Prima città in Italia, lo ha appena deciso il Comune di Torino. Islamofobia: per dirla con il compianto Christopher Hitchens, “una parola creata dai fascisti [neo-fascisti sinistrorsi, direi -ndr] e usata dai codardi per manipolare i cretini”.
Uno “sportello per denunciare l’islamofobia”. Prima città in Italia, lo ha appena deciso il Comune di Torino. Delazioni, come ai tempi della Stasi nella Ddr. Una task force contro la libertà di espressione pronta a reprimere ogni accenno di critica all’Islam. Ricordiamo cosa succede, ad esempio, quando in Francia un professore viene accusato di “islamofobia”. O in Inghilterra, dove deve nascondersi.
L’idea degli antifascisti della domenica è di emulare il coordinatore europeo della lotta contro l’islamofobia. Come racconta il settimanale Le Point, “una coalizione di ong legata alla nebulosa dei Fratelli Musulmani” è riuscita a far nominare “il molto accondiscendente e zelante Tommaso Chiamparino”, figlio proprio dell’ex sindaco di Torino.
In Inghilterra, la polizia arriva anche a casa dei “colpevoli” di pensieri sbagliati. E l’accusa di “islamofobia” è usata per mettere a tacere chi chiede conto degli stupri multiculturali.
C'è una battaglia culturale che i Fratelli Musulmani sembrano aver vinto, “è quella che è consistita nell'imporre la questione dell'islamofobia al centro delle istituzioni europee”, osserva sempre su Le Point Samir Amghar, sociologo specializzato nella confraternita.
A Bruxelles, il Partito Democratico con il suo capodelegazione Brando Benifei fa da sponda ai Fratelli Musulmani in occasione della “Giornata europea contro l’islamofobia”. E Torino è il laboratorio di questa alleanza.
Nel 2011 Terra Nova, laboratorio di idee vicino al Partito Socialista, pubblicò un rapporto in cui raccomandava di dire “addio” a lavoratori e impiegati per rivolgersi a una nuova maggioranza elettorale con l’obiettivo di conquistare il potere. Il divorzio tra la sinistra e la classe operaia “in declino” era di fatto pronunciato. Per vincere, la sinistra doveva rivolgersi a un nuovo elettorato composto da “giovani” e “minoranze dei quartieri popolari”: tutti uniti da “valori progressisti” (o quasi).
Ricordiamo, mesi fa, la preghiera islamica del venerdì organizzata a Palazzo Nuovo, sede dell’Università di Torino, dove nel 2003 fecero un volantinaggio con lo slogan “Dieci, cento, mille Nassiriya”. Fedeli musulmani, studenti e studentesse, in maggioranza di origine straniera proveniente da Pakistan, Turchia e Egitto, hanno trasformato l’università in una moschea. Sono stati stesi i tappeti e i teli per la preghiera filmata e poi finita su Youtube e sui social con il titolo “Cosa ci insegna la Palestina?”. Si è detto durante la preghiera: “Un
jihad compiuto da donne, da uomini da bambini ognuno con quello che può contribuisce a questa lotta di liberazione che è cominciata dal primo momento in cui i sionisti hanno calpestato quella terra Benedetta”. Così l’imam Brahim Baya.
Il grande androne del Palazzo universitario trasformato in moschea e un momento di preghiera diventato un invito a distruggere lo stato ebraico.
Uomini e donne separate da una rete in una università pubblica? Guai a dirlo, sarebbe “islamofobia”.
E per capire fino a che punto siano precipitate le cose, l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, dialoga con l’imam Baya, che ha partecipato all’inaugurazione di un centro islamico assieme al vescovo.
Tre studentesse con la kefiah e un video con la scenografia stile Isis. Siamo all’Università di Torino.
Intanto conquistavano anche la Mole Antonelliana, progettata peraltro come sinagoga.
Torino “città islamica”. A Palazzo Civico le autorità nelle scorse ore hanno organizzato un “convegno sull’islamofobia”.
A Torino è arrivata la prima “banca islamica d’Italia”.
Persino l'aeroporto di Torino ha ora un centro per la preghiera islamica.
Non solo. Sempre a Palazzo Civico, mentre era in corso il
Global islamic economy summit, il Comune ha allestito uno spazio per permettere ai musulmani di pregare.
Ricordiamo che nel 1988 una molotov fu lanciata contro una libreria storica di Torino, quella di Angelo Pezzana, accusata di essere “sionista”.
Si è finiti con Sherif e Nabil Azer, i due fratelli copti presi a calci e pugni perché fumavano e indossavano croci nel periodo del Ramadan in corso Vigevano. E con i bambini ebrei con la
kippah aggrediti e insultati.
Oggi, visite guidate, dialoghi e preghiere collettive da parte del Comune. Durante il Ramadan, assessori e politici hanno fatto la spola tra le moschee. Il Comune di Torino ha anche annunciato la realizzazione, ogni anno, di un report sui “crimini d'odio contro l'Islam e la comunità musulmana”. E la fine del Ramadan è stata celebrata negli spazi del Parco Dora con l’Iftar finale alla Mole Antonelliana. Preghiera islamica anche al Palazzo comunale.
Tariq Ramadan veniva sempre invitato dalla città di Torino.
L’Università di Torino, che ha 16 accordi con l'Iran, il doppio di quelli con Israele, con il finanziamento della Fondazione San Paolo, organizza persino un seminario sulla “decolonizzazione della conoscenza” con il sostegno dal Qatar, principale sponsor dei Fratelli Musulmani.
Durante i blocchi per il Covid, niente processioni cristiane a Torino, sì a quelle islamiche.
In una scuola primaria di Torino, il Parini, crocifissi gettati dalla finestra da un gruppo di studenti. Si tratta di un “istituto multiculturale”. Il preside ha detto: “Bisogna capire quali fossero le motivazioni, se una bravata o un’inquietudine più profonda”. Si tratta della stessa scuola che ha accolto gli imam per una discussione sull’“educazione in contesti multiculturali” e la cena di rottura di Ramadan.
Oltre una quindicina sono le moschee che si trovano in città. Più del doppio, invece, sono le sale di preghiera, i centri culturali e le moschee nell’area metropolitana. Triplicate negli ultimi vent’anni.
È in corso una conquista della città laica, antifascista, impegnata, antisionista e pacifista e le autorità vi partecipano allegramente. Il verme è uscito dal frutto e la tarma si mangia la casa. Ma quando la sinistra avrà svolto il suo ruolo di utile idiota verrà travolta dalla tempesta che ha scatenato.
Sono i vitelli più stupidi a scegliere i propri macellai.
Giulio Meotti