Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 10 luglio 2018

"Amoris Laetitia" e l'oblio dei sacramenti - Giulio Meiattini OSB

Editoriale di Bernard Dumont, Direttore di "Catholica", rivista internazionale di cultura, politica e religione, edita in Francia, che nei suoi più di trent'anni di vita ha avvicendato firme prestigiose nei rispettivi campi e orientamenti, da Émile Poulat a Robert Spaemann, da Ernst Wolfgang Böckenförde a Vladimir Bukowski, da Stanislaw Grygiel a Thierry Wolton, da Jacques Ellul a Pietro De Marco, da don Samuele Cecotti a Paolo Pasqualucci. Se digitate le parole chiave dal motore di ricerca interno del blog, troverete moltissimi articoli, sia di Dumant che di altri firmatari illustri, tratti dalla rivista. Questa volta Settimo cielo ci ha preceduti e ne riprendiamo il testo che segue.
Vi ricordiamo l'indice dei numerosi articoli pubblicati sulla vexata quaestio.

Un temps pour parler (Un tempo per parlare)

La "parola" che Dumont sollecita come urgente è quella che dovrebbe rompere l'"inverosimile" silenzio della quasi totalità dei cardinali e vescovi – fatta eccezione dei firmatari dei "dubia" e di pochissimi altri – di fronte alla dissoluzione della forma tradizionale di cattolicesimo, messa in opera dal pontificato di Jorge Mario Bergoglio, o in altre parole di fronte a quella fine del "cattolicesimo romano" denunciata su Settimo Cielo dal professor Roberto Pertici.

Ma in questo stesso ultimo numero di "Catholica" si leva anche una voce – non di un cardinale né di un vescovo, ma di un monaco benedettino e teologo di valore – che analizza e critica a fondo quello che è forse il più radicale sovvertimento in atto nel cattolicesimo di questi tempi: quello che assegna il primato non più al sacramento – "culmen et fons" della vita della Chiesa, a detta del Concilio Vaticano II – ma all'etica.

È il sovvertimento che soggiace, in particolare, sia alla nuova disciplina della comunione ai divorziati risposati, sia alla cosiddetta "intercomunione" fra cattolici e protestanti.

Giulio Meiattini, l'autore di questa analisi critica, l'ha esposta nel modo più approfondito in un libro da lui pubblicato all'inizio di quest'anno: G. Meiattini OSB, "Amoris laetitia? I sacramenti ridotti a morale", La Fontana di Siloe, Torino, 2018. 

Mentre nell'intervista sull'ultimo numero di "Catholica" egli ne espone i tratti salienti, di cui qui di seguito sono riprodotti i passaggi più significativi. 
Dom Meiattini, monaco dell'abbazia benedettina della Madonna della Scala a Noci, è docente alla Facoltà teologica della Puglia e al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma.
* * *

"AMORIS LAETITIA" E L'OBLIO DEI SACRAMENTI
di Giulio Meiattini OSB (brani scelti dall'intervista su "Catholica" n. 140)

Non discernimento ma astuzia

La situazione di confusione è palese. Naturalmente c’è chi nega che si tratti di confusione, ritenendo che questo sia il positivo risultato di uno stile di governo ecclesiale teso “ad avviare processi più che a occupare spazi” (cf. "Evangelii gaudium" 223). Dunque, il primo discernimento da fare sarebbe proprio sulla natura di questa situazione: la confusione, i disaccordi fra vescovi su punti dottrinali sensibili, possono essere frutti dello Spirito? A me sembra di no. Discernere significa anche capire se è il caso di avviare processi, in certi campi, oppure no e anche con quali ritmi, modalità e obiettivi.

Osserviamo, per esempio, il modo con cui si è giunti alla nuova disciplina per i “divorziati risposati”.

Dopo che la relazione del cardinale Kasper davanti al concistoro aveva per così dire preparato il terreno, i due sinodi, con un anno intermedio di accese discussioni, non sono riusciti a partorire una linea comune sul problema discusso. Chi legge i resoconti dei "circuli minores" del sinodo del 2015 si rende conto benissimo che sul punto in questione non c’era un orientamento condiviso.

Si capisce però una cosa: che l’ampia maggioranza dei padri non aveva maturato la convinzione di cambiare la disciplina tradizionale. Tanto che i redattori della "Relatio finalis", sul punto controverso, si sono ben guardati dall’introdurre delle novità.

Però – ecco un altro piccolo passo – hanno redatto delle formule dal tono incerto che, pur non prevedendo l’accesso ai sacramenti, cambiavano, per così dire, l’atmosfera.

Così è bastata la “non opposizione” a quelle formule esitanti (che hanno raccolto con fatica i due terzi dei voti) per permettere un altro piccolo passo successivo: un paio di noticine ambigue in "Amoris laetitia", che non affermano e non negano, ma che lasciano intendere una certa direzione.

Questo ulteriore passaggio ha spaccato i fronti interpretativi, finché nell’autunno 2017 – altro passo – non è giunta l’approvazione ufficiale del papa ai "Criteri" dei vescovi della circoscrizione di Buenos Aires sul capitolo VIII di "Amoris laetitia".

Ma quei criteri, se si è onesti, non sono una semplice interpretazione di "Amoris laetitia". Essi aggiungono e dicono cose che in "Amoris laetitia" non ci sono e che, soprattutto, nei sinodi non erano mai state approvate e mai lo sarebbero state. […]

Così, per piccoli passi successivi, nel corso di quasi tre anni, se ne è compiuto uno molto grande e la disciplina è stata lentamente cambiata, ma non certo in maniera sinodale, a mio parere.

Posso sbagliare, ma questo "modus operandi" non è discernimento, bensì astuzia. In luogo del dialogo argomentato e aperto (i famosi "dubia" non hanno mai ricevuto risposta!), si afferma la strategia della persuasione e dei fatti compiuti.

La fede ridotta ad etica

Tra le esigenze etiche e il fondamento sacramentale dell’esistenza cristiana il centro è indubbiamente il sacramento, che è comunicazione al credente della grazia che salva e, in quanto essa è accolta e trasforma l’uomo, anche atto di glorificazione, dossologia. […] L’etica non è né la prima parola né l’ultima.

Invece in "Amoris laetitia" si segue la logica contraria: si parte da categorie tratte dalla legge naturale e da principi di etica generale (le attenuanti, il rapporto fra norma universale e situazione soggettiva, la non imputabilità, ecc.) e da queste premesse maggiori si traggono le conseguenze per la pastorale dei sacramenti.

In tal modo, la dimensione del simbolico e del sacramentale, che dovrebbe fondare, abbracciare e trascendere la sfera morale, perde la propria rilevanza e diventa una semplice appendice dell’etica. […] La dimostrazione è data dal fatto che il peccato di adulterio perde concretamente la propria rilevanza pubblica legata all’aspetto testimoniale del sacramento e può essere rimesso in “foro interno” senza che davanti alla comunità si debba rendere ragione del perché un coniuge che contraddice in pubblico il segno sacramentale della fedeltà si accosti pubblicamente all’eucaristia.

Insomma, il risultato delle scelte di "Amoris laetitia" è la riduzione del sacramentale al morale, cioè della fede a etica, il che non mi sembra una mera questione di pastorale. Qui è in gioco qualcosa di essenziale nella forma cristiana.

Un "Peso tremendo"?

Sinceramente non capisco come un vescovo, soprattutto quello di Roma, possa scrivere frasi del genere: “Non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la Chiesa” ("Amoris laetitia" 122).

Ecco l’esemplificazione lampante di quanto prima affermavo in modo generale: se si prescinde dal sacramento l’etica evangelica, ridotta a norma generale, diventa “un peso tremendo”, come la legge mosaica, invece che “un giogo dolce e un peso leggero”. Che fine ha fatto in questa prospettiva l’effetto trasformante del sacramento? […] Allora potremmo domandarci se esortare a testimoniare fino al sangue la fede in Cristo non è un peso ancor più tremendo, da non mettere sulle spalle della gente. […]

A questo si può arrivare solo se si è abituati a concepire il cristianesimo – forse senza rendersene bene conto – come etica.

"Simul iustus et peccator"

"Amoris laetitia" giunge a dire che anche vivendo esteriormente in una condizione di peccato oggettivo, a motivo delle attenuanti si può essere in grazia e perfino “crescere nella vita di grazia” (n. 305). È chiaro che se le cose stanno così, l’interruzione fra sacramento e agire morale, già prima evidenziata, porta ad esiti sovrapponibili alla concezione luterana del "simul iustus et peccator" condannata dal Concilio di Trento. […] In questo modo si può essere al tempo stesso giusti (davanti a Dio, invisibilmente) e peccatori (davanti alla Chiesa, visibilmente). Le opere rischiano di non avere più alcun rilievo nel “discernimento” della grazia.

La comunione cattolica anche ad un buddista?

La direzione che si sta delineando intorno all’intercomunione fra cattolici e protestanti, obbedisce alla medesima logica: non è il realismo simbolico a determinare la scelta, ma la semplice valutazione della presunta condizione interiore: se un protestante è presumibilmente in grazia (in base alle attenuanti dell’ignoranza invincibile, della diminuita responsabilità, della vita onesta, ecc.) perché non potrebbe ricevere l’eucaristia cattolica? Forse non ci si avvede che porre così la questione potrebbe spingere a fare lo stesso ragionamento per un buddista o un indù dalla vita buona e giusta. Manomettere il rapporto fra morale e sacramenti, alla fine può condurre a concezioni ecclesiologiche non cattoliche.

10 commenti:

irina ha detto...

Sincretismo può essere la parola che sintetizza la meta di questa chiesa in marcia, da un secolo, fuori dal Cattolicesimo.

“ad avviare processi più che a occupare spazi”
ora questa frase, che è stata fatta ronzare, in modo continuo, intorno a noi da cinque anni, comincia a mostrare tutta la sua unilateralità. Se noi guardiamo i fatti, vediamo che proprio l'aver ignorato gli spazi, lo spazio fisico e lo spazio spirituale, lo spazio sacro e quello profano, lo spazio della famiglia e lo spazio del bordello, ha aumentato la confusione che ci assedia. Le anime belle interpretano le parole di Gesù Cristo a favore del loro pensiero, è dal'inizio del Cristianesimo che girano certe insinuazioni smentite dai Vangeli, anche se poco affidabili causa registratore non ancora inventato. Insinuazioni che riguardano l'Eucarestia, cioè la presenza della carne ed del sangue del Signore, allora scartiamo i Vangeli non affidabili, secondo i tecnologici, scartiamo anche le decine e decine di miracoli eucaristici? E' un vero paradosso, quelli che si professano materialisti ignorano la materia!
Torniamo agli spazi, ad ognuno il suo spazio, per il semplice motivo che se su questa seggiola sono seduta io, non puoi stare seduto tu e viceversa; ad ogni attività umana il suo spazio, prima ancora di parlare di spazio sacro e profano, se qui costruisco un forno, non costruisco una ghiacciaia. A spanne si capisce che lo spazio non è dimensione ininfluente. Quindi questo privilegiare i processi a favore degli spazi è debole debole. Senza contare che Gesù Cristo per l'ultima cena scelse, Lui, un luogo particolare, raccolto, lì,inoltre, lavò i piedi ai suoi e non altrove. Ci son incongruenze che devono essere messe in evidenza anche per la loro ripetitività che risale, con abiti diversi secondo le mode, al periodo in cui Nostro Signore Gesù Cristo era anche col Suo Santissimo corpo tra noi, dure cervici.
Ritorno alla mia diagnosi del caso, maggio 2913: ignoranza, costoro non credendo, quindi non volendo conoscere la nostra Fede, hanno creduto a tutti i massoni, esoteristi, occultisti, che hanno incontrato. Hanno fatto un bel frullato ed ecco qui che la sbobba viene offerta a tutti ma, molti dicono no, grazie.

Anonimo ha detto...



Le christianisme réduit à l'éthique, c'est l'essence même du protestantisme. Le mot italien "buonismo" résume tout.

Et c'est ainsi que, mené par Bergoglio de fourberie en fourberie, le clergé autrefois catholique est devenu protestant.

Un peu "couillons", quand même, tous ces évêques, tous ces cardinaux, qui ne voient pas où on les mène — parce qu'ils ont, en fait, autant de théologie que mon chien ou que mon chat… Au séminaire on ne leur a rien appris.

Accueillir tous les migrants de la planète, se préoccuper de l'épaisseur de la couche d'ozone, défendre les "droits" des homosexuels, ah ! c'est sûr, c'est beaucoup plus important que de communiquer la grâce divine à travers les sacrements, eux-mêmes réduits à des conventions d'un autre âge, qu'il est grand temps d'adapter aux mœurs actuelles, dont il est peut-être même grand temps de se débarrasser…

Caterina63 ha detto...

^__^ se può interessare, qui
https://cooperatores-veritatis.org/2018/03/25/intervista-dom-giulio-meiattini/

dom Giulio ci ha rilasciato una profonda intervista sul tema spinoso....
molto interessante.

Anonimo ha detto...

Ma lo fate a posta a scrivere amoris laetitia con la "zi" al posto della "ti" latina? Cioè, è una consapevole parodia o una svista ricorrente?

Anonimo ha detto...


Le catéchisme de mon enfance disait qu'« un sacrement est un signe sensible institué par Jésus-Christ pour produire ou augmenter la grâce ». Définition simple, pleine de substance et parfaitement claire, qu'un enfant (et même un adulte) peut comprendre. Mais le nouveau général des jésuites, dans sa première déclaration publique, est venu nous dire qu'au temps de Jésus, il n'y avait pas de magnétophones (ça, on le savait déjà), et que, par conséquent, on ne peut avoir aucune certitude sur ce qu'a vraiment dit (ou institué) ledit Jésus. Voilà comment le successeur de saint Ignace entend aujourd'hui répandre la foi catholique… Place à l'imagination ! Et vive le libre examen !

Anonimo ha detto...

Tutto giustissimo quello che osserva il buon monaco. Ma cosa fanno contro tale situazione i pochi ancora fedeli alla sana dottrina? Dei dubia non si parla più, anche FFSPio X tace alquanto e nel frattempo gli astuti novatori vanno avanti, secondo l'ormai notissima tecnica della rana bollita, a cui i tradizionalisti soggiacciono da più di cinquanta anni!!

Anonimo ha detto...

Una congrega di pazzi, come in quel bel film di Totò, con Carlo Croccolo, Aldo Giuffrè e tutta la compagnia del bravissimo comico partenopeo, questa è diventata la gerarchia ex cattolica; non ha più niente di sacro, non ci indirizza più verso il Cielo, sulla stretta via che conduce al Paradiso, no, ci vuole tutti increduli, assillati da dubbi amletici, insomma ci vuol togliere anche quel poco di fede che ci rimane dopo 60 anni di modernismo più o meno mascherato. E questa sarebbe l'attuale Chiesa di Cristo ? ma per favore, direbbe ancora la buonanima del principe Antonio de Curtis. Non hanno più fede, questo è più che evidente, si sono costruiti una falsa "chiesa" con la figura di un falso Cristo, e vogliono imporre tutto ciò ad oltre 1,4 miliardi di fedeli cattolici sparsi per il globo terrestre, cacciando in malo modo i pochi sacerdoti e religiosi che non ne vogliono sapere di adeguarsi al nuovo corso e demonizzando i fedeli rimasti aggrappati alla vera Chiesa Cattolica, quella scomparsa con Pio XII, rottamnata da Roncalli, Montini e dal loro infausto CV II.

F.T.ma non troppo ha detto...

"Non possiamo accettare - ha concluso Donzelli - che una parte politica utilizzi le risorse pubbliche per diffondere pratiche raccapriccianti e diseducative. Chiediamo - ha scandito - che la magistratura contabile intervenga per recuperare le risorse dai responsabili di scelte assurde". Alla presentazione del tutto hanno presenziato anche gli attivisti pro life di Generazione Famiglia, CitizenGo e del Comitato "Difendiamo i nostri figli".
http://www.ilgiornale.it/news/politica/patrocini-i-gay-pride-ora-parte-lesposto-corte-dei-conti-1551737.html

Eppur ..qualcosa si muove..

irina ha detto...

http://www.lanuovabq.it/it/tre-anni-senza-biffi-rileggiamo-gli-scritti-sulla-coscienza


L'ANNIVERSARIO
Tre anni senza Biffi, rileggiamo gli scritti sulla coscienza
Giorgio Carbone EDITORIALI11-07-2018

Tre anni fa il cardinale Giacomo Biffi concludeva il suo pellegrinaggio terrestre. Lo ricordiamo rileggendo un brano tratto dal suo V Evangelo sulla coscienza, una tematica quanto mai attuale oggi.

Anonimo ha detto...

http://www.sabinopaciolla.com/mons-forte-garantire-i-diritti-degli-omosessuali-e-un-fatto-di-civilta/