Leggo su La fede quotidiana: La voce di un sacerdote, il celebre prete che difende le vittime “della terra dei fuochi”, nei confronti di un noto politico che in Canada, insieme al compagno, ha comprato il figlio di una povera donna di origine indonesiana, autodichiarandolo “suo figlio”.
«C’erano una volta i comunisti» .... «Tutelavano – dicevano – gli interessi dei poveri. Lottavano per l’ uguaglianza sociale. La liberazione dei proletari. ...C’erano una volta le femministe. Tutelavano – dicevano – gli interessi della donne. Lottavano per l’uguaglianza sociale. La liberazione delle donne. ... C’era una volta la Chiesa. Tutelava – diceva – gli interessi dei poveri e delle donne. Lottava per l’uguaglianza sociale. La liberazione dei poveri e delle donne. [Diciamo che questa lotta non è la funzione della Chiesa ma la conseguenza di ciò che la Chiesa dovrebbe annunciare e vivere: il Signore morto e Risorto per noi...] ...“Nessuno tocchi Caino” è stato lo slogan scandito per tanti anni contro la pena di morte. Ed è giusto. Purtroppo le stesse persone che vogliono che “nessuno tocchi Caino” fanno di tutto perché si possa fare scempio di Abele. Abele: l’innocente cui viene rapinato il diritto ad avere un papà e una mamma. Un innocente che viene strappato dalla mammella di chi lo ha messo al mondo e dato a chi ha pagato denaro contante per soddisfare un suo desiderio che ama definire “diritto”. Nostalgia tiranna. Che mi fa rimpiangere i vecchi comunisti e le femministe toste ed agguerrite di una volta [Nostalgia per i fautori del primo scempio, che scempio resta, da cui ha poi preso forma lo scempio attuale? ...Direi nostalgia tiranna che mi fa rimpiangere la Chiesa di sempre, perché il bene comune è conseguenza]. I poveri saranno sempre più poveri. E i ricchi sempre più ricchi con i figli dei poveri. Verranno giorni in cui solo ai ricchi sarà consentito di avere figli. Figli fatti dai poveri, naturalmente. Verranno i giorni in cui questi figli diventati adulti chiederanno spiegazioni a chi andò a comprarli approfittando della povertà della loro vera mamma. Quando ci sarà dato di vedere una donna ricca di un paese ricco partorire un figlio per una coppia povera di un paese povero? Chi lo avrebbe detto. La Chiesa si ritrova a difendere non più la fede ma la semplice ragione [Anche perché non annuncia più Colui che dovrebbe annunciare... Vedi sopra]. È proprio vero. Il peccato prima di renderci peccatori ci ottunde la vista, il senno e la ragione. Dio benedica tutti. Soprattutto questi bambini trattati come se fossero merce».
L'invettiva non fa una piega, ma viene da uno sguardo miope che è anche frutto di una ecclesiologia antropocentrica (riconoscibile dalle chiose inserite nel testo). Infatti il problema è ancora più serio e va ben più in profondità. Si denunciano gli effetti, ma non si condanna la causa. Va da sé che in un contesto malsano si consumano ingiustizie a vari livelli che anche chi è ingabbiato ideologicamente riesce a riconoscere.
Ma il vero dramma è la turpe rivoluzione antropologica, introdotta addirittura per legge e promossa con ogni mezzo mediatico. Non vorrei sbagliarmi ma l'infausta votazione del nostro Senato non ha suscitato reazioni da parte di ecclesiastici di un certo livello. Timore riverenziale nei confronti di un nefasto "io non m'immischio"? Sta diventando la cosa più difficile, resistere al senso di smarrimento che provoca questo deserto ecclesiale, questa incredibile latitanza, ormai pervicace. Anche sul problema drammatico della cosiddetta "immigrazione".
Nessuno tra il clero si oppone in modo chiaro e argomentato, richiedendo un cambiamento di rotta. Dobbiamo combattere sempre più da soli, è questo il dramma nel dramma: nessun sacerdote, vescovo (salve sporadiche eccezioni), cardinale o Capo in testa sta contestando l'attentato alla legge naturale, che diventa una sfida a Chi l'ha posta in essere, richiamando anche le corrispondenti responsabilità. Mentre andrebbe fatto tuonando urbi et orbi. E forse molti, nelle turbe anestetizzate oltre che secolarizzate all'ennesima potenza, si sveglierebbero!
Ma il vero dramma è la turpe rivoluzione antropologica, introdotta addirittura per legge e promossa con ogni mezzo mediatico. Non vorrei sbagliarmi ma l'infausta votazione del nostro Senato non ha suscitato reazioni da parte di ecclesiastici di un certo livello. Timore riverenziale nei confronti di un nefasto "io non m'immischio"? Sta diventando la cosa più difficile, resistere al senso di smarrimento che provoca questo deserto ecclesiale, questa incredibile latitanza, ormai pervicace. Anche sul problema drammatico della cosiddetta "immigrazione".
Nessuno tra il clero si oppone in modo chiaro e argomentato, richiedendo un cambiamento di rotta. Dobbiamo combattere sempre più da soli, è questo il dramma nel dramma: nessun sacerdote, vescovo (salve sporadiche eccezioni), cardinale o Capo in testa sta contestando l'attentato alla legge naturale, che diventa una sfida a Chi l'ha posta in essere, richiamando anche le corrispondenti responsabilità. Mentre andrebbe fatto tuonando urbi et orbi. E forse molti, nelle turbe anestetizzate oltre che secolarizzate all'ennesima potenza, si sveglierebbero!