Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 2 settembre 2025

Newman sul ruolo insostituibile dei laici in tempi di crisi

Newman, teologo e storico nello stesso tempo, si chiede perché il Signore permise che la Chiesa fosse infestata dalla grave prova dell'arianesismo; perché ai pastori fosse permesso di trasformarsi in lupi per un periodo; perché i vescovi buoni e santi fossero una piccola minoranza e perché fosse stato chiesto al popolo di rimanere saldo anche davanti ai suoi «superiori». Il suo racconto sulla crisi del IV secolo ha MOLTO da insegnare, specialmente a noi laici, in questo momento. Alcuni precedenti su Newman qui - qui - qui -  qui.

Post scriptum: Newman sul ruolo
insostituibile dei laici in tempi di crisi


Sebbene inizialmente avessi detto che la mia serie su Newman sarebbe stata composta da tre parti, mi è venuto in mente un tema importante che merita un approfondimento. Pertanto, spero che mi permettiate questo Post scriptum!

La canonizzazione di John Henry Newman ha elevato agli onori degli altari uno dei più grandi sostenitori dell'ortodossia dogmatica, dell'antiliberalismo e del primato del soprannaturale nel cristianesimo; e la sua imminente elevazione al rango di Dottore della Chiesa confermano il valore al tempo stesso intramontabile e attuale del suo saggio insegnamento. In altre parole, Newman ha qualcosa da offrire a chiunque, in qualsiasi momento; ma ha qualcosa di speciale importanza da offrire a te e a me oggi.

lunedì 1 settembre 2025

La FSSPX va a Roma

Esiste ancora un piccolo contingente di persone che vorrebbero, con le loro proclamazioni, che la FSSPX sia scismatica, anche contro i desideri e le azioni di Roma e del Pontefice Romano. E, però, registriamo un'anomalia nell'ambito del Vaticano che in concreto si traduce in due pesi e due misure nei confronti della Tradizione.

La FSSPX va a Roma

Nell'ambito dell'Anno Giubilare, la Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) ha organizzato un pellegrinaggio a Roma per partecipare all'evento. Vi hanno preso parte oltre 8.000 persone, di cui circa 800 sacerdoti e religiosi, mentre il resto erano fedeli laici. È interessante notare che il pellegrinaggio della FSSPX era incluso nel sito web ufficiale del Vaticano, che pubblicava il programma dei vari eventi; tuttavia, quella pagina web è stata rimossa dopo che la notizia della menzione degli eventi ufficiali della FSSPX a Roma è diventata virale. Non abbiamo prove concrete che gli amministratori del sito lo abbiano fatto per pressioni volte a "cancellare la memoria" dell'apparente omaggio del Vaticano alla FSSPX; tuttavia, abbiamo i nostri sospetti.

Immagine che comprova la rimozione della pagina vaticana
(Cliccare per ingrandire)

Paolo Pasqualucci. Sessant'anni dal Concilio - V : Raffronto tra lo schema sulla Chiesa illegalmente scartato e la costituzione LG sulla Chiesa

Sessant'anni dal Concilio - V : Raffronto tra lo schema sulla Chiesa illegalmente scartato e la costituzione LG sulla Chiesa,
di Paolo Pasqualucci

V - Raffronto tra lo schema sulla Chiesa illegalmente scartato e la costituzione ‘Lumen Gentium’ sulla Chiesa, che lo ha rielaborato, in realtà alterandolo alquanto.

[Nota previa.
Dopo la settimana di Ferragosto, riprendo la pubblicazione di alcune parti del mio libro Unam Sanctam. Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa del XXI secolo, Solfanelli, 2013, pp. 437. Questa volta il testo è più lungo, avendovi io dovuto accorpare diversi capitoli, nessuno dei quali troppo lungo. Si tratta di sessantaquattro pagine formato Bodoni MT 14. I capitoli riuniti sono sei, occorre pertanto un inquadramento generale. Si tratta di capitoli tra loro connessi perché concentrati su un unico tema: un accurato raffronto tra il primo capitolo dello schema sulla Chiesa scartato e il primo capitolo della costituzione dogmatica (senza dogmi) Lumen Gentium sulla Chiesa (=LG): entrambi questi capitoli elaborano il concetto della Chiesa. Dovrebbe trattarsi del medesimo concetto, ma sarebbe arduo e persino azzardato l’affermarlo.

I capitoli riuniti sono dunque s e i , dal cap. III al cap. VIII. Ricordo ancora che lo schema lasciato cadere si intitolava Aeternus Unigeniti Pater, abbreviato in Aeternus Unigeniti (AeU).

domenica 31 agosto 2025

Don Alberto Secci. Cosa è Stato per me il Vaticano II

In questo contributo della rubrica: “Portiamo la Messa antica in ogni Diocesi”, gli Alleati di Biella ci riportano il pensiero che don Alberto Secci espresse a Seregno nell’ ottobre 2011, nella Conferenza promossa dal Centro Culturale “J. H. Newman, circa la vera sostanza e applicazione del Concilio Vaticano II. Il sacerdote – anche appassionato di pittura – presso la città di Vocogno (Verbania) celebra la Santa Messa esclusivamente in rito romano antico, ritenendo il biritualismo una scelta abbastanza incomprensibile e pericolosa. Conclude l’articolo il consueto appello per il reclutamento di nuovi fedeli per la Messa Antica, a Biella [vedi].

Don Alberto Secci. Cosa è Stato per me il Vaticano II

Afferma don Alberto:
Mi sono chiesto: “Che cosa è stato per me il Concilio?” Sono nato nel 1963 e la mia formazione l’ho vissuta immediatamente dopo il Concilio. Sono diventato sacerdote nel 1988, dunque sono immerso in questa epoca.
Il Concilio è sicuramente stato una presenza fortissima. In ogni momento se ne sentiva parlare, ma si trattava di una presenza tanto forte quanto indefinita, cioè: tutti parlavano di Concilio e pochissimi dicevano che cosa fosse.

• Nei primi anni la vita delle parrocchie, tutto sommato, continuava come prima, ma con un grande cambiamento: quello della Messa. Si è trattato quindi di fare quello che si faceva prima, ma con l’obbligo violento di una Messa nuova.

Domenica XII dopo la Pentecoste (“Deus, in adiutorium”)

Le parole dell' Introito della Messa di oggi formano la preghiera introduttiva alle Ore dei Breviari romani, ambrosiani e monastici, recitata mentre si fa il segno della Croce.  Ad esclusione del Triduo Pasquale e nell’Ufficio dei Defunti. Secondo la tradizione è stata introdotta nell'ufficio monastico da san Benedetto da Norcia, fortemente influenzato dagli scritti di san Giovanni Cassiano. San Gregorio Magno l'ha estesa a tutte le chiese romane. Nell'immagine: il Buon Samaritano della parabola evangelica di oggi (miniatura dal Codex purpureus rossanensis sec. VI). Secondo un'interpretazione allegorica, il samaritano è Cristo, l'uomo mezzo morto è l'umanità caduta, e la locanda è la Santa Madre Chiesa, LA Catholica, luogo di rifugio e di guarigione, di salvezza. Abbandonare la Chiesa, turbati dalla terribile crisi che stiamo attraversando, esporrebbe al rischio della morte spirituale...
Domenica XII dopo la Pentecoste
(“Deus, in adiutorium”)

Intróitus
Ps. 69, 2-3
- Deus, in adiutórium meum inténde: Dómine, ad adiuvándum me festína: confundántur et revereántur inimíci mei, qui quǽrunt ánimam meam.
Ps. 69, 4
- Avertántur retrórsum, et erubéscant: qui cógitant mihi mala. Glória Patri…
Ps. 69, 2-3
- Deus, in adiutórium meum inténde…
Introito
Sal. 69, 2-3
- O Dio, vieni in mio aiuto: o Signore, affrettati ad aiutarmi: siano confusi e svergognati i miei nemici, che attentano alla mia vita.
Sal. 69, 4
- Vadano delusi e scornati coloro che tramano contro di me. Gloria al Padre…
Sal. 69, 2-3
- O Dio, vieni in mio aiuto…

Messa
L'Introito inizia con il magnifico versetto del Salmo 69: O Dio vieni in mio aiuto; Signore, affrettati a soccorrermi! Nella sua decima Conferenza, Cassiano mostra come questo grido dell'anima si addica a tutti gli stati e risponda a tutti i sentimenti (Collat. 10,10). Durando di Mende lo applica nella presente circostanza a Giobbe, poiché le lezioni dell'Ufficio della notte tratte dal Libro in cui sono narrate le sue prove combinano talvolta, benché di rado, con questa Domenica (Razionale 6,126). Ruperto vi vede di preferenza gli accenti del sordomuto la cui misteriosa guarigione formava otto giorni fa l'oggetto delle nostre meditazioni. "Il genere umano nella persona dei nostri progenitori - egli dice - era divenuto sordo per ascoltare i comandamenti del Creatore, e muto per cantare le sue lodi; il primo moto della sua lingua sciolta dal Signore è per invocare Dio" (Dei Divini Uffici 12,12). È pure ogni mattina il primo slancio della Chiesa, come la sua prima parola ad ognuna delle Ore del giorno e della notte.

sabato 30 agosto 2025

Recensione: Gesù e le radici ebraiche di Maria

Il nostro traduttore propone - e volentieri la riprendo - una sua rapida ma efficace recensione di un testo recente sulla Vergine Maria alla luce delle Scritture ebraiche e della tradizione giudaica antica. Purtroppo non disponiamo ancora della traduzione italiana di cui lui stesso potrebbe farsi carico d'intesa con l'autore; ma per chi legge l'inglese ho trovato, e inserito, un link col testo in pdf. "Un testo consigliato a chi vuole comprendere non solo perché la Chiesa ha sempre venerato la Madre di Dio, ma anche come le sue prerogative si radicano nella Scrittura e nella fede apostolica".  Anche per chi non leggerà il testo sono edificanti le osservazioni che seguono.

Recensione di Jesus and the Jewish Roots of Mary 

Il libro di Brant Pitre, “Jesus and the Jewish Roots of Mary – Unveiling the Mother of God” [Gesù e le radici ebraiche di Maria qui in pdf], si propone di illuminare la figura di Maria alla luce delle Scritture ebraiche e della tradizione giudaica antica. È un testo che, pur scritto con stile accessibile, offre al lettore una ricca trama di riferimenti biblici, rabbinici e patristici, invitando a rileggere la Madre di Dio non come semplice aggiunta devozionale, ma come parte integrante della Rivelazione.

Pregi e metodo
Il merito maggiore del volume è il metodo: Pitre mostra come molti tratti mariani – dalla verginità perpetua alla funzione di Nuova Eva, dal titolo di Arca dell’Alleanza alla regalità come Regina Madre – non siano invenzioni posteriori, ma abbiano radici profonde nell’Antico Testamento e nella fede giudaica del Secondo Tempio.

Maria come Nuova Eva: Pitre riprende la lettura patristica di Genesi 3,15, sottolineando come la donna promessa nel Protoevangelium trovi il suo compimento in Maria. Così come Eva, pur senza peccato all’inizio, collaborò con Adamo alla caduta, Maria – piena di grazia – collabora con Cristo, il nuovo Adamo, alla redenzione.

L' ''Hanc igitur'

Conosciamo più a fondo le sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità. Nelle nostre traduzioni da New Liturgical Movement. Qui l'indice dei precedenti.

L' 'Hanc igitur'

Dopo il Communicantes [qui] il sacerdote recita l' Hanc igitur :
Hanc ígitur oblatiónem servitútis nostrae, sed et cunctae familiae tuae, quaesumus, Dómine, ut placátus accipias: diesque nostros in tua pace dispónas, atque ab aeterna Damnatióne nos éripi, et in elettorum tuórum júbeas grege numerári. Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
Che l'edizione ICEL del 2011 traduce come:
Perciò, Signore, ti preghiamo: accetta con benevolenza [inglese graciously. È più giusto tradurre letteralmente placato come nel Messalino italiano. La benevolenza non sottolinea la ragione del sacrificio -ndT] questa oblazione del nostro servizio, quella di tutta la tua famiglia; ordina i nostri giorni nella tua pace e comanda che siamo liberati dalla dannazione eterna e annoverati nel gregge di coloro che hai scelto. (Per Cristo nostro Signore. Amen.) [1]
E che traduco come:
Ti imploriamo pertanto, o Signore, di accettare con benevolenza questa offerta del nostro servizio, ma anche di tutta la tua famiglia; affinché tu possa disporre i nostri giorni nella tua pace e liberarci dalla dannazione eterna, e affinché tu possa ordinarci di essere annoverati nel gregge dei tuoi eletti. Per Cristo nostro Signore. Amen.
L' Hanc igitur, scrive padre Adrian Fortescue, "è forse la preghiera più difficile della Messa". [2] Gli studiosi hanno ipotizzato che si tratti di un frammento di una litania di intercessione recitata dal diacono prima che fosse ripresa dal sacerdote e aggiunta successivamente al Canone, con San Gregorio Magno che ne diede gli ultimi ritocchi prima della sua morte nel 600 d.C. E le varianti della preghiera, sia nelle sue clausole principali che in quelle subordinate, abbondano: nei Messali del 1962, ce ne sono quattro (Giovedì Santo, Pasqua, Pentecoste e all'ordinazione di un vescovo), ma il Sacramentario Gelasiano ne elenca trentotto.

L' Hanc igitur è un elemento riconoscibile della Messa perché le campane vengono suonate all'inizio, mentre il sacerdote stende le mani sull'oblata, formando con il pollice destro il segno della croce sopra il sinistro. Questo gesto imita quello del sacerdote ebreo che stendeva le mani sul capro espiatorio dell'Antico Testamento, che ritualmente si caricava dei peccati del popolo e veniva successivamente sacrificato (cfr. Levitico 16, 11-14). In origine, si tirava a sorte per determinare quale dei due capri sarebbe stato il capro espiatorio e quale sarebbe stato liberato nel deserto. Questa disposizione evoca la folla volubile che scelse Barabba invece di Gesù, sul quale fu posta l'iniquità di tutti noi (cfr. Isaia 53, 6).

L'usanza di stendere le mani su calice e ostia non ebbe origine fino al XV secolo. Una teoria è che i segni di croce originali prima della consacrazione fossero di fatto un'epiclesi o un'invocazione dello Spirito Santo sui doni; dopo che questo significato fu dimenticato nel tempo (e i segni di croce furono aggiunti alle preghiere dopo la consacrazione per modificarne ulteriormente il significato), il gesto del capro espiatorio fu aggiunto per ottenere lo stesso effetto pneumatologico. [3] Qualunque sia la ragione, questo gesto riguardante una capra, come vedremo più avanti, si adatta bene alle parole della preghiera sulle pecore.

E poiché i dibattiti sull'epiclesi (e se il rito romano ne abbia bisogno) continuano a essere irrisolti, rivolgiamo la nostra attenzione al linguaggio del testo: Per la seconda volta, il termine igitur ricorre nel Canone, con il senso di proseguire un pensiero interrotto. Forse l'"interruzione" si soffermava sulla Chiesa Trionfante nel Communicantes; in ogni caso, il sacerdote torna all'"oblazione del nostro servizio". Il servizio in questione è probabilmente quello dei chierici che servono nel presbiterio, motivo per cui è seguito da "quello di tutta la Tua famiglia". A differenza del Te igitur [qui], che menziona "quelli che stanno attorno", il riferimento all'intera famiglia di Dio include coloro che non sono fisicamente presenti alla Messa, ma che comunque uniscono le loro intenzioni al sacrificio dell'altare. Chiunque compia un'Offerta Mattutina che includa la petizione "O mio Gesù... Ti offro le mie preghiere, le mie opere, le mie gioie e le mie sofferenze di questo giorno... in unione con il Santo Sacrificio della Messa in tutto il mondo" rientra in questa categoria.

La preghiera descrive l'oblazione come il prodotto del nostro servitus, che sia l'ICEL che io traduciamo come "servizio". "Servizio" è accurato, ma è forse una parola troppo innocente. Un uomo ricco e potente, ad esempio, può fornire un servizio alla sua comunità finanziando un parco pubblico. Servitus, d'altra parte, denota la condizione di un servus o schiavo. [4] È l'oblazione della nostra servitù o l'oblazione della nostra schiavitù a Gesù Cristo che viene offerta, non quella di un titano dell'economia come Bill Gates o Jeff Bezos. [5]

Infine, come scrive padre Nicholas Gihr, «le stesse petizioni vengono nuovamente presentate, ma ora con accresciuta fiducia ed espressione intensificata». [6] Questa preghiera presuppone che, anche se ci consideriamo parte della famiglia di Dio, non è scontato che facciamo parte del suo gregge eletto. L'aggiunta del gesto del capro espiatorio accresce questo sentimento: proprio come riconosciamo ritualmente che Gesù Cristo è Colui che si è fatto capro per noi prendendo su di sé i nostri peccati ed essendo stato espulso, così preghiamo di poter essere parte del suo ovile, annoverati alla destra del Padre e non contati alla sua sinistra. Ma questa accentuazione viene annullata quando lo stendersi delle mani viene spostata su un'altra preghiera, come avviene nel Novus Ordo sulla Quam oblationem.
Michael P. Foley
____________________
[1] Messale Romano 2011, p. 638.
[2] Adrian Fortescue, La Messa: uno studio della liturgia romana (Longmans, Green, and Co, 1912), p. 333.
[3] Daniel Cardó, La croce e l’Eucaristia nel cristianesimo primitivo: un’indagine teologica e liturgica (Cambridge University Press, 2019).
[4] “Servĭtūs, ūtis,” Lewis e Short Latin Dictionary.
[5] Quasi tutti gli autori di epistole nel Nuovo Testamento si definiscono schiavi di Gesù Cristo: Paolo (Rom. 1, 1), Pietro (2 Pt. 1, 1), Giuda (Giuda 1, 1) e Giovanni (Ap. 1, 1).
[6] Gihr, Il Santo Sacrificio della Messa, p. 6

venerdì 29 agosto 2025

Il Latino come lingua liturgica del Rito Romano

Padre Uwe Michael Lang, C.O., era Officiale della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e Consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ai tempi di Benedetto XVI. Ora è tornato al suo convento Brompton Oratory di Londra. Lo stesso autore - nel corso del primo Convegno Summorum Pontificum - Una ricchezza spirituale per tutta la Chiesa, Roma 16-18 settembre 2008 - ha pronunciato un notevole intervento dal titolo Il Latino come lingua liturgica del Rito Romano. Ne conservo il testo integrale dal Convegno, pubblicato altrove e che ora riprendo di seguito. Precedenti dello stesso autore quiqui - qui - qui. Qui l'indice degli articoli sul Latino.

Il Latino come lingua liturgica del Rito Romano
di Uwe Michael Lang*

Lingua sacra
Come premessa si ritengono utili alcune riflessioni sul fenomeno della "lingua sacra". La lingua è più che un semplice mezzo di comunicazione; è anche un mezzo di espressione. Questo vuol dire che la lingua non è soltanto uno strumento che serve per comunicare fatti, e deve farlo nel modo più semplice ed efficiente, ma è anche il mezzo per esprimere la nostra mens in un modo che coinvolga tutta la persona.

Di conseguenza, la lingua è anche il mezzo in cui si esprimono i pensieri e le esperienze religiosi. Si è consapevoli della trascendenza del divino e, allo stesso tempo, delle sua presenza, una presenza che è reale a incomprensibile. Ci sono forme estreme per esprimere questa esperienza, "parlare in lingue" e "silenzio mistico". Parlare in lingue o glossolalia è un fenomeno noto a noi dalla Prima Lettera di San Paolo; esso ha avuto una ripresa negli ultimi cento anni nei movimenti carismatici e si trova anche in altre tradizioni religiose, tra cui, per esempio, l'Oracolo di Delfi. La glossolalia rende impossibile la comunicazione umana. La persona che parla "in lingue" può essere compresa solo con l'aiuto di un interprete. Perciò, San Paolo ha riserve sulla glossolalia e preferisce la "profezia", che è nel servizio della Carità ed edifica la Chiesa (1Cor 14). Nel silenzio mistico è esclusa la comunicazione umana ordinaria, come mostra l'esperienza condivisa da Sant'Agostino e da sua madre Santa Monica ad Ostia, descritta nel libro IX delle Confessioni.

Lettera aperta al cardinale Arborelius in risposta alle dichiarazioni del 15 agosto 2025

Un'eccellente risposta della SSPX alla pretesa del cardinale Arborelius secondo cui i loro sacramenti sono "validi ma illeciti". Nella nostra traduzione dal sito piusx.org

Lettera aperta al cardinale Arborelius
in risposta alle dichiarazioni del 15 agosto 2025


Eminenza,
Abbiamo preso atto delle due dichiarazioni riguardanti la nostra fraternità sacerdotale, rese pubbliche da Vostra Eminenza in occasione della festa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria.

Animati dallo zelo per la salvezza delle anime e nello spirito di filiale devozione alla nostra Santa Madre Chiesa e alle sue istituzioni, vorremmo rendere noti i nostri pensieri e le nostre intenzioni sotto forma di una lettera aperta che speriamo possa favorire una maggiore comprensione della natura del nostro lavoro e giovare a molti fedeli cattolici in Svezia.

giovedì 28 agosto 2025

Preghiamo con Sant'Agostino

Preghiamo con Sant'Agostino, la cui festa ricorre oggi. Precedente qui.
Preghiamo con Sant'Agostino

O Dio, creatore dell'universo, concedimi prima di tutto che io ti preghi bene, quindi che mi renda degno di essere esaudito, ed infine di ottenere da te la redenzione.
O Dio, per la cui potenza tutte le cose che da sé non sarebbero, si muovono verso l'essere; o Dio, il quale non permetti che cessi d'essere neanche quella realtà i cui elementi hanno in sé le condizioni di distruggersi a vicenda; o Dio, che hai creato dal n
ulla questo mondo di cui gli occhi di tutti avvertono l'alta armonia; o Dio, che non fai il male ma lo permetti perché non avvenga il male peggiore; o Dio, che manifesti a pochi, i quali si rivolgono a ciò che veramente è, che il male non è reale.
O Dio, per la cui potenza l'universo, nonostante la parte non adatta al fine, è perfetto; o Dio, dal quale la dissimilitudine non produce l'estrema dissoluzione poiché le cose peggiori si armonizzano con le migliori; o Dio, che sei amato da ogni essere che può amare, ne sia esso cosciente o no; o Dio, nel quale sono tutte le cose ma che la deformità esistente nell'universo non rende deforme né il male meno perfetto né l'errore meno vero; o Dio, il quale hai voluto che soltanto gli spiriti puri conoscessero il vero; o Dio, padre della verità, padre della sapienza, padre della vera e somma vita, padre della beatitudine, padre del bene e del bello, padre della luce intelligibile, padre del nostro risveglio e della nostra illuminazione, padre della caparra mediante la quale siamo ammoniti di ritornare a te: ti invoco.