Oportet et haereses esse, ut et qui probati sunt, manifesti fiant in vobis (1 Cor 11, 32).
È quel che verrebbe da domandare a quei cattolici che, peregrinando per chiese storiche, vi entrano vociando – magari con la Messa in corso – come se varcassero la soglia di un bistrot dove prender l’aperitivo; oppure a quei preti che, in un venerdì di Quaresima, terminano la riunione con salame e porchetta… Con questo pontificato, anche quel minimo rispetto delle forme (seppur ridotte all’osso) che ancora, bene o male, sopravviveva, si è dissolto come neve al sole. D’altronde il processo di dissacrazione che prosegue da decenni non ha risparmiato proprio nulla, a cominciare da ciò che abbiamo di più prezioso, la Messa e l’Eucaristia; è inevitabile che, alla fine, esso spazzi via anche gli ultimi rimasugli di religiosità concreta.
In totale assenza di un’apposita educazione in convento o in seminario, la vita dei consacrati ha smarrito qualsiasi traccia di disciplina, per adagiarsi in uno stile molle, comodo e gaudente che si ripercuote poi necessariamente sulla coscienza dei fedeli, deformata dai cattivi esempi delle loro guide e dall’ideologia elaborata per giustificarli. Anche il solo concetto di rigore e penitenza è stato abraso come un obsoleto residuo medievale legato ad un’errata visione di Dio e della fede cristiana, come insegnano correntemente professori di teologia e formatori di vocazioni: finalmente – dicono – hanno riscoperto il Padre buono del Vangelo, che non pretende nulla dall’uomo e chiude entrambi gli occhi su qualsiasi scelleratezza. Come osservare, in un contesto del genere, le esigenze della castità? Prima ancora della rivoluzione sessuale del ’68, è stato questo crollo programmato che, all’interno della Chiesa stessa, ha fatto saltare ogni barriera.
Non è per attardarci in sterili e compiaciute mormorazioni che ritorniamo sulla crisi in corso, ma soltanto per dimostrare come, da certi indizi esterni, si riconoscano infallibilmente le disposizioni interiori. Queste osservazioni non ambiscono a pronunciare giudizi sulle persone (le quali, con la grazia di Dio e la buona volontà, possono sempre convertirsi), bensì a segnalare criteri oggettivi con cui regolarsi per non incappare in Pastori malsicuri e non lasciarsi da loro fuorviare. Ovviamente la radice dei comportamenti pratici è un’errata impostazione intellettuale e spirituale, ma quest’ultima non si coglie sempre immediatamente dai discorsi, mentre salta subito agli occhi dalla condotta. In realtà, uno stile di vita ben disciplinato è indice di retta coscienza e di sana dottrina, nonché segreto di vera libertà. Quando uno non vi è stato formato per tempo, ha bisogno di anni e anni di sforzi enormi, da adulto, per correggere le cattive inclinazioni che ha contratto per esser cresciuto come un arboscello privo di qualunque sostegno e, quindi, cedevole ad ogni alito di vento.
Porgiamo pertanto vivi ringraziamenti a quanti avrebbero dovuto educarci, ma hanno deliberatamente omesso di farlo o, peggio, ci hanno guastati con le loro idee, tanto più perniciose quanto meno esplicitamente sovversive. Accanto ai Che Guevara del rinnovamento forzato, l’aggiornamento ha sfornato pure la figura del rivoluzionario gentile che, con la sua rassicurante, ma apparente mitezza, doveva acchiappare quanti, fuggendo inorriditi dai primi, cercavano un porto sicuro. I membri della seconda categoria, naturalmente, non hanno palesato subito le proprie convinzioni più profonde né i loro piani di demolizione interna della Chiesa, ma, mantenendosi in una posizione di basso profilo, ne hanno lentamente eroso i pilastri in attesa che, arrivata la scossa decisiva, crollasse pure quel poco che ancora rimaneva in piedi. A questo punto, trasposti di colpo nelle alte sfere, proclamando un generale tana libera tutti hanno pienamente svelato, eretta sulle macerie di quella antica, la loro nuova sedicente “chiesa”. Essa non è altro che un cancro sviluppatosi in seno al Corpo Mistico, del quale sono ormai ben evidenti le orrende metastasi.
Alla radice di tale grottesca mutazione del cristianesimo si trova una manipolazione intellettuale con cui si è sostituito il Dio vivente della Rivelazione con un’entità mutante, una divinità di fantasia che ognuno si immagina a piacere in base ai suoi bisogni emotivi del momento e sulla quale, con un capovolgimento totale di prospettiva, si rigetta la responsabilità del male. Quel tanto propagandato Dio che non giudica e non castiga non è affatto quello che si è manifestato nella Bibbia: «Quando siamo giudicati, veniamo ammoniti dal Signore per non essere condannati con il mondo» (1 Cor 11, 32). Quale buon padre non riprende e corregge le cattive condotte dei figli perché non siano travolti dalle proprie inclinazioni disordinate? Chi pensa che il Creatore non lo faccia, lo considera colpevole dei propri peccati, quando non si scarica allegramente la coscienza con l’idea di esser stato fatto difettoso per natura e, quindi, incapace di non peccare.
Tale idea di Dio completamente soggettiva non è altro che una proiezione dell’uomo postmoderno, volutamente dimentico degli obblighi che gli derivano dal suo stesso essere. Essa non è fondata sulla verità rivelata, penetrata con l’ausilio del pensiero classico, ma è risultato dell’evoluzionismo e dell’esistenzialismo, distorsioni mentali tipicamente contemporanee. È più una vaga disposizione di spirito che non un concetto definito; la retta ragione non vi entra e non vi deve entrare, dato che le basterebbero pochi passaggi per mostrarne la totale inconsistenza. Da questa bizzarra concezione della divinità scaturisce inevitabilmente un nuovo genere di religiosità, con culto, dottrina e morale fluidi, una sorta di variante del giudaismo (molto semplificata, ma coincidente nella sostanza con un panteismo antropocentrico) per i goyyîm da sottomettere.
Ecco il frutto dell’impostura modernista, fondata sull’abolizione della metafisica, della teodicea (cioè della teologia razionale, preambolo filosofico della fede) e del trattato De Deo (esame sistematico dell’essenza e degli attributi divini) in nome di quel biblicismo spurio e selettivo che degrada il Creatore a partner dell’uomo in vista di un impossibile e assurdo rapporto paritetico. A questo scopo è stata inculcata un’ermeneutica storicistica e letteralistica della Scrittura, che in forza di una pretesa “scientificità”, correggendone il testo o declassandone i passi scomodi, rigetta per principio ogni riferimento al dogma, alla morale e alla sua interpretazione tradizionale. In tal modo la Bibbia è trattata come un qualunque testo letterario dell’Antichità, con il risultato di privarla di ogni autorità e di volgerla non a edificazione della vita cristiana, bensì alla sua demolizione: in effetti «la lettera uccide, mentre lo Spirito vivifica» (2 Cor 3, 6).
A partire da questo tipo di lettura si elaborano percorsi formativi o spirituali che, concentrandosi sui metodi della comunicazione, distolgono dai veri contenuti della fede (la cui esposizione è sempre rimandata ad un imprecisato futuro) e dalle reali esigenze della vita cristiana (che non vengono mai dichiarate espressamente). Tale lavoro di contraffazione, anche quando non assume le forme di un plagio sofisticato, assorbe tempo ed energie in impegni infruttuosi sul piano soprannaturale: pur saturandosi di attività e riunioni, non si compie alcun progresso a livello morale e spirituale. Porsi il problema, in ogni caso, sarebbe bollato come un’infamia: anche il solo pensiero di poter migliorare è considerato un’odiosa manifestazione di fariseismo. Con il presupposto di tale implicito divieto di porre esigenze morali o di chiamare alla conversione di vita, la pastorale si dissolve in animazione o intrattenimento: bisogna pur attirar la gente in qualche modo…
La religiosità risultante, sentimentale ed emotiva, non può basarsi se non su esperienze soggettive: essa è inevitabilmente refrattaria al ricorso alla ragione, insofferente tanto della dottrina quanto della norma morale e, di conseguenza, instabile, volubile, cangiante e dipendente da fattori esterni. Una spiritualità del genere tarpa le ali all’anima, insegnando a patteggiare col peccato per mezzo di scuse e compromessi o ad ammetterlo incondizionatamente mediante una sua ridefinizione: «Se due persone si vogliono bene…». Fluttuando nel dubbio e nell’incertezza generale, la coscienza del “credente” si elabora da sé una morale che, paradossalmente, filtra i moscerini e ingoia i cammelli (cf. Mt 23, 24), scrupolosissima nelle inezie e, con il nobile intento di evitare contrapposizioni, tollerante, consenziente o addirittura muta su peccati gravissimi che rovinano anime e famiglie. È una “fede” in cui si crede di essere cristiani, ma in realtà si è perfettamente conformi al mondo, dato che si obbedisce ciecamente ai suoi “comandamenti”, pensando e agendo in modo del tutto mondano o politicamente corretto.
La conseguenza pratica è l’insolubile dilemma se prolungare o meno una sterile pratica religiosa convenzionale, che rimane ermeticamente chiusa alla verità e alla grazia per non fare i conti con la propria incoerenza. Sarà forse per sfuggire a tale dissidio che molti, anche nel clero, si sono inventati una religione a loro uso e consumo, la reinventano continuamente con incessanti cambiamenti, se la creano ognuno per sé personalizzandola a piacere… Chiedersi a quale religione appartengano, in fin dei conti, è una domanda anacronistica, in quanto presuppone l’antiquata idea che esistano religioni identificabili e distinte da dottrine e pratiche diverse – in ultima analisi, che ci sia una verità certa e conoscibile su Dio, sull’uomo e su qualunque altra cosa. Ma l’agnosticismo radicale della cultura odierna sfocia inevitabilmente nell’ateismo pratico di quanti vanno in chiesa senza credere in nulla o scrivono libri di “teologia” giocando con le parole. Nei piani divini, tuttavia, anche questo torna utile: chi non si è lasciato abbindolare dai pessimi attori di questa squallida commedia è davvero provato nella fede. Deo gratias.
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Dai Diari di don Divo Barsotti:
“Noi crediamo che la Chiesa Romana sia la vera Chiesa: la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica del Simbolo, ma ciò non ci autorizza ad affermare che tutto nella Chiesa va bene. Vedere il male, sentirlo, soffrirne è più cristiano che approvare incondizionatamente. Se tutto andasse bene non saremmo in via verso la Patria. Le note fondamentali non sono nella Chiesa come fatto, perfettamente; tranne l’apostolicità”.
Senza voler giudicare, ma forte e chiaro com’era don Divo, contro i tiepidi di oggi che non vedono nulla.
"Quando siamo giudicati, veniamo ammoniti dal Signore per non essere condannati con il mondo" (1 Cor 11,32).
La frase citata da Don Elia è l'approdo di un discorso articolato, che inizia con un delicato rimprovero ("non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio") a motivo delle fazioni esistenti e dell'irrispettosità per la liturgia ridotta a pranzo/cena ("non avete forse le vostre case per mangiare e per bere?").
San Paolo è fermo: "Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito... Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna".
Oggi è la festa della Divina Misericordia. Canali di grazie sono pronti per essere riversati nelle anime che desiderano riceverle. Ma c'è chi ne è interessato? O della misericordia in fondo poco ci importa, salvo nominarla per giustificare i nostri peccati?
La misericordia di Dio ha un tempo: questa vita. Durante questa vita abbiamo l'occasione per interessarcene, chiederla e disporci a riceverla dai suoi troni: il confessionale e il tabernacolo. Poi moriremo e scadrà il tempo della misericordia, per incontrare il tempo della giustizia, giustizia assoluta, giusta e non "imbrogliabile"... Là chiunque si sarà ritenuto un "padreterno" in terra, autorizzando(si) a far ciò che gli pare, scoprirà il Padre che è veramente eterno, con tutto ciò che ne segue (come spiega San Paolo).
Giustamente don Elia sottolinea (e lo riporto, perchè estremamente chiaro e utile:
Ecco il frutto dell’impostura modernista, fondata sull’abolizione della metafisica, della teodicea (cioè della teologia razionale, preambolo filosofico della fede) e del trattato De Deo (esame sistematico dell’essenza e degli attributi divini) in nome di quel biblicismo spurio e selettivo che degrada il Creatore a partner dell’uomo in vista di un impossibile e assurdo rapporto paritetico... In tal modo la Bibbia è trattata come un qualunque testo letterario dell’Antichità, con il risultato di privarla di ogni autorità e di volgerla non a edificazione della vita cristiana, bensì alla sua demolizione: in effetti «la lettera uccide, mentre lo Spirito vivifica» (2 Cor 3,6).
... (segue)
...
La Chiesa "riunionificio" o il "darsi da fare" sentendoci autorizzati a stare in Chiesa come in un posto di lavoro, senza adorare Dio e senza curarci della vita spirituale e senza detestare il peccato, usando la misericordia di Dio come fosse la candeggina e non il "cibo degli angeli", prova necessariamente fastidio al solo ricordare questa realtà.
La Bibbia dice che l'uomo altero (il superbo, l'orgoglioso) non riscuote molti favori, mentre l'umile sì, perché vero e non preoccupato di "attirare la clientela" con una pastorale che si dissolve in animazione o intrattenimento.
Trasformando la spiritualità in psichicità (emotività) e l'oggettività della fede nella sua pretesa (superba) di soggettività, ecco che si tarpano le ali all’anima, insegnando a patteggiare col peccato per mezzo di scuse e compromessi o ad ammetterlo mediante una sua ridefinizione: «Se due persone si vogliono bene…» etc. etc.
Ciò che i padreterni del politically correct vorrebbero continuamente aggiornare ai propri standard consumistici che predicano libertà cozza con l'eterno di Dio e la Sua Verità che sola rende libero l'uomo. La prima chiude i rubinetti della grazia, la seconda ci disseta.
Lo spazio sacro allora esprime la sua specificità: luogo e tempo di Dio in cui colloco me stesso, per mettere Dio al Suo posto, che è IL PRIMO e non un ritaglio di ciò che mi avanza dal mio essere preso dai vari vitelli d'oro condotti a mandria, come un cow boy nel West.
Oggi è anche San Luigi Maria Grignion de Montfort. Che anch'egli ci conceda, per le mani di Maria, madre di misericordia, di essere degni delle grazie che Gesù misericordioso elargisce alle anime che sono pronte a questa manifestazione di bontà di Dio.
... appena successo, CESENA, chiesa del Lugaresi, 2 stranieri (non svedesi) stamattina entrano durante la messa e devastano tutto!!!! Guardate il video fino in fondo....questa è “L’INTEGRAZIONE”..... buonisti vi aspettiamo al varco!!!!
La nuova pubblicità sull'otto per mille della Chiesa Cattolica che si presenta come una qualsiasi associazione filantropica atea dedita alla assistenza buonista senza nessun riferimento a Cristo e al soprannaturale... con contorno di bandiere arcobaleno e personaggi che danno per scontato il meticciato. Ne vogliamo parlare?
Preghiera per conservare la vera Fede
“Preghiera per conservare la vera Fede” scritta da san Pietro Canisio (1521-1597), olandese della Compagnia di Gesù, apostolo della Controriforma in Germania, definito “martello degli eretici”, beatificato da Pio IX nel 1868 e canonizzato da Pio XI nel 1925 che lo nominò pure Dottore della Chiesa.
Confesso ad alta voce per la mia salvezza tutto quello che i cattolici hanno sempre a buon diritto creduto nel loro cuore. Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici; non voglio avere nulla in comune con loro, perché non parlano né sentono rettamente, e non posseggono la sola regola della vera Fede propostaci dall’unica, santa, cattolica, apostolica e romana Chiesa. Mi unisco invece nella comunione, abbraccio la fede, seguo la religione e approvo la dottrina di quelli che ascoltano e seguono Cristo, non soltanto quando insegna nelle Scritture ma anche quando giudica per bocca dei Concilii ecumenici e definisce per bocca della Cattedra di Pietro, testificandola con l’autorità dei Padri. Mi professo inoltre figlio di quella Chiesa romana che gli empii bestemmiatori disprezzano, perseguitano e abominano come se fosse anticristiana; non mi allontano in nessun punto dalla sua autorità, né rifiuto di dare la vita e versare il sangue in sua difesa, e credo che i meriti di Cristo possano procurare la mia o l’altrui salvezza solo nell’unità di questa stessa Chiesa.
Professo con franchezza, con san Girolamo, di essere unito con chi è unito alla Cattedra di Pietro e protesto, con sant’Ambrogio, di seguire in ogni cosa quella Chiesa romana che riconosco rispettosamente, con san Cipriano, come radice e madre della Chiesa universale. Mi affido a questa Fede e dottrina che da fanciullo ho imparato, da giovane ho confermato, da adulto ho insegnato e che finora, col mio debole potere, ho difeso. A far questa professione non mi spinge altro motivo che la gloria e l’onore di Dio, la coscienza della verità, l’autorità delle Sacre Scritture canoniche, il sentimento e il consenso dei Padri della Chiesa, la testimonianza della Fede che debbo dare ai miei fratelli e infine l’eterna salvezza che aspetto in Cielo e la beatitudine promessa ai veri fedeli.
Se accadrà che a causa di questa mia professione io venga disprezzato, maltrattato e perseguitato, lo considererò come una straordinaria grazia e favore, perché ciò significherà che Voi, mio Dio, mi date occasione di soffrire per la giustizia e perché non volete che mi siano benevoli quelle persone che, come aperti nemici della Chiesa e della verità cattolica, non possono essere vostri amici. Tuttavia perdonate loro, Signore, poiché, o perché istigati dal demonio e accecati dal luccichio di una falsa dottrina, non sanno quello che fanno, o non vogliono saperlo.
Concedetemi comunque questa grazia, che in vita e in morte io renda sempre un’autorevole testimonianza della sincerità e fedeltà che debbo a Voi, alla Chiesa e alla verità, che non mi allontani mai dal vostro santo amore e che io sia in comunione con quelli che vi temono e che custodiscono i vostri precetti nella santa romana Chiesa, al cui giudizio con animo pronto e rispettoso sottometto me stesso e tutte le mie opere. Tutti i santi che, o trionfanti nel Cielo o militanti in terra, sono indissolubilmente uniti col vincolo della pace nella Chiesa cattolica, esaltino la vostra immensa bontà e preghino per me. Voi siete il principio e il fine di tutti i miei beni; a Voi sia in tutto e per tutto lode, onore e gloria sempiterna.
https://www.sodalitium.biz/san-pietro-canisio-preghiera-per-conservare-la-vera-fede/
En 10 mois, ce sont 11 édifices chrétiens qui ont été brûlés en France.
Notre Dame de Grâce d'Eyguières le 21 avril 2019
Notre Dame de Paris le 15 avril 2019
Saint Sulpice à Paris en mars 2019
Cathédrale Saint Alain de Lavaur en février 2019
Saint Jacques à Grenoble en janvier 2019
Eglise du Sacré Coeur à Angoulême en Janvier 2019
Saint Jean du Bruel en octobre 2018
Eglise de Villeneuve d'Amont en août 2018
Sainte Thérèse à Rennes en juillet 2018
Eglise Saint Paul du Bas Caraquet en juin 2018
Notre Dame de Grace à Revel en juin 2018
extraits : chiffres présentés le 12 février par le ministère de l’Intérieur sur les agressions haineuses, racistes et antireligieuses. Dans son communiqué, la Place Beauvau, qui est également en charge des cultes, détaille le nombre d’agressions pour les "541 faits" antisémites, les «100 faits» antimusulmans ou les «1063 actes» antichrétiens recensés. Evidemment, les merdias ne parlent jamais de la chrétienté qui est la seule visée en plus grand nombre.
“Gli rispose Gesù: ‘Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui’” (Gv 14, 23).
Pertanto, dobbiamo camminare verso questo dimorare, a questo abitare, a questo essere nascosti con Cristo in Dio (Col 3, 3).
Nel mezzo del collasso sociale, culturale ed ecclesiale è straordinario osservare i segni di una causa comune tra il monachesimo e i fedeli laici che stanno cercando questa dimora interiore in Cristo.
Tosatti:
"IL VESCOVO DI SANTIAGO DEL CILE. TI INGINOCCHI? E ALLORA NON TI DO LA COMUNIONE. "
Il video, grottesco, ricorda quello di Bergoglio che sfila la mano quando qualcuno vuole baciare l'anello.
Bellissimo, grazie, un toccasana di questi tempi.
Un abisso ci separa da quei santi e, soprattutto, da quei papi che li apprezzavano, beatificavano e nominavano dottori della Chiesa, imprimendo il loro sigillo su quell'insegnamento.
Ora abbiamo un papa che espone la statua di Lutero "....che non sbagliava sulla giustificazione", che fa stampare il francobollo con Melantone sotto la croce e va a celebrare il 500 anniversario di costoro, e via discorrendo.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/francesco-prepara-nuova-costituzione-super-dicastero-1685654.html
Francesco prepara la nuova Costituzione con il super dicastero dedicato alla dottrina
Il testo finale sarà firmato dal papa il 29 giugno: così l'ex Sant'Uffizio sarà superato
Provo a rispondere alla domanda di Don Elia attraverso una citazione di Don Dolindo Ruotolo: "Non basta infatti una qualunque credenza in un Dio, in un Essere supremo, come dicono spesso quelli che si illudono di avere una fede fuori della Chiesa, perché non si può avere di Dio un'idea vaga e nebulosa, ma bisogna avere la conoscenza dell'unico vero Dio, e Dio è il vero ed unico Dio solo nel mistero della Trinità. Anche la Chiesa nei momenti solenni della sua liturgia, che è la più luminosa espressione della sua fede, non fa scoprire il capo od inchinarlo in segno di adorazione al semplice nome di Dio, ma solo al nome della Santissima Trinità: il Padre, il Figliolo e lo Spirito Santo".
E' molto importante anche la lettera di San Paolo ai Romani.
Ad averci consegnato la chiarezza di questa fede è infatti la rivelazione avvenuta attraverso Gesù Cristo Nostro Signore e Redentore: "chiunque crederà in Cristo non resterà confuso" (Rom 10,11). Una rivelazione "per il perdono dei peccati": mediante la fede nel suo sangue. "Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù" (Rom 3,25).
Liberati dal peccato siamo servi della giustizia: prima servivamo l'iniquità per la corruzione, ora serviamo la giustizia per la santificazione. Schiavo del peccato l'uomo si ritiene libero rispetto alla giustizia, che conduce alla fine alla morte; liberi dal peccato dobbiamo riteniamo schiavi della giustizia, che conduce alla vita (eterna) Rm 7,18.
Oggi, memoria di San Luigi Maria Grignion de Montfort è bello sentirci schiavi d'amore a Maria Santissima, la piena di grazia. E' questa la nostra religione, rispetto alla quale è bene sentirsi umili e timorati di Dio, dato che Dio è verace, ma ogni uomo menzognero. Essere liberi dal male chiede grande fiducia e abbandono in Dio, messo al PRIMO POSTO.
Jezu ufam tobie.
Eterno Padre, per la Sua dolorosa passione abbi pietà di noi e del mondo intero!
Eterno Padre, per la Sua dolorosa passione abbi pietà di noi e del mondo intero!
Costanza Miriano
Quindi alla fine la diocesi di Torino è andata avanti, e dopo avere rimandato ha infine tenuto davvero il corso per "insegnare la fedeltà alle persone dello stesso sesso".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica però continua ad annunciare che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, quindi non vedo come una diocesi della Chiesa Cattolica possa permettere che si insegni la fedeltà a un disordine. Come si può insegnare a rimanere in qualcosa che ferisce l'uomo nella sua più profonda identità, come si può aiutare qualcuno a rimanere nel peccato, che vuol dire "sbagliare mira"? E' come se una mamma che vede suo figlio che si fa del male lo aiutasse a rimanerci sempre più dentro.
E' legittimo (e anche molto comune) pensarla diversamente, ma non è legittimo insegnare diversamente a nome della Chiesa Cattolica, perché la Chiesa ha duemila anni di storia, si fonda sul sangue dei martiri, consegna un sapere che non è di nessuno se non di Cristo, e nessuno lo può modificare a suo piacimento.
Si può sempre fondare un'altra chiesa, ma non si può fare quello che si vuole della nostra.
(Un giovane ebreo, Ermanno Coen, trovandosi a Parigi per studiare musica, si era dato al gioco e alla dissipazione. Bisognoso di denaro per soddisfare le sue brutte passioni, trovò un posto di suonatore d'organo nella chiesa di Santa Valeria, per tutto il mese di maggio.
Le prime sere egli suonava con totale indifferenza, da semplice mestierante. Ma senza volerlo, stando lì era costretto a sentire le prediche che ogni sera si tenevano sulla Madonna. Di sera in sera, ascoltando, il suo spirito cominciò a turbarsi e il suo cuore a commuoversi.
Alla fine del mese di maggio pensò seriamente di prepararsi al Battesimo per diventare cattolico. E poco dopo si fece battezzare in quella stessa chiesa. Insieme, ebbe il dono della vocazione religiosa: divenne religioso carmelitano e morì in concetto di santità).
Al termine della funzione religiosa, Hermann si accorge che sull’altare addobbato, tra le candele accese e i fiori, è esposto un prezioso "oggetto" in oro che il sacerdote alza con devozione, tracciando un segno di croce su tutti i presenti inginocchiati.
"Provai - dirà - un’emozione particolare come io prendessi parte alla benedizione, che tuttavia non sembrava destinata a me".
Gesù Eucaristico, dall’ostensorio, iniziava su Hermann Cohen, ebreo figlio di ebrei, la sua mirabile attrazione di amore.
Da quel giorno, ogni venerdì, si sente spinto da un impulso irresistibile, a partecipare alla funzione mariana e ogni volta prova lo stesso struggente dolore mentre il sacerdote imparte la benedizione con il santissimo Sacramento. Cade in ginocchio, pur senza sapere davanti a Chi si inginocchia. Comincia per settimane a frequentare la Messa, senza capirne nulla, fino a quando trova il coraggio di aprirsi a un sacerdote:
"Raccontai ciò che mi era capitato. Egli mi ascoltò con interesse e mi raccomandò la calma, la perseveranza nelle mie disposizioni e la fiducia nelle vie che il Signore, senza dubbio, mi avrebbe fatto conoscere. In questo stato d’animo, andai a Ems, in Germania, per un concerto. Appena arrivato, andai dal parroco della piccola chiesa. Il giorno successivo, l’8 agosto 1847, era domenica e senza timore, nonostante la presenza dei miei amici, andai a Messa. Al momento della consacrazione, sentii fiumi di lacrime scorrere dai miei occhi. La Grazia divina mi aveva colmato. Bagnato di lacrime, avvertivo un forte dolore di pentimento per la mia vita passata. All’improvviso, offri a Dio una confessione generale di tutti i miei peccati. Li vedevo tutti dinanzi a me, i miei peccati, a migliaia, brutti, ripugnanti… D’altra parte sentivo una calma sconosciuta… che Dio misericordioso mi avrebbe perdonato, per il mio profondo pentimento, per il mio amaro dolore. Sì, sentivo che Dio accettava come espiazione la mia decisione a amarlo sopra ogni cosa e di convertirmi. Uscendo dalla chiesa di Ems, mi sentivo cristiano-cattolico, anche se non avevo ancora ricevuto il Battesimo".
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