“Non è più tempo di dimostrare che Dio esiste, è venuta l'ora di donare la propria vita per Cristo”, così scrive Léon Bloy in una delle sue opere più interessanti “Celle qui pleure”, “Colei che piange”, tutto un testo forte, deciso, a volte violento, in difesa del messaggio della Madonna a La Salette.
Non è più tempo di provare che Dio esiste, non è più tempo di perdersi in conversazioni e discorsi accademici, in disquisizioni sulla situazione della fede e della Chiesa. Non è più il tempo delle conferenze, dei conferenzieri, dei teologi, dei pedagogisti, dei pastoralisti. Ѐ venuto il tempo di donare la vita per Cristo.
Anche noi che ci amiamo definire tradizionali, anche noi che siamo definiti dagli altri come tradizionalisti in modo dispregiativo, sì anche noi, proprio noi, dobbiamo stare attenti a non perderci in dimostrazioni inutili. Ѐ venuta l'ora, è suonata l'ora anche per noi di dare la vita per Cristo.
Che cosa distingue un vero cattolico, e quindi un vero cattolico tradizionale, dal cattolico di un giorno, dal cattolico liberale, dal cattolico ammodernato? Il fatto che dà la vita per Cristo.
Dà la vita, e non solo qualcosa, poco o tanto che sia.
Invece, proprio su questo, proprio sul fatto di dare la vita per Cristo, anche noi, e lo scriviamo con dolore, anche noi ci siamo ammodernati.
Siamo diventati come tutti, pieni di distinguo, di considerazioni secondarie, di “bisogna vedere, bisogna valutare”, “non si può chiedere troppo” ... “non esageriamo”.
Che senso avrebbe, ad esempio, lo scandalizzarsi per la confusione seguita ad esempio per Amoris Laetitia se poi non piangiamo di dolore perché noi non diamo a sufficienza la vita per Cristo? Che senso avrebbe desiderare il ritorno della Chiesa alla sua Tradizione, senza vedere che il cuore della Tradizione stessa è proprio il dare la vita per Cristo.
Che senso avrebbe nausearsi per l'immoralità dilagante e istituzionalizzata nel mondo ateizzato di oggi, se poi non si fosse disposti a dare tutto a Dio. Non c'è una morale del giusto mezzo in questo, la morale cattolica è la morale del tutto a Dio.
Rimpiangiamo la Cristianità, noi tradizionali rimpiangiamo questo, rimpiangiamo un mondo totalmente cattolico, un mondo che in tutti i suoi aspetti dipendeva totalmente da Dio, ma dimentichiamo che la Cristianità è stata fatta da uomi e donne che hanno dato la vita per Cristo.
E cosa vuol dire dare la vita per Cristo? Innanzitutto vuol dire rendere possibile sempre, in ogni circostanza, in ogni tempo, in ogni situazione, dentro ad ogni avvenimento; significa rendere possibile l'affermazione del primato di Cristo nella nostra vita e per conseguenza nella vita di tutti.
San Benedetto esprime così il dare la vita per Cristo, “Nulla anteporre all'amore di Dio”: tutto questo è fatto di scelte, di cose che vengono prima e altre dopo. Il primato di Dio, riconosciuto, diventa opera; nella nostra vita diventa un'azione, una scelta e un'azione: Dio viene prima.
E l’atto di riconoscere il primato a Dio è fatto con una coscienza dentro: la coscienza che dall'obbedienza a Dio dipende la nostra salvezza e la salvezza del mondo. Chi non riconosce che si tratta di questione di vita o di morte non da veramente il primato a Dio.
Se la scelta per Cristo non avesse dentro questo senso del dramma, cioè la coscienza del pericolo, ovvero che il mondo può perdersi se non afferma Dio; se non ci fosse chiaramente questo senso del dramma saremmo ancora dei cattolici ammodernati.
Passate in rassegna tutte le apparizioni mariane di tutti i tempi, considerate tutti i messaggi che la Chiesa ha riconosciuto come vere rivelazioni private, passate in rassegna, ed è sufficiente, La Salette, Lourdes, Fatima, e avrete il senso genuino del dramma. “Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sarò costretta a lasciare cadere il braccio di mio Figlio” (La Beata Vergine Maria a La Salette); e questa chiarezza sull’urgenza dell’obbedienza a Dio è nient’altro che l’eco di tutto il Vangelo.
Queste considerazioni non sono esercizio di scuola, non sono buone per sorreggere le nostre idee; queste considerazioni sono l'anima di scelte decisive che noi dobbiamo fare, che ciascuno di noi deve fare.
Vedete, cari amici, in questi anni, e giustamente, ci siamo preoccupati della peste modernista, cioè del fatto che la dottrina della Chiesa è stata intossicata dal Modernismo considerato come la somma di tutte le eresie; il Modernismo fatto di distinguo, di accentuazioni più o meno forti, di sottigliezze intellettuali, di affermazioni del vero e del dogma a fianco a spaventose riduzioni modernizzate del cristianesimo. In questi anni ci siamo preoccupati giustamente del Modernismo come del fenomeno che maggiormente ha sfigurato la vita della Chiesa.
Ma è arrivato il momento di preoccuparci ancor di più dell'imborghesimento nella Chiesa. Il Modernismo nasce dal mondo borghese. Non si potrebbe immaginare una deriva modernista in tutta la storia del medioevo cristiano; non si potrebbe immaginare una deriva modernista in mezzo al mondo dei poveri. Il Modernismo nasce nei salotti borghesi, ecclesiastici o laici che siano.
E cosa fa il borghese? Il borghese mette al centro se stesso e il proprio denaro, cioè la riuscita della propria vita o, se volete, la tranquillità della propria vita, acquisita magari a grande fatica. E per salvare questa tranquillità, questa apparente tranquillità, diminuisce senza negarle tutte le verità cristiane, toglie loro l'impatto vitale.
Il Modernismo nasce dal mondo borghese, è l'eresia dalla borghesia, è l'eresia dei cattolici borghesi. Per questo il pericolo dell'imborghesimento, anche per noi della tradizione, coincide con il pericolo modernista. Si salva dall'imborghesimento chi dà la vita per Cristo, e dare la vita per Cristo è il contrario dell'imborghesimento.
Ma cos'è questo dare la vita per Cristo? Nel disegno di Dio è innanzitutto dare la vita per la Chiesa, corpo mistico di Cristo.
Vivere per Gesù Cristo vuol dire fare la Chiesa.
Occorre fare un salto di qualità su questo: ad esempio, non preoccuparsi solo di trovare la “chiesa giusta con la Messa giusta”, ma preoccuparsi che questa possa esserci. E quando questa chiesa giusta c'è, occorre che questa chiesa giusta possa continuare a vivere anche per te.
Per questo occorre dare la vita per Cristo, stando al lavoro che Dio ci ha dato.
Ѐ la differenza che passa tra chi cerca la “Messa giusta” e basta e chi invece, trovato il luogo di Messa, fa di tutto per contribuire perché questo luogo di Messa possa dilatarsi, fortificarsi, ed essere casa accogliente per molte altre anime.
Troppi di noi, trovata la Messa giusta, non si sono preoccupati minimamente di essere missionari affinché ogni Domenica molti altri fedeli potessero vivere la stessa grazia.
C'è in noi come una tentazione borghese di salvarsi uno spazio privato, e questo è terribile. Vogliamo un luogo di messa tradizionale per noi, per quando ne sentiamo il bisogno, nella misura in cui lo sentiamo... ma questo non è dare la vita!
Amici, su questo finora abbiamo troppe volte scherzato, occorre fare sul serio. Troppi sono come inerti, senza forze, debilitati, prima ancora di aver iniziato un lavoro.
Abbiamo di fronte un'estate, una breve estate ma che può diventare un'estate intensa. Viviamola perché la Tradizione sia affermata, viviamola perché la Tradizione sia incrementata. Non andiamo ovunque a perdere tempo come coloro che non hanno speranza, scegliamo i luoghi dove la Messa cattolica è stata salvaguardata. Preoccupiamoci di vivere l'unico riposo vero che il Signore ci dà, che è quello della sua compagnia; preoccupiamoci di onorare il Signore nel suo giorno, nel giorno di Domenica, con la Messa cantata; preoccupiamoci di dare voce, intelligenza e cuore al momento solenne, al momento che consacra tutta la settimana; preoccupiamoci di intessere rapporti intelligenti e seri con i fratelli nella fede, stiamo in loro compagnia; preoccupiamoci della preghiera; preoccupiamoci dello studio; preoccupiamoci di una buona lettura che ci faccia diventare ogni giorno di più coscienti del dramma e tendenti alla santità. Parliamo tra noi delle nostre letture. Non perdiamo tempo, impariamo a non essere borghesi almeno a partire dall'estate affinché tutto l'anno sia vissuto con la stessa intensità.
Non è più tempo di dimostrare che Dio esiste, non è più il tempo delle conversazioni sulla Chiesa, è il tempo dell'edificazione della Chiesa. Che ciascuno di noi si ponga la domanda: “Io che cosa faccio di concreto perché Domenica prossima la Messa tradizionale sia cantata con la solennità dovuta a Dio?”. Domandiamoci: “Io cosa faccio perché la dottrina cristiana possa incontrare la mia vita e possa incontrare la vita di molti?”. Domandiamoci per favore che cosa stiamo facendo perchè Cristo sia servito, perchè Cristo sia riconosciuto e amato. Preoccupiamoci, mentre tutti sono distratti sull’unica cosa che conta: dare la vita per Cristo affinchè il Signore possa darci la vita eterna.
Proprio il senso del dramma dà la capacità di muoversi. Come mai molti tra noi, in questi anni, han fatto così poco e stan facendo quasi niente? Perché non invitiamo? Perché non insistiamo? Perché non urliamo a volte, partendo da casa nostra, affinché altri vengano a servire Dio? Perché non abbiamo più la coscienza che dentro a questo servire c'è la promessa della vita e della vita vera.
La Madonna a La Salette disse: “Ditelo a tutto il mio popolo”.
Se non è urgente, se non abbiamo il senso del dramma, se non è più per noi questione di vita o di morte, non diventa vero nemmeno per gli altri.
E se tutto questo ci sta sembrando troppo esagerato, vuol dire che siamo diventati anche noi borghesi come tutti quanti, borghesi e modernisti, perché in fondo si tratta della stessa cosa.
14 commenti:
Molto bello! Grazie.
Grazie di cuore Mic per le tue parole sagge!!!
Ricordo che quando - nel settembre 2007 - dissi al mio padre spirituale che volevo mettere la mia vita al servizio dell'applicazione del Summorum Pontificum, ed impegnarmi a diffondere la Santa Messa, egli con sicurezza mi disse: vai incontro a persecuzione certa e durissima. Te la senti? Risposi che con l'aiuto di Gesù, Maria Giuseppe e dell'Arcangelo Michele, se lui mi avesse aiutato a stare lontano dal peccato, sì, io me la sentivo.
Con l'aiuto del Signore, sotto il manto dell'Immacolata, protetto dalla spada di S. Michele Arcangelo e dalla paterna protezione di S. Giuseppe … SI … io me la sento ancora! Soprattutto a tutti loro chiedo di proteggermi dal mio peccato personale ...
Vivere per Gesù Cristo vuol dire fare la Chiesa.
[...] Dunque, per accedere a Dio, in un certo senso bisogna ignorarlo;
per amarlo nella sua perfezione infinita, è necessario credere;
per stabilire con Lui un autentico dialogo, è indispensabile tacere;
per cominciare a godere della sua vita (cioè per rinascere in Lui), s’impone il dovere di morire non solo a tutto il sensibile offerto dalla fantasia, ma altresì a tutto l’intelligibile d’ogni conoscenza <> (P. Zoffoli).
A ciascuno di noi e’ chiesta di nuovo ed ininterrottamente la conversione del cuore in ogni momento della nostra vita. Non dare mai nulla per scontato, per acquisito. Rinnovarsi ogni giorno e tendere all’ Alto , non accontentarsi della mediocrita’ .
Essere borghesi nell’ anima significa riposare su certezze acquisite, su ricchezze consolidate, su ruoli definiti, essere borghesi vuol dire non convertirsi. Se guardiamo alle vite dei Santi nessuno di loro fu borghese, non solo Francesco d’ Assisi o i Santi piu’ eroici , ma anche i “ Santi della porta accanto” , i Santi anonimi , i famosi giusti su cui poggia, si dice, la persistenza del mondo.
Guardando per esempio a tre sante carmelitane, Santa Teresa d’ Avila, Santa Teresina di Lisieux , Santa Teresa Benedetta della Croce ( al secolo Edith Stein) ci rendiamo conto che non ci potrebbe essere differenza piu’ grande fra i loro caratteri, ambienti, epoche storiche, entourage, fra il loro “ vissuto” si direbbe oggi. Santa Teresa d’ Avila una aristocratica spagnola, fiera e appassionata, che avrebbe voluto Andare Oltremare a convertire i Mori, Teresina di Lisieux una romantica fanciulla in fiore della provincia francese fin de siecle, amante delle rose e ingenuamente civetta, Edith Stein una intelligentissima e coltissima ragazza ebrea tedesca , assistente del piu’ famoso filosofo del suo tempo Husserl. Cosa hanno in comune queste tre donne? Tutte e tre si sono innamorate di Cristo e hanno dato la vita per Lui.
Nessuna delle tre ha continuato ad essere una brava ragazza borghese, accontentandosi di vivere nella mediocrita’ d el proprio entourage.
E oggi abbiamo Chiara , ragazza romana presto dichiarata Santa, che ha dato la vita anche lei per Cristo, morendo per dare la vita al suo bambino. Quanti esempi per noi , quanta Grazia !
Discepolo
Mancando le persecuzioni dei cristiani in occidente, mi sembrano discorsi un tantino astratti. Se ne può riparlare se ci troveremo nella situazione di alcuni cristiani oggi in Pakistan. Se poi "dare la vita", come sembra di capire dalla citazione di San Benedetto, vuol dire "dedicare la vita a Cristo" come fanno i consacrati/e mi pare giocare retoricamente sull'equivoco. In un tempo come questo in cui anche i cristiani sono in prima fila a difendere la roba e a parlare di quattrini non vedo questo diffuso desiderio di martirio.
(Antonio, Bologna)
Nicaragua, nel bel mezzo della contestazione popolare e della repressione armata, il presidente sandinista Daniel Ortega ha tuonato in pubblico contro la Chiesa, accusandola di essere parte attiva di un progetto “golpista”. La Chiesa risponde, invece, con digiuno e preghiera. E le profanazioni sandiniste continuano
Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen.
Andria. Preghiere di riparazione dopo la profanazione del Crocifisso. La "strage" dei simboli sacri in città
http://blog.messainlatino.it/2018/07/urgenti-preghiere-di-riparazione-per-la.html#more
E poi….a un certo punto Guillermo dice: “Il mantello rosso sta per la violenza contro le donne.....
http://www.marcotosatti.com/2018/07/24/se-anche-la-madonna-de-noantri-viene-arruolata-nel-metoo-dalla-correttezza-politica/
Quante offese , a Dio , alla Madonna....
https://www.interris.it/archivio-storico/battenti-e-flagellanti-penitenza-fino-al-sangue
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio d’avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata: fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.
"...Alzò le braccia verso il cielo stellato e cominciò con la sua calda voce di baritono:
'Discendenti di Roma eterna, o tu popolo mio.'
L'oratore salutò gli artigiani e i cafoni ubbriachi come una assemblea di re in esilio. Nei fumi del vino egli creava i ricordi di antiche glorie.
'Ditemi chi portò la civiltà e la cultura nel Mediterraneo e in Africa?'
'Noi'risposero alcune voci.
'Ma i frutti sono stati colti da altri' gridò l'oratore.
'Ditemi ancora, chi portò la civiltà in tutta l'Europa, fin sulle spiagge nebbiose dell'Inghilterra e costruì paesi e città là dove, assieme ai cinghiali ed ai cervi, pascolavano uomini primitivi?'
'Noi' risposero alcune voci.
'Ma i frutti sono stati colti da altri. Ditemi ancora chi scoprì l'America?'
Questa volta tutti si alzarono in piedi e gridarono:
'Noi, noi, noi.'
'Ma altri se la godono. Ditemi ancora chi ha inventato l'elettricità, il telegrafo senza fili, tutte le altre meraviglie della civiltà moderna?'
'Noi' risposero alcune voci.
'Ma gli altri se le godono. Ditemi infine, chi è emigrato in tutti i paesi del mondo per scavare miniere, costruire ponti, tracciare strade, prosciugare paludi?'
Anche questa volta tutti si alzarono in piedi ed urlarono:
'Noi, noi, noi.'
'Ora ecco spiegate le origini della nostra nobile povertà...' ( Ignazio Silone, Vino e pane,p.215, Mondadori, 2011).
Mentre leggevo queste righe ho pensato a noi, così spesso alla deriva, immemori. La citazione si chiude con un breve panegirico intorno all'uomo della Provvidenza e intorno all'impero che si andava a ricostruire. Oggi la Divina Provvidenza, in verità, va di mano in mano di molti uomini e donne, di Fede cattolica certa, di buona volontà e ricchi di nobile povertà, per la costruzione del solo Regno di Dio.
«Se l'uomo facesse abitualmente il segno della croce e invocasse più spesso la Madonna, diminuirebbero le sue tentazioni, perché il segno della croce è un mezzo per scacciare il diavolo e il nome della Madre di Dio lo sottomette e lo respinge nell'abisso».
San Charbel
La classe borghese e' accusata si generare una mentalità negativa, secondo l'articolo contraria anche alla vera cristianità.
Borghese e' sinonimo di mediocre, gretto, opportunista, tendente al compromesso di comodo, egoista, arrivista, di vedute ristrette, incapace di amare, di capire.
Rovina della cristianità così come del comunismo, che ha creato e alimentato questo disprezzo per la borghesia.
Chiunque si "imborghesisce" tradisce i valori di riferimento.
Eppure e' la classe socio/economica più ampia, quindi la maggioranza dovrebbe essere "imborghesita" nel senso negativo dell'articolo.
E allora quali sarebbero le classi sociali che invece generano una mentalità positiva e antiborghese?
E autenticamente cristiana, secondo l'articolo?
Secondo questo stereotipo, restano solo quella proletaria/operaia e quella aristocratica/alto borghese, che con i loro difetti, secondo questo schema, generano una mentalità sicuramente migliore di quella del mediocre e spregevole borghese, soprattutto se piccolo.
Ma e' evidente che così non è.
Non è questione di classe sociale, dunque, come il termine e i suoi derivati fanno intendere, ma di mentalità che non deriva dalla classe borghese.
Se così fosse, la maggior parte di noi cristiani partecipanti a questo blog, dovrebbe avere questa mentalità negativa.
Quindi andrebbe usato un altro termine per definire questa mentalità negativa, senza riferimento alla classe sociale di appartenenza.
"La testimonianza è un pezzettino di morte per Cristo, ogni testimonianza".
(Luigi Giussani)
Ed è sempre tempo di martirio.
"Dare la vita per l'opera di un Altro", goccia a goccia, giorno dopo giorno, istante per istante: "non sono più io che vivo".
E il tempo diventa un cammino di compimento, arduo e lieto.
Nella pazienza.
Perché ci si consuma e la consumazione inesorabile della vita diventa sacrificio consapevole e genera speranza. Anche quando non ne vedessimo l'esito.
C'è chi semina e chi miete.
A qualcuno poi è chiesto tutto in un istante.
E quell'istante fa fiorire il deserto del mondo.
Franca Negri
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