroso prefisso per, è più intenso di fero, il verbo portare o trasportare. E sospetto che ci sia una sottile corrispondenza tra perfero e sublimis, l'aggettivo usato per descrivere l'altare di Dio, perché sublimis non si riferisce semplicemente all'essere elevato o in alto, ma ha soprattutto il significato di essere "portato in alto, sollevato, elevato, sollevato" (la parola probabilmente deriva da sub - limen, "fino all'architrave"). [1] Le offerte sacrificali devono percorrere una lunga distanza, essendo portate verso l'alto fino a qualcosa che è  portato in alto.

E la preghiera chiede che a portare queste offerte siano le mani del Angelo Santo di Dio. L'ispirazione per questa petizione potrebbe essere Apocalisse 8, 3-4, che descrive un angelo che offre con la sua mano le preghiere dei santi a Dio sul Suo altare:
Poi venne un altro angelo e si fermò davanti all'altare, tenendo un turibolo d'oro; e gli furono dati molti profumi, erché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono di Dio. E il fumo degli aromi, offerti dalle preghiere dei santi, saliva dalla mano dell'angelo davanti a Dio.
Una seconda possibilità è che il Santo Angelo sia Cristo stesso, che San Paolo chiama il Messaggero di Dio ( angelos Theou ) in Galati 4, 14. Sebbene sia vero che ogni Messa è offerta al Padre attraverso il Figlio (e con lo Spirito Santo), sono dell'opinione che l'Angelo a cui si fa riferimento qui sia uno spirito celeste e non la Seconda Persona della Santissima Trinità, poiché il Figlio di Dio è menzionato nella seconda parte della preghiera come presente sull'altare e non in viaggio verso il Cielo. L'immagine sarebbe confusa se chiedessimo a Cristo di essere in due luoghi diversi contemporaneamente, anche se Egli è, ovviamente, presente in tutti i luoghi e in ogni momento. Un'altra considerazione è che nel Libro di Tobia l'Arcangelo Raffaele dice all'anziano Tobia di aver offerto lui stesso tutte le preghiere e le buone opere di Tobia al Signore (vedi 12, 12). Se questo è vero per ogni preghiera, vale a dire che gli angeli svolgono un ruolo nel comunicare le nostre preghiere a Dio, e se la Messa è la più grande preghiera che si possa offrire a Dio, è logico che un Santo Angelo svolga un ruolo in tale offerta.

La prima parte del Supplices te rogamus, come abbiamo sostenuto, accresce la distanza tra noi e l'altare di Dio, ma solo affinché la seconda parte possa ravvicinarla. La richiesta principale della preghiera è che ognuno che comunica a questa Messa sia colmato di ogni grazia e benedizione celeste. Le grazie e le benedizioni celesti non sono solo portate in cielo; sono presenti qui attraverso la partecipazione a questa Messa. E il fulcro è il Corpo e il Sangue sacrosanti di Gesù Cristo, ora presenti sull'altare. L'aggettivo è significativo: l'Eucaristia è sia santa ( sanctus ) che sacra ( sacer ): santa perché è il Cristo vivente, che è santo; e sacra perché è per sempre separata dall'uso profano. Proprio come il santo e il sacro si uniscono nel Corpo e nel Sangue sacramentali di Nostro Signore, così anche il Cielo e la terra si uniscono a questo altare durante questo sacrificio.

Eppure, nonostante le nostre riflessioni, alla fine dobbiamo concordare con il diacono medievale Floro di Lione (m. 860) riguardo al Supplices te rogamus : "Queste parole di mistero sono così profonde, così meravigliose e stupende, chi è in grado di comprenderle? Chi potrebbe dire qualcosa di degno? Sono più da venerare e temere che da discutere".
____________________
[1] Dizionario di Lewis e Short Latin, “Sublimis,” IB

Nota di Chiesa e post-concilio 
 * Quello che Mediator Dei e Sacrosanctum Concilium affermano è che i fedeli offrono insieme con il Sacerdote i propri voti e per mezzo del Sacerdote Cristo stesso, ma con la sottile e per nulla ininfluente distinzione con cui inizia il periodo [qui]. Non a caso, poi, la Mediator Dei dice: "Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime". Ponendo sull'altare la Vittima (il sacerdote depone l'oblata sul Corporale, chiamato anche sindone) è come se si ripetesse la deposizione dalla Croce e, come già detto, in quel momento si dispiegano gli effetti del Sacrificio già compiuto e quindi subentra anche la funzione della Chiesa con la sua Offerta dell'Hostia pura santa e immacolata, che include non solo il mistero della passione e morte, ma anche quello della Risurrezione e Ascensione, esplicitato nell' Unde et memores, Domine, nos servi tui, set et plebs tua sancta, eiusdem Christi Filii tu, Domini nostri, tam beatae passionis, nec non et ab inferis resurrectionis, sed in caelos gloriosae ascensionis: offerimus praeclare majestati tuae de tuis donis ac datis (non dal frutto della terra e del nostro lavoro)... Mi sembra che l'oltrepassamento e l'oblio di una cosa così fondamentale, cioè del cuore della nostra Fede, sia un dato non trascurabile e tutto da recuperare.
E c'è di più... Dopo, nel Supplices Te rogamus, il sacerdote chiede : jube haec perferri per manus sancti Angeli tui in sublime altare tuum, in cospectu divine majestatis tuae... ciò che si trova sull'Altare della terra viene portato all'Altare celeste per mezzo dell'Angelo Santo - in origine identificato con l'Arcangelo Michele nella sua funzione presso l'altare degli aromi che in Cristo Signore è unificato con l'altare del sacrificio -, mentre in epoca più recente lo si è identificato nel Signore stesso. E ancor di più, se anche si tratta di un Angelo - come è detto per i Sacrifici antichi e nella De Sacramentis - resta la sublime richiesta che sull'Altare del Cielo vengano portate, dopo la Consacrazione, haec (queste cose), cioè l'Offerta di Cristo e quella dei presenti e di tutta la Chiesa! E - prosegue la preghiera - "affinché quanti per questa partecipazione dell'Altare assumeremo l'infinitamente Santo Corpo e Sangue del Figlio tuo saremo riempiti di ogni grazia e benedizione del Cielo", che scende su di essi dal Trono dell'Altissimo.

lunedì 3 novembre 2025

Perché il nostro destino eterno è determinato dal nostro stato al momento della morte?

Nella nostra traduzione da Substack.com riprendiamo un articolo di Peter Kwasniewski del 2 novembre 2023, ripubblicato in onore della Commemorazione di tutti i fedeli defunti (celebrata oggi nelle comunità di antico rito) e del Mese delle Anime Sante. "Come l'essere nel tempo, la misericordia di Dio e l'opportunità di un dono finale e (finalmente!) totale di sé lavorano insieme."

Perché il nostro destino eterno è determinato
dal nostro stato al momento della morte?


Da mille anni ormai – da quando Sant'Odilone di Cluny (c. 962-1049) introdusse l'usanza della Commemorazione dei Defunti nel grande monastero di Cluny, da dove si diffuse rapidamente – la Chiesa latina ha scelto questo giorno per ricordare e pregare per le anime cristiane che ci hanno "preceduto con il segno della fede", per le quali imploriamo "un luogo di refrigerio, luce e pace" (come dice il Canone Romano). Ricordiamo specificamente i battezzati, cioè i fedeli: per questo preghiamo "che le anime dei fedeli defunti riposino in pace".(1) In altre parole, preghiamo per le Anime Sante del Purgatorio, che sono entrate nella vita eterna – sanno di essere salvate e vedranno Dio faccia a faccia – ma stanno ancora pagando il debito della pena temporale per i loro peccati già perdonati.

2/3 Novembre / Commemorazione dei defunti

Quest'anno la commemorazione dei fedeli defunti cade di Domenica. Tuttavia nel rito antico la Commemorazione dei defunti non prevale sulla domenica ma si trasferisce al giorno seguente. Dunque la meditiamo oggi. Qui trovate l'Ordinario; qui il Proprio della Santa Messa.
La riforma cluniacense, nel 998, (vedi nel testo sant'Odilone) stabilì che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1º novembre per celebrare i defunti, e il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta pro requie omnium defunctorum; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa cattolica. Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell'Ordo Romanus del XIV secolo. La Solennità è collegata alla verità di fede nella comunione dei santi, nella remissione dei peccati e nella resurrezione della carne come affermati sin dai tempi del Credo Apostolico.

2 Novembre
Commemorazione dei Defunti


Intróitus
IV Esdrae 2, 34 et 35 - Réquiem aetérnam done eis, Dómine: et lux perpétua lúceat eis.
Ps. 64, 2-3 - Te decet hymnus, Deus, in Sion, et tibi reddétur votum in Ierúsalem: exáudi oratiónem meam, ad te omnes caro véniet. IV Esdrae 2, 34 et 35 - Réquiem aetérnam done eis, Dómine: et lux perpétua lúceat eis.
Introito
IV Esdra 2, 34 e 35 - L’eterno riposo dona loro, o Signore: e splenda ad essi la luce perpetua. Sal. 64, 2-3 - A Te si conviene l’inno in Sion, o Dio, e a Te si scioglie il voto in Gerusalemme: a Te viene ogni carne, esaudisci la mia preghiera. IV Esdra 2, 34 e 35 - L’eterno riposo dona loro, o Signore: e splenda ad essi la luce perpetua

Non vogliamo, o fratelli, che ignoriate la condizione di quelli che dormono nel Signore, affinché non siate tristi come quelli che non hanno speranza (I Tess. 4, 12). La Chiesa ha oggi lo stesso desiderio che aveva l'Apostolo quando scriveva ai primi cristiani. La verità a riguardo dei morti mette in mirabile luce l'accordo della giustizia e della bontà in Dio, sicché anche i cuori più duri non resistono alla caritatevole pietà che questo accordo ispira, e, nello stesso tempo, offre la più dolce delle consolazioni al lutto di quelli che piangono. Se la fede ci insegna che esiste un purgatorio dove i peccati da espiare costringono i nostri cari, ci insegna anche che noi possiamo essere loro di aiuto (Concilio di Trento, Sess. XXV) ed è teologicamente certo che la loro liberazione, più o meno sollecita, è nelle nostre mani. Ricordiamo qui qualche principio di natura, per chiarire la dottrina.

Imparare il latino liturgico, lezione 16

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis proseguono le lezioni settimanali sul latino liturgico. Clicca qui per l'elenco di tutte le lezioni precedenti.

Imparare il latino liturgico, lezione 16
caeci vident, claudi ambulant, leprosi mundantur, surdi audiunt

Clicca qui per un elenco di tutte le lezioni precedenti.

Coniugazioni del presente
Finora abbiamo studiato le coniugazioni del presente, del modo indicativo e della forma attiva solo per i verbi di prima coniugazione ( -are ). Oggi voglio aggiungere le altre tre coniugazioni alla nostra collezione in continua crescita di conoscenze grammaticali latine. Ecco cosa abbiamo già imparato:


Prima persona
Seconda persona
Terza persona
Singolare
-o
-as
-at
Plurale
-amus
-atis
-ant

Se applichiamo queste desinenze a orare ("pregare"), le forme coniugate appaiono così:

domenica 2 novembre 2025

Un bambino che canta con gli angeli: il funerale non funebre

Una meditazione di John Mac Ghlionn sulla morte di un bambino battezzato, celebrata secondo il rito romano (e sì, intendo proprio "celebrata", per ragioni che diventeranno chiare). Quante ricchezze abbiamo perso e dobbiamo cercare di riconquistarle!

Un bambino che canta con gli angeli:
il funerale non funebre

Peter Kwasniewski 31 ottobre

Oggi, il mio amico e collaboratore Kennedy Hall, con la sua famiglia, dà l'ultimo saluto al corpo di suo figlio Gabriel, nato il 24 ottobre e vissuto solo due ore. Durante quel breve periodo, è stato battezzato, cresimato e accolto dai suoi sei fratelli e dai nonni. Kennedy ha scritto su Substack : "Ora è un santo in Paradiso. Dolce Gabriel, ti prego di intercedere per noi affinché possiamo riunirci tutti in un luogo dove non ci siano più lacrime e dove possiamo lodare Dio per tutta l'eternità".

Kennedy e famiglia, vi promettiamo le nostre preghiere e le nostre condoglianze. Anche sapere che Gabriel è in cielo non rende la morte di un figlio più facile per un mortale, soprattutto per i genitori. Possa la Madonna, che ha saputo cosa significasse perdere un figlio, ottenervi la più profonda consolazione e un rinnovato spirito di speranza nel Signore che non delude mai.

Domenica XXI dopo Pentecoste ('In voluntáte tua')

Quest'anno la Domenica coincide con la commemorazione dei fedeli defunti; tuttavia  nel rito antico la Commemorazione dei defunti non prevale sulla domenica ma si trasferisce al giorno seguente. Trovate l'Ordinario della Santa Messa qui. Il Proprio qui.

Domenica XXI dopo la Pentecoste 

Intróitus
Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua, Dómine, univérsa sunt pósita, et non est qui possit resístere voluntáti tuae: tu enim fecísti ómnia, coelum et terram, et univérsa quae coeli ámbitu continéntur: Dóminus universórum tu es.
Ps. 118, 1 - Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini.
Glória Patri…

Esth. 13, 9 et 10-11 - In voluntáte tua, Dómine,
Introito
Ester 13, 9 e 10-11 - Nel tuo dominio, o Signore, sono tutte le cose, e non vi è chi possa resistere al tuo volere: Tu facesti tutto, il cielo, la terra e tutto quello che è contenuto nel giro dei cieli: Tu sei il Signore di tutte le cose.
Sal. 118, 1 - Beati gli uomini di condotta íntegra: che procedono secondo la legge del Signore. Gloria al Padre…
Ester 13, 9 e 10-11 - Nel tuo dominio, o Signore,…

Ufficio. 
Le domeniche che seguono sono le ultime del Ciclo annuale, ma la distanza dalla fine di esso varia ogni anno, in relazione allo spostamento della Pasqua. Tale spostamento impedisce la ricerca di un preciso accordo tra la composizione delle loro Messe e le lezioni dell'Ufficio della notte che, come abbiamo detto, dopo il mese di Agosto sono fisse (VII Domen. dopo la Pentecoste). I fedeli devono ricordare che in ottobre si legge il libro dei Maccabei, che ci anima agli ultimi combattimenti, e in novembre quello dei profeti, che annunziano il giudizio di Dio, per poter trarre dalla santa Liturgia un'istruzione completa e capire bene, come è necessario, la preoccupazione della Chiesa in queste ultime settimane.

sabato 1 novembre 2025

Terapia per l'anima: il sacramento della penitenza

Nella nostra traduzione da Substack.com
Terapia per l'anima: il sacramento della penitenza
Come vivere una bella vita senza "psicoterapia"

Nell'immagine: David Wilkie (1785–1841), Il confessionale 

La chiamata universale alla penitenza
Il fine ultimo della nostra vita è, senza dubbio, il mondo vero: il Regno dei Cieli. La condizione per l'"ammissione" in questo aldilà è unica: la penitenza . Ecco perché, quando si tratta di esprimere il Vangelo in una sola parola, breve e chiara, non abbiamo dubbi. È la stessa parola che fin dall'inizio è stata associata alla missione dell'araldo del Signore, San Giovanni Battista:
Fate penitenza, perché il regno dei cieli è vicino (Matteo 3:3).
Allo stesso modo, una volta che il nostro Signore Gesù Cristo iniziò il Suo ministero pubblico, incontriamo ripetutamente la stessa chiamata, sottolineata con insistenza. Ad esempio, ai Suoi connazionali, inorriditi dall'uccisione di alcuni Galilei da parte di Pilato, il Salvatore rispose interrogandoli e ammonendoli:

1 Novembre Festa di tutti i Santi

Precedenti : qui - qui - qui - qui - qui. Vedi anche: Litanie dei Santi (Messale Romano Antico) [qui]. Regina Sanctorum omnium, intercede pro nobis!.
Ordinario della Santa Messa qui; Proprio qui.

1 Novembre
Festa di tutti i Santi

Intróitus
Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre Sanctórum ómnium: de quórum solemnitáte gáudent Ángeli et colláudant Fílium Dei. Ps. 32, 1 - Exsultáte iusti, in Dómino: rectos decet collaudátio. Glória Patri… Gaudeámus omnes in Dómino,…
Introito
Godiamo tutti nel Signore, celebrando questa festa in onore di tutti i Santi, della cui solennità godono gli Angeli e lodano il Figlio di Dio. Sal. 32, 1 - Esultate nel Signore, o giusti: ai retti si addice il lodarLo. Gloria al Padre… Godiamo tutti nel Signore,…

La festa della Chiesa trionfante.
Vidi una grande moltitudine, che nessuno poteva contare, d'ogni nazione, d'ogni tribù, d'ogni lingua e stavano davanti al trono vestiti di bianco, con la palma in mano e cantavano con voce potente: Gloria al nostro Dio (Apoc. 7, 9-10). Il tempo è cessato e l'umanità si rivela agli occhi del profeta di Pathmos. La vita di battaglia e di sofferenza della terra (Giob. 7, 1) un giorno terminerà e l'umanità, per molto tempo smarrita, andrà ad accrescere i cori degli spiriti celesti, indeboliti già dalla rivolta di Satana, e si unirà nella riconoscenza ai redenti dell'Agnello e gli Angeli grideranno con noi: Ringraziamento, onore, potenza, per sempre al nostro Dio! (Apoc. 7, 11-14).
E sarà la fine, come dice l'Apostolo (I Cor. 15, 24), la fine della morte e della sofferenza, la fine della storia e delle sue rivoluzioni, ormai esaurite. Soltanto l'eterno nemico, respinto nell'abisso con tutti i suoi partigiani, esisterà per confessare la sua eterna sconfitta. Il Figlio dell'uomo, liberatore del mondo, avrà riconsegnato l'impero a Dio, suo Padre e, termine supremo di tutta la creazione e di tutta la redenzione, Dio sarà tutto in tutti (ibid. 24-28).

venerdì 31 ottobre 2025

Tra la maschera e la luce: la notte di Halloween e la solennità dei Santi

Tra la maschera e la luce:
la notte di Halloween e la solennità dei Santi


Nel mondo contemporaneo, la diffusione di Halloween rappresenta molto più che un innocuo divertimento stagionale. Essa si presenta come una vera e propria espressione del mutamento simbolico e culturale che attraversa l’Occidente post-cristiano: la sostituzione della dimensione della luce con quella della maschera, della comunione con la trascendenza con la fascinazione del macabro.
Ciò che appare, a uno sguardo superficiale, come una festa della spensieratezza, dell’ironia o del folklore, nasconde in realtà un paradigma antropologico e metafisico profondamente diverso da quello che anima la solennità cristiana di Tutti i Santi.

Novembre 2025. Calendario Sante Messe antiquior a Pavia

Care Amiche, cari Amici,
vi inviamo il consueto calendario delle celebrazioni nel rito antico che si tengono nella chiesa di San Luca, in corso Garibaldi 59 a Pavia.
  • Sabato 1: Tutti i Santi - ore 10,00: Santa Messa cantata 
  • Domenica 2: XXI dopo Pentecoste - ore 10,00: Santa Messa 
  • Lunedì 3: Commemorazione dei fedeli defunti - ore 18,00: Santa Messa
    NB: nel rito antico la Commemorazione dei defunti non prevale sulla domenica ma si trasferisce al giorno seguente.
  • Venerdì 7: Primo venerdì del mese - ore 18,15: Santa Messa
  • Domenica 9: Dedicazione dell'Arcibasilica Lateranense - ore 10,00: Santa Messa
  • Domenica 16: XXIII dopo Pentecoste - ore 10,00: Santa Messa
  • Domenica 23: XXIV ed ultima dopo Pentecoste - ore 10,00: Santa Messa
  • Martedì 25: S. Caterina d'Alessandria v. e m. - ore 18,15: Santa Messa (foglietto non disponibile) 
  • Domenica 30: I di Avvento - ore 10,00 Santa Messa
Ordinario della Santa Messa
Cordiali saluti nel Signore, 
don Fabio e don Marino

L'unità impossibile: l'Europa come contraddizione giuridica del moderno

Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
L'unità impossibile: l'Europa come contraddizione giuridica del moderno

L’Unione Europea rappresenta il tentativo più audace, e al tempo stesso più fragile, di fondare un ordine politico sull’assenza di fondamento. Essa pretende di costituire una "unitas" senza "unum", una comunione giuridica priva di principio unificante, un corpo politico che esclude deliberatamente la propria anima.
L’unità, nella sua dimensione autentica, non è il risultato di un accordo, né la somma di volontà convergenti, ma la manifestazione di una misura intrinseca dell’essere.
L’Europa istituzionale, invece, nasce dal postulato contrario: che la verità sia divisiva, che il bene comune sia un concetto obsoleto, che l’ordine possa derivare dalla sola procedura. Così l’Unione si proclama "comunità di diritto", ma è, in realtà, comunità del formalismo, dove il diritto non esprime la giustizia, bensì la sua eclissi razionalmente codificata.
Nel pensiero classico, l’ordine politico è ordinamento dell’essere: "ordo ad bonum commune". L’unità è il riflesso di una realtà superiore che informa la molteplicità e la dispone secondo un fine condiviso. In assenza del fine, l’ordine si dissolve nella mera coordinazione di forze e la molteplicità si fa frammento. L’Unione Europea incarna precisamente questa deriva: è il tentativo di ottenere la concordia senza l’idea di bene, di stabilire l’eguaglianza senza il riconoscimento della giustizia.

Parole profetiche di papa San Pio X, da riprendere oggi

Profezia della ragione illuminata dalla vera fede, perché analizzò gli sviluppi che avrebbe avuto il modernismo, già forte nel suo tempo, di cui vediamo i frutti velenosi a distanza di oltre un secolo. Di seguito uno stralcio significativo.

Parole profetiche di papa San Pio X, da riprendere oggi

"Ma sono ancora più strane, nello stesso tempo spaventose e rattristanti, l'audacia e la leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici, che sognano di rifare la società in simili condizioni e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, "il regno della giustizia e dell'amore", con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un 'generoso idealismo' e forze morali prese "dove possono". Quando si pensa a tutto quanto è necessario in forze, in scienza, in virtù soprannaturali per istituire la città cristiana, e alle sofferenze di milioni di martiri, e alle illuminazioni dei Padri e dei Dottori della Chiesa, e alla dedizione di tutti gli eroi della carità, e a una potente gerarchia nata dal Cielo, e ai fiumi di grazia divina, e il tutto edificato, collegato, compenetrato dalla Vita e dallo Spirito di Gesù Cristo, la Sapienza di Dio, il Verbo fatto uomo; quando si pensa, diciamo, a tutto questo, si è spaventati nel vedere nuovi apostoli intestardirsi a fare di meglio mettendo in comune un vago idealismo e virtù civiche. Che cosa produrranno? Che cosa sta per uscire da questa collaborazione? Una costruzione puramente verbale e chimerica, in cui si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana mala intesa. Si tratterà di un'agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori delle masse meno utopisti (....).

Temiamo che vi sia ancora di peggio. Il risultato di questa promiscuità nel lavoro, il beneficiario di quest'azione sociale cosmopolitica, può essere soltanto una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica; Una religione... più universale della Chiesa cattolica, che riunirà tutti gli uomini divenuti finalmente fratelli e compagni, nel "regno di Dio".- "Non si lavora per la Chiesa: si lavora per l'umanità". E ora, pervasi dalla più viva tristezza, ci domandiamo, Venerabili Fratelli, che cosa è diventato il cattolicesimo del Sillon [movimento francese- ndr]. Ahimè! Esso...è stato captato, nel suo corso, dai moderni nemici della Chiesa e d'ora innanzi forma solo un misero affluente del grande movimento di apostasia, organizzato, in tutti i paesi, per l'instaurazione di una chiesa universale che non avràné dogmi né gerarchia, né regole per lo spirito, né freno per le passioni, e che, con il pretesto della libertà e della dignità umana, ristabilirebbe nel mondo, qualora potesse trionfare, il regno legale dell'astuzia e della forza, e l'oppressione dei deboli, di quelli che soffrono e che lavorano".
(Lettera Apostolica di San Pio X agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi, Notre charge apostolique, Roma, 25 agosto 1910)

Rituale e anti-rituale: conseguenze cultuali e culturali

Nells nostra traduzione da Substack.com. "Il Carnevale è, letteralmente e intenzionalmente, un'assurdità; "il vecchio rito permane ben oltre tutte queste assurdità". Il nostro lavoro di assistenza, difesa e promozione della liturgia tradizionale – e di una sua celebrazione il più possibile formale, rituale, mistico-meditativa – è fondamentale per la restaurazione della Chiesa e persino per la sopravvivenza della civiltà occidentale".

Rituale e anti-rituale: conseguenze cultuali e culturali
Cerchiamo il livello più fondamentale a cui valutare la liturgia in quanto tale?

Nella mia parrocchia, abbiamo la fortuna di celebrare la Messa Solenne quasi tutte le domeniche dell'anno accademico. Ognuna di queste Messe mi ricorda, a volte con una potenza quasi sconvolgente che mi fa venire le lacrime agli occhi, uno dei motivi più profondi per cui amo con tutto il cuore la Messa tradizionale in latino.

Perché qualcosa sia un rito religioso, perché possieda la qualità della ritualità, deve avere diverse proprietà.

Innanzitutto, deve provenire – e dare la sensazione che provenga – da profondità senza tempo, da tempi immemorabili, da innumerevoli antenati senza nome (anche se alcuni di loro hanno un nome).

giovedì 30 ottobre 2025

Cina: censura totale per i sacerdoti in internet

Solo i sacerdoti fedeli al Partito possono parlare di Dio e delle loro iniziative o fare raccolta fondi. Qui l'indice degli articoli sulla questione sino/vaticana.
Cina: censura totale per i sacerdoti in internet

Niente religione su internet, tranne per i siti web autorizzati delle confessioni che accettano i valori socialisti e la sinicizzazione. È il nuovo "Codice di condotta su internet" per preti e ministri di culto in Cina, pubblicato dal Dipartimento per gli Affari religiosi. "Il clero religioso non deve diffondere idee religiose o indurre minorenni alla fede religiosa tramite internet, né organizzare la partecipazione dei minori a formazione religiosa, campi estivi (o invernali), né organizzare o costringere i minori a partecipare ad attività religiose" recita l'articolo 10 del codice. Vietate anche raccolte fondi, predicazioni o celebrazioni religiose online.

Di pastori musulmani, martiri cattolici e declino istituzionale

Nella nostra traduzione da The Catholic Thing il problema, purtroppo ignorato, delle persecuzioni dei cristiani. Se la comunità internazionale, se le autorità religiose non riconosceranno con onestà che quello in corso è un lento genocidio religioso, allora non resteranno che le ceneri. Alcuni precedenti qui - quiqui - qui - quiqui

Di pastori musulmani, martiri cattolici e declino istituzionale

Bare delle vittime del massacro della chiesa cattolica di Ondo, giugno 2022. [Foto per gentile concessione della ONG Intersociety]

Oggi è comune lamentare la diffusa perdita di fiducia nelle istituzioni: governi, scuole, college e università, tribunali, autorità mediche, religioni e (non ultima) la Chiesa cattolica. Ci sono molte ragioni, buone e cattive, per questa perdita di fiducia. Nella maggior parte dei casi, è semplicemente la reazione al fatto che le nostre istituzioni non riescono a fare ciò per cui sono state concepite. A volte si verificano guasti così bizzarri che si è tentati di rinunciare a tali istituzioni.

Colligite Fragmenta/ Cristo Re

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf che, nell'ottava, ci aiuta ad approfondire i doni spirituali della Messa della Domenica precedente qui.

Colligite Fragmenta: Cristo Re
Padre John Zuhlsdorf — 25 ottobre 2025

Le famiglie reali d’Europa stavano cadendo una dopo l’altra. Il secolarismo ateo e materialista stava avanzando. All’indomani del sanguinoso primo conflitto mondiale, papa Pio XI fissava lo sguardo su un mondo in preda al caos. L’industrializzazione e l’imperialismo, aggravati dalle alleanze politiche, avevano innescato quell’orrendo conflitto, con la guerra di trincea, l’artiglieria moderna e i gas d’offesa. Morirono e furono ferite molti milioni di persone. Poi giunse l’influenza “spagnola”, che spazzò via altre vite.

Quando Benedetto XV morì improvvisamente di polmonite nel 1922, Achille Ratti, allora cardinale arcivescovo di Milano, fu eletto alla Sede di Pietro nel conclave più lungo del secolo. Probabilmente fu anche il papa che impiegò più tempo ad accettare. Quando gli venne chiesto, si racconta che rifletté in silenzio per diversi minuti, come se si caricasse sulle spalle il peso del mondo. Un cardinale commentò scherzando che lo avevano “fatto passare per le 14 Stazioni e poi lasciato sul Calvario”. Scelse il nome di Pio XI e il motto: “Pax Christi in regno Christi… La pace di Cristo nel Regno di Cristo.”

mercoledì 29 ottobre 2025

Dichiarazione Conciliare Nostra Aetate, sulle religioni non-cristiane. Commento all'art.1

A seguito delle considerazioni di ieri [qui], un testo esemplare come contributo completo sistematico e di ampio respiro. Importante da utilizzare, insieme ad altre riflessioni, come struttura di una sintesi finale.

Commento all’art. 1 della Dichiarazione Conciliare
Nostra Aetate, sulle religioni non-cristiane
di Paolo Pasqualucci
Sommario: 1. La considerazione ora “più attenta” delle religioni non-cristiane: una nozione ambigua. 2. La supposta “unificazione del genere umano”, artificiosa giustificazione della nuova considerazione per le religioni non-cristiane.  3. Un nuovo “dovere” della Chiesa: promuovere l’unità tra i popoli ed “esaminare” ciò che essi hanno in comune e li spinge a “vivere insieme il loro comune destino”.  4. Il genere umano inteso arbitrariamente come “una sola comunità”, gratificato di un’unità vista nella prospettiva di una salvezza che non distingue più tra Eletti e Reprobi. 5. Non chiara la posizione del Cattolicesimo rispetto alle “varie religioni”.
L’art. 1 di questa Dichiarazione, etichettato Introduzione, sembra riproporre l’insegnamento tradizionale della Chiesa, consistente nella conversione dei popoli e quindi del genere umano a Cristo, nell’opera missionaria per la salvezza delle anime. Ma lo ripropone, sin dal primo capoverso, con una sfumatura nuova, che, ad un’attenta analisi, appare ambigua e gravida di possibili errori dottrinali.

Etimologia medievale: leggere la creazione e trovare il Creatore attraverso il linguaggio

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis. Precedente qui. Le miniature presenti in questo post raffigurano l'atto della Creazione e sono state ottenute dalla Bibliothèque nationale de France.

Etimologia medievale: leggere la creazione e
trovare il Creatore attraverso il linguaggio

In principio era il Verbo
Conoscere l'etimologia di una parola è spesso di utilità indispensabile per interpretarla, perché quando si conosce l'origine di una parola, se ne comprende più rapidamente il significato. In effetti, la comprensione di qualsiasi cosa è più chiara quando se ne conosce l'etimologia. —Sant'Isidoro di Siviglia (Etimologie, 1.29.1)
Se cercate informazioni di base sulle Etimologie di Sant'Isidoro, che ho introdotto la scorsa settimana (qui) in un saggio sull'essenza dell'educazione medievale, vi verrà costantemente ricordato che le sue discussioni etimologiche tendono ad essere irrealistiche. Per esempio:

Spagna: l’islamo-sinistra non riesce a incarcerare un sacerdote

Leggiamo e riprendiamo da FSSPX-Notizie. In gioco non c’è solo la libertà di un sacerdote. C’è la libertà di tutti. Perché se oggi si può incarcerare un prete per un articolo critico, domani chi sarà il prossimo? Un insegnante? Un giornalista? Un genitore? La democrazia si misura anche — e soprattutto — dalla capacità di tollerare le opinioni che disturbano, che mettono in discussione il pensiero unico, che osano ricordare ciò che tutti vedono ma pochi osano dire. Qui l'indice degli articoli sul filoislamismo.

Spagna: l’islamo-sinistra non riesce a incarcerare un sacerdote

In Spagna, un processo senza precedenti mette in luce le crescenti tensioni tra le libertà della Chiesa e l’amministrazione catalana. Padre Custodio Ballester, un sacerdote cattolico di 61 anni di Barcellona, che rischiava tre anni di carcere e otto anni di interdizione dall’insegnamento per dichiarazioni critiche nei confronti dell’Islam fatte nel 2016 e nel 2017, è stato appena assolto.

Non tutte le verità sono belle da dire: Padre Ballester, sacerdote dell’arcidiocesi di Barcellona e attualmente coadiutore della parrocchia di San Sebastián de Badalona, lo ha imparato a sue spese. Noto per il suo impegno nelle cause pro-life e per una visione piuttosto tradizionalista della Chiesa, il sacerdote è già stato oggetto di denunce per omelie anti-aborto, tutte respinte.

martedì 28 ottobre 2025

Oggi, 28 ottobre 2025, ricorre il 60° anniversario di “Nostra Aetate”, la dichiarazione del Concilio Vaticano II sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane.

Oggi, 28 ottobre 2025, ricorre il 60° anniversario di “Nostra Aetate”, la dichiarazione del Concilio Vaticano II sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane. 

Nell'immagine a lato Leone XIV — che oggi, in questo stesso spirito, ha partecipato ad un incontro ecumenico ed interreligioso al Colosseo — ne ha parlato giorni fa con la conferenza episcopale peruviana.

Dopo sei decenni, possiamo finalmente trarre le conclusioni. Conversione alla vera fede cattolica zero, Conversioni nelle false religioni molte. Questo documento porta al relativismo e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Chiese vuote, il recinto di San Pietro è stato sventrato dai mercenari travestiti da pastori il vero Pastore dorme le pecore sono disperse.

Per ora ci soffermiamo sul rapporto con l'ebraismo rabbinico, talmudico, che è quello vigente oggi e non coincide con quello della Torah, portato a compimento da Cristo Signore e da noi ereditato. Intanto riprendo questo stralcio che ci è utile, tratto da nostre precedenti analisi a tappe del Documento. Per completezza, inserisco i link ad analisi precedenti, sui monoteismi:  qui - quiqui.

Mons. Viganò. 'Israël es tu Rex' /Omelia nella festa di Cristo Re

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Mons. Carlo Maria Viganò
Israël es tu Rex
Omelia nella festa di Cristo Re
Israël es tu Rex,
davidis et inclyta proles;
nomine qui in Domini,
Rex benedicte, venis.

D’Israele Tu sei il Re,
di David la nobile prole;
Tu che vieni, Re benedetto,
nel Nome del Signore.
Teodolfo di Orléans, Inno Gloria laus et honor.

Gloria, laus et honor tibi sit, Rex Christe Redemptor.
Al canto di questo inno antichissimo, intonato nella Domenica delle Palme dinanzi alle porte serrate della chiesa, la processione del clero e dei fedeli entra solennemente nella nuova Gerusalemme, spalancandone i robusti battenti con il triplice colpo della Croce astile. La suggestiva cerimonia della seconda Domenica di Passione rievoca l’ingresso trionfale di Nostro Signore nella Città santa, di cui era figura l’ingresso di Salomone (1Re 1, 32-40). Essa ha dunque un’indole eminentemente regale, perché con questa presa di possesso del Tempio, Egli è riconosciuto e osannato come Dio, come Messia e come Re dei Giudei: il Cristo, Χριστός, l’Unto del Signore. La Sua divina Regalità era già stata testimoniata e onorata dai Magi, nella grotta di Betlemme: con l’oro al Re dei Re, l’incenso al Dio Vivo e Vero, la mirra al Sacerdote e Vittima.

La Cina ostenta ancora una volta il suo potere su Roma con la consacrazione di un nuovo vescovo

Nella nostra traduzione da OnePeterFive sembra che ancora una volta Pechino abbia inferto un altro colpo alla Santa Sede consacrando un vescovo nell'importante diocesi di Shanghai, dopo la sua elezione durante la sede vacante del papato. Qui l'indice degli articoli sulla questione Sino/Vaticana.

La Cina ostenta ancora una volta il suo potere su Roma
con la consacrazione di un nuovo vescovo


Il 15 ottobre, padre Wu Jianlin sarà consacrato vescovo ausiliare della diocesi di Shanghai. La notizia della cerimonia è arrivata tramite comunicati ufficiali emessi dalla Chiesa scismatica approvata dallo Stato, l'Associazione Patriottica Cattolica Cinese (CCPA).

Già vicario generale della diocesi, Wu è stato eletto, di fatto senza opposizione, con una votazione del 28 aprile. Il giorno dopo, un altro sacerdote, padre Li Janlin, è stato “eletto” in modo simile come vescovo ausiliare della diocesi di Xinxiang, a quanto pare come unico candidato.

Dalla firma del controverso accordo sino-vaticano nel 2018, la Cina sembra aver preso il controllo della situazione, mentre la Santa Sede si è ripetutamente ritrovata a dover recuperare terreno. Questo caso, a quanto pare, non fa eccezione.

Il 'Supra quae propitio'

Conosciamo più a fondo le sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement ci soffermiamo sull' Supra quae propitio. Qui l'indice degli articoli sulle mirabili formule del latino liturgico.

Il 'Supra quae propitio'

Dopo l' Unde et Memores , il sacerdote prega:
Supra quæ propitio ac seréno vultu respícere dignéris: et accetta habére, sícuti accetta habére dignátus es múnera púeri tui justi Abel, et sacrificium Patriarchae nostri Abrahae: et quod tibi óbtulit summus sacerdos tuus Melchísedech, sanctum sacrificium, immaculátam ostiam.
E che traduco come:
Su questi [l'Ostia e il Calice], degnati di guardare con un volto favorevole e sereno, e di averli accettati, come ti sei degnato di accettare le offerte del tuo giusto servo Abele, e il sacrificio del nostro patriarca Abramo, e ciò che il tuo sommo sacerdote Melchisedec ha offerto a te, un sacrificio santo, una vittima immacolata.

lunedì 27 ottobre 2025

Peregrinatio ad Petri Sedem – Summorum Pontificum /Omelia del card. Burke in San Pietro

Di seguito il testo italiano dell’omelia del card. Raymond Leo Burke sabato 25 ottobre durante la Santa Messa pontificale nella Basilica di San Pietro in Vaticano, in occasione della 14ª Peregrinatio ad Petri Sedem. [vedi]

Omelia del card. Burke
Messa della Beata Vergine Maria in Sabato
Peregrinatio ad Petri Sedem – Summorum Pontificum
Basilica Papale di San Pietro in Vaticano Città del Vaticano

25 ottobre 2025

Eccl 24, 23-31
Gv 19, 25-27
Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
È per me fonte di profonda gioia celebrare la Santa Messa Pontificale all’Altare della Cattedra di San Pietro, come culmine del Pellegrinaggio Summorum Pontificum del 2025. A nome di tutti i presenti, esprimo la mia sincera gratitudine a coloro che hanno lavorato con tanto impegno e dedizione per rendere possibile questo pellegrinaggio. Offro la Santa Messa per i fedeli della Chiesa in tutto il mondo, che si adoperano per custodire e promuovere la bellezza dell’Usus Antiquior del Rito Romano. Possa l’offerta odierna della Messa Pontificale incoraggiare e rafforzare tutti noi nell’amore verso il nostro Signore Eucaristico, il Quale, attraverso la Tradizione Apostolica e con amore instancabile e incommensurabile per noi, rinnova sacramentalmente il Suo Sacrificio sul Calvario e ci nutre con il frutto incomparabile di quel Sacrificio: il Cibo Celeste del Suo Corpo, del Suo Sangue, della Sua Anima e della Sua Divinità.

Il card. Simoni recita una preghiera di esorcismo nella Basilica di San Pietro:

Il cardinale Ernest Simoni, albanese di 97 anni decenni fa è stato torturato, imprigionato e condannato a morte. Sabato, al termine della Messa a San Pietro, si è recato all'ambone e ha compiuto un esorcismo recitando la lunga preghiera di San Michele di Leone XIII. Come commenta Fr. Zuhlsdorf qui, San Pietro aveva bisogno di quell'esorcismo da molto tempo, vista la Pachamama, le due profanazioni dell'altare maggiore e la recente invasione LGBTQ+, per non parlare di altre violazioni. Grazie a Dio per questo audace intervento di un vero confessore della fede.
Il card. Simoni recita una preghiera di esorcismo nella Basilica di San Pietro
Sabato 25 Ottobre, durante la Messa tradizionale Summorum Pontificum celebrata nella Basilica di San Pietro, è accaduto un altro fatto che mi sembra significativo. Tra i prelati di chiara fama presenti alla Messa in latino celebrata da Sua Eminenza il Cardinale Raymond Burke c'era il famoso esorcista, il Cardinale Ernest Simoni Troshani, che all'età di 97 anni è salito sul pulpito e ha recitato con voce tonante una preghiera di esorcismo composta da Papa Leone XIII nel 1890.

Chi è il cardinale Simoni Troshani?
Il cardinale Simoni è un cardinale albanese, nato il 18 ottobre 1928, che secondo la sua voce nel College of Cardinals Report, ha trascorso «diciotto anni in prigione per mano dei comunisti albanesi». Dopo aver completato clandestinamente gli studi in seminario, è stato ordinato sacerdote il 7 aprile 1956. Ma la vigilia di Natale del 1963, dopo aver celebrato una Messa pubblica "illegale", Simoni è stato arrestato e imprigionato.

L'Unde et memores

Conosciamo più a fondo le sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement ci soffermiamo sull' Unde et memores. Qui l'indice degli articoli sulle mirabili formule del latino liturgico. Vedi qui altre mie particolari osservazioni citando l'Unde et memores.

L'Unde et memores

Dopo le preghiere di consacrazione, il sacerdote prega:
Unde et mémores, Dómine, nos servi tui, sed et plebs tua sancta, ejusdem Christi Filii tui, Dómini nostri, tam beátae passiónis, nec non et ab ínferis resurrectiónis, sed et in caelos gloriósae ascensiónis: offérimus praeclárae majestáti tuae de tuis donis ac datis hostiam puram, hostiam sanctam, hostiam immaculátam, Panem sanctum vitae aetérnae, et Cálicem salútis perpetuae.
Che traduco come:
Per questo motivo, o Signore, noi tuoi servi, ma anche tuo popolo santo, memori della beatissima Passione dello stesso Cristo, tuo Figlio, nostro Signore, e certamente della sua Resurrezione dagli inferi, ma anche della sua gloriosa Ascensione al Cielo, offriamo alla tua splendida Maestà, dai tuoi doni e doni stessi, una Vittima pura, una Vittima santa, una Vittima immacolata, il santo Pane della vita eterna e il Calice della salvezza perpetua.

domenica 26 ottobre 2025

Frutti visibili della fede / Risveglio del monachesimo

Frutti visibili della fede / Risveglio del monachesimo

Un gruppo di monaci carmelitani, nelle profondità delle montagne del Wyoming, sta facendo qualcosa che pochi oserebbero. Stanno costruendo un imponente monastero gotico... con macchine CNC.
Sì. Un antico ordine monastico sta utilizzando tecnologie all'avanguardia per creare una struttura che sembra essere stata edificata nel Medioevo.
Vent'anni fa, arrivarono a Meeteetse con 400 dollari e un sogno in cui nessuno credeva. Gli esperti dissero loro che il loro monastero sarebbe costato 80 milioni di dollari. Era impossibile.
Così fecero ciò che i monaci hanno fatto per secoli: si adattarono.
Hanno imparato da soli a scolpire la pietra con macchine CNC con punta diamantata. Nessuna formazione formale. Nessuna formazione ingegneristica. Solo fede, grinta e preghiera.
Blocco dopo blocco, alcuni dei quali pesano più di 1800 kg, stanno dando forma ad angeli, gargoyle e archi a costoloni degni di una cattedrale medievale.
Il loro obiettivo: una cappella che potesse durare mille anni. Un capolavoro nascosto nella natura selvaggia del Wyoming.
Alcuni dicono che è una follia.
Altri dicono che è un miracolo al rallentatore.
E tu come lo chiami?

Ultima Domenica di Ottobre / Festa di Cristo Re

Dominabitur a mari usque ad mare et a flumine usque ad terminos orbis terrarum. Et adorabunt eum omnes reges terrae omnes gentes servient ei. Vedi diversi precedenti su Cristo Re [vedi anche qui]:
Cosa c'è da sapere su Cristo Universorum Rex
- Festa di Cristo Re, universorum Rex e non solo Re dell'universo...
- Il nostro Signore e il nostro Re dove lo hanno messo?
- Leone XIII - Atto di Consacrazione del genere umano a Cristo Re / Inno Te saeculorum principem
Ultima Domenica di Ottobre 
Festa di Cristo Re
 
Intróitus
Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus, qui occísus est, accípere virtútem, et divinitátem, et sapiéntiam, et fortitúdinem, et honórem. Ipsi glória et impérium in saécula saeculórum.
Ps. 71, 1 - Deus, iudícium tuum Regi da: et iustítiam tuam Fílio regis. Glória Patri…
Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus,…
Introito
Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno di ricevere la potenza, la divinità, la sapienza, la fortezza e l’onore. A Lui la glória e il potere nei sécoli dei sécoli. Sal. 71, 1 - O Dio, dà il tuo potere al Re: e la tua giustizia al tuo Figlio regale. Gloria al Padre… Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno…

Due feste della regalità di Cristo.
Trovammo già all'inizio dell'Anno Liturgico una festa della Regalità di Cristo: l'Epifania. Gesù, nato da poco, si manifestava ai Re dell'Oriente e al popolo d'Israele come "il Signore, che tiene nella sua mano il regno, la potenza, l'impero" (Introito della Messa dell'Epifania). Accogliemmo allora "il Salvatore, che veniva a regnare su di noi" (ibid.) e con i Magi gli offrimmo i nostri doni, fede e amore.
Perché la Chiesa al declinare dell'Anno Liturgico ci fa celebrare un'altra festa della Regalità di Cristo, della sua regalità sociale e universale?