Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 31 marzo 2016

1-2 aprile. Adorazione notturna a Rimini

« Fra tutte le devozioni, quella di adorare Gesù Sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi » (Sant'Alfonso Maria dè Liguori)
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Filippine: inginocchiarsi lungo tutta la consacrazione

È raro leggere con cristiano piacere una lettera di una Conferenza Episcopale. Ci permettiamo di evidenziarne alcuni passaggi che suoneranno inauditi a tantissimi fedeli italiani...

Qui sotto, nostra traduzione della lettera di mons. Socrates Villegas, arcivescovo di Lingayen-Dagupan e presidente della Conferenza Episcopale dei Vescovi delle Filippine (CBCP: Catholic Bishops' Conference of the Philippines):

Sulla QUESTIONE dell'inginocchiarsi o restare in piedi
dopo la Consacrazione e fino al "grande Amen" finale
durante la Celebrazione Eucaristica

Mons. Villegas
19 marzo 2016

Vostre Eminenze ed Eccellenze,

durante la 112esima Assemblea plenaria a Cebu, c'è stata una discussione riguardante lo stare in piedi o inginocchiati da dopo la consacrazione fino a dopo l'Amen. La discussione comprendeva una domanda sul motivo per cui non continuiamo a restare in ginocchio dopo la consacrazione fino a dopo l'Amen. Dopo una breve discussione, è stato chiesto al Concilio Permanente della CBCP di considerare la questione.

Perciò, nell'incontro del Concilio Permanente della CBCP del 15 marzo 2016, una delle questioni discusse è stata questa questione della postura in piedi dopo la consacrazione e del rimanere in piedi o inginocchiati da dopo il Sanctus fino all'Amen della Preghiera Eucaristica. Questa è la ragione di questa lettera.

Prima degli anni '90, ricordiamo, avevamo la pratica dell'inginocchiarsi da dopo il Sanctus fino a dopo l'Amen della Preghiera Eucaristica.

mercoledì 30 marzo 2016

Quegli strani auguri dei Padri Commissari

Riprendo da MiL un articolo di don Alfredo Morselli.

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Sul sito ufficiale dei Francescani dell'Immacolata sono comparsi gli auguri dei Rev. Padri Commissari (Don Sabino Ardito SDB, P. Carlo Calloni OFM Cap., P. Gianfranco Ghirlanda SJ). 

Innanzi tutto, vorrei dire che apprezzo di cuore i loro auspici, e assicuro le mie pur povere preghiere per la riuscita - secondo il Cuore di Cristo e dell'Immacolata - della missione loro affidata.

Detto questo, non posso esimermi dall'esternare qualche perplessità circa le parole che accompagnano gli auguri:

Danilo Quinto. Per salvarci, leggeremo il Corano

Nell’omelia della Santa Messa del Giovedì Santo, celebrata al Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma - prima del rito della lavanda dei piedi, dove sono stati prescelti una operatrice italiana cattolica di una cooperativa sociale che gestisce il Centro e 11 migranti: 4 giovani nigeriani cattolici, 3 donne eritree cristiano copte, 3 musulmani (un siriano, un pakistano e un maliano) e un giovane indiano di religione indù (!) – il Papa ha affermato: «Tre giorni fa un gesto di guerra, di distruzione, in una città dell'Europa, ma dietro quel gesto, come dietro Giuda, c'erano altri; dietro Giuda c'erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato, dietro quel gesto ci sono i fabbricatori, i trafficanti delle armi».

Per non pronunciare la parola Islam, ci s’inventa una responsabilità dei fabbricatori e dei trafficanti di armi e si aggiunge: «O Croce di Cristo - dice il Papa durante la Via Crucis - ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze».

lunedì 28 marzo 2016

La rivoluzione pastorale

Padre Scalese ha ripreso a scrivere sul suo blog Querculanus.
Giusto rilevare, a proposito del suo pur valido e coraggioso articolo, alcuni punti di dissenso:
1. Ci furono altri Concili ecumenici pastorali nel lontano passato, se pur rari. Il Vaticano II colpisce non solo per la pastoralità ma anche e soprattutto per il carattere anomalo della sua pastoralità, intesa allo aggiornamento ai valori del mondo. Quando mai la Chiesa aveva ragionato così?
2. Si giustificano i Papi, da Giovanni XXIII in poi, come se fossero stati vittime ingenue dei teologi modernisti. Tale immagine dovrebbe esser abbandonata una buona volta, non corrisponde affatto alla realtà dei fatti, ormai ben noti in tanti particolari. Perché questa verità fatica tanto a farsi strada? Per paura di esser isolati come "nemici del Papa"? Sono verità scomode e persino terribili ma non possiamo tacerle.

A quanto è stato riferito, il 19 marzo scorso il Papa avrebbe firmato l’esortazione apostolica post-sinodale contenente i risultati degli ultimi due Sinodi dei Vescovi: la III assemblea generale straordinaria su “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” (5-19 ottobre 2014) e la XIV assemblea generale ordinaria su “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” (4-25 ottobre 2015). La pubblicazione è attesa per la metà di aprile.

Il 14 marzo il Card. Walter Kasper, nel corso di una conferenza tenuta a Lucca, ha annunciato: «Tra pochi giorni uscirà un documento di circa duecento pagine in cui Papa Francesco si esprimerà definitivamente sui temi della famiglia affrontati durante lo scorso sinodo e in particolare sulla partecipazione dei fedeli divorziati e risposati alla vita attiva della comunità cattolica. Questo sarà il primo passo di una riforma che farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1700 anni». A leggere questo annuncio bomba del Cardinale tedesco, sembrerebbe di capire che l’esortazione apostolica costituirà uno “strappo” alla tradizione in materia di matrimonio e famiglia.

Antifona mariana del Tempo pasquale

Regína caéli, laetáre, allelúia,
Quía quem meruísti portáre, allelúia,
Resurréxit, sícut díxit, allelúia,
Ora pro nóbis Déum, allelúia.
V. Gáude et laetáre Vírgo María, allelúia,
R. Quía surréxit Dóminus vére, allelúia.
. Oremus. Déus, qui per resurrectiónem Fílii Túi Dómini nostri Iésu Chrísti múndum laetificáre dignátus es: praésta, quaésumus, ut, per éius Genitrícem Vírginem Maríam, perpétuae capiámus gáudia vítae. Per eúmdem Christum Dóminum nóstrum.
R. Amen.
. Glória Pátri et Fílio et Spirítui Sáncto
sícut érat in princípio et nunc, et sémper, et in saécula saeculórum. Amen. (3)
. Réquiem aetérnam dóna éis, Dómine,
et lux perpétua lúceat éis.
Requiéscant in páce. Amen.

Stefano Fontana. L’Europa è debole dentro.

"Riprendiamoci il potere". Ma non
basta scriverlo sul selciato...
Anche dopo la tragica strage di Bruxelles – in continuità dell’apocalittica serie di attentati terroristici jihadisti a Charlie Hebdo del gennaio 2015 e al Bataclan del novembre 2015 - circola l’espressione: “siamo in guerra”. Si tratta però di una guerra civile, secondo le famose indicazioni di Carl Schmitt, in quanto gli attentatori sono in genere europei. Di nuove generazioni, ma europei. Una nuova guerra civile europea, dopo quella raccontata da Ernst Nolte?

Alla complessità dei problemi (e dei poteri) che stanno dietro a simili tragici eventi ce n’è uno da mettere in particolare luce. Ciò che disarma l’Occidente è la sua filosofia di vita e in particolare il modo in cui considera la religione e le religioni. E’ questo che lo rende debole e vulnerabile e che spiega come sia possibile che esso si sia creato dei nemici in casa e accetti di essere colonizzato dall’interno.

L’Osservatorio Cardinale Van Thuân ha appena pubblicato due testi sul problema delle “Nuove guerre di religione”, il VII Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo dal titolo “Guerre di religione, guerre alla religione” e il libro Le Nuove guerre di religione (Cantagalli). La tesi generale che vi si sostiene è proprio questa: l’occidente fa una sua guerra alla religione e, in questo modo, si disarma di fronte agli attacchi terroristici a sfondo religioso, soprattutto quelli di matrice islamica. Si sa che dietro questi fenomeni non c’è solo la religione, ma è superficiale negare che lo jihadismo sia una religione.

domenica 27 marzo 2016

Mattia Rossi (e il gregoriano). La Domenica di Pasqua

Con la domenica di Pasqua giunge, sì, a compimento tutto l’itinerario quaresimale, ma soprattutto il Triduo Sacro iniziato il Giovedì Santo. Ed era proprio la Messa “in coena Domini” del Giovedì Santo che – come ricordavamo nell’articolo precedente – si apriva con il solenne introito Nos autem gloriari oportet. Un brano – ripetiamolo – tutto incentrato sull’esaltazione della croce che, da strumento di morte, diventa portatrice di vita, risurrezione e salvezza.

Ed è proprio alla luce di quell’introito del Giovedì Santo, inizio del Triduo, che noi possiamo e gustare  appieno l’introito Resurrexi della domenica di Pasqua: entrambi sono composti in IV modo. L’inizio e il compimento del Triduo sono accomunati da un medesimo stile compositivo che, da modo mesto e addolorato, viene trasfigurato divenendo il canto della gioia della risurrezione.

Per capire la portata retorica di questa metamorfosi, basti sapere il IV modo viene descritto dai capitelli di Cluny come il “modo del pianto”, «simulans in carmine planctus». Il gregoriano si serve, dunque, di una sonorità che l’orecchio umano percepisce come triste e malinconica per farle acquisire, alla luce della Pasqua, una dimensione nuova: il canto del pianto umano per la morte di Nostro Signore diventa, così, il «canto nuovo» della letizia pasquale per la Sua risurrezione.

Santa Pasqua 2016

Dalla Veglia Pasquale 
Christus heri et hodie;
Principium et Finis 
Alpha et Omega
Ipsius sunt tempora et saecula
Ipsi gloria et imperium
Per universa aeternitatis saecula. Amen
Per sua sancta vulnera gloriosa
custodiat et conservet nos Christus Dominus. Amen
Lumen Christi gloriose resurgenti
Dissipet tenebras cordis et mentis.



Resurrexit sicut dixit. Alleluia!

A tutti gli amici, conosciuti e sconosciuti,
che passano di qua

BUONA PASQUA
nella Luce del Signore Risorto!

sabato 26 marzo 2016

Praeconium Paschale - Per l'ascolto: Exsultet. Basilica Vaticana 23 Aprile 2011

Il termine Exultet corrisponde alla prima parola del canto liturgico, il praechonium paschale, che dall'alto del pulpito viene intonato dal diacono nella solenne veglia pasquale della notte del Sabato Santo.
L'immagine a lato riproduce una miniatura dell'anno 1000.

Nel Video, l'Exultet risuonato nella Basilica Vaticana il 23 aprile 2011, alla presenza di Benedetto XVI.
Inserisco di seguito il testo nell'originale latino e nella traduzione italiana perché, volendo, possiate seguirlo nell'ascolto.

Exultet iam angelica turba caelorum:
exultent divina mysteria:
et pro tanti Regis victoria tuba insonet salutaris.
Gaudeat et tellus tantis irradiata fulgoribus:
et, aeterni Regis splendore illustrata,
totius orbis se sentiat amisisse caliginem.
Laetetur et mater Ecclesia,
tanti luminis adornata fulgoribus:
et magnis populorum vocibus haec aula resultet.
Quapropter astantes vos, fratres carissimi,
ad tam miram huius sancti luminis claritatem,
una mecum, quaeso,
Dei omnipotentis misericordiam invocate.
Ut, qui me non meis meritis
intra Levitarum numerum dignatus est aggregare,
luminis sui claritatem infundens,
cerei huius laudem implere perficiat.

Vers. Dominus vobiscum.
Resp. Et cum spiritu tuo.
Vers. Sursum corda.
Resp. Habemus ad Dominum.
Vers. Gratias agamus Domino Deo nostro.
Resp. Dignum et iustum est.

Vere dignum et iustum est,
invisibilem Deum Patrem omnipotentem
Filiumque eius unigenitum,
Dominum nostrum Iesum Christum,
toto cordis ac mentis affectu et vocis ministerio personare.
Qui pro nobis aeterno Patri Adae debitum solvit,
et veteris piaculi cautionem pio cruore detersit.

Haec sunt enim festa paschalia,
in quibus verus ille Agnus occiditur,
cuius sanguine postes fidelium consecrantur.
Haec nox est,
in qua primum patres nostros, filios Israel
eductos de Aegypto,
Mare Rubrum sicco vestigio transire fecisti.
Haec igitur nox est,
quae peccatorum tenebras columnae illuminatione purgavit.
Haec nox est,
quae hodie per universum mundum in Christo credentes,
a vitiis saeculi et caligine peccatorum segregatos,
reddit gratiae, sociat sanctitati.
Haec nox est,
in qua, destructis vinculis mortis,
Christus ab inferis victor ascendit.
Nihil enim nobis nasci profuit,
nisi redimi profuisset.
O mira circa nos tuae pietatis dignatio!
O inaestimabilis dilectio caritatis:
ut servum redimeres, Filium tradidisti!
O certe necessarium Adae peccatum,
quod Christi morte deletum est!
O felix culpa,
quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem!
O vere beata nox,
quae sola meruit scire tempus et horam,
in qua Christus ab inferis resurrexit!
Haec nox est, de qua scriptum est:
Et nox sicut dies illuminabitur:
et nox illuminatio mea in deliciis meis.
Huius igitur sanctificatio noctis fugat scelera, culpas lavat: et reddit innocentiam lapsis
et maestis laetitiam.
Fugat odia, concordiam parat
et curvat imperia.
In huius igitur noctis gratia, suscipe, sancte Pater,
laudis huius sacrificium vespertinum,
quod tibi in hac cerei oblatione sollemni,
per ministrorum manus
de operibus apum, sacrosancta reddit Ecclesia.
Sed iam columnae huius praeconia novimus,
quam in honorem Dei rutilans ignis accendit.
Qui, licet sit divisus in partes,
mutuati tamen luminis detrimenta non novit.
Alitur enim liquantibus ceris,
quas in substantiam pretiosae huius lampadis
apis mater eduxit.
O vere beata nox,
in qua terrenis caelestia, humanis divina iunguntur!
Oramus ergo te, Domine,
ut cereus iste in honorem tui nominis consecratus,
ad noctis huius caliginem destruendam,
indeficiens perseveret.
Et in odorem suavitatis acceptus,
supernis luminaribus misceatur.
Flammas eius lucifer matutinus inveniat:
Ille, inquam, lucifer, qui nescit occasum:
Christus Filius tuus,
qui, regressus ab inferis, humano generi serenus illuxit,
et tecum vivit et regnat in saecula saeculorum.
Resp. Amen.
Esulti il coro degli angeli,
esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.
Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.
E voi, fratelli carissimi,
qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.

Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.
In alto i nostri cuori.
Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
È cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l'esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.
Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.
Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell'Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.
Questa è la notte che ha vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.
Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti in Cristo
imprigionati dall'oscurità dei peccati e dalla corruzione del mondo,
li consacra all'amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.
Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dagli inferi.
Nessun vantaggio per noi essere nati,
se lui non ci avesse redenti.
O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il Figlio!
Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa,
che meritò di avere un così grande redentore!

O notte beata,
tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l'ora
in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Questa è la notte di cui è stato scritto:
la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per le mie delizie.
Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.

In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.
Riconosciamo nella colonna dell'Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l'ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.

O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore!
Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l'oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.
Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e con te vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

don Elia. L’ora della Madre

Al termine dell’Ufficio delle Tenebre, l’ultima candela non viene spenta, ma nascosta agli occhi dei fedeli e poi ricollocata, in segno di speranza, in cima al grande candelabro a quindici braccia. Le altre candele sono state spente ad una ad una alla fine dei singoli salmi. La Luce del mondo, nella Sua morte e sepoltura, si è nascosta al mondo in attesa di sfolgorare il mattino del terzo giorno. In quel lasso di tempo che intercorre tra l’istante della Sua morte e quello della Sua risurrezione la fede della Chiesa nascente è parsa irrimediabilmente estinta. Eppure una fiammella ha continuato ad ardere nel Cuore più puro e credente che sia mai esistito e mai esisterà, in quello – immacolato – della Vergine Madre. Tutta la fede dei cristiani, in quelle ore, si è concentrata in Lei sola, l’unica che ancora una volta, come già all’Annunciazione, ha creduto oltre ogni umana credenza e sperato contro ogni speranza, come il Suo antenato Abramo (cf. Rm 4, 18). Come, grazie alla sua fede, egli divenne padre di molti popoli (Gen 17, 5), così Maria, grazie alla Sua fede, meritò di diventare Madre della Chiesa.

Parliamo della fede che opera mediante la carità (Gal 5, 6), non della contraffazione luterana di questa virtù teologale indispensabile alla salvezza. Abramo ebbe fede fino ad obbedire all’ordine divino che gli chiedeva, apparentemente, di immolare suo figlio; Maria ebbe fede fino ad offrire il Frutto del suo seno effettivamente immolato sulla croce.

SETTIMANA SANTA, tempo di grazia

Una nutriente riflessione del nostro carissimo Ruggero, da condividere in questo tempo di grazia.

Guardare a quello che accadde a Gesù, tra Betania e Gerusalemme, dalla fine di marzo all’inizio di aprile del 33 d.C., nella sua ultima settimana di vita terrena prima di risorgere da morte in una corporeità differente, può esserci occasione di fare verità su noi stessi.

La verità ci rende liberi dalle limitate misure della materia, che tende ad esaurirci in essa.      

Corpo: per vivere gli è necessario respirare, mangiare, bere, dormire … Ciò che gli si configura ha il proprio centro di gravità verso il basso e la Terra. Il peccato può avere anche conseguenze fisiche.
Spirito: per vivere gli è necessario pregare. Ciò che gli si configura ha il proprio centro di gravità verso il Cielo. Il peccato può essere mortale per lo spirito, interrompendo la comunione con Dio.

venerdì 25 marzo 2016

La Passione del Signore descritta da un medico

Leggiamo e meditiamo in questo giorno cos'ha subìto per noi Gesù, nostro Signore e nostro Dio, nella sua umanità.
Egli si privò (volle privarsi) degli attributi della divinità che pur possedeva. E così «noi abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato» (Eb 4,14-15 ). «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché si adempisse...» (2 Cor 5,21).
Cristo è vittima del nostro peccato da cui ci ha redenti a caro prezzo! Ma non si è "fatto peccato", se ne è addossato le conseguenze, ha condiviso la nostra sorte di peccatori: cioè il castigo, compiendo l'espiazione, che è Redenzione, al nostro posto! L'abisso di amore che ci salva e ci trasforma. L'Unico necessario...


La Passione del Signore descritta da un medico

Alcuni anni fa un dottore francese, Barbet, si trovava in Vaticano insieme con un suo amico, il dottor Pasteau. Nel circolo di ascoltatori c’era anche il cardinal Pacelli (futuro Pio XII). Pasteau raccontava che, in seguito alle ricerche del dottor Barbet, si poteva ormai essere certi che la morte di Gesù in croce era avvenuta per contrazione tetanica di tutti i muscoli e per asfissia.

giovedì 24 marzo 2016

Il 13 di 'nisan'

Il nostro carissimo Ruggero ci introduce al Santo Triduo ricordandoci momenti e parole che precedono la Cena. Da notare con attenzione il riferimento al 13 nisan.

La settimana santa di Gesù venne inaugurata da una cena a Betania a casa di Lazzaro, sei giorni prima di Pasqua (Gv 11), la sera antecedente l’ingresso trionfale a Gerusalemme tra sventolii di rami di palme.
È il 10 nisan il giorno dell’arrivo di Gesù, l’Agnello, nel luogo ove bisognava rendersi disponibile al sacrificio.    
Seguono tre giorni (11, 12 e 13 nisan) durante i quali Gesù, recandosi di buon mattino al tempio, ci lascia degli importantissimi discorsi. A sera Gesù ritorna al Getsemani, sul monte degli Ulivi, dove pernotta.
La sera del 13 nisan (il nostro mercoledì) c’è anche la (seconda) cena a Betania, questa volta a casa di Simone il lebbroso: analogamente a quanto avvenuto tre sere prima si ripete lo “spreco” di olio pregiato, lo stesso che servirà, due giorni dopo, per l’unzione del corpo di Cristo deposto dalla croce. Questa volta Giuda, che già si era lamentato, prende la decisione di tradire il Signore. È nel corso del giovedì, due giorni prima di Pasqua, che si decide di eliminare il Signore, ma non durante la festa. Il tempo stringe. Gesù quel giorno è coinvolto in un episodio specialissimo, passato in secondo piano dato che il giovedì (dopo il tramonto, già entrati nel 14 nisan) è anche quello della lavanda dei piedi e dell’istituzione dell’Eucaristia.

Giovedì Santo. Il grande giorno dell'istituzione del Sacerdozio e dell'Eucaristia

Giovedì Santo. All'inizio del Santo Triduo, la Chiesa rivive l'istituzione del Sacerdozio ministeriale e dell'Eucaristia. E invece oggi su cosa sarà focalizzata l'attenzione?

La millenaria saggezza del rito antico: ha tolto la lavanda dei piedi dall'interno della messa, per collocarla fuori dal rito eucaristico, quasi in posizione defilata. Perché è rito accessorio e secondario e non può focalizzare l'attenzione che invece accentra su di sé nel momento in cui si fa dentro la messa. Le riforme liturgiche hanno rimesso la lavanda dentro la celebrazione del Santo Sacrificio ed il risultato è che tale rito accessorio e secondario attrae tutte le attenzioni, soprattutto se viene fatto a determinate categorie di persone, anziché agli Apostoli come ha fatto Gesù. Ciò che è marginale prende il posto del centrale. Il secondario prende il posto del primario. L'uomo che ricorda un gesto di Gesù... prende il posto di Dio che si immola incruentemente sull'altare. E vengono in mente le sagge parole di Pio XII: "non è certamente cosa altrettanto saggia e lodevole ridurre tutto e in ogni modo all'antico" ed ancora: "un antico uso non è, a motivo soltanto della sua antichità, il migliore sia in se stesso sia in relazione ai tempi posteriori ed alle nuove condizioni verificatesi". Saggezza vituperata, ignorata, calpestata e derisa. Il risultato è una Feria V in cena Domini riempita di connotazioni sociologiche. Che poi è il fine stesso del Novus Ordo: essere "una tranquilla ma impegnativa palestra di sociologia cristiana" (Paolo VI udienza generale 26/11/1969). Di Gesù Cristo però cosa resta? Della fede cosa rimane? (Nicola Lentinu su Fb)

Le apprensioni dei cattolici alla vigilia dell’Esortazione post-sinodale

Un articolo di Roberto De Mattei, da Corrispondenza Romana.

In questa Settimana Santa del 2016 i sentimenti di dolore per la Passione di Cristo che si rinnova si confondono con quelli di grave apprensione per la dolorosa situazione in cui versa la Chiesa. Le maggiori preoccupazioni riguardano la prossima esortazione apostolica post-sinodale che Papa Francesco ha firmato il 19 marzo, ma che sarà pubblicata solo dopo la Santa Pasqua.

Secondo il vaticanista Luigi Accattoli, «le indiscrezioni prevedono un testo senza affermazioni clamorose, dottrinali o giuridiche, ma con molte scelte pratiche innovative per quanto riguarda la preparazione al matrimonio e le coppie in situazione irregolare: non solo i divorziati risposati ma anche le coppie di fatto, quelle composte da un credente e da un non credente, quelle che sono sposate soli civilmente» (Corriere della Sera, 20 marzo 2016) .

Quali saranno queste “pratiche innovative”? La parola chiave del documento è «integrazione». Coloro che si trovano in una situazione irregolare saranno “integrati” nella comunità: potranno divenire catechisti, animatori liturgici, padrini di battesimo o di cresima, testimoni di nozze e così via. Tutte attività che la prassi tradizionale della Chiesa fino ad oggi loro interdice a causa della situazione di pubblici peccatori.

Mattia Rossi (e il gregoriano). Il Triduo Sacro

Giovedì Santo

Sin dalle prime puntate dedicate alle domeniche di Quaresima [vedi], avevamo dimostrato come fosse già presente nella liturgia, ancorché in forma embrionale, la Pasqua e la gioia della Risurrezione: è stato così nella I domenica ed è stato così anche nella II.

L’inizio del Triduo Sacro, culmine dell’anno liturgico, non fa che completare e coronare l’itinerario liturgico quaresimale. La Messa “in coena Domini”, infatti, si presta a qualche riflessione. Si inizia con il solenne introito Nos autem in IV modo, un modo piuttosto mesto e addolorato dedicato, però, a parole che non sono parole di dolore e di lutto. Perché una simile commistione di stili?

La risposta va ricercata solamente nel fatto che il canto gregoriano rappresenta un piccolo manuale di teologia. Quello stesso IV modo, che era già stato utilizzato all’inizio della quaresima come anticipazione della risurrezione pasquale, verrà utilizzato anche il giorno di Pasqua nell’introito Resurrexi: il gregoriano instaura un ponte tra l’inizio del Triduo e il suo compimento, ovvero la Pasqua. 

E questo legame musicale, dato da due introiti concepiti nello stesso ambitus musicale, sussiste solamente in forza di un legame teologico. Lo si comprende solamente leggendo il testo dell’introito del Giovedì Santo: «Noi dobbiamo gloriarci nella croce di Nostro Signore Gesù Cristo. In Lui abbiamo la salvezza, la vita e la nostra risurrezione. Da Lui fummo liberati e salvati». 
Il rimando è diretto alla risurrezione, alla vita, alla salvezza, alla vittoria sulla morte della Pasqua e il gregoriano, nel giorno di inizio del Triduo in cui la liturgia commemora con gioia raggiante il Sacrificio del Divin Figlio, non fa altro che “ricordare” un simile mistero anche con la musica.

Non è, questo, l’unico richiamo alla Pasqua; anche l’offertorio Dextera Domini è un’unica, grande celebrazione della risurrezione: «La destra del Signore ha compiuto prodigi, la sua destra mi ha innalzato. Non morirò, ma vivrò e annunzierò le opere del Signore», laddove la destra è simbolicamente la potenza di Dio che salva dalla morte e ridona alla vita.

Venerdì Santo

Di taglio ben differente è, invece, la Liturgia di Passione del Venerdì Santo. L’atroce dolore e la desolazione per la Passione e morte di Cristo pervadono tutta la liturgia cattolica: non solo nella totale nudità degli altari e il silenzio, ma anche nei pochi (ma corposi) interventi gregoriani.

I due responsori, che fanno seguito alle due letture, sono musicalmente identici, stesso II modo e stessa melodia (che fu anche del tratto del mercoledì delle ceneri). Una simile uniformità melodica non va letta come monotonia o mancanza di fantasia: in questo giorno non c’è spazio per l’arte e la creatività, tutto deve essere minimale e fisso sulla croce e su grido disperato dell’Uomo crocifisso. Per questo il gregoriano, utilizzando un solo schema melodico per entrambi i responsori, garantisce la massima severità e concentrazione: nella fissità melodica che non lascia spazio all’inventiva, è possibile contemplare la morte del Signore con contrizione e senza distrazioni.

Certo, non mancano nella liturgia del Venerdì Santo vette della composizione gregoriana come i lunghi Improperi o il maestoso inno Crux fidelis-Pange lingua: brani che, nella loro celebrità, fanno un tutt’uno retorico con la liturgia della “Messa dei Presantificati”.

Sabato Santo

Come i responsori del Venerdì Santo, anche i cantici della veglia del Sabato Santo sono musicalmente uniformi: Cantemus Domino, Vinea facta est e Attende caelum conservano la stessa melodia, una melodia tipica che, infatti, colora e contrassegna la Pasqua. 
È proprio per questo motivo che, quella stessa melodia era risuonata anche nella IV domenica di Quaresima “Laetare”, quella esplicitamente deputata alla gioia, al pregustare la letizia pasquale. Il tratto Qui confidunt era, infatti, composto sullo stesso impianto modale dei tratti della Veglia Pasquale.

Proseguendo oltre i cantici del Sabato Santo, anche il Sicut cervus, il canto per la processione al fonte battesimale è scritto con il medesimo impianto melodico proprio per “segnare” i brani iniziali della Pasqua con una precisa cifra distintiva musicale.

mercoledì 23 marzo 2016

Il Patriarca di Mosca contro l’“eresia globale” dei diritti dell’Uomo

Mosca (AsiaNews) - Il Patriarca di Mosca Kirill si è scagliato contro quella che ha definito l’“eresia dell’inchinarsi all’uomo” e della difesa dei suoi diritti, che esilia Dio dalla società. Il primate russo ortodosso ha parlato in questi termini durante la sua omelia nella liturgia del 21 marzo in occasione della festa del Trionfo dell’ortodossia, che si celebra la prima domenica di Quaresima.
Il patriarca ha denunciato che oggi il criterio universale di verità è diventato la persona e i suoi diritti ed “è iniziato un rivoluzionario esilio di Dio dalla vita dell’uomo e da quella della società”. A suo dire si tratta di un movimento che è partito dall’Europa occidentale e dall’America e che ora è arrivato anche in Russia.
“L’idea di una vita senza Dio si sta sviluppando su vasta scala in tutto il pianeta”, ha avvertito, spiegando che “in molti Paesi sviluppati si intraprendono sforzi per approvare con leggi il diritto della persona a qualsiasi scelta, compresa quella del peccato”. “Oggi - ha continuato, come riporta Interfax - parliamo di un’eresia globale dell’inchinarsi all’uomo, una nuova idolatria, che stacca Dio dalla vita umana. Una cosa di questo genere a livello globale non c’era mai stata”.
Kirill ha poi spiegato che proprio verso il contrasto di questa “eresia della contemporaneità, le cui conseguenze possono essere eventi apocalittici”, la Chiesa deve indirizzare “le sue forze, la sua parola e il suo pensiero”.

Danilo Quinto. Il silenzio di Dio

Ho rivisto, in questi giorni, il Vangelo Secondo Matteo, di Pier Paolo Pasolini. A qualcuno potrà non piacere, ma ho sempre amato Pasolini. Lo considero il più grande poeta italiano del Novecento e, insieme a Leonardo Sciascia, l’ultimo intellettuale italiano. Sono stato lettore accanito di entrambi. Mi sono appassionato alla politica sui loro scritti. [...]

Vangelo Secondo Matteo è un’opera d’arte universale, un capolavoro della storia del cinema. Per la forza della Parola, che duemila anni fa si fece storia; dei volti pasoliniani, proposti attraverso primi piani di immensa e commovente profondità; delle rudi pietre dei luoghi scelti, calpestate dai piedi nudi di Cristo e degli Apostoli; dell’incanto della musica, che cadenza le sequenze e gli episodi; del fascinoso splendore del bianco e nero, insuperabile. 

P. Pasqualucci: La crisi della vita devota e le responsabilità del concilio ecumenico vaticano II

All’origine, questo scritto era stato redatto per il VII Convegno Teologico di Sì sì no no, Parigi, 5-7 gennaio 2007, organizzato dall’Istituto Universitario San Pio X e da DICI (FSSPX) ed ivi inviato. Il testo pubblicato di seguito è stato rivisto, modificato e considerevolmente ampliato con l’aggiunta dell’intero § 5 o II parte. La traduzione francese dell’intervento originario è apparsa negli Atti del Convegno, pubblicati dal Courrier de Rome, con il titolo: Les crises dans l’Église. Les causes, effets et remèdes, Paris, 2008, pp. 251-276.
Per mettere in buona evidenza questo testo, l'ho inserito tra i Documenti di rilievo consultabili dalla colonna destra del blog.

La crisi della vita devota e le responsabilità
del concilio ecumenico Vaticano II
di Paolo Pasqualucci

* * *
 
SOMMARIO:  I  -   1. La vita devota in senso proprio sembra scomparsa.  2.  Il concilio vaticano II ha formalmente mantenuto gli usi tradizionali della vita devota.  3.  tuttavia nei testi conciliari appare la tendenza ad inglobare questi usi nella liturgia, contro l’insegnamento tradizionale:  3.1 La dottrina tradizionale, come esposta nella Mediator Dei.  3.2 Il concilio fa sparire il concetto di “culto interno”.  3.3 Il concilio vuole includere gli exercitia pietatis nella liturgia.  3.4  Il concilio vuol far scaturire lo spirito di preghiera dalla prassi di vita.  4. La concezione tradizionale della devozione ha sempre ricercato una perfetta armonia tra culto interno e liturgia, alla luce delle capacità di ciascun credente:  4.1  Il modo devoto di ascoltare la Messa, secondo S. Francesco di Sales.  4.2  Il latino non ha mai rappresentato un vero ostacolo.  4.3  il vero significato di una “partecipazione attiva”.  4.4 Pio XII conferma le istruzioni della filotea’.

II -  5.  Il concilio oscura i fondamenti della vita devota.  5.1  La necessaria separazione spirituale del cristiano dal mondo.  5.2  Il vaticano II richiede al cattolico di “perfezionare l’ordine temporale” senza convertirlo a Cristo.  5.3  Il perfezionamento dell’ordine temporale deve esser attuato “ecumenicamente” ossia in comunità d’intenti e d’azione con “gli altri gruppi cristiani” ed anzi con tutti gli uomini.  5.4 servendosi del concetto di “verità come ricerca”, tipico dei modernisti, la pastorale del “perfezionamento”  auspica il superamento dell’etica cristiana e della concezione tradizionale della salvezza, considerate troppo “individualistiche”. 5.4.1. L’irrazionale e contraddittorio concetto di “verità come ricerca”, proposto dal concilio.

martedì 22 marzo 2016

I vili si servono dei mostri che essi stessi contribuiscono a creare

Mentre ho ancora negli occhi le immagini degli attentati di stamane a Bruxelles, le TV riportano dichiarazioni di politici ed ecclesiatici. 
Mi indignano profondamente innanzitutto quelle che invocano "più Europa" come se il problema non fosse anche l'Europa imbelle che sta rinnegando la sua identità. Un problema accentuato da una Chiesa riformata calibrata sul mondo che, nelle parole di mons. Galantino, persiste nel ripetere come unica soluzione il mantra irresponsabile dell'accoglienza e dell'integrazione, come se fosse normale l'inerzia e l'accoglienza indiscriminata nei confronti della vera e propria invasione che stiamo subendo da troppo tempo e che non accenna a finire. Ne abbiamo già parlato a lungo riaffermando l'irrealismo e l'impossibilità di una convivenza civile di culture inconciliabili in una situazione di totale sbragamento da parte dei governanti dei nostri Paesi e della quasi totalità dei nostri pastori, a partire dal vertice, a fronte di una invasività a livelli assolutamente intollerabili. Mentre si continua a dar voce ad improbabili musulmani moderati che ci pigliano tranquillamente per i fondelli. Più di quanta non ne venga data (assolutamente zero) a chi avrebbe qualcosa di sensato da dire e da proporre. Questa la cruda realtà. Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro.
Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis. Auxilium christianorum, ora pro nobis!

24 marzo - una chiosa. Non si sente che ripetere «Siamo in guerra». E, poi, il nemico non esiste, si resta sempre sul vago e il suo nome non viene fatto chiaramente. Dunque, se non si sa bene chi - ma anche cosa, per quanto riguarda l'occidente scristianizzato - combattere, figuriamoci se si può sapere come... Una cosa però è certa: non ci si difende né si può affrontare una situazione inedita e sconvolgente col sentimentalismo inconsistente degli hashtag vergati sul selciato con gessetti colorati o replicati nelle reti sociali e neppure con quello, oltretutto deviato, che fa suonare da un campanile un pezzo come "Imagine", le cui parole inneggiano al "nulla": «Immagina che non esista paradiso, facile se provi; nessun inferno sotto di noi; sopra solo il cielo; immagina che tutta la gente viva solo per l’oggi. Immagina che non ci siano nazioni, non è difficile da fare, niente per cui uccidere e morire, e nessuna religione. Immagina tutta la gente che vive in pace». 
La prima reazione è l'indignazione, ma poi una dolente preghiera e la speranza che siano in molti a svegliarsi con reazioni sane ed efficaci per innescare soluzioni adeguate, corroborate dal grido del cuore, dalla preghiera incessante.

don Samuele Cecotti. L’analfabetismo religioso dei giovani delle parrocchie

Una indagine sociologica mostra i dati dell’ignoranza delle verità della fede da parte dei giovani che frequentano la vita parrocchiale. Colpa della società, ma anche di quanto offriamo loro.

Novemila under 30, scelti secondo rigorosi criteri statistici, sono stati intervistati in un progetto curato dalle ricercatrici Rita Bichi e Paola Bignardi. I risultati sono poi confluiti nel volume “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia” (Vita e Pensiero). Emerge un quadro che dire desolante è poco anche se non insospettato da chi abbia minimamente il polso della situazione.

lunedì 21 marzo 2016

Card. Raymond Leo Burke. L'Eucaristia, salvezza della Chiesa e del mondo

Lo scorso mercoledì 16 marzo, il sito L'Homme nouveau ha pubblicato le parole di Sua Eminenza il Cardinale Raymond Leo Burke, ex prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica e attuale patronus del Sovrano ordine di Malta, pronunciate lo scorso lunedì 14 marzo dinanzi alla stampa e a persone amiche nel corso della presentazione, a Parigi, del suo libro La Santa Eucaristia Sacramento dell'amore divino.
Nella stessa occasione, è stata rilasciata, sempre a L'Homme nouveau, un'intervista di cui stiamo traducendo il testo integrale, che pubblicheremo a breve.
Di seguito la nostra traduzione del testo integrale del discorso pronunciato dal Cardinale Burke durante la menzionata presentazione:

L'Eucaristia, salvezza della Chiesa e del mondo

Il più grande dono di Dio
I più bei ricordi della mia educazione giovanile nella fede e nei costumi cattolici sia in famiglia che a scuola o più tardi in seminario sono tutti collegati con la Messa domenicale e la devozione eucaristica ma anche alla devozione al Sacro Cuore di Gesù che ne è il prolungamento. Questo Cuore divino si è perfettamente intronizzato tanto in casa quanto nella scuola cattolica e nel seminario. Per quanto io ricordi non ho mai dubitato che il più grande dono di Dio per me per la mia famiglia e per tutta la Chiesa fosse il Santo Sacrificio della Messa e il suo frutto incomparabile: il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Infatti, è lo stesso Gesù, che seduto alla destra di Dio Padre nel cielo, discende per rendere presente il Sacrificio del Calvario sugli altari delle nostre Chiese e Cappelle sparse per tutte le regioni del mondo.

E adesso apriamo anche le chiese agli immigrati islamici

Ora le parrocchie non mettono più solo a disposizione le abitazioni per accogliere gli immigrati, ma persino i luoghi di culto, facendoli diventare luoghi di preghiera per i musulmani.
Lo apprendiamo da Il Giornale: "Ora i preti aprono la chiesa ai musulmani" [qui].
E toscanamedianews.it [qui] scrive: "Richiamandosi all’appello all’accoglienza lanciato da Papa Francesco due parroci hanno deciso di offrire ai loro ospiti anche la possibilità e uno spazio fisico da utilizzare come luogo di raccoglimento e preghiera".
Questi deprecabili fatti del pistoiese per la verità sono stati stigmatizzati dal vescovo, ma senza alcun effetto sui sacerdoti promotori, che vanno avanti senza remore. Di fatto essi non fanno altro che seguire l'esempio di chi sta ben più in alto.
Anche chi riuscisse a rimanere indifferente ad un simile scempio della propria Fede, non può ignorare che non esistono al mondo moschee, ma nemmeno paesi islamici, in cui sia consentito ai cristiani pregare inginocchiati davanti ad un crocifisso. Al di là di tutto, un simile calabraghismo non può che suscitare ulteriore disprezzo da parte di chi si vede spalancare ogni porta, riuscendo così ad invadere più spazi di quanto non sia oggettivamente tollerabile.
Le preghiere e le Messe di riparazione non bastano più perché la nuova chiesa rivoluzionaria ecumenista e mondialista sta penetrando sempre più capillarmente nel cosiddetto 'popolo di Dio'. Tuttavia resiste e continuerà e resistere il corpo mistico di Cristo.
Continueremo a ribadire senza mai stancarci: l'affermazione che "cristiani, ebrei e islamici adorano lo stesso Dio" è inesorabilmente erronea (approfondire qui e qui).

domenica 20 marzo 2016

Ancona, 21 marzo. La prima Conversazione presso il Centro Studi Oriente Occidente. Mons. Antonio Livi

Da lunedì 21 marzo l’associazione culturale Oriente Occidente darà inizio ad Ancona alla sua prossima iniziativa dal titolo:
INSCINDIBILI: Verità, Giustizia, Misericordia. Se mancano le prime due l’ultima non è tale

L’iniziativa consisterà complessivamente in 7 incontri socio-teologici aperti liberamente al pubblico, programmati in primavera e autunno 2016.
Curata dal dr. Giuseppe A. Possedoni, responsabile della programmazione della associazione culturale Oriente Occidente, essa è realizzata con il patrocinio di Consiglio Regionale - Assemblea legislativa delle Marche e della Regione Marche.

Il primo appuntamento:
MARZO - LUNEDI’ 21 - ORE 16.30 - Hotel City, via Matteotti 112-114  
Conversazione con Mons. Antonio Livi, teologo, decano emerito della Pontificia Università Lateranense, presidente Unione Apostolica Fides et Ratio
Tema: Di quale ideologia si è fatto banditore il Sig. Enzo Bianchi

Piero Vassallo. L'eresia catara, fonte sconosciuta del nichilismo contemporaneo

Ringrazio di cuore Piero Vassallo per aver voluto condividere con noi questo suo scritto che ci offre molte chiavi di lettura per il nostro oggi.

Il trattato cataro sui due principi, scoperto per caso nella Biblioteca Nazionale di Firenze dall’erudito domenicano Antoine Dondaine e pubblicato nel 1939[1], offre, insieme con la magistrale e tuttora insuperata storia dell’eresia albigese, scritta da Jean-Baptiste Guiraud[2], l’opportunità di compiere una strabiliante escursione, nel futuro prossimo e nel passato remoto dell’ideologia rivoluzionaria[3].
Lo scrupoloso esame della dottrina catara e delle sue (evidenti) radici gnostiche e manichee[4], infatti, costringe chiunque a riconoscere la singolare somiglianza dell’eresia medievale con le furenti elucubrazioni dei nichilisti, che hanno prodotto il bizzarro mosaico delle utopie anarchiche proliferanti sulle macerie della modernità[5].

Il primo tassello di questo tortuoso ed oscuro mosaico, che si potrebbe intitolare Catalogo delle affinità imbarazzanti, è il rovente disprezzo (d’ispirazione esoterica) dichiarato dai catari nei confronti del Dio creatore, che si è rivelato ad Abramo e alla sua discendenza[6].

Buona Domenica delle Palme. Inizia la Settimana Santa per tutti coloro che hanno la vera e unica Fede.

Leggo molti commenti di sconcerto perché due "preti moderni" hanno aperto la chiesa ai musulmani adibendo un parte al culto di Allah, e hanno giustificato ciò dicendo che in fondo non c'è nulla di strano perché abbiamo lo stesso Dio.
Scusate, e perché vi scandalizzate o vi arrabbiate? La logica, come la matematica, non è un'opinione, altrimenti non sarebbe logica. Se da decenni il clero cattolico nella quasi sua totalità va dicendo che le "tre grandi religioni monoteiste" adorano lo stesso Dio, se da decenni (e non solo recentemente) si organizzano fino ai più alti livelli gerarchici incontri di preghiera per pregare appunto un non meglio definito "dio", allora, secondo logica, dove starebbe l'errore di questi sacerdoti? [vedi, nel blog]
Qui, delle due l'una: o le "tre grandi religioni monoteiste" sono appunto tutte e tre religioni che adorano "dio" oppure non ci sono tre grandi religioni monoteiste, bensì due monoteiste e una trinitaria, e quest'ultima è l'unica religione vera dell'unico vero Dio, che è non solo Padre, ma anche Figlio e Spirito Santo, nell'Unità assoluta delle Tre Persone, che non sono tre dei ma un solo Dio.
Insomma, decidiamoci: capra e cavoli non si possono avere, che tradotto in termini teologici e aristotelico-tomisti sta a significare che "a non può essere non-a".
Volete l'ecumenismo? E allora siate coerenti fino in fondo, come questi due sacerdoti.
Non volete che i sacerdoti preghino o facciano pregare Allah in chiesa? E allora siate coerenti, e tornare all'unica vera Fede nell'unico vero Dio dell'unica vera Religione.
E... buona domenica della Palme a tutti! La domenica in cui inizia la Settimana Santa per tutti coloro che hanno la vera e unica Fede. (Massimo Viglione)

sabato 19 marzo 2016

don Elia. Siamo in guerra (ma abbiamo già vinto)

Grazie al Signore e alla Sua e nostra Madre che ci hanno fatto dono di un sacerdote come don Elia.

Corrupti sunt, et abominabiles facti sunt in iniquitatibus
(Sal 52, 2).
Giovedì prossimo, nella santa Messa in Coena Domini, per la prima volta nella bimillenaria storia della liturgia cristiana i sacerdoti potranno lavare i piedi anche alle donne. È evidente che si è completamente persa la percezione del senso originario del rito: il mandato apostolico. Fino alla cosiddetta riforma liturgica, peraltro, questo gesto veniva compiuto al di fuori del santo Sacrificio, come tutte le azioni che non hanno valore sacramentale, ma puramente didattico. Ancora una volta, si ripeterà ciò che è accaduto in tanti altri casi: un’iniziativa che costituiva un abuso diventerà la norma (come già la comunione sulla mano, che in molti luoghi, da meramente lecita, è divenuta praticamente obbligatoria). La novità, in quest’ultimo caso, sta nel fatto che l’abuso – benché meno grave – non è stato semplicemente concesso dalla suprema autorità della Chiesa con il paravento delle conferenze episcopali; al contrario, esso è stato dapprima praticato proprio da essa con grande pubblicità mediatica. Immaginatevi come si daranno da fare quei poveri parroci che, smaniosi di emergere, lo scorso 13 marzo hanno celebrato con enfasi il terzo anniversario della grande sciagura, giungendo perfino ad invitare i fedeli – come mi è stato riferito da un lettore – a scambiarsi il segno di pace immaginando di dare una carezza al caro papa Francesco…

Calendario Sante Messe in Rito Antico in Toscana - Settimana Santa e Pasqua (20-27 marzo 2016)


TOSCANA TIRRENICA (Avvisi di Messa da Bientina, Livorno, Lucca, Pisa; informazioni ulteriori da Cecina e Piombino) - [qui]


PISTOIA e PRATO (Avvisi dalle chiese dello Spirito Santo, di S. Martino a Paperino, del Sacro Cuore e di S. Cristina a Pimonte di Prato; dalla chiesa di S. Pantaleo all'Ombrone e dal Santuario della Madonna delle Grazie di Pistoia) - [qui]

TOSCANA INTERNA (Avvisi da Arezzo, Firenze, Poggibonsi, Siena) [qui]

Per ricostruire il matrimonio e la famiglia bisogna rimettere le persone nei loro (sacri) corpi. Lezione magistrale del Card. Caffarra

La Lezione magistrale pubblicata di seguito risale ad un anno fa, ma non ha certamente perso di attualità. Si tratta dell'intervento con cui il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, ha aperto a Roma i lavori del convegnoMatrimonio e famiglia. La questione antropologica e l’evangelizzazione della famiglia”, organizzato dalla facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università della Santa Croce. La propongo perché contiene molti spunti da sviluppare.
Cogliamo l'occasione per richiamare l'altrettanto magistrale intervento, tenuto in occasione del Convegno internazionale "Permanere nella verità di Cristo", svoltosi il 30 settembre 2015 all'Angelicum di Roma [qui], insieme a quello del card. Burke nella stessa occasione [qui].

Rifletterò sulla comunicazione della proposta cristiana circa il matrimonio dentro la cultura occidentale e presenterò il mio ragionamento in tre tempi. Nel primo cercherò di disegnare uno schizzo della condizione culturale in cui oggi versa il matrimonio in Occidente. Nel secondo cercherò di individuare i problemi fondamentali che questa condizione culturale pone alla proposta cristiana riguardante il matrimonio. Nel terzo indicherò alcune modalità fondamentali con cui il Vangelo del matrimonio oggi deve proporsi.

Condizione del matrimonio oggi

«Rari nantes in gurgite vasto». Il famoso verso virgiliano fotografa perfettamente la condizione del matrimonio in Occidente. L’edificio del matrimonio non è stato distrutto; è stato de-costruito, smontato prezzo per pezzo. Alla fine abbiamo tutti i pezzi, ma non c’è più l’edificio.

don Curzio Nitoglia. ll Succo dell'Apocalisse / 2

IL SUCCO DELL’APOCALISSE
Prima - Seconda - Terza - Quarta - Quinta - Sesta - Settima puntata


LA SECONDA PARTE DELL’APOCALISSE (IV, 1-XIX, 10)

La seconda parte dell’Apocalisse (capp. IV-XIX) contiene le visioni relative agli ultimi avvenimenti e specificatamente 
  1. la descrizione del trono di Dio; il libro dai sette sigilli, che sono aperti dall’Agnello; i cavalieri che escono dopo l’apertura dei sigilli; il terremoto che segue l’apertura del sesto sigillo e l’apparire di sette angeli con sette trombe successivamente all’apertura del settimo sigillo (capp. IV, 1-VIII, 6); 
  2. il suono delle prime quattro trombe e la distruzione di una terza parte della terra e del cielo; il suono della quinta tromba e l’aprirsi del pozzo dell’abisso; suona la sesta tromba e un terzo degli uomini viene annichilato; si annunzia la venuta di due testimoni, la loro morte e resurrezione (capp. VIII, 7-XI, 19); 
  3. appaiono gli attori principali della scena descritta in questa seconda parte: la donna e il dragone; la bestia che sale dal mare; la bestia che viene dalla terra; i sette angeli dalle sette piaghe e con sette coppe (capp. XII, 1-XV, 8); 
  4. le sette coppe vengono versate sulla terra e sul mare producendo grandi disastri (capp. XV, 9-XVI, 21); 
  5. il giudizio di Dio su Babilonia, che viene presentata seduta sulla bestia; la rovina di Babilonia; la gioia del Cielo e Cristo come Agnello immolato e glorificato (capp. XVII, 1-XIX, 10)[1].
Tratto la seconda parte dell’Apocalisse (capp. IV-XIX), che è abbastanza lunga, in varie puntate. Questa seconda puntata inizia con il capitolo IV verso 1 e termina col capitolo X verso 11.  Pian piano commenteremo l’Apocalisse intera, anche se brevemente.

venerdì 18 marzo 2016

DALL'ALTARE MAGGIORE ALLA «TAVOLA DA PRANZO», COSÌ SI È PERSO IL SACRIFICIO DELLA MESSA

"gli specialisti sanno molto bene che esaltare "l’altare rivolto al popolo" non significa richiamarsi ad una pratica della Chiesa delle origini" (mons. K. Gamber)
Perché, come si sostiene, il carattere sacrificale della Messa sarebbe meno chiaramente espresso quando il prete è girato verso il popolo?
La domanda può essere ribaltata: dal momento che gli specialisti sanno molto bene che esaltare "l’altare rivolto al popolo" non significa richiamarsi ad una pratica della Chiesa delle origini, perché non ne traggono le inevitabili conseguenze? Perché non sopprimono i "tavoli da pranzo" eretti con una sorprendente coralità nel mondo intero?

Molto probabilmente perché questa nuova posizione dell’altare corrisponde, meglio dell’antica, alla nuova concezione della Messa e dell’Eucaristia.

Venerdì 18 marzo. La Preghiera di Riparazione

Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione. Ecco le consuete preghiere, complete delle Litanie del Sacro Cuore, che [trovate qui].

Altre notizie a avvisi su Riscossa Cristiana [qui]

Si avvicina la data del 1° maggio, quando a Linarolo si terrà il Secondo incontro nazionale della Lega cattolica per la preghiera di riparazione (cliccate qui per il programma della giornata).
Per poter organizzare bene la giornata vi preghiamo di comunicare al più presto la vostra adesione con una mail a legariparazione@email.it .
Inoltre, poiché Linarolo non è raggiungibile per ferrovia, preghiamo tutti coloro che abbiano posti disponibili in macchina, di comunicarcelo, autorizzandoci a pubblicare il loro nome, città di provenienza, numero di posti disponibili e indirizzo mail. In tal modo faciliteremo chi è sprovvisto di automobile, che potrà mettersi in contatto per organizzare il viaggio. Sarà anche l’occasione per conoscersi tra aderenti alla Lega residenti nella stessa zona. Avvisateci con mail a legariparazione@email.it .
Ad oggi sono arrivate le seguenti segnalazioni per disponibilità di posti auto per l’incontro del 1° maggio a Linarolo (gli interessati possono mettersi in contatto via mail):
Marta Fava – fava59@gmail.com – 2 posti auto disponibili da Milano

Per la nostra formazione, leggiamo la prima parte di “La Fede nelle cose che non si vedono” di Sant’Agostino d’Ippona. Il testo potrà essere scaricato in formato pdf cliccando qui; in tal modo potrete costituire e conservare la vostra biblioteca di letture di formazione.

giovedì 17 marzo 2016

Correggio (RE), Messa cantata per San Giuseppe

Il "Coetus fidelium" Beato Rolando Rivi informa che la S. Messa del mese di marzo sarà celebrata eccezionalmente SABATO 19 MARZO alle ore 11, sempre presso il santuario Madonna della Rosa a Correggio (RE),

In questa occasione, solennità di san Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria, la Santa Messa, celebrata come di consueto dal Vicario Foraneo don Carlo Castellini, sarà cantata in gregoriano e si pregherà in modo particolare per la Chiesa, per il Santo Padre e per tutti i papà.

Per ulteriori informazioni qui

Sesso, sangue, soldi e suore. La versione di padre Manelli: “Complotti per accaparrarsi 30 milioni di beni”

Il Fatto Quotidiano riporta la contro-denuncia per associazione a delinquere, calunnia e diffamazione depositata il 2 marzo scorso presso la Procura di Avellino dal legale di Padre Manelli, Enrico Tuccillo, dalla quale emergono i nomi dei responsabili della pesante campagna di diffamazione orchestrata non solo in ambito ecclesiale, ma perfino sui media, intrisi di anticlericalismo e incapaci di comprendere lo spirito autentico della vita dell'Ordine, fatta di rinuncia e di ubbidienza. L’atto riporta dieci firme, compresa quella del fondatore sotto accusa, e ipotizza un complotto di alcuni frati ai danni di p. Manelli e dell’ordine al fine di “impossessarsi dei beni dell’istituto”: sarebbero gli istigatori delle ricostruzioni “fantasiose” che hanno demolito l’immagine del religioso, adoperandosi nel confezionare e diffondere il citatissimo “dossier” che ha contribuito ad allargare le indagini dalla truffa alle violenze, sempre presunte.

[...] È il presunto “complotto”. Partirebbe da lontano, coi tratti innocui di uno scisma dottrinale sulla messa in latino praticata dai “manelliani” in sintonia con Benedetto XVI ma in contrasto con l’ala “modernista” della Chiesa di Papa Francesco. Il decreto che commissaria la congregazione dell’Immacolata e ne destituisce il fondatore la proibisce. In ballo c’è però qualcosa di più materiale del rito liturgico per la cura delle anime. “Tutto gira intorno ai soldi”, ammette l’avvocato Sarno, lo stesso che ha materialmente consegnato il dossier agli inquirenti. Il patrimonio delle associazioni finite sotto inchiesta, ossia l’«Associazione Missione dell’Immacolata» e l’«Associazione Missione del Cuore Immacolato» vale 30 milioni di euro tra depositi, immobili, terreni, un impianto radio-tv, 5 impianti fotovoltaici, 102 autovetture.
Il commissariamento avviato per “motivi dottrinali” [peraltro presunti e senz'alcuna imputazione specifica] va a parare presto lì, provocando una reazione a catena: un mese dopo, il 28 luglio 2013, si presentano al notaio i consiglieri delle associazioni francescane, modificano lo statuto facendo entrare nella compagine sociale due laici che, non essendo soggetti al voto di obbedienza, potevano disporre dei beni e arginare il commissario pontificio.

Chi vedeva chiaro fin dal primo post-concilio

In vasti ambienti cattolici l’applicazione del progetto descritto dal concilio Vaticano II e lo sforzo di adattamento, sia a causa della difficoltà dell’obbiettivo sia per una concessione allo spirito del tempo, è di fatto andato al di là della semplice espressione d’adeguamento alla mentalità odierna. Ha toccato la sostanza stessa della Rivelazione. 

Non ci si preoccupa di esporre la verità rivelata in termini tali che le persone la possano comprendere più facilmente; ci si propone, piuttosto, attraverso un linguaggio ambiguo e fiorito, una nuova Chiesa che segue il gusto umano, formata secondo le massime del mondo moderno. Con ciò, si propaga un po’ ovunque l’idea che la Chiesa deve subire un cambiamento radicale nella sua morale, nella sua liturgia e, pure, nella sua dottrina. 

Negli scritti come nella condotta, apparsi nell’ambito cattolico dopo il Concilio, si diffonde la tesi che la Chiesa tradizionale quale esisteva fino al Concilio Vaticano II, non è all’altezza dei tempi moderni. In tal modo dev’essere completamente trasformata. Così, un’osservazione radicale di ciò che sta accadendo negli ambienti cattolici, ha portato alla convinzione che, in realtà, dopo il Concilio esiste una nuova Chiesa, essenzialmente diversa da quella conosciuta prima del Concilio stesso come l’unica Chiesa di Cristo.

mercoledì 16 marzo 2016

Alphonse Gratry, Sacerdote di Cristo. Henri Perreyve (1831-1865) prete dell'Oratorio.


Alphonse Gratry (2016), Sacerdote di Cristo. Henri Perreyve (1831-1865) prete dell'Oratorio. Edizione Italiana a cura di don Massimo Lapponi OSB.  Hong Kong: Chorabooks.

EBook (formato Kindle)
ISBN 9789881482198
Euro 9.14

Disponibilità: dal 24 Marzo ma è già nei negozi online Amazon dove può essere prenotato
Per informazioni o interviste prego contattare aurelioporfiri@hotmail.com

Massimo Lapponi, nato a Roma nel 1950, è sacerdote benedettino dell’Abbazia di Farfa. Professo nel 1973, ordinato sacerdote nel 1977, è stato docente di Etica e di Filosofia della religione presso il Pontificio Ateneo di ant’Anselmo a Roma. Oltre a varie pubblicazioni di carattere accademico, ha scritto anche opere di narrativa e composizioni musicali. Dal 2011 è occupato, per alcuni mesi all’anno, in una fondazione benedettina in Sri Lanka. In Italia è impegnato anche nella pastorale familiare e in attività formative dei giovani studenti. Il suo volume San Benedetto e la vita familiare, uscito in Italia nel 2009, presso la Libreria Editrice Fiorentina, è stato pubblicato in inglese, in francese, in portoghese e in spagnolo. Altre pubblicazioni: Giacinto Sigismondo Gerdil e la filosofia cristiana dell’età moderna (Spazio Tre, 1990); Sulla pupilla cerula (Spazio Tre, 1991); Il manoscritto del Dottor Bonich (Spazio Tre, 1995); Di generazione in generazione (Spazio Tre, 2000), La luce splende nelle tenebre (Aracne, 2014) Il Mistero di Fatima (Chorabooks, 2016), Se Maria non esistesse (Chorabooks, 2016).