Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 24 aprile 2019

L’eros anarchico e l’ideologia nichilista del Sessantotto. A proposito delle recenti “Note“ di Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI, nelle sue Note scritte a favore di papa Francesco e dei presidenti delle Conferenze Episcopali riuniti in Vaticano per affrontare lo scandalo pedofilia nella Chiesa e ora pubblicate, individua nella Contestazione Sessantottesca una vera e propria rivoluzione affermatasi tanto nel mondo (occidentale) quanto nella Chiesa.

Come Osservatorio abbiamo dedicato al ’68 il numero 3 (2108) del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” [leggi] partendo proprio dal riconoscimento della natura rivoluzionaria della Contestazione e sviluppando una attenta analisi circa gli esiti socio-politici di tale rivoluzione nichilista.

Di tale rivoluzione il Papa emerito sottolinea soprattutto il carattere di rivoluzione sessuale, di rivoluzione dei costumi. Nello scritto di Benedetto XVI il ‘68 appare principalmente come una sconvolgente ribellione all’ordine morale e una generale “liberazione sessuale”.

In effetti la cifra più tipica della Contestazione fu la sintesi tra marxismo, freudismo e liberal-radicalismo in un esito nichilistico in cui alla dimensione destruens liberazionista tesa ad abbattere ogni ordine si associava un dionisismo pansessualista capace, nel suo estremo vitalismo, di dare un volto esuberante al nulla tendenziale della liberazione radical-nichilista.

Contestato ogni ordine e ogni fine, negato all’uomo ogni ordine finalistico per il quale vivere e sul quale misurare il proprio vivere, non resta che il vitalismo delle pulsioni esaltato e celebrato nell’ideale esistenzialistico dell’autenticità. In fondo l’uomo, animale razionale, esce dal Sessantotto ridotto ad animale concupiscente. Persino l’io ne esce distrutto, proprio quella soggettività per la quale la modernità aveva innalzato tante pretese viene travolta dall’ultima rivoluzione della modernità. L’uomo non è più compos sui, dominus di se stesso, capace di governarsi secondo ragione e dunque tenuto (responsabile moralmente – e dunque giuridicamente – dei propri atti liberi) a vivere secondo ragione. L’uomo è disgregato, ridotto a un fascio di pulsioni fenomenologicamente (non ontologicamente) unificate in un precario equilibrio dinamico che convenzionalmente possiamo chiamare “io” o “persona”.

Un simile uomo sarà, di tutta evidenza, incapace di ogni sforzo ascetico, incapace pure d’una vera vita morale, anzi, accolte simili premesse, la pretesa morale e ascetica saranno giudicate non solo impossibili a realizzarsi, dunque illusorie, ma più coerentemente rifiutate come violenza sull’uomo, come inumane.

Si tratterà, coerentemente, non più di educare l’uomo alla virtù, al dominio di sé, alla tensione finalistica al bene (inteso in ragione di telos) naturale e sovra-naturale ma, piuttosto, di liberare l’uomo da tutto ciò che può rappresentare un ostacolo (esterno o interno) al pieno e totale libero darsi del suo desiderio. Tutto ciò chiamando autenticità, libertà, amore!

Anche nelle Note di Benedetto XVI appare come cifra del Sessantotto sia un pansessualismo liberato, un eros libero, molteplice e polimorfo.

In tale autenticità erotica poliforme, slegata ormai da ogni teleologia naturale, l’omosessualità trova più che una giustificazione, diviene modello di sessualità libera da fini naturali, estranea al matrimonio e alla famiglia. Così una inclinazione sessuale intrinsecamente disordinata (cfr. CCC, 2357) diviene modello e paradigma, diviene ideologia.

Sono gli anni successivi al ‘68 quelli che vedono il diffondersi in tutto l’Occidente dell’ideologia omosessualista, della così detta cultura gay, il formarsi di una vera e propria istanza rivoluzionaria avente nella omosessualità il proprio specifico. Dal Gay Liberation Front al Movimento di liberazione omosessuale fondato in Italia da Mario Mieli passando per mille altre esperienze di omosessualismo rivoluzionario in giro per l’Europa e il Nord America.

La negazione dell’ordine naturale (in specie riguardo alla sessualità) non porta solo alla celebrazione dell’omosessualità ma pure alla legittimazione di tutte quelle devianze sino allora riprovate: pratiche orgiastiche, travestitismo, pederastia, incesto sono considerate pratiche liberatorie il cui tabù va abbattuto.

Scrive papa Benedetto XVI:
«Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Quantomeno per i giovani nella Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile»
e affinché non sembri un giudizio eccessivo lasciamo la parola a Mario Mieli, fondatore del movimento omosessualista in Italia e vero guru della cultura gay figlia del ‘68, che in Elementi di critica omosessuale del 1977 scrive:
«Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica.. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto» (Francesco Ascoli)» (M. Mieli, Elementi di critica omosessuale, a cura di Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano, 2002, p. 62. In nota 88, sempre a p. 62, Mieli precisa: «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi»).
Mario Mieli può essere considerato uno dei più completi ideologi della rivoluzione post-moderna e, al contempo, un prodotto paradigmatico della Contestazione. In lui le istanze e l’immaginazione del Sessantotto giungono ad un grado di coerenza difficilmente eguagliabile, in lui il Sessantotto vive integralmente in tutte le sue dimensioni nichilistico-vitaliste rivoluzionarie: marxista, liberazionista, omosessualista, teorico di un transessualismo universale, propone e pratica l’uso di droghe per superare lo stato normale della coscienza, aderisce entusiasta all’antipsichiatria considerando la follia come condizione superiore e collegandola all’omosessualità - «La paura dell’omosessualità che distingue l’homo normalis è anche terrore della “follia” (terrore di se stesso, del proprio profondo). Così, la liberazione omosessuale si pone davvero come ponte verso una dimensione decisamente altra: i francesi, che chiamano folles le checche, non esagerano» -, si dedica all’esoterismo, considera ogni pratica sessuale come meritevole di liberazione, anche le più turpi e devianti (pedofilia, necrofilia, zoofilia) - «Nel processo politico di ristrutturazione della società (...) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia [..] ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi (...) In questa comunicazione alla Bataille di forme materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie» (T. Dean in Appendice a M. Mieli, Elementi di critica omosessuale, a cura di Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano, 2002) - morì suicida a Milano nel 1983 dopo un lungo periodo di depressione.

La pedofilia, così come intesa da Mario Mieli, non è atto patologico d’un abusatore è piuttosto atto ideologico espressivo del disconoscimento di ogni ordine morale naturale e dell’affermazione d’un pansessualismo liberato e liberatorio. Sarebbe così un atto di liberazione del bambino “aiutato” dall’adulto pederasta a trovare la propria realizzazione in una «perversità poliforme».

Gli scritti di Mieli appaiono estremi, scioccanti, scandalosi ma non si pensi a tali idee come confinate in circoli marginali. Certo Mieli giunge ad una folle coerenza estranea ai più ma il pansessualismo che ne nutre la prosa è comune ai più che il Sessantotto fanno e del Sessantotto sono figli, anche in ambiente cattolico. Si consideri solamente il contenuto scandaloso della lettera di don Lorenzo Milani a Giorgio Pecorini dove il priore di Barbiana, vero “profeta” del ’68 cattolico, scrive:
«Quei due preti mi domandavano se il mio scopo finale nel fare scuola fosse portarli alla Chiesa o no e cosa altro mi potesse interessare al mondo nel fare scuola se non questo. E io come potevo spiegare a loro così pii e così puliti che io i miei figli li amo, che ho perso la testa per loro, che non vivo che per farli crescere, per farli aprire, per farli sbocciare, per farli fruttare? Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani più che la Chiesa e il Papa? E so che se un rischio corro per l’anima mia non è certo di aver poco amato, piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!)»
E ancora:
«E chi potrà amare i ragazzi fino all’osso senza finire di metterglielo anche in culo, se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno?» (in G. Pecorini, Don Milani! Chi era costui?, Baldini e Castoldi, 1996, pp. 386-391).
Don Milani speriamo amasse Dio e temesse l’inferno, chi però è convinto l’inferno non esista o sia vuoto …

Ecco perché Benedetto XVI, per affrontare lo scandalo pedofilia, parla del Sessantotto, della rivoluzione sessuale, dell’omosessualità nei seminari («In diversi seminari si formarono club omosessuali») e della pornografia («Un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva mostrato ai seminaristi film pornografici»), non perché ogni sessantottino sessualmente libero pratichi l’omosessualità e tanto meno la pedofilia o perché si dia identità tra omosessualità e pedofilia ma perché la pedofilia oggi, nella post-modernità, è molto più che il crimine compiuto da un malato psichiatrico, è espressione estrema d’un eros anarchico, dentro uno schema ideologico nichilistico.

Gli abusi a danno di bambini, crimine orrendo e peccato abominevole, ci sono sempre stati in ogni epoca ma il proprio della nostra è il quadro ideologico pansessualista e negatore di ogni ordine morale oggettivo in cui si collocano. Così se si vuole seriamente affrontare il problema non si può restare alla semplice condanna del crimine o alla sua trattazione psichiatrica, si deve piuttosto considerare il collasso morale che, come scrive Benedetto XVI, ha investito l’Occidente e, ancor più acutamente, risalire alle premesse filosofico-ideologiche di tale collasso.

Ecco perché Benedetto XVI denuncia l’abbandono del giusnaturalismo ovvero il rifiuto di un ordine morale-giuridico naturale riconosciuto dalla ragione e normativo sempre, ovunque e per ogni uomo. Qui il Papa emerito tocca il cuore del problema. L’Occidente contemporaneo, nella sua cultura prevalente e nelle sue istituzioni giuridico-politiche, nega la legge naturale, l’esistenza/conoscibilità stessa di un ordine di giustizia precedente ogni ordinamento giuridico perché naturale e non positivo. È l’idea stessa di una norma morale oggettiva, razionale, fondata nell’essere e non sull’opinione/opzione.

La Chiesa da secoli va denunciando la natura nichilista della modernità (ora inveratasi nella post-modernità) e mentre denuncia e condanna, la Santa Madre Chiesa insegna la verità sull’uomo e sulla società, sulla morale e sul diritto. I grandi documenti del Magistero anti-moderno dei Papi degli ultimi tre secoli sono lì a dimostrarlo così come il costante insegnamento giusnaturalista del Magistero (tra i Papi del ‘900 si vedano, in particolare, gli insegnamenti di Pio XII e Giovanni Paolo II). Eppure oggi, e non da oggi ma da almeno mezzo secolo, la Chiesa patisce quello stesso collasso morale che segna la contemporaneità occidentale.

Benedetto XVI, nelle sue Note, non lo tace anzi lo denuncia e ne individua la causa nella nuova teologia morale affermatasi negli anni ’60, quella stessa nuova teologia morale che fece parlare padre Cornelio Fabro di “pornoteologi”. E questa nuova teologia morale cosa è se non la ricezione in ambiente teologico della filosofia novecentesca, a partire proprio dal misconoscimento dell’oggettività e dell’ordine naturale universalmente normativo.

Il rapporto tra Sessantotto e Cattolicesimo è complesso. Se considerate le essenze non vi è che opposizione per contraddizione. Tuttavia storicamente il Sessantotto si è alimentato di un certo “cattolicesimo” e così pure un certo “cattolicesimo” si è alimentato di Sessantotto. E poi il Sessantotto ha imposto la propria agenda ideologica non solo all’Occidente mondano ma pure dentro la Chiesa, come amaramente denuncia Benedetto XVI, per errori di vigilanza ma anche perché la struttura del pensiero cattolico era da tempo corrosa e porosa alla modernità assiologica. Scrive Benedetto XVI: «Indipendentemente da questo sviluppo, nello stesso periodo si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società».

Oggi dentro e fuori la Chiesa sembra aver vinto la rivoluzione sessantottesca: «Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ’60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora».  E l’esito è un generale collasso morale!

Benedetto XVI, con queste sue Note, colloca i crimini di pedofilia (così come lo scandalo dell’omosessualità nei seminari e tra i preti e il generale degrado dei costumi del clero) nel quadro della crisi sistemica dell’Occidente, in quello che definisce collasso morale. Una crisi senza precedenti che sconvolge e travolge la stessa Chiesa.

Le Note di Benedetto XVI sono occasionate dalla riunione vaticana sulla questione degli abusi sui minori ma certo offrono motivi di riflessione ben più ampi. A partire proprio dalla considerazione del ’68 e della rivoluzione compiutasi in tutto l’Occidente.

Nella prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa è capitale il recupero della nozione classica di diritto naturale, la riaffermazione della capacità della ragione umana di conoscere con certezza la norma impressa dal Creatore, l’oggettività della morale (e dunque del diritto), il dovere per l’uomo di agire secondo la propria natura razionale. Solo in questo quadro è possibile una società ordinata e dunque pacifica, una res publica finalizzata al bene comune, un vivere veramente umano e dunque aperto alla luce sovra-naturale di Cristo.

L’ambito della sessualità può essere considerato come cartina di tornasole dell’intero orizzonte etico-giuridico-culturale della società post-moderna figlia del ‘68 così che se il pansessualismo a-morale (nella concezione) e immorale (nei fatti) odierno è sintomo di una Weltanschauung nichilista, solo la riscoperta e la riaffermazione, forte e chiara (nel mondo e nella Chiesa), dell’ordine naturale della sessualità, della inseparabile finalità procreativa dell’atto sessuale, della sua naturale dimensione sponsale (dunque della liceità dell’atto sessuale solo tra coniugi), della vera natura del matrimonio (eterosessuale, monogamico, indissolubile, aperto alla vita) segnerà l’inizio della guarigione da quel collasso morale denunciato da Benedetto XVI.

Per fare ciò, però, è indispensabile la confutazione della modernità filosofica che di quel collasso è intellettuale premessa, più o meno remota, e il ritorno alla filosofia dell’essere, al realismo gnoseologico e metafisico classico-cristiano di cui san Tommaso d’Aquino è Maestro (come Leone XIII, con l’Aeterni Patris, e Giovanni Paolo II, con la Fides et ratio, insegnano).
don Samuele Cecotti - Fonte

18 commenti:

Anonimo ha detto...

«Ci sono quelli che odiano il Cristianesimo e chiamano il loro odio "amore universale per tutte le religioni."»

Chesterton

Anonimo ha detto...

All'inizio l'autore scrive una frase che denuncia, pur nell'innocenza di chi la scrive, la realtà dello scritto dell'emerito, papa 1 o 2 che si voglia definire della nuova chiesa postconciliare. Scrive infatti…."A FAVORE DI PAPA FRANCESCO e....". La reazione contro Bergoglio è dura, anche se è di una piccola parte della massa del popolo che si definisce ancora, indebitamente, cattolico, e quindi qualcuno deve intervenire per dare una parvenza di verità per i recalcitranti ad accettare le formule spinte, ad illuderli che la chiesa conciliare abbia ancora qualche cosa di valido: il gioco del poliziotto cattivo e di quello buono. D'altronde nel proprio scritto il detentore del munus papale, che in conclusione esalta il compare dell'esercizio attivo, pone 2 punti in cui si autodenuncia per ciò che è: 1) i miei scritti sono stati censurati dagli insegnanti…., mi sa che quegli insegnanti hanno fatto bene, perché i suoi scritti giovanili, e non solo, sono eretici 2) le denunce sono passate alla congregazione per la difesa della fede…..che però non ha fatto, e lui era in vaticano ed anche poi a capo di quella congregazione. Solo quando diventa evidente che i buoi sono scappati dal recinto vero, interviene a moderare i toni per illudere ancora qualcuno che tutto è sotto controllo del detentore del munus che ci protegge con la sua abile demagogia. Quanto al giusnaturalismo contro l'erotismo deviato, quando si ritiene normale ,in quanto legale, aborto, divorzio, convivenze, unioni omosessuali, tanto da evitare frecce di denuncia, queste divengono giusnaturali, ma è sbagliato davanti a Dio. Che poi per i frequentanti i seminari sia assurdo insegnare queste cose come lecite è ancora più assurdo dato che Gesù dice " chi si fa eunuco per il Regno…". Torniamo alla filosofia soprannaturale perché il cristianesimo è soprannaturale, religione divina che solo per la giurisdizione divina (che non si vede oggi) vale, non è solo giusnaturale,tanto meno è giusnaturale con il lecito-legale di oggi, divenuto lecito col consenso di uomini di chiesa, tra cui lui.

Anonimo ha detto...

Per guarire dagli effetti della Rivoluzione culminata nel '68 dobbiamo ricordare che antichi libri copiati a mano nei monasteri hanno permesso alla cultura europea di non morire, di rinascere, di diventare ogni secolo più forte, mentre foreste impenetrabili cedevano il passo alle culture del grano e della vite. L'Europa è nata dal monachesimo.

mic ha detto...

) i miei scritti sono stati censurati dagli insegnanti…., mi sa che quegli insegnanti hanno fatto bene, perché i suoi scritti giovanili, e non solo, sono eretici

Non so se si riferisse alla parte della sua tesi su San Bonaventura che dovette ritirare perché ritenuta modernista; ma che poi ha fatto inserire nella sua "Opera omnia" curata da Müller.... vedi nota 1 a questo articolo
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/11/davvero-e-accaduto-qualcosa-di-grande-e.html

Marisa ha detto...

Tralascio le perplessità che le note di Benedetto XVI mi suscitano, pur se salutari nel periodo di reale scandalo che provoca la falsachiesa di fronte al mondo.
Dico due cose:

1) le 'checche rivoluzionarie' - come da autodefinizione di Mario Mieli - hanno avuto come CAPOSTIPITI uomini di Chiesa (CVII, concilio PASTORALE e non dottrinale) e non il contrario. Non sarebbe un atto di verità e di coraggio il riconoscerlo?

2) l'autore di questo pezzo a me dà realmente l'impressione di essere celebrativo - fra il chiaro e lo scuro delle parole e della virgole - del signor Mieli Mario, autentico pervertito DOC. Se così non fosse, se io fossi nelle sue scarpe sceglierei con più cura sostantivi e aggettivi per esprimere il mio pensiero...

irina ha detto...

Il tradimento all'interno della Chiesa è cominciato molto prima del '68. Se la Pascendi di San Pio X è del 1907,significa che già d'allora il fenomeno era stato non solo avvertito ma, diagnosticato nelle linee di quella che si presentava come una grande ipocrisia intellettuale, quella stessa ipocrisia che fece dire che la rivoluzione avrebbe dovuto avvenire con Roma e non contro Roma, cioè bisognava manovrare, fingendo ossequio al Magistero, mentre con una frasetta qui,una frasetta là, sistematicamente lo si demoliva, come lo si è demolito. All'inizio era il Verbo, infatti prima di esprimersi nel 'liberiamoci dalle mutande' trasversale e con le 'sapute' disamine a posteriori dei pervertiti globali, il cedimento è avvenuto nella facoltà raziocinante e, ancor prima nella Fede. Oggi leggendo la Pascendi, diventa chiaro che tutta quella finta delicatezza esibita dai modernisti era solo dissoluzione in atto. Pochissimi chierici hanno capito, Cornelio Fabro tra i pochi pochi. A molti altri non è parso vero di poter coprire la loro mancanza di vocazione,la loro debolezza mentale, vivificata da decadente sessualità, che nel sistema nervoso, così sollecitato, trova il suo compiacimento, con un separè teologico. Purtroppo non si va a fondo nella storia, l'esempio di Lutero era lì ad indicare molti dei meccanismi che subentrano quando si abbandona la Fede. La sua lussuria e la sua gola, che sempre si accompagnano, avrebbero pur dovuto dire qualcosa agli uomini in generale, figuriamoci a degli esperti di virtù e vizi! Qui non solo manca la teologia, manca una cognizione dell'uomo virtuoso, virile, vergine. Virgo potens, ora pro nobis; Virgo clemens, ora pro nobis; Virgo fidelis, ora pro nobis.

Anonimo ha detto...


A proposito di mentalità "sessantottina"

Gli eredi più evidenti, in sede politica, ne sono oggi i 5Stelle.
E i risultati disastrosi si vedono. Totale insensibilità al problema
etico, accettazioni di tutti i costumi perversi imperanti, indifferenza
per la nazione, in quanto tale; dilettantismo e superficialità a go a go,
etc. Il 68 è stato anche il trionfo dell'ignoranza. Non solo era
"vietato vietare" era anche "vietato studiare"; più che "la fantasia
al potere" come recitava il celebre slogan, era "l'ignoranza al potere".
I "movimenti studenteschi" ci sono sempre stati. Nei mesi convulsi
che precedettero la nostra entrata nella Grande Guerra, molti studenti
furono coinvolti nelle manifestazioni di piazza per l'intervento. Ma
poi questi studenti, che credevano in valori autentici, andarono ad
arruolarsi e a combattere, coerenti ai loro ideali patriottici. E molti
caddero in combattimento, per l'unità d'Italia, per la Patria, insomma
per un nobile ideale.
Invece il "sessantottismo" fu canagliesco: erano giovani che si permettevano
di giocare alla rivoluzione e al libertinaggio solo perché le
organizzazioni politiche dominanti glielo permettevano o comunque lo tolleravano.
La loro "rivoluzione" era finalizzata alla "carriera" nell'opulenta società
borghese, della quale condividevano ed anzi accentuavano i vizi.
Abbiamo oggi la "ministra" grillina di non so che ministero che, con piglio
sessantottesco, appunto,
accusa la Lega di posizioni "medievali" per via della sua difesa della
famiglia secondo natura. E abbiamo anche, OT ma non troppo, una
inchiesta giudiziaria con gran grancassa mediatica contro la Lega
proprio all'inizio della campagna elettorale per le Europee.
Inchiesta che, a quanto pare, i Grillini stanno cercando di capitalizzare,
onde il governo, titolano i giornali, avrebbe sì questa volta per davvero
i giorni contati.
Speriamo di no, perchè salterebbe la politica di sbarramento nei confronti
dell'invasione islamica ben impostata dal coraggioso Salvini, proprio adesso
che la situazione in Libia sembra dover di nuovo precipitare.
Z.

Anonimo ha detto...

Sant'Agostino populista:

Se questo male si allarga sempre più a uomini scellerati, se occupa una regione, fissa una sede, conquista città e soggioga popoli, assume più apertamente il nome di regno, che non gli viene dalla rinuncia alla cupidigia, ma dal conseguimento dell’impunità.

- Sant'Agostino, De civitate Dei, IV, 4, 1

Gederson Falcometa ha detto...

La diagnose del Cardinale Ratzinger sugli scandali di pedofilia è somigliante alla tesi del Concílio rubato dai mass media. Adesso sembra che è stata la rivoluzione del maggio 68 a rubare la morale della Chiesa.

Anonimo ha detto...


Ancora Ratzinger sui rapporti con l'ebraismo

Magister pubblica nel suo ultimo intervento nel suo blog notizie sugli ultimi
interventi di Ratzinger circa la "questione ebraica", compresi scambi epistolari
con alcuni Rabbini. Dai passi pubblicati da Magister la posizione di R. appare
più sfumata rispetto al passato. Tuttavia, da quello che sembra, continua a
non ammettere la "teologia della sostituzione" della Chiesa ad Israele (la Chiesa
Israele dello Spirito perché in possesso della Rivelazione al posto dell'Israele
della carne, chiuso nel suo rifiuto del vero Messia); teologia della sostituzione
che si fonda su san Paolo. La posizione di R. resta pertanto ambigua.
Tutti lodano ora il "Papa emerito" per la lucidità che sta dimostrando in questi suoi
saggi dedicati all'attualità teologica e pastorale della Chiesa. Allora, viene spontaneo
osservare, intellettualmente era ancora perfettamente in grado di continuare nel suo
officio petrino. Non è vero che la vecchiaia glielo impedisse, come lui stesso sembra
aver voluto far credere con le dichiarazioni giustificanti le sue dimissioni.
Le forze intellettuali ce l'aveva ancora tutte. Gli sono evidentemente mancate le
forze morali.
Z.

Anonimo ha detto...


OT Intanto continua a tutto sprone l'ecumenismo, sul quale
il Papa Emerito non ha evidentemente niente da criticare

Tanto continua che adesso a Roma sono approdati in pompa magna persino
i Mormoni, una setta protestante radicale, fino ad ora sconosciuta sul
nostro territorio. Ecco come sono approdati.
Il mensile in lingua tedesca 'Kirchliche Umschau'[Panoramica sulla Chiesa], vicino
alla FSSPX, ha una sezione dedicato alle "Notizie" riguardanti l'attività della
Chiesa. Nel numero di marzo 2019, a p. 6 leggiamo:

"I Mormoni a Roma. Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata il capo spirituale dei Mormoni, il 94enne Mr. Russell, presidente dal gennaio 2018 della 'Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell'Ultimo Giorno"[questo il loro nome ufficiale]. Occasione dell'udienza era la fondazione del primo Tempio dei Mormoni a Roma. Situato alla periferia della città occupa un'area di 3.700 metri quadrati. E'il più grande tempio d'Europa e il primo in Italia. La "Chiesa di GC dei Santi dell'Ultimo Giorno" si considera l'unica vera Chiesa. Sembra annoveri circa 16 milioni di seguaci in tutto il mondo, e circa 23.000 in Italia, in prevalenza ex-cattolici". C'è una foto del Tempio, una struttura impressionante, massiccia ma che si slancia in alto. Niente affatto brutto devo dire, architettonicamente. Ed è doloroso confessarlo: sembra nettamente più bella di tante chiese cattoliche costruite oggi, di una bruttezza allucinante (e un motivo ci sarà pure, no? IL NO che tipo di edificio poteva mai partorire?).
Sull'autoannientamento della Chiesa, prodotto dalle aperture ecumeniche, il Papa Emerito non ha niente da dire, evidentemente. Anche perché dovrebbe far mea culpa. Adesso, i cattolici passano anche ai Mormoni! Non c'è a Roma anche un Tempio buddista, naturalmente grande e spazioso? Se non c'è ancora, ci sarà, ne possiamo star sicuri.
G.

Perche' ? ha detto...

All'esterno dell'Ambasciata dello Sri Lanka in via Adige 2 c'e' un grande Budda con relativo tempietto .
Attraversando via Salaria e' ben visibile .
https://www.google.com/maps/place/Ambasciata+di+Sri+Lanka/@41.9194854,12.4993123,17z/data=!4m13!1m7!3m6!1s0x132f61119c5158f3:0x4e1ad633dd5496e6!2sPiazza+Buenos+Aires,+00100+Roma+RM!3b1!8m2!3d41.9181602!4d12.5002457!3m4!1s0x132f61143c830f51:0x65f4e3aee99ce33d!8m2!3d41.9221175!4d12.5016099

Riflessione :
Perche' tanti cristiani , in un paese privilegiato dalla Vera Religione , hanno abbandonato (la via maestra ) l'oro e preferito il vil metallo ?
Mi riferisco a quelli che hanno preferito ascoltare Geova , Lutero , Budda , Valdo , e via dicendo....

Anonimo ha detto...

Perchè la Chiesa, infiltrata e corrotta, ha smesso di essere se stessa, ha voltato, lei per prima, le spalle a NSGC.

Fiat Voluntas Tua ! ha detto...

La risposta alla domanda del 25 aprile 2019 10:08 e' in questa stupenda omelìa da trascrivere e diffondere .

La sola Scrittura non basta : è l’Eucarestia
che ci fa riconoscere Gesù
omelia di mercoledì 24 aprile 2019.
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

VANGELO (Lc 24,13-35)
Riconobbero Gesù nello spezzare il pane.

https://www.veritatemincaritate.com/2019/04/la-sola-scrittura-non-basta-e-leucarestia-che-ci-fa-riconoscere-gesu/

https://www.dropbox.com/s/1qzzhp9ne6khhnn/190424-Omelie-Emmaus.m4a?dl=0

Causa è il peccato dell’uomo, la sua lontananza da Dio . ha detto...

Don Nicola Bux: “Nella Chiesa serpeggia l’ateismo”

D : Sempre nella stessa omelia lei ha detto che le marce e la fiaccolate per la legalità non servono, per quale ragione?

R : “ La Chiesa ha promosso dall’antichità stationes penitenziali e processioni, per affermare che solo la fede vince il mondo, come dice san Giovanni; soltanto con la conversione e la penitenza si combatte il peccato che è la radice di tutti i mali del mondo. La Chiesa non è stata istituita da Gesù per governare la società umana, non è questo il suo compito in questo mondo, per questo Egli, capo del corpo ecclesiale, ha detto: “Il mio regno non è di questo mondo”. Se invece di marce e fiaccolate, i cattolici promovessero processioni e litanie per invocare la pace e la vita morale degli uomini, le otterrebbero dall’Alto. I preti, non devono occuparsi di legalità e dei giusti al sicuro nell’ovile, ma di riconciliazione e degli ingiusti smarriti da ricondurre: questo è il ministero che è stato loro conferito: rimettere i peccati, non combattere le mafie. Marce per la pace, per la legalità e quant’altro sono riti inefficaci a cambiare il cuore e la mente dell’uomo; sono segni dell’utopia che il mondo si possa salvare, mettendo da parte Dio.”

http://www.lafedequotidiana.it/don-nicola-bux-nella-chiesa-serpeggia-lateismo/

Silvano Motta ha detto...

Sembra la puntata successiva del "concilio dei media...." , si scambiano le conseguenze con le cause. Di teologico nn c'e' niente , non ci confondiamo per favore

Anonimo ha detto...

DIFFERENZA TRA PLURALISMO E MULTIFORMITA'

Come giudica le divergenze tra cattolici che si manifestano sul terreno sociale o politico?
Idealmente noi dobbiamo tendere all’unità anche in politica, perché i cristiani debbono tendere all’unità in tutto, dato che sono un corpo solo. Perciò è un dolore non trovarsi dello stesso parere, non un diritto conclamato sconsideratamente. È dolorosa, anche se tante volte inevitabile, la diversità, e bisogna essere tutti tesi a scoprire il perché il fratello la pensa diversamente e comunicargli nel modo migliore i motivi della propria convinzione, nella ricerca dell’unità.
Per molti invece il pluralismo è un valore in sé…
È esattamente questo che noi combattiamo. Il Sinodo, parlando dei cristiani, non ha usato la parola “pluralismo”, ma “multiformità”: multiformità è, per esempio, la presenza nella Chiesa del movimento dei Focolari, dell’Azione Cattolica, di Cl, che sono diverse modalità di sperimentare la stessa cosa che è il fatto cristiano; così fra loro c’è un’affinità, una parentela profonda. Uno è contento di vedere che l’altro ha una fantasia diversa dalla propria…
E il pluralismo?
Il pluralismo invece è l’esito dell’impatto della fede sul campo culturale: che ci sia, per esempio politicamente, diversità fra cattolici, è umanamente comprensibile, ma non è l’ideale. L’importante che almeno, pur avendo opinioni diverse, ci si senta dentro la stessa cosa, ma spesso questo non avviene: in molto associazionismo cattolico e anche in molte parrocchie, pesa di più essere della stessa parte politica piuttosto che della stessa fede. La posizione giusta, secondo noi, è quella opposta: siccome è più forte la nostra fede, anche se la pensiamo diversamente siamo protesi a imparare l’uno dall’altro, a cercare di capire senza ostilità. Ma non è un valore il pluralismo, il valore è la libertà.
Intervista a A. M. Baggio, 1986, in Luigi Giussani, L’io, il potere, le opere, Marietti.

Marisa ha detto...

"Capire la disforia di genere e come viene trattata nei bambini e negli adolescenti"

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