Bergoglio ordina: «Via tutti gli stemmi di Benedetto».
Continua la damnatio memoriae di Ratzinger
Non sono bastati gli enormi dispiaceri che il pontefice defunto ha dovuto sopportare nei dieci anni di convivenza. Non sono bastati i funerali celebrati con l’incapacità di sopportare l’eredità del predecessore che è un vero e proprio padre della Chiesa. Ora, ad un anno dalla morte di Benedetto XVI, da Santa Marta è partito l’ordine: «Via gli stemmi di Benedetto XVI dalle casule!».
Questo è ciò che si sono sentiti dire il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie e gli addetti della Sacrestia Pontificia. È così che si è provveduto a spedire le casule (di tutti e quattro i colori liturgici) in sartoria per sostituire lo stemma del pontefice defunto con la tiara e le chiavi decussate.
Si tratta di una scelta che non trova alcun tipo di giustificazione, soprattutto fatta a dieci anni dalla fine del pontificato e solo a seguito della sua morte. Dal punto di vista storico, infatti, viene cancellata la memoria di paramenti che erano stati voluti da Benedetto XVI e ricordano il suo pontificato. Si tratta anche di una indicazione temporale: i paramenti sono stati voluti e creati durante questo periodo. Inoltre, tutti gli altri paramenti con gli stemmi di San Paolo VI, San Giovanni XXIII o San Giovanni Paolo II sono tutti nella sacristia pontificia e nessuno ha osato mai toccarli.