«Se vuoi lo Spirito Santo, sii puro come un angelo, perché la colomba di Noè non si posò sul fango, ma ritornò nell’arca. Se, volando nel mondo, trovi il fango, non ti ci fermare neppure per un momento e ritorna nell’arca del mio tabernacolo, aspettando che le acque della corruzione diminuiscano e non ti insozzino. Allora tu puoi essere colomba che porta al mondo il ramoscello della vera pace. Attira lo Spirito Santo nella tranquillità della carità; se ti agiti e dài corso ai nervi, lo Spirito Santo si eclissa da te, perché non in commotione Dominus (1 Re 19,11)» (Nostro Signore Gesù Cristo al Servo di Dio don Dolindo Ruotolo).
Il Signore non è presente nell’agitazione e nell’irrequietezza dell’uomo; lo Spirito Santo rifugge dai moti carnali della nostra umanità peccatrice e insubordinata. Per diffondere intorno a sé la pace di cui c’è tanto bisogno, occorre attirarlo in sé nella pacatezza della carità, ossia disporre l’anima in modo tale che possa essere guidata da Lui, abbandonando i sentimenti che ostacolano la Sua azione e incrementando gli atteggiamenti ad essa conformi. All’ombra del Tabernacolo, cioè di Colui che vi abita, possiamo assimilare le Sue virtù e diventare, a poco a poco, colombe foriere di bene: «Io ti adoro e ti amo, qui, nella tua presenza eucaristica, così pura, santa, dolce, umile e mite, così piena di forza, di amore e di pace». Allora la nostra resistenza agli errori propalati da certa gerarchia e ai suoi eventuali ordini illegittimi, come pure i richiami che abbiamo il diritto e il dovere di rivolgerle, avranno un carattere soprannaturale e saranno davvero efficaci secondo i piani di Dio.
Il profeta Elia, dopo aver dimostrato a tutto il popolo l’inconsistenza del culto di Baal ed eliminato i suoi falsi profeti, si era visto costretto alla fuga a causa dell’ostinata impenitenza della regina pagana Gezabele (cf. 1 Re 18, 17-19, 3). Ritiratosi sul Monte Oreb, luogo fondativo della nazione per la concessione della Legge, aveva udito due volte la voce divina domandargli: «Che fai qui, Elia?» (1 Re 19, 9.13). Preannunciato da una bufera, da un terremoto e da un incendio, il Dio dell’alleanza gli si era manifestato in un sibilus aurae tenuis (1 Re 19, 12), un sussurro di brezza leggera. Prima e dopo, il Profeta aveva invariabilmente risposto: «Ardo di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, distrutto i tuoi altari, ucciso di spada i tuoi profeti. Io sono stato lasciato solo e cercano la mia vita per eliminarla» (1 Re 19, 10.14). A questo punto l’Onnipotente, anziché compiangerlo o consolarlo, gli ordina asciuttamente di tornare indietro per consacrare coloro che dovranno purificare il popolo dall’idolatria; Egli si riserva solo settemila persone che non hanno piegato le ginocchia a Baal (cf. 1 Re 19, 15-18).
Le risposte di Dio, di solito, non sono quelle che desideriamo o che ci aspetteremmo. Per cogliere la Sua presenza e udirne la voce, è necessario coltivare il silenzio, la tranquillità, la pace interiore. Chi si sofferma troppo sul fango che trova intorno a sé rischia di dimenticare l’arca da cui proviene e di sprofondare, suo malgrado, nelle acque melmose della corruzione. I beni della casa paterna possono esser sperperati non soltanto con una vita dissoluta (cf. Lc 15, 11-13), ma pure con uno zelo amaro e distorto che può inavvertitamente condurci in una terra lontana, la regione della dissomiglianza (cf. sant’Agostino, Confessioni, VII, 10, 16). Non c’è dubbio che moltissimi membri della Chiesa, ad ogni livello, abbiano violato il patto battesimale sia quanto alla fede che alla morale, che gli altari del Signore siano stati in buona parte distrutti e sostituiti con tavoli in funzione di un culto alterato, che i difensori della verità vengano ostracizzati e ridotti al silenzio… ma la soluzione non è nelle nostre mani, se non per quello che il Signore richiede da noi.
La pace del cuore presuppone l’unità interiore, che non potrà mai raggiungere chi si disperde dietro ogni singola manifestazione dell’errore e dell’empietà. Gli abomini che udiamo e osserviamo vanno ricondotti alla loro radice: occorre operare una reductio ad unum. Ci siamo di recente interessati, per quanto sommariamente, della gnosi contemporanea. Come alle sue antiche origini, essa ripropone costantemente – sia pure in un continuo “aggiornamento” di forme esterne – la medesima visione panteistica ed evoluzionistica. La sua versione cabalistica è stata adottata da quelle società segrete che stanno dirigendo l’umanità verso l’instaurazione di un ordine nuovo (che altro non è se non il capovolgimento di quello naturale stabilito da Dio) e di un unico governo mondiale (che si edifica mediante una serie di tensioni politiche provocate ad arte). Anche la Chiesa Cattolica dev’essere assorbita in una sorta di consorzio religioso-culturale, solo in apparenza pluralistico ed ecumenico, mirante a indottrinare le masse secondo i principi di un culto universale – di stampo satanico – che sia al contempo fondamento e apice del potere assoluto di un’oligarchia di banchieri.
Perché la Chiesa potesse essere assimilata e servire così al progetto, era indispensabile innescare in essa un’evoluzione dottrinale, liturgica, morale e disciplinare che la rendesse compatibile; è proprio ciò che è avvenuto in quest’ultimo mezzo secolo. La massoneria internazionale ha messo in atto ogni mezzo per attuare tale trasformazione; la stessa opposizione tra conservatori e progressisti (gli uni e gli altri controllati da occulte entità superiori) è funzionale alla disgregazione del corpo ecclesiale, secondo un preciso metodo che sfrutta le divisioni ai livelli più bassi, mentre le coordina a quelli più alti. Al punto in cui siamo arrivati, il progetto si lascia scorgere in modo sempre più scoperto, segno, questo, che i suoi promotori hanno acquisito una sicurezza umanamente incontrastabile. La “religione umanitaria” che vorrebbero inculcarci, con il suo culto paganeggiante della Madre Terra, i suoi “comandamenti” dell’accoglienza indiscriminata e della società multietnica, il suo egualitarismo assoluto e massificante, è un indottrinamento “democratico” alla riduzione della popolazione, alla cancellazione delle identità (culturali, nazionali e perfino sessuali), alla supina accettazione di deleteri programmi elaborati da menti perverse (come, per esempio, la sostituzione dei popoli).
Il sostrato cabalistico di tale progetto affiora in modo inequivocabile con la sua idea di una divinità che, per completarsi, deve identificarsi con il suo contrario (ed ecco il Cristo che si fa diavolo…); che, pur essendo sempre la stessa, si manifesta con volti diversi nelle varie religioni (che devono quindi esser tutte volute dalla sapienza divina…); che si identifica con l’Uomo e si evolve secondo lo sviluppo di una presunta coscienza collettiva (che è al cuore dell’originale mistica del popolo e deterrebbe l’autorità di capovolgere la legge morale, in modo che comportamenti finora esclusi in quanto intrinsecamente cattivi diventino non solo leciti, ma addirittura lodevoli, se non obbligatori). Non è necessario che chi si fa profeta di simili farneticazioni sia membro delle logge: è sufficiente che ne condivida il pensiero. In ambito operativo, anzi, la regia occulta non colloca, di regola, degli illuminati (che, in virtù delle loro conoscenze, potrebbero acquisire un potere eccessivo e rendersi troppo indipendenti), bensì personaggi ispirati, che cioè abbiano le “idee giuste”, ma siano all’oscuro del progetto complessivo e dell’identità dei burattinai supremi.
In quest’ottica, anche il tradizionalismo va riassorbito secondo il modello della Chiesa patriottica cinese. La giostra può pure apparire multiforme e variegata, purché sia interamente manovrata dal ferreo regime e giri, in fin dei conti, a pro dei suoi scopi. Più bestie si vedono, del resto, più il circo risulta interessante; se son chiuse in gabbia, se ne possono osservare le divertenti esibizioni senza alcun pericolo. Anche l’agitarsi e il dar corso ai nervi – per tornare alla divina esortazione ricevuta da don Dolindo – può riuscire a beneficio del sistema, che fa così brillare la propria tolleranza per contrasto con l’intransigenza oscurantista dei palesi oppositori, ben schedati e sorvegliati. Per non cadere in trappola, dunque, bisogna conservare la mente lucida e aspirare a un’anima pacificata e chiaroveggente perché illuminata dallo Spirito Santo. Respingerne l’assistenza e perdere la purezza di cuore con le proprie ribellioni, nel frangente in cui ci troviamo, sarebbe la peggiore delle disgrazie e la più splendida vittoria del nemico.
Acquista la pace interiore e migliaia, intorno a te, troveranno la salvezza (prepodobnij Serafim Sarovskij, 1759-1833).
Per approfondire:
https://www.ibs.it/governo-mondiale-controchiesa-libro-pierre-virion/e/9788889015063#
21 commenti:
"Il presentimento di quell'ora terribile [della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo] porta la madre afflitta [la Santa Chiesa] a velare l'immagine del suo Gesù: la croce è nascosta agli occhi dei fedeli. Le statue dei santi sono coperte, perché se la gloria del Maestro è eclissata, il servo non deve apparire"
Dom Prosper Guéranger
Ottima la sua analisi don Elia, analisi che solo chi ha avuto contatti con i variegati volti dell'odierno mondo cattolico e pseudo cattolico può percepire nella sua tragica verità, marionette comandate da un centro che porrei sempre in vaticano, lo stato più piccolo del mondo e più illegale del mondo (riciclaggio, ricchezza, lusso, non tasse, giustizia sommaria… leggasi Nuzzi ), ma soprattutto che comanda il mondo. Ottima pure la citazione di don Dolindo, Elia del tempo della decadenza quando la preghiera era unico argine di fronte al mega inganno perpetrato dal vertice, per sostenere il vero altare: oggi che i veri altari sono stati smantellati e i baal sono adorati, è il tempo del ritorno di Elia per difendere la verità. Elia non ha solo pregato ma pure sgozzato qualche prete di Baal, prima di fuggire atterrito di sé medesimo. Ma Dio lo ha sostenuto malgrado la sua crudezza nei confronti dei sacerdoti, e lo invita a ritornare nella società, pur non sapendo chi sono i 7000 che Dio si è riservato. L'unico punto su cui non concordo è quindi quel non gettarsi nella mischia: Dio si è messo nelle nostre mani (LO abbiamo arrestato ed ucciso di nuovo oggi, nel corpo mistico), attende le nostre mani per risorgere. La gratificazione dell'unione sensibile con Dio è capace di renderci eroi, ma l'essere Vittima, e vittime, comporta la soddisfazione della Giustizia, e giustizia, Vicaria per l'Innocente solidale col peccatore,incapace da solo di soddisfarLa perché sgradita per la sua sporcizia con cui è offerta inevitabilmente (noi stessi gettiamo un caviale nella c...a). Solo l'Innocente, (e innocenti pentiti e lavati,riadottati,) paga il prezzo della Giustizia,(e pagano ,) il riscatto gradito. Il culmine della scala mistica è offrire la separazione sensibile (l'abbandono di Dio per permettere la morte dell'Innocente) per co-riscattare come Corpo mistico i peccatori: il culmine è gettarsi nella mischia non tanto per vincere oppure perdere con le crisi di nervi conseguenti, ma per seguire la Volontà del Padre, che vuole servirsi delle nostre mani, mentre esce il sangue dalle nostre vene e forse neppure capiamo l'utilità del nostro morire. Con la pace del dovere compiuto e l'abbandono del Padre.
Il Signore non è presente nell’agitazione; lo Spirito Santo rifugge dai moti carnali della nostra umanità peccatrice e insubordinata. Per diffondere intorno a sé la pace di cui c’è tanto bisogno, occorre attirarlo in sé nella pacatezza della carità, ossia disporre l’anima in modo tale che possa essere guidata da Lui, abbandonando i sentimenti che ostacolano la Sua azione e incrementando gli atteggiamenti ad essa conformi...
La seconda lettura odierna è una miniera di sapienza spirituale. San Paolo (nel cui passato c'è la persecuzione ai cristiani e l'approvazione della lapidazione di Santo Stefano) è agli arresti domiciliari a Roma e scrive ai Filippesi, ovvero a una comunità cristiana giovanissima, da lui avviata in quella città neppure una decina d'anni prima.
San Paolo non è tormentato dal proprio passato e non lo è dal proprio presente (in carcere). Del proprio futuro, in cui può scorgere la persecuzione imperiale e il disprezzo dei farisei dai quali proveniva, si preoccupa poco, ritenendo "che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede..."
Il senso della sua vita è Gesù e la méta è la vita eterna. Intanto, conscio di non essere perfetto, alla perfezione tende. Che non è non avere colpe nel passato, ma non averne in vista. "Va e non peccare più" è il congedo di Gesù all'adultera salvata dalla lapidazione.
Essere conquistati da Gesù significa non avere più difese nel giustificare il peccato. Significa anche credere veramente al perdono ricevuto del peccato commesso in passato.
Essere conquistati significa arrendersi, liberamente, gioiosamente, alla volontà di Dio.
Le risposte di Dio, di solito, non sono quelle che desideriamo o che ci aspetteremmo.
Per cogliere la Sua presenza e udirne la voce, è necessario coltivare il silenzio, la tranquillità, la pace interiore. Chi si sofferma troppo sul fango che trova intorno a sé rischia di dimenticare l’arca da cui proviene e di sprofondare, suo malgrado, nelle acque melmose della corruzione.
La pace del cuore presuppone l’unità interiore, che non potrà mai raggiungere chi si disperde dietro ogni singola manifestazione dell’errore e dell’empietà. Tanto meno sarà d'aiuto chi la giustifica e la propone come "dato di fatto", da accompagnare pastoralmente.
E' proprio vero che più bestie si vedono e più il circo risulta interessante; chiuse in gabbia servono a fare spettacolo, guadagnandoci sopra e senza alcun pericolo.
L’agitarsi e il dar corso ai nervi può riuscire a beneficio del sistema, che può addirittura far brillare la propria "tolleranza" in contrasto con l’intransigenza (oscurantista) dei palesi oppositori, schedati e sorvegliati.
Bisogna aspirare a un’anima pacificata e chiaroveggente perché illuminata dallo Spirito Santo. Nell'ottica di San Paolo "perfetta", ovvero tutta in Cristo, unico interesse sublime nel contesto più o meno circense (sia in stile Orfei, sia in stile antica Roma, coi leoni che mangiano i cristiani). Puntare a meno significa non fare l'esperienza dell'adultera, chiamata a non peccare più. E anche quella di chi, messo di fronte alla verità di se stesso, ritenne di non lanciarle pietre.
Gesù è sublime. E' tutto.
https://www.riscossacristiana.it/limpegno-del-cristiano-combattere-di-marco-sudati/
Il combattimento è prima interiore e poi esteriore ma esistono entrambi, non esiste luce che non si ponga sul moggio, seppure non per apparire ma per essenza. Il problema grande a cui ancora non trovo soluzione certa è: dove sono i sacramenti validi e non illeciti. Tempo di quaresima questa, e di digiuno ….tante sono le risposte che vengono date dal centro, descritto da don Elia, ognuno si pone come fonte valida e lecita nelle congiunture attuali, ma ognuno purtroppo sceglie in base alla propria coscienza e sapienza, anche se brutto e non cattolico è dare risposte multiple da veri cattolici nell'anima, perché la Chiesa è UNA: dove sta la TUNICA INCONSUTILE oggi nel Corpo?(chè nell'anima esisterà fino all'ultimo che muore sotto quella croce di sughero di una visione , e ripeto visione non già segreto) Il corpo mistico è nel sepolcro ad imitazione del Capo. Dopo 38 ore risorgerà perché la fede è stata mantenuta da Maria SS nel suo popolo ma … la ripetitiva domanda resta senza risposta ancora.
Sono stra-certa che è solo nel silenzio e nell'adempimento armonico dell'ora et labora che uno si mette in sintonia con il Signore. Tuttavia, come citava Anonimo 7 aprile 2019 12:18, non escludo minimamente che NSGC possa indicare a qualcuno compiti 'armati'. L'importante è che, chi riceve queste locuzioni, sappia con certezza distinguere la Sua voce da quella di qualche possibile demone imitatore malefico.
In sintesi, ognuno ha la sua chiamata, chi lotta sul campo di battaglia, chi con il rosario, chi con la penna, chi nel raccoglimento muto che distingue visioni e locuzioni, chi fuori dal corpo, chi con l'esempio dato al prossimo secondo l'anima e lo spirito suo. Insomma la chiamata è comune per tutti, ognuno poi secondo la sua unicità e le situazioni uniche in cui si trova e si troverà. NSGC, a differenza di noi, è Onnipotente ed Onnisciente, si regola a ragion veduta, da Lui!
OT
https://www.maurizioblondet.it/la-mafia-nigeriana-non-esiste-e-quel-che-dicono-da-sempre-i-mafiosi/
“LA MAFIA NIGERIANA NON ESISTE” (è quel che dicono da sempre i mafiosi)
Maurizio Blondet 7 Aprile 2019 18 commenti
Papa Francesco: “Chi ha il cuore razzista si converta”
Il Papa, durante l’udienza a docenti e studenti dell’Istituto San Carlo di Milano, ha avvertito i ragazzi: “Chi alza un muro finirà schiavo dentro i muri costruiti, senza orizzonti”. E ha aggiunto: “La mafia? È roba nostra, non l’hanno inventata i nigeriani”
Ha chiesto di “non avere paura dei migranti“, aggiungendo: “I migranti siamo noi, Gesù è stato migrante“.
Fin dove può giungere l’ossessione filo-immigrazionista? A questa domanda risponde Papa Bergoglio, sempre alla ricerca di nuove formule per sviluppare quella che ormai è un’allucinazione. Arrivando perfino – è l’ultima trovata – a trovare dei motivi per “giustificare” l’insediamento nel nostro Paese della mafia nigeriana.
Sana indignazione prima di poter trovare la pace interiore
"Pride omosessuale a Lugano SÌ, Rosario alla Madonna NO? I soliti Vescovi traditori"
Salta all’occhio innanzitutto il carattere provocatorio di tale affermazione, forse più adatto al palco di un comizio politico piuttosto che al “sacro” sermone del pontefice. Affermando che la “mafia è nostra ed è un valore nazionale” Bergoglio si fa infatti portavoce di quellasquallida generalizzazione che troppo spesso noi italiani subiamo quando andiamo all’estero.
Episodi che talvolta si risolvono in una faceta diatriba da villaggio vacanze, altre volte si concretizzano in più perfidi comportamenti razzisti. “Italiano mafioso” è quell’etichetta squallida patita sulla pelle di milioni di italiani (soprattutto meridionali) emigrati all’estero. Un’etichetta ingiusta e antistorica. Papa Francesco furbescamente dice poi che “la mafia è nostra”, ma in realtà sta dicendo che è “vostra”, scaricando il barile in quanto lui è italiano solo nelle origini. Criticare il razzismo, assumendone la logica di fondo non è un buon punto di partenza, soprattutto se sei la prima carica della religione più seguita al mondo.
Dissertare invece sull’esistenza o meno della mafia nigeriana o di altre mafie si tratta invero di un esercizio di pignoleria semantica sterilissimo. Se papa Francesco non se la sente di chiamarle mafie, le classifichi pure come organizzazioni criminali. In tal caso nessuna barriera semantica impedirà la scoperta di associazioni delinquenziali con bandiera d’origine diversa da quella italiana. Come l’organizzazione tribalcriminale, nigeriana per l’appunto, che fu coinvolta nel macabro omicidio rituale di Pamela Mastropietro. Per non parlare del traffico di esseri umani che ha sì come punto d’arrivo, talvolta, la mafia italiana, ma che esiste grazie ad una fitta rete di delinquenti dall’Africa subsahariana fino alla Libia.
Insomma, le organizzazioni criminali non hanno bandiera o colore, ma sono, purtroppo, universali e si alimentano e si rafforzano proprio laddove lo Stato, i suoi confini e le sue leggi non vengono rispettati. Le mafie, dunque, sopravvivono proprio dove i porti sono aperti e le frontiere non esistono.
....
se il massimo livello della Chiesa cattolica non è in grado di dare risposte al complesso fenomeno, tutta l’istituzione ha un grosso problema.
http://www.elzeviro.eu/affari-di-palazzo/secondo-bergoglio-la-mafia-nigeriana-non-esiste.html
Verrà presto un tempo - ne sono convinto - in cui per ascoltare (e per parlare di) cose spirituali occorrerà scendere nuovamente nelle catacombe. Ma stavolta non a causa - o non solo - di nemici esterni alla Chiesa, ma di quelli che vi sono annidati dentro da decenni e che per primi non sopportano più anche il solo sentir fare cenno alla sana Dottrina, ai Comandamenti di Nostro Signore, occupati come sono a raccontarsi/ci favole sempre nuove in tal proposito e impegnati a vivere - e a cercare di farci vivere - sempre più in un'ottica ESCLUSIVAMENTE orizzontale la fede, la vita cristiana, oltrepassando bellamente quella verticale...
"L'importante è che chi riceve queste locuzioni..."
Ma quali "locuzioni interiori"? Ci vogliamo dare una rassettata?
A forza di seguire le singolari e continue istigazioni di "don Elia" (una maschera) al "silenzio interiore", per trovare Dio nel silenzio, dice Lui, alla fine
qui si sbarella alla grande.
O.
"Ha chiesto di “non avere paura dei migranti“, aggiungendo: “I migranti siamo noi" : lui lo è sicuramente, ma se tornasse al suo paese natale forse sarebbe meglio per tutti (ma sarà che laggiù non sarebbe tanto ben accolto?). Inutile girarci attorno : lui è stato messo lì per farci digerire l'immigrazione islamica afro-asiatica, il meticciato, lo sradicamento delle nostre radici etniche, culturali,
sociali e religiose, IL PASSAGGIO AL LUTERANESIMO E POI ALLA RELIGIONE UNICA con i, passaggio, dapprima, al luteranesimo e poi alla religione unica mondiale, da cui sia scomparsa ogni traccia di Cristo vero Dio e vero uomo, unico Salvatore del mondo, e del Cattolicesimo unica vera religione (le altre sono false e i loro dei sono idoli, così ha sempre insegnato Santa Madre Chiesa...). Un governo massonico mondiale, ad opera delle sinistre e degli organismi sovranazionali (ONU, UE, ecc.) e una religione unica mondiale (quella sì oppio dei popoli) ad opera di questo signore biancovestito, che occupa il posto che spetterebbe ad un vero papa cattolico.
https://m.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=IL5VqeSMw4U
Solemn Pontifical Mass
10th Anniversary Summorum pontificum
Di fronte allo sfacelo -in particolare quello ecclesiale- è inevitabile essere tentati nell'esercizio della pazienza ed è facile sentirsi in diritto di alzare la voce, picchiare i pugni sul tavolo e inquietarsi. Il Signore conosce i cuori; ognuno risponderà in verità del proprio operato, sempre a rischio di rifiutare la croce e di porre al centro l'ego.
Per evitare il fango, fino al ritorno dell'asciutto, bisogna volare oppure posarsi là dove c'è purezza, presso il Signore. Presso Gesù c'è la sua croce. La sapienza di Cristo è la croce, che rimane stoltezza per il mondo. Seguire Gesù implica l'identificazione con la croce e con il Santissimo Sacramento dell'altare, che lo vede presente in corpo, sangue, anima e divinità, sotto le specie del pane e del vino consacrati nel riproporre il sacrificio del venerdì santo.
La sapienza necessaria per avere la pace nel cuore è una processione ininterrotta dietro la croce di Gesù, osservandone l'incedere e insieme il comportamento della Madre.
La Madre è sede della sapienza in quanto, come la Sapienza Incarnata, la sua missione è stabilita dall'eternità (dai tempi dell'Eden) e si protende nella gloria celeste (assunta in cielo e Regina del cielo). E noi possiamo essere degni della sequela della Sapienza crocifissa solo se avremo questo modello. Viceversa pervertiremo anche l'iniziale fervore e favore, come purtroppo fece Salomone, che pure l'aveva chiesta a Dio preferendola a ogni tesoro, salvo finire travolto dalla riduzione a sapienza secondo il mondo e le sue voglie.
La Madre, corredentrice, è l'antidoto alle seduzioni diaboliche, più sagaci della sapienza ammirabile in Salomone. E' lei ad essere degna di ricevere la Sapienza personificata (Gesù) e la sapienza-dono (la comunicazione-rivelazione di Dio agli uomini, tramite Gesù). E' lei la piena di grazia, l'immacolata, la mediatrice delle grazie, la sempre vergine madre di Dio, nostra avvocata in cielo.
Dando senso alle circostanze (anche allo sfacelo) conoscendo la verità-Cristo, e conoscendo tramite la sapienza-Cristo (la croce), possiamo sgomberare il campo dalla falsa sapienza dell'uomo che si lascia abbindolare dal falsario.
Ecco che diventiamo conquistati da Gesù, desiderosi di quella sapienza, capaci di quella purezza, devoti a quella madre corredentrice che ci ha dato il Figlio e il Lui la salvezza.
Per essere più sapienti di Salomone, la cui sapienza deteriorata è l'emblema dei sapienti del mondo, occorre mettere tutto nelle mani di Maria, così che -come lei- anche noi possiamo essere dimore degne d'essere abitate dalla sapienza e diventare anime unite a Dio.
Riprendo una frase, dall'articolo che ho segnalato poco sopra, di J.M.Bergoglio:
"... Oggi c’è la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare muri nel cuore, per impedire questo incontro con altre culture. Chi alza un muro finirà schiavo dentro i muri costruiti, senza orizzonti“..."
Leggendo un libro sulla storia d'Europa, di nuovo ho letto che civiltà, viene da civitas. La civitas si raccoglie entro un nucleo fortificato dove all'inizio vi erano i templi, le case dei capi, i magazzini e uno spazio vuoto per le riunioni, le feste, le fiere e il pericolo, quando cioè i contadini intorno erano minacciati. Naturalmente poi crebbero dotandosi di terme , teatri e venendo ad essere abitate da più persone. Roma, nasce città stato, nè mai distrusse le altre città, facendole invece entrare nella sua orbita e costruendone sempre di nuove, nella sola Africa nord occidentale se ne contarono più di cinquecento ( Roberto S. Lopez, La nascita dell'Europa, Einaudi, 1966) Le varie invasioni che, nel tempo, si succedettero ovunque sono ovunque segnate da mura di contenimento e di difesa, per accogliere gli abitanti della campagna intorno e difendersi dai selvaggi, cioè da quelli che venivano dalla selva, da boschi lontani. Credo di non sbagliare se concludo scrivendo che, tra mura di castelli,di fortezze,di città, di porti, i muri son stati la culla e la casa dove il miracolo Europa è potuto nascere, crescere e dove il Cristianesimo ha continuato a costruire muri e cultura. E muri e cultura l'Europa ha portato nel mondo intero. Era il tempo quando l'Europeo portava la Croce e per prima la infilava fissandola nella nuova meta raggiunta e poi subito i muri di una Chiesa.
Irina,
gli archeologi riconoscono che una località era abitata e civilizzata,quando ritrovano i resti di antiche mura.
In molte culture e civiltà, dai Sumeri agli antichi Ebrei,dagli Ittiti agli Achei, il concetto di “mura” era così importante che spesso esse erano opera di eroi o divinità (quelle di Troia, tanto per citate un caso notissimo). E non potevano essere distrutte se non per intervento divino
(Gerico).
Gli abitanti delle città così difese andavano fieri delle loro mura,mentre gli stranieri ne ammiravano la bellezza e solidità.
In particolare grandi costruttori di mura furono gli Indo-Europei o Ariani: il nucleo di ogni loro insediamento era solitamente costruito su un’altura e circondato da mura, e si chiamav “astu” e poi “ acropoli”, “oppidum” e “ castrum”, “burg” e “grad”.
Ma naturalmente queste cose bisogna averle studiate per saperle. Ma siccome siamo sotto il segno dell’ignoranza più crassa e supina...
Brava!
Bisogna smontare, poco per volta, questa sorta di incantesimi. Questa ripetizione ossessiva ha il sapore di una formula magica, ipnotica, per le moltitudini. Come sia sia. Noi sistematicamente diamoci da fare nello smontare gli incantesimi e nel cancellare le fandonie, sostituendole con i fatti reali. L'innesto qui è tra ignoranza, superbia e tradimento; buona parte dell'alta gerarchia ha fatto suo questo piano diabolico 'alternativo' al piano divino, della Santa Trinità. Un continuo scimmiottare la bontà con il buonismo, il Paradiso di là con il bene-stare di qua, la libertà con le libertà, la famiglia con le famiglie, la Legge con leggi per tutti i casi, le virtù con i vizi diversamente virtuosi, il vicario che quotidianamente plasma a nuovo il Vangelo, sfoderando 'detti e fatti' adattati ai tempi nuovi..a pensarci bene verrebbe anche da sorridere, se non fosse che tanti sono caduti e cadono nella trappola.
Eraclito di Efeso, quasi sei secoli prima di Cristo, ha detto:
"Combattere deve il popolo per la legge come per le mura della città".
Siamo un popolo annichilito, anestetizzato....
@ Rr
ti voglio raccontare un aneddoto molto carino sulla gente che popola la mia città, sarebbe in dialetto, ma traduco, orbene Rimini era una urbs romana molto ricca e piena di monumenti e all'epoca delle prime invasioni barbariche fu cinta con un muro alto 3 metri e molto spesso per difendersi, ora il muro esiste ancora, ma celato qua e là fra case e giardini pubblici, anni fa si facevano dei lavori di ristrutturazione di un palazzo e venne alla luce un tratto di queste mura e dei muratori lo stavano distruggendo a martellate, un tale passa di là, vede e dice 'Ma è un muro romano, cosa fate?'risposta agghiacciante di uno dei due muratori 'Perché, l'hai sentito parlare?'.Per oggi basta.Lupus et Agnus.
Le mura e le città - combattere davanti alle mura semidistrutte
Tutte le città erano in antico difese da mura, in modo più o meno efficiente.
E spesso, dentro la città, c'era una rocca o cittadella fortificata, difesa da mura
ancora più elevate. Quando Roma fu presa dai Galli e incendiata, nel 390 aC, la rocca del Campidoglio, secondo la tradizione, resistette. Le mura non servirono a niente, allora? La battaglia avvenne vicino alla città, comportando la disfatta completa dell'esercito romano e dei suoi alleati latini, quindi non ci fu il modo di difendere le mura, che non erano comunque paragonabili a quelle di molto successive, dell'imperatore Aureliano. Pochi anni dopo i Galli (Sénoni, stanziatisi nelle attuali Marche) tornarono ma furono disfatti davanti a Porta Collina. Roma fu poi saccheggiata nel 410 dC da Alarico e nel 455 dai Vandali, ma era una città in sostanza indifesa, senza esercito. Furono due imprese più banditesche che militari. Senza le mura aureliane, comunque, Roma sarebbe molto probabilmente scomparsa, rasa al suolo, durante le invasioni barbariche e dopo.
Costantinopoli era famosa per le sue mura, una doppia fila praticamente inespugnabile. E difatti, resistette per tanti secoli ad assedi di barbari di tutti i tipi: Goti, "Sciti", Bulgari, Russi (prima della conversione), arabi. Cadde quando lo Stato bizantino era ormai in rovina, due volte: ad opera dei Crociati e dei Turchi nel 1453, già insediatisi da tempo nei Balcani.
Le mura di città e castelli caratterizzano tutto il paesaggio dell'Europa medievale. Vennero meno perché gli uomini erano diventati più civili, più pacifici, più attenti alla c.d. "dignità dell'uomo"? Quando mai...Vennero meno per lo sviluppo economico urbano, che estendeva la città ben al di là delle vecchie mura e anche a causa dell'invenzione dell'artiglieria, verso la fine del Medio Evo, che le rese sempre meno efficienti, come difese. Le mura medievali erano verticali ma l'artiglieria le costrinse ad abbassarsi e a
diventare angolose ed estremamente massiccie, come si vede dagli esempi rimasti dall'architettura militare del nostro Cinquecento. Una funzione di difesa continuarono comunque ad esercditarla ancora per parecchio tempo. Vedi p.e. la vittoriosa difesa di Malta contro i Turchi, nel terribile assedio della metà del Cinquecento. O la vittoriosa difesa di Torino contro i francesi di Luigi XIV, nel Settecento. E ci sarebbero altri esempi importanti.
La Chiesa è difesa in primo luogo dalle Mura della Fede e queste mura
gli apostati imperversanti nella Gerarchia hanno quasi completamente abbattuto, oggi! Però, non hanno ancora vinto, la guerra non è finita. Si prepara una gigantesca battaglia in campo aperto, di fronte alle Mura diroccate, e speriamo che sia una nuova Porta Collina: a Dio piacendo, i barbari non prevarranno!
H.
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