Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

L'affermazione che "cristiani, ebrei e islamici adorano lo stesso Dio" è erronea

Il testo che segue è tratto dal libro: Maria Guarini, La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Ed. DEUI, Rieti 2012. Indice consultabile qui.
Disponibile a Roma presso la Libreria Leoniana Via dei Corridori, 28, - Telefono: 06 6869113 - Fax 06 683 3854 - e-mail: leoniana@tiscali.it
Oppure può essere richiesto all'autrice maria.guarini@gmail.com

L'affermazione che cristiani, ebrei e islamici
"adorano lo stesso Dio" è erronea.


Gerusalemme crocevia e simbolo dei tre monoteismi
Tutto nasce da Lumen Gentium 16:
« Infine, quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch'essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio… ».
In particolare per quanto riguarda, rispettivamente, ebrei e musulmani:
In primo luogo quel popolo al quale furono-dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne (cfr. Rm 9,4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (cfr. Rm 11,28-29). [questione ampiamente esaminata qui]
Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale. [questione ampiamente esaminata qui]
Questa visione ermeneutica, e le sue implicazioni nelle relazioni con le altre religioni, è presente anche nel magistero postconciliare. Basti ricordare: L’atteggiamento della Chiesa cattolica di fronte ai seguaci di altre religioni, riflessioni e orientamenti di Dialogo e Missione (1984) del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso; l’enciclica Redemptoris missio di Giovanni Paolo II (1991); Dialogo e annuncio del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (1991); Cristianesimo e religioni della Commissione teologica internazionale (1997); Dominus Iesus, la dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede (2000); Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana, Pontificia Commissione Biblica (2001). La tematica generale sarà maggiormente sviluppata nel punto 2. del cap.VI, sulla Libertà di religione.

L’affermazione è molto presente anche nei Discorsi di Benedetto XVI. Ed è oggi ampiamente avvalorata dal suo successore.

Non può restare senza conseguenze una dichiarazione del genere da parte di un Papa:
« Cristiani ed Ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso[1] Signore... »  (Benedetto XVI, Discorso in occasione della visita alla Sinagoga di Roma il 17 gennaio 2010).
È pur vero che siamo innestati sulla “radice santa” del giudaismo pre-rabbinico[2] e che il Dio che si è rivelato e ha portato a compimento la Storia della Salvezza in Gesù Cristo è lo stesso dei Patriarchi e dei Profeti; ma se ci fermiamo a questo dato, ignoriamo che nella pienezza dei tempi Dio si è rivelato in Cristo Signore, che gli ebrei hanno rifiutato e continuano a rifiutare. Ed è Dio SS. Trinità, icona e fonte di tutte le nostre relazioni, che noi cristiani adoriamo, per averlo conosciuto attraverso la Rivelazione del Signore Gesù e degli Apostoli. E siamo testimoni e collaboratori della sua opera divino-umana di salvezza fino alla fine dei tempi.
Non si tratta solo di una religione, ma di una Persona, di un Dio vivente che, fatto unico nella storia, si è incarnato in Cristo, assumendo due nature, perfettamente uomo e perfettamente Dio. E questo rimane lo scandalo per gli atei, per gli ebrei e per i musulmani. Quel quid in più di un Dio Incarnato e Morto per riscattare il nostro peccato e Risorto per rigenerare la natura umana nella Creazione Nuova riconducendola al Padre, fa una differenza abissale. E dunque adorare e pregare l'Uno piuttosto che l'altro non è ininfluente. Infatti, i cristiani diventano conformi (la ‘configurazione’ a Cristo di San Paolo) a Colui cui aderiscono e che adorano, perché gli atteggiamenti interiori e i comportamenti vi si conformano in base ad una connaturalità donata nella fede e realizzano un'antropologia e, conseguentemente, una storia diverse.

È la stessa ragione per cui non possiamo affermare di adorare lo stesso Dio dell'Islam. Quanto ai musulmani, la "mariologia” e la “cristologia” coraniche non sono altro che una diabolica perversione dei dati autentici delle nostre Sacre Scritture. Maria è la madre di Gesù; ma Gesù è solo un profeta e inferiore a Maometto.
Certamente, Dio Creatore dell'uomo e dell'universo è lo stesso; ma il rapporto che si instaura con Lui in base alla Rivelazione alla quale si aderisce forgia in un dato modo e rende diversi gli uomini e il loro essere-nel-mondo e quindi diversa è la storia che essi vi incarnano e scrivono. Non dimentichiamo che il culmine della Creazione è Cristo e che nel cristiano si realizza la configurazione a Cristo Signore secondo il Progetto del Padre per ognuno.

È vero che prima che ce lo manifestasse Cristo Signore, il Figlio Incarnato, «l'Unigenito, che è Dio, nel seno del Padre» (Gv, 1, 18), l'«unico Dio» non era conosciuto «in tre Persone divine». Ma è proprio in Cristo e nella Sua Chiesa che l'esuberante vita che lega intimamente le tre Persone opera nella storia della salvezza fino alla fine dei tempi attraverso la presenza in coloro che Lo accolgono. «Nel Figlio a noi si svela l'immagine del Padre, nello Spirito risplende il sigillo del Figlio; chi dalla santa Trinità è segnato già vive in terra una vita di cielo» (Liturgia ambrosiana).

Pertanto non può non considerarsi sacrilega la riunione di preghiera promossa da Papa Francesco in Vaticano - che oltretutto ha inficiato la purissima solennità del giorno prescelto: Pentecoste - tra il leader israeliano Shimon Peres e il palestinese Abu Mazen, (a cui hanno partecipato anche un rabbino ed un religioso musulmano previa inaudita rimozione dal luogo dell'evento di tutti i simboli cattolici). Allo stesso modo tutte le implicazioni pastorali di indebite communicationes in sacris, che purtroppo da occasionali stanno diventando abituali, scaturenti da quanto espresso dalla Dichiarazione conciliare Nostra Ætate [qui], circa i rapporti del cattolicesimo con le religioni non cristiane (e dunque anche con l'islam e l'ebraismo talmudico), sono fondamentalmente, metafisicamente, soprannaturalmente erronee.

In conclusione: « Non ci si può fondare su un vago monoteismo per insegnare e praticare la vera Religione - che più che religione è Fede in una Persona divino-umana - riassunta nel Credo, nell’amministrare la Grazia attraverso i sacramenti, nell'Annuncio e nella Predicazione. È invece necessario basarsi sui due misteri principali della Fede rivelata: la Trinità delle Persone divine e l’Incarnazione del Verbo. Al di fuori della Trinità e dell’Incarnazione del Verbo non c’è verità (dogma), vita (soprannaturale) e via (al paradiso). Sempre Gesù ha insegnato: “Io sono la verità, la vita e la via” (Gv., XIV, 6). Egli (non il Talmud o il Corano), la seconda Persona della SS. Trinità, che si è incarnata ed è morta per la nostra salvezza, racchiude tutta la Religione: il Credo, i Sacramenti e la Morale. Al di fuori di Lui non c’è salvezza. Egli è l’unica via che conduce a Cielo. Ora il giudaismo lo ritiene un ingannatore che da uomo si è fatto Dio e lo ha condannato a morte per questo, mentre l’islam lo ritiene un buon profeta, ma nega la sua divinità. Quindi non c’è nessuna possibilità di “tri-alogare mono-a-teisticamente” mediante acrobazie inter-religiose»[3].

 Maria Guarini
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1. La Lumen Gentium, 16 afferma degli ebrei: «professando di tenere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico misericordioso». Idem la Nostra Ætate, 3 per i musulmani: «La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra». Peraltro unico, non vuol dire lo stesso, il medesimo. Di fatto intendere il monoteismo come la forma mentis di fedeli che si rivolgono a un "dio" unico nel senso numerico di 1, non significa riferirsi alla stessa entità. Ma l'affermazione, presa con superficialità senza l'opportuna specificazione, può trarre in inganno molti, soprattutto di fronte a citazioni come questa. Peraltro, quanto agli ebrei possiamo parlare di lo stesso se ci riferiamo al Padre. Ma perdiamo la dinamica spirituale Trinitaria e la divinità di Cristo Signore che l'ha incarnata e rivelata continuando a renderla operante nella Sua Chiesa.
2. A questo proposito è bene sottolineare che il cristianesimo non è una "forma di giudaismo", come anche autorevolmente affermato: «Il cristianesimo era quella forma di giudaismo ampliata fino ad attingere l’universalità, nella quale ora veniva pienamente donato quanto l’Antico Testamento fino ad allora non era stato in grado di dare». (J. Ratzinger, Fede, Verità, Tolleranza - Il Cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena, 2005).
Quando si parla di giudaismo in riferimento al cristianesimo, bisogna intendere il giudaismo puro, con esclusione di quello spurio, che condanna e maledice i notzrì (cioè i cristiani). Questo ha inizio con l'esilio in Babilonia e sfocia, a partire dall’Assemblea di Yavne dopo la distruzione di Gerusalemme, nel giudaismo talmudico o rabbinico, che si è sviluppato contemporaneamente al cristianesimo in una netta differenziazione reciproca. Il cristianesimo, più che una 'forma' di giudaismo, ne è il compimento, nella Persona di Cristo, nei 'tempi ultimi' e nella Nuova Eterna Alleanza sancita nel Suo Sangue Prezioso.
[Precisazione, che diventa necessaria in quanto forse non è scontata per tutti: quando un Papa si pronuncia come 'dottore privato' non è infallibile; e dunque le sue affermazioni possono essere esaminate e discusse col dovuto rispetto, non richiedendo l'assenso de fide]
3. Citazione della conclusione estrapolata da uno scritto di don Curzio Nitoglia

11 commenti:

minstrel ha detto...

Sto leggendo ora le vecchie pagine. :)

Riguardo questa: l'unico modo per leggere quella frase è a mio dire questo
- dalla parte di Dio l'uomo adora lo stesso Dio, chiunque. E questo perché la Verità è una sola.
- Dalla parte dell'uomo ci sta che adorare un'idea di Dio poco conforme alla Verità porta a distorsioni nella vita. Ma parliamo in questo caso di IDEA di Dio!

Un conto cioè è Dio (e la Lumen parla di questo aspetto!) e un conto è l'idea di Dio (e tu parli di quest'altro).
Hai mai visto Dio faccia a faccia? E l’ateo conosce Dio faccia a faccia e conoscendolo gli ha detto: «non ti voglio!»? E il musulmano?

A mio avviso mic per leggere i documenti del Vaticano II occorre cercare la continuità sempre e comunque e quindi spiegare come interpretare quel testo in continuità. E magari dire che è l'unico modo per leggere quella riga altrimenti si va in eresia. E quindi addirittura dire che quella riga è comunque confusa perché potrebbe indurre in errore. Ma cercare l'errore volutamente (e magari forzando il testo) è fare comunque un servizio alla Chiesa?

Dico forzando il testo perché a me, leggendo quelle righe, è la prima cosa che mi è venuta in mente.

Anonimo ha detto...

E quindi addirittura dire che quella riga è comunque confusa perché potrebbe indurre in errore. Ma cercare l'errore volutamente (e magari forzando il testo) è fare comunque un servizio alla Chiesa?
Dico forzando il testo perché a me, leggendo quelle righe, è la prima cosa che mi è venuta in mente.


Vedi, caro Minstrel, dire che è la prima cosa che ti è venuta in mente, è un dato del tutto soggettivo, che non garantisce che ciò accada a tutti :)

La "Chiesa docente" non può esprimersi in maniera approssimativa, e come tale suscettibile di più interpretazioni diverse. La Chiesa è portatrice della Verità che è il Signore e la deve esprimere nei termini più appropriati.

Quindi se tu stesso ammetti che "quella riga è comunque confusa perché potrebbe indurre in errore", perché dici che sono io che vado in cerca dell'errore, solo perché ne ho dato la lettura corretta, che è unicamente quella collegata con la Rivelazione di Dio come SS. Trinità che abbiamo ricevuto da Cristo e in Cristo Signore?

minstrel ha detto...

Io dico che la riga può produrre l'errore che tu hai riscontrato se non fosse inserita in una Tradizione che non ammette un errore come quello da te espresso.
Ergo non c'è altro modo di intenderlo.
Dunque dico che scrivere che quella riga la si può intendere SOLO COSI' (come dicevo) è fare a mio avviso un servizio alla Chiesa e alla comprensione, dire che quella riga è scritta male perché la si può intendere COSA' non è a mio avviso fare un servizio alla Chiesa e si favorisce la confusione.
La riga è scritta male? Beh, in brevissimo: questa è, teniamocela e cerchiamo di fare in modo che produca frutto Tradizionale! :)

Anonimo ha detto...

Minstrel,
dimentichi un particolare non da poco: la Tradizione che non ammette l'errore come quello da me espresso (quella che si basa sull'oggetto-Rivelazione) non è la stessa che invece lo ammette (quella che ha la sua continuità nel soggetto-chiesa in divenire), tant'è che ha potuto formulare una frase ambigua, come diverse altre...

minstrel ha detto...

Si. Ma la stessa Tradizione chi la attesta? Il medesimo soggetto-Chiesa! Ed è proprio questa autoreferenzialità che in fondo fa nascere i qui pro quo a mio avviso. Si pensa (agli estremi!) alla Tradizione come cosa a sé rispetto alla Chiesa (che invece la fonda autoritativamente) e la Chiesa di oggi che può riformare tutto quello che fu autoritativamente dogmato come "tradizione" da quella di ieri.
La continuità però non può saltare, in alcun modo! Pena il decadimento di TUTTA l'autorità autoreferenziale della Chiesa.

E a quel punto la logica mi imporrebbe di farmi ortodosso.

Anonimo ha detto...

E a quel punto la logica mi imporrebbe di farmi ortodosso.

... se non fosse perché esiste una Tradizione perenne che ci ha costituiti e sulla quale restiamo 'fondati'.

Il 'vizio' di fondo è proprio il fatto che se la Chiesa fonda la sua autorità su se stessa, anziché sull'oggettività della Rivelazione e sui dogmi immutabili, che non sono gabbie ma orientamenti luminosi, diventa autoreferenziale (dissipata e dis-orientata nel dialogo col mondo) e non è più "centrata" nel Suo Signore che è lo stesso ieri. oggi e sempre .

Anonimo ha detto...

Gesù non dialogava, insegnava. E, insegnando, 'lasciava il segno' e gli effetti della sua vita divina. E lo fa tuttora e fino alla fine dei tempi...
A questo è chiamata la Chiesa, non ad altro.

Miguel de Servet ha detto...

"Ed è Dio SS. Trinità, icona e fonte di tutte le nostre relazioni, che noi cristiani adoriamo, per averlo conosciuto attraverso la Rivelazione del Signore Gesù e degli Apostoli."

La Trinità è certamente dottrina della Chiesa Cattolica, anzi, non solo della Chiesa Cattolica ma, di fatto senza eccezioni, di tutti coloro che si professano Cristiani (a parte trascurabili e comunque dubbie eccezioni, quali i testimoni di Geova i cristadelfiani e pochi altri). Tuttavia, che la Rivelazione del Signore Gesù e degli Apostoli ci abbiano fatto conoscere Dio come Trinità è insostenibile sulla base della Scrittura, una proiezione su di essa (eisegesis) di elaborazioni Patristiche, nate da un "peccato originale": l'affermazione che troviamo in Giustino Martire (ca. 150 AD) che, accanto all'Unico Vero Dio ci sarebbe un theos kai kurios eteros. Questo "peccato originale" (ahimé accolto nel Cristianesimo storico), viene dritto da Filone di Alessandria, altrimenti noto come Filone "l'Ebreo".

mic ha detto...

Già nell'Antico Testamento, oltre allo Spirito è presente il riconoscimento di Dio come Padre. Ad esempio: ai ripetuti inviti al pentimento Israele risponde: Tu sei il nostro Padre Abìnu attà.
- Is 63, 16: «... poiché tu sei nostro padre, anche se Abramo non ci conosceva e Israele ci ignorava, Tu, o Eterno sei nostro padre, nostro redentore, da sempre questo è il tuo nome ...»
Is 64, 7-8: «Non c’è alcuno che invochi il tuo nome, che si scuota per afferrarsi a te, perché tu ci hai nascosto la tua faccia e ci lasci consumare in balia delle nostre iniquità. Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro Padre, noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani».

Ma la venuta di Cristo Signore ha fatto irrompere nel Tempo e nella Storia umana qualcosa di nuovo e di grande: il Sopranaturale, il Dio-con-noi non solo spiritualmente, ma anche nella condivisione piena della nostra umanità.
E nel Vangelo la Santissima Trinità è sicuramente presente: cos'è se non una formula Trinitaria "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo" (Mt, 28)
Nella Persona di Gesù, Dio Incarnato - insieme al Figlio: il Verbo di Dio fatto Uomo - è presente lo Spirito Santo.
Non a caso tutte le formule Liturgiche (che è noto risalgono alle origini: il Canone Romano ad es., presente nei Sacramentari dei primi secoli, viene fatto risalire a Pietro) sono concluse con la formula trinitaria. La Vetus latina risale al II secolo.

Il kurios eteros mi evoca l'"altro Consolatore" (Gv 14) che Gesù promette agli Apostoli una volta che avrà ricollocato alla destra del Padre l'umanità decaduta, redenta sulla Croce e rigenerata nella Risurrezione, con la Sua Ascensione al Cielo. Cos'è se non il suo Spirito di Risorto che non cessa di vivificare la Sua Chiesa fino alla fine dei tempi e la sua azione teandrica presente nel mondo? Si può ben dire "altro" perché è il connubio umano-divino che si è realizzato nella Persona di Cristo Signore. Ma non vuol certo dire un "altro Dio"....
Certamente la distinzione delle persone, nell'unità della sostanza sono formulazioni successive, ma si tratta solo di lasciar emergere ed esplicitare ciò che già esiste, non di introdurre qualcosa di nuovo.
Mi sfugge la sua citazione di Filone, che mi riservo di approfondire, ma quel che fa testo è la Sacra Scrittura e la Tradizione perenne.

giulia meloni ha detto...


A riguardo Gesù è molto chiaro”...Ricordate anche questo:temete piuttosto le fallaci alleanze e le blandizie di uno straniero che le sue legioni .Perchè,mentre sarete fedeli alle leggi di Dio e della Patria vincerete anche se accerchiati da eserciti poderosi,quando sarete corrotti dal veleno sottile,dato come un miele inebriante dallo straniero,e sarete vinti e soggetti, anche senza che il falso alleato dia battaglia cruenta contro il vostro suolo.Guai a chi non sta all’erta come vigile scolta e respinge l’insidia sottile di un astuto e falso vicino, o alleato,o dominatore che inizia la sua dominazione sui singoli,illanguidendo il loro cuore e corrompendolo con usi e costumi che nostri non sono ,che santi non sono e che perciò ci rendono sgraditi al Signore !GUAI!Ricordate tutti le conseguenze portate alla Patria dall’avere alcuni dei suoi figli adottato usi e costumi dello straniero per ingraziarsi lo stesso e godere .Buona cosa e la carità con tutti,anche con i popoli che non sono della nostra fede,che non hanno i nostri usi,che ci hanno nuociuto nei secoli.Ma l’amore a questi popoli che sono sempre nostro prossimo,non ci deve mai far rinnegare la legge di DIO E DELLA PATRIA per il calcolo di qualche utile carpito cosi ai vicini.NO.Gli stranieri disprezzano coloro che sono servili sino al ripudio delle cose più sante della Patria.Non è con il rinnegare il Padre e la Madre di DIO e la patria che si ottiene rispetto e libertà”...

tratto dal IX libro dell’EVANGELO,cap.596,pag190-191...MARIA VALTORTA http://www.scrittivaltorta.altervista.org/bv110.htm

Walther Binni ha detto...

Verissimo
Ma cancelliamo LG 16 io non “adoro con loro (Islam) L unico dio (minuscolo)