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martedì 16 aprile 2019

Basta con i sensi di colpa per gli immigrati e l'islam

Due interessanti articoli su un nuovo libro uscito in questi giorni: ‘ Il complesso occidentale – Piccolo trattato di de-colpevolizzazione’, per la Paesi Edizioni, scritto dal politologo e saggista francese Alexandre Del Valle (prefazione di Marcello Vaneziani), che contrasta il “terrorismo intellettuale” nato intorno ad un malsano senso di colpa dell’Occidente.  Presentazione a Roma: info

Basta con la vergogna di essere quel che siamo, figli della nostra storia e della nostra civiltà

Una linea critica, decisamente minoritaria in campo intellettuale, che approfondisce il tema del senso di colpa europeo, secondo una visione originale e nuova: dopo il successo ottenuto in Francia (L’Artilleur editore) esce anche in Italia, per Paesi Edizioni, ‘Il complesso occidentale – Piccolo trattato di de-colpevolizzazione’, il libro del politologo e saggista francese Alexandre Del Valle che contrasta il “terrorismo intellettuale” nato intorno al senso di colpa dell’Occidente, trovando per la strada compagni di peso quali Alain Fienkelkraut, Pascal Bruckner, Marcello Pera, Magdi C. Allam, Giovanni Sartori e Oriana Fallaci.
Secondo l’autore il senso di colpa europeo per la mancata integrazione sociale e il fallimento del multiculturalismo è una malattia mortale, di essenza masochista, che può colpire tutti quelli che non hanno gli anticorpi. Per smontarlo Alexandre Del Valle usa nel libro ragionamenti fondati che contrastano quel complesso occidentale che riesce a colpevolizzare più la vittima che il carnefice.
«Fa bene Alexandre Del Valle – scrive Marcello Veneziani nella prefazione – a smontare con argomenti convincenti, quel diffuso, pervasivo senso di colpa dell’Occidente nei confronti del resto del mondo, in particolare dell’Islam, del sud del pianeta e di quelle terre che furono un tempo colonizzate. È un complesso indecente quanto ingiustificato, la vergogna di essere quel che noi siamo e figli di quella storia, di quella civiltà, di quel modo di essere. Una forma di auto-colpevolizzazione, a volte grottesca, che poi coincide con il canone occidentale presente, quello che viene definito politically correct e con il dogma umanitario dell’accoglienza, dell’apertura senza limiti ai migranti».

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Basta avere sensi di colpa per gli immigrati e l'islam

Per cambiare la politica, è stato trasformato il passato. Così la civiltà è stata letta come colonizzazione, l'evangelizzazione ha finito per equivalere a cancellazione delle culture autoctone. E chi si è opposto è stato inserito suo malgrado nella categoria dei "medioevali", rimasta oramai l'unica che è lecito discriminare secondo il nuovo catechismo politicamente corretto. Tutti gli altri al contrario non possono essere offesi, se no scatta la censura, che agisce come «una camicia di forza lessicale». Perciò i gay pride sono divenuti eventi meritori del patrocinio istituzionale, durante i quali è ben accetta la partecipazione di eterosessuali, mentre la marcia per la famiglia finisce nel contenitore dei rifiuti ideologici e guai se un divorziato o una madre single osano aderirvi.
Se un fenomeno di tale portata è potuto accadere, la causa è l'imposizione alla società, da parte di alcune minoranze, di un senso di colpa ideologico dal quale ci insegna a liberarci il politologo francese Alexandre Del Valle, con l'opera Il complesso occidentale. Piccolo trattato di decolpevolizzazione, (Paesi edizioni, pp. 432, 15 euro), che esce oggi in traduzione italiana. Sarà un processo complesso e doloroso, tanto quanto lo è stata l'avanzata della rivoluzione culturale che ha invaso le scuole, i mezzi d'informazione, il cinema e le serie tv, la musica pop, la moda e il design e perfino l'alimentazione. Non si riesce più a sfuggire alla dittatura dell'etnico né in occasione del Festival di Sanremo né al ristorante né dal mobiliere né nelle competizioni sportive, mentre ogni forma d'espressione artistica deve obbligatoriamente passare attraverso l'accettazione acritica del modello Lgbt. L'obiettivo è condurci al suicidio demografico per scontare i peccati commessi nei secoli in cui nel frattempo abbiamo abolito la schiavitù, inventato gli ospedali e le università, introdotto la distinzione fra lo Stato e la religione. Lo abbiamo dimenticato e «l'Europa è dunque soprattutto vittima della propria demoralizzazione e della propria "volontà d'impotenza" che ne deriva». 

LA MANIPOLAZIONE
Qualsiasi resistenza superficiale si rivela inefficace, anzi pure dannosa e controproducente. A scoraggiarci è una manipolazione dei concetti di verità, di libertà e di giustizia per cui «oggi il razzismo viene utilizzato anche per denunciare il sessismo, il maschilismo, il rifiuto dell'immigrazione incontrollata, l'omofobia e persino la critica delle religioni e in particolare l'islamofobia. La denuncia del razzismo è dunque divenuta una temibile arma retorica che serve a "imbavagliare il dissenziente importuno", l'avversario, ostracizzato per il mero fatto di essere etichettato come razzista. Privato del diritto di esprimersi, l'accusato non può nemmeno difendersi ed essere creduto, ed è letteralmente vittima di una morte sociale». 

LA REAZIONE
L'unica via d'uscita è una reazione. Intellettuale, innanzitutto. Vanno sfatati i miti fondativi della modernità, che Del Valle enumera uno per uno: l'odio per la civiltà cristiana si nutre della demonizzazione delle Crociate e della Chiesa cattolica, del presunto debito nei confronti della scienza arabo-islamica. Così si smonta il meccanismo che ha convinto perfino il clero di aver fregato il mondo, inducendo preti e vescovi a un atto penitenziale, non tanto rivolto a Dio Onnipotente quanto verso il nuovo idolo buonista: il dialogo come fine e non più come mezzo per la conversione a Cristo.

Se vi fosse una rivolta interiore, spirituale, sarebbe l'inizio di una contro-rivoluzione, un agere contra, secondo le indicazioni degli Esercizi spirituali di sant'Ignazio di Loyola. Da qualche parte, nel mondo, l'autore ne vede qualche premessa, come in Russia. Perciò propone che «gli strateghi americani e i Paesi europei della Nato ridefiniscano la loro teoria strategica e cessino di vedere nelle petromonarchie islamiste del Golfo e nella Turchia i loro migliori alleati La coerenza geo-culturale passerà al contrario attraverso l'integrazione del mondo slavo ortodosso nello spazio "panoccidentale", il che richiederà ovviamente seri sforzi da una parte e dall'altra». In effetti la Russia non ha conosciuto «la Riforma, il Rinascimento e la Rivoluzione Francese, "le tre R dell'Occidente"», ma soltanto la loro conseguenza più nefasta, il socialcomunismo. E se n'è sbarazzata.
(Andrea Morigi)

6 commenti:

Silente ha detto...

Avete visto lo spot della CEI sull'8 per mille, intriso di immigrazionismo e buonismo, tra sventolii di bandiere arcobaleno e negretti di varia specie? "C'è un Paese dove per entrare basta essere umani. Un Paese che offre a una giovane mamma immigrata e a una giovane mamma italiana lo stesso identico amore". Spot ipocrita e falsificante.
Ecco il motivo per cui, anche quest'anno, io non darò un centesimo a chi favorisce l'invasione e mette sullo stesso piano gli Italiani e gli invasori, assai spesso ostili alla nostra civiltà, alla nostra storia, ai nostri valori e, ovviamente, alla nostra religione.
P.S. Oltre all'ottimo testo qui sopra recensito, segnalo anche: Daniele Scalea, Immigrazione, Historica edizioni e Francesca Totolo, Inferno Spa, Viaggio tra i protagonisti del business dell'accoglienza, Altaforte Edizioni.
Si tratta di due testi ottimamente documentati, utilissimi per controbattere alla soverchiante propaganda immigrazionista dei media mainstream, degli opinion leader e purtroppo della Chiesa modernista.
Silente

Anonimo ha detto...

E meno male che ci ha prima riflettuto a lungo e pregato ....
Ma , chi ? Probabilmente Baphomet !
https://www.sabinopaciolla.com/dopo-profonda-riflessione-e-preghiera-un-governatore-cattolico-firma-la-legge-per-il-suicidio-assistito/

Anonimo ha detto...


Riflessoni interessanti e anticonformiste

Sulla fattibilità politica, per la politica internazionale, c'è tuttavia qualche perplessità.
L'alleanza americana con gli sceicchi del Golfo, soprattutto con l'A. Saudita, deriva esclusivmaente da motivi strategici: si tratta delle fonti del petrolio. Difficile pensare che gli USA cambino politica. Questa alleanza strategica con i Sauditi fu stabilita addirittura da FD Rooselvelt, negli anni Trenta. Certo, tutto può cambiare. Ma nell'ordine del possibile, non si vedono qui mutamenti a breve termine.

La Russia sembra essersi liberata del comunismo. Almeno sino a un certo punto, visto che la Mummia di Lenin è sempre in mostra al Cremlino. L'esperienza comunista l'ha in apparenza amebolizzata. E'ritornata però all'ideologia del nazionalismo russo d'antan,del tutto antioccidentale e anticattolico (Mosca terza Roma, Russia potenza euroasiatica slavofila e domani di nuovo panslavista, se le converrà). Anche qui la situazione è complessa.

Il complesso d'inferiorità ce lo dobbiamo guarire da soli, innanzitutto culturalmente. Occorrerebbe innanzitutto un bagno di realismo, culturale e politico. Recuperare la distinzione fondamentale di "amico e nemico", anche senza ricorrere al decisionismo di Carl Schmitt, che l'ha proposta per primo. I musulmani sono sempre stati nostri nemici e tali si considerano oggi, ancor di più, vedendo la nostra decadenza. La pirateria maomettana nel Mediterraneo è durata quasi un millennio, con alterne vicende. Circa un milione e passa di europei sono stati venduti come schiavi in Norafrica. IL covo principale era Algeri e l'attività cessò solo nel 1830, con la conquista francese dell'Algeria, che durò poi 17 anni ad imporsi, con duri e sanguinosi combattimenti e il ricorso finale ad una repressione molto
dura (imitata poi dagli italiani negli anni trenta, per stroncare la non meno feroce guerriglia libica).
Bisogna accettare la realtà dell'esistenza del nemico, contro il quale si combatte ma con il quale si possono poi avere anche rapporti civili, leali.
Ma tutto il discorso sul piano culturale, sociologico e filosofico e del costume, resta inutile finché in Occidente non si risolve il problema religioso, rappresentato dall'apostasia della Chiesa, che è diventata un vero fattore di dissoluzione, un tumore che sta metastasizzando le nostre società. Hic Rhodus, hic saltus. Bisogna concentrarsi nella lotta innanzitutto culturale contro la politica di questo papa e della fazione omoeretica che lo sostiene, dentro e fuori la Chiesa ufficiale.
Se si aprirà finalmente la crisi nella Chiesa, il sistema "globalistico" crollerà.
Z.

fabrizio giudici ha detto...

E'ritornata però all'ideologia del nazionalismo russo d'antan,del tutto antioccidentale e anticattolico (Mosca terza Roma, Russia potenza euroasiatica slavofila e domani di nuovo panslavista, se le converrà). Anche qui la situazione è complessa.

Ieri leggevo di un sondaggio che mostra che più della metà dei russi ha una buona opinione di Stalin, e che il trend è in crescita. Cosa non sorprendente, avendo letto altre cose simili anni fa. Evidentemente non è una questione di tipo comunista, ma nazionalista (Stalin viene visto come il condottiero che respinse l'invasione del nemico, allora i nazisti).

I problemi ci sono (d'altronde la consacrazione completa della Russia non c'è stata, con tutto quel che consegue), però Del Valle ha ragione, l'asse USA-Russia è necessario. Basta solo vedere, a titolo di controprova, il modo in cui i liberal reagiscono a questa prospettiva: come gli indemoniati quando li si asperge con l'acqua santa.

Unknown ha detto...

Anche a me non piace quello spot.

Anonimo ha detto...

https://www.riscossacristiana.it/multiculturalismo-la-nuova-religione-politica-prima-parte-di-roberto-pecchioli/

Multiculturalismo, la nuova religione politica (prima parte) – di Roberto Pecchioli
By Redazione On 17 Aprile 2019 · Add Comment