Ne abbiamo parlato qui, per informare e anche per raccogliere le firme di protesta.
Il Parlamento europeo si è spaccato in due al voto sulla proposta di direttiva per la riforma del copyright.
A votare a favore 278 eurodeputati, mentre i no sono stati 318 e 31 gli astenuti. Il Parlamento europeo (come pure la politica italiana) si è spaccato in due al voto sulla proposta di direttiva per la riforma del copyright, anche grazie ai voti della Lega e del m5stelle. Ma tutto rinviato a settembre, quando si tornerà a votare nella prossima sessione plenaria.
Andiamo avanti con sempre maggiore convinzione e determinazione! In Italia è necessario arginare e neutralizzare il potere comunista, da troppo tempo capillarmente infiltrato in ogni ambito della nostra società, che non cessa di intessere strategie manipolatorie sempre più aggressive, manovrando il nostro Paese attraverso stampa, TV e parte della magistratura.
«Oggi – spiega il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio – è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando anche a livello di Parlamento europeo. La seduta plenaria di Strasburgo ha rigettato il mandato sul copyright al relatore Axel Voss smontando l’impianto della direttiva bavaglio». «La proposta della commissione europea ritorna dunque al mittente rimanendo lettera morta – dice – il segnale è chiaro: nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico. In ogni caso, anche qualora il testo fosse passato al vaglio di Strasburgo, ci saremmo battuti in sede di consiglio. A livello nazionale saremmo invece stati disposti a non recepirla. Voglio ringraziare tutti i nostri rappresentanti a Bruxelles e anche gli altri europarlamentari che hanno deciso di seguirci in questa battaglia per la libertà d’informazione».
Per Di Maio «ora si apre una nuova battaglia, nella prossima plenaria si terrà infatti un dibattito politico e la possibilità di presentare emendamenti. Siamo sicuri che gli articoli più pericolosi della direttiva, l’articolo 11 e il 13, verranno definitivamente rimossi. Questa direttiva riportava infatti due concetti inaccettabili: il primo prevedeva un diritto per i grandi editori di autorizzare o bloccare l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni introducendo anche una nuova remunerazione, la cosiddetta link tax. Il secondo imponeva alle società che danno accesso a grandi quantità di dati di adottare misure per controllare ex ante tutti i contenuti caricati dagli utenti. Questo Governo vigilerà affinché la libertà di internet venga salvaguardata, senza scendere ad alcun compromesso. Rifiutando ogni bavaglio».
6 commenti:
Il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio ha commentato: “Oggi è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa cambia: il Parlamento ha smontato l’impianto della direttiva bavaglio. Il segnale è chiaro: nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico”. Sulla stessa linea il segretario della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Bavaglio alla rete e a Facebook respinto ora a Strasburgo, anche grazie al No della Lega”.
«Oggi – spiega il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio – è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando anche a livello di Parlamento europeo. La seduta plenaria di Strasburgo ha rigettato il mandato sul copyright al relatore Axel Voss smontando l’impianto della direttiva bavaglio». «La proposta della commissione europea ritorna dunque al mittente rimanendo lettera morta – dice – il segnale è chiaro: nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico. In ogni caso, anche qualora il testo fosse passato al vaglio di Strasburgo, ci saremmo battuti in sede di consiglio. A livello nazionale saremmo invece stati disposti a non recepirla. Voglio ringraziare tutti i nostri rappresentanti a Bruxelles e anche gli altri europarlamentari che hanno deciso di seguirci in questa battaglia per la libertà d’informazione». Per Di Maio «ora si apre una nuova battaglia, nella prossima plenaria si terrà infatti un dibattito politico e la possibilità di presentare emendamenti. Siamo sicuri che gli articoli più pericolosi della direttiva, l’articolo 11 e il 13, verranno definitivamente rimossi. Questa direttiva riportava infatti due concetti inaccettabili: il primo prevedeva un diritto per i grandi editori di autorizzare o bloccare l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni introducendo anche una nuova remunerazione, la cosiddetta link tax. Il secondo imponeva alle società che danno accesso a grandi quantità di dati di adottare misure per controllare ex ante tutti i contenuti caricati dagli utenti. Questo Governo vigilerà affinché la libertà di internet venga salvaguardata, senza scendere ad alcun compromesso. Rifiutando ogni bavaglio».
Per il momento la rete è salva.
A proposito, PD e FI hanno votato per il bavaglio.
L'appello lanciato dalla rivista Rolling Stone Italia contro Matteo Salvini sottoscritto da decine di personalità della cultura e del mondo televisivo, è un'operazione di odio ideologico che non dovrebbe avere nulla a che fare con la cultura (che è fatta di dialogo, confronto, discussione sulle diverse posizioni) e che riporta alla mente periodi bui per la storia del nostro paese come gli anni di piombo.
Piaccia o no, Movimento Cinque Stelle e Lega sono stati i partiti più votati dal popolo italiano e la volontà popolare va rispettata. Utilizzare frasi come "da adesso chi tace è complice" non fanno che accrescere l'odio e lo scontro sociale di cui i firmatari accusano il governo quando sono loro stessi i primi ad alimentarlo.
Questi, in fin dei conti, sono innocui «personaggetti» che invocano nel loro Manifesto su Rolling Stone, «una società libera, aperta, solidale». Dei von Hayek de no’antri!
Ma poi, a ben intendere, una società libera non è proprio una società dove tutti possano esprimere la loro opinione? Dove si confuti ‘liberamente’ il pensiero di una maggioranza o di una minoranza senza per questo essere accusati di lesa maestà?"
Sul Rolling Stone, il Manifesto dei «personaggetti»
http://blog.ilgiornale.it/iannone/2018/07/05/sul-rolling-stone-il-manifesto-dei-personaggetti/
La sinistra è in disfatta. Si dedica ad una sana autocritica? No. Aizza contro chi ha raccolto l'assenso della maggioranza degli Italiani, per evitare di guardare i propri errori e ché i propri errori non vengano esaminati da tutti coloro che sono stati dalla sinistra stessa presi i per i fondelli. L'essere della sinistra è sempre stato il tipo di essere per essere contro.
Dispiace, dispiace veramente, vedere tante possibilità entrare in azione solo per spinte sollecitate dal basso. Se capissero che è solo dal superamento cristiano di sè che possiamo sperare in un modo migliore. Perché non lo capiscono? Perché?
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