Nella nostra traduzione da OnePeterFive del 27 marzo scorso. Colgo l'attenzione per richiamare su questo tema, per chi si affacciasse solo ora alle nostre pagine, questo mio intervento: Il Rito Romano Antico e l'applicazione del Summorum Pontificum [qui], che può fornire ulteriori spunti di riflessione.
La scoperta della Tradizione: la crisi di coscienza di un sacerdote
di Peter Kwasniewski
La seguente lettera e la mia risposta fanno parte di uno scambio epistolare reale. Il sacerdote che mi ha scritto mi ha permesso di pubblicarne una versione in cui sono stati eliminati i dettagli personali che avrebbero permesso di identificarlo. Crediamo che siano molti oggi i sacerdoti che si trovano in uno stato di coscienza simile o addirittura identico a quello qui descritto, e che la lettura di questo scambio possa aiutarli a fare maggior chiarezza su quali passi debbano intraprendere.
Caro Dr. Kwasniewski,
Oggi Le scrivo per ragioni personali: sento che sto combattendo per la mia anima, il che, dato che sono un sacerdote, si traduce nella battaglia che viene fieramente combattuta per l'anima della stessa Chiesa nel “momento critico” in cui ha la maggiore importanza: l'altare di Dio e la celebrazione dei Sacri Misteri.
Sono sacerdote da poco più di cinque anni, e ho celebrato la mia prima Messa usus antiquior poco dopo la mia ordinazione. Come membro di una comunità religiosa, sono venuto gradualmente a conoscenza di molte questioni che fanno parte della vasta gamma di “problemi” affrontati oggi dalla Chiesa ma che si centrano sulla Sacra Liturgia, il che, se era in un certo qual modo “tollerabile” per me come fratello laico, mi è diventato intollerabile in quanto sacerdote di Gesù Cristo. Quando ho lasciato la mia comunità d'origine non avevo solo l'intenzione di andare via da ciò che rappresenta un pericolo e/o che “falsifica” la fede, ma anche la speranza di dirigermi verso qualcosa di più grande, veritiero e bello. Non lo dico con rabbia o animosità, ma semplicemente come dato di fatto.
Il cambiamento operato nella mia anima dal conferimento del sacerdozio ha portato con sé un'istantanea chiarezza di visione e un affinamento della mia coscienza sulla Santa Messa e su tutto quanto da essa deriva. In parole più semplici, vi sono cose che, una volta apprese, non si possono più ignorare. Questa è la storia della mia vita sacerdotale: quanto maggiore è la quantità di cose che vado scoprendo sullo sviluppo della dottrina e della prassi (in particolare nella Chiesa moderna o “post-conciliare”), tanto più mi sento costretto a “fare qualcosa” per la Chiesa, la mia Sposa, in modo proporzionale alle mie capacità, con un'accettazione adeguata del mio ruolo limitato all'interno del Corpo Mistico. In parole ancora più semplici, Le posso dire che da quando ho cominciato a scoprire la Messa Tradizionale e lo stile di vita e la “cultura” che fluiscono da essa e conducono ad essa, non sono mai stato veramente in grado di “tornare indietro”, e questo mi è costato molto.
Ho servito in due parrocchie “tipiche”: in nessuna delle due la Messa Tradizionale faceva parte alcuna del mio ministero pubblico, dato che stavo cercando di “mantenere un basso profilo”. Tuttavia, celebravo la Novus Ordo in modo molto tradizionale, predicavo su tutti gli argomenti importanti della nostra fede, e mi dedicavo con tutto il mio cuore e il mio tempo alla preparazione al matrimonio, con un'attenzione particolare per la virtù della castità e della vita sacramentale. “La gente” mi voleva bene, ma molto presto ho cominciato ad essere disprezzato dai chierici in posizioni di potere, che conducono vite sacerdotali molto diverse rispetto a quella che io mi stavo sforzando di vivere. Ho poi sperimentato sulla mia pelle in che modo assolutamente non sacerdotale e decisamente non caritatevole sono trattati dai pastori della “nuova misericordia” i sacerdoti che favoriscono e sono fedeli alla “tradizione”.
Mi sono ritirato per un po' di tempo dal ministero parrocchiale per guarire e per cercare di dare un senso all'abuso spirituale che ho subito da parte di pastori che sarebbero semmai incaricati di alimentare la vita sacerdotale, non di distruggerla. Il mio periodo di ritiro ha avuto luogo in una comunità religiosa che si dedica alla cosiddetta “riforma della riforma”.
Anche se la nostra Messa conventuale e il Divino Ufficio sono “tradizionali”, tutti i membri della comunità, senza eccezioni, si “devono” impegnare in qualche modo alla partecipazione al Novus Ordo Missae. Questo fatto in sé ha suscitato un dolore notevole nel mio cuore e ha costituito per me un problema di coscienza, dato che il tempo che passavo lì, separato dalla realtà quotidiana di “attività abituale” nelle parrocchie, mi ha ricordato cosa credo esattamente a proposito della Santa Messa e della concomitante cura delle anime; cosa credo sul mistero della Chiesa e delle “Nozze dell'Agnello”; e come sono stato chiamato da Nostro Signore per presentarmi come sposo, nella Sua Persona, in una relazione intima con la Chiesa come mia Sposa, in particolare durante la celebrazione della Santa Messa. Le “due forme” sono presentate come due realtà ugualmente accettabili, come se ci si trovasse in un bar in cui ogni caffè liturgico che si sceglie è di prima qualità. Quest'idea è supportata da alcuni scritti del Cardinal Sarah, così come da Con Grande Fiducia, la lettera pastorale di Papa Benedetto XVI che accompagna il Summorum Pontificum, che io non trovo più adeguato all'estensione del problema pur avendo in un primo tempo aderito totalmente ad esso (e pur sentendo ancora che è uno dei testi più belli e paterni di Benedetto come Supremo Pastore della Chiesa universale).
Tutto ciò genera una grande ambiguità che si basa su visioni liturgiche differenti. Io e i miei fratelli condividiamo senza dubbio il desiderio di una vita liturgica “bella”, ma per me la bellezza non consiste in una mera questione estetica, bensì in qualcosa di più profondo, di più filosofico e persino ontologico: ha a che vedere con ciò che è presente all'interno dei riti della Chiesa – o con ciò che non lo è. I fratelli sono legati realmente tra di loro da vincoli di buona volontà, e io ringrazio Dio per questo... ma come può una comunità, se non è soggetta a uno standard oggettivo, crescere in modo ordinato? È questo, Dr. Kwasniewski, il mio cruccio, non solo per la mia comunità, ma per la nostra bella e sofferente Chiesa.
Mi trovo di fronte alla “domanda cruciale”: posso o no, in buona coscienza, continuare a celebrare il Novus Ordo Missae? Questa crisi non è “nuova” e non è sorta per capriccio. È cresciuta in modo lento ma costante ad ogni offerta di una forma della Messa che io so essere un allontanamento significativo, vacuo e persino dannoso dalla tradizione organica della Chiesa, e quindi dalla sua integrità e dalla sua cura efficace delle anime immortali, di cui io, come sacerdote, sono il servitore.
All'inizio della mia vita sacerdotale ero eccessivamente zelante per la “Riforma della Riforma”, dato che credevo che si trattasse del “futuro” della Chiesa. Adesso semplicemente non ci credo più. Un elemento che ha contribuito in modo non indifferente a farmi cambiare di opinione e di sentimenti è stato il fatto che i miei sforzi di “abbellire” la Nuova Messa mi facevano retrocedere, il che non sarebbe successo se avessi offerto semplicemente la Messa Tradizionale (!). È come se la Novus Ordo fosse stata creata per la decostruzione e l'autodistruzione. Come afferma Martin Mosebach nella prefazione al Suo libro, Noble Beauty, Transcendent Holiness [Nobile bellezza, santità trascendente], “la Liturgia è la Chiesa”. Ciò è valido per ogni Messa che si celebra, dato che “la Chiesa” che vi è ritualmente incorporata è “resa presente” proprio per mezzo dell'ars celebrandi dei ritus et preces di cui la Messa di ogni rito è intessuta. Ora io mi chiedo con un gran dolore nel cuore: come posso continuare a contribuire e perpetuare qualcosa che io percepisco come una menzogna – la menzogna dell'equivoco, dell'artificialità, del crimine spirituale di negligere e “nutrire male” i fedeli – sapendo molto bene di star “sfigurando” la Chiesa offrendo una Messa “sfigurata”?
Ho maturato e sviluppato il mio pensiero su questa questione per molto tempo, dedicandovi molto studio ed esperienza, con la pena nel cuore provocata dal constatare che si è aperta in tutto il mondo una lacuna abissale e senza fondo che sta facendo perdere le anime proprio a causa della Novus Ordo (anche quando viene “celebrata con riverenza”) e di ciò che ruota intorno ad essa. Quest'ultimo punto è cruciale per me: “tutto ciò che ruota intorno ad essa”. Perché anche se il problema gravita intorno alla Messa, non si tratta “solo” della Messa. Si tratta della Chiesa, della mia Sposa, della sua integrità e della sua coerenza vitale. Sto combattendo una “battaglia per la mia anima”, che è sinonimo della battaglia per l'anima della stessa Chiesa.
Il Suo punto di vista e la Sua “percezione” di quanto ho condiviso con Lei – anche le Sue eventuali “correzioni” a cose che ho detto e che potrebbero essere fuori posto, esagerate, miopi, “estremiste” o qualcosa del genere – sono più che graditi.
Con immensa gratitudine nei Suoi confronti per il tempo che vorrà dedicarmi e con la mia promessa che pregherò per Lei e per la Sua famiglia,
Padre N.
* * *
Caro Padre N.,
La ringrazio per le Sue parole di stima e per avermi confidato la storia delle Sue prove. Rendo grazie ogni giorno al Signore per quanto Egli sta operando nella Sua Chiesa, nel modo in cui sta conducendo molte anime alla visione di verità dure ma liberatorie. Egli sta utilizzando l'innegabile crisi che stiamo attraversando come un gigantesco campanello d'allarme per risvegliare la gente e permetterle di comprendere le cause profonde del nostro malessere.
Tutto ciò che Lei ha descritto a proposito del Suo percorso dalla Novus Ordo alla liturgia Romana tradizionale rispecchia perfettamente la mia esperienza personale, i miei pensieri e i miei sentimenti. Come Lei avrà appreso dalla lettura di Resurgent in the Midst of Crisis [Rialzarsi in mezzo alla crisi] e di Noble Beauty, Transcendent Holiness [Nobile bellezza, santità trascendente], per quasi trent'anni sono stato responsabile dell'organizzazione della musica di entrambe le “forme” della liturgia Romana, dirigendo cori e scholae in entrambe e familiarizzandomi intimamente coi testi, con le norme, con le cerimonie e con la musica di entrambe. Nello stesso periodo ho studiato tanto la storia della liturgia come la teologia liturgica. È cresciuta gradualmente dentro di me la convinzione del fatto che la riforma liturgica sia stata un disastro per la Chiesa.
Sono passato attraverso tutte le fasi tipiche: la prima fase, quella “ingenua”, è consistita nel ritenere che il problema non fosse la riforma in sé, ma il modo in cui era stata messa in pratica; nella seconda fase, quella della “critica speranzosa”, ho cominciato a pensare che la riforma avesse davvero dei problemi, ma che questi ultimi potessero essere mitigati dalla buona pratica ed eventualmente riformati dall'alto. La terza fase, quella “realista”, mi ha mostrato che la riforma è difettosa nei suoi principi fondamentali, che non può essere salvata e che dev'essere al contrario respinta in favore del rito Romano classico.
Lei conosce bene quanto me gli argomenti inerenti a questo tema, ma ci vuole tempo per affrontare in modo risoluto tutta l'estensione del problema – tempo, molte letture, molta esperienza, molta preghiera e una certa intuizione che io non oserei definire mistica e che pure sembra provenire dall'alto: una convinzione immediata e incontestabile della giustezza della tradizione e del carattere erroneo della sua sostituzione moderna. Come Lei afferma, si arriva a un punto in cui non si può ignorare ed evitare di sentire nella profondità delle proprie ossa e della propria carne, che c'è qualcosa di gravemente sbagliato nella Novus Ordo, e di estremamente giusto nel culto tradizionale della Chiesa cattolica.
La Novus Ordo non è sorta come un organismo vivente che viene concepito, nasce, matura e raggiunge la maturità, bensì come una macchina costruita nell'era industriale e tecnologica. Ciò permette di spiegare perché i riti fabbricati facciano fatica ad alimentare il misticismo e offrano un nutrimento alquanto povero alla vita contemplativa. Solo il vero cibo e le vere bevande possono soddisfare la nostra fame e la nostra sete, possono produrre occhi, pelle, carne e ossa in salute. Il Signore, nella Sua divina Provvidenza, ha negato alla Sua Chiesa l'accesso alla grazia sacramentale all'infuori dei segni sacramentali; Egli non ci ha dato nessun altro segno all'infuori dei riti che li adottano; Egli non ci ha dato nessun altro rito all'infuori delle preghiere, delle lezioni, delle musiche e delle cerimonie. Tutto ciò è necessario per una “dieta” salutare: non basta “la forma e la materia del sacramento”, come il riduzionismo neoscolastico vorrebbe far credere. È come voler ridurre un pasto consistente di numerose portate a proteine in polvere e a pastiglie vitaminiche.
I lettori sono talvolta rimasti sorpresi dalla mia tolleranza nei confronti della Novus Ordo, atteggiamento che – lo ammetto – è presente nei due libri summenzionati. Ma questa tolleranza benevola appartiene ormai al passato. È lo stesso fenomeno che Lei descrive a proposito di Con Grande Fiducia e del Summorum Pontificum: questi documenti sono stati pietre miliari nel momento in cui sono stati emanati, dato che hanno spezzato il dogma implicito che regnava precedentemente, secondo il quale il Concilio e qualsiasi cosa che viene fatta in suo nome non possono mai essere messi in discussione; eppure essi sono terribilmente compromessi dall'asserzione costruttivista secondo la quale non vi sarebbe alcuna rottura – il che è manifestamente falso – e dal relativismo liturgico nei confronti delle molteplici forme di uno stesso rito, che rispecchia il relativismo dottrinale e morale caratteristico dei nostri tempi.
Ma ora sto sfondando una porta aperta. Ciò che voglio dire è che alcuni lettori hanno trovato il mio atteggiamento nei confronti della Novus Ordo imbarazzante perché, con una comprensione più rapida della mia (allo stesso modo in cui San Giovanni fu più rapido di San Pietro nel raggiungere il sepolcro di Cristo), erano già – probabilmente da molto tempo – giunti alla conclusione che i nuovi riti non possono essere difesi e devono essere evitati. Un professore di filosofia europeo mi ha scritto quanto segue:
Lei sposa i vizi di fondo della Novus Ordo in modo assai convincente. Tutto ciò rappresenta un disastro e priva troppe anime del bene che sicuramente riceverebbero se fossero introdotte alla Messa tradizionale. Ora io mi chiedo: com'è possibile che Lei continui (nonostante quanto scrive in Noble Beauty) a lavorare per la Novus Ordo con canti e musiche, pur avendo ripetutamente sostenuto – e con ragione – che tutto ciò che Bugnini ha inventato dovrebbe sparire? Capisco l'idea di una “pace” liturgica e di voler permettere alla gente che assiste alla Nuova Messa di avere un'anteprima della vera musica sacra e così via, ma non pensa che ciò favorisca la sopravvivenza di quanto sarebbe meglio che rimanesse morto e sepolto una volta per tutte?
Io ho risposto:
Ho combattuto con questo problema per decenni. Fino a poco tempo fa tra le mie responsabilità rientrava la direzione della musica tanto per l'usus antiquior quanto per l'usus recentior, ma mi sono ritrovato ad amare il primo e a odiare il secondo sempre di più; a servire il primo e a disprezzare il secondo. In realtà, frequentare la Novus Ordo è diventato una tortura psicologica. Sapevo di doverla lasciare per sempre alle mie spalle. Ora frequento solo la “vecchia” Messa e mi sento “in cielo” – o perlomeno nel riflesso liturgico del cielo. Per me il mio lavoro per la Novus Ordo è stato sempre di natura pratica o pragmatica: in parte era il mio compito, e volevo farlo al meglio delle mie capacità (anche per me stesso, non solo per l'assemblea: il canto gregoriano rendeva la Messa Paolina sopportabile per la mia psiche e per i miei sensi, nonché per il mio intelletto). Ma sono d'accordo col suo punto di vista generale secondo cui sarebbe meglio lasciar perire questo “prodotto banale e improvvisato” e investire tutte le proprie energie nel culto del Signore nel modo più degno di Lui e che ci rende migliori. Si tratta di quanto sto facendo oggi, e i miei libri futuri mostreranno il percorso che ho fatto in questo senso.
L'unica differenza sostanziale tra il Suo cammino e il mio è che Lei è giunto alla visione di tutte queste cose per mezzo della grazia dell'ordinazione e il compimento quotidiano dei doveri sacerdotali, mentre io ci sono arrivato come musico, oblato e teologo liturgico che non poteva fare a meno di notare “una cosa dopo l'altra...”.
Pertanto non penso affatto che Lei sia “folle”, “estremista”, “ideologizzato”, o qualsiasi altra etichetta i Suoi nemici o le Sue paure possano attribuirle. Al contrario, Lei ha seguito in modo serio l'istinto della fede, il movimento della carità, i precetti della devozione, le esigenze della virtù della religione – la necessità di una totale coerenza tra lex orandi, lex credendi e lex vivendi. L'esposizione costante alla liturgia tradizionale con tutto ciò che la accompagna – come Lei giustamente aggiunge – unita alla volontà di assorbire e ponderare le sue lezioni, mostrerà chiaramente il fallimento della liturgia palliativa costruita dai razionalisti di Pistoia1, simpatizzanti del comunismo e probabilmente massoni, e quale fosse realmente l'intero progetto di quello che alcuni chiamano spregiativamente ma appropriatamente “neocattolicesimo”. È un risveglio duro ma salutare. Alcuni autori tradizionalisti utilizzano la formula culturale “pillola rossa”2 per descrivere questo processo di caduta delle scaglie dagli occhi.
(Mi affretto ad aggiungere che alcuni tradizionalisti non hanno la formazione filosofica e teologica adeguata per poter operare distinzioni e trarre solo conclusioni che siano supportate da prove. Per esempio, osservando gravi errori nella liturgia riformata, traggono false conclusioni sulla sua validità; osservando l'abuso ripetuto dell'ufficio papale, traggono false conclusioni sulla vacanza della sede; analizzando gli elementi modernisti in Giovanni Paolo II, arrivano alla falsa conclusione secondo cui tutte le opere che egli ha fatto in vita sua debbano essere rigettate senza nemmeno pensarci su. Esempi analoghi si potrebbero moltiplicare all'infinito.)
Sappiamo che Dio può tirar fuori il bene dal male, ed è per questo che Egli può santificare e santifica le anime anche attraverso lo strumento di una riforma non santa, così come può far sorgere figli di Adamo da pietre senza vita. Ma il suo modus operandi usuale è quello di far sorgere figli dai padri, non dalle pietre, e analogamente Egli fa sorgere la Chiesa sulla sua tradizione paterna, per opera di sacerdoti che sono autentici padri in quella tradizione e tramandano il nome, il sangue e l'eredità.
Nel corso degli anni mi hanno scritto molti sacerdoti, religiosi e laici che affermavano sostanzialmente: “Questo progetto moderno è vuoto e dannoso, e non posso più fingere di supportarlo; non voglio prestargli la benché minima credibilità, e non voglio avere a che fare con esso nemmeno di striscio”. Si chiedono quale sia mai la prossima cosa da farsi: “Posso ancora andare a Messa nella mia parrocchia locale?”. “In che ordine dovrei entrare?”. “Potrò mai celebrare ancora la nuova Messa?”.
Il Signore ci dà intuizioni e convinzioni così potenti per spronarci a intraprendere azioni adeguate per la glorificazione di Dio, per la nostra santificazione, e per l'edificazione dell'intero Corpo di Cristo. In questo senso, “affrontare”, “tirare avanti”, “offrire” sembrano opzioni autodistruttive. A meno che uno non si senta a suo agio correndo il rischio di contrarre una schizofrenia spirituale, l'esaurimento nervoso o di violare la propria coscienza allontanandosi dalle ispirazioni di Dio, alla fine si rende necessaria una presa di posizione a favore o contro il cattolicesimo tradizionale.
Una decisione del genere è carica di rischi e di angoscia. Una volta un sacerdote mi ha scritto che era stato trasferito diverse volte perché continuava a rifiutarsi di distribuire la Santa Comunione sulle mani o di usare i ministri straordinari. Molti preti di mia conoscenza sono stati sospesi per aver predicato contro l'omosessualità (ciò succederà sempre più spesso). Un sacerdote che ha riscoperto la fede grazie al movimento carismatico è entrato in un altro ordine e alla fine l'ha dovuto lasciare quando ha imparato a celebrare la “vecchia” Messa e ha compreso per la prima volta che l'essenza della Messa è il sacrificio propiziatorio, l'umile omaggio, l'ardente supplica alla Santissima Trinità, la più alta forma di preghiera tanto pubblica come personale. Un sacerdote diocesano mi ha scritto esprimendomi la sua agonia perché la sua anima anela celebrare la Messa Tradizionale ma è costretto a celebrare in inglese la “Forma Ordinaria” versus populum per un'assemblea che non crede praticamente a nulla. Si può affermare la stessa cosa persino di alcuni vescovi.
Lei si è correttamente reso conto del fatto che al cuore della crisi della Chiesa vi è la crisi della liturgia e pertanto anche del sacerdozio. Rimarremo in questa crisi finché la liturgia tradizionale non verrà completamente reintrodotta e la liturgia sperimentale moderna non verrà ripudiata.
In ambito liturgico non si può essere contemporaneamente tradizionali e moderni, poiché i princìpi sono in contraddizione tra di loro. Non si può allo stesso tempo credere che lo Spirito Santo abbia sempre guidato la Chiesa, in tutti i secoli, e adottare una liturgia la cui premessa fondamentale è il concetto che la liturgia tradizionale sia stata per secoli carente di molti elementi che avrebbe dovuto possedere, e fosse ricolma di corruzioni che dovevano essere rimosse. Non si può allo stesso tempo apprezzare la spiritualità dei grandi santi, dai Padri del Deserto ai Benedettini, ai mistici medievali, ai Carmelitani, ai dottori e oltre e poi contraddirli nelle pratiche liturgiche e devote.
Cosa si deve fare? Mi sembra che l'unico modo per progredire sia entrare in una comunità religiosa o in una società di vita apostolica sufficientemente chiaroveggente e coraggiosa per celebrare solo la liturgia tradizionale, sia essa il Rito Romano o un uso specifico dell'ordine. È su questa linea d'azione che si può trovare la pace della coscienza e il conforto dell'anima, la luce della mente e l'ardore della volontà. È su questa linea d'azione che si basa l'esercizio più esigente e proficuo dei doni del sacerdozio, insieme ai frutti più abbondanti per i fedeli cattolici che cercano Dio nei misteri sublimi del Suo amore.
Conosce il libro In Sinu Jesu: When Heart Speaks to Heart – The Journal of a Priest at Prayer [In sinu Jesu: Quando il cuore parla al cuore – Diario di un sacerdote in preghiera]? Le riporto tre passi che vorrei condividere con Lei, in cui Nostro Signore afferma:
Non ti abbandonerò, non ti lascerò. Sono fedele. Ti ho scelto e tu sei Mio. Perché dubiti del Mio amore per te? Non ti ho dato segni del Mio favore? Non ti ho mostrato che la Mia misericordia ha preparato per te un futuro pieno di speranza? Non ti ho promesso anni di felicità, di santità e di pace? La Mia benedizione è su di te e i disegni del Mio Cuore si stanno per rivelare a te. Devi solo avere fiducia in Me. Credi che ti proteggerò come quanto ho di più prezioso. Sei salvo sotto il manto di Mia Madre. Ti stringo al Mio Cuore ferito. Abbi fiducia nel fatto che compirò tutto quello che ti ho promesso.
Procedi con semplicità, libero dalla paura e affidandoti alla Mia provvidenza misericordiosa nel preparare tutto quanto è necessario per un futuro pieno di speranza. Lascia l'orditura del futuro totalmente nelle Mie mani. La tua parte è quella di rimanere fedele all'adorazione che ti ho chiesto.
Offri il presente a Me, e Io mi incaricherò di riparare il tuo passato e di preparare il tuo futuro.
Eleverò le mie preghiere per lei al Padre della Luce, chiedendoGli, per intercessione della Nostra Benedetta Madre, di San Giuseppe, di San Giovanni Vianney e del Suo angelo custode, di mandarle la luce di cui ha bisogno per sapere quali sono i prossimi passi da intraprendere e la forza di perseverare nonostante tutti gli ostacoli. La Chiesa sta attraversando una crisi che può essere superata solamente da una fede eroica. La gente di bene sarà colpita e scossa, ma in questo modo verrà lacerata la cortina e il fior di farina del frumento sarà preparato come sacrificio per il Signore. Anche questo è opera di Nostra Signora, per mezzo della Quale Ella farà nascere un clero e una Chiesa purificati.
Suo fratello in Cristo,Peter Kwasniewski
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Note del traduttore:
1. Molti edifici pistoiesi degli anni tra il 1920-40, sono il frutto di una filosofia progettuale razionalista seguendo i principi del funzionalismo
2. Il termine "pillola rossa" è usato in riferimento a un processo attraverso il quale la prospettiva di una persona viene drammaticamente trasformata, introducendola a una nuova e inquietante comprensione della vera natura di una particolare situazione.
13 commenti:
San Pio da Pietrelcina ha potuto guarire molte anime attraverso la Croce di Gesu' , tramite le piaghe di Gesu'.
Io , abbraccio la croce oppure mi sottraggo ad essa ?
Preghiamo per questo Sacerdote. Che possa fare il passo decisivo e definitvo per andare là dove - e solamente - si continua la Chiesa di Cristo.
Preghiamo per i sacerdoti diocesani. Per quelli sfiduciati, stanchi, in crisi di ministero perchè sentono - come lui - che sono stati ingannati, plagiati, allontanati da quel Cristo di cui devono rinnovare il Sacrificio redentore per la salvezza delle anime.
L'era Bergoglio, in fondo, è una grazia. Facendo tutto precipitare, spinge tanti - ogni giorno di più - ad aprire gli occhi ed a cercare la Verità, là dove c'è la Bellezza.
" Io…sono di Gesù' "
Il Prof. Paolo Risso scoprì la breve ma eroica vita di Rolando Rivi: «Quando era a casa non si toglieva mai la veste talare, nonostante in tanti gli consigliassero di farlo. Ripeteva sempre che “io sono di Gesù”. E per questo veniva additato come nemico della causa comunista, anche perché era un ragazzo vivace e spigliato che sapeva controbattere alle menzogne che venivano da una certa parte politica».
https://www.ibs.it/beato-rolando-rivi-seminarista-martire-libro-paolo-risso/e/9788801058161
COSA SIGNIFICA PER TE LA VITA DI
ROLANDO? COSA CI LASCIA, COSA
INSEGNA? COSA POSSO CAMBIARE IO PER
ESSERE DI GESÙ E TESTIMONIARE GESÙ
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/08/viva-la-sotana-viva-la-talare/
Lo studio sul "Papa eretico".
Don Nitoglia analizza lo studio di Mons. Schneider
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=441520:lo-studio-sul-papa-eretico&catid=83:free&Itemid=100021
OT Secondo Frederic Martel, autore del libro-fogna Sodoma, il preannunciato (da lui stesso) discorso pubblico di Papa Francesco sull'omosessualità, discorso che avrebbe dovuto tenersi domani, non si terrà; il Papa si limiterà a concedere udienza privata ad una pattuglia di esponenti LGBT.
Come noi tutti ogni sacerdote è solo davanti a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Forse questa confusione è stata permessa da nostro Signore per farci capire che solo Lui è la nostra salvezza ed il nostro solo conforto.Certo è che, gli uomini che hanno gettato tante anime, consapevolmente, in questo precipizio tradendo il mandato del Signore, non possono che aspettarsi guai su guai, qui e nell'aldilà. Personalmente non mi aspetto più nulla da nessuno. Solo qualche Santo, da tanto tempo defunto che incontro, per grazia di Dio al momento giusto,mi conforta con i suoi scritti pieni di Amor di Dio, di sana Dottrina e sano Amore delle pecore che gli furono affidate, così resisto in questo deserto. Ciò non toglie che 's'io fossi foco...' e il sacerdote in confessione mi fermò e disse: 'Lasci stare, ché rimarrebbe sola sulla terra!'
Riprendendo il mio commento di prima... Uno potrebbe chiedersi se il "discorso storico" è stata un'invenzione di Martel oppure se qualcuno l'ha fatto saltare all'ultimo momento.
Edward Pentin ha pubblicato una lettera di invito da parte dell'organizzazione LGBT che sarà ricevuta in udienza e la lettera effettivamente menziona "discorso storico":
https://twitter.com/EdwardPentin/status/1113897343005470720
https://www.crisismagazine.com/1984/the-pope-and-the-jesuits
"Personalmente non mi aspetto più nulla da nessuno": è ben triste questa conclusione spassionata di Irina, ma come darle torto? ogni giorno, ogni nuovo tentativo di approccio di consacrati, attivisti/e parrocchiali, onesti credenti non praticanti, ci riserva delusioni su delusioni : nessuno che si ricordi (o voglia ricordare) la vera dottrina cattolica, la sana morale, la legge naturale; tutti lì col mantra "il mondo sta cambiando, bisogna prenderne atto" e con quello si legittima tutto e il contrario di tutto (tranne il vero Cattolicesimo, s'intende), si rinuncia ad ammonire per non apparire divisivi e non inclusivi, per non tagliare i ponti con parenti, amici e conoscenti. Ma possiamo ancora dirci cristiani in tal modo? il lavaggio del cervello (attuato con le tecniche della rana bollita o della finestra di Overton) sembra aver raggiunto il suo scopo. Signore, vieni presto in nostro aiuto !
(>Mi affretto ad aggiungere che alcuni tradizionalisti non hanno la formazione filosofica e teologica adeguata per poter operare distinzioni e trarre solo conclusioni che siano supportate da prove. Per esempio, osservando gravi errori nella liturgia riformata, traggono false conclusioni sulla sua validità;
Siamo certi che siano FALSE? Non sarebbe più onesto e rispondente al vero dire che si tratta di un tema ancora controverso? Team, la validità del N.O., su cui sarebbe bene dire: Nessuna soluzione, né il"sì", Né IL "no" è al momento da ritenersi certa? IN DUBIO LIBERTAS;
> osservando l'abuso ripetuto dell'ufficio papale, traggono false conclusioni sulla vacanza della sede;
IDEM! La corrente sedevacantista di Radio Spada, per fare un esempio, le sembra composta da gente che risponde a questo identikit? Gente che, per impegnarsi in un dialogo, con i rappresentanti di altri gruppi tradizionalisti, si sono trovati in rotta con i loro preti di riferimento. Questo sacrificio, non sembra che meriti un po' di attenzione meno semplicistica?
>analizzando gli elementi modernisti in Giovanni Paolo II, arrivano alla falsa conclusione secondo cui tutte le opere che egli ha fatto in vita sua debbano essere rigettate senza nemmeno pensarci su.
Nemmeno tutte le opere di Bakunin, vanno rigettate senza pensarci su.
>Esempi analoghi si potrebbero moltiplicare all'infinito.
Frutto solo di idee confuse
...Frutto solo di idee confuse...
...e forse anche di un magistero che da almeno cinquanta anni è impegnato a ribaltare l'autentico Magistero, coprendolo di interpretazioni a braccio, fantasiose mitologie, dove Dio è stato sostituito dall'Io. Obliterato completamente il sì s', no no, stiamo gesuiticamente infilandoci in tutti i casi limite dove ha regnato e regna il 'ma non..., ma anche'. Vizietto già denunciato da Blaise Pascal (1623-1662).
È la rivolta di Satana contro il dono della grazia. Fondamentalmente, credo che l’uomo occidentale si rifiuti di essere salvato dalla misericordia di Dio. Rifiuta di ricevere la salvezza, volendo costruirla per sé. I “valori fondamentali” promossi dall’ONU si basano su un rifiuto di Dio che io paragono al giovane ricco del Vangelo. Dio ha guardato l’Occidente e l’ha amato perché ha fatto cose meravigliose. Lo invitò ad andare oltre, ma l’Occidente tornò indietro. Ha preferito il tipo di ricchezza che doveva solo a se stesso.
https://www.maurizioblondet.it/cardinal-sarah-come-vescovo-e-mio-dovere-avvertire-loccidente/
Esattamente come gli ebrei che si lamentavano della manna del Cielo e rimpiangevano il giogo egiziano , la carne e le cipolle ,la pancia piena .
L'importanza dei segni e l'importanza della disciplina :
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/08/viva-la-sotana-viva-la-talare/
https://www.dropbox.com/s/x923nhx8of8ol59/190328-Omelie-Fedelta.m4a?dl=0
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